
Paese di origine: Stati Uniti (2025)
Genere: Fantasy Classico
Stagione: 1
Regia: Kenji Kamiyama
Attori: Durata: 134 minuti
Episodi: 1
Arriva al cinema la trasposizione in stile anime che racconta la storia del Fosso di Helm
L’idea di trasporre una storia di questo livello in un format di animazione giapponese è stata – almeno per me – una vera sorpresa. La produttrice e sceneggiatrice del film, Philippa Boyens, ci rivela come l’idea fosse quella di produrre un film ambientato nella Terra di Mezzo, svincolandosi completamente dalla story-line della trilogia de Il Signore degli Anelli diretta da Peter Jackson. Si voleva un film in cui non trapelasse nulla dell’Unico Anello e dell’esistenza del signore oscuro Sauron, villain di prima punta anche nella serie Gli Anelli del Potere. Di fronte alla proposta del film, Philippa Boyens pensò subito che “la storia sarebbe stata perfetta per un film di animazione giapponese perché basata sui personaggi e contenuta nel suo mondo.”

Regia e produzione
Ed ecco dunque la scelta di affidare la regia a Kenji Kamiyama, assai conosciuto per la direzione di diversi “colossi” dell’animazione giapponese, tra cui Ghost in The Shell, Star Wars: Visions e Blade Runner: Black Lotus. Il regista, che in passato è stato anche disegnatore di sfondi e fondali, ha saputo ricreare le giuste atmosfere all’interno di questo suo ultimo film, dove lo stampo e l’impronta del regista Peter Jackson rimane comunque sempre presente e garantisce continuità al mondo ricreato all’interno della trilogia originale.
Ricordiamo infatti che la produzione del film, affidata a Philippa Boyens, vede la collaborazione anche di gente del calibro di Fran Walsh (produttrice della trilogia de Il Signore degli Anelli), Sam Register (attuale presidente della Warner Bros Animation) oltre che dallo stesso Peter Jackson il cui nome trova spicco – non a caso – nella locandina del film.
La origini della storia e la trama del film
La storia si svolge 183 anni prima della guerra dell’Anello e racconta della nascita del Fosso di Helm, la possente fortezza che trova spazio all’interno del secondo film della trilogia di Peter Jackson, le Due Torri, quando il popolo di Rohan si rifugia in difesa all’interno della fortezza per resistere all’orda degli Uruk-hai inviati da Saruman.
La storia viene raccontata proprio da Eowyn, la principessa di Rohan, nonchè nipote del Re Théoden di Rohan, che durante l’assalto al Fosso di Helm aveva ucciso il Re dei Nazgul Angmar.
Il materiale della storia viene desunto dall’universo di J.R.R. Tolkien, ma in realtà non esiste nessun romanzo specifico sul Fosso di Helm. Per essere precisi, la storia è contenuta nell’appendice de Il Signore degli Anelli, da cui trova ispirazione anche la serie Gli Anelli del Potere. Poche pagine, pertanto, su cui è stata montata l’intera storia. Nasce infatti il dubbio su quali siano i motivi reali che abbiano spinto la New Line Cinema e la Warner Bros, che hanno i diritti sull’intero materiale e su tutti i romanzi scritti da J.R.R. Tolkien, di “ridursi” a un film che traspone solo una piccolissima parte dell’universo tolkeniano. Quello che trapela è che il progetto è ben più esteso e che le due case produttrici abbiano fatto uscire questo titolo solo per la necessità di dover produrre qualcosa di attinente, senza così perdere i diritti miliardari sulle opere di J.R.R. Tolkien.
La storia racconta di Helm Mandimartello (Brian Cox) che governa su Rohan, affiancato dai figli Hama (Yazdan Qafouri), Haleth (Benjamin Wainwright) e la giovane Hera (Gaia Wise) che sarà poi la vera protagonista del film. Un giorno, durante un consiglio del regno, si presenta Freca (Shaun Dooley) , ricco possidente appartenente alla stirpe dei dunlandiani, chiedendo la mano di Hera per suo figlio Wulf (Luke Pasqualino). Helm rifiuta però l’offerta, e durante un duello uccide accidentalmente Freca, scatenando così l’ira di Wulf che giurerà vendetta al Re. Importante sarà il ruolo del nipote di Helm, Fréaláf (Laurence Ubong Williams) che accompagnerà Hera nella lotta.




Contrasto tra scene anime e 3D, poca epicità e trama scontata
Trattandosi di un film d’animazione le prime considerazioni vanno proprio verso i disegni: se ragioniamo limitatamente al 2D i personaggi sono particolari e hanno un livello di dettaglio molto elevato. La resa grafica vale già la gioia di vedere il film e si sposa bene con la caratterizzazione dei personaggi. Di contro, l’effetto delle animazioni è poco naturale e la fluidità delle immagini sembra perdersi dei frames tra una scena e l’altra, forse penalizzata dal grande schermo che fa emergere questo tipo di difetto. Quello che maggiormente disturba è poi il contrasto tra le scene in 3D – in cui si è fatto uso dell’Unreal Engine – e le immagini 2D. Il passaggio 3D/2D spesso non è ottimale e lo spettatore deve farci un po’ l’abitudine nel corso della narrazione.
L’atmosfera che ne esce fuori da questo mix dipinge bene l’universo tolkeniano. La poesia dei paesaggi a cui ci ha abituato Peter Jackson sin dalla prima scena de La Compagnia dell’Anello offre comunque continuità allo stile caratteristico del franchising. Quello che non mi è piaciuto è però la troppa lontananza dai canoni fantasy creati da J.R.R. Tolkien: d’accordo che voleva essere un film distante dalla storia della trilogia, ma quello che viene offerto diventa un’ opera di genere più “medioevale”, una guerra tra umani in cui gli intrecci e gli intrighi di corte la fanno da padrone. Non aspettatevi pertanto scontri tra elfi e orchi, gare tra nani o magie. A tratti ci si confonde nell’insieme di immagini e di scene di azione, e il dubbio che ne risulta è se si stia vedendo o meno il prequel de Il Trono di Spade anziché de Il Signore degli Anelli.
A livello di trama, la protagonista Hera è predominante rispetto agli altri personaggi. Nello scontato ma doveroso paragone con Eowyn, abbiamo da un lato una principessa, Hera, che emerge per forza, intelligenza e perspicacia rispetto a tutto il resto, dall’altra una guerriera, Eowyn, che ha una sua evoluzione, una storia da raccontarci con i suoi travagli interiori e la sua rivincita personale.
La crescita di Hera è invece completamente assente e il suo overpower trova ulteriore prova nella scena finale del film che, senza raccontare alcun spoiler, si discosta enormemente con quanto riportato nel racconto originale di J.R.R. Tolkien. Era davvero necessario?
La piattezza dei personaggi si riscontra anche nella trama stessa del film dove lo spettatore è lì, che si aspetta un colpo di scena, una svolta nella storia, che però non sembra mai arrivare.
Nonostante queste considerazioni, la trama scorre comunque bene: ci sono dei buchi nel filo logico della storia, ma è tutto godibile e se non si fanno troppi paragoni con la trilogia originale, alla fine il film merita di essere visto al cinema.
Da menzionare anche l’aspetto musicale del film, dove la colonna sonora è stata affidata a Stephen Gallagher. La scelta è stata quella di riproporre il tema musicale originale di Helm, dando al film una sensazione di flash-back e quel barlume di ricordi rispetto alla trilogia che, sinceramente, non mi sono dispiaciuti.
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