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 Miti e leggende nel fantastico regno di Athkatla Successivo
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Nether di Middenheim
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MessaggioInviato: Mar Ott 13, 2009 1:40 am Rispondi citandoTorna in cima

Un rimbombo. Un altro.
In quella vasta sala circolare, attigua al tunnel ove si erano riuniti, si poteva respirare l'attesa. Si erano disposti a cerchio, coprendosi le spalle a vicenda. Osservavano le molteplici aperture che finivano in altrettanti corridoi. L'eco dei tunnel poteva ingannare l'udito, ma non gli altri sensi. Nether fiutava l'aria sentendo l'aspro odore dei Fusi che si faceva sempre più marcato. Ogni pesante passo in lontananza era previsto con sistematica precisione dal Cronista. Dal suo canto, Aygarth girava lo sguardo in ogni direzione, mentre molteplici macchie rosse, sempre più grosse, costellavano la sua realtà. Carnival aveva estratto gli artigli e aspettava trepidante senza smettere di mormorare tra sé. "Cose viventi...odore di sangue", una cantilena sottovoce che scandiva i secondi.
Nether aveva i capelli dritti sulla testa, le lunghe zanne snudate in un ringhio sommesso mentre si guardava intorno annusando l'aria; non che ci fosse qualcosa di buono in quello che sentiva, visto che l'odore dei fusi sembrava provenire da più di una direzione. Con la spada sguainata tenuta davanti a sè, piantò i piedi a terra, I muscoli che si contraevano facendo tendere le cinghie di cuoio che tenevano insieme l'armatura.
Un suono, appena percettibile, distolse la sua attenzione dal rumore dei fusi in movimento fuori dalla stanza. Si guardò intorno, confuso, la fronte corrugata. Lo udì di nuovo, stavolta sulla propria armatura. Osservò uno dei paraspalle, su cui si erano posate alcune gocce di un liquido viscoso nero-verde. Fece istintivamente un passo indietro, alzando la testa per capire da dove stesse piovendo quella roba disgustosa quando alcune gocce finirono dritte contro i suoi occhi che si chiusero appena in tempo per evitare un contatto diretto, ma non abbastanza velocemente.
Il bruciore agli occhi e al volto fu violento, tanto che lo fece indietreggiare mentre tentava di togliersi di dosso quella roba. Quando li riaprì, ogni cosa ondeggiava in maniera quasi surreale, come riflessa attraverso una fiamma.
Il rumore di passi si faceva sempre più vicino, in tutte le direzioni. Lao sentì la pressione della schiena di Nether sulla sua aumentare, velocemente volse lo sguardo e notò il mannaro che si copriva gli occhi. D'un tratto come un lampo avvertì una presenza, tra le altre in arrivo, solo che quella era vicina. "Spostatevi" urlò mentre si gettava di lato, seguito dopo pochi secondi dai compagni. Dal soffitto cadde, nel punto esatto in cui erano, un enorme massa gelatinosa, che impatto contro il pavimento con un rumore di acqua gettata in terra. L'ammasso di melma cominciò a prendere una forma vagamente umana, alta tre metri, che trasudava lo stesso icore che aveva colpito Nether. Dalle porte numerosi occhi scintillanti rossi, verdi, bianchi come quelli dei cadaveri o dalla pupilla ferina si affacciavano. La creatura al centro della stanza lanciò un rauco ruggito, a cui gli occhi risposero con urla e grida animalesche. La battaglia era cominciata.


Maledizione, questo non era nel parco bestie di Damarios..il bastardo si deve essere specializzato, rifletté Aygarth a denti stretti. Si spostò di lato per avere spazio e urtò contro Nether, che stava ancora stropicciandosi il volto. "Ehi." Lo afferrò per la spalla e lo scosse ricevendo soltando un mugugno. "Ehi!" Nether tolse la mano dal volto, ma da come girava lo sguardo si capiva che la vista ne aveva risentito. "Andiamo bene..." mormorò il ragazzo, con l'umor nero. Strappò la spada dalle mani del middenlander e gli sbatté Zadris nei palmi. "Usa lei" gli ordinò. "Ti guiderà!"
La bestia informe gorgogliò, un suono raccapricciante. Allo stesso tempo dai tunnel circostanti giunse un ringhio amplificato. Il Cronista si voltò verso l'esterno e digrignò i canini. "Arrivano" annunciò senza alcun entusiasmo. Sfoderò la scintillante katana e si preparò.
"Dividiamoci!" gridò Galdor, mettendosi fianco a fianco con Nexor. Xanter gli fu subito vicino, insieme alla creatura-sciame. Cronista affiancò invece Aygarth e Nether, insieme ad Lao, Astrea e la sinistra figura di Carnival.

Nether ringhò a denti stretti, gli occhi ancora socchiusi “Ah, dividerò sicuramente qualcosa.” pensò quando I primi fusi li caricarono. Scartò di lato, caricando un fendente laterale con l'alabarda che si conficcò in un fuso che correva verso di loro a quattro zampe; l'alabarda penetrò con facilità il carapace che ricopriva la parte superiore del fuso che stramazzò a terra con un grido stridulo. Sfilò l'arma il più velocemente possibile quando un'altro fuso si lanciò contro di lui, una sorta di incrocio tra un serpente, un leone, uno scorpione e chissà cos'altro. Tentò di afferrarlo con una delle chele che riuscì ad evitare per un soffio mentre usava l'alabarda come una lancia nel tentativo di aprirsi un varco “Non so usare quest'affare!” pensò con rabbia quando l'arma cozzò inutilmente contro una delle chele.
Il fuso si rizzò sulle zampe posteriori e dalla bocca conica irta di denti, saettò una lingua che colpì il volto di Nether con la violenza di una frusta, strappandogli un pezzo di carne dalla mascella. Riuscendo a mantenere miracolosamente l'equilibrio si strinse saldamente l'alabarda mentre la carne del volto andava già riformandosi.

Una situazione ricorrente, da queste parti..     sbuffò tra sè il Cronista, mentre i Fusi iniziavano a irrompere nella stanza. Curiosamente, i primi esseri ributtanti si scagliarono contro Nether, come se avessero intuito una qualche sua difficoltà causata dalla melma gelatinosa che era scivolata dal soffitto, e che ora impegnava gli altri membri del gruppo, al centro della stanza. L'odore pestilenziale di quella specie di fanghiglia urtava acutamente i suoi sensi, e si trovò a ringraziare di non aver più bisogno di respirare per vivere. Focalizzò la sua attenzione sull'imboccatura del tunnel più vicino, e vide -   finalmente!    - un fuso che si era accorto della sua presenza. La creatura, dopo aver esitato un attimo sulla soglia scrutandolo con occhi affamati, si lanciò a grande velocità nella sua direzione. Posizione semieretta, folta criniera bruna e muso simile a un cinghiale, la sua stazza era notevole e il Vampiro aspettò l'ultimo momento per scansare il fendente orizzontale, proveniente da una grossa ascia bipenne. Si abbassò su se stesso in un lampo, accovacciandosi per quanto l'armatura orientale gli concedesse, e vibrò a sua volta un colpo diretto ai tendini delle zampe. Un rumore acuto e terribile, di legamenti recisi e ossa rotte accompagnò la sua successiva capriola laterale, per evitare che la bestia, urlante dal dolore, gli rovinasse addosso.     Grandi e grossi e con le zampe fragili..     scosse la testa. Percepì una vibrazione repentina, un guizzo quasi istantaneo nella mente, e inclinò la testa in avanti di riflesso, piuttosto che per propria volontà: una lingua rovente saettò un attimo dopo sul suo collo, imprimendo una cicatrice bruciante. Il Vampiro si abbassò ancora di più e roteò la spada davanti a sè, voltandosi verso l'imboccatura del tunnel.
Sulla soglia, un ammasso poco definito di carne marcia e lunghi artigli si contorceva, mentre una dozzina di quelle che sembravano lingue saettarono verso di lui: scartò verso destra, evitandone con un balzo la metà, mentre l'altra metà si stava avvicinando dalla direzione opposta. Non potè fare altro che intercettarle con la spada; le liane membranose si avvilupparono attorno al metallo, strattonando sempre più forte. Il Vampiro avvertì in pochi istanti un forte calore all'elsa, e cercò di liberare invano l'arma dalla presa del mostro.    Questi tentacoli sono estremamente veloci, a malapena riesco ad anticiparli..     riflettè. Il fuso non aveva intenzione di lasciare la sua arma, e ormai il Cronista avvertiva l'odore acre della pelle bruciata sul manico.
Ringhiò di rabbia, e afferrò con violenza i tentacoli che trattenevano la sua spada: le dita avevano lasciato il posto agli artigli, la carne sfrigolava al contatto con la pelle del mostro, ma adesso a malapena lo sentiva. Lasciò la presa della spada e afferrò i tentacoli anche con l'altra. I lunghi canini scricchiolarono dallo sforzo della mascella serrata, e dopo qualche istante le liane si squarciarono. Una gran quantità di liquido grigiastro si sparse a terra, mentre il Vampiro riprendeva in mano la sua arma rovente, e guardava con ira fredda il fuso. Per un attimo i suoi occhi, rossi e con la pupilla da serpente, incrociarono quelli di Carnival.
"ARRIVA!" urlò l’essere-Sciame mentre la creatura gelatinosa alzò le braccia e le calò con violenza sugli uomini. Il gruppo si ritrasse mentre i pugni sbattevano con forza contro il pavimento, sfondando il granito. "E' forte ma è lento" mormorò tra sè Galdor mentre tentava di aggirare la creatura per attaccarla alle spalle. L'essere di melma sembrò concentrarsi sulla creatura-Sciame cominciando a mulinare i pugni attorno alla sua figura, che riusciva a scansarsi sempre all'ultimo secondo, cercando nel contempo di formulare una strategia di contrasto. I fusi continuavano a uscire dalle porte pronti a ghermire gli avventurieri. Aygarth mulinava la spada a destra e a sinistra, con un rapido fendente squartò una delle creature che cadde a terra agonizzante. Subito tre dei Fusi si avventarono su di essa, mordendo e lacerando in un confuso miscuglio di zanne e artigli."Ma che fanno? Mangiano i loro feriti?" urlò Aygarth agli altri. "Agiscono d'istinto ora che il loro padrone è morto. Comunque buono a sapersi" strillò di rimando Lao mentre gli si parava davanti una creatura ghignante Sembrava un uomo, ma la stazza era quella di un bufalo e la sua pelle era a scaglie come quella di un rettile e dalla schiena uscivano quattro braccia supplementari."Mi divertirò da morire con te, buffone." pensò Lao mentre schivava la gragnuola di pugni che quelle sei braccia gli faceva piovere addosso. Con un balzo il vecchio si insinuò nella guardia della creatura, saltandogli sull'immensa schiena."Troppe braccia, così non è leale, togliamone qualcuna." disse mentre con la sinistra tratteneva il polso di uno degli arti e con la destra tirava un pugno al gomito della creatura. L'ululato del Fuso riecheggiò nella stanza, ma Lao era occupato a spezzare le altre braccia e a tenersi in equilibrio sulla schiena del mostro.


Le creature che si erano dirette verso Nether non avevano fatto in tempo nemmeno a mettersi nel suo raggio d’azione. Due erano a terra con la gola tagliata da un preciso fendente, mentre la terza si stava in quel momento accasciando al suolo con il ventre trafitto in più punti e grondante di viscere. Aygarth si parò a difesa del middenlander, pur rimanendo lontano dalla portata di Zadris, che il middenlander aveva cominciato a roteare selvaggiamente. Nella sua mente, avvertì il tocco dell’anima dell’alabarda e per poco non gli scappò da ridere. Che succede, Zadris, soffri il mal di mare?
Non ebbe il tempo di attendere la risposta; un Fuso gli si gettò alla carica. Roteò la spada nella mano. Non era abituato nemmeno lui ad armi del genere, ed erano mesi che non ne impugnava una. Aveva perso l’estro e sperava di riconquistarlo al più presto, possibilmente prima di lasciarci la pelle. La creatura attaccò con un paio di chele del tutto sproporzionate alla sua stazza. Aygarth scartò a sinistra evitando la prima scudisciata della chela, poi saltò sul posto per evitare anche la seconda. La mossa aveva sbilanciato lo stesso mostro e il ragazzo ne approfittò. Alzò la spada e gliela conficcò nel petto, sprizzando sangue. Si ritrasse lasciando che il Fuso cadesse al suolo e girò lo sguardo, in quell’attimo di tregua, per fare il punto della situazione.
Aveva perso di vista sia Nether che Astrea. Dove diavolo...? Poi vide la ragazza al riparo da Carnival. La vampira stava letteralmente usando i Fusi come fonte di nutrimento. Già tre esemplari erano stati prosciugati del loro sangue, e Carnival sembrava ben felice di dissetarsi per tutto il tempo a disposizione finché un altro nemico non andava a minacciare la sua Protetta. Allora si rialzava e ricominciava daccapo. Il suo stile però non era fluido e ricco di tecnica come quello del Cronista: era più selvaggio, istintivo, senza regole.
Sono così anche io? si chiese. Anche io sembro un animale quando sono preda della Forgia?
In quel momento Zadris lo chiamò nella mente. Aygarth guardò in una precisa direzione e, con la coda dell’occhio, si accorse che Carnival lo stava fissando, come se anche lei avesse percepito qualcosa del legame tra lui e l’alabarda. Non ci fece caso, per il momento, e corse laddove Nether era stato circondato da quattro fusi. Il middenlander roteava l’alabarda a destra e a manca, ma era chiaro che la vista annebbiata e la poca dimestichezza con l’arma non gli stava rendendo le cose semplici.
Aygarth agì in fretta. Sempre in corsa, trafisse la schiena di un Fuso, estrasse velocemente la spada e d’istinto la lanciò in direzione di una delle creature che si stava avvicinando pericolosamente a Nether, colpendola in pieno a un fianco e scaraventandola a terra definitivamente. Senza nemmeno pensare di poter essere disarmato, srotolò una delle catene che gli avvolgevano gli avambracci e la roteò con forza. Sentì lo schiocco che produsse quando andò a fracassare la mascella del primo Fuso che gli si parò davanti. Da sinistra ne sopraggiunse un altro, che approfittò della guardia abbassata per caricarlo. Aygarth lo schivò, ma non del tutto; il braccio nerboruto lo agguantò e lo trasportò con sé nell’impeto, sbattendolo a terra. Aygarth sentì le ossa della schiena crocchiare dalla prima all’ultima. Alzò lo sguardo e quasi subito dovette rotolare sul fianco per evitare il poderoso pugno che andò a frantumare la roccia del pavimento. Strisciò via ma si sentì afferrare per una gamba e ritrascinato indietro. Stavolta però passò al contrattacco e sfruttando lo stesso slancio che il Fuso aveva usato per tirarlo a sé alzò le braccia e avvinghiò la testa della creatura. Liberare la Forgia fu un attimo e, sotto certi aspetti, anche una soddisfazione. Sentì la carne diventare incandescente, sentì l’odore di bruciato provenire dalla testa del Fuso che cercava di scrollarselo di dosso. Aygarth lo tenne stretto a sé come un amante quanto poté, sopportando l’olezzo di pelo e pelle carbonizzata, e solo quando fu certo di poterlo mollare senza subire alcuna reazione, si staccò e allontanandosi di un paio di passi menò un colpo con la catena, facendogli letteralmente saltare un pezzo di carne dal cranio ormai compromesso. Il Fuso ululò, un verso gutturale e raccapricciante, e s’accartocciò al suolo.
Aygarth s’allontanò dal cadavere e avvertì il peso di uno sguardo. Si girò e notò Carnival che lo fissava. Ricambiò lo sguardo, questa volta, non in maniera troppo amichevole, dopodiché le voltò le spalle e si lanciò nuovamente nella lotta.

Nether sferrò un colpo con l'alabarda così violento che il fuso di turno si trovò catapultato contro il muro con la cassa toracica semidistrutta. Ormai aveva rinunciato ad usarla come un'alabarda, facendo invece leva sulla propria forza fisica per usarla come una grossa ascia, qualcosa che gli era già più familiare.
Urlava e colpiva come un ossesso, creando un vuoto attorno a sè in cui pochi fusi tentavano di avventurarsi. Uno di essi si lanciò in mezzo, con la spessa corazza ossea, simile al guscio di uno scarafaggio, che deviò i colpi dell'alabarda, sbattendolo a terra. Perse la presa su Zadris che scivolò a qualche metro da lui e rotolò su se stesso nel tentativo di sottrarsi alla presa di quella schifezza delle numerose zanne. Quando questa insieme agli altri fusi fecero per caricarlo nuovamente, fu lui a prenderli in contropiede, lanciandosi in mezzo a loro, balzando oltre il primo, aggrappandosi alla gola del secondo con gli artigli per poi ribaltare quella specie di grossa zecca che pigolò impaurita prima che Nether ponesse fine alle sue richieste di aiuto conficcandole Zadris nel ventre poco protetto. Un'altro fuso si lanciò verso di lui con un'ascia alzata, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, Nether gli era saltato addosso con tutto il suo peso, facendolo crollare al suolo mentre con un pugno violento gli spaccò il collo. Ringhiò feroce verso i fusi che si arrestarono, incerti se avanzare o meno. Fu Nether ad incalzarli, avanzando lentamente lanciando ringhi sommessi ad ognuno di loro mentre questi indietreggiavano oltre la porta d'ingresso.

La creatura di melma rugghiva e urlava mentre cercava inutilmente di ghermire i suoi avversari, ad ogni pugno sferrato a vuoto schizzi di melma verde colavano in terra sfrigolando. Galdor, Nexor e la creatura-sciame schivavano i colpi più velocemente che potevano."Bloccatelo ora." disse Galdor mentre risvegliava il potere della Fenice. Nexor usò la telecinesi per fermare la creatura di melma, che sembrò rallentare, emettendo un grido di rabbia. L'ultima cosa che quell'essere vide fù un immensa colonna di fuoco che dall'alto la inghiottiva, prosciugandone i fluidi corporei e rendendola poco più di una statua di cera bruciacchiata.
Lao aveva ormai spezzato tutte e sei le braccia del Fuso con cui combatteva, rapidamente prese tra le mani l'enorme testa e la girò con uno scatto. Con uno scricchiolio sinistro il collo del fuso si spezzò, facendolo crollare al suolo. Ormai restavano solo le creature che Nether incalzava presso l'uscita, con due rapidi balzi l'uomo fu accanto al mannaro, raggiunti presto da Aygarth e dagli altri. Le creature indietreggiavano ringhiando e ruggendo, pronte all'ultimo scontro.
"Non fuggite, non dovete fuggire" proruppe una voce atona e priva di emozioni dietro le creature. Una enorme mano lucida come fosse acciaio agguantò la testa del Fuso più vicino e la spappolò senza apparente sforzo. Dalla porta una figura enorme avanzò nella stanza, rivelandosi in tutta la sua grandezza. Sembrava una statua di un uomo, completamente fatta di un materiale che sembrava acciaio... brunito. Quando la creatura fu entrata parlò agli avventurieri."Bestie senza cervello che non sanno nemmeno vendicare il loro creatore. Io sono la migliore creazione di Damarios. E voi state per subire la mia collera." dal braccio destro scatto una lama lunga quando una spada lunga, mentre il pugno sinistro puntò verso gli avventurieri."Morite." sentenziò il Fuso d'acciaio mentre il pugno partiva con la potenza di un ariete d'assedio verso di loro.

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Akhayla
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MessaggioInviato: Ven Ott 16, 2009 12:34 am Rispondi citandoTorna in cima

Lo Sciame aveva ottenuto quanto desiderava: ora che lo scontro non lo vedeva da solo contro le creazioni di Damarios la sua sopravvivenza era quasi garantita, anche grazie alla suo rapido abituarsi alla capacità di distorcere la realtà intorno a se. Se prima l'essere in più luoghi contemporaneamente gli permetteva di piegare lo spazio, ora che era chiuso in un'unica consapevolezza le abilità del segugio di Thindaloos si manifestavano diversamente alterando la velocità a cui si muovevano le creature e gli oggetti intorno a lui. Aveva utilizzato questo rallentamento poche volte nei precedenti minuti, solo per schivare colpi particolarmente pericolosi, e aveva scoperto altre due nozioni fondamentali: la prima era che a stancarlo era la durata delle distorsioni, più che la loro intensità e la seconda che nessun'altro notava la cosa.
Da ciò lo Sciame dedusse che non stava modificando la velocità degli altri oggetti, ma piuttosto il loro o il proprio scorrere nel tempo. E questo apriva una miriade di interessanti scenari tattici. Al suo comando il pugno rallentò infinitamente, fin quasi a fermarsi, come il resto del mondo intorno a lui. Corse verso il cadavere di un Fuso, grande e massiccio, lo sollevò e, roteando come a lanciare un peso lo scagliò violentemente contro l'arto volante. Nuovamente ci fu una strana esplosione dritta di fronte a lui mentre il corpo impattava sul braccio metallico, spappolandosi e volando in ogni direzione, ma deviando sensibilmente l'attacco dalla sua traiettoria prevista. Se per lui tutto questo era durato pochi secondi, forse una ventina, per gli altri non era stato che un battito di ciglia.
Abbattuto il fuso dalle fattezze gelatinose Galdor si guardò in torno per osservare la situazione. Quello che somigliava ad un golem, interamente metallico, era sicuramente un avversario fuori dalla sua portata per velocità e potenza così decise che era meglio lanciarsi sugli altri fusi che ora iniziavano ad indietreggiare in modo che i suoi compagni potessero concentrarsi sul pezzo grosso con più libertà di movimento.
Aveva usato parecchia energia da quando era entrato nella fortezza di Damarios a ora quasi sempre in una lotta e una corsa forsennata senza un attimo di tregua; così non aveva la possibilità di lasciarsi pervadere dalla travolgente energia che gli donava la fenice se non per pochi secondi o solamente parzialmente.
Spada alla mano si lanciò su uno di quelli che copriva la ritirata degli altri. Somigliava ad un muro di scaglie. Stranamente corazzato sul petto e meno sulla schiena, aveva fattezze tali da permettergli di avanzare ritto sulle zampe posteriori. In una possibile tattica militare sembrava quasi un pavese.
Lo caricò frontalmente. “Vediamo quanto rumore fai” pensò tra se quindi saltò per impattare su quello con entrambi i piedi. L’efficacia dell’urto fu minore del previsto. La creatura si mosse solamente di un passo indietro in modo da non crollare mostrando di aver avvertito più l’impatto che il dolore. Il guerriero si trovò a terra supino mentre quello stava per avanzare per pestarlo come per la vendemmia ma Nexor non perse tempo per aiutare il suo compagno e con un’onda d’urto telecinetica spinse ancora il mostro all’indietro.
“Bella mossa, genio!” lo apostrofò . Il guerriero rotolò sul fianco e si rimise in piedi. “Vedevo se eri attento”
La tensione sul volto del mezzo demone era evidente. “Sta attento, te lo lascio”
La barriera si interruppe d’un tratto e fuso, intento a contrastarla, finì andare avanti con movimenti sconnessi e sbilanciati dal peso della corazzatura. Cadde a quattro zampe di fronte al guerriero che stava per finirlo con un colpo di spada alla nuca scoperta quando si vide costretto a fronteggiare un poderoso colpo con la coda che terminava con una mazza ossea che serviva a bilanciarlo. Con una capriola sul braccio scartò di lato mentre la coda gli sfilava a poca distanza dalla testa smuovendogli i capelli. Il fuso cercava di rimettersi lentamente in piedi quando Nexor lo immobilizzò al suolo. Prese una breve rincorsa e con un balzo gli fu sulla schiena. Con un movimento fulmineo della katana gli aprì un profondo solco e la bestia stramazzò al suolo guaendo. “Mi perdi colpi uomo fiamma?” Rise il mezzodemone “Quello prima conta per mio!” rispose Galdor rimettendosi in piedi.

