Hokuto no Ken: un nuovo remake

Uscito il primo trailer del nuovo anime su Kenshiro

Partiamo subito nel dire che Kenshiro non è un personaggio fantasy nel senso tradizionale del termine. Ma la sua epicità emerge nel contesto post-apocalittico dove la tecnologia è scomparsa e le arti marziali assumono sfumature quasi sovrannaturali e degne di un genere “fantasy-dark”. Questo rende il personaggio un’icona che si inserisce a pieno titolo anche nel genere fantasy, richiamando immediatamente il confronto con altri protagonisti solitari e tormentati come Guts di Berserk o Edward Elric di Fullmetal Alchemist.

Il nuovo remake di Hokuto No Ken, previsto per la primavera 2026, punta a rilanciare la saga dopo 40 anni dalla prima uscita del manga del 1983. Non si conoscono le intenzioni degli autori Tetsuo Hara e Buronson che si sono dimostrati entusiasti nell’idea del reboot. L’intenzione che immaginiamo è quella di avvicinare una nuova generazione a un’opera storica, aggiornandola con tecniche moderne e potenzialmente ampliando l’universo narrativo con nuovi spinoff e possibili modifiche alla storia originale, alimentando così grandi aspettative tra i fan e gli appassionati del genere. Le aspettative sono alte, ma il primo trailer ha scatenato molte polemiche.

I fan si sono detti delusi dall’uso della CGI, ritenuta di bassa qualità. Le animazioni appaiono rigide, con espressioni innaturali e movimenti poco fluidi. La CGI viene giudicata fredda e incapace di trasmettere l’intensità emotiva del personaggio. Nonostante questo, il cast vocale è molto apprezzato e promette di aggiungere profondità ai personaggi.

Fist of the North Star: Hokuto no Ken - Locandina

Non è la prima volta

Questa delusione non è un caso isolato. Altri remake di anime fantasy rivisti con l’uso del CGI sono stati accolti male per motivi simili, legati tanto alla resa tecnica quanto a decisioni creative controverse.

Saint Seiya su Netflix nel 2019 ha rappresentato un caso emblematico di insoddisfazione da parte dei fan. Pur mostrando una CGI tecnicamente più curata rispetto ad altri remake, è stato criticato per uno script povero e poco ispirato. La narrazione si è rivelata piatta, con dialoghi banali e un ritmo che non riusciva a sostenere la tensione drammatica dell’originale. Inoltre, alcune scelte narrative e di caratterizzazione hanno profondamente diviso il pubblico, in particolare il cambio di genere di personaggi iconici come Shun, che ha alienato una parte consistente dei fan storici. L’assenza di quella profondità psicologica e di quel pathos che avevano reso la saga così amata ha fatto percepire il progetto come un’occasione sprecata.

Berserk nel 2016, uscito in Giappone e distribuito anche in streaming sulle principali piattaforme di anime, è diventato quasi un simbolo negativo dell’uso maldestro della CGI negli anime. Le animazioni sono apparse rigide e innaturali, con una scarsissima cura per le espressioni facciali che, nel caso di un’opera così emotivamente intensa, ha pesantemente compromesso l’immedesimazione dello spettatore. Il tono cupo e drammatico dell’opera originale si è perso dietro a movimenti meccanici e scene d’azione poco coinvolgenti. Inoltre, la scelta di tagliare o semplificare scene chiave del manga ha suscitato indignazione tra i fan più affezionati, che hanno percepito una versione ridotta e diluita del capolavoro di Kentaro Miura.

Anche Bastard!!, uscito nel 2022 su Netflix, ha risentito delle stesse problematiche, con una CGI fredda e poco espressiva che ha tradito la ricchezza visiva e narrativa dell’opera originale. La complessità dei personaggi, i dettagli dell’universo fantasy e l’energia delle scene d’azione non sono stati efficacemente trasposti in animazione, generando un senso di vuoto emotivo. In rete si è discusso molto della mancanza di carisma nei personaggi animati e di una regia incapace di esaltare le dinamiche di potere e tensione proprie della saga.

In tutti questi casi, le critiche principali convergono su una serie di fattori comuni: la CGI, se non curata con estrema attenzione, rischia di rendere le animazioni rigide e prive di espressività, minando l’identificazione emotiva con i personaggi. A questo si aggiungono scelte narrative discutibili che non rispettano la profondità e la complessità degli originali, deludendo un pubblico affezionato e attento ai dettagli.

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