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Akhayla
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MessaggioInviato: Mer Feb 06, 2008 3:55 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Audra - PF:15 - PP:4]

Le parole di Tristan giungono lievi alle orecchie di Audra. La ragazza storce il naso in segno di disappunto. Già, nemmeno lei si era sentita completamente a suo agio, ma d’altronde quale altra scelta avevano a disposizione? La cosa che la irrita maggiormente è l contrasto della sua sete di risposte e di verità con la costrizione di dover concedere fiducia alle parole di totali estranei. Per una come lei affidarsi a qualcuno era un evento totalmente eccezionale; figurarsi di qualcuno che avrebbe potuto ucciderla semplicemente impartendo un ordine, senza lasciarle alcuna possibilità di difesa.
‘Forse non avevamo altra scelta’ mormora a bassa voce al ragazzo accanto a lui. ‘Anche se non prendo le loro parole per oro colato, il loro racconto è abbastanza congruente con ciò che abbiamo intorno. E d’altronde, non riesco a trovare un motivo per cui dovrebbero mentirci… almeno finora.’
*L’unica cosa che potrebbe avallare le loro parole è poter vedere questo fantomatico Dio-macchina… o come diavolo si chiama… * Più ci pensa, e più le pare di togliere veridicità alla storia degli Anziani. Non crede in entità superiori o sovrannaturali… o meglio, non ricorda di averci mai creduto. Già, proprio una bella situazione...
Poi, la voce di Karl che la distoglie dai suoi pensieri. Aguzza l’udito ma non ode nulla. Tuttavia qualcosa le dice che il compagno ha ragione.
‘Che ti aspetti? Siamo tutti sempre sorvegliati, anche se vogliono farci credere il contrario’ dice a bassa voce. Quando riprende a parlare, si sta in realtà rivolgendo a tutti quanti, e la voce è lo stesso sibilo inquietante di un cobra che ha avvertito qualcuno avvicinarsi alla tana.
‘Se vogliamo parlare, non qui. Aspettiamo di essere da soli.’
Già, ma lo saranno mai? Quando lo dice, non sa se ci sono orecchie estranee che la possano udire; ha comunque quella vaga sensazione che ogni movimento delle sue labbra venga tenuto d’occhio. Forse nel loro alloggio la situazione potrebbe non cambiare assolutamente, tuttavia non le va di parlare in quella sala, dall’aria ormai satura dell’aroma di arrosto di gecko. Le braci ardono ancora, e lo sguardo di Audra ivi si perde, come se cercasse risposte nelle spire di fumo che si levano lente verso il soffitto. Nessun pensiero, a parte l’inquietante e intollerabile sensazione di essere in trappola.
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Honoo
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MessaggioInviato: Mer Feb 06, 2008 11:01 pm Rispondi citandoTorna in cima

Passano quasi due minuti prima che i passi di Maya risuonino nel corridoio, e altri trenta secondi prima che il suo viso sia visibile alla poca luce delle torce. "Venite. Vi riaccompagno al vostro alloggio." La ragazza non dice praticamente nulla durante il tragitto, sembra assorta nei suoi pensieri. Riattraversate le stesse sale, gli stessi polverosi sentieri e le stesse scale, ma le persone si sono ritirate quasi tutte dentro gli alloggi. Le uniche luci che ancora brillano nel buio sono le torce ed i bracieri allineati sulle mura del villaggio.

***
Raggiungete la vostra abitazione o, per meglio dire, il piano sotto la vostra abitazione e, prima di lasciarvi salire Maya vi trattiene un momento. "Sentite, so che non vi importerà del mio parere, ma spero che restiate qui. Non siamo in tanti e qualche braccio in più non può che farci comodo. Soprattutto se qualcuno di voi si intende di erbe e guarigione: la nostra cerusica è molto vecchia e i suoi apprendisti non sono molto bravi..." Poi si schiaffeggia leggermente il viso, come a trattenere le lacrime. "Su, salite e riposate, ci rivedremo domattina." Vi saluta con un cenno della mano e comincia ad allontanarsi.
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Grifis
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MessaggioInviato: Mer Feb 13, 2008 5:56 pm Rispondi citandoTorna in cima