Nether roteò l'alabarda abbattendo un'altro fuso mentre Galdor e Nexor si occupavano dei pochi rimanenti. Questo gli diede il tempo di rivolgere l'attenzione al problema più pressante. Fischiò richiamando l'attanzione dei presenti, Aygarth compreso – E' tua! - urlò mentre lanciava l'alabarda verso il ragazzo. Questa compì un arco perfetto andando a conficcarsi a pochi passi dal giovane che la recuperò in un attimo lanciando in risposta la spada al middenlander.
Mentre questa era ancora a mezz'aria il golem scagliò ancora una volta il pugno, stavolta mirando direttamente a lui. Sgranò gli occhi per la sorpresa, gettandosi a terra per evitare il colpo che creò una grossa spaccatura nel muro.
Aygarth si lanciò in avanti, tentando di spezzare la catena con un fendente, senza successo. Quando questa tirò il pugno per farlo tornare al suo posto dovette scansarsi per evitare di rimanere colpito. Questo gli diede comunque il tempo per rialzarsi, con la testa che gli girava. La spada era volata via da qualche parte, e non riusciva nemmeno a vederla. Davanti ad un bestione del genere si sentiva un pò inutile, specie senza un'arma in mano.
Lao aggirò la guardia del gigante adamantino sferrando un calcio dietro il suo ginocchio, sbilanciandolo, mentre Honoo tentò di colpirlo al volto, venendo però bloccato da una delle braccia del costrutto che per poco non lo scagliò via. Si girò nuovamente verso Nether che sgranò gli occhi “Allora ce l'ha con me!” pensò. Stavolta non partì nessun pugno. Scariche verdi si accumularono su una delle protuberanze circolari sulle spalle del gigante da cui scaturì un raggio dello stesso colore diretto verso lo stesso middelander che venne colpito in pieno, trovandosi scaraventato, fumante, contro la parete.
Strabuzzò gli occhi, nel tentativo di rialzarsi, ma le gambe tremavano così violentemente per lo shock da non riuscire a reggerlo.
Il fuso ebbe uno sbuffo di soddisfazione al vedere il middlelander a terra. Velocemente si girò e puntò la strana arma da spalla verso Aygarth. Le scariche verdi avevano già cominciato ad accumularsi quando una figura saltò sull'imponente spalla del gigante."Ti mando da un robivecchi, dannato" urlò Lao mentre con tutte le sue forze cercava di deviare l'arma. Il colpo partì a vuoto ma il vecchio non ebbe tempo di rallegrarsene. Un pugno enorme lo afferrò e lo scagliò a diversi metri di distanza, sbattendolo al suolo. Aygarth alla vista dei compagni a terra fu preso da una rabbia incontrollabile, si slanciò contro il fuso e menò una terribile mazzata con Zadris. Il colpo rimbombò acciaio contro acciaio sul ginocchio della creatura.
"Misere creature, la mia pelle è stata forgiata da Damarios in persona, non pensiate che le vostre patetiche armi possano scalfirmi!"disse il gigante con voce atona, mentre puntava un pugno contro Aygarth. Dall'avambraccio scattarono due aste unite da una corda.Una balestra pensò in un lampo il giovane mentre si buttava all'indietro, appena un attimo prima che una selva di frecce lo investisse.
Il gigante ruggì. Aygarth si alzò scrollando i capelli che gli erano finiti sugli occhi. Gli ho mollato un fendente che avrebbe spaccato un pilastro di metallo rifletté, ed è ancora in piedi, il bastardo. E’ tosto. Stava per avvicinarsi a Nether per fargli da copertura quando si accorse che il bestione lo stava ancora tenendo di mira e, così facendo, lo avrebbe esposto ancora di più. Allora si spostò lateralmente cercando di attirarne l’attenzione.
Il braccio. Bisogna staccarglielo.
Fosse così facile...
La balestra si tese e il clack che s’udì risuonò fin troppo chiaramente nelle orecchie del ragazzo. Scartò verso sinistra e iniziò a correre percorrendo una traiettoria circolare come a voler aggirare il mostro. Lo scatto della corda a ripetizione scandiva ogni suo passo e la sua scia era costellata di frecce. Mentre correva, il ragazzo non si lasciava sfuggire i movimento del mostro e quelle specie di protuberanze che aveva sulle spalle e che sembravano aspettare solo il momento giusto per far partire gli stessi raggi che avevano colpito Nether.
All’improvviso, cambiò direzione in maniera inaspettata e scivolò nella guardia del gigante. Il gigantesco braccio s’abbassò per intercettare la sua corsa, ma Aygarth gli guizzò tra le gambe e menò un colpo violento, stavolta alla caviglia. Stavolta non si fermò a guardare gli effetti di quella mossa e corse di nuovo fuori dalla portata di quelle mani enormi, allontanandosi per qualche metro per poi ripiombargli di nuovo addosso. Il braccio mutò ancora, terminando nuovamente nel pugno. Aygarth schivò l’altra mano e si ritrovò faccia a faccia con la bocca dell’arma. Allora si tuffò lateralmente appena prima che partisse, andando a fracassare i mattoni del pavimento. S’alzò rapidamente e caricando il colpo con tutta la forza che aveva nelle braccia calò Zadris nuovamente a livello della caviglia. La lama stavolta non fallì, penetrando nelle giunture laddove sembrava che gli innesti adibiti al movimento fluido fossero più fragili del resto della corazza. S’udì un fischio acuto, come quello di un getto ad alta pressione. Il gigante di ferro cacciò un muggito sordo e s’accasciò su un ginocchio quel tanto che bastò per permettere ad Aygarth di agire. Con un balzo, si inerpicò sulla gamba del golem, fino a raggiungere la spalla. Alzò nuovamente l’alabarda mirando alle protuberanze della spalla sinistra e inferse un colpo tale che gli vibrarono i palmi dal contraccolpo. Sìudì uno schiocco flaccido, come una bolla di liquame che scoppiava, e d’improvviso le protuberanze collassarono su se stesse, esalarono un getto verdastro in una piccola nube. Aygarth se ne accorse all’ultimo e cercò di non inalarla, per quanto possibile, ma ugualmente il senso di bruciore che avvertì al naso, alla bocca e agli occhi fu insopportabile. Gridò con quel poco fiato che aveva nei polmoni e in quel momento, con una torsione violenta del braccio, il golem di ferro lo agguantò, disincagliando l’alabarda, e scagliò entrambi contro la parete.
Aygarth si ritrovò a volare all’indietro, finendo la sua corsa quattro o cinque metri più in là contro il muro. Il dolore che provò alla spalla gli fece vedere bianco per un istante. Rimase seduto con la schiena appoggiata alla parete, sentendo la testa che gli girava e uno strano sapore in bocca, finché un conato di vomito non lo costrinse a girarsi di lato. Sentiva il pavimento che non stava fermo sotto di lui e il cuore gli pusalva a ritmo accelerato.

[continua…]

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Piccolo angelo bellerrimo crudele sanguinario...

Io sono una creatura del Caos. Ma dal Caos nasce la saggezza, e dalla saggezza il potere.

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MessaggioInviato: Lun Ott 19, 2009 12:38 am Rispondi citandoTorna in cima

La vampira accolse con una sinistra, malcelata gaiezza l'assalto dei Fusi. Aveva dovuto rinunciare alla sua preda, a quell'umano che Astrea aveva dichiarato essere suo amico, ma le creature di Damarios erano caccia libera, prede legittime. Poteva sentire il pulsare del sangue(o di ciò che ne faceva le veci, per quanto riguardava quelli fra i Fusi che ormai non erano più nemmeno vagamente umani) nelle loro vene e bramava ardentemente di saziare con esso la propria inestinguibile sete.
Il primo Fuso che partì alla carica nella sua direzione era un colosso alto quasi un paio di metri, umanoide ma con una corazza chitinosa che lo faceva assomigliare ad un insetto mentre braccia e gambe possedevano a loro volta protuberanze affilate come rasoi.
Carnival si gettò in avanti caricando a sua volta il Fuso mentre sfoderava gli artigli, dando sfogo ai suoi istinti con selvaggio abbandono. Il Fuso parò un primo attacco, poi un secondo ma il terzo spezzò la falce chitinosa del braccio destro. Il Fuso cercò di colpire con la mano sinistra ma Carnival non era più li, si era portata alle sue spalle. Con un gesto rapido la vampira strappò la corazza che ricopriva il collo e affondò i canini nella carne viva, rimanendo abbarbicata alla schiena della creatura fra le urla di dolore del Fuso fino a quando questi crollò dapprima in ginocchio e poi prono, sempre con Carnival attaccata al suo collo come una gigantesca sanguisuga.

Frattanto Astrea si era piazzata spalle al muro, pronta a lanciare i suoi pugnali contro il primo Fuso che le fosse capitato sotto tiro...la ragazza era fin troppo conscia delle sue scarse capacità nel corpo a copro specialmente contro quelle creature ributtanti.
Per qualche momento sembrò che tutto dovesse andare per il meglio..ad un tratto però Astrea udì un ringhio minaccioso provenire direttamente dalla sua destra. Voltatasi di scatto la ladra si trovò di fronte un Fuso tutto zanne e artigli, una specie di incrocio fra un leone e una tigre, dotato per di più di quattro braccia ognuna delle quali terminava con artigli lunghi una ventina di centimetri. Astrea non ci pensò due volte e scagliò i suoi pugnali, uno dei quali centrò il Fuso a una spalla ma l'essere non sembrò quasi accorgersene.
“Oh accidenti...” disse “Aygarth, Nether...aiuto!” gridò invocando i compagni, ma questi erano troppo presi nel combattimento per udirla....ma l'invocazione non andò comunque sprecata.
Poco lontano infatti la vampira alzò la testa dal suo festino e digrignò i denti...un istante dopo i suoi artigli si conficcavano nel fianco del Fuso mentre Astrea, atterrita, si appiattiva quanto più poteva contro il muro. La belva urlò orribilmente ma la sua reazione fu pronta...le quattro braccia si inarcarono in un angolo innaturale e gli affilati artigli si conficcarono nella carne della vampira, poi il fuso gettò Carnival contro la parete più vicina, con violenza. Il Fuso diede in un urlo animalesco di vittoria mentre la donna ricadeva scompostamente a terra. Nuovamente la belva si voltò verso Astrea ma solo per un istante.
“Non tanto in fretta, Cosa Vivente”.
La vampira si era rialzata e guardava il Fuso con un sorriso storto sulle labbra “Ora, tocca a me”. Tale era la volontà di Morte che si leggeva negli occhi della vampira che il Fuso arretrò di un passo davanti a lei...un secondo dopo Carnival gli era già addosso. La vampira saltò alla gola della creatura, gettandola a terra col proprio impeto, ignorando le ferite che essa le infliggeva e che si risanavano quasi nello stesso momento in cui venivano inferte mentre i suoi canini dilaniavano la gola del Fuso. Ancora una volta la vampira indugiò a prosciugare le vene del suo avversario, sotto lo sguardo atterrito di Astrea.....eppure quando finalmente la vampira alzò la testa le sue prime parole furono proprio per la ragazza
“Tutto bene bloodisster?” chiese , come se fosse la cosa più naturale del mondo.

La scena si ripetè per filo e per segno quando un terzo Fuso tentò di assalire le due donne...la vampira lo uccise sopraffacendolo con la sua forza e la sua velocità sovraumane e la sua furia selvaggia e poi si nutrì del suo sangue prima di ucciderlo.
Le braccia lorde di sangue fin quasi agli avanbracci, un sorriso demoniaco dipinto sul viso, la vampira sembrava l'incarnazione di un demone in terra...non c'era da stupirsi se i Fusi arretrarono impauriti di fronte a lei, di fronte alla promessa di Morte che si poteva leggere in quegli occhi grigi e freddi.

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MessaggioInviato: Mar Ott 20, 2009 12:48 am Rispondi citandoTorna in cima

Il Fuso d'acciaio abbracciò il gruppo con lo sguardo senza emozioni."Come ha fatto un tale gruppo di zotici a sconfiggere il mio padrone?"domanda a tutti e a nessuno. Con un sonoro "Tclack" le mani gli si staccarono dai polsi cadendo pesantemente a terra, restando attaccate al loro padrone con delle catene chiodate."Vuole chiudere la partita."pensò Nether pronto a sfuggire al prossimo attacco. Le braccia del Fuso si alzarono all'unisono cominciando a mulinare le catene attorno a lui, creando un vortice impenetrabile. Con passi pesanti si avvicinava sempre più al gruppo, pronto a ghermirli.
Nether si rimise in piedi, ringhiando a denti stretti per il dolore che percorreva tutto il suo corpo.
Con le gambe che ancora tremavano per lo sforzo di rimetterlo in piedi, vide il gigante adamantino avvicinarsi a loro mulinando i pugni collegati alle catene come fossero enormi mazzafrusti. Digrignò i denti, avvertendo in bocca il sapore del suo stesso sangue; evidentemente doveva essersi fatto più male del previsto a causa degli urti subiti, nonostante l'armatura avesse retto egregiamente fino a quel momento.
Si lanciò a testa bassa verso la parete alla destra del golem, compiendo un balzo prodigioso contro il muro nonostante il peso che aveva addosso. Uno dei raggi verdi saettò verso la sua posizione, ma lui si era già tolto dalla traiettoria, riuscendo a spostarsi dietro il golem. Mantenne l'equilibrio, roteando su se stesso per poi saltare verso il golem, riuscendo ad arrampicarsi sulla schiena del gigante.
Carnival stava osservando con curiosità, e un pizzico di condiscendenza il combattimento fra i membri del gruppo e il Fuso di metallo.
“Cose Viventi” mormorò con una nota di divertimento nella voce nel vedere lo spericolato attacco di Nether “Pelle di ferro, niente sangue, niente bel sangue rosso” disse ancora, come rivolta ad un invisibile ascoltatore. Poi si voltò verso i cadaveri, le sue vittime e quelli uccisi dagli altri
“Morto, freddo acciaio, morta, fredda carne.”. La vampira continuò a mormorare ma ora la sua voce era passata ad un'altra lingua, incomprensibile ma le cui parole sembravano aride e spietate, come il raschiare di una lama affilata sulle ossa e sulla carne vivente. La temperatura si abbassò percettibilmente nella stanza mentre a scatti, con i movimenti lenti e innaturali di una marionetta, i cadaveri dei Fusi, rianimati dalla magia oscura della vampira si rialzarono in piedi, schiavi di Carnival in morte così come lo erano stati di Damarios in vita.
“Andate” disse semplicemente la donna puntando un dito affusolato verso il golem di acciaio brunito. Barcollanti, i morti rianimati si mossero per assalire il nemico della loro oscura padrona.

Galdor guardò con disgusto gli attacchi di Carnival e pensò che era solo questione di priorità il fatto che avessero attaccato i fusi di Damarios e non lei. Si volse a quello che ormai stava diventando il suo miglior compagno d’arme. “Mezzosangue, che puoi fare contro quelle cose?”
Nexor gli rispose ignorando la poca delicatezza con cui il guerriero si era rivolto a lui, aveva imparato che non lo faceva con disprezzo ma che era semplicemente fatto così. “Credo non molto, iniziano a scoppiarmi le tempie.”
Il guerriero assunse un’aria leggermente corrucciata per alcuni istanti quindi tornò ad osservare la situazione.
”Va bene, facciamo il giochino del gatto col topo” pensò tra sé.
“Hey! Tu, bestione!” Si concentrò, cercando di riunire tutte le energie e una fiamma si propagò dalla sua pelle “La vedi la fiammella?! Su, segui la fiammella!” Gli fece cenno con la spada e quello si avviò nella sua direzione probabilmente guidato dall’istinto che un maggior potere manifestato equivaleva ad un maggior pericolo per la sua incolumità.
”E ora devo cercare di non lasciarci le penne…

Aygarth si risollevò per metà. Aveva ancora in bocca quel sapore disgustoso dettato dalla nube verde. Dèi, cos’era? E’orribile...! Aprì gli occhi e se li sentì bruciare in maniera insopportabile, al punto da lacrimare. Si passò una mano sul volto per cercare di porvi rimedio, ma non ottenne alcun cambiamento. Nella patina ondeggiante delle lacrime cercò di mettere a fuoco la situazione. Scorse un bagliore verso destra: Galdor. Il gigante di metallo seguiva i suoi movimenti, attirato forse dalla fiamma che sprigionava. Si guardò intorno ma non riusciva a tenere gli occhi aperti a lungo dal tanto che gli bruciavano. Sbatté le palpebre un paio di volte inquadrando la figura di Nether appesa al collo del bestione, Carnival poco distante con alcuni Fusi barcollanti che, come privi di coscienza propria – i sensi della Forgia non scorgevano anima in quei corpi – avanzavano verso il gigante come una lenta onda di marionette. Fissò ancora il gigante e per un attimo la sua vista si sovrappose a un’immagine distorta, in cui il Fuso di metallo cambiava radicalmente tramutandosi in una creatura contorta e tentacolata. Fu un attimo, poi, quando sbatté nuovamente le ciglia, tornò tutto normale. Che diavolo mi succede...?
Il Cronista gli fu accanto in un baleno.
“Tutto bene, fratello?”
“Non proprio...” confessò Aygarth, ma quando il Vampiro gli mise una mano sulla spalla per farlo sedere di nuovo, la rifiutò decisamente e avanzò, alabarda in mano. L’equilibrio non era ancora il massimo e gli sembrava di essere sempre sul punto di vomitare. Cercò di studiare la situazione: gli unici punti deboli sembravano essere le giunture. Quel metallo sembrava duro come quello di Zadris, e non era facile...
Il suo cuore sobbalzò. Metallo... ma certo. Sono un idiota! Il più grande idiota tra i fabbri!
“Galdor!” chiamò con tutte le sue forze.

Il golem continuò imperterrito la sua lenta marcia verso di loro, tanto che il primo zombie creato da Carnival venne letteralmente spazzato via da uno dei pugni del gigante.
Con un urlo di rabbia Nether tirò ancora più forte il collo del gigante, i muscoli che si tendevano come cavi d'acciaio nel tentativo di provocare una qualsiasi reazione in quel gigante di metallo.
Riuscì a tirargli indietro la testa, quanto bastava per fargli perdere il controllo sul movimento delle braccia che cessò, mentre queste crollavano a terra fracassando buona parte del pavimento.
Avvertì nuovamente lo sfrigolio di una delle sfere. Tanto bastò per fargli mollare immediatamente la presa, senza però evitare del tutto il raggio che lo colpì al braccio, stavolta ustionandolo seriamente. Crollò al suolo tenendolo stretto a sé, stringendo con forza i denti per non lanciare lamenti di dolore mentre il golem continuava la sua opera.
Il fuso d'acciaio si girò verso Nether interrompendo il suo mulinare."Se ci tieni tanto a morire..."disse con voce atona mentre uno dei pugni tornava alla posizione originaria. Con un sordo ronzio l'avambraccio comincio a girare come una trivella, puntando sul mannaro. Nether si slanciò all'indietro quando il pugno partì, lasciando un cratere dove un attimo prima si trovava il mannaro. Il Golem ricominciò a mulinare le braccia, dirigendosi verso il gruppo, poco o niente rallentato dai non-morti che Carnival aveva richiamato."Dobbiamo cercare di entrare nella sua guardia altrimenti siamo finiti." disse Lao mentre si affiancava ad Aygarth. Il vecchio dopo il volo che lo aveva sbattuto contro un muro sembrava abbastanza ammaccato e malconcio ma non presentava ferite serie.
La vampira guardava senza particolare interesse il Fuso scagliare i suoi zombie come fuscelli da un lato o dall'altro...i suoi cadaveri ambulanti non potevano essere eliminati con semplici armi “fisiche” come quelle che il golem stava utilizzando e infatti dietro di lui gli zombie si rialzavano incuranti dello stato dei loro corpi martoriati e ritornavano all'attacco. D'altro canto quella specie di Golem sembrava essere praticamente impervio ai loro attacchi quindi la loro funzione era quella di essere, al massimo una distrazione.
Una smorfia infastidita si dipinse sul volto della vampira quando questo pensiero si fece strada nella sua mente e Carnival pestò un piede per terra, con stizza.
“Stupida Cosa Vivente” disse, con rabbia...poi si lanciò all'attacco, muovendosi a velocità innaturalmente elevata, tanto da riuscire ad evitare gli arti turbinanti della creatura ed a balzarle sul collo. Sfoderati gli artigli la vampira prese a colpire il collo dell'essere con cieca furia nel tentativo di lacerare la sua corazza una volta per tutte.
“Muori” diceva con una violenta bramosia nella voce "Muori! Oh, muori!"

Galdor si sentì chiamato dal giovane fabbro. Notando che il bestione non lo calcolava più spense la propria aura fiammeggiante, per non consumare anche quella poca energia che gli era rimasta “Che cosa hai in mente ragazzo?” Gli chiese accorrendo verso questi.
Aygarth si volse verso il guerriero. “Hai abbastanza fuoco? Se sì…” Prima che potesse continuare, un pugno provvisto di catena venne sparato nella loro direzione. Aygarth se ne accorse per primo e spintonò di lato Galdor prima di mettersi in salvo a sua volta. Il pugno fracassò il pavimento fra loro due e il gigante, aggredito da Carnival, si mise a roteare all’impazzata le sue armi. Aygarth scorse il middenlander ancora a terra, pericolosamente sulla sua traiettoria. «Nether!» gridò e scavalcò dei detriti con un solo salto cercando di anticipare il mostro. Per un attimo ebbe la sensazione che tutto il mondo si trasformasse, attorno a lui, ma ben presto riprese il controllo di sé e afferrò il middenlander strattonandolo al riparo prima che il pugno lo colpisse. Una pioggia di calcinacci li investì in pieno. Aygarth non perse tempo e imbracciando l’alabarda a due mani la calò sulla catena. Non fu sufficiente a spezzarla, ma la incrinò sensibilmente: sarebbe bastato un altro colpo per farla cedere. Nel frattempo, però, il gigante aveva recuperato terreno e con un calcio falciò l’aria di fronte ai due. Aygarth frappose Zadris appena in tempo per assorbire l’
impatto e venne catapultato all’indietro, finendo praticamente in braccio a Galdor e sbattendolo contro il muro per l’impeto del volo.
«Cosa? Cosa devo fare?»
«FONDILO!» urlò il giovane di rimando. «Quel figlio di cagna non è altro che metallo. Fondilo!»

