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Zero di Helmshire

Yew Giorni Attuali

Dei rumori di spada che colpiva la roccia provenivano dalla tana dei lupi neri, dal buco usci un'alta figura vestita con un armatura in ferro molto vecchia, nella mano portava una lunga spada di ottimo materiale mentre nell'altra reggeva uno scudo molto pesante, levato l'elmo si potevano vedere chiaramente i lineamenti di un elfo.
Il suo sguardo scrutava tra gli alberi, quando ad un tratto la sua ottima vista notò un animale ferito sdraiato, l'elfo si avvicinò al cervo bianco con velocità.
Provo a medicare il povero cervo ma la sua era una brutta ferita ad una zampa, uno squarcio di alabarda provocato forse da un cacciatore di pelli.
Il guerriero si sedette vicino al cervo, cercando di alleviare il dolore della creatura: "Chi ti ha fatto questo" ripeteva tra di sè.
Il cervo al tocco della carne viva lancio un grido
"stai buono, cerco solo di aiutarti, brucia un pò ma vedrai che ti terrà fermo il sangue per un bel pò"
Mentre avvolgeva le bende intorno alla gamba comincio a parlare al cervo come per rassicurarlo
"adesso ti racconto una bella storia...non una storia di cavalieri e di gloria, non una storia di Draghi o di Demoni battuti da valorosi, ma la storia di un Fabbro vissuto solo per anni nelle miniere..."
Il cervo si mise sdraiato ricevendo le cure come tranquillizato dalle parole dell elfo che cominciò a narrare...

Regno di Alfheim 20 anni prima

Una notte fredda e tormentata dalle pioggie invernali calava su alseran, pochi viaggiatori si sarebbero messi in viaggio in una notte simile; a britain le luci delle taverne illuminavano a tratti quei pochi campi sopravvissuti al gelo, i Bardi nelle taverne raccontavano e suonavano per i cittadini affusolati nei camini delle taverne, Tuttavia qualcuno quella notte disse di aver visto un uomo camminare con affianco un lama dal pelo non molto lungo.
Due figure apparivano dalle montagne al di fuori della città "Siamo fuori da Britain amico mio, abbiamo finalmente passato il passaggio tra le montagne, adesso passeremo dai boschi per non rimanere troppo allo scoperto, anche se... dubito i briganti siano in giro in una serata simile"
Il vecchio dalla barba bianca camminava a fianco del suo lama parlandogli come se riuscissero a capirsi: "sono 4 giorni che abbiamo lasciato Trinsic, e ancora mi chiedo se ne valeva la pena... in fondo era solo un lavoro un pò piu fruttuoso..."
"Se siamo fortunati caro mio arriveremo presto nei regni elfici, sai... loro sono buoni amici vedrai che ci troveranno un pò di fieno e un riparo per la notte, Britain era troppo pericolosa... Ma... ehi... mi ascolti...!?"
La pioggia aumentava sempre di piu, le stelle erano coperte da nubi scurissime che al solo sguardo facevano rabbrividire anche il piu coraggioso avventuriero.
I due viaggiatori intravidero delle luci lontane filtrare dagli alberi.
"Ehi piccolo Lama ci siamo! vedi quelle luci? quello è Helmshire un paesino non molto distante da Yew, vediamo se li troveremo del cibo e un rifugio almeno fino a domani"
I due si avvicinarono al paesino silenzioso, al solo vederlo Helmshire portava pace dentro qualsiasi avventuriero, era silenzioso e tutta quella natura che lo circondava lo rendeva ancora piu magico.
Camminando per le stradine cercando un riparo il vecchio e il suo lama udirono delle strane grida..
"Uhm... hai sentito niente tu Titanio? Uff... che te lo chiedo a fare sarai pure sordo... umh... ma queste sono grida di...di... DI UN BAMBINO!"
Sotto una tettoia avvolto in una coperta di lana finemente lavorata si trovava un bambino, era molto pallido e magro doveva essere stato messo li la sera stessa.
"Piccolo... che ci fai tu quì?"
Il veccho prese il bimbo tra le braccia, tenedolo stretto in modo da ripararlo dal vento che soffiava: "Dannazione dove saranno i tuoi genitori? aspetta un secondo, vado a vedere se trovo qualcuno!"
Il vecchio allungò il passo intorno al paesino e non trovò nessuno, finchè vide spuntare qualcosa da dietro gli alberi.
Un corpo dilaniato da una lancia risiedeva sotto ad un albero, il suo sangue era sparso per metri e metri, di sicuro cercava di mettersi in salvo strisciando sull'erba; seguendo il sangue arrivò ad un altro corpo: "Santa Delanna!!!!"
La visione era orrenda il corpo era stato prosciugato, era come se qualcuno si fosse cibato di quel sangue, ma la cosa piu orribile è che era una Donna Elfo, il suo volto aveva un espressione preoccupata, come se avesse perso qualcosa...
"Dea mia... che devo fare? aiutami... questa è opera dei figli di Kargoth...
spero solo l'anima di questa Madre sia stata risparmiata..."
Il vecchio con sguardo perso tra gli alberi tornò dal piccolo, la sua faccia era piena di dolore, si fece coraggio e torno dal piccolo elfo tirando un sorriso come per confortarlo di qualcosa che lui non sapeva.
"Che facciamo Titanio? Lo teniamo con noi? Lo portiamo a Yew?"
Lo sguardo gli tornò verso il luogo della tragedia, fissò il vuoto per molto tempo poi si voltò verso il piccolo: "Va bene... mi occuperò di te piccolo!"
"Direi che sarà meglio fermarci stanotte, i malkavian potrebbero ancora essere in giro, staremo sotto quella tettoia fino al sorgere del sole; ti porterò con me a Trinsic, al diavolo il lavoro che avevo a Minoc! Continuerò a fare il fabbro in miniera e ti insegnerò tutto quello che sò"
Il mattino seguente la pioggia era scomparsa e il sole debole portava quel poco calore sulla pelle congelata.
Il vecchio si girò a guardare Helmshire che scompariva alla loro vista, recitò delle strane parole alla sua Dea e prosegui il cammino.