- Tristan - Pf 15 - pp5 -

E' il primo ad entrare in camera, muove pochi passi verso le pelli e vi si sdraia, ventre a terra, la testa poggiata sulla mancina, voltato verso gli altri che sono intanto entrati.
"... E adesso?"
Non sa cosa pensare, cosa fare, le parole di Maya e i suoi occhi che facevano quasi da diga alle lacrime sono state come pugnalate per lui.
Tristan è un ragazzo dall'animo gentile e le condizioni di quelle persone non lo lasciano certo indifferente, ma da un lato non vuole arrendersi ad accettare questa realtà, queste condizioni, queste storielle per bambini.
I flash che hanno attraversato la sua mente non erano molto chiari, ma lasciano intendere che ci sia stata una certa tranquillità nella sua vita, la stessa che ora non ricorda.
"Se qualcuno di noi si intende di erbe..." annuncia. "Facile a dirsi, io stamattina non sapevo nemmeno come mi chiamavo... figuriamoci se so di cosa sono capace..."
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Akhayla
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MessaggioInviato: Mer Feb 13, 2008 7:11 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Audra - PF:15 - PP:4]

Non appena sono soli - o almeno è quello che spera - Audra si tuffa su uno dei giacigli e si pone nella stessa identica posizione di prima: supina, gambe stese ed incrociate, mani dietro la nuca. Sembra una posizione di totale relax, ma a quanto pare è brava a nascondere col proprio comportamento serafico il nervosismo che non cessa di starle incollato addosso.
Nell’intrecciare le dita dietro la testa, avverte qualcosa darle fastidio. E’ la punta di freccia nella manica. La estrae e se la rigira tra le mani come ad esaminarla da ogni angolazione. Ripensa alle parole di Maya, ripensa a tutta la folle situazione in cui sono incappati. Ripensa al giorno appena trascorso, al cadavere riverso a terra coperto di sangue, al fragore del crollo del palazzo e alla polvere che la soffoca; rivive il pianto di Tristan sulla sua spalla, il calore del sole che le mordeva la pelle mentre l’uomo armato si avventava su di lei, il suono della spara-aghi che faceva piazza pulita. Troppi avvenimenti in un giorno solo. E soprattutto troppe scelte, da fare praticamente alla cieca.
Non le è però sfuggito il gesto di Maya prima che se ne andasse. Come se si asciugasse una lacrima. Pur non toccandola più di tanto, le comincia a far sorgere qualche dubbio a cui però non riesce ancora a dar una voce precisa.
Si alza a sedere e scruta gli altri. Quando parla, lo fa sempre a bassa voce, pur non sapendo se così potrebbe essere udita ugualmente. Ha importanza? La sua fantasia galoppa veloce…per quel che ne sa, con tutte le mutazioni che ha avuto sotto i loro occhi, chi può dire se tra loro si celi anche qualcuno con metamorfosi “vantaggiose” che possa anche far leggere il pensiero? Sogghigna nella propria mente a quell’idea stramba. Se davvero fosse così, comunque sia, non se ne stupirebbe più di tanto.
‘Imparare un mestiere, ha detto, eh? Non è un’idea che mi dispiace ma che nemmeno mi attira, se devo essere sincera. Se devo sopravvivere, lo faccio per me stessa, non per una comunità che comunque sia mi tiene d’occhio come se fossi un cane che si può rivoltare da un momento all’altro.’ Una pausa. ‘Per quanto mi riguarda, se rimarrò qui, è perché per il momento non ho altra scelta. Sottolineo: per il momento. E dato che nella situazione attuale o è la Fortezza o il deserto, non vedo molte alternative. Certo, ci sarebbe quella città, Tor No, ma chissà quanto diavolo è lontana, e soprattutto, chi la abita o la governa. Non sappiamo se riceveremo lo stesso “gradevole” trattamento…’
Si passa una mano nei capelli corvini scompigliandoseli più di quanto non lo siano già, mentre riflette accuratamente. Parlando per esclusione d’ipotesi, a quanto pare ha già espresso la sua opinione sulla scelta che farà. E per quanto riguarda il mestiere… che può fare? Non lo sa ancora. Tuttavia, qualcosa che le faccia imparare a manovrare quei simpatici giocattolini di cui dispongono i Guardiani non sarebbe affatto male… Questo pensiero le fa scintillare d’eccitazione gli occhi verde smeraldo. Li assottiglia e si rivolge ancora agli altri con la fatidica domanda: ‘E voi? Che intendete fare?’
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Honoo
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MessaggioInviato: Ven Feb 22, 2008 12:19 pm Rispondi citandoTorna in cima