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MessaggioInviato: Mar Ott 20, 2009 1:32 am Rispondi citandoTorna in cima

Galdor si tolse Aygarth di dosso e un sorriso ai limiti della malvagità apparve sul volto del guerriero. Scrocchiò le dita quindi i polsi e il collo. “E così mi vuoi in versione forgia… vediamo che cosa riesco a combinare!”
L’aura di fuoco tornò a ricrearsi attorno a lui. Gli occhi divennero dorati quindi cremisi e alle sue palle due ali fiammeggianti vennero a delinearsi.
”Non mi abbandonare ora amica mia.”
Poggiò un piede contro il muro intanto che le fiamme iniziarono ad avvolgere anche la sua mano e la sua spada. Il tatuaggio brillò vermiglio. Si diede una spinta e partì in volo basso radente al suolo.
“E ora levatevi di mezzo!”
Gridò ai compagni. Sperava vivamente riuscissero a scansarsi, almeno quelli che aveva avuto modo di conoscere gli altri… beh, ogni guerra ha i suoi morti.
L’aura di fuoco si ingrandì ed esplose quando, quasi fosse una cometa, impattò contro il petto del gigante di metallo. Questi oscillò pericolosamente indietro mentre Elrohir si conficcava quasi per metà dentro il suo petto. Quando l’esplosione di fiamme si fu leggermente diradata gli astanti poterono scorgere la figura di Galdor, con le ginocchia poggiate sul petto del fuso mentre alimentava con la propria forza le fiamme della fenice e spingeva dentro il petto del golem la propria spada. Il metallo iniziava a farsi rosso e incandescente.

Approfittando di quel breve attimo si lanciò contro una delle gambe del gigante, scagliandosi contro di essa con tutto il suo peso. L'impatto fu tale da fargli perdere del tutto l'equilibrio mentre crollava rovinosamente a terra.
Nether si tolse da sotto mentre il golem veniva letteralmente fuso, inondando la stanza di un calore insopportabile mentre tentava debolmente di togliersi di dosso Galdor, sebbene i suoi movimenti venissero resi sempre più lenti e imprecisi dalla mancanza di componenti interni ancora intatti.
Con gli occhi socchiusi a causa del calore insopportabile, notò la vampira distesa contro la parete, ancora scossa dopo la caduta del golem, e abbastanza vicina ad esso da rischiare di finire bruciata dalle stesse fiamme di Galdor. Stringendo i denti si lanciò verso di essa, riparandosi come poteva dalle fiammate nel tentativo di recuperarla.

La vampira era troppo presa nel suo violento attacco al Fuso per accorgersi dell'attacco combinato di Nether e Galdor...all'atto pratico Carnival realizzò cosa stava succedendo nell'attimo in cui il golem in stato di fusione barcollò e cadde. Si gettò di lato per non venire schiacciata dalla massa rovente ma finì col ritrovarsi presa fra la parete della stanza e la massa di metallo fuso. Di norma si sarebbe levata immediatamente da quella scomoda posizione ma le fiamme evocate da Galdor l'abbagliavano, così Carnival esitò “Odiosa luce” mormorò, riparandosi gli occhi e rischiando così di essere travolta dalle fiamme stesse.
Fu in quell'istante critico che il middenlander intervenne riuscendo a sgusciare fra le le fiamme e il metallo fuso e ad afferrare la vampira trascinandola oltre le rovine del Golem, al sicuro.
Il primo istinto di Carnival fu di scostarsi e sibilare in faccia a Nether ma poi la vampira si arrestò di colpo e un'espressione confusa le si dipinse sul viso...era evidente, persino per lei, che Nether aveva cercato di aiutarla e non di nuocerle.
“Così strano” disse guardando il middenlander con la testa inclinata da un lato “Io...non sono sicura...Io non capisco...ma...Grazie, Cosa Vivente.” disse con tono incerto, come se non fosse sicura di ciò che stava dicendo.


Fumo, odore di metallo fuso... di quella tremenda battaglia tutto ciò che rimaneva era un tappeto di cadaveri e un ammasso informe al suolo, ancora incandescente.

Aygarth s’alzò appoggiandosi all’alabarda. Lo stomaco era ancora sottosopra e minacciava di rivoltarsi come un calzino da un momento all’altro. Avanzò verso le macerie del mostro e si voltò per dire qualcosa ai presenti quando la realtà mutò nuovamente di fronte ai suoi occhi. Il suo sguardo cadde su Nether, e la sua figura s’annebbiò all’improvviso. Un’altra figura troneggiava al suo fianco, e il ragazzo ebbe l’impressione che il cuore gli si rimpicciolisse per lo sgomento. Una creatura ferina, lunghe zanne da vampiro. Carnival, dal volto incredibilmente trasfigurato, gli artigli sfoderati, che si avvicinava al middenlander pronta ad aggredirlo.
Cercò di avvertire il compagno ma fu come se la voce non gli uscisse. Il mostro-Carnival si contrasse su se stesso, pronto a spiccare il balzo da predatore. Aygarth urlò, perdendo la presa sull’alabarda, e qualcosa in lui, di nuovo, si scosse. Lo agguantò una rabbia inspiegabile, una furia cieca, che lo fece scattare verso la vampira e saltarle addosso prima che potesse compiere l’attacco. Il suo urlo attirò l’attrazione dei presenti, Nether compreso, e si trasformò in qualcos’altro. Un ruggito che sia Carnival, sia il Cronista riconobbero come fosse uscito dalle loro gole. Il ruggito di un Vampiro.
Carnival sbatté la schiena al suolo, slittando per qualche metro a causa dell’impeto. Aygarth le fu subito sopra, tenendole le spalle con le mani e premendo le ginocchia sulle gambe. Aveva i denti scoperti, il fiato che si condensava a un palmo dal volto della vampira. Gli occhi, prima brillanti, si erano riempiti di carminio e fissavano Carnival come se vedessero in lei una preda da sbranare.
La vampira venne colta di sorpresa, non tanto dall'attacco dell'umano quanto dalla sua velocità e dal suo impeto...e ora si trovava davanti un Aygarth che sembrava più un vampiro, una creatura come lei stessa era che un semplice umano.
“Io...non capisco” mormorò, in tono confuso e per un attimo, ma solo un attimo, la sua espressione fu quella di una ragazzina confusa a cui sia stato dato uno schiaffetto su una mano mentre la allungava per prendere un dolce o un giocattolo e non ne comprenda il perché.
Ma l'attimo passò e gli occhi grigi della vampira si indurirono mentre in fondo ad essi facevano capolino irrefrenabili rabbia e odio, l'odio folle e insensato che Carnival provava nel profondo della sua anima dannata per ogni cosa viva.
“Come...OSI?. Tu, odioso umano, odiosa Cosa Vivente! Io ti odio. IO TI ODIO! IO TI ODIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO” la sua voce era salita fino a diventare un urlo isterico.
Per quanto Aygarth avesse assunto l'aspetto di un vampiro, non ne aveva però assunto la forza e la cosa divenne immediatamente evidente quando Carnival, furiosa, passò al contrattacco. Le mani della vampira afferrarono i polsi di Aygarth costringendolo a lasciare libere le spalle dopodiché se lo scrollò di dosso neanche fosse una scarpa vecchia.
Il ragazzo si rialzò in piedi prontamente ma prima che fosse nuovamente pronto ad attaccare o prima che gli altri componenti del gruppo potessero riscuotersi dalla paralisi che sembrava aver avvolto tutti, Carnival gli fu addosso centrandolo con una violenta manata da sinistra verso destra, un colpo che spedì Aygarth dall'altro lato della stanza.
Carnival urlò nuovamente, un terribile urlo di trionfo e di sfida...era palese che non si sarebbe fermata finché non avesse ucciso Aygarth e anche tutti quelli che avrebbero cercato di fermarla.

“Ehi!”
“Fermi! Fermi!”
Un coro di voci concitate spezzò quell’attimo di paralisi. Aygarth si rialzò, scrollando la testa. Ci volle un attimo prima che si gettasse nuovamente all’attacco, ma stavolta il Cronista fu più veloce di lui. Con un rapido balzo gli fu alle spalle e gli cinse il corpo passandogli le braccia sotto le ascelle. Sotto le sue dita affusolate sentiva il tendersi dei muscoli in uno spasmo che gli piacque poco. A dargli man forte accorse Nether, mentre Carnival venne bloccata prima da Astrea, poi da un colpo telecinetico di Nexor che gli impedì di muoversi ulteriormente. I due astanti rimasero alla distanza di qualche metro, entrambi ringhiandosi letteralmente contro.
“Che diavolo gli è preso?” imprecò Lao, che nel frattempo aveva prestato soccorso a Galdor. Il guerriero, dopo l’enorme sforzo compiuto, a stento riusciva a tenersi in piedi e rimanere sveglio.
“La warpietra” ipotizzò Nether. “Se inspirata, provoca allucinazioni. E’ per questo, forse, che Aygarth è scattato così...”
No, c’è dell’altro, pensò il Cronista, mentre tratteneva il giovane. Aveva sentito quel ruggito. Aveva sentito la voce di una bestia, di pari passo con quella della Forgia. La stessa voce che lui aveva sfogato il giorno della morte di Aelyn. Ciò che divorava Aygarth, ciò che si scatenava tutte le volte che riteneva Nether in pericolo di vita, come se la Forgia lo facesse impazzire, stava facendo accrescere anche qualcos’altro... qualcosa che lui stesso gli aveva trasmesso. La sua maledizione.
Sta mutando. Lo sento nel suo sangue.
“Aygarth, calmati, adesso!”
Controvoglia, Nether gli piantò un pugno sul volto. Era l’unica maniera per calmarlo, sotto quel punto di vista, e incredibilmente funzionò. Aygarth scrollò il capo, come riprendendosi da un brutto sogno. Gli occhi erano tornati quelli grigi di sempre. Fissò gli astanti, quasi sorpreso di essere trattenuto, e quando tornò con lo sguardo sulla vampira, non vide nulla del tremendo mostro che aveva di fronte agli occhi solo qualche istante prima.


Non fu altrettanto semplice calmare Carnival. Anche se Nexor la stava bloccando, impedendole di attaccare oltre la vampira stava lottando con tutte le sue considerevoli forze per liberarsi dalla costrizione che la impediva, il bel viso deformato dall'odio e dalla brama di sangue.
“Carnival! Ti prego, Carnival fermati!” Astrea si era parata davanti alla vampira e le stava parlando in tono concitato, tentando di distrarre la sua attenzione dall'oggetto della sua furia ma senza molto successo...gli occhi grigi della vampira ardevano di una luce folle ed erano fissi su Aygarth, oltrepassando la ragazza senza vederla veramente.
“Carnival, guardami...ti ricordi di me? Sono Astrea, sono la tua bloodsister, siamo sorelle...devi ascoltarmi”
Un rapido contrarsi di un muscolo sul volto di Carnival fu l'unico segno che ella avesse compreso le parole di Astrea ma ora il suo sguardo parve focalizzare la ladra.
“Ti prego, non devi fargli del male” insistè Astrea ”E' mio amico”.
“E' lui quello che voleva fare del male a me!” protestò la vampira in tono querulo, poi digrignò nuovamente i denti.
“Fallo per me” tentò nuovamente Astrea “Tu non vuoi farmi del male, non vuoi vedermi soffrire, io lo so” era un tentativo azzardato, lo sapeva...ma l'alternativa era uno scontro a viso aperto e Astrea era determinata ad impedirlo. Si stava affezionando a Carnival, a quello strano miscuglio di spietata crudeltà e di candore quasi infantile, pur così incomprensibile e piena di contraddizioni com'era.
Carnival indirizzò ad Astrea uno sguardo perplesso “Io non farei mai del male alla mia sorella perduta, alla mia bloodsister”disse con tono di voce quasi indignato e la ladra seppe che aveva avuto partita vinta.
“Lo perdonerai? Lo farai per me?” disse guardandola direttamente negli occhi e stringendola per le spalle. “Per te” borbottò controvoglia la vampira.
Ci volle ancora qualche attimo per calmare entrambe le parti. Carnival si voltò nuovamente verso Aygarth e digrignò i denti da vampira in un ultimo avvertimento, strattonando appena la stretta di Astrea come a voler annunciare di non essere del tutto convinta. In quell’istante, il silenzio venne tagliato da un fischio e Zadris, abbandonata a terra, si mosse di volontà propria. Schizzò come un proiettile, roteando, e si impiantò tra i due astanti, come a voler fare da scudo e decretare la fine delle ostilità.
La vampira guardò fisso l'arma per qualche istante, poi spostò gli occhi su Aygarth e poi oltre lui, al Cronista che lo stava ancora trattenendo....”Così strano” disse, rivolta a nessuno in particolare come sempre. Sentiva vita in entrambi, ma Aygarth odorava anche di essere vivente, il Cronista, no. Ed era Aygarth quello che sembrava comportarsi da vampiro....il suo sguardo scivolò nuovamente sull'alabarda e qui rimase, per parecchi istanti come se la vampira pensasse che, in fondo, l'arma era il più comprensibile dei tre misteri che aveva davanti ai suoi occhi.
“E'....una Cosa Vivente” alitò infine, in tono pieno di meraviglia.


Aygarth non capì le parole della Vampira: era troppo frastornato dall’accaduto. L’unico a udirle fu il Cronista, che fissò Carnival per qualche istante prima di tornare a occuparsi del ragazzo. Cominciò a sciogliere la presa sentendo che il giovane non ostentava più resistenza.
Aygarth indietreggiò di un paio di passi. Si sentì improvvisamente imbarazzato, rendendosi conto dell’accaduto. Nether gli si parò di fronte. “Ehi” lo chiamò. “Stai bene?”
Aygarth scrollò ancora il capo. “Mi sento uno schifo. Era tutto distorto... mutava tutto, ogni cosa si trasformava...” Sputò sul pavimento. “E ho un sapore in bocca che mi fa vomitare...”
“Passerà” lo confortò il middenlander. “Ma per favore, se vedi che mi cresce una coda e dei tentacoli non fare altri colpi di testa e ricorda che è colpa di quella dannata warpietra...” Diede una pacca sulla spalla al ragazzo e si rivolse agli altri. “Togliamoci da questa topaia. E qualcuno aiuti il vecchietto a portare Galdor, sia mai che la sua schiena non regga...” commentò infine, ricevendo in sordina le imprecazioni poco gentili di Lao che reggeva il giovane guerriero in spalla.

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Io sono una creatura del Caos. Ma dal Caos nasce la saggezza, e dalla saggezza il potere.

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MessaggioInviato: Lun Ott 26, 2009 1:04 am Rispondi citandoTorna in cima

Astrea emise un sospiro di sollievo, Carnival non aveva fatto del male a nessuno. Fino ad ora. Maledisse silenziosamente Aygarth e quando incrociò lo sguardo del ragazzo gli lanciò un’occhiataccia. Sapeva che il fabbro non aveva colpa, ma non era certa di riuscire sempre a calmare Carnival e ad evitare che si scontrasse con gli altri. Per tutta la durata dello scontro contro i fusi e soprattutto quando le era corsa in suo aiuto, aveva cercato di osservarla quanto più poteva. Aveva letto la brama di sangue nei suoi occhi, aveva visto la furia del suo combattimento e la ferocia con la quale si scontrava contro le sue vittime. Sbuffò leggermente, e fu allora che con la coda dell’occhio osservò il Cronista, sbatté le palpebre un paio di volte mentre rifletteva.
In un paio di secondi fu accanto a Carnival, le strinse un braccio per avere la sua attenzione.
“Carnival ascoltami, quando Nexor ti tratteneva coi suoi poteri tu hai detto qualcosa… Qualcosa sull’alabarda, cosa significa?” Chiese increspando la fronte.
La vampira si voltò verso Astrea, apparentemente dimentica di quanto avvenuto poco prima, dopo la battaglia col golem di acciaio tanto che per un istante il suo sguardo parve lontano e vagamente perplesso ma poi Carnival parve riscuotersi.
“E' una Cosa Vivente” disse con la massima naturalezza, come se la cosa fosse ovvia.
La ragazza arricciò le labbra e annuì un paio di volte anche se non aveva capito che cosa intendesse per cosa vivente. “Mi dispiace dover farti sopportare tutto questo, Carnival.” Astrea quando guardò la vampira negli occhi non riuscì a nascondere l’angoscia che provava.
“Sei stata brava, non hai fatto del male a nessuno. Immagino quanto sia difficile per te imparare a controllarti ma puoi riuscirci…” Abbassò la voce e indicò con il mento il vampiro. “Come sembra fare lui.”
“La mia sorella è buona con me.” la vampira sorrise, un sorriso -vero- questa volta, non la solita smorfia irridente con cui gratificava i propri interlocutori “Tu non sei come loro” proseguì in tono suadente “odiose, antipatiche Cose Viventi. Tu sei diversa, tu mi hai fatto il Dono.”. Sarebbe andata avanti ancora un bel po' se Astrea non avesse additato alla sua attenzione il Cronista, che stava poco lontano, come se stesse sorvegliando le due.
“Lui?” disse la vampira in tono perplesso “Non capisco...così strano.” guardò Astrea poi il Cronista, poi nuovamente Astrea “Così strano” ripeté “Io sento vita, vita! Ma non odora di vivo, non odora di niente. Come.....me. Impossibile!”.
Astrea inclinò di scatto la testa di lato a quell’affermazione e se non fosse stata saldamente attaccata al collo, la sua testa sarebbe rotolata sul pavimento. Scosse il capo. “Vita?” Ripeté. Carnival era una creatura strana e sicuramente aveva una logica che per lei era razionale mentre risultava incomprensibile ai più, ma non mentiva. “Sei… sicura?” Domandò con un filo di dubbio nella voce. “Come pensi sia possibile?” Continuò.
“Non lo so, non lo so. Ma lo sento. Vita, vita! Lui è una Cosa Vivente, lui non può essere come me, non può essere , non può essere” gli occhi di Carnival erano fissi ora sul Cronista, le sue mani si aprivano e si chiudevano lentamente, come artigli. “Sento calore...sangue che scorre...cuore che batte....voglio quel calore, voglio estinguerlo. Voglio quel sangue, voglio sentirlo scorrere nelle mie vene. Non ha il diritto di averlo!”
Astrea poteva sentire la bramosia accendersi nella voce di Carnival. Il sangue dei Fusi non era bastato a saziarla. O forse...o forse il particolare stato del Cronista la attirava, in qualche modo che lei non riusciva a comprendere. In mezzo a quel diluvio di frasi incoerenti eppure orribilmente minacciose, Astrea aveva la sensazione che Carnival si sentisse come oltraggiata.
Si irrigidì e le strinse il braccio. “No, Carnival.” Il tono di voce era nuovamente perentorio. “Non hai motivo di farlo.” Adesso anche lei fissava il vampiro. “Perché non provi a parlargli? Puoi cercare di scoprire perché tu e lui siete così…” Cercò il termine più adatto. ”…diversi. Ma non per questo devi fargli del male o tentare di impossessarti del suo sangue. Capito? Carnival?”

La vampira non rispose subito, per qualche istante continuò a fissare il Cronista, poi si imbronciò.
“Ma io, voglio farlo.” disse con un tono di voce che si adattava all'espressione del viso.
“Insomma, dai, Carnival” disse Astrea cercando di scherzare “non puoi attaccare qualcuno solo perché ti garba di farlo”.
La vampira diresse su di lei lo sguardo dei suoi occhi grigi e freddi
“Perché?”
La ragazza sgranò gli occhi e si passò le mani sul volto, fece una risata nervosa tenendo ancora le mani sugli occhi, infine scosse la testa e tornò a guardare la vampira. Non c’era irritazione nella voce, solo affetto e soprattutto molta pazienza.
“Perché siamo amici e ci fidiamo l’uno dell’altro, altrimenti non staremmo insieme. Perché io ti ho aiutata. Perché Nether ti ha salvata. E tu non vuoi fare del male ad un nostro amico, nevvero? Perché ora che hai trovato anche tu altri amici, altri essere viventi come me, non vuoi nuocere loro, non vuoi nutrirti del loro sangue. Sarebbe sbagliato. I miei amici ti hanno accettata e non ti hanno fatto del male come tu temevi all’inizio. Loro si sono fidati di te, e tu non vuoi tradire la loro fiducia, una promessa che mi avevi fatto, nevvero?” Parlò tranquillamente con la voce persuasiva e incalzante di una ragazza ingenuamente buona. Fissò quegli occhi grigi e freddi con i suoi smeraldini, l’espressione era fiduciosa e sicura, le labbra erano piegate in un sorriso rassicurante che era difficile poterle negare quello che chiedeva.

Lo sguardo della vampira si fece vacuo e per qualche istante fu come se Carnival si fosse proiettata a milioni di chilometri da lì tanto era remota la sua espressione.
“La Cosa Vivente Nether mi ha aiutata. Così strano.” disse infine, un'ammissione piuttosto riluttante la sua “Tradire la loro fiducia....” il tono era riflessivo “...io non credo che loro abbiano fiducia. Però non mi hanno attaccata.” Sembrava che la donna stesse dando voce ai suoi pensieri, a ruota libera. Astrea attese pazientemente che la vampira sbrogliasse per intero il filo logico delle sue riflessioni.”Non attaccherò chi mi ha aiutata” disse infine con un tono talmente riluttante da essere quasi comico “ma loro non sono miei amici. La Cosa Vivente Aygarth mi ha attaccata, voleva farmi male. Solo la mia bloodsister è mia amica.” concluse testardamente.

Astrea fece un’espirazione forzata rassegnata, cercare di convincere la vampira era come sbattere la testa al muro. Ma non aveva importanza, l’unica cosa che contava era avere la sicurezza che Carnival non rappresentasse un pericolo. Dischiuse le lebbra per parlare ma all’improvviso sentì uno spasmo ad una gamba ed emise un gemito. Fu costretta ad aggrapparsi a Carnival per non cadere. Chiuse gli occhi e strinse i denti mentre il dolore sembrò cessare con la stessa velocità con la quale era venuto. Allentò la presa lentamente, respirava a fatica, si passò una mano sulla fronte. Sgranò gli occhi sorpresa, era madida di sudore e la sua pelle era fredda se non ghiacciata. Fece scivolare la mano dalla fronte sulla guancia e infine sul collo proprio dove era stata morsa, la pelle era calda e gonfia e sembrava pulsare. Questa volta gridò più forte mentre un altro spasmo la costrinse ad finire a terra sulle ginocchia, afferrò il polso di Carnival e la guardò dritta negli occhi con le pupille innaturalmente dilatate mentre con crescente orrore cominciava a capire. “Il tuo veleno… Carnival…” Mormorava “Hai mai lasciato in vita qualcuno… qualcuno che hai… morso?”
La vampira si chinò per sorreggere la ragazza, un'espressione ansiosa sul bel volto pallido. La destra accarezzò i capelli di Astrea, una, due volte, nervosamente, come se quel gesto testimoniasse agli occhi della donna al tempo stesso il suo affetto e la sua contrizione. Un sottile velo di paura sembrava essersi insinuato nei suoi occhi solitamente così freddi.
“Tu sei la prima, la sola, tu sei la mia sorella perduta, la mia sorella di Sangue” disse agitandosi nervosamente “resta con me, sorella, resta con me. Promettimi che rimarrai con me, e non mi lascerai sola. Mi prenderò cura di te e berrò il sangue del tuoi nemici. Non ti renderò come me, tu non sarai mai come me, Io prometto. Tu prometti?”.
Astrea strinse i denti, aveva il respiro affannato. Le cominciava a girare la testa e sentiva freddo. Fece un cenno con il capo “Prometto.” Mormorò cercando di rimettersi in piedi. Si sentiva inspiegabilmente stanca, ogni piccolo movimento le costava un’enorme fatica, persino tenere gli occhi aperti. Si appoggiò a Carnival. “Sarà un effetto momentaneo....spero.” Fece una smorfia, un sorriso, per rassicurare l’altra. Ma la sensazione si spossatezza non diminuiva, anzi aumentava e nel giro di pochi minuti la ragazza infine dovette arrendersi ad essa. Chiuse gli occhi e perse i sensi.
“Hai promesso” le disse la vampira e sorrise di nuovo, accarezzandole nuovamente i capelli, tranquillizzata. Astrea aveva promesso, tutto sarebbe andato bene. “Mi prenderò cura di te” mormorò alla ragazza mentre questa scivolava nell'incoscienza. Per qualche istante la vampira guardò la ragazza immota. Era diventata molto pallida, ma Carnival percepiva la vita scorrere dentro di lei, ogni battito del cuore, ogni respiro.
“Mi prenderò cura di te” ripeté e, protese le braccia, la sollevò con la stessa facilità di un fuscello.
“Hai promesso.”.