Trinsic 12 anni dopo

"Hei elfetto vieni quà!!!"
"Lasciatemi stare io non ho bisogno di voi!"
"Bah stattene pure sopra al tuo albero a guardare la natura come dici tu!! Ma non venire da noi a stressare!!"
"io non vengo da voi"
"eccome se lo fai, specialmente quando tiriamo con le fionde agli uccellini hehehe"
"loro non fanno niente di male voi siete....crudeli...."
"noi crudeli?e dimmi tu ti reputi da meno? proprio tu che rifiuti di pregare La Dea come tutti"
"ma..mio nonno dice.."
"si si tuo nonno quel vecchio pazzo di un fabbro, che non fa altro che stare in miniera tutto il giorno"
"lui lavora onestamente per aiutare tutti"
"hahaha i miei genitori dicono che è costretto a lavorare per darti da mangiare a te, che non sei neppure il suo vero nipote"
"....io...io..mi dispiace...io ogni giorno prego il guerriero danzante che protegga mio nonno"
"però non capisci che sei solo un peso per tuo Nonno, è già pazzo da se ci mancavi anche tu..."
Il piccolo si allontano senza proferir parola, si distese sotto un albero e fissò le foglie, il suo sguardo era sempre uguale, non un emozione, non una lacrima
nessun segno di quello che succedeva dentro di lui, ma in verità lui dentro combatteva con se stesso, se davvero suo Nonno lavorava con fatica per lui, se lui era un peso, e perchè tutti lo trattavano come un estraneo
era forse per i suoi lineamenti diversi? per le sue abitudini? ma lui in fondo stava in pace così, libero da ogni cosa e da tutto, trovava nella natura quello che non riusciva a trovare negli umani.
Si alzo in piedi e si diresse verso il negozio dove Rodolph stava lavorando per clienti importanti
Le porte del negozio di armi si aprirono di colpo
"Per Delanna!! che succede?" gridò il vecchio
"Nonno Rodolph! Nonno Rodolph!!! Gli altri ragazzi mi trattano sempre male.."
"Oh via! Su Zero! Non fare così, diciamo che in fondo se tu te ne stai sempre isolato a osservare gli alberi, è normale che ti schivino"
"Ma io non amo i loro giochi... sono crudeli... tirano sassi agli uccellini!"
Il povero Rodolph si rendeva conto che il piccolo Zero cominciava a comportarsi seguendo il proprio sangue elfico, lui aveva cercato di insegnargli il mestiere del fabbro, purtroppo Zero preferiva stare a guardare per intere giornate i campi e il mare, a volte gli elfi facevano lui domande della provenienza e dei genitori, lui non rispondeva e correva via, notando un qualcosa di strano dentro di lui quando parlava con loro.
Rodolph cercava di crescere Zero come un Umano per riuscire a farlo adattare meglio, non aveva ancora parlato lui del passato e non aveva neppure il coraggio, tuttavia Zero rifiutava ogni contatto con gli umani se non con il suo nonno tanto caro.
Il vecchio sapeva che prima o poi sarebbe venuto il giorno in cui lui sarebbe stato in grado di trovare delle risposte alle sue domande.