La notte alla Fortezza è silenziosa: molti degli abitanti stanno riposando, ma per alcuni di loro il lavoro è appena cominciato. Karl è seduto subito fuori dalla porta ad osservare la muraglia che circonda il villaggio, muraglia punteggiata di fuochi, per scaldare e dare luce alle guardie che la pattugliano. Karl non può fare a meno di collegare quelle guardie a quelle che lo hanno trascinato via: la sua memoria è ancora frammentaria, ma alcune immagini, alcuni suoni e sensazioni sono rimaste vive. E non gli piacciono.
Dentro Audra e Tristan stanno parlando di cosa fare, di come affrontare il giorno che comincerà fra qualche ora, quando il sole farà nuovamente capolino dall'orizzonte, illuminando il paesaggio spettrale e desertico che circonda la fortezza. Nether, dal canto suo, non parla. Si è sdraiato su un giaciglio e non si capisce se dorma o se faccia finta di dormire, per evitare la discussione.
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Akhayla
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MessaggioInviato: Mar Feb 26, 2008 5:36 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Audra – PF:15 – PP:4]

Si gira nel giaciglio. Rimane immobile. Si gira di nuovo. Nervosa, inquieta, come una belva che osserva la porta della gabbia chiedendosi se con un impeto della propria carica avrebbe potuto abbatterla. Ancora qualche secondo di immobilità, infine si rizza a sedere di scatto.
Non riesce a dormire. Vorrebbe farlo… o no? Non si fida a chiudere gli occhi, come se temesse di perdersi qualcosa… di non trovarsi pronta. Preferisce rimanere vigile. Eppure le fatiche del giorno prima le pesano sulle palpebre. Vorrebbe riuscire a rilassarsi, a sgombrare la mente che, seppur vuota di ricordi, le sembra greve di pensieri, a cui non riesce peraltro a dare una calmata, né una risposta.
Gira lo sguardo osservando i compagni nei giacigli. Nether le dà le spalle. Dorme? O possiede un’eccellente fibra che gli permette di dominare il proprio nervosismo, oppure finge assai bene. In entrambi i casi, gli deve riconoscere un’ottima dote.
Tira fuori la freccia dalla manica e si mette a giocherellare. Ormai ha preso quell’abitudine. Le piace sentire sotto i polpastrelli il ruvido del legno dell’asta, la durezza della punta di pietra che poteva così facilmente penetrare la carne umana: sembra che maneggiarla sia l'unica cosa che riesca a mitigarle l'animo. E' incredibile pensare che quella sia la stessa freccia che ha rischiato di ucciderla... eppure eccola lì, tra le sue mani: eccola dalla sua parte, l’unico strumento da battaglia che si può permettere, fino ad ora.
*Basta. Non ti servirà a niente fare così.*
Con quel pensiero nella testa si alza e senza dire una parola esce dalla stanza. Fuori c’è Karl, in contemplazione della vita notturna della Fortezza. Per la prima volta lo trova silenzioso, come se nemmeno nel suo vocabolario colmo di parole bizzarre, più simili ad imprecazioni che ad altro, ci sia qualcosa che riesca ad esprimere il suo stato d’animo. Sul volto di Audra compare una smorfia di solidale rammarico. Fa per parlare, ma in una prima istanza teme di disturbarlo. Non saprebbe nemmeno cosa dire.
*Perché, c’è forse un’espressione adatta? Siamo tutti nella stessa barca, volenti o nolenti. Non sappiamo chi siamo, non sappiamo da dove veniamo. Conosciamo una misera briciola del mondo che ci circonda, sempre se ciò che ci è stato detto corrisponde a verità… e con queste magre conoscenze dobbiamo decidere che fare del nostro futuro… che corrisponde alla giornata di domani. Chi riuscirebbe a prendere sonno, con questa prospettiva? Chi riuscirebbe ad avere le idee chiare?*
Si pone alle spalle di Karl, una spalla appoggiata allo stipite dell’uscio, le braccia conserte, la freccia ancora stretta nella mano. Le piace quel contatto, la rincuora quasi la presenza di quella piccola arma che tiene sempre con sé. Ci è quasi affezionata. Sembra una sorta di portafortuna, tuttavia non crede molto in quelle cose, e ha la sensazione che non l’abbia mai fatto.
‘A quanto pare non sono l’unica che non riesce a dormire…’ sussurra a Karl all’improvviso, la voce abilmente resa atona per non far trasparire l’inquietudine che la possiede.
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Nether di Middenheim
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MessaggioInviato: Mer Feb 27, 2008 5:18 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Nether PF 12 PP 5 ]