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MessaggioInviato: Mer Ott 28, 2009 3:51 am Rispondi citandoTorna in cima

"Stai bene?"
La domanda l’aveva preso in contropiede. Aygarth si voltò, disorientato, e scorse il viso di Nexor. Tentennò un attimo prima di rispondergli: "Ora sì."
"Che cos’è stato?"
"Un’allucinazione, temo. Ma ora è passato." Con un gesto disinteressato, il giovane liquidò in fretta la discussione, ma voltandosi nuovamente verso il tunnel che stavano percorrendo incrociò lo sguardo del Cronista e un brivido freddo gli percorse la schiena. Dallo sguardo del Vampiro non traspariva niente di buono.
Continuò a camminare sentendosi improvvisamente colto dalla vergogna. L’alabarda fra le sue mani era muta, come se partecipasse silenziosamente a quel suo desiderio di estraniarsi.
Non farlo mai più.
Che cosa?
Quello che hai fatto prima, fratello. Non voglio più vedere gli occhi che ho visto poco fa.

Aygarth trasalì ma cercò di non far trasparire il suo turbamento.
Non l’ho fatto apposta. Ero sotto l’effetto di quella sostanza verde...
Non sto parlando di quello che hai fatto, ma di quello che
eri. L’ho visto. E non mi è piaciuto.
Che cosa hai visto?
Il me stesso che odio.

Il cuore di Aygarth perse un battito.
Vuol dire che...
Non lo so, Aygarth. Quel che so è che ho sentito il ruggito della bestia.
Il giovane smise di respirare per qualche istante.
Stai mutando. Ogni volta che impazzisci, ti avvicini sempre più al baratro della maledizione che ti ho trasmesso. Una pausa. Non so cosa ti causi la pazzia, dato che non dipende da me e non riesco ad accedere alla parte della tua mente che la riguarda. Non voglio violare i tuoi segreti, Aygarth, ma di qualsiasi cosa si tratti, liberatene. Altrimenti nemmeno io posso prevedere cosa succederà.
Il giovane accelerò il passo. Il Vampiro smise di parlare alla sua mente, ma non ebbe bisogno di usare i suoi poteri per capire che le sue parole non erano cadute nel vuoto.


"Hai promesso."
Dopo aver nuovamente pronunciato quelle parole Carnival sollevò Astrea fra le braccia con la stessa facilità con cui avrebbe sollevato da terra un fuscello, adoperando però una delicatezza sorprendente, specie in chi avesse osservato la sua furia durante il combattimento contro i Fusi. In effetti la vampira dava l'impressione di temere che Astrea fosse una bambolina e che avrebbe potuto rompersi se lei non l'avesse trattata con la giusta cura. Come spesso accadeva, in quel momento Carnival sembrava essersi totalmente estraniata da tutto ciò che la circondava, dimentica di tutto eccetto che la ragazza che stava sorreggendo, uno sorriso appena accennato sulle labbra e un bagliore strano in fondo ai suoi occhi grigi. Tutta la truculenza sembrava scomparsa e guardandola ora, non sarebbe stato possibile riconoscerla per una creatura dell'oscurità, per una vampira.

"Stiamo salendo?"
"Questo posto sembra un labirinto. Continua a mutare."
La creatura-Sciame capitanò il gruppo. "Noi sentiamo qualcosa di sopra" sentenziò. "Sentiamo qualcosa di vivo. E pulsante."
Nether digrignò i denti. "Amici o nemici?"
Aygarth alzò lo sguardo e il suo potere s'animò. "Siamo troppo lontani per saperlo." Provò a spingere i propri sensi, ma all'improvviso li ritrasse. C'era qualcosa nelle parole del Cronista che lo aveva scosso e adesso era come se avesse paura a usare la Forgia.
Per un po' la vampira continuò ad avanzare in silenzio, senza prestare più attenzione agli altri componenti del gruppo di quanta ne avrebbe prestata al tipo di pietra dalla quale erano ricoperti i pavimenti dei corridoi che stavano attraversando. Poco distante il Cronista seguiva corrucciato la vampira, indeciso sul da farsi...c'era un solo motivo che spiegasse la debolezza della ladra ed era il fatto che Carnival l'avesse morsa...d'altro canto non sembrava che la donna avesse intenzione di attaccare la ragazza e anche Astrea, prima di svenire, aveva mostrato di avere fiducia in lei...molta più di quanta ne avrebbe avuta il Cronista se si fosse trovato al suo posto in effetti. Imprecò fra sé sommessamente...Astrea ed Aygarth...entrambi erano in una situazione maledettamente complicata. Il Cronista non aveva ancora detto nulla in proposito per non aggiungere ulteriori preoccupazioni al giovane ma Carnival lo preoccupava...quella donna aveva tutto l'aspetto di una Nata ma per molti altri aspetti sembrava e si comportava come una Creata, pazzia e sete di sangue comprese. D'altro canto chi aveva mai sentito parlare di un Creato che avesse una protetta? Il Cronista era confuso.

Aygarth sbirciò dietro di sé e vide Astrea in braccio a Carnival. Per qualche istante ebbe un fremito, come se l'abbraccio di una creatura simile, che poco aveva da spartire con altri come il Cronista, fosse qualcosa di disumano; ma poi scosse la testa e anzi, rallentò per affiancarla. Dopo qualche passo ritrovò la voce. "Mi dispiace."
La vampira alzò la testa di scatto, come se le parole di Aygarth l'avessero bruscamente ricondotta alla realtà. La sua prima reazione fu di scoprire i denti in una smorfia minacciosa, un attimo dopo però Carnival parve realizzare il fatto che il fabbro si stesse scusando e la donna si rilassò, mentre i suoi occhi grigi esaminavano il giovane con una curiosità nuova.
“Non avevo attaccato nessuno di voi Cose Viventi. Ero stata brava.” disse con un tono di rimprovero. Qualcosa nel suo atteggiamento suggeriva al ragazzo che la vampira stesse aspettando di vedere come lui avrebbe reagito.
"Lo so. Per questo ti chiedo scusa. Ti ho attaccato perché credevo volessi fare del male a Nether, ma era soltanto un'allucinazione." Era stata una risposta asciutta. In realtà Aygarth aveva paura di dire che se non fosse stato per gli altri, non si sarebbe fermato. Una volta che si diventava preda della furia sanguinaria della Forgia, non era facile tornare in sé.
Lo sguardo di Carnival si spostò per un momento sulla figura del middenlander “Odiosa luce. Lui mi ha aiutata.” mormorò quasi sovrappensiero poi tornò a rivolgersi verso Aygarth.”Hai chiesto scusa anche se non ti piaccio. Così strano. Gentile. Non sei stato gentile, prima.” disse in tono vagamente perplesso “Astrea dice che devo avere fiducia in voi.” storse le labbra come se trovasse il solo pensiero incredibile e assurdo “Voi siete Cose Viventi.” come con Astrea poco prima i ragionamenti della vampira sembravano sfociare in un circolo vizioso.
I ragionamenti deliranti di Carnival stavano spiazzando il giovane. Guardò Astrea ancora priva di sensi e qualcosa colpì la sua vista. Si bloccò di colpo fissando la ragazza mentre l'intero gruppo s'arrestava, allarmato. Il giovane alzò lo sguardo su Carnival e stavolta non c'era dispiacere nei suoi occhi.
"Perché l'hai morsa?"
Un sorriso contorto si dipinse sul volto della vampira e un bagliore irridente si accese nei suoi occhi, come se Carnival ridesse per uno scherzo segreto, noto a lei soltanto. Il suo tono di voce però fu sorprendentemente dolce mentre rispondeva.
“Ero prigioniera. Ero assetata. Così tanta sete!” il suo sguardo si spostò sulla ragazza priva di sensi e si colorò di affetto “Astrea mi ha liberata, Astrea mi ha fatto il Dono. Il suo sangue è il mio sangue. Tu non puoi capire, Cosa Vivente.”
L'ultima frase era stata detta in tono di sfida.
Aygarth allungò la mano verso il collo di Astrea e sfiorò le cicatrici lasciate da Carnival. Poi strinse la mano a pugno. In quello stesso istante il Cronista si fece più vicino. Il turbamento nell'animo del ragazzo era uno schiaffo per la sua mente.
"Una Protetta..." Ad Aygarth tornarono in mente i discorsi del Vampiro. "Non diventerai come me, Aygarth, non sei un Protetto, sei sangue del mio sangue." I suoi occhi incontrarono nuovamente quelli di Carnival e nello stesso istante le rune sull'alabarda iniziarono a baluginare. "Astrea non è mai stata una sprovveduta. L'hai ingannata?" Dal tono si capiva che non si trattava di una domanda, ma di una certezza.
La vampira digrignò i denti ed emise un verso ringhiante “Io non ho bisogno di ingannare le mie prede! Io sono forte! Lei ha fatto il Dono, lei ha fatto il Dono!” disse con rabbia protendendosi in avanti...e notando, per la prima volta, i segni, lievi ma inequivocabili che il ragazzo portava sul collo. Nuovamente un sorriso storto fece capolino sul suo viso “Oh, capisco. Tu porti i segni. Chi ha ingannato te?” disse con sarcasmo.
Aygarth si irrigidì, e anche il Cronista non fu da meno. Poi il giovane si riscosse. "Ciò che è successo mi ha salvato la vita. Non è accaduto per soddisfare la sete o i capricci di qualcun altro." Si protese a sua volta. "Carnival, tieni a mente una cosa: se vedrò anche il minimo segno di cambiamento in Astrea, ti staccherò la testa dal collo, poco per volta, come si fa per abbattere gli alberi. La tua vita è legata alla sua, da questo momento in poi. Se le succede qualcosa, ti farò vedere come si riesce ad uccidere un non-morto."
Carnival non indietreggiò e i due volti si trovarono separati dalla distanza di un capello, gli occhi di Aygarth fissi negli occhi di grigi e freddi di Carnival. Le minacce del giovane sembrarono scivolare sulla vampira come acqua dalle piume di un uccello.
“Odioso, antipatico. Fai promesse che non puoi mantenere. Non sai niente! Lei è la mia sorella di Sangue, lei ha promesso, lei è felice, lei è mia! Osa attaccarmi di nuovo ed io estinguerò la tua vita e quella della tua arma.”
Mi ha sentito! L'avvertimento di Zadris fece salire l'adrenalina di Aygarth alle stelle. L'umore del ragazzo stava peggiorando di minuto in minuto. Era sconvolto per le rivelazioni del Cronista e quel battibecco gli stava soltanto avvelenando il sangue. Nel frattempo gli altri li avevano circondati, cercando di calmare gli animi. Nether posò una mano sulla spalla del giovane per cercare di tirarlo via e porre fine alla questione, ma sentì la sua pelle quasi incandescente. "Stai calmo" gli intimò sottovoce. "Niente colpi di testa."
Aygarth lo ignorò: la sua attenzione era tutta per Carnival. "Lei è mia " citò, come a scimmiottarla con la stessa intonazione di voce. "Quando lo dirà lei, allora ci crederò. Fino ad allora, puoi smettere di provare a convincermi." Gli scappò una smorfia. "Estinguere la mia vita? Puoi provarci." Alzò l'alabarda. "Da chi vuoi iniziare, da me o da lei?"
“Alla fine mostri il tuo vero volto, Cosa Vivente” disse la vampira in tono velenoso “Non ti importa niente di lei, mi attaccherai anche se la sto stringendo fra le braccia. La ucciderai pur di uccidere me e poi dirai che le hai risparmiato un fato peggiore? E' così che parlano le Cose Viventi. Io ti odio! Tutti voi!” la vampira abbassò lo sguardo su Astrea “Io mi prenderò cura di te.”
Un attimo dopo Carnival fece un balzo all'indietro, mentre Aygarth e coloro che gli stavano intorno percepirono la temperatura diminuire bruscamente e divenire sempre più fredda.
Aygarth avvertì le membra farsi deboli. La voce di Zadris lo colse: Succhia la vita! Attento! Allora agì d'istinto. Girò l'alabarda, che sembrava risultare immune a quello strano incanto, e con un movimento secco la piantò con lo sperone sul pavimento. Vi si aggrappò, toccando con la propria mente quella dell'arma.
Devo raggiungerla.
"Nexor, bloccala!"
Il mezzodemone imprecò fra i denti e cercò di usare i propri poteri. Con le forze che scemavano era una cosa estenuante. Tuttavia, con un grosso sforzo di concentrazione, riuscì a immobilizzare Carnival, che si trovò stretta in una morsa telecinetica.
Aygarth non perse tempo. Un passo, due, senza interrompere il contatto con l'alabarda, e allungò un braccio. Toccò Astrea, e scatenò la Forgia, lasciando che si propagasse in lei e, attraverso lei, anche in Carnival.
"Mi spiace" mormorò soltanto. "Mi costringi a farlo."
Il potere della Forgia lasciò indenne Astrea, semplicemente la attraversò scaricandosi nel corpo della vampira e scontrandosi col seme di Morte che albergava dentro di lei, col suo feroce odio per ogni essere vivente che la rendeva una nemica....sulla sua pelle cominciarono a formarsi dal nulla delle ustioni, come se la vampira fosse esposta al fuoco o alla radiazione solare, ma molto più rallentato.
“Mi brucia, mi uccide!” gemette Carnival in tono quasi più stupito che spaventato...non aveva mai incontrato prima un potere del genere.
A quel grido, Aygarth ritrasse la mano. A Carnival sfuggì Astrea dalle braccia, ma il ragazzo fu lesto a lasciare l'alabarda e a protendersi per accoglierla nelle proprie. La vampira indietreggiò lasciando anche la morsa del potere negromantico, cosicché tutti poterono finalmente riacquisire le forze.
"Ucciderla?" mormorò il ragazzo digrignando i denti. "Morirei per lei. Come per tutti gli altri. Morditi la lingua, vampira, prima di saltare alle tue strambe conclusioni." Strinse la ragazza svenuta strinse a sé, come avrebbe fatto con un bimbo sperduto. "Non voglio che diventi come me. Né come te." Si sollevò in piedi, fissando la vampira. La reazione della Forgia aveva fatto intendere le intenzioni ostili di Carnival, ma il giovane scosse la testa quando Lao abbozzò un passo avanti come a volerla affrontare a sua volta. "No, lascia perdere. Sono stata io a provocarla." Si avvicinò a Carnival, le cui ustioni stavano lentamente guarendo con l'innaturale velocità vampiresca. "Lei muterà?" chiese semplicemente.
Ma la vampira se da una parte sembrava aver perso ogni volontà di combattere dall'altro lato sembrava troppo sconvolta per dare una risposta coerente. Il suo volto era una maschera di angoscia mentre guardava Astrea e Aygarth.
“Io ho promesso, io ho promesso” gemette “Lei ha promesso, lei ha promesso” sembrava che nemmeno avesse sentito le parole del giovane, persa com'era nel suo tormento personale.
Carnival si portò le mani alle tempie, stringendosele come se la testa le stesse per scoppiare “Fa male! La mia sorella di sangue, la mia sorella perduta...non sono riuscita, non sono riuscita. Fa male! Aveva ragione, sono debole, sono debole. Fa male! Avevo promesso. Mi prenderò cura di te. AVEVO PROMESSO! Fa male! Fa male!”
Fra lo stupore dei presenti Carnival si accasciò a terra, nascose la testa fra le ginocchia e cominciò a singhiozzare.

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Io sono una creatura del Caos. Ma dal Caos nasce la saggezza, e dalla saggezza il potere.

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MessaggioInviato: Mer Nov 04, 2009 1:38 am Rispondi citandoTorna in cima

La morsa negromantica era svanita, il Cronista ne era conscio. Mentre avvertiva i suoi compagni riprendere il respiro dopo una lunga assenza di aria e di forze, scrollò le spalle infastidito: aveva 'visto' letteralmente vibrazioni vitali staccarsi dai presenti e confluire in Carnival, uno spettacolo terrificante. Sapeva bene che l'unico effetto di quel potere sul suo corpo era stato fermarne il cuore; non che avesse bisogno del suo battito, ne aveva fatto a meno per un centinaio d'anni. La sensazione era stata comunque tremenda, quel silenzio forzato l'aveva avvicinato alla soglia di un'inquietudine che rasentava il terrore più nero. Mentre si avvicinava alla Vampira, giacente a terra e scossa da profondi singhiozzi, si ripromise di non abituarsi troppo alla sua ritrovata 'umanità': era troppo vecchio per farsi illusioni che questa potesse durare per sempre, come ogni cosa sulla terra.
Aygarth non disse nulla, né per rincuorare la vampira, né per giustificarsi con gli altri per il suo improvviso scatto furibondo. Si limitava a fissare Astrea, stringendola fra le braccia. Quei due segni che aveva sul collo, molto più vividi dei suoi, gli instillava nell'animo un terrore a cui cercava a stento di non dare retta, ma non era facile. Il solo pensiero di vedere la sua amica trasformarsi nella parte di se stesso che aveva imparato a odiare - la stessa fetta d'anima disprezzata a sua volta da Cronista - poteva essere sufficiente da infischiarsene altamente dello spirito di gruppo e di qualsiasi patto fosse intercorso tra lei e la Vampira; sufficiente per fargli impugnare l'alabarda e sfogare la sua furia su quell'essere che ora singhiozzava senza ritegno di fronte a lui. Aveva perso molta della sua caratteristica pietà dentro la Rocca di Damarios, e cominciò a chiedersi se fosse un male, vista la situazione.
"Cronista" sussurrò appena. "Dimmelo tu, per favore. Muterà?"

Il Cronista stava fissando intensamente la Vampira, il volto ancora nascosto tra le ginocchia. Era sconcertato da quei pochi minuti trascorsi dopo la fine dello scontro. Se la furia sanguinaria dimostrata da Carnival in battaglia non l'aveva fatto dubitare riguardo la sua natura, adesso quel comportamento così infantile, così inspiegabile, lo lasciava perplesso. Che non fosse una Nata nonostante le fattezze era chiaro, oltre che dalla sua furia, anche delle sensazioni che avvertiva il Cronista in sua presenza.    -Tutto sbagliato-     riflettè il Vampiro, squadrando il corpo di lei, e le vibrazioni che da esso si propagavano. Avvertì la tensione dell'amico al suo fianco, il corpo di Astrea ancora tra le braccia, e decise di dare voce ai suoi pensieri ancora confusi “Aygarth, siamo di fronte a un essere totalmente privo di una logica, almeno riguardo la sua natura. Dovrei conoscere bene quelli della mia razza, ed essendo io stesso un ibrido, uno scherzo della natura, dovrei essere ancora più avvantaggiato. Al momento non riesco ad avvertire nessuna mutazione in Astrea, e ti assicuro che la trasformazione è più rapida di quanto chiunque potrebbe pensare..” tornò a fissare Carnival intensamente “ma non posso esserne certo, dal momento che non conosco l'esatta natura di chi l'ha morsa.” Fece un passo in avanti, fino ad arrivare a meno di un metro dalla Vampira “Il tuo attacco di prima era qualcosa che non avevo mai visto..sei una negromante? Una Creata? Chi ti ha dato quest'aspetto...e questo potere?”
Nel sentirsi interpellata, Carnival alzò lentamente la testa, fino a fissare il Cronista con intensità quasi maniacale. Poi, con altrettanta, meditata lentezza, la vampira digrignò i denti e la sua gola emise un basso ringhio, del tutto inumano. Era palese che Carnival non intendeva ripetere l'esperienza di poco prima e quindi non avrebbe attaccato. Era però altrettanto evidente che le sarebbe terribilmente piaciuto farlo...i suoi occhi sfavillavano di odio e rabbia e frustrazione.
“Io ti odio, Cosa Vivente.” fu l'unica risposta che il Cronista ottenne.
Un'alta, amara risata riscosse i presenti, che si voltarono verso il Vampiro: sul volto un'espressione indecifrabile, tristezza e implicita accettazione della risposta di Carnival. “Non ho dubbi riguardo i tuoi sentimenti, a quanto pare è qualcosa che accomuna il resto della mia razza..” Aygarth ci mise un secondo a capire che stava parlando di Aelyn “però mi lascia perplesso il termine che usi per rivolgerti a me..   Cosa Vivente.     Impossibile che tu non ti sia accorta della mia natura.”
La reazione di Carnival di fronte al comportamento del Cronista fu sostanzialmente di sconcerto, tanto che parte dell'accecante odio che riempiva lo sguardo della vampira sembrò sfumare in una sorta di perplessa, rabbiosa incomprensione.
“Tu dici di essere come me?” disse in tono incredulo, poi pestò il piede a terra, con stizza “Io sento la vita in te! Io sento un cuore che batte, io sento calore dentro di te! Io sono morta, io sono fredda, freddo e buio soltanto, niente altro. Tu non sei come me! Tu non odori di vivo...ma non basta, non basta. Tu stai imbrogliando! Non ti credo, no. Come puoi essere come me ed avere il calore, la vita? Non ne hai il diritto. Non ne hai il diritto!”
*Un lungo silenzio calò sui presenti. Il Cronista aveva finalmente capito la vera motivazione di tutto l'astio che avvertiva da Carnival. La cosa tremenda era che a suo parere quell'essere così irrazionale aveva ragione. “Sì, sono consapevole di non averne il diritto..” mormorò, prima di scandire ferocemente “ma neanche tu avevi il diritto di scegliere per Astrea! Io non credo che la ragazza sapesse a cosa andava incontro, quando l'hai morsa. Probabilmente l'hai condannata, e l'unico modo che abbiamo per saperlo è che mi riveli la tua esatta natura.”
Carnival si mosse a velocità sovraumana, scagliandosi sul Cronista, ma non per attaccare. Il volto della vampira si fermò a pochi millimetri da quello di colui era stato un umano mentre la sua voce saliva fino a diventare un urlo.
“Lei ha fatto il Dono!” gridò in faccia al vampiro “Lei ha promesso, lei è la mia bloodsister, la mia sorella di sangue, la mia sorella perduta. Lei ha promesso! Io l'avevo avvertita, l'avevo avvertita. Io vi ho aiutato a combattere i suoi servi e voi mi avete attaccata, mi avete separata da lei.”
Dietro il tono rabbioso di Carnival era chiaramente percepibile una nota isterica, paura e angoscia insieme. Non del Cronista, non degli altri componenti del gruppo. Solo di essere separata da Astrea.
Il gruppo assisteva interdetto a quello scambio di rapide invettive. Il senso di tensione che animava Aygarth si faceva sempre più insopportabile. All'improvviso esplose, con la voce strozzata dalla rabbia quanto dallo sfinimento. "BASTA!" tuonò. "Sono stufo di cantilene sui legami di sangue, su bloodsister, su sorelle perdute! Voglio sapere se Astrea muterà o meno e nessuno qui mi risponde, maledizione!" Avanzò rapidamente e si mise tra il Vampiro e Carnival, ancora con Astrea tra le braccia. "Attaccata? Separata da lei? Piantala di frignare, non ci faccio niente con i tuoi piagnistei! Tu l'hai morsa perché volevi qualcosa da lei, non perché lei aveva bisogno di avere la maledizione nel sangue. L'ultima cosa che Astrea avrebbe voluto sarebbe stato farsi trasmettere la maledizione. E sai perché?" La Forgia iniziò a scaldare le sue membra e l'alabarda che portava sulla schiena. "Perché ha visto cosa vuol dire essere trasformato. Ha visto me!"
Gli occhi del ragazzo stavano cambiando di nuovo. Prima le iridi si fecero a specchio, poi anche quella tinta venne contaminò da una goccia carminio che si diffuse a macchia d'olio. Una palpitazione furiosa si stava diramando nel suo sangue, talmente dirompente da essere percepibile da chiunque avesse un minimo di percezioni sensoriali.