Delucia 18 anni dopo

Dei rumori di battaglia provenivano dalle pianure selvagge, un cervo messo alle strette combatteva con un uomo protetto da una cotta di maglia,
l'orso oramai consapevole del pericolo fini a terra disteso, l'uomo alzò la sua ascia per colpirlo a morte, un rumore di vento spostato passò veloce al suo orecchio, spostò lo sguardo e vide una freccia conficcata vicino a lui nel terreno erboso.
"Se farai vibrare quel colpo, io scoccherò di nuovo!"
Un giovane Elfo vestito di Nero stava in piedi su una roccia con l'arco teso verso l'umano: "Oh un elfo... Qua a Delucia... ma perchè non ve ne state nei vostri regni invece di venire qua? Tornatene nell Alfheim e lasciaci cacciare in pace!!"
Zero rimase per un minimo tempo a fissare l'uomo
"Non... non ci sono mai stato lì dove dici tu..."
"Hahaha questa è bella!!!"
L'uomo prese il cervo oramai ferito a morte in spalla e si allontanò, Zero talmente preso dai pensieri non si accorse di nulla e si allontanò verso Delucia.
Raggiunta la miniera entrò con sguardo strano: "Oh Salve mio buon Zero! come è andata oggi la tua gita nelle pianure?"
"Dove... dove... cosa...?"
"Eh? Come dici Zero?"
"Dove..sta l'Alfheim?"
Il viso di Rodolph diventò serio e fissò il fuoco della forgia con occhi bassi: "Siediti nipote... è venuto il momento di sapere..."
Il veccho terminò il racconto di quella strana notte, nella miniera ci fu uno strano silenzio che durò per qualche secondo
"E così... tu non sei mio Nonno... non sono un mezzelfo... tuo figlio non ha sposato un'elfa..."
"Non ho mai avuto figli" la voce di Rodolph tremava
"Perchè..? Perchè mi hai tenuto questi segreti?"
"Vedi mio piccolo Zero, ho cercato di crescerti al meglio, volevo portare sollievo alle anime dei tuoi genitori sperando non fossero state plagiate da Kargoth, ho cercato di crescerti come un umano, di insegnarti un mestiere, di non farti mancare nulla... anche se hai imparato solo poco... ahah" Rodolph finse una risata con la voce tremante, poi fissò il giovane: "E dimmi Zero... vuoi tornare nella tua terra?"
"Io... io devo vedere... capire... conoscere..."
"Vedi caro mio, tu adesso hai usanze umane, ti comporti come loro anche se moderato, gli elfi sono gente strana, sono buoni ma sono anche strani, hai un nome umano, hai vissuto con noi..."
"Nonno... grazie di tutto quello che hai fatto per me in questi anni... io devo andare per la mia strada..."
"Va bene... sai aggiustarti le armature da solo, sai cucinarrti del cibo, sai combattere e sei molto furbo e agile, direi che sei in grado di cavartela"
Rodolph frugò nel baule e tirò fuori dei pezzi di armatura finemente lavorata: "Indossa questa è tutto quello che posso darti, è un armatura in ferro ma ti servirà, incontrarai gente pericolosa fuori da qui, se vedi persone con la pelle scurissima corri via piu veloce del vento, loro non parlano con gli elfi, anche perchè... loro sono elfi oscuri..."
Il giovane Zero indossò l'armatura e salì sul suo cavallo, si girò verso il vecchio Rodolph: "Nonno..."
"Vai, vai ragazzo, ti auguro molta fortuna con me c'è sempre il mio vecchio lama a farmi compagnia..."
Nascose con un colpo di tosse una voce rauca carica di tristezza, il giovane fece un cenno del capo e si voltò mettendosi in cammino.
"Buona fortuna Ragazzo mio..."
Riprese a battere sulla piastra di ferro con il suo martello, delle goccie cadevano sul ferro battuto, ma nessuno potè vederle...