E' immobile come una roccia, girato su un fianco mentre digrigna i denti per la tensione nervosa. Nonostante tutto ha l'impressione di essere rimasto al punto di partenza, senza un inizio o una possibile fine di quello che è o potrebbe essere *E sono ancora più scemo a farmi certe domande* pensa irritato. Oltretutto si sente terribilmente solo, cosa piuttosto strana visto che è circondato da persone.
L'incontro con gli anziani non era stato dei più fruttuosi, quantomeno non per quel che riguarda la sua storia o quella degli altri suoi compagni. Certo a mettere insieme tutti gli avvenimenti che sono capitati nel mondo, partendo dal presupposto che gli anziani non gli hanno mentito, era successo un bel disastro.
*Allora che diavolo ci facevamo in mezzo a quelle maledette rovine? Di sicuro non ci siamo arrivati da soli, devono averci portati lì. Ma perchè? Che abbia a che fare con le nostre cicatrici non ci piove, ma anche in quel caso non sappiamo di che si tratti. E poi se i villaggi più vicini sono questo, il Nido e Tot no o come diavolo si chiama, da dove diavolo veniamo? Escludiamo a priori questo posto e il Nido...Tor No?*
Sbuffa per poi rigirarsi nel giaciglio rendendosi conto solo in quel momento dell'assenza di Audra. Per un attimo si alza, allarmato, ma poi ride appena tornando a sdraiarsi *Sarà uscita o sarà andata in bagno...devo stare calmo...* dice a sè stesso prima di storcere il volto in una smorfia irritata *Si, certo, calmo. Non so chi sono, non ricordo niente di quello che mi circonda, potrei anche essere una qualche sorta di mutante considerando le radiazioni di questo posto e se non lo sono come minimo lo divento, non so da dove vengo, quanti anni ho, non so nemmeno dove mi trovo di preciso e domani dovrò mettermi a lavorare per sopravviere senza nemmeno sapere cosa sono capace di fare! E di andarmene non se ne parla neanche, da quel che ho visto a cena là fuori c'è di tutto, senza contare quei briganti e non so nemmeno se sono capace di impugnare una di quelle armi...e poi dubito che ci darebbero volentieri cibo e acqua per il viaggio...*
Sospira di nuovo rigirandosi ancora una volta nel letto cercando di dormire.
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Karl
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MessaggioInviato: Ven Feb 29, 2008 7:03 pm Rispondi citandoTorna in cima

Karl - PF:11 PP:5 - Guardando le stelle

-No.- Replica Karl dopo un breve interminabile silenzio. Ha udito la ragazza fin da quando si voltava nel letto, e l'ha sentita alzarsi ed appoggiarsi dietro di lui. Per un lunghissimo momento ha atteso quelle parole, come se il pronunciarle li abbia avvicinati, resi fratelli in quel mondo ostile.

Le mura, le guardie... violenza e morte.
Karl scuote la sua testa rossa, la scuote sconsolato, lentamente.

Poi si volta.
-Tu cosa pensi di fare?- Le chiede a bruciapelo. È la prima frase che pronuncia con una chiarezza cristallina, come se l'avesse ripetuta per tutto questo tempo. E nel tono quel suono di certezze infrante e di dubbi scuri, come per dire: sei il mio scoglio ed a te mi aggrappo.

Non attende la risposta che già volta il capo, nuovamente, rosso in contrasto con il colore della pelliccia maleodorante. Gli occhi volti al cielo e le orecchie tese a catturare quell'importante risposta.
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Akhayla
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MessaggioInviato: Gio Mar 06, 2008 11:01 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Audra –PF:15 – PP:4]

