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Viandanti nella notte

Capitolo 1









In un villaggio molto lontano arrivò la notte del 31 ottobre. Quella notte e come ogni anno i contadini ponevano all’esterno delle loro case delle zucche appese ad un palo e verso il calar della sera tutte le case ne avevano una.

I più vecchi raccontavano che a mezzanotte precisa dalla foresta vicina sbucavano gli spiriti delle streghe morte molti anni prima durante la santa inquisizione da parte della chiesa. Ma raccontavano anche che insieme a loro si univano gli spiriti dei bambini morti durante l’anno corrente e spopolavano la foresta per vagabondare per i villaggi in cerca di una casa dove andare ad abitare perché quando morirono scoprirono che non esisteva né l’inferno e né il paradiso e tanto meno il purgatorio.

Tutti gli anziani erano diventati miscredenti perché capirono che il Dio che essi avevano pregato per tutta la vita non era altro che una finzione.

L’unico modo per far girare al largo dalle case gli spiriti era mettere delle zucche davanti alla porta d’ingresso. Secondo antiche scritture, le zucche erano ben odiate dagli spiriti e riuscivano a tenerle lontane e se capitava che una casa era sprovvista, gli spiriti sarebbero entrati nel cuore della notte, durante il sonno più profondo e avrebbero bruciato i corpi dei padroni.

Credere o non credere, nessuno voleva correre il rischio di essere bruciato e così ogni casa era provvista di una zucca, qualcuna arrivava a metterne anche cinque.

La notte stava sopraggiungendo e le zucche erano ai loro posti.

I bambini vennero messi a letto prima del solito mentre i grandi si riunivano a tavola bevendo del vino.

L’ordine di andare presto a letto però non piaceva ai bambini perché essi volevano assistere all’arrivo degli spiriti, ma da anni nel villaggio vigeva la legge che i bambini fino all’età di dieci anni non potevano assistere all’arrivo di costoro. Il trauma per loro sarebbe stato troppo grande, ma come al solito ci sono sempre dei bambini che non vogliono ascoltare quello che dicono i grandi e soprattutto quanto serve per la loro crescita e tra costoro c’era Dreno che voleva assolutamente vedere l’arrivo degli spiriti.

-Ma sei matto. Torna subito a letto!- ordinò il padre.

-Io non credo a queste storielle. È tutta finzione- rispondeva Dreno.

Lui non aveva mai visto degli spiriti perché negli anni passati egli era ancora piccolo, ma quello fu l’anno in cui diventò molto irrequieto e forse il motivo era che mancava solo un anno al compimento del decimo anno.

La mezzanotte era vicina ed egli doveva correre subito a letto o sarebbe stato traumatizzato per sempre.

Dreno non era figlio unico, aveva anche una sorellina della stessa età, però era molto più buona e infatti stava già nel letto quasi tra veglia e sonno.

Dreno non credeva a quelle storie e una volta tanto voleva sapere la verità.

Il padre Mungo lo portò a letto prendendolo per le orecchie e fingendo di prendere la mazza lo convinse ad andare a dormire.

Dreno non disse nulla ed eseguì ciò che aveva ordinato il padre.

-Finalmente sei venuto- disse la sorellina Titta.

-Fatti gli affari tuoi- disse per tutta risposta.

Le campane della guardiola si fecero sentire e quello fu il segno per gli abitanti che la mezzanotte era arrivata.

Tutti gli abitanti rimasero nel silenzio aspettando mezzanotte e mezza, cioè l’ora in cui dovevano andare a dormire.

Fuori la nebbia aveva avvolto tutto il paesaggio. La foresta vicina era colma di nebbia e di alberi non se ne vedevano più.

I lumi all’esterno delle abitazioni tendevano a spegnersi per il leggero venticello. Strani suoni simili a parole non decifrabili echeggiavano in tutto il circondario. La mezzanotte e mezza arrivò e tutti andarono a letto spegnendo le candele.

In tutto il villaggio vi erano solo i lumi all’esterno e nient’altro. Nel cielo privo di stelle vi era la luna piena in tutto il suo splendore.

Passi sinistri si udivano nel villaggio. Coloro che non riuscivano a prendere sonno scrutavano dalle finestre gli spiriti che vagabondavano per le vie terrose.