Il Cronista avvertì il pericolo e a malincuore adottò l'unico mezzo che potesse fermare la furia crescente di Aygarth e le urla incredule di Carnival: mostrò il suo vero volto. Scelse di mutare lentamente, fissando il giovane negli occhi, sperando così che questi si calmasse, trovandosi di fronte all'essere che tanto aveva paura di diventare. Le iridi, divenute rosse e con la pupilla verticale, squadrarono l'amico quasi con odio, e per mostrare i canini innaturalmente lunghi il Vampiro piegò la bocca in un sorriso, che gli sfuggì beffardo. I compagni si riscossero a quella manifestazione di ostilità, incerti se porsi tra i tre per separarli. Ma la voce del Cronista si levò alta e cavernosa "Non dovresti essere così pronto a mettere da parte la tua umanità fratello..credimi, di mostri ce ne sono a sufficienza.." senza attendere una replica si voltò verso la Vampira "Dimmi, 'bloodsister'..se non sono come te, per quale motivo pensi che abbia questo aspetto? Anche tu eri così una volta, o sbaglio?"
Carnival si trasse indietro di un passo, sorpresa dal subitaneo cambiamento del Cronista, ma si riprese in fretta.
“Io non sono la tua bloodsister” disse in tono querulo “tu non hai fatto il Dono”.
Pure se l'intenzione del vampiro era stata distrarre l'attenzione di Carnival, indubbiamente l'iniziativa era stata coronata da successo, in quanto ella non diede alcun segno di aver sentito le parole dure di Aygarth e concentrò invece la sua attenzione sull'uomo che un tempo si era chiamato Logan.
Non era facile interpretare l'atteggiamento della vampira, come sempre i suoi occhi, grigi e freddi, risaltavano sul volto pallido mentre fissava il Cronista con un'espressione dubbiosa sul volto.
“Io non capisco” disse infine “Tu sembri....tu sembri....ma sei vivo. Lo sento!” la voce aveva ora un tono di protesta “Come può essere? Io ricordo...un riflesso. Sete....un'immagine. Non capisco” Carnival si portò una mano alla tempia e cominciò a massaggiarla lentamente, come se avesse un gran mal di testa.
Aygarth faticò a dominarsi, e non poco. Solo quando il bagliore nelle sue iridi si spense fu sicuro di aver ripreso coscienza di sé. Alle parole di Carnival si rivolse a lei: “Lui è vivo, come lo sono io” proferì. “Perché gli ho donato parte della mia umanità, accettando parte della sua maledizione. Sangue per il sangue. Questo è stato il nostro Dono, senza inganno, senza costrizione. Sapevamo cosa stavamo facendo, per salvarci la vita l’uno con l’altro. E l’abbiamo fatto. Questa è fratellanza.” Scandì bene le parole, l’accusa implicita nascosta nell’ultima frase.
“Lui ha fatto il Dono?” la vampira era confusa, il suo sguardo passava nervosamente da Aygarth al Cronista “E tu....tu sei stato Cambiato? Io....mai ho saputo qualcosa del genere, mai, mai, mai. Io sono stata Cambiata, ma è diverso. Se tu dici la verità, se lui dice la verità...fatemi vedere. Io...devo vedere! Fatemi vedere e io non vi attaccherò. Farò la brava. Io lo prometto.”
Come spesso accadeva in simili frangenti le parole di Carnival sembravano un miscuglio incoerente di delirio e infantilismo, ma il Cronista ebbe la sensazione che dietro quel discorso sconnesso ci fosse una richiesta ben precisa.
"D'accordo" sibilò il Vampiro. Tratteneva a stento la rabbia naturale delle sue vere sembianze, e si era portato più lontano da Aygarth. Sentiva distintamente battere i cuori dei presenti, tranne ovviamente quello di chi aveva davanti: Carnival attendeva impaziente, lo sguardo ancora delirante, ma nel quale lampeggiava la consapevolezza di aver centrato il suo obiettivo.
Il Cronista portò lentamente un artiglio della mano destra sull'altro polso, ringraziando tra sè che Kyla non fosse presente ad assistere alla scena.
Si avvertì uno stridore acuto, mentre l'artiglio penetrava nella carne, lacerando le vene più superficiali: sapeva bene che una ferita autoinferta ci metteva un pò di più a rimarginarsi, e squadrò di sbieco Carnival, detestandosi per essersi prestato al suo gioco.
"Sbrigati" disse semplicemente, e distese il braccio sinistro verso di lei, senza perdere un attimo di vista i suoi movimenti.
La vampira contrasse le labbra in un breve, asciutto sorriso, poi si avvicinò al Cronista e accostò la ferita alle labbra, suggendo con avidità la rossa linfa che ne usciva. Poi si scostò, lentamente ed attese...si irrigidì man mano che i ricordi non solo di Cronista, ma anche di Aygarth si affollavano nella sua mente.

Un laboratorio eretto sopra un albero, pozioni alchemiche, una ragazza meravigliosa, una battaglia terribile, una trasformazione inaspettata.

Una visita nella notte, un frammento di uno strano metallo, un fabbro che lavora come se fosse posseduto, un'arma meravigliosa e senziente, la Forgia.

E difficoltà indicibili e traversie innumerevoli, sangue per sangue, vita per vita.


La vampira barcollò, stordita dal mare di ricordi che aveva acquisito...quando rialzò lo sguardo sul Cronista la sua espressione era completamente cambiata.
“Tu...sei come me. Non ci credevo, ma sei come me. Ho visto, ho visto. Solitudine, Dolore. Tu li conosci. Mi dispiace, per te. Mi dispiace così tanto.” una nota strana si poteva udire nella voce di Carnival...sembrava quasi...simpatia? Pena? Incredibile.
“Ho visto anche te” disse poi voltandosi verso Aygath “Ora, io vedo. Ora, io so.”

La ladra non si era mossa, era rimasta inerte tra le braccia di Aygarth per tutto il tempo, l’addome si alzava e abbassava regolarmente, il viso era disteso e pallido. Sembrava dormire beatamente ignara di qualsiasi cosa le stesse succedendo intorno e dentro il proprio corpo.
Si irrigidì all’improvviso come se fosse stata scossa da fremito o come se un incubo avesse turbato i suoi sogni, d’istinto serrò la mascella e strinse i pugni. Lentamente Astrea aprì gli occhi, aveva la vista ancora annebbiata e sbatté le palpebre alcune volte per mettere a fuoco qualcosa. Inclinò appena la testa di lato e notò che il pavimento era lontano da lei e che il suo braccio penzolava nel vuoto. Si strinse a colui che la teneva in braccio e alzò gli occhi verso Aygarth. L’espressione del viso della ragazza cambiò: prima paura, poi sollievo quando riconobbe l’amico ed infine sconcerto. Alzò una mano e con due dita sfiorò la cicatrice dei morsi sul collo del fabbro. “Aygarth…” Mormorò con voce stanca “...Tu?...Chi? Come?... ” Sgranò gli occhi. “Non sei mutato… sei vivo.” Esclamò.
Aygarth abbassò lo sguardo su di lei. Le sue parole avrebbero potuto rassicurarlo, ma la tristezza che pervase il suo volto sembrò negare quanto detto dalla ragazza. Astrea se ne accorse, glielo lesse in faccia. Il ragazzo rimase interdetto sui due fori sul collo della giovane, e serrò i denti come se volesse trattenere un’imprecazione. Astrea notò però dell’altro. Occhi lucidi. Occhi pieni di apprensione... no, di terrore. Non stava guardando il suo volto. Si stava quasi specchiando nei suoi occhi, e a giudicare dall’espressione del suo volto, il riflesso non gli piaceva per nulla.
Tuttavia, Aygarth non disse nulla. Osservò la Vampira mentre scrutava gelosamente la stretta con cui reggeva Astrea. Per un attimo gli occhi si fecero a specchio e Carnival ebbe la precisa sensazione di un vento caldo che le toccava le membra. La Forgia... Ora ne conosceva il nome. La stava esaminando, nell’arco di un secondo. Poi il giovane si avvicinò a lei e le consegnò la ragazza. “Se hai giurato di proteggerla, fallo” mormorò. “Forse, tra i due, la meno pericolosa per lei sei tu.”
Carnival sbattè le palpebre senza dire nulla, poi si fece avanti e prese nuovamente la ragazza nelle proprie braccia, Astrea-che-ha-promesso, un peso quasi intangibile nella sua stretta. Per prima cosa cercò gli occhi smeraldini di lei e le sorrise.
“Ben risvegliata, Astrea, sorella.” disse in tono morbido mentre quasi la cullava, come se la ladra fosse in realtà una bambina o una bambolina di porcellana. In un certo senso lo era, dal punto di vista di Carnival...era una sensazione così nuova per lei, una vita che poteva spezzare con un semplice gesto e che invece desiderava difendere contro ogni cosa.
Dopo un istante riportò lo sguardo su Aygarth, fissandolo in silenzio per qualche momento.
“Ho promesso.” mormorò “Dillo, alla tua arma. Ho promesso.”
“Lo so.” Il giovane strinse i pugni. “Ma se lei dovesse mutare per il tuo morso, io…” Si trattenne, ma poi, come uno sfogo trattenuto a lungo, strozzò tra i denti: “...io ti ammazzo.”
“Io non so cosa succederà” rispose la vampira in tono discorsivo, quasi stesse intrattenendo un piacevole scambio di opinioni “Non ho mai avuto una sorella, nessuno che facesse il Dono. Lei è la prima, l'unica. Ma è gentile che tu sia preoccupato. Lei è.....tua amica. Lo so. Ma io mi prenderò cura di lei.” la vampira ridacchiò come se trovasse la cosa buffa. Tutti quei ricordi.
“Io sono già morta, Aygarth, Detentore della Forgia” aggiunse poi con un pizzico di malinconia nella voce “Non puoi farmi niente di peggio.”
Era il più sensato dei discorsi che la vampira avesse mai fatto.
“Proteggila” si limitò a ribadire Aygarth. Poi, con un tono di voce appena percettibile ma che non sfuggì all’udito sensibile della vampira, aggiunse: “Anche da me.”
Carnival fissò il fabbro con quei suoi occhi grigi e freddi per alcuni lunghi istanti, studiandolo.
“Io lo prometto” mormorò infine.
Il giovane non disse null’altro. Lasciò Astrea nelle braccia di Carnival. Poi le diede le spalle e si allontanò. Superò i compagni scuotendo una mano in aria, non si riuscì a capire se per rassicurarli o per tenerli lontano. Sembrava provato. Nexor studiò quella reazione e intuì lo stesso che qualcosa non andava. “Fermiamoci un attimo” comandò. “Sarà meglio per tutti, anche per far riprendere Astrea.”

Aygarth girò l’angolo e si accosciò in un anfratto. Si teneva la testa fra le mani, sentendo il battito furioso del cuore. Si piegò su se stesso, come vittima di un crampo all’addome. Sentiva sottopelle il sangue che scorreva furiosamente, sangue contaminato dalla Forgia e dal vampirismo, pronto a far udire il suo urlo. Aveva tenuto stretti i denti per evitare di cedere all’impulso che lo faceva impazzire, e questa volta era più dura delle altre.
Il Cronista lo raggiunse.
“Aygarth..”
“Sto male” biascicò il ragazzo, con voce roca. Il Vampiro non riusciva a scorgerne il volto. “Non so cosa mi sta accadendo. Non controllo ciò che...” Si contrasse su se stesso. “Non voglio che gli altri mi vedano così. Io...”
“Dimmi la verità.”
Il tono perentorio del Cronista sbriciolò le ultime difese di volontà di Aygarth. Artigliò il terreno, sentendo la mente farsi confusa, con pensieri caotici.
“Io ho giurato” disse infine. Fu come se se lo fosse strappato dalla gola. “Ho giurato di proteggere Nether. Ho giurato sul mio sangue, sulla Forgia. Ho giurato a Ulric, il dio patrono di Nether, colui che si è manifestato a me nell’arena sotterranea. Ho giurato e devo obbedire. E ogni volta che Nether è in pericolo, la Forgia si… amplifica… fa sentire la sua voce e divento…” Si strinse la maglia, a livello del petto. Ancora non osava guardare il Vampiro in volto. “Ho paura, Cronista. Non voglio mutare. Ma sento che ci sto andando vicino. Quanto ci vorrà prima che mi spuntino le zanne? Prima che diventi smanioso di sangue, come se fossi preda di una Forgia eternamente violata?”
Qualcosa solcò le sue gote. Lacrime.
"Adesso capisco.." mormorò l'altro. Poso una mano sulla spalla dell'amico, e gli afferrò delicatamente il mento, costringendolo a rivelare il suo volto. Lo scrutò, poi fece scivolare una lacrima su una delle dita. Portò quella goccia trasparente, in equilibrio sul polpastrello, all'altezza degli occhi del giovane fabbro. "Io..non lo so, Aygarth. Ma ti assicuro che finché questa non sarà rossa come il sangue, tu sarai ancora umano."

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Se non c'è il fiore non ci sarà neanche il frutto, Se non c'è niente allora non farò niente.

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MessaggioInviato: Lun Nov 16, 2009 1:36 am Rispondi citandoTorna in cima

Ora che il gruppo aveva deciso di sostare si vedeva chiaramente come tutti fossero stanchi e provati. Aygarth e il Cronista si erano appartati, lontani dagli altri, impegnati in un discorso concitato a bassa voce. Galdor era ancora svenuto e giaceva per terra immoto, soltanto l'alzarsi e abbassarsi continuo del petto indicava che era ancora vivo. Accanto a lui Nexor stava appoggiato al muro le sue forze di mezzo-demone duramente provate dai recenti avvenimenti, il vecchio Lao sembrava assai più in forma ma anche i suoi movimenti erano diventati leggermente legnosi, segno certo di stanchezza.
Carnival aveva appoggiato delicatamente Astrea sul pavimento, un po' discosta da dove stavano gli altri. Per alcuni minuti non aveva fatto altro che starle vicino ad accarezzarle i capelli e mormorare a bassa voce un incessante monologo su quanto era contenta di vedere la ragazza riprendersi.
Ad un tratto la vampira si rialzò in piedi, disse ad Astrea di rimanere seduta ed attenderla e si avvicinò al resto del gruppo. In modo piuttosto inquietante, Carnival si accostò a Nether, poi alla creatura Sciame. Non disse nulla, si limitò a fissarli a lungo con quei suoi occhi grigi e freddi, quasi volesse imprimerseli nella mente per qualche suo scopo recondito ed incomprensibile. Infine si avvicinò anche a Lao, che ricambiò il suo sguardo con un fermezza, e poi si soffermò sullo svenuto Galdor.
“Cos’hai tanto da guardare?!” l’apostrofò il mezzo-demone con ancora davanti agli occhi quel che era successo poco prima dopo lo scontro con il golem. Intanto Galdor, come se un’inquietante presenza fosse sopra di lui iniziò a muoversi nell’incoscienza.
“Lasciala stare Nexor, piuttosto vedi se Galdor ha bisogno di qualcosa, forse si sta svegliando.”
Il sanguemisto si volse verso il guerriero. “Ah allora sei ancora vivo, iniziavo a disperare.”
Galodor si passò una mano sul volto e sulla fronte sudata. “E’ del tutto inutile chiedere dell’acqua, vero?” Il demone annuì. Lao rispose alla richiesta. “Non pensarci, il tuo corpo potrà farne a meno ancora per un po’”.
“Dannato vecchio” sbuffò Galdor prima di lasciarsi ricadere disteso comunque sveglio.
La vampira sollevò lo sguardo sul mezzo demone per un istante “Tu sei quello che mi ha tenuta ferma” disse in tono spassionato “Così tanti ricordi. Ora vedo, ora capisco cosa è successo, cosa hai fatto. Io ricorderò.”
Pronunciato che ebbe quel discorso vagamente minaccioso la vampira tornò a fissare Galdor
“Tu sei quello che evoca le fiamme. Tu sembri...” si accigliò “...più vivo degli altri.”
Il guerriero chiuse gli occhi e sospirò. “Ti do questa sensazione?” ridacchiò. “Avrei giurato il contrario… Perché non chiedi al vegliardo qui accanto. Ho la sensazione che questo ci mette tutti nelle fosse.” Nexor accennò un sorriso alle parole di Galdor, mostrando poco interesse per quello prima asserito dalla vampira, mentre Lao scosse la testa preferendo catalogare quelli dell’uomo come vaneggiamenti di vario genere.
L’uomo che evoca le fiamme fece per mettersi a sedere in modo da poter guardare Carnival mentre parlava con lei. “Ecco, forse ora sembro più vivo di prima…” si schernì non troppo convinto. “Cosa vuoi sapere?”
La bocca della vampira si contorse in quel suo inquietante sorriso storto, maligno.
“Sembri malconcio esattamente come prima, Cosa Vivente.” disse inclinando la testa da un lato mentre il suo sguardo per qualche istante si faceva lontano, come se guardasse oltre la figura del guerriero seduto “Eppure, tu....” esitò ancora cercando le parole “...la tua forza vitale. Brilla. Più di loro” un gesto vago della mano destra sembrò liquidare Nether, Lao, e gli altri “Oh loro sono anche più strani di te. Ma ora io vedo, ora io so. Lui è stato Cambiato. Lui è stato Forgiato. Ma tu? Non ho ricordi. Cosa fa di te quello che sei Cosa Vivente?”
Si massaggiò il collo con le mani prima di parlare.
“Non sperare di poter continuare a chiamarci tutti Cose Viventi, sia chiaro. Ho un nome sai? Galdor. Al più posso concederti di chiamarmi ‘l’uomo che evoca le fiamme’ che non mi dispiace, ma forse è troppo lungo.” Si prese qualche secondo prima di rispondere. “Comunque non mi stai dando nessun motivo plausibile per cui debba risponderti. Immagino che ognuno sia libero di tenersi i propri segreti, non è così?”
“Segreti. Nell'ombra.” disse pensosamente Carnival “I segreti sono fatti per essere svelati. Presto o tardi. Ho tempo. Ho tutto il tempo.” ridacchiò come se avesse appena detto una battuta divertente “Quanto al tuo nome....” la vampira esibì nuovamente il suo sorriso sbilenco “Non mi stai dando alcun motivo plausibile per cui debba usarlo.” osservò.
Scosse la testa esibendo un sorriso non troppo convinto. “Mi chiedi di svelarti l’unico vero segreto della mia vita e non vuoi nemmeno chiamarmi per nome, a dirla tutta non so nemmeno chi sei o perché debba fidarmi di te. Comunque caschi male, non ho ben capito nemmeno io cosa fa di me quel che sono e non sono nemmeno troppo sicuro se posso osare ancora o se ho già raggiunto il mio limite”
Nel parlare si fissò il palmo della mano sinistra aperto di fronte al volto. Dalla camicia scostata fu possibile vedere un complesso tatuaggio che intuitivamente occupava l’intero avambraccio.
Io sono Carnival” disse la vampira in risposta alla domanda sottointesa della frase di Galdor, e lo disse col tono di chi stia enunciando una realtà evidente e incontrovertibile, il tono equivalente di chi enuncia frasi come “l'erba è verde” o “il sole è caldo”. Lo sguardo della vampira venne attirato dal tatuaggio sul braccio del guerriero e Carnival prese a studiarlo con evidente interesse
“Così strano.” mormorò.
Incuriosito dalle parole della vampira, il guerriero sollevò lo sguardo dalla propria mano e colse la cainita a studiargli il braccio.
“Un dono o una maledizione, Carnival, a seconda dal punto di vista. Credevo che una volta fosse la causa dei miei mali” chiaramente si riferiva al tatuaggio “Ora non so più cosa credere.”
Fece per mettersi in piedi e, con qualche sforzo, ci riuscì.
“Il tuo uomo che evoca le fiamme ha più domande che certezze e quando sarò fuori da questo posto andrò a cercare coloro che possono darmi le risposte di cui ho bisogno.”
Si allontanò dal capannello ritenendo la conversazione conclusa.
Per la terza volta in quella breve conversazione la vampira esibì i lunghi canini in quello che sarebbe potuto passare per un sorriso “Un dono, una maledizione. Non è così per tutti?”
La frase echeggiò beffarda, rivolta alle spalle di Galdor mentre la vampira passava ad esaminare col suo sguardo freddo gli altri componenti del gruppo.

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MessaggioInviato: Ven Nov 27, 2009 4:22 pm Rispondi citandoTorna in cima

«Dai, andiamo. Chiama gli altri.»
«Sei sicuro?»
«No. Ma non possiamo rimanere qui vita natural durante. Muoviamoci.»
Il Vampiro si alzò, non troppo convinto. Aygarth rimase accovacciato ancora per qualche secondo, poi, facendo leva su Zadris, si rizzò in piedi, asciugandosi il volto. Si vergognava come un ragazzino per le lacrime che aveva versato, ma sentiva di averne avuto bisogno.
Il Cronista, pur riluttante, si voltò e con un cenno richiamò l’attenzione del resto del gruppo. Galdor si era ripreso e ciò portò confrorto in quell’atmosfera così cupa. «Sarà meglio muoversi» annunciò. «Più stiamo fermi e più rischiamo di essere un bersaglio. Dobbiamo riunirci al...» Si bloccò guardandosi intorno, e dopo qualche istante un leggero tremolio nelle mura fece trasalire tutti quanti. «Sbrighiamoci» continuò Cronista, interrompendo ciò che stava per dire prima. «Questa Rocca sta mutando di nuovo.»