“Tu cosa pensi di fare?”
Quella domanda posta così in contropiede la colpisce come uno schiaffo. Audra si volta, lo fissa dritto negli occhi, uno sguardo penetrante che quasi si intona con l'atmosfera cupa della notte. Con pochi e lenti passi, quasi a guadagnare tempo per rispondere, si porta accanto al ragazzo. Nella mano sempre la punta di freccia, con le dita che abilmente la maneggiano, facendola passare da una all’altra. Infine si siede accanto a lui, incrociando le gambe in una posa che le sovviene naturale. L’associa ad una postura di riposo e concentrazione, anche se non sa benissimo da dove le venga quell’attitudine, o quella sensazione così familiare che però non è assimilabile ad alcun ricordo.
‘Per ora non vedo alternative’ mormora a bassa voce, anche se non si riesce a capire se tenga basso il volume per non disturbare gli altri all’interno che probabilmente hanno anche intenzione di dormire, o per evitare che qualcuno li sentisse nei paraggi. Ha sempre addosso quella strana sensazione di essere perennemente spiata. Forse lo è. Ma non riesce a capirlo, è questo che davvero la rende nervosa.
‘L’hai visto anche tu… girare disarmati fuori di qui non è un buon affare. Finiremmo in un’altra trappola, non dico che avverrà con certezza, ma le probabilità sono alte. E nelle condizioni in cui siamo adesso… praticamente sperduti, è inutile che ci prendiamo in giro…. non sopravvivremo a lungo.’ Non c’è emozione nella sua voce, come se non intendesse far trasparire i suoi timori. Alza la mano e contempla la punta di pietra della freccia nei fiochi bagliori che costituiscono l’unica illuminazione. ‘Per il momento resterò qui. Abbastanza per carpire qualche conoscenza che mi permetta di cavarmela da sola. Se poi avrò anche uno dei loro… “attrezzi”… beh, meglio ancora.’ Gli occhi verde smeraldo diventano due fessure. ‘E poi voglio capirci di più su tutta questa storia. Sappiamo a malapena cos’è accaduto al mondo, sempre se è vero…’ si guarda come se si fosse vista per la prima volta, ‘… ma sappiamo ancora meno su di noi. Chi siamo, e soprattutto perché eravamo sperduti in mezzo a quelle rovine… come se fossimo caduti dal cielo. Senza memoria… senza nulla… solo una cicatrice sul petto. Non so se qui troverò delle risposte. Ma ci posso provare… non lascerò nulla di intentato.’
*Perché noi quattro? Perché?*
Rimane silenziosa, le braccia stancamente appoggiate ai gomiti, in mesta contemplazione di una notte che pian piano acquieta ogni suono accompagnando la Fortezza verso un nuovo giorno.
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MessaggioInviato: Mar Mar 11, 2008 10:58 am Rispondi citandoTorna in cima

- Tristan - Pf 15 - pp5 -

Tristan siede in un angolo, circondato dalla pelle del suo giaciglio con le spalle poggiate nel muro. Cerca di pulire le lenti dei suoi occhiali e alla meno peggio ci riesce, si accorge che Nether è sveglio, si scuote troppo, e la respirazione non possiede la quiete e la prodondità del sonno. Lo sa, non sa come, ma lo sa.
Rimette gli occhiali sul naso e poi parla al compagno disteso con un intonazione quasi fanciullesca.

"Li ricordi anche tu quei corridoi illuminati e bianchi? E le aule gremite con grandi schermi sul fondo? O sono l'unico ad avere questi flash?"
China il capo un attimo, il suo volto si rabbuia e anche la sua voce.
"Dovevamo essere stati felici un giorno... chi sa se riavremo quello che sembra abbiamo perso..."

Spera che Nether non continui a far finta di dormire e gli risponda, è stanco di rimanere immerso in quello sterile silenzio.
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Honoo
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MessaggioInviato: Mer Mar 12, 2008 11:37 am Rispondi citandoTorna in cima

La speranza di Tristan resta tale: non sa se Nether stia davvero dormendo o se faccia finta. L'unica cosa che sa è che il compagno non risponde. I minuti passano e anche Tristan si addormenta. All'esterno la notte trascorre silenziosa e calma; le guardie continuano nel loro lavoro, pattugliando costantemente il muro che circonda il villaggio. Karl resta seduto dove si trova, stringendosi nella coperta di pelliccia. L'alba lo trova esattamente dove si era appostato. Audra è rientrata poco prima, sedendosi in un angolo, spalle alla parete e sguardo alla porta.
Lentamente, con il sorgere del sole, la Fortezza si anima di vita. I suoi abitanti si alzano uscendo alla spicciolata dalle proprie case, si dirigono alcuni verso i pozzi, altri verso un grosso edificio quadrato, il cui ingresso porta nel sottosuolo, altri ancora si ritrovano intorno ai falò della sera prima, mangiando e chiaccherando. Karl vede e sente alcuni bambini giocare e ridere, ma vede anche i tre anziani camminare verso di loro, con un nutrito gruppo di soldati al seguito. Si sporge all'interno, avvertendo gli altri.
Quando il drappello arriva sotto la vostra stanza voi siete in piedi, sulla "balconata" a cui viene appoggiata la scala. Cominciate a scendere, uno alla volta: prima Audra, poi Tristan, poi Nether ed infine Karl. E' Nuzon a prendere la parola per primo: "Avete fatto la vostra scelta." La sua non è una domanda "Desiderate restare o partire?"

