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Autore Messaggio
Shana
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Località: ° Luna Che Mai Tramonta °

MessaggioInviato: Ven Apr 25, 2008 11:53 pm Rispondi citandoTorna in cima

(Pablo Neruda)

Sto segnando da tempo con croci di fuoco
l'atlante bianco del tuo corpo.
La mia bocca era un ragno che passava nascondendosi.
In te, dietro te, timorosa, assetata.
Storie da raccontarti sulla sponda della sera,
perché tu non sia triste, bambola triste e dolce.
Un cigno, un albero, qualcosa che è lontano e gioioso.
La stagione dell'uva, la stagione matura e piena di frutti.
Io che ho vissuto in un porto e da lì ti amavo.
La solitudine solcata di sogno e di silenzio.
Rinchiuso tra il mare e la tristezza.
Silenzioso, delirante, tra due gondolieri immobili.

Tra le labbra e la voce, qualcosa va morendo.
Qualcosa che ha ali d'uccello, fatto d'angoscia e d'oblio.
Così come le reti non trattengono l'acqua.
Bambola mia, restano solo gocce tremanti.
Eppure, qualcosa canta tra queste parole fugaci.
Qualcosa canta, qualcosa sale fino alla mia avida bocca.
Oh poterti celebrare con tutte le parole della gioia.
Cantare, bruciare, fuggire, come un campanile nelle mani di un folle.
Mia triste tenerezza, in cosa muti all'improvviso?
Quando ho raggiunto il vertice più ardito e freddo
il mio cuore si chiude come un fiore notturno.

_________________
Anche la più piccola disattenzione presenta il suo conto, sempre.

Moderatrice LotGD

Shana, l'indomita Eldar dalla furiosa lama. [Cit.Lordi]

Ultima modifica di Shana il Sab Ago 30, 2008 10:49 pm, modificato 1 volta in totale
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stregapaola
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MessaggioInviato: Dom Apr 27, 2008 7:47 pm Rispondi citandoTorna in cima

questa mi è arrivata via mail, però è carina.... Very Happy



Poesiola sul tempo
> Per scoprire il valore di un anno,
> chiedilo ad uno studente
> che è stato bocciato all'esame finale.
> Per scoprire il valore di un mese,
> chiedilo ad una madre
> che ha messo al mondo un bambino troppo presto.
> Per scoprire il valore di una settimana, chiedilo all'editore di una
> rivista settimanale.
> Per scoprire il valore di un'ora,
> chiedilo agli innamorati
> che stanno aspettando di vedersi.
> Per scoprire il valore di un minuto,
> chiedilo a qualcuno
> che ha appena perso il treno, il bus o l'aereo.
> Per scoprire il valore di un secondo,
> chiedilo a qualcuno
> che è sopravvissuto a un incidente.
> Per scoprire il valore di un millisecondo, chiedilo ad un atleta che
> alle Olimpiadi ha vinto la medaglia d'argento.
> Il tempo non aspetta nessuno.
> Raccogli ogni momento che ti rimane,
> perchè ha un grande valore.
> Condividilo con una persona speciale,
> e diventerà ancora più importante.
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Furianera
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Messaggi: 1142

MessaggioInviato: Sab Ago 30, 2008 12:52 pm Rispondi citandoTorna in cima

LO STRANIERO
Charles Baudelaire


«Dimmi, enigmatico uomo, chi ami di più? tuo padre, tua madre, tua sorella o tuo fratello?

- Non ho né padre, né madre, né sorella, né fratello.

- I tuoi amici?

- Usate una parola il cui senso mi è rimasto fino ad oggi sconosciuto.

- La patria?

- Non so sotto quale latitudine si trovi.

- La bellezza?

- L'amerei volentieri, ma dea e immortale.

- L'oro?

- Lo odio come voi odiate Dio.

- Ma allora che cosa ami, meraviglioso straniero?

- Amo le nuvole... Le nuvole che passano... laggiù... Le meravigliose nuvole!»

_________________
Ci sono tanti modi per risponderti: mai, neanche tra un milione di anni, assolutamente no, scordatelo, toglitelo dalla testa, niente, negativo, mmhm, naa, noo e naturalmente quello che preferisco in assoluto è l'uomo che cade nel burrone NOOOOoooo *puf*
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The Chronicler
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MessaggioInviato: Sab Ago 30, 2008 4:46 pm Rispondi citandoTorna in cima

Aky! Meno male che ho guardato tutto il topic, stavo per mettere io quella di Baudelaire.. Wink ottima scelta..