Avevano ripreso il cammino e stavano proseguendo da più di mezz'ora. Nessuno parlava, non c'era granchè da dire e l'atmosfera che aleggiava nella Rocca rendeva tutti taciturni. Nexor continuava ad accertarsi che Aygarth e Galdor stessero bene, senza darlo a vedere. Non si preoccupava troppo per "l'uomo che evocava le fiamme" come l'aveva ribattezzato Carnival. Oramai aveva preso una certa confidenza con i suoi poteri e il fatto che fosse stremato subito dopo l'ultimo attacco, probabilmente dipendeva dal posto in cui si trovavano. Anche per lui era più difficile usare la telecinesi. Chi lo preoccupava seriamente, però, era Aygarth. Il suo malessere era diverso e lo sapeva anche Cronista. Dovevano chiudere la faccenda al più presto e abbandonare quel posto. Mentre era immerso nei suoi pensieri, un presentimento tutt'altro che piacevole lo fece fermare di colpo.
«Ehi... Nexor, che ti prende?» Galdor, che quasi gli finì addosso, pose la domanda in tono stizzito.
Il mezzo demone non rispose subito. Sembrava che stesse cercando di sentire qualcosa, anche se non con l'udito, ma con le sue percezioni sensoriali. Poi portò lo sguardo su Carnival.
«Nexor.» La voce di Cronista lo smosse dalla momentanea trance.
«Sbrighiamoci» disse il mezzo demone.
«Senti qualcosa?» chiese Lao.
Nexor annuì «Non so bene cosa, ma... somiglia tanto a ciò che sento guardando lei» disse, riportando lo sguardo su Carnival.
«Vampiri?» Astrea si massaggiò senza volerlo il morso che aveva sul collo.
Il mezzodemone non rispose. Il Cronista acuì le percezioni. «Ha ragione lui» confermò. «Ma la Rocca disturba le mie percezioni... continua a mutare, a ingannare i miei sensi. Aygarth?»
Anche l’alabardiere si era fermato. Un battito di ciglia, e i suoi occhi si fecero a specchio. «Qualcosa, sì, va e viene... dannata Rocca!» imprecò. Poi posò lo sguardo sul largo corridoio che stavano attraversando e percepì un mutamento nella sua sfera sensoriale. Macchie rosse... poi ancora tutto grigio. Poi di nuovo rosso. Molto rosso.
Nether arricciò le labbra sui canini da lupo. «Odore di Fusi» annunciò. «Li sentite arrivare?»
Ci volle qualche secondo per accorgersi di ciò che l’eco dei loro passi aveva finora nascosto. Un rimbombo di sottofondo, occultato anche dai cigolii continui prodotti dal mutamento della Rocca stessa.
Infine videro tutti. Un grosso contingente, unito in un fronte compatto, che stava precipitandosi su di loro.
«Fusi!» annunciò il ragazzo. «E in carica. Attenti!»
Portò l’alabarda in posizione quasi orizzontale, una lunga cuspide che sperava potesse spezzare il fronte offensivo.
L'espediente riuscì in parte. Uno dei fusi rimase infilzato e gli altri si alalrgarono di poco per evitare la stessa fine. Mentre tutti sstavano per lanciarsi al contrattacco, Nexor ebbe una sensazione o forse un'intuizione, non avrebbe saputo spiegareselo bene neanche lui.
«Aygarth, mollalo!»
L’avvertimento giunse alle orecchie di Aygarth un secondo in ritardo. Il Fuso trafitto dallo sperone di Zadris, pur morente, si avvinghiò all’asta. Sul suo volto, dalle sembianze quasi umane, a parte le numerose escrescenze infette che vi brulicavano sopra, aleggiò quello che poteva essere scambiato come un sorriso di soddisfazione. Aygarth strattonò l’alabarda per districarla, ma la forza dell’avversario era nettamente superiore. No, non solo. Era...
Aygarth! Ay...garth...
Il ragazzo vacillò. Era come se qualcosa gli avesse strappato le forze dall’interno e le stesse tirando via con violenza. Cadde su un ginocchio, le mani ancora febbrilmente strette all’asta. La vista si stava facendo sempre più sbiadita.
«Aygarth!» Nexor si fece strada attraverso i fusi che ormai si erano sparpagliati. «State attenti a non toccarli e a non farvi toccare!» gridò a tutti. Nether si accorse di ciò che stava succedendo al ragazzo e prse ad avanzare insieme al mezzo demone, abbattendo senza eccessiva difficoltà i Fusi che gli si paravano davanti. Il Fuso che tratteneva Aygarth, grazie alle energie che gli aveva risucchiato, riuscì a trovare la forza per alzare la sua arma.
«Corri!» gridò Nexor a Nether prima di fermarsi per bloccare la lama del fuso. Il middenlander falciò con tutta la sua furia la creatura che, oramai priva della testa, si afflosciò. Nether trattenne Zadris in modo che questa si sfilasse dallo squarcio nel petto del Fuso e, così facendo, ne sentì la sofferenza.
Aygarth crollò al suolo. Nexor riuscì ad afferrarlo prima che sbattesse la testa. Il ragazzo sembrava incosciente e aveva gli occhi rovesciati all’indietro, ma respirava ancora.

Nether si inginocchiò accanto a Nexor e Aygarth. «Come sta?»
«Allo stremo. L'abbiamo staccato da quallo schifoso appena in tempo. Quei pochi secondi però l'hanno debilitato troppo.» Il mezzo demone incrociò lo sguardo di Cronista.
Il vampiro intuì i pensieri del mezzo demone ma non era il momento adatto di soffermarvisi. «Facciamogli da scudo finchè non si riprende»
Nexor si alzò, lasciando Nether e Cronista a difesa del ragazzo e si unì al resto del gruppo. Non tutti potevano cavarsela facilmente. La Creatura Sciame non poteva fare altro che confondere il nemici e allo stesso tempo evitare che si avvicinassero a Lao. Per quanto un contatto breve come quello causato da un colpo non provocasse assorbimento di vita, i suoi attacchi avevano poco effetto sulle creature.
Cronista...
I pensieri giunsero deboli alla mente del Vampiro. Aygarth...! Stai...
Sono...debole. Ma riesco a sentirvi. Non vi preoccupate per me. Quelle bestie...sono...come...come...
Fu Zadris a finire il pensiero. Carnival.
Il Cronista trasalì. «Vampiri dell’anima!» esclamò ad alta voce. Ora capiva perché il contatto con Zadris aveva avuto effetto anche sul ragazzo. In quell’istante, un Fuso gli si precipitò addosso. Il Vampiro sguainò la splendida katana e con una rapidità sorprendente lo decapitò con un sol colpo. «Tagliate loro la testa o fateli a pezzi!» urlò a pieni polmoni. «Altrimenti non moriranno mai!»
Il messaggio fu recepito chiaramente da entrambe le parti. I Fusi si vacillarono per un istante e il gruppo ne approfittò per attaccare. Nexor ne eliminò più d'uno facendoli letteralmente esplodere. Nether e Cronista falciarono quelli che ancora tentavano di avvicinarsi.
Anche Carnival era in difficoltà. Priva di alcuna arma offensiva a parte la propria forza e i propri canini, si trovava spiazzata in mezzo a quelle creature che dapprima aveva catalogato con Cose Viventi, ma che ora le sembravano le sue copie conformi. Le scrutava mentre deviava un attacco, un altro, rimanendo sempre sulla difensiva e tenendo al riparo Astrea che aveva a sua volta sguainato la propria arma. «Non è possibile... così simili» continuava a ripetere in un monotono ritornello.
Aygarth tossì. Nether si girò verso di lui e lo vide scrollare la testa cercando di alzarsi. «Ehi» chiamò, inginocchiandosi accanto a lui. «Non esagerare.»
«Tranquillo, sto solo... intontito» cercò di rassicurarlo il ragazzo. Benedì fra sé e sé il fattore rigenerante che gli aveva permesso di riprendersi con maggiore velocità. Sbatté le palpebre: la vista era distorta, ma qualcosa vedeva. Non era ancora al massimo ma doveva farlo bastare.
Zadris...?
Sto bene...
Non mentire.
...più o meno.
Lo so. E’ stato un brutto colpo.
Sono stanca...
Stai tranquilla. Non ti esporrò di nuovo allo stesso rischio. Riposa, recupera le energie anche per me. Sei tu il mio sostegno, adesso.

Dopo quel breve contatto mentale, Aygarth riprese il controllo di sé. Nether si rialzò in piedi a sua volta, appena in tempo per deviare un attacco da un Fuso che stava per aggredirlo alle spalle.
«Sono tosti, questi bastardi» annunciò.
«Già. Occhio a non farti afferrare pelle, questi maledetti ci mettono poco a spremerti.» Aygarth si agganciò l’alabarda a tracolla e srotolò le catene che aveva attorcigliato agli avambracci: l’unica arma che aveva a disposizione. Nemmeno la Forgia, forse, gli poteva essere d’aiuto.
Nexor si era affiancato a Lao e alla creatura sciame. I fusi non erano eccessivamente forti ma la loro caratteristica li rendeva pericolosi. Ed erano tanti. Il fatto di dover badare a non entrarvi in contatto era una forte limitazione. Il mezzo demone faceva quanto poteva per cercare di rallentarne o fermarne il più possibile per dar modo agli altri di attaccare più agevolmente, ma non era facile.


Galdor era ancora provato, dopo aver fuso il golem di poco prima e non era in grado di rievocare le fiamme che, di sicuro, gli sarebbero state molto d’aiuto in questo caso; così si limitava a danzare attorno a Nexor, Elrohir saldamente impugnata, cercando di decapitare le creature rallentate da Nexor.
«Concentrati al massimo Nexor, ci penso io a tenerteli lontani! »
«Oh, grande, grande idea, amico mio.» disse sarcasticamente il mezzo demone.
Xanter si manteneva accanto ad Astrea non notato da nessuno, usufruendo così degli sforzi di Carnival per tenere lontane le creature dalla sua sorella di sangue, immerso nel silenzio più profondo. Si limitava solamente a concentrarsi e ad eseguire gli spostamenti necessari per rimanere coperto.
L’immobilità completa sarebbe meglio, ma non posso pretendere troppo pensò tra sé. Poco. Ancora poco. Pochissimo.    
Aprì gli occhi senza pupilla dal colore distorto e, recitando alcune parole in sequenza, mosse il bastone seguendo movimenti precisi provati innumerevoli volte. L’aria attorno a lui vibrava come fosse caldissima e densa ma nessuno di questi stati fisici si manifestava. D’un tratto urla disumane iniziarono a riecheggiare per la sala provenienti dai corpi dei fusi. Quelli più vicini a Carnival caddero a terra privi di sensi, molti altri si inginocchiarono con i lineamenti distorti dal dolore, tenendosi il capo in un angoscioso silenzio. Alle orecchie di tutti le grida erano insopportabili e Galdor e Lao dovettero arrestare le loro movenze e gettare le armi per tapparsi le orecchie così come Astrea.
Alle spalle dello stregone si aprì un varco, come un vortice, nero violaceo e in un susseguirsi sempre più veloce, immediato ed incalzante, i corpi dei fusi cominciarono a deformarsi ed esplodere. Le anime che ne fuoriuscirono diventarono un fiume nero ed urlante di occhi e bocche spalancate ed agonizzanti che confluirono nel vortice.
Ci fu un momento di panico da parte dei fusi restanti. L'attacco di Xanter fu inaspettato e micidiale e, anche se per pochi istanti rese quel punto in cui si trovavano ancora più cupo. Vedendo lo spaesamento dei Fusi, Nexor fece uno sforzo per emettere un'onda telecinetica che li sbalzò indietro e diede modo al gruppo di riunirsi. Il mezzo demone vacillò, una fitta lancinate alle tempie. Non fosse stato per Galdor che lo trattenne sarebbe stramazzato.
«Ehi, che mi combini? Non strafare» disse il ragazzo.
Nexor annuì «Già... beh abbiamo lo stesso vizio, non trovi? Grazie.» Galdor scosse la testa sorridendo «Sei matto, lo sai?»
«Sempre saputo.»
Il gruppo si ricompose, pronto ad un nuovo attacco. Nexor si rivolse a Xanter che gli si era posizionato al fianco «Bel colpo.»
«Grazie» fece eco il bambino, ma la sua espressione era seria e spaziava sui Fusi che ancora li circondavano. «Ma ce ne sono davvero troppi. Non sarà facile. E io sono già stanco.»

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MessaggioInviato: Sab Nov 28, 2009 2:46 am Rispondi citandoTorna in cima

La vampira sbattè gli occhi con aria stupita, poi si voltò verso Xanter, l'autore della magia che aveva appena veduto all'opera in modo così devastante.
«Così bello» disse in tono ammirato «Così divertente. Fallo ancora, fallo ancora!»
La donna sembrava dimentica della situazione in cui si trovavano e, particolare forse ancora più sconcertante, sembrava davvero riferirsi alla bellezza estetica dell'incantesimo più che la suo effetto sui Fusi.
Galdor, madido di sudore, muoveva lo spadone con forza per cercare di tenersi lontano quei mostri, spalle coperte dagli altri.
«Non possiamo continuare così a lungo! Ci serve un piano» Gridò il guerriero mentre con un fendente staccava il braccio dalla spalla di uno dei fusi.
Difatti il cerchio che avevano creato i guerrieri del gruppo intorno Astrea e Xanter si stava man mano stringendo, e quegli pseudo vampiri sembravano aumentare di numero nonostante i molti che erano già caduti.
«Temo di non averne la forza» rispose quietamente Xanter e la vampira assunse un'aria delusa, come una ragazzina alla quale un famoso prestigiatore abbia rifiutato di mostrare uno dei suoi giochi. Quando si voltò nuovamente verso i vampiri dell'anima Carnival digrignò i denti e sibilò loro in faccia, quasi volesse sfogare su di essi la sua rabbia e delusione...un istante dopo però si calmò nello stesso modo repentino e le sue labbra si contrassero in un sorriso sbilenco. Aveva avuto un'idea migliore.
La donna alzò le braccia sopra la testa e cominciò a dondolarle lentamente da un lato e dall'altro mormorando in una lingua incomprensibile...o forse erano solo smozzichi di parole e lembi di frasi. In ogni caso l'effetto era sinistro e terrorizzante, tanto che la stessa Astrea si rannicchiò in un angolo lontano dalla vampira.
I vampiri dell'anima più vicini a Carnival si immobilizzarono, esitarono e parvero lottare contro se stessi per un istante, poi si voltarono e assalirono i loro stessi compagni tra lo stupore degli avventurieri incapaci di spiegarsi cosa stesse succedendo.
Il Cronista, d'altro canto, lo sapeva benissimo.
Dei misericordiosi...che mi sta succedendo? Il vampiro poteva sentire il Potere fluire come un'ondata di marea dalla figura di Carnival e stava lottanndo con ogni frammento della sua anima per non divenirne schiavo. Viene da lei, comprese, può rendere suoi schiavi i non morti..devo resistere.
Il turbamento di Cronista non venne però ignorato da Aygarth. Il ragazzo sentì una puntura nella mente, eco di quella del Vampiro, e bastò un tocco del calore di Zadris sulla schiena per avere conferma di quanto stesse accadendo. Lui stesso si sentiva strano, come se il sangue vampirico che gli scorreva nelle vene stesse rispondendo a quel richiamo. Senza esitare un solo istante, si gettò in avanti e raggiunse l’amico stringendogli forte un braccio. «Fermo» comandò. Le pupille del Vampiro cangiavano in continuazione. «Ascolta la mia voce, non la sua. Non ubbidire a lei.» Dopo qualche istante, si tolse l’alabarda dalla schiena e gliela mise tra le mani. Quel contatto riuscì a strappare Cronista dalla trance apparente che aveva assunto; l’amico sbatté le palpebre e fissò il ragazzo negli occhi.
«Tienila, ma non usarla» gli ordinò Aygarth. «Altrimenti è la volta buona che ci lascio le penne.» Il Vampiro annuì e se la mise a tracolla a sua volta.


Nonostante una manciata di vampiri adesso combattessero al loro fianco, l’estraniamento di Aygarth e del Cronista dal combattimento si fece sentire.
«Copriteli!» gridò Nether mentre divincolava la propria spada dal torace di uno dei mostri con un calcio.
Astrea, riscossasi, lanciò un paio dei suoi pugnali per rallentare l’avanzata mentre Lao si spostava a coprire la posizione.
La katana di Nexor sembrava quasi invisibile per la velocità con cui saettava da un mostro all’altro. Avvedutosi di un attacco alle spalle di Nether ne sbalzò via il nemico con un tocco mentale. «Cerchiamo di aprirci una strada!» gridò.
L’uomo che evocava le fiamme fece ruotare Elrohir sopra la propria testa e poi la mandò implacabile contro il femore di uno di quelli che gli erano addosso. Gli staccò di netto le due gambe e lo mandò addosso a quello che veniva dietro con un calcio. «Bel genio! Da che parte?!» Gli gridò in risposta.
«Dove ce ne sono di più» rispose la vampira ed effettivamente i fusi si stavano affollando davanti a loro come se volessero sbarrargli la strada pur cercando allo stesso momento di circondarli attaccandoli da ogni lato.
«Noi apriremo una strada» disse ancora Carnival e rispondendo alla volontà della vampira i Fusi sotto il suo controllo assunsero una specie di formazione a cuneo e si gettarono nella mischia.
La vampira non aveva il minimo scrupolo verso di loro dato che ogni volta che un vampiro dell'anima cadeva, la volontà di Carnival prendeva possesso di un altro ma le creature dal canto loro non erano stupide...i poteri della negromante la rendevano un pericolo assai maggiore degli altri componenti del gruppo e i Fusi iniziarono a convergere in massa su di lei cercando di sopraffarla con la pura, schiacciante superiorità numerica.
Il gruppo avanzava lentamente, forse troppo. I corpi ammassati sul pavimento cominciavano a nascondere ogni centimetro libero. Uno dei Fusi vampiri si fece sotto cercando di toccare Astrea. La ragazza si ritrasse e assestò un colpo col pugnale per liberarsi di lui, ma mentre quello si ritraeva un altro prese il suo posto, e lo slancio del suo attacco fu troppo veloce. Per un attimo Astrea si sentì perduta. D’improvviso Carnival, con un movimento che era quasi impossibile distinguere ad occhio nudo, si parò davanti alla giovane assestando un potente colpo che fece stramazzare il Fuso parecchi metri più lontano. Nello stesso istante, però, un altro Fuso-vampiro, balzando sopra le teste degli altri, si proiettò su di lei nel tentativo di avvinghiarla. Carnival si girò appena in tempo per vederselo balzare addosso.
S’udì un suono metallico e qualcosa sfrecciò in aria. Una catena intercettò il Fuso al volo, attorcigliandosi attorno al suo collo e smorzando a metà la sua caduta. Con uno strattone, il Fuso venne trascinato al suolo.
Era stata la catena di Aygarth a fermarlo. Il ragazzo tirò con quanta forza aveva in corpo. La creatura si dibatteva; la sua forza era superiore, ma la catena lo stringeva sempre più e dal collo sprizzava sangue.
«Galdor!» chiamò il ragazzo. «Tutto tuo!»
Il guerriero non se lo fece ripetere due volte, ruotò lo spadone nella destra e lo decapitò liberando la catena di Aygarth. «Avanziamo serrati!» gridò quindi togliendosi un fuso di dosso con il pomolo dell’arma e poi abbattendolo con un montante. «Avanti, avanti!»
Rimase in fondo al gruppo per tenere larga la breccia tra i Fusi abbastanza tempo da far passare tutti.


Gli occhi di Carnival cercarono quelli del fabbro e per un momento un paio di occhi grigi ne fissò un altro, così simili, così diversi. Freddi, una luce folle che danzava in fondo a bui abissi, Carnival. Duri e lucenti tanto da potercisi specchiare la propria anima, lucenti come l'acciaio appena uscito dalla forgia, Aygarth. Per un attimo il tempo parve fermarsi.
Poi la battaglia riprese, più furibonda che mai. I vampiri dell'anima sotto il controllo di Carnival si disposero attorno ad Astrea facendole da scudo dai propri confratelli mentre la vampira ricorreva nuovamente ai propri terrificanti poteri.
Tutt'attorno a loro i cadaveri dei Fusi si rialzarono e presero ad avanzare barcollando contro i Fusi ancora in vita, abbracciando loro le gambe, gettandosi contro di essi a peso morto, cercando insomma di ostacolarli in tutti i modi, giacchè Carnival era cosciente del fatto che i morti rianimati non sarebbero stati avversari all'altezza dei vampiri dell'anima di Damarios.


Aygarth scoccò una frustata a un Fuso che stava per aggredire Nexor alle spalle. Poi sembrò bloccarsi di colpo e cadde con un ginocchio a terra. Il Cronista se ne avvide subito e in un attimo gli fu accanto.
«Stai male?»
«No… Ma non sto in forma. Era Zadris, la sua energia, che mi manteneva in piedi.»
Il Vampiro fece subito atto di restituirgli l’alabarda, ma Aygarth lo fermò con un gesto stizzito. «Tienila tu!» intimò con voce roca. «Non voglio vederti schiavo dei poteri di Carnival.»
«Non puoi combattere così.»
«Non lo farò, infatti. Ho bisogno di copertura. Posso provare a fare una cosa, ma temo che dopo resterò completamente indifeso. Inoltre…» sembrò pensieroso. «Ho paura.»
«Di cosa?»
Il ragazzo cercò la Vampira con lo sguardo. «Per Carnival. Non so quali effetti possa avere su di lei.»
Il Vampiro rallentò il respiro.
«Vuoi usare la Forgia?»
Aygarth rimase in silenzio per un istante. «Non sarà sufficiente per ucciderli tutti, ma almeno li indebolirà» sentenziò. Picchiò le palme delle mani sul pavimento. «Posso usare questo come conduttore. Ma sarà difficile… sono tanti. E sono stanco.»
«Aygarth, niente rischi inutili!»
«Non è inutile, è necessario. Stai tranquillo, saprò limitarmi. Non ho alcuna intenzione di morire... non di nuovo» concluse, con un sorriso amaro sul volto.