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MessaggioInviato: Mer Mar 12, 2008 12:20 pm Rispondi citandoTorna in cima

Karl - PF:11 PP:5 - Il grande giorno

- Breczni! - abbaia raschiando la notte via dalla gola, voltando a malapena la testa. Si alza in piedi proprio come la ragazza aveva fatto prima di lui e, affacciandosi nel loro minuscolo covo, ripete - Oi! Abbiamo visite. -

Vorrebbe bere qualcosa, togliersi dalla bocca quel sapore di rettile e polvere che gli appiccica i denti. Strofinarsi la pelliccia sul volto ha sortito l'unico effetto di fargli sputare in terra i peli che gli sono finiti in bocca.
Ora, con gli occhi arrossati dall'ammuffito cadavere che porta sulle spalle, li attende. L'ha udito, Periskop, quando mormorò i suoi più innocenti ricordi, e l'ha udito attendere una risposta che non è giunta. Chissà se davvero una volta sono stati felici, almeno una volta.
Lui, Karl, era così confuso quando si è svegliato da provare quasi un senso di tenero conforto nel vedere l'alba e quel danzare di ombre e suoni, di acqua e di fuoco. Triste realtà il ritrovare le guardie armate, l'orrida deformità degli abitanti e quei sinistri muri di cemento.

"Desiderate restare o partire?"
Diretto. Un colpo a bruciapelo da parte di quella trinità deforme.
Ed il Dio Macchina? Non avevano forse dato la loro parola che gliel'avrebbero prima mostrato?
Quei mostri sogghignano, sicuro. Protetti dai loro escrementi armati possono permettersi di invertire le promesse con le richieste e negare l'ovvio. Infami.

Karl ha uno scatto, una piega furiosa gli infiamma il volto. Serra i pugni e volta lo sguardo a sinistra in direzione di Audra senza profferire parola. È il patto silente della notte passata: dove vai, io vado, voleva dirle. Nessun bisogno di pronunciarlo, saranno i fatti a dimostrarlo.
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MessaggioInviato: Mer Mar 12, 2008 7:27 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Audra – PF:15 – PP:4]

Giocherella con il frammento di freccia da un bel pezzo. Sotto i polpastrelli, legno e pietra, pietra e legno, che emanano un odore stantio, poco rassicurante, quasi fosse marcio anche il sasso. Ma non le interessa. Lo sguardo dritto alla porta, gli occhi verdi fissi nell’oscurità, i capelli neri ancora in parte impolverati che le ricadono sul volto che non tradisce alcuna emozione: tutto il suo essere è all’erta.
La notte è trascorsa senza un pensiero. Gli altri dormono, tranne Karl che è rimasto fuori; lei invece rimane seduta spalle al muro, sempre vigile, come un cane da guardia. La scena di paragone la fa sorridere, per un attimo, dopodichè ritorna come prima, con l’impassibilità in mostra sul volto.
Senza pensarci, strappa un pezzo della manica destra, vicino al polso, e ne fabbrica una striscia, come una benda. Posiziona la freccia sopra l’avambraccio sinistro in maniera che la punta fuoriesca per un buon tratto una volta chiuso il pugno e la fissa con la striscia appena strappata, avvolgendola saldamente attorno all’altra estremità e lungo l'incavo tra le dita centrali, completando poi l’opera coprendola con la manica che stringe il tutto. Saggia la stabilità dell’arma picchiettandola sul muro per assicurarsi che non esca o si sposti dal supporto improvvisato e la contempla da diverse angolazioni. Spera ardentemente di non doverla usare. Né lì, né in alcun altro luogo del mondo in cui si è ritrovata come se fosse nata soltanto il giorno scorso.
Sospira. Dovrebbe dormire, riposare, riprendere fiato; eppure è più tranquilla così. Sa che se ne potrebbe pentire, sa che prima o poi la schiena comincerà a farle male se rimane in quella posizione... ma non si muove di un millimetro, fino al nuovo giorno.