«Ringraziare desidero il divino
labirinto delle cause e degli effetti
per la diversità delle creature
che compongono questo universo singolare,
per la ragione, che non cesserà di sognare
un qualche disegno del labirinto,
per il viso di Elena e la perseveranza di Ulisse,
per l’amore, che ci fa vedere gli altri
come li vede la divinità,
per il saldo diamante e l’acqua sciolta
per l’algebra, palazzo di precisi cristalli,
per le mistiche monete di Angelus Silesius,
per Schopenhauer,
che forse decifrò l’universo,
per lo splendore del fuoco
che nessun essere umano può guardare
senza uno stupore antico
per il mogano, il sandalo e il cedro,
per il pane e il sale,
per il mistero della rosa
che prodiga colore e non lo vede,
per certe vigilie e giorni del 1955,
per i duri mandriani che nella pianura
aizzano le bestie e l’alba,
per il mattino a Montevideo,
per l’arte dell’amicizia,
per l’ultima giornata di Socrate,
per le parole che in un crepuscolo furono dette
da una croce all’altra,
per quel sogno dell’Islam che abbracciò
mille notti e una notte,
per quell’altro sogno dell’inferno,
della torre del fuoco che purifica,
e delle sfere gloriose,
per Swedenborg,
che conversava con gli angeli per le strade di Londra,
per i fiumi segreti e immemorabili
che convergono in me,
per la lingua che secoli fa parlai nella Northumbria,
per la spada e l’arpa dei sassoni,
per il mare, che è un deserto risplendente
e una cifra di cose che non sappiamo,
per la musica verbale d’Inghilterra,
per la musica verbale della Germania,
per l’oro che sfolgora nei versi,
per l’epico inverno
per il nome di un libro che non ho letto,
per Verlaine, innocente come gli uccelli,
per il prisma di cristallo e il peso d’ottone,
per le strisce della tigre,
per le alte torri di San Francisco e di Manhattan,
per il mattino nel Texas,
per quel sivigliano che stese l’Epistola Morale,
e il cui nome, come preferiva, ignoriamo,
per Seneca e Lucano, di Cordova,
che prima dello spagnolo
scrissero tutta la letteratura spagnola,
per il geometrico e bizzarro gioco degli scacchi,
per la tartaruga di Zenone e la mappa di Royce,
per l’odore medicinale degli eucalipti,
per il linguaggio, che può simulare la sapienza,
per l’oblio, che annulla o modifica i passati,
per la consuetudine,
che ci ripete e ci conferma come uno specchio,
per il mattino, che ci procura l’illusione di un principio,
per la notte, le sue tenebre e la sua astronomia,
per il coraggio e la felicità degli altri,
per la patria, sentita nei gelsomini
o in una vecchia spada,
per Whitman e Francesco d’Assisi che scrissero già
questa poesia,
per il fatto che questa poesia è inesauribile
e si confonde con la somma delle creature
e non arriverà mai all’ultimo verso
e cambia secondo gli uomini,
per Frances Haslam, che chiese perdono ai suoi figli
perché moriva così lentamente,
per i minuti che precedono il sonno,
per il sonno e la morte,
quei due tesori occulti,
per gli intimi doni che non elenco,
per questa musica, misteriosa forma del tempo».

Jorge Luis Borges, Un’altra poesia dei doni (da L’altro, lo stesso)
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MessaggioInviato: Dom Ago 31, 2008 1:05 pm Rispondi citandoTorna in cima

NATALE

di Giuseppe Ungaretti



Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

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MessaggioInviato: Mar Set 02, 2008 12:11 pm Rispondi citandoTorna in cima

Mario Luzi - Festa e pianto, 6

Come posso, mondo, divezzarmi
da te? Mi sei disceso,
dolcissimo e perfido alimento
in tutte le cellule, hai pervaso
capillarmente ogni mia fibra
e ancora non provvedi
tu stesso a negarmi il tuo dolore,
le tue subdole gioie e compassioni.
Come posso? Proprio non so come,
allenta almeno
un poco la presa dei tuoi artigli,
ritira, ti prego, da me
le unghie che furtivamente
mi affondi nelle carni...