Gli altri avanzavano mentre Aygarth era caduto in ginocchio, Galdor dal fondo del gruppo fece fuori un altro dei vampiri e lo fece rotolare sugli altri. Agevolato dalle schiere di quelli guidati da Carnival che li rallentavano si avvicinò al fabbro e a Cronista.
«Su, muoviamoci, non c’è tempo da perdere!» disse afferrando Aygarth per il colletto della maglia facendo per sollevarlo di peso. «Ti portiamo fuori di qui ragazzo, fosse l’ultima cosa che facciamo.»
Aygarth fece per divincolarsi e rassicurarlo, ma non ebbe il tempo di farlo. Il contingente di Fusi, nonostante le perdite, rafforzò il fronte e dovettero badare a un nuovo assalto. A distanza così ravvicinata e con poco spazio per manovrarle, per Aygarth era difficoltoso servirsi delle catene. Dovette accorciarle per menare schiaffi metallici e usare gli avambracci così protetti per menare pugni a destra e a manca, senza però sortire effetti considerevoli se non un intontimento o un rallentamento. Inoltre era ancora debilitato, e cominciava a preoccuparsi sentendosi il fiatone. Così non va... se solo potessi scatenare la Forgia!
Sul fronte più avanzato, la battaglia infuriava sempre. La creatura-sciame mulinava i suoi arti in ogni direzione, Nether decapitava e mutilava a più non posso, mentre Nexor e Lao combinavano le loro capacità per aprire un varco. Gli zombie creati da Carnival cominciavano a diminuire di numero, sopraffatti dai Fusi-vampiri nettamente più forti di loro. Astrea rimaneva alle costole di Carnival, concentrata sui suoi poteri negromantici.
Aygarth scorse del movimento con la coda dell’occhio, più in alto. Alzò lo sguardo e vide che un Fuso si era aggrappato al soffitto e, muovendosi come un ragno, si era posizionato proprio in corrispondenza della Vampira.
«Carnival!» gridò, cercando di avvertirla. «Carnival!»
La vampira udì a malapena il richiamo del ragazzo...per quanto la sua carne non sentisse la stanchezza, non nel modo che era abituale ai viventi almeno, risentiva della necessità di mantenere attivo il suo potere di controllo dei non morti mentre allo stesso tempo evocava zombie e combatteva i Fusi.
Quando infine realizzò di essere in pericolo il vampiro dell'anima le era già quasi addosso...nemmeno con la sua innaturale velocità la negromante avrebbe potuto evitare il colpo da quella distanza. All'ultimo istante però un corpo urtò in pieno il Fuso a mezz'aria spingendolo di lato e mandando così a vuoto il suo attacco...Aygarth non aveva atteso di vedere la creatura colpire ma aveva agito, salvando la negromante all'ultimo momento.
I due rotolarono a terra lottando furiosamente e Aygarth strinse i denti quando gli artigli affilati della creatura lo ferirono tracciando graffi profondi sulla sua carne ma lo scontro ebbe rapidamente fine quando Carnival afferrò alle spalle il vampiro dell'anima strappandolo via a viva forza. Davanti al ragazzo la vampira conficcò i canini nel collo della creatura stringendola finchè questa non cessò di dibattersi, incurante del potere di assorbimento vitale che il Fuso condivideva con lei. Poi fissò il ragazzo con un'espressione nuova negli occhi
«Perchè?» chiese soltanto.
Aygarth voleva rialzarsi, ma il corpo si rifiutava di obbedirgli. I graffi non erano stati letali, ma bruciavano, ed erano profondi. Un solco gli correva dalla mascella sinistra a fin quasi l’occhio destro. Rimanendo supino, alzò appena il collo e, con voce roca, rispose quasi a sorpresa: «Ma... che razza di domanda... mi fai?» Alzò lo sguardo cercando nel mucchio che vorticava loro intorno. «Astrea... torna da... Astrea!»
Quasi istintivamente, la vampira si voltò verso la ladra, che dal canto suo stava approfittando della protezione offertagli dai servi di Carnival per lanciare pugnali addosso ai Fusi da una posizione di relativa sicurezza, poi, constatato che Astrea non correva un pericolo immediato, si chinò su Aygarth appoggiandogli una mano sulla spalla e arrestandosi ad un millimetro dal suo volto, sempre con quell'espressione strana sul viso.
«Grazie, Aygarth» mormorò, una volta tanto senza il solito sarcasmo nella voce. Un attimo dopo era in piedi e correva verso Astrea.
Aygarth badò poco a quel ringraziamento, quanto piuttosto al gesto che aveva compiuto. Lo aveva toccato, e la Forgia non aveva reagito. Lo invase uno strano sollievo, che gli fece ignorare il dolore dei tagli. Ci impiegò un attimo a realizzare la cosa, e in quell’attimo Galdor e Cronista furono lesti a raggiungerlo.
«Dèi! Aygarth, cosa ti ha...»
La risata del ragazzo frenò ogni loro domanda. «Aiutatemi, ragazzi» mormorò il giovane, con un ghigno sardonico sul volto. Teneva i palmi premuti contro il pavimento e il suo corpo stava diventando incredibilmente caldo. Il Cronista sentì Zadris animarsi sulla propria schiena e quasi percepì i pensieri del ragazzo un attimo prima che li esprimesse a voce. «Credo che dopo avrò bisogno di voi. Ma ora, tenetevi. Non è mai piacevole quando la sfogo, nemmeno per voi. E state pronti: tra poco, sono tutti vostri.»


Nel bel mezzo della lotta, i Fusi cominciarono a urlare. Quasi come in una composizione coreografica, cominciarono tutti a dimenarsi alla stessa maniera, portando le mani al corpo, come se qualcosa li divorasse dall’interno. Da alcuni di loro si levò persino un filo di fumo. I membri del gruppo, invece, sentirono qualcosa simile a una breve scossa che li attraversò, fugacemente, calda come una vampata di fuoco, tuttavia senza alcuna conseguenza. Era stata la Forgia di Aygarth, la quale, pur non avendo messo fuori combattimento gli avversari, li aveva debilitati a tal punto da renderli bersargli fin troppo facili. Aygarth tenne duro finché poté, poi, lasciò scemare il proprio potere e si rilassò sul pavimento, gli occhi semichiusi.
Galdor s’accovacciò sul ragazzo scrollandolo e chiamandolo a gran voce. Poi lo udì: una voce stanca, ma il ragazzo stava sorridendo: «Che fai qui? Vai! Falli... a pezzi!»
Galdor rimase un attimo interdetto, poi, scuotendosi, si rialzò in piedi e imbracciando Elrohir con entrambe le mani si fece sotto nel contingente ormai mostruosamente decimato dalla furia della Forgia. L’enorme spadone iniziò a mulinare in ogni direzione, mutilando, decapitando, senza risparmiare un solo colpo con nessuno. Ben presto anche gli altri si unirono a quella mattanza. Ogni passo di Nether era una testa che saltava, il Cronista falciava con una velocità inaudita qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Nexor lo affiancava, la creatura-sciame faceva incetta di vittime e Lao, finalmente, trovò occasione di sfruttare appieno le arti marziali staccando gli arti a suon di calci dai corpi ormai mezzi consumati. L’unica a rimanere in disparte fu Astrea, che gattonò fino ad Aygarth per prestargli soccorso. Il ragazzo aveva chiuso gli occhi, e non rispondeva.
Ben presto, il contingente nemico venne fatto a pezzi, nel senso letterale della parola. Nexor si asciugò gli schizzi di sangue dal volto con una manica. «Dèi, non finivano più.»
«Damarios s’è messo d’impegno questa volta» sentenziò Galdor. «Quali altri abomini avrà creato, quel bastardo?»
La conversazione venne interrotta da Astrea. «Ehi!» chiamò. Le tremava la voce. «Ehi, venite qui. Aygarth non si sveglia...»
La attorniarono in un lampo, senza nascondere la preoccupazione. L’unico a non sembrare turbato era il Cronista, il quale aveva sulla schiena la prova tangibile della propria tranquillità. Si chinò sul ragazzo posandogli una mano sulla fronte. «Dorme» disse semplicemente. «E’ esausto. Lasciamolo riposare un po’.»
Carnival si avvicinò al ragazzo svenuto, inquadrandolo da ogni angolazione, come se scrutasse un oggetto sconosciuto. Ripensava al gesto che aveva compiuto, e a cui ancora non dava una spiegazione. Osservava i tagli che si rimarginavano lentamente, ferite che erano destinate a lei e che invece le erano state risparmiate. «Perché?» ripeté ancora fra sé.
Il Vampiro fu l’unico a intendere quella domanda. «Perché è fatto così» rispose freddamente a bassa voce, quasi una confidenza. «E’ la sua natura.»
Carnival spostò gli occhi da Aygarth al Cronista poi nuovamente ad Aygarth. «Così strano» alitò in tono pieno di meraviglia.
Il Vampiro s’alzò in piedi. Senza dire una parola, come se gli fosse stato impartito un ordine silenzioso, fu Nether a occuparsi del ragazzo, sollevandolo in spalla come fosse un bambino che giocava a cavalluccio.
«Muoviamoci di qui» proclamò. «Quest’odore di carne bruciata mi dà il voltastomaco.»

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MessaggioInviato: Dom Nov 29, 2009 2:28 am Rispondi citandoTorna in cima

Il corridoio era immerso nel silenzio. A condurre il gruppo, questa volta, era la creatura-sciame. Subito dietro Lao e il Cronista, che trasportava l’alabarda; Nether subito dietro, con Aygarth ancora svenuto sulla schiena. Al seguito tutto gli altri, in maniera più o meno compatta.
Astrea camminava un paio di passi dietro a Carnival, non sembrava avere minimamente risentito del cedimento di prima. Ne era felice, non sopportava l'idea di essere scambiata per una bambola incapace di fare nulla senza aiuto. Proseguiva in silenzio giocherellando con un incantesimo, apriva e chiudeva il palmo della mano creando un globo di luce azzurra, aveva un pensiero fisso in testa: poteva mai Aygarth essere più pericoloso di Carnival come aveva affermato lui stesso? O lei stessa diventare come Carnival? Perché non era più libera di scegliere?
Alzò lo sguardo verso la vampira, richiuse il pugno della mano e la fiamma si spense. Lanciò un’occhiata in direzione della negromante e decise di affiancarla. La ragazza più si avvicinava alla vampira più sentiva crescere in lei una strana sensazione, era qualcosa di estraneo eppure la percepiva chiaramente e forte. Nella sua mente c’era sorpresa, confusione, dubbio. Scosse la testa e portò una mano alla fronte per capire se stesse bene o meno, non riusciva a capirne il motivo finché non vide il volto di Carnival. Aveva la testa inclinata da un lato, lo sguardo diretto verso Aygarth e mormorava qualcosa sul fatto che lei era una non morta e il fabbro una Cosa Vivente e quindi avrebbero dovuto odiarsi e che non capiva il perché del gesto del ragazzo e che forse, forse...
Sbatté le palpebre e quelle sensazioni sembrarono svanire. Fissò la vampira a lungo negli occhi, voleva sapere, doveva sapere. -Carnival, chi ti ha creata? Com’è successo?- Chiese in modo brusco, ma era importante al momento sapere per Astrea, c’era niente di meno che la sua vita di mezzo.
La donna si voltò verso Astrea, felice che la ragazza si fosse ripresa così in fretta e accantonò i suoi dubbi e le sue perplessità, almeno per il momento. Una mano dalle dita affusolate sfiorò la guancia della ragazza -Non sei più così pallida- constatò in tono compiaciuto -La mia piccola sorella sta meglio. Sono contenta-.
La successiva domanda di Astrea, il suo tono pressante, fece sì che la vampira assumesse presto un'espressione accigliata -Io ricordo- disse -Io ricordo, ma non mi piacciono quei ricordi. Cose antiche, cose tristi. Non ti piacerebbero. Sei certa di volerli ascoltare?-
-Essere sorelle significa anche questo- ribattè la ladra continuando a guardare la vampira negli occhi ma addolcendo un poco il tono di voce -E' importante per me- aggiunse mettendo urgenza nelle proprie parole.
Per un lungo momento Carnival rimase in silenzio, e Astrea cominciò a chiedersi se la vampira avesse o no intenzione di risponderle...ma prima che lei ripetesse le sue domande Carnival sembrò rompere ogni indugio
-Tu sei Astrea-che-ha-promesso, la mia sorella perduta. Tu sei buona con me.- disse in tono esitante -Io ricorderò, per te, io risponderò.- Carnival fece nuovamente una pausa prima di proseguire
-Dicono che certe cose non succedono alle persone buone ma a lei accadde, e lei non era una persona malvagia- la vampira si era protesa verso Astrea nel pronunciare queste parole e il suo sguardo sembrava quasi implorante -No, non lo era. Lei voleva solo...solo...vedere, conoscere. Viaggiare, scoprire, nuovi posti, nuove genti. Non voleva fare del male a nessuno. Tu mi credi, tu mi credi, non è vero?-
La ragazza prese a mordersi il labbro inferiore. -Ti credo.- Rispose. -Tu non mi mentiresti mai, vero Carnival? E perché parli di te stessa in terza persona?- Un’altra sensazione le pizzicò la coscienza; sgranò gli occhi e fece un passo indietro. -Hai provato dolore.- Non era una domanda, era un’affermazione. Incrociò le braccia al petto e socchiuse gli occhi per osservare con attenzione la reazione dell’altra, sembrava quasi che la ragazza fosse in grado non solo di capire ma anche di percepire le emozioni dell’altra.
-No, no, non potrei, non potrei- rispose la vampira con un sorriso triste che presto si mutò in un'espressione di deliziato stupore -Tu comprendi- disse in tono a metà fra l'incredulo e l'estasiato -Si, tu comprendi. Sei così dolce e buona. Tu comprendi. Lei è morta, sorella mia, lei è morta. Io sono Carnival.- c'era dolore nella voce della donna ma anche gioia, gioia per il modo in cui Astrea sembrava capirla.
Prima che la ragazza potesse digerire del tutto quella bizzarra affermazione la vampira riprese il suo racconto -Lei aveva già viaggiato, prima di quella volta. Pensava non ci fosse alcun pericolo. Avrebbe viaggiato, visto la capitale e poi sarebbe tornata a casa dopo qualche settimana. Era così felice. Così felice!- la voce della vampira si incrinò e Carnival rimase in silenzio per qualche momento.
-Si era fermata a quella locanda, durante il viaggio. La notte sentì dei rumori, rumori di lotta. Scese a vedere e c'era uno di loro, uno come lui, uno come me. Era troppo forte, troppo, troppo. Uccise le guardie, gli altri viandanti e quando la vide le fu subito addosso. Lei cercò di resistere, lottò ma fu inutile, inutile.-
Carnival si era portata una mano alla tempia e Astrea sentì un dolore pulsante nel capo della donna, lo sentì quasi fosse proprio.
-Rimase sola. Per terra. Soffriva, soffriva. Aveva tanta paura. Il sangue rosso, così rosso le sgorgava dalla ferita sul collo. Aveva freddo. Urlò, chiese aiuto ma nessuno rispose, nessuno, nessuno. Pianse. Quando chiuse gli occhi, non c'era nessuno con lei, era sola.-
La voce di Carnival si era ridotta ad un fioco sussurro, appena udibile, i suoi occhi erano fissi per terra. A quel punto però ella sembrò scuotersi, un brivido attraversò il suo corpo e la vampira parve ritornare quella di sempre -Quando io aprii gli occhi, niente era come prima. Ma non ero ancora stata Cambiata. Io ero...- i suoi occhi corsero verso la figura del Cronista -Ero come ha detto lui. Ero una Creata. Ero Zannelunghe Occhirossi.-

Astrea non staccava gli occhi di dosso dalla vampira, era sorpresa e affascinata da legame che si stava formando tra lei e Carnival, non era un semplice scambio di sangue, andava molto oltre, adesso cominciava a capire. Sorrise per cercare di rassicurare la vampira e spingerla a proseguire.
-Parli di te stessa da umana in terza persona. Ma eri come me, eri viva. Eri sempre tu.- Piegò le labbra, forse stava osando troppo. -Avrai dei ricordi, qualcosa che ti è rimasto della tua vita, emozioni, sensazioni, qualsiasi cosa che possa indurti a rammentare… Il tuo nome per esempio?-

Prima che Carnival potesse rispondere, la creatura-sciame si arrestò di colpo in prossimità di un lungo corridoio sul quale si affacciavano delle porte, tutte aperte. -Sentiamo la presenza di qualcosa.-
-Fusi?- ringhiò Lao.
-No, ma si tratta comunque di materia organica.- Indicò una delle stanze lungo il tunnel.
-Là.-Con un cenno d’intesa, Galdor e Nexor fecero strada; gli altri li seguirono senza fare rumore. Arrivati dirimpetto alla soglia, i due sbirciarono all’interno, armi in pugno, ma non scorsero nulla. Nexor prelevò una torcia dal corridoio e la gettò dentro.
Si aspettavano tutto, tranne quello.
Un magazzino. Qua e là v’erano dei barili chiusi, mentre gli scaffali traboccavano di casse e di ciotole. Il gruppo entrò con circospezione. Lao sbirciò in una delle casse e sgranò gli occhi: era colmo di vivande in apparente perfetto stato di conservazione.
-Fermi!- li bloccò subito Xanter. -Ricordate le parole di Aygarth? Potrebbe essere avvelenato!-
Nether si avvicinò e scoperchiò un barile. Uno specchio d’acqua gli restituì il suo riflesso. Annusò più volte il contenuto e scosse la testa. -Non sento odore di veleno, almeno nell’acqua- sentenziò. Fece un rapido giro tra le casse. -Ma il resto ha un odore strano che non riesco a identificare. Quindi, fossi in voi, non rischierei.-
-E’ il verdetto finale, lupo?- fu la battuta di Nexor, la cui risata si smorzò subito non appena il middenlander gli lanciò uno sguardo poco amichevole. Fu il Cronista a spezzare la tensione. -Fermiamoci per qualche minuto- decise. -Aygarth ha bisogno di riposo. Inoltre, se non erro, qualcuno di noi stava morendo di sete.- Galdor annuì con foga, e si gettò sul barile.

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Ci sono tanti modi per risponderti: mai, neanche tra un milione di anni, assolutamente no, scordatelo, toglitelo dalla testa, niente, negativo, mmhm, naa, noo e naturalmente quello che preferisco in assoluto è l'uomo che cade nel burrone NOOOOoooo *puf*
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MessaggioInviato: Dom Nov 29, 2009 2:35 am Rispondi citandoTorna in cima

Nether si avvicinò a un muro e adagiò il ragazzo a terra in modo che stesse seduto con la schiena appoggiata alla parete. Il Cronista si accostò a sua volta e posò Zadris al suo fianco. Osservò il giovane: sembrava solo stanco, e le ferite erano già rimarginate. Probabilmente si sarebbe ripreso nel giro di qualche minuto.
Carnival si era irrigidita sentendo le parole della creatura sciame e anche Astrea si era preparata ad un eventuale combattimento ma le due si rilassarono presto e la vampira ridacchiò vedendo il modo in cui Galdor si era gettato sull'acqua.
-Lui dice di voler essere chiamato l'uomo che invoca le fiamme ma a me sembra più l'uomo con la gola riarsa- commentò la negromante. I suoi occhi però tornarono presto su Astrea, non aveva dimenticato le domande che la ladra le aveva rivolto poco prima. E non aveva dimenticato nemmeno le parole di Cronista...per dire se Astrea si sarebbe trasformata o no, aveva bisogno di saperne di più sulla sua natura.
-Vieni Astrea, sorella, vieni con me. Andiamo a vedere Aygarth.-
Astrea sbattè le palpebre sorpresa ma acconsentì prontamente. Il giovane non si era ancora ripreso e la ladra era preoccupata per lui. La ragazza sussultò leggermente, le sembrò di vedere se stessa incosciente tra le braccia di Carnival; si chinò su di lui come se volesse accertarsi che respirasse ancora. -Non siamo poi così diversi…- mormorò tra sé. -Io non so cosa a cosa andrò incontro… come te. - Chinò lo sguardo sul guanto che copriva la mano destra e ripensò all’occasione in cui lo ricevette da Aygarth, quando lo aveva visto per la prima volta mutato. Chiuse gli occhi e asciugò rapidamente alcune lacrime che non era riuscita a trattenere. -Carnival, cosa vuoi fare?- Chiese alla vampira, non le aveva ancora risposto ma Astrea non voleva forzarla anche se fremeva impaziente dentro di sé.
Carnival allungò una mano consolatrice ad accarezzare i capelli di Astrea -Lui è tuo amico, lui ha paura per te. Io ho promesso, ma anche lui deve sapere. E' stato ferito al mio posto. Ne ha diritto.- Sorprendendo i presenti, attinse al barile dell'acqua e versò il liquido fonte di vita nella bocca del ragazzo, goccia a goccia, spruzzandone una parte anche sul viso.
Aygarth tossì. Sentì il fresco dell’acqua sulle labbra, se le leccò avidamente. Mugugnò come svegliatosi da un lungo sonno ristoratore che avrebbe voluto continuare volentieri. Quando aprì gli occhi, i due volti che accolsero il suo risveglio lo presero alla sprovvista. -Salve- salutò, con un’aria vagamente impertinente. -Che... che mi sono perso?-
-Astrea, lei mi ha chiesto come....come sono divenuta quello che sono. Io le ho parlato, io le ho raccontato, io ho rievocato il passato per lei anche se mi fa male, così male ricordare. Ma...- esitò, a disagio -...ma c'è ancora qualcosa, ancora non ho detto, ancora non ho narrato. Tu sei stato ferito per me, io non capisco, ma tu vuoi sapere perchè così potrete capire cosa succederà Astrea, come aiutarla. Io non voglio che lei sia come me.-
Carnival guardò appena il Cronista che all'udire quelle parole si era avvicinato a sua volta per sentire, poi si rivolse nuovamente ad Astrea.
-Quando ero Zannelunghe Occhirossi, il mio mondo era la mia Sete- disse in tono triste -io...io ho immagini, ricordi. Ho ucciso e ucciso e ucciso. Ogni giorno uguale all'altro. Lei era morta sorella, lei era morta ormai. C'ero soltanto io, io e la Sete. Io sono Carnival. E poi lui mi ha trovata.-
Aygarth si massaggiò la testa, confuso da quel torrente di parole. Solo quand’ebbe la forza di ricucire il discorso delirante di Carnival poté formulare una domanda. -Lui chi?-
-L'uomo con il Potere- rispose la vampira -Volevo il suo sangue, volevo ucciderlo ma non potevo. Lui aveva il Potere e io potevo solo ubbidire.-
Il ragazzo ci capiva sempre meno. -Carnival... non ti capisco. Chi è l’uomo con il Potere?- Gli sovvenne un nome. -Damarios?-
La vampira scosse la testa in un deciso gesto di negazione -No, no. E' stato molto tempo fa, non conoscevo Damarios allora- poi si accigliò -Il nome....non ho mai conosciuto il suo nome. Lui viveva in una città, era un umano ma possedeva il potere della Morte. Quando cominciai a fare vittime lui venne a cercarmi. Lui pensava che un vampiro sarebbe stato un'arma nelle sue mani e aveva il potere. Nello stesso modo con cui io ho controllato le cose che abbiamo combattuto prima. I vampiri dell'anima.-
-Un negromante- riassunse Cronista. -Qualcuno che ha infuso le sue conoscenze a Carnival... e non soltanto a lui. Si tratta di qualcuno evidentemente connesso a Damarios, visti i Fusi che abbiamo incontrato poco fa.-
-Lui non era contento di me.- disse Carnival poi rabbrividì, chiuse gli occhi e iniziò a parlare in tono distorto, era evidente che stava scimmiottando la voce di qualcun'altro, una voce fredda e dura e sarcastica -Dei, ma guardati! Sembri un demone e ti comporti come tale. Ora capisco perchè i vampiri Creati siano così rari a dispetto della loro forza e perchè finiscano sempre per essere uccisi. E capisco anche perchè hanno la fama che hanno. Sei un vero disastro-.
La vampira rabbrividì nuovamente e spalancò gli occhi fissando Aygarth e il Cronista -Lui non era contento di me- ripetè -Lui mi ha Cambiata, mi ha migliorata, così ha detto.-
-Migliorata in che senso?- la incalzò il Cronista. -Oltre ai poteri da negromante, che cos’altro ha cambiato in te?- Aygarth ne sentì i pensieri, il loro turbinare nella mente del Vampiro, e capì dove intendesse arrivare: voleva capire se Astrea correva il rischio di diventare una Figlia della Notte.
-Lui compì un rituale- spiegò la vampira -in una notte scura senza luna e senza stelle. Lui sacrificò sette vite, sette donne. Invocò la Morte perchè estinguesse le loro vite e le loro anime. Mentre erano ancora in vita raccolse il loro sangue in una ciotola. Mi aveva tenuta prigioniera, avevo Sete, Sete! Bevvi il loro sangue vivente e il Potere entrò in me. Più di quanto lui si aspettasse- quell'ultima frase era stata detta in tono irridente e un sorriso sbilenco aveva preso forma sul volto di Carnival.
-Quando il rito fu compiuto ero come era lei prima di morire.- la vampira si guardò le mani per un momento passando lentamente le dita della mano sinistra sulla mano destra, come se le sue mani fossero per lei fonte di meraviglia -La Sete c'era ancora ma meno, oh molto meno di prima. E mi ha resa forte. Divenni la sua serva e lui mi dava dei compiti. Uccidi un uomo, parla con un uomo, prendi delle cose. Erano compiti pericolosi ma io sono forte, io sono brava. Più tardi lui scoprì che dopo il rito ero in grado di imparare ad usare il Potere e così mi insegnò, perchè potessi servirlo ancora meglio.- Al ricordo Carnival emise una risatina maligna.
-Eri la sua schiava- fece eco Aygarth, con voce piatta.
La negromante digrignò i denti -Io lo odiavo, io lo odiavo, io lo odiavo! Odioso, orribile umano, orribile, mostruosa Cosa Vivente. Mi ha fatto ricordare, mi ha fatto ricordare...quando...quando lei era viva...Mi ha fatto vedere...ma io non solo lei! Lei è morta, Io sono Carnival. Io sono Carnival!- la voce della donna vibrava di un odio profondo e incommensurabile.
-Ho imparato da lui, ho imparato e non gliel’ho lasciato capire. Ho invocato la Morte, per mio conto. Sono stata brava. Alla fine lui ha capito, ma era tardi, tardi. L'ho avuto, si, alla fine l'ho avuto.-
Aygarth chiuse gli occhi. Si sentiva ancora spossato. -Essere umani non è poi così brutto, Carnival... mi spiace che pensi il contrario. Ma lungi dal farti la predica... voglio sapere...- stavolta lo sguardo incrociò quello della Vampira, -...i mutamenti che ti ha causato quest’uomo... questo negromante... ha influito anche sulla tua capacità di trasmettere il vampirismo con il morso? Quando mordevi le persone, si trasformavano?-
-Lei era umana. E lei ha sofferto così tanto- ribattè la vampira mentre il suo sguardo si perdeva nel vuoto -Gli umani non sono buoni con me. Hanno paura di me, vogliono farmi male. Io li odio.- la sua voce si era abbassata e aveva preso il tono di una bambina che facesse il broncio. Poi finalmente parve decidersi a rispondere alla domanda del fabbro -Quelli che ho ucciso sono morti. Ne sono sicura. Ho aspettato giorni e giorni ma i morti sono rimasti morti. Ho sempre ucciso coloro che mordevo, non ho mai lasciato in vita nessuno dopo averlo morso. Solo lei, solo Astrea-che-ha-promesso.-
Aygarth guardò il Cronista. Non si dissero nulla, bastarono i loro pensieri. Il Vampiro sospirò. -E’ presto per dirlo- ammise. -C’è da sperare che il tuo padrone ti abbia tolto il potere di trasformare in vampiro chi mordevi. Forse per evitare che potessi in qualche modo crearti autonomamente un contingente di non morti da comandare a tuo piacimento.- Lasciò cadere le braccia sui fianchi. -Ma sono solo congetture. Non possiamo saperlo con certezza.-
Aygarth rimase pensoso. -Io ho resistito al morso di Cronista- confessò. -Ma solo a causa dello scambio di sangue che è intercorso tra noi due. Per il legame che ci univa. E’ diverso...- Sentì però false quelle parole sulle labbra. No, non aveva resistito. Aveva solo ritardato gli effetti. In qualche modo la distorsione della Forgia, forse anche la contaminazione con la warpietra, stava accelerando un processo inevitabile. Guardò Astrea e non seppe che dire. Voleva trovare le parole per rassicurarla, ma non voleva nemmeno mentirle. Non ne era capace.
Carnival sembrò turbata da quelle parole -Io ho bevuto il suo sangue, io possiedo i suoi ricordi- disse -lui voleva altri come me da controllare, ma non subito. E poi il rito è antico e lui non sapeva tutto quello che c'è da sapere. Lui cercava conoscenza ma i negromanti sono rari, la loro magia proibita e dimenticata. Lui aveva solo un frammento del.....del Liber Mortis. Forse, se lo avessimo, sapremmo di più, io saprei di più.-
-Il Liber Mortis?- fece eco Nexor.
Aygarth non rispose. I suoi occhi saettavano da una parte all’altra. -Liber Mortis? Dèi...- D’improvviso sembrò preda di una smania incontrollabile. S’alzò di scatto, ma si portò una mano al petto, colto da una fitta improvvisa, e dovette sedersi di nuovo.
-Ehi!- lo frenò Nether. -Quando ti entrerà in quella testa dura che a volte è necessario fermarsi un momento?-
Ma Aygarth non sembrava voler dare ascolto a nessuno. Cercava di alzarsi, nonostante le mani che lo trattenevano. -Il libro! Il libro! Dèi, ho capito! Ho capito tutto!-