“Breczni!” ... “Oi! Abbiamo visite.”
Quasi non si accorge quando giunge l’alba. Quasi non si accorge di Karl che richiama la loro attenzione bisbigliando l’arrivo di qualcuno. Eppure è la prima a scattare in piedi, come se non aspettasse altro che quel momento. Scende le scale rapida, seguita dagli altri, e forse si pente di quella fretta, quando si ritrova davanti gli Anziani seguiti da un drappello di soldati, cosa che la inquieta... e d’istinto si pone davanti agli altri tre ragazzi, allargando appena le braccia, come a proteggerli e allo stesso tempo a intimar loro di non avanzare oltre. Come a lasciar intuire che se quei soldati avessero voluto qualcosa da loro, avrebbero prima dovuto vedersela con lei. Come a far intendere ai suoi compagni, d’altro canto, di restare dietro la sua figura, alta e snella, che si erge a loro protezione. Non che tale azione la riempia d’orgoglio o altro... ma le viene naturale, dannatamente naturale. Innato.
“Avete fatto la vostra scelta.”
Il tono è pacato, sicuro. Non è una richiesta, è un’affermazione, e quella consapevolezza assottiglia gli occhi di Audra. Se c’è qualcosa che non gli fa andare a genio quei tre, ora ne ha una di più. Come se ne avesse avuto bisogno.
"Desiderate restare o partire?"
Ecco, la fatidica domanda. Audra l’ascolta, mentre intanto l’attenzione è completamente volta al drappello alle spalle dei tre Anziani. Non li perde di vista, con le iridi smeraldo che saettano da loro ai volti dell’anziana triade. Prega dentro di sé che quel gruppo armato siano soltanto a scopo precauzionale, ma ha una brutta sensazione. Come se fosse una novità.
*Restare o partire, dici? Non che ci fosse molto da scegliere... morire nel deserto o rimanere qui ubbidendo a voi o al vostro Dio-Macch...*
Trasale improvvisamente, e nello stesso momento Karl le indirizza uno sguardo rapido e significativo. Audra assottiglia gli occhi ricordandosi di un particolare che nel trambusto della situazione aveva bellamente ignorato: di tutte le richieste da loro poste, quella di Karl non è stata ancora realizzata. Si blocca, lo fissa in volto. Sposta lo sguardo sul drappello di scorta, e si morde il labbro. Una dimenticanza casuale... o voluta? Non sa neanche quello, forse non lo saprà mai. Ecco perché Karl la guarda. C’è furia, frustrazione in quello sguardo, quasi un’inaspettata delusione, e lo vede mentre stringe i pugni, lo vede mentre si innervosisce guardando i soldati, come intuendo che erano obbligati ad accettare la situazione e che avrebbero pagato caro qualsiasi sgarro.
Lo vede mentre fissa lei. Come fosse il capo. Cosa che sinceramente non agogna, pur essendo forse, a prima vista, la più grande del gruppo. La loro “anziana”.
Prende fiato, e fronteggia gli Anziani guardandoli dritti negli occhi. Specialmente Relian. Un attimo di pausa, col cuore che le pompa nelle orecchie, mentre alla mente le sovviene un pensiero: *Non mettere mai la mano nella tana di un coniglio se non sei sicuro che non ci sia dentro un serpente...* Non sa da dove l’abbia preso, quel motto, ma calza perfettamente alla situazione. *Se devo rimanere qui, meglio sapere in tutto e per tutto con chi, o cosa, dovrò avere a che fare... tanto vale togliersi il pensiero...* Dentro di sé sogghigna. Potrebbero averla “sentita”? Poco importa. Tanto sarebbe stato un pensiero che sarebbe rimasto segreto solo per pochi secondi.
“Desiderare è una parola grossa” esordisce infine con voce ferma, limpida, quasi di riflesso. “Tuttavia, prima di parlare, vi ricordo che c’è ancora un debito nei nostri confronti. Se la memoria non mi inganna più di quanto abbia fatto finora, non avete ancora esaudito la richiesta di Karl: poter vedere il Dio-Macchina. Vi chiedo di soddisfarla, per mettere in pari tutto... Allora, solo allora, vi dirò la mia scelta.”
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Nether di Middenheim
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MessaggioInviato: Gio Mar 20, 2008 9:15 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Nether PF 12 PP 5 ]