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¤ Mi contraddico? Certo che mi contraddico! Sono grande, contengo moltitudini... ¤ W.W.
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MessaggioInviato: Lun Set 08, 2008 8:09 pm Rispondi citandoTorna in cima

Un sonetto di William Shakespeare

Se proprio devi odiarmi
fallo ora,
ora che il mondo è intento
a contrastare ciò che faccio,
unisciti all'ostilità della fortuna,
piegami
non essere l'ultimo colpo
che arriva all'improvviso
Ah quando il mio cuore
avrà superato questa tristezza.
Non essere la retroguardia di un dolore ormai vinto
non far seguire ad una notte ventosa
un piovoso mattino
non far indugiare un rigetto già deciso.
Se vuoi lasciarmi
non lasciarmi per ultimo
quando altri dolori meschini
avran fatto il loro danno
ma vieni per primo
così che io assaggi fin dall'inizio
il peggio della forza del destino
e le altri dolenti note
che ora sembrano dolenti
smetteranno di esserlo
di fronte la tua perdita.

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Shana, l'indomita Eldar dalla furiosa lama. [Cit.Lordi]
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MessaggioInviato: Ven Gen 16, 2009 2:50 pm Rispondi citandoTorna in cima

S'i' Fosse foco - Cecco Angiolieri

S'i' fosse foco, arderei 'l mondo;
s'i' fosse vento, lo tempestarei;
s'i' fosse acqua, i' l'annegherei;
s'i' fosse Dio, mandereil' en profondo;

S'i' fosse papa, sarei allor giocondo,
ché tutt'i cristiani imbrigherei;
s'i' fosse 'mperator, sa che farei?
a tutti tagliarei lo capo a tondo.

S'i' fosse morte, andarei a mi' padre;
s'i' fosse vita, fuggirei da lui:
similemente faria da mi' madre,

S'i' fosse Cecco, com'i' sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le vecchie e laide lasserei altrui.

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MessaggioInviato: Sab Gen 17, 2009 7:17 am Rispondi citandoTorna in cima

Tratto da: Le ali spezzate
(Kahlil Gibran)

Gli affetti del cuore sono come rami del cedro:
se l'albero perde un ramo robusto, soffre, ma non muore.
Riversa tutta la vitalità nel ramo accanto,
perché possa crescere e riempire il posto vuoto.

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MessaggioInviato: Sab Gen 17, 2009 12:50 pm Rispondi citandoTorna in cima

Charles Baudelaire


LA MUSA VENALE


O musa del mio cuore,
amante dei palazzi, avrai tu,
quando Gennaio libererà i suoi venti,
nella nera noia delle sere nevose,
un tizzone che scaldi i tuoi piedi violacei?

Rianimerai dunque le tue spalle marmoree
ai raggi notturni che filtrano attraverso le imposte?
Al sentire borsa e palazzo a secco,
raccoglierai l'oro delle volte azzurrine?

Bisogna che tu, per guadagnarti il pane d'ogni sera,
dondoli, come il chierichetto,
l'incensiere, cantando un Te Deum cui non credi?

Oppure, come un saltimbanco a digiuno,
mostrerai le tue grazie
e il tuo riso molle d'un pianto
che non si vede
per far sì che il volgo si sganasci dalle risate?

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Oo.Le persone fanno ARTE senza rendersene conto.oO°
Il mio angelo nero per sempre con me kiss me


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MessaggioInviato: Dom Gen 18, 2009 6:56 am Rispondi citandoTorna in cima

Lentamente muore
(Martha Medeiros)

Poesia che non è di Neruda come molti siti riportano.

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e non cambia colore dei vestiti,
chi non parla e chi non conosce.

Lentamente muore chi evita una passione,
chi preferisce nero su bianco e i puntini sulle "i"
piuttosto che una serie di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza,
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge e chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Lentamente muore chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che esser vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza
porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

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Shana, l'indomita Eldar dalla furiosa lama. [Cit.Lordi]
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MessaggioInviato: Mer Gen 28, 2009 9:55 pm Rispondi citandoTorna in cima

Edgar Allan Poe - Il corvo

I.

Una volta in una fosca mezzanotte, mentre io meditavo, debole e stanco,
sopra alcuni bizzarri e strani volumi d'una scienza dimenticata;
mentre io chinavo la testa, quasi sonnecchiando - d'un tratto, sentii un colpo leggero,
come di qualcuno che leggermente picchiasse - pichiasse alla porta della mia camera.
-- « È qualche visitatore - mormorai - che batte alla porta della mia camera » --
Questo soltanto, e nulla più.

II.

Ah! distintamente ricordo; era nel fosco Dicembre,
e ciascun tizzo moribondo proiettava il suo fantasma sul pavimento.
Febbrilmente desideravo il mattino: invano avevo tentato di trarre
dai miei libri un sollievo al dolore - al dolore per la mia perduta Eleonora,
e che nessuno chiamerà in terra - mai più.

III.