A casa di Dreno dormivano tutti fino al punto in cui il padre e di seguito gli altri sentirono bussare alla porta.

Mungo saltò giù dal letto dallo spavento. Era la prima volta che succedeva una cosa del genere. Eppure le zucche erano state messe fuori ai loro posti. Da dietro alla porta strane voci si sentivano. Non si capiva niente.

Poi chiunque era li fuori, si allontanò proseguendo per la sua via.

La luna piena fu seguita da tuoni in lontananza che non portavano niente di buono. Le voci, simili ad un coro erano sempre più udibili.

Dopo i tuoni cominciarono i lampi che caddero a pochi metri dalla casa di Dreno che rincorse la sorella che spaventata, fuggì di casa andando verso la foresta.

I genitori cominciarono ad urlare e Mungo decise di rincorrerla per metterla al sicuro. La madre cominciò ad urlare di dolore inginocchiandosi a terra con le mani verso l’alto dicendo cose che non si riuscivano a capire e poi cominciò a sbavare interrottamente.

L’urlo interrotto di dolore fece si che tutti gli abitanti si affacciassero dalla finestra per scrutare ciò che stava accadendo.

Molti pensarono che qualcuno si era scordato di mettere la zucca all’esterno della porta.

































Capitolo 2















Il padre arrivò giusto fuori alla porta, ma qualcosa lo spingeva a non proseguire, a non giocarsi la vita in quella notte d’inferno.

-Non posso, non posso!!- diceva il padre tra se.

La madre sembrava aver finito di urlare, ma indicando il dito verso Mungo cominciò ad arrossirsi.

-Tu. Farabutto. I mie figli sono li fuori. Fa ciò che devi fare…-

Mungo ancora più disperato si accasciò a terra chiudendosi la porta e se si sedette a terra nel pianto e nel dolore.

-Non ce la faccio…. È più forte di me…perdonami….-

intanto fuori Dreno correva verso la sorella cercando di afferrarla, ma lei correva troppo e cambiò direzione entrando nella foresta.

Dreno urlava dicendo di non entrare, ma ella sparì tra la nebbia e l’oscurità. Dreno cadde diverse volte e intorno a se sentiva voci e voci.

Oramai lontano da casa non restava altro che andare a cercare la sorella dentro la foresta. Egli non vide nessun spirito li fuori, ma solo voci, ma forse si sbagliò…..

Mai prima d’ora qualcuno era uscito dalla propria dimora durante l’arrivo degli spiriti. Nessuno si era mai permesso, anche se non credeva, mai nessuno aveva mai avuto il coraggio di sfidare ciò che antichi scritti raccontavano e di ciò che accadde in molti anni e fin dal primo momento i decessi erano arrivati a dodici.

La gente ancora non sapeva di ciò che era accaduto quella notte e che stava ancora accadendo, ma una cosa era chiara, qualcuno era uscito dalla propria casa e quindi qualunque cosa fosse successo, si era sfidato il rito della notte 17.





































Capitolo 3











Titta correva nel bosco come attratta da qualcosa. Dietro di lei la voce di Dreno la seguiva scongiurandola di tornare indietro. Titta sentiva, ma continuava ad inoltrarsi senza avere una meta.

Correndo i lampi la spaventavano ancora di più. L’unica cosa che Dreno si chiedeva, era perché fuggire fuori, quando poteva abbracciarsi la madre a poca distanza da lei.

Dreno non era intenzionato a tornare indietro senza la sorella. Oramai aveva una specie di missione da compiere e poi sapeva che cosa poteva accadere a lui o alla sorella quella notte. La paura cominciò ad invaderlo, ma Dreno aveva una grande forza dentro di se che lo aiutava ad auto controllarsi. La sorella era svanita dalla vista grazie anche alla nebbia che avvolgeva tutto ciò che stava intorno. Gli alberi sembravano danzare vedendoli abbracciati con quella nebbia che non riuscivi a vedere quasi il naso.

Dreno si fermò molte volte urlando il nome della sorella, ma sentiva come tutta risposta solo strani versi e lamentii. Egli proseguì cercando di intravedere inutilmente delle tracce, ma la vera verità è che lui e la sorella si erano perduti e ora tutto diventava più complicato. Sembrava di camminare in un labirinto.