Era sveglio già da un pò quando aveva sentito il richiamo di Karl, ma non ne voleva sapere d'alzarsi, non dopo la nottataccia che aveva passato.
Adesso si trova lì, davanti ad un drappello di soldati ben armati e qualcosa di non troppo umano che, ne è certo, potrebbe ucciderlo prima ancora che possa urlare.
"Desiderate restare o partire?"
Stavolta Nether si lascia sfuggire una breve risata nervosa. Restare e, forse, sopravvivere o partire e andare incontro ad una morte apparentemente certa, salvo colpi di fortuna degni di un dio.
Restare...
*E anche se rimango, cosa posso fare? Cioè, posso sempre tentare di imparare qualcosa...ma per la miseria, è già un miracolo se ricordo come vestirsi, devo anche imparare qualcosa di completamente nuovo?*
Tiene lo sguardo basso sollevandolo solo un istante passando lo sguardo su una delle armi dei soldati mentre alcune scene gli passano per la testa e hanno come protagonista Nuzon nelle sembianze della sua sorte.
Alza nuovamente lo sguardo solo per osservare Audra con una certa perplessità, sgranando gli occhi 'Audra, non mi sembra una buona idea mettere delle condizioni con della gente armata davanti...' le sussurra da dietro le spalle.
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Akhayla
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MessaggioInviato: Ven Mar 21, 2008 10:02 am Rispondi citandoTorna in cima

[Audra - PF:15 - PP:4]

‘Audra, non mi sembra una buona idea mettere delle condizioni con della gente armata davanti...’

Il sussurro di Nether è quasi inintelligibile, ma lei lo ode perfettamente, e serra i denti. Il primo impulso a cui vorrebbe obbedire è quello di girarsi verso di lui e sussurrargli 'Grazie tante per l’acuta osservazione...', ma non lo fa. Rimane immobile, come se quell’affermazione non l’abbia minimamente scalfita. Rimane immobile, le braccia sempre appena aperte come a fare scudo, mentre intanto attende la risposta degli Anziani.
‘Lo so che qui chiedere ha sempre un prezzo... ma non stiamo violando nulla. Era negli accordi. Sto solo chiedendo di rispettarli, come abbiamo fatto noi raccontando tutta la nostra storia.’
Mormora quella frase rivolgendosi a Nether, ma in realtà lo sta facendo per tutti. Audra sa benissimo che la loro situazione non è delle più tranquille, ma già le rode l’animo non sapere chi è, e la prospettiva di vivere accanto a qualcosa che non conosce nemmeno non riesce proprio a sopportarla...
Soprattutto, in quel momento, si accorge di come avrebbe preferito l’appoggio degli altri: in quel momento si sente praticamente sola, lei contro tre uomini deformi e la loro scorta armata. Ma non vacilla, e il suo sguardo non si abbassa neanche un istante: continua a fissarli negli occhi, senza incutere minaccia o altro. E’ uno sguardo limpido, a dimostrare che non ha nulla da nascondere. Anche perché nulla è ciò che ricorda o pensa, in quell’istante.
“Chiedo solo di rispettare gli accordi: non mi andrebbe molto a genio stipularne altri fin quando questi non saranno totalmente conclusi, e nella fattispecie, la richiesta di Karl” proferisce nuovamente, la voce ferma, né alta né roca. Appare perfettamente tranquilla, cristallina, e cerca in tutti i modi di lasciarlo trasparire dal timbro della voce. “Prima di poter dire di rimanere qui, devo sapere esattamente cosa mi aspetta, e con chi, o cosa, dovrò convivere. Ma se riterrete questa “condizione” troppo pretenziosa, potrete imputarla ad un colpo di testa: d’altronde...” e si sporge appena di lato come a vedere per la prima volta il drappello armato, “alzarsi di buon mattino e scorgere qualcosa che potrebbe benissimo essere un plotone di esecuzione ai miei occhi può anche far fare qualche azione avventata...”
La frase è un poco provocatoria, e lo sa. Eppure c’è un fondo di verità dietro quelle parole ironiche. Perché quei soldati? Cosa temono da loro, che sono completamente alla loro mercè, disarmati eccetto quella punta di freccia che tiene legata all’avambraccio, così inferiore rispetto alle spara-aghi di cui dispongono?
*Possibile che abbiano paura di noi?*
Con la coda dell’occhio tiene sempre sotto controllo i soldati. Protende impercettibilmente le braccia all’indietro, come se volesse abbracciare i tre alle sue spalle, a protezione, e nella mente le sovviene un pensiero tanto dirompente quanto incredibile:
*Non osate far loro del male...*
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