Minoc 20 anni dopo

La città era tranquilla, era una splendida giornata ma nessuno stava per le strade, i Nani erano intenti a lavorare nelle miniere senza darsi pace; Zero se ne stava seduto in una miniera a fissare i nani che lavoravano, il rumore del maglio che sbatteva sul ferro rovente lo faceva sentire a casa, ma con un senso di malinconia che lo sfiorava ogni momento.
Si avvicinò al minatore a guardare i minerali che estraeva con violenza dal terreno, poi con voce sicura si rivolse al Nano:
"Cosa sta estraendo da quella roccia?"
il Nano lo guardò inarcando un sopraciglio: "Non sono cose da Elfi queste" e si rimise al lavoro mormorando qualcosa fra sè
"Scusi tanto non volevo essere d intralcio era solo una domanda innocua" fece per andarsene quando il Nano lo fermò: "Aspetta... elfo... avvicinati. Questo che vedi è Mytrhil, donato a noi da Moradin nostro signore"
"Molto bello...ma chi è Moradin?"
"Cooome? Vattene, vattene da qui giovane elfo e non farti piu vedere da me!!"
Il Nano prese il piccone portandolo alla mano con movimenti minacciosi verso Zero, che si allontano senza dire alcuna parola,
uscì dalla miniera e trovò un giovane intento a limare la punta di una freccia: "Salve..tu sei..sei..come me"
il giovane alzò lo sguardo e sorrise al vedere i chiari lineamenti di un fratello "si sono come te, anche tu da queste parti? E dimmi dove sei diretto?"
"Io..da nessuna parte...cercavo solo delle risposte che non trovo da anni.."
"Capisco...beh se vuoi io mi sto dirigendo verso la città di Yew, li vicino si erge una grande biblioteca, il paradiso del sapere magari lì riesci a trovare le risposte alle tue domande"
"Biblioteca... si va bene vengo con te"
I Due si incamminarono.
Zero continuava a fissare il suo compagno cercando di studiarlo, vestiva con un armatura di pelle dai colori strani, era un bianco grezzo quasi color perla, in mano teneva un arco molto ricurvo e dal vedersi molto leggero,
evidentemente sapeva usare benissimo quell arco, ma quello che affascinava di piu Zero era il modo di muoversi che teneva l'elfo, molto raffinato e leggero, sembrava quasi che camminasse sull'aria.
Salirono a cavallo e proseguirono per la strada, passarono molte foreste nelle quali si fermavano di tanto in tanto per riposare i cavalli, ad un certo punto il silenzio fù rotto da un grido di animale.
Zero si voltò a vedere il suo compagno ma non lo vide vicino, si allarmò appoggiando la mano sull'elsa della spada si alzò in piedi, una freccia colpì il busto della sua armatura, si abbassò di scatto senza riuscire a vedere nulla, per un attimo ci fu silenzio poi il rumore delle foglie secche calpestate arrivò alle sue orecchie.
"Che succede? Chi sei?"
Ma nessuna risposta arrivò
Si inoltrò nel bosco con passo molto lento e scrutando tra gli alberi vide il suo compagno apparire e scomparire tra un tronco e l'altro, era cosi veloce che con la sua vista elfica a fatica riusciva a distinguerne la forma:
"Ehi! Che succede?" gridò a gran voce
"Ssshh stai giù! Siamo attaccati dal popolo dei ragni!"
"Ma io non vedo nessuno..."
"Sono abili a nascondersi, e sono anche molto agili"
Zero chiedendosi chi fossero questi personaggi cercò di vedere un segno di loro, un bersaglio che poteva colpire, ma non vide nulla.
Sentì ad un tratto un dolore freddo al braccio sinistro, una freccia conficcata tra le giunture della sua vecchia armatura, il dolore era tremendo quasi gli bloccò l'utilizzo del braccio, non c'erano dubbi era veleno, piano piano lo stava divorando!
Il suo corpo cadde sull'erba secca privo di forza, tutto ciò che poteva fare era fissare lo strano tizio in piedi di fronte a se, una strana somiglianza violata solo dal colore della pelle, era spaventoso... era Nera come la notte.
Zero sentiva le forze venirgli sempre meno e non poteva piu muovere il braccio, ad un tratto fissò gli alberi.
La figura del suo compagno si muoveva veloce tra gli alberi, tra un ramo e l'altro scoccava freccie verso un punto del bosco, ad un tratto un tonfo si udì tra i rami.
La figura scura era sempre di fronte a lui che lo fissava con una specie di sorriso, era come se provasse piacere nel vederlo privo di forze lì senza che potesse regire, un'ombra passò veloce e la figura cadde a terra, riuscì a distinguere il suo compagno che impugnava due spade curve, dopodichè perse i sensi.
"Ti senti meglio?"
"Cosa è successo?"
"Erano due elfi scuri, figli di Lolth"
"Elfi..scuri?"
"Si, vivono sotto terra e studiano sempre maniere per sterminare i nostri fratelli"
Il mattino seguente si rimisero in marcia, Zero sentiva solo un minimo dolore adesso al braccio ferito, quello che voleva adesso era solo arrivare alla Biblioteca della Rosa per avere le risposte che cercava.
Arrivati davanti alla costruzione si fermarono:
"Eccoci, questo è il luogo di cui ti ho parlato"
"Qui troverò le mie risposte?"
"Si..ma a volte è meglio non conoscere tutte le risposte"
I due si salutarono e Zero salì per la lunga scala a chiocciola dentro la costruzione, rimase dentro per molto tempo, circa due o tre settimane a studiare i libri, una candela accesa illuminava ogni notte gli alberi sottostanti.
Finalmente la porta della biblioteca si aprì:
"Adesso sò! Conosco la storia degli elfi, conosco la storia degli elfi scuri, ho colmato molte delle mie lacune, ma ho ancora molto da imparare..."
Diede uno sguardo al cielo e salì sul cavallo, cavalcò ininterrottamente fino a Yew dove conobbe i suoi fratelli, persone diverse da lui sotto molti aspetti, ma tanto uguali sotto altri.
Si sentì come a casa, imparò a pregare per Corellon il Guerriero Danzante, e scoprì di saper fare molte cose tra gli alberi come costruire trappole per i distruttori dei boschi, e noti cacciatori di cervi.
Seduto sopra ad un albero parlò a sè stesso in lingua elfica:
"I figli di Kargoth distruggono inconsapevoli della propria volontà plagiata dall'Oscuro, gli Umani ricostruiscono aspettando la morte sperando che la loro anima riposi lontano da Kargoth...e noi...noi aiutiamo gli umani..sono spessp nostri alleati contro il male, ma come possiamo trarre fiducia da loro? Loro che costruiscono e subito dopo distruggono, loro che seguono la via del potere e delle ricchezze, un giorno troverò anche queste risposte..."