E il serico triste fruscio di ciascuna cortina purpurea,
facendomi trasalire - mi riempiva di tenori fantastici, mai provati prima,
sicchè, in quell'istante, per calmare i battiti del mio cuore, io andava ripetendo:
« È qualche visitatore, che chiede supplicando d'entrare, alla porta della mia stanza.
« Qualche tardivo visitatore, che supplica d'entrare alla porta della mia stanza;
è questo soltanto, e nulla più ».

IV.

Subitamente la mia anima divenne forte; e non esitando più a lungo:
« Signore - dissi - o Signora, veramente io imploro il vostro perdono;
« ma il fatto è che io sonnecchiavo: e voi picchiaste sì leggermente,
« e voi sì lievemente bussaste - bussaste alla porta della mia camera,
« che io ero poco sicuro d'avervi udito ». E a questo punto, aprii intieramente la porta.
Vi era solo la tenebra, e nulla più.

V.

Scrutando in quella profonda oscurità, rimasi a lungo, stupito impaurito
sospettoso, sognando sogni, che nessun mortale mai ha osato sognare;
ma il silenzio rimase intatto, e l'oscurità non diede nessun segno di vita;
e l'unica parola detta colà fu la sussurrata parola «Eleonora!»
Soltanto questo, e nulla più.

VI.

Ritornando nella camera, con tutta la mia anima in fiamme;
ben presto udii di nuovo battere, un poco più forte di prima.
« Certamente - dissi - certamente è qualche cosa al graticcio della mia finestra ».
Io debbo vedere, perciò, cosa sia, e esplorare questo mistero.
È certo il vento, e nulla più.

VII.

Quindi io spalancai l'imposta; e con molta civetteria, agitando le ali,
si avanzò un maestoso corvo dei santi giorni d'altri tempi;
egli non fece la menoma riverenza; non esitò, nè ristette un istante
ma con aria di Lord o di Lady, si appollaiò sulla porta della mia camera,
s'appollaiò, e s'installò - e nulla più.

VIII.

Allora, quest'uccello d'ebano, inducendo la mia triste fantasia a sorridere,
con la grave e severa dignità del suo aspetto:
« Sebbene il tuo ciuffo sia tagliato e raso - io dissi - tu non sei certo un vile,
« orrido, torvo e antico corvo errante lontanto dalle spiagge della Notte
« dimmi qual'è il tuo nome signorile sulle spiagge avernali della Notte! »
Disse il corvo: « Mai più ». (1)

(1) In inglese è «no more» che ha molto del gracchiare del corvo.

IX.

Mi meravigliai molto udendo parlare sì chiaramente questo sgraziato uccello,
sebbene la sua risposta fosse poco sensata - fosse poco a proposito;
poichè non possiamo fare a meno d'ammettere, che nessuna vivente creatura umana,
mai, finora, fu beata dalla visione d'un uccello sulla porta della sua camera,
con un nome siffatto: « Mai più ».

X.

Ma il corvo, appollaiato solitario sul placido busto, profferì solamente
quest'unica parola, come se la sua anima in quest'unica parola avesse effusa.
Niente di nuovo egli pronunziò - nessuna penna egli agitò -
finchè in tono appena più forte di un murmure, io dissi: « Altri amici mi hanno già abbandonato,
domani anch'esso mi lascerà, come le mie speranze, che mi hanno già abbandonato ».
Allora, l'uccello disse: « Mai più ».

XI.

Trasalendo, perchè il silenzio veniva rotto da una risposta sì giusta:
« Senza dubbio - io dissi - ciò ch'egli pronunzia è tutto il suo sapere e la sua ricchezza,
« presi da qualche infelice padrone, che la spietata sciagura
« perseguì sempre più rapida, finchè le sue canzoni ebbero un solo ritornello,
« finchè i canti funebri della sua Speranza ebbero il malinconico ritornello:
« Mai, - mai più ».

XII.

Ma il corvo inducendo ancora tutta la mia triste anima al sorriso,
subito volsi una sedia con ricchi cuscini di fronte all'uccello, al busto e alla porta;
quindi, affondandomi nel velluto, mi misi a concatenare
fantasia a fantasia, pensando che cosa questo sinistro uccello d'altri tempi,
che cosa questo torvo sgraziato orrido scarno e sinistro uccello d'altri tempi
intendea significare gracchiando: « Mai più ».

XIII.

Così sedevo, immerso a congetturare, senza rivolgere una sillaba
all'uccello, i cui occhi infuocati ardevano ora nell'intimo del mio petto;
io sedeva pronosticando su ciò e su altro ancora, con la testa reclinata adagio
sulla fodera di velluto del cuscino su cui la lampada guardava fissamente;
ma la cui fodera di velluto viola, che la lampada guarda fissamente
Ella non premerà, ah! - mai più!

