CONAN, intervista di Silvia Ugolotti a Mauro Raccasi
Data: Venerdì, 03 marzo 2006 - Ore 15:00:00
Argomento: Libri, fumetti e riviste


Leggiamo dalla Gazzetta di Parma del 26/02/2006

Inutile domandarsi il perché. Ci si affeziona e basta. Attratti come da un magnete, gli occhi seguono le avventure di un personaggio dalla prima all’ultima pagina: anche se le pagine sono 1500.
A quel punto diventa impossibile lasciare quegli eroi di carta al loro destino. Succede a chi legge. E succede a chi scrive. E’ il caso de Il Romanzo dei Celti, una trilogia iniziata con la pubblicazione per Piemme de La spada del Druido e con Il Regno di Conan è ora in libreria con un nuovo titolo, ancora firmato da Mauro Raccasi, scrittore e giornalista parmigiano, sceneggiatore e soggettista. Con Il Guerriero di Stonehenge (Piemme, 495 pagine, € 19.90) siamo alla fine di una saga storica, un vero successo editoriale. Amata da chi era già stato sedotto dal fascino di una cultura millenaria. E da chi, attraverso le gesta di Conan, ha esplorato una civiltà complessa, per molti aspetti ancora misteriosa...


Cosa le ha lasciato nella penna questa avventura narrativa?
Il ciclo Il Romanzo dei Celti ha raccolto i consensi del pubblico, i libri sono già alle ristampe, segno che questa avventura narrativa non ha catturato solo la mia penna. Sento, quindi, la necessità di non lasciare Conan al suo destino e di continuare a scrivere. Al momento sto lavorando al quarto episodio, e il quinto è già un progetto. I romanzi hanno tutti una struttura circolare. Con una vita propria, indipendente dagli altri.
Conan è un eroe maturo, ora. Fiero della sua terra, orgoglioso del regno di pace che è stato capace di costruire, mosso dal coraggio che solo i grandi eroi possono avere. Cosa lo ha portato ad essere un abile guerriero, un grande uomo?
Credo sia la capacità di essere un uomo moderno per la sua epoca. Per diventare Re d’Irlanda non serve mediocrità. Al contrario, per uscire vittoriosi da un mondo come il suo, tenacia, ostinazione e forza di volontà sono le chiavi d’accesso alla gloria. Ma non solo. Conan è riuscito a superare le prove che il destino gli ha preparato senza mai lamentarsi, con sopportazione e umiltà. Consapevole che essere un predestinato non è sufficiente. Ha spalancato gli occhi e le orecchie per cogliere ogni insegnamento che il suo maestro e la vita gli consegnavano. Curioso e mai sazio di conoscenza. Un vero stratega, in grado di trovare soluzioni efficaci ai problemi, capace di coinvolgere ed unire a sé i suoi uomini. Insomma, un vincente dei giorni nostri, che arriva al potere non con la spada, ma con l’intelligenza. Che per costruire il futuro va alla ricerca delle proprie origini, pur rimanendo ancorato al presente. Si è costruito una famiglia che ama e protegge.
Gwynedd è la donna di Conan, dolce e carismatica: è lo specchio dell’altra metà del cielo celtico?
Nel Druidismo la donna era molto rispettata. Erano proprio le sacerdotesse a praticare cerimonie importanti. Erano molto forti e indipendenti: non si facevano differenza di sesso, all’epoca. Se avevano le caratteristiche giuste, potevano ricoprire qualsiasi ruolo, arrivando anche a capo di un intero popolo. Erano libere di divorziare, di risposarsi riprendendosi la dote che avevano portato. La statua equestre con il cocchio a Trafalgar Square, a Londra, mostra proprio una donna di questo tipo: E’ Boudicca, regina degli Iceni.
Il regno di Conan è in pericolo: impotente di fronte a una catastrofe naturale lascia il potere nelle mani dei druidi e parte per il Tempio dei Templi, dove si nasconde la chiave del suo destino. Dove siamo?
A Stonehenge, nella piana di Salisbury, in Cornovaglia (acc! N.d.M.R. peccato che sia nel Wiltshire, che è ancora Inghilterra…) E’ questo il “Tempio dei Templi”, il “Cerchio di Pietre” più famoso del mondo. Il suo nome, che gli è stato attribuito dai Sassoni molto dopo la sua costruzione, significa Pietre Sospese […]. E’ il monumento simbolo della cultura celtica. Un luogo misterioso ed affascinante. Poco o nulla si sa della sua origine. Un’antica leggenda vuole stonehenge costruito dai Giganti. Qualcuno crede che sia stato eretto per celebrare con riti e cerimonie la Dea Terra. Per altri è il tempio sacro ai Druidi. Nel 1963 Hawkins (Stephen, Astronomo, matematico e fisico, vero Licia? N.d.M.R.) sostenne che Stonehenge altro non è che un gigantesco computer di pietra, che consente di effettuare complicati calcoli sul sorgere e tramontare del sole, sui movimenti della luna e sulle eclissi. Dopo tre anni di esami scientifici, Hawkins sviluppò una seducente teoria basata su rigorosi calcoli matematici.
Una civiltà interessante, senza dubbio, che attira giovani, e non solo. Perché secondo lei, questo immutato e crescente interesse verso la cultura, la musica e il folklore dell’isola verde?
In parte la voglia di scoprire origini e radici antiche. In parte il desiderio di spiritualità, di una cultura in profonda comunione con la natura, con i suoi riti ancestrali e i suoi cicli. Un patrimonio che ancora esiste nel nostro inconscio e risveglia la nostra memoria genetica e i nostri più antichi istinti.
Ci sarà ancora l’Irlanda nel suo futuro letterario?
Se intende chiedermi se andrò a leggermi un libro su una panchina in un parco di Dublino, la risposta è sì. Progetti editoriali, al momento, sono con Mondatori Illustrati: uscirà un libro fotografico sul retaggio celtico nell’Irlanda di oggi. Io firmerò i testi e Alessandro Gandolfi, anche lui parmigiano, sarà l’autore degli scatti






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