Tutto il gruppo attorniò il ragazzo, con sentimenti che oscillavano dalla preoccupazione alla curiosità. -Aygarth!- irruppe Lao. -Ma che diavolo ti prende?! Ti vuoi calmare?-
-No!- rispose Aygarth di getto e alzò lo sguardo verso il Cronista. -Fratello, tu hai visto! Nelle caverne dei Soth, tu hai visto! Le mie visioni! Il libro sul leggio!-
Il Vampiro trasalì a quel ricordo. Gli altri rimasero interdetti, poi fu Nether a parlare. -Aygarth, anche ammettendo la più grande coincidenza di questo mondo, come diavolo fai a dire che quel libro è il Liber Mortis?-
Aygarth lo fissò negli occhi. -Ma non ci arrivate?- esclamò. -Tutto questo... i vampiri dell’anima, le ombre... e Damarios stesso. Il suo patto coi morti. Non avete capito? Damarios è diventato un negromante!-


Astrea strinse i denti fino a sentirne il rumore di ogni singolo dente che strideva uno contro l’altro nella mandibola, si alzò in silenzio e fece un passo indietro. I suoi occhi vivaci cercarono quelli freddi e grigi della vampira. -Sorella, mi hai già salvata una volta, adesso mi aiuteresti di nuovo?- mormorò.
La vampira ricambiò lo sguardo della ragazza e le rivolse uno dei suoi inquietanti sorrisi -Lo farò, lo farò per te e per me. Io ho promesso, tu non diventerai mai come me. Berrò il sangue dei tuoi nemici, berrò il sangue di Damarios!- concluse con una sinistra bramosia nella voce -Se davvero possiede il Liber Mortis, se davvero lo possiede....- la frase rimase incompiuta.
-Se lo possiede... lo troveremo...- Con quelle parole ancora sulle labbra, Aygarth si rizzò in piedi. Traballò, sentì mani che lo sostenevano. Per la prima volta si sentì al sicuro, senza sapere bene perché. Allungò la mano, alla cieca; le sue dita trovarono l’asta di Zadris, la strinse, l’attirò a sé.
-Piano...-
-State tranquilli, sto meglio. Sapete che mi riprendo in fretta.-
-Sai dov’è questo fantomatico libro?-
-No- ammise il ragazzo. -Non so la strada. Ma mi ricordo bene i dettagli della stanza. L’unica cosa che so è che...- alzò lo sguardo verso il soffitto, -è sopra.-
 Astrea fece un cenno alla vampira e spostò lo sguardo sull’amico. Sul suo volto si allargò un fugace sorriso come se fosse un tacito “Grazie”. -Troveremo quel libro e lo distruggeremo, che nessuno possa più usarlo, che nessuno possa mai più conoscere il suo contenuto.- Incrociò le braccia al petto e sospirò. -Ho solo paura di sapere come andrà a finire tutta questa brutta storia.-
Aygarth guardò Astrea, poi gli pose una mano sulla spalla. -Comunque vada, la finiremo insieme- le promise. Era l’unica verità che riusciva a dirle.

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Se non c'è il fiore non ci sarà neanche il frutto, Se non c'è niente allora non farò niente.

I'm a dwarf and I'm digging a hole
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I'm a dwarf and I'm digging a hole
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MessaggioInviato: Mar Dic 01, 2009 4:13 pm Rispondi citandoTorna in cima

Camminava nei corridoi della Rocca, con le piccole alate accanto, espandendo il più possibile i sensi per ritrovare Honoo. Il filo d'argento che seguiva mentalmente la faceva vagare per i recessi più impensabili seguendo percorsi tortuosi e spesso riportandola sui suoi passi.
Si fermò ad ascoltare.
Lontano, un fracasso terrificante, odore di fiamme e metallo. La Forgia stava avendo successo? Sharra aveva distrutto Damarios?
All'improvviso, un grido acuto e basso allo stesso tempo, una vibrazione sorda legata ad un ruggito immane.
Subito dopo fu silenzio.
E dentro di lei gelo, e vuoto. Sbatté le palpebre, ed in un attimo fu nell'ultramondo. Darth, davanti a lei, le sorrideva, nella sua immagine psichica che andava rapidamente sbiadendosi, trasformandosi in traslucenza che si sarebbe dispersa nell'essenza del mondo psichico superiore.
Arrancò come priva d'aria, per un attimo.
Sperava che non sarebbe successo. Ma sapeva che avrebbe dovuto affrontare quel momento. "Avarra, madre misericordiosa..."
Adesso doveva andare avanti.
Il filamento d'argento non le dava più alcun segnale. Toccò la pietra rossa che aveva tra i capelli.
"Ti troverò, Honoo, e usciremo da questo posto maledetto".
Tentò il contatto con lo Sciame, ma i messaggi che le arrivarono erano confusi e contrastanti.
Honoo sembrava essere in più posti contemporaneamente, e ciò rendeva estremamente difficile il localizzarlo. Oppure avrebbe dovuto localizzare il suo corpo e poi tentare di riportarlo a sè?
Le piccole amazzoni sembravano agitate. Una strana atmosfera si stava diffondendo per la rocca. Le gallerie sembravano tremare, ma non come avrebbe dovuto fare la pietra... i corridoi stavano rabbrividendo
e loro dovevano muoversi.
Avarra, Madre, aiutatemi a ritrovarlo... solo così potremo distruggere questo posto ed uscire vivi...

Avanti, ancora avanti, salite e discese, e gradini sconnessi, camini di roccia con appigli per mani e piedi, laghetti da attraversare sciaguattando nell'acqua nera e immota.
A brevi tratti, le pareva di sentire la sua presenza, oppure il suo odore, o la sua voce che le sussurrava dolcemente all'orecchio.
"Dove sei?"
Il grido rimbombò nelle caverne, era scesa a livelli che non avevano ancora arggiunto in precedenza. Spaventò qualche piccolo animale notturno, vide piccoli occhi seguire i suoi passi, udì lo zampettio di creature della notte che si allontanavano dal suo passaggio.
Nessuno osò attaccarla.
Quando arrivò alla fine di una delle innumerevoli camere che aveva percorso, si accorse di essere ad un punto morto.
Si appoggiò alla parete, quasi presa dallo sconforto. La sua mano destra toccò qualcosa di liscio, sulla superficie scabra della roccia. Una formazione ovaloide, incastrata in una venatura opalescente. Si girò verso la parete e si chinò ad osservarla da vicino. Una corazza Soth, nel verde-nero lucente dell'alveare della Madre. Un singhiozzo le spezzò il respiro. Iniziò a scavare concitatamente con gli artigli nel filone d'opale per liberare il piccolo carapace.
Liberami. Trovami. Vienimi a prendere
Il sussurro di Honoo nella sua mente, stavolta, era stato più reale.

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MessaggioInviato: Mer Dic 02, 2009 12:42 am Rispondi citandoTorna in cima

Galdor non si era avvicinato al gruppo che si era radunato attorno ad Aygarth. Era rimasto seduto con le spalle poggiate alla botte da cui aveva bevuto con gli occhi chiusi e la testa abbandonata alla stanchezza poggiata sulle assi della stessa. Gli erano giunte alle orecchie le parti più concitate della conversazione, quelle circa il libro dei morti. Aveva commentato il tutto scuotendo il capo. Non si spiegava come un semplice libro potesse contenere tutto il potere che possedeva Damarios, se non di più, anche se comunque non si stupiva più di nulla.
Nexor lo chiamò.
“Che fai, dormi?” gli domandò sarcastico.
Il guerriero aprì gli occhi e fece per rimettersi in piedi.
“Recuperavo le forze e avresti fatto bene a farlo anche tu _ Si allontanò un poco verso la porta d’ingresso dove erano anche Aygarth e il Cronista _ il tuo volto tradisce le tue emicranie” Gli disse senza guardarlo.
Il mezzo-demone lo affiancò “Non potevamo rimanere indifesi, serviva qualcuno che stesse sveglio per sorvegliare il riposo degli altri.”
Galdor strinse le spalle. “Hai ragione, ma avresti dovuto essere tra quegli stessi altri che stavano riposando. Era inverosimile che subissimo un altro attacco a così poca distanza dall’ultimo e dobbiamo essere efficienti. Da un nostro errore potrebbe dipendere la vita di un nostro compagno.” Disse senza una particolare intonazione nella voce.
“Ti torna in mente solo ora la lezione di Honoo?” Ridacchiò il mezzo-demone.
Sollevò gli occhi al soffitto ripensando a quanto vivide fossero quelle visioni che li avevano colti in foresta.
“Ammetto che quel pazzo delle volte ha ragione.” Concordò.
“Avanti, guerrieri, ci stiamo rimettendo in marcia.” Li chiamò Lao.


Il gruppo si rimise in cammino e, accertatosi che qualcuno rimanesse nelle retrovie, Galdor si avvicinò ad Aygarth che guidava il gruppo poco dietro la creatura-sciame e subito avanti a Cronista.
“E così non ci basta più uccidere lo stregone e demolire la rocca?” Domandò “Dobbiamo anche cercare questo… libro morto?”
Aygarth storse il naso udendo quella traduzione storpiata. “Libro dei morti” lo corresse. “Abbiamo annientato la mente di Damarios, ma il suo potere è ancora integro. E vaga per la Rocca, senza controllo. Per questo sta mutando. Ma se è come penso...” si bloccò, per qualche istante: forse stava davvero lavorando soltanto d’immaginazione. Eppure vi vedeva una certa logica folle. “...potrebbe addirittura privarlo anche di questo sostegno. Anche perché le ombre circolano ancora nella Rocca. Le sento” mormorò a mezza bocca, e qualcuno del gruppo lo guardò, interessandosi della conversazione. “E poi... se c’è qualcosa in quelle pagine che possa dirci qualcosa di più per Astrea... beh, non lo lascerò sepolto sotto tonnellate di roccia.”
Galdor ascoltò con un certo interesse il discorso del fabbro. “Così il piano è rubare il libro a Damarios in modo che il suo potere scemi ancora, quindi vedere se può esserci d’aiuto per Astrea e poi distruggerlo?” Aggrottò la fronte. “Se questo libro muove la terra come dici, non accetterà una sfogliata veloce, lo sai? Cercare una risposta alla situazione della ragazzina potrebbe essere più pericoloso di quanto pensi ragazzo mio.”
“Il libro non può venir distrutto, e in mano malvagia darà oscuro frutto” disse Carnival in tono cantilenante. Una luce folle danzava nei suoi occhi grigi e freddi “Lui lo cercava, lui lo cercava. Il Liber Mortis è destinato a me, io ho il Potere, La Morte cammina al mio fianco. Con il libro potrò dominare spettri ed ombre, con il libro potrò risvegliare i Cavalieri della Morte, con il libro potrò aiutare Astrea-che-ha-promesso. Non è per voi, non è per le Cose Viventi, non è per Damarios.”
“Non ho mai detto che avrei voluto tenerlo” sentenziò il giovane. “Verrà usato per quel che serve, ovvero per Astrea. E poi verrà distrutto. Senza se e senza ma.”
Il guerriero annuì alle parole di Aygarth. “Mi sta bene, ma il libro è potente ed antico per quel che mi pare di capire, ci vorrà tutta la nostra forza per disfarcene così, completamente. Non so quanto sia vero, ma si dice che certe cose guadagnino una loro volontà attraverso i secoli. Certi oggetti sono infusi di una forza spirituale tale da scegliere chi sarà il loro prossimo possessore e decretare la fine di quello precedente.” Scosse il capo. “Non mi piace dirlo, ma credo che sia meglio per tutti distruggere quel tomo senza consultarlo, del destino della ragazza pensino gli déi.”
La vampata di calore che scaturì dal corpo del ragazzo sembrò andare di pari passo con lo sguardo infuocato che il fabbro gettò al guerriero. “Gli Dèi se ne infischiano” mormorò. “Quindi, non provarci nemmeno a dirmi di lasciare Astrea in mano loro.”
Carnival digrignò i denti e quando parlò nuovamente il suo tono vibrava di rabbia repressa “Il Liber Mortis è inutile nelle tue mani Aygarth della Forgia. Io ho il Potere, nella Morte che è dentro di me. Dovrai darmi il Liber Mortis, dovrai darlo a me. Io ho promesso, io la aiuterò. Ma il Liber Mortis è destinato a me.” la vampira squadrò freddamente Galdor “Voi non lo distruggerete.”
L’uomo che evoca le fiamme non si girò nemmeno per guardare la vampira, ben conscio del suo sguardo gelido su di lui ma pose il suo sguardo su quello incandescente del ragazzo.
“Se sono qui, dopotutto, è per te. Nel bene o nel male e se pensi sinceramente di riuscire anche qui beh…” rimase per un attimo in silenzio quindi riprese. “Non posso che confermare la mia fiducia, ti starò vicino, ancora.” Sospirò guardando la strada. “Ci sono tante cose che non conosco, ma di una sono sicuro. Rischio la vita per ammazzare uno squilibrato e non ne lascerò uno potenzialmente peggiore in giro per questo f0%%&%0 mondo.” Le ultime parole erano chiaramente indirizzate alla vampira.
“Se fossi in te non mi preoccuperei del mondo esterno, uomo con la gola riarsa...mi preoccuperei della tua preziosa vita” ribattè in tono velenoso la vampira. Con uno scatto nervoso Carnival sorrise, sempre che la sua espressione si potesse definire un sorriso “Credete che esse vi permetteranno di distruggere il libro?” mormorò e si mise a ridacchiare “Non vi lasceranno nemmeno avvicinarvisi.”
A quel punto la Negromante si voltò verso Aygarth “Tu non capisci. Io sola posso aiutare Astrea. Tu sei stato ferito al mio posto, tu ti sei fidato di me. Lasciami fare a modo mio, lasciami il libro, lascialo a me. Io diventerò forte, potrò salvare Astrea...di cosa hai paura, Detentore della Forgia?”
Aygarth trasalì. Era la prima volta che qualcuno, ad eccezione di Zadris, lo chiamava con quell’appellativo. Quasi si sentì infastidito, come se la Vampira avesse invaso uno spazio che non doveva essere profanato da esterni. “Non so come Damarios si sia servito di quel libro” rispose alla fine. “Ma voglio evitare che, una volta ucciso, possa essercene un altro in circolazione.” La frase fu finanche troppo eloquente.
La vampira esibì nuovamente quel suo caratteristico sorriso sbilenco “Temi forse che io voglia conquistare il mondo delle cose Viventi? Così divertente. Io non sono....interessata. Ma quale che sia la mia volontà, io soltanto posso utilizzare il libro, io, io e nessun altro. Dovrai fidarti Aygarth, se davvero vuoi aiutare la mia piccola sorella. O preferisci girare il mondo alla ricerca di un altro negromante? Come, non preferisci scegliere il male che conosci?” Carnival gettò indietro la testa e rise.
Il giovane fabbro non rispose. Desiderava aiutare Astrea, lo desiderava con tutte le forze, a qualsiasi prezzo. Ma non si fidava del tutto a lasciare uno strumento simile nelle mani di Carnival. Non nelle sue, nelle mani di qualcuno non dissimile da una bambinetta capricciosa che a malapena sapeva distinguere il bene dal male.
Galdor continuava a guardare dove metteva i piedi mentre ascoltava le brevi battute degli altri due e non gli sfuggì affatto la per nulla velata minaccia nei propri confronti.
“Non sei nella posizione di metter condizioni, succhiasangue” nell’intonazione della voce fu chiaramente distinguibile il disprezzo del guerriero per le parole della cainita. “Se cammini ancora con noi è solo per concessione, anzi, eventualità. Per quanto mi riguarda ti avrei fusa insieme al golem di poco fa.” L’ultima frase fu detta con voce del tutto fredda e priva di inflessione.
Lo sguardo gelido di Carnival si spostò sulla figura di Galdor “Le tue minacce non significano niente per me, Cosa Vivente. “ disse in tono annoiato “Risparmia il fiato per combattere i Fusi di Damarios.”
“Ho fiato a sufficienza per considerarti alla stregua di uno di loro.” Rispose tranquillamente senza degnarla di uno sguardo.
“Hai fiato a sufficienza per dire ogni sorta di sciocchezze. Che altro potrebbe dire uno sciocco, del resto?” chiese in tono retorico “Tu non sai niente.” aggiunse senza celare il disprezzo.
“FINITELA!” sbottò all’improvviso il giovane alabardiere. Scoccò un’occhiata nervosa ad entrambi. “Cominciamo a trovarlo, questo libro. Poi, penseremo al da farsi. Fino ad allora, niente battibecchi. Mi state facendo venire il mal di testa...”

Carnival si imbronciò "Ha iniziato lui" disse in tono querulo.
*Il guerriero dal canto suo non si riteneva minimamente in torto, non aveva detto nulla in più di ciò che pensava o era in grado di fare, dopotutto era vero, se fosse stato per lui Carnival non sarebbe stato nemmeno un problema, sarebbe bruciata insieme al golem apparendo quasi una meteora tra gli incontri compiuti dal gruppo. Si strinse tra le spalle. “Come vuoi, capo.” Comunicò senza particolare entusiasmo. “Torno ad ammazzare fusi e vampiri, che è ciò che mi riesce meglio evidentemente.” Detto ciò rallentò il passo per tornare in fondo al gruppo, in fin dei conti quella non era la sua battaglia e non lo sarebbe mai diventata.
Aygarth chinò il capo, stremato. Che situazione assurda... Eccolo lì, a guidare un gruppo di veterani molto più esperti di lui, in un labirinto governato da un pazzo negromante con cui avrebbe fatto volentieri a meno di avere a che fare. E i suoi compagni si guardavano di sbieco. Lui compreso.
“Galdor...” cominciò voltandosi verso di lui, quando uno scatto improvviso, come l’innesco di un meccanismo, lo fece bloccare. Seguì con gli occhi il lieve movimento sul soffitto proprio sopra il guerriero che ora, rallentando il passo, lo fissava con fare interrogativo. Il suo intuito gli fece squillare mille campane d’allarme in testa.
“GALDOR!” urlò gettandosi verso il guerriero. Lo travolse col peso, mentre nel frattempo il gruppo, allarmato da quel grido, si compattava in formazione difensiva, appiattendosi contro il muro. In quell’istante una grossa lama, un misto di metallo e materia organica, emerse dal soffito come un’immensa falce che calò ad altezza uomo. Galdor cadde a terra, trascinato dall’impeto di Aygarth; la lama falciò solo l’aria, sfiorando la superficie di Zadris per qualche millimetro; Aygarth imprecò quando sul braccio gli si aprì un solco, da polso a gomito.
Il guerriero si trovò a terra con addosso Aygarth ferito più o meno gravemente ed al centro dell’attenzione del gruppo prima ancora che fosse riuscito ad inquadrare la situazione. Portava gli occhi dal braccio di Aygarth alla falce a soffitto alternativamente. “Stai bene ragazzo?” gli chiese inutilmente mentre gli stringeva con forza il braccio ferito poco sotto la spalla in modo da rallentare l’afflusso di sangue e l’emorragia.
“Pensiamoci dopo!” fu la risposta del giovane fabbro, mentre cercava di risollevarsi. “Quelle cose... ascoltate!”
Non ci volle molto.
Dopo qualche istante, il corridoio si riempì di clangori ritmici.

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#cinquantasfumaturediGaldor
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