XIV.

Allora mi parve che l'aria si facesse più densa, profumata da un incensiere invisibile,
agiato da Serafini, i cui morbidi passi tintinnavano sul soffice pavimento,
- « Disgraziato! - esclamai - il tuo Dio per mezzo di questi angeli ti à inviato
« il sollievo - il sollievo e il nepente per le tue memorie di Eleonora!
« Tracanna, oh! tracanna questo dolce nepente, e dimentica la perduta Eleonora!
Disse il corvo: « Mai più ».

XV.

- « Profeta - io dissi - creatura del male! - certamente profeta, sii tu uccello o demonio! -
- « Sia che il tentatore l'abbia mandato, sia che la tempesta t'abbia gettato qui a riva,
« desolato, ma ancora indomito, su questa deserta terra incantata
« in questa visitata dall'orrore - dimmi, in verità, ti scongiuro -
« Vi è - vi è un balsamo in Galaad? dimmi, dimmi - ti scongiuro. -
Disse il corvo: « Mai più ».

XVI.

- « Profeta! - io dissi - creatura del male! - Certamente profeta, sii tu uccello o demonio!
« Per questo Cielo che s'incurva su di noi - per questo Dio che tutti e due adoriamo -
« dì a quest'anima oppressa dal dolore, se, nel lontano Eden,
« essa abbraccerà una santa fanciulla, che gli angeli chiamano Eleonora,
« abbraccerà una rara e radiosa fanciulla che gli angeli chiamano Eleonora ».
Disse il corvo: « Mai più ».

XVII.

- « Sia questa parola il nostro segno d'addio, uccello o demonio! » - io urlai, balzando in piedi.
« Ritorna nella tempesta e sulla riva avernale della notte!
« Non lasciare nessuna piuma nera come una traccia della menzogna che la tua anima ha profferita!
« Lascia inviolata la mia solitudine! Sgombra il busto sopra la mia porta!
Disse il corvo: « Mai più ».

XVIII.

E il corvo, non svolazzando mai, ancora si posa, ancora è posato
sul pallido busto di Pallade, sovra la porta della mia stanza,
e i suoi occhi sembrano quelli d'un demonio che sogna;
e la luce della lampada, raggiando su di lui, proietta la sua ombra sul pavimento,
e la mia, fuori di quest'ombra, che giace ondeggiando sul pavimento
non si solleverà mai più!

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MessaggioInviato: Gio Gen 29, 2009 1:27 am Rispondi citandoTorna in cima

Parigi di notte
(Jacques Prévert)


Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.

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MessaggioInviato: Sab Gen 31, 2009 3:23 am Rispondi citandoTorna in cima

"Il nome rimosso"
(Valentino Zeichen)


Ho volutamente confuso le tue iniziali
nell'impasto di molti nomi
ma il lievito della memoria
le evidenzia in una sigla
che ancora mi abbaglia.

Dell'infanzia sopravvive uno scenario di guerra,
in un suo rifugio ho sotterrato
il mio amore per te
temendo che venisse distrutto
ma stento a riconoscerne il mascheramento.

Quando altri ti nominano in mia presenza
mostro un'indifferenza minerale
e mi fingo altrove
simile a un vaso dalla crepa girata
verso il vuoto della finestra.

Al poligono d'addestramento
non miro più alla sagoma romantica
che di spalle mi ti ricorda.
Non mi è concesso di rivelare a chi appartengo
pur avendo sempre il tuo nome
sulla punta della lingua
come un colpo in canna
puntata all'altezza del cuore e
non comprendo perché mi manchi sempre
nonostante il ripetuto segnale di: "fuoco!".

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MessaggioInviato: Sab Feb 28, 2009 10:59 pm Rispondi citandoTorna in cima

(Emily Dickinson)

Se tu venissi in autunno
io scaccerei l'estate,
un po' con un sorriso ed un po' con dispetto,
come scaccia una mosca la massaia.

Se fra un anno potessi rivederti
farei dei mesi altrettanti gomitoli
da riporre in cassetti separati,
per timore che i numeri si fondano.

Fosse l'attesa soltanto di secoli
li conterei sulla mano,
sottraendo fin quando le dita mi cadessero
nella Terra di Van Diemen.

Fossi certa che dopo questa vita
la tua e la mia venissero,
io questa getterei come una buccia
e prenderei l'eternità.

Ora ignoro l'ampiezza
del tempo che intercorre a separarci,
e mi tortura come un'ape fantasma
che non vuole mostrare il pungiglione.

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