Yew Giorni attuali

Il cervo oramai alzato in piedi si girò verso l'elfo chinando il capo come per ringraziare delle cure ricevute e della storia; con passo tremante si allontanò molto lentamente, quando scomparve dalla vista il guerriero fece per salire sul cavallo quando sentì dei passi sui rametti secchi tra gli alberi:
"Dannato cervo... dove si è cacciato, eppure era ferito a morte!"
"Salve"
"Salve Straniero"
"Dimmi umano... per quale mano è stato ferito quel cervo bianco?"
l'uomo scoppiò in una risata
"Ma ovviamente per mano mia"
"Quel cervo ha perso l'uso di una zampa... ti rende così felice?"
"Eddai..! E' solo un animale, anche tu sei qui per cacciare pelli immagino?"
"Sbagliato. Io non cerco pelli di animali"
L'armatura cominciava a scricchiolare ad ogni passo che faceva verso l'uomo
"Beh... io invece si! Non mi interessa niente di quello che fai ma adesso fammi cercare quel cervo"
Il guerriero conficcò la spada nel terreno e sfilò il suo arco lentamente, a quella vista l'umano fece un passo indietro e presto si accorse di essere finito su una trappola che, stringendogli le caviglie, gli impediva i movimenti.
"Mi hai intrappolato!? Maledetto bastardo!"
Il guerriero prese accuratamente la mira, si fermò due secondi tese l'arco con forza e scoccò.
La freccia si conficcò nelle carni dell'umano rompendo le ossa del ginocchio destro, l'umano riuscito a liberarsi cadde a terra urlante di dolore:
"Che diavolooooo? maledettooo..!"
"Adesso porterai anche tu lo stesso peso che il fato aveva destinato al cervo, negli anni maledirai i tuoi crimini sugli animali"
"Ma perchè? Che ti importa a te di quel cervo? Siete forse sposati?"
"Perchè... io... sono un Elfo"
Ci fu un inspiegabile silenzio per qualche secondo
"Chiamami pure Zero... Zero di Helmshire"
Il guerriero si allontanò con il suo cavallo, mentre l'uomo alle sue spalle perdeva i sensi per il dolore provocato dalla ferita.
Ancora adesso nei regni elfici si sente parlare di uno strano elfo con abitudini umane e uno strano nome; si dice che si aggiri per i boschi in cerca di cacciatori di pelli con lo stesso istinto predatorio con cui gli umani cercano gli animali,
anche lui è un predatore, ma non in cerca di pelli o cacciagione.
Egli è un cacciatore di taglie....




Titolo: Zero di Helmshire
Categoria: Racconti FantasyItalia
Autore: Zero
Aggiunto: January 3rd 2006
Viste: 797 Times
Voto:Top of All
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