Dei canti si sentirono verso nord. Canti femminili. Quasi uguali a quelli che cantano i cori in chiesa, ma le parole erano completamente diverse anche se non si riuscivano a capire.

Dreno avendo perso l’orientamento, decise di seguire quel coro. Per individuare la via da prendere in quella foresta, andò in molte direzioni, fino a trovare la via dove le voci del coro si facevano sempre più udibili.

Il freddo circondava tutto ciò che vi era. Dreno aveva solo una camicia bianca con un pantalone a tratti bucato. Anche il terreno, a tratti colmo di foglie secche sembrava freddo.

Ad ogni suo passo quelle foglie ruotavano intorno al suo corpo. Strani versi, sicuramente animali si facevano sentire. Il coro era sempre più udibile. Dreno pensò che anche la sorella avrebbe preso quella strada, o almeno ci sperava.



Titta seguiva anche lei quel coro. Lei amava i cori, amava la musica e perciò ne era attratta. Non sapeva più dove andare per cercare la strada di casa e quindi pensò di proseguire verso quel coro che diventava sempre più udibile, ma non lo si vedeva. Piccoli brusii vi erano attorno ai due fanciulli. Come Dreno, anche Titta aveva freddo o forse di più perché portava solo una specie di vestaglia bianca e nient’altro.

Ad un certo punto ella si bloccò di colpo. I suoi occhi fissarono tre figure dinanzi a lei, ma lontane di una decina di metri ed era strano perché la nebbia avvolgeva tutto, eppure riusciva a vederle, ma successe qualcos’altro.

Quelle tre figure scomparirono e comparirono dietro di lei,sempre lontane di una decina di metri. Titta rimase immobile e si voltava solo dove le tre figure comparivano. Emanavano una lieve luce biancastra. Titta cominciò a fare piccoli passi verso quelle figure che rimasero dove erano. Ad ogni passo le fogli secche a terra si dividevano facendole una via. Più si avvicinava e più capì che quelle figure erano tre donne, una accanto all’altra.

Indossavano tuniche nere con cappucci non alla testa. Erano belle, ma quando Titta arrivò ad un metro da loro esse divennero tre brutte vecchie e rugose.























































































Capitolo 4













Il maestoso urlo della fanciulla fu sentito anche da Dreno che balzò dalla paura che già ne aveva abbastanza. Il vento cominciò ad essere più veloce, ma solamente in cima agli alberi della foresta. Le foglie secche si divisero, fuggendo a destra e a sinistra.

I tuoni continuavano a farsi sentire senza sosta. Passetto dopo passetto Dreno doveva fermarsi. Non riusciva ad andare avanti se non si era assicurato che insieme a lui ci fosse qualcun altro, ma capì che se voleva ritornare a casa, bisognava a tutti costi trovare la sorella smarrita in quella notte agghiacciante.

“Dreno” “Dreno” sentiva Dreno nel nulla. “Dreno” “Dreno” e continuava a sentirlo e poi non più. Non era solo nella foresta. Insieme a lui e alla sorella c’era qualcun altro, e di certo qualcuno che non si desidera vedere soprattutto in quella notte.

Il coro aveva smesso. Silenzio di tomba, tranne il venticello che danzava tra i rami degli alberi.

Dopo molti passi Dreno arrivò in un punto dove non c’erano alberi. Quel punto era a forma circolare, molto ampio. Al centro c’era una roccia, alta all’incirca un metro e qualcosa. Si avvicinò, ma lentamente. Indugiava. Sentiva freddo man mano che diminuiva lo spazio tra lui e la roccia.

La roccia, era a forma allungata e ben salda sul terreno. Il picco era a punta. A terra notò che vi erano solamente le sue impronte. La sorella non era passata da li. aveva sbagliato strada. Bisognava ritornare nella foresta. Quel luogo avrebbe fatto perdere solamente tempo.

Dreno però era curioso, come tutti i bambini dopotutto e si chiedeva il perché di quella roccia in mezzo ad un cerchio privo di erba o fiore, ma solamente terreno. Guardava e riguardava e non riusciva a capire cosa c’era che non andava in quella roccia. Insomma. Quella roccia aveva qualcosa che non quadrava, ma la soluzione arrivò presto, molto presto. Girò attorno e scrutò che la parte destra della roccia aveva la forma di un viso umano.

“Perché scolpire un viso in questa roccia nel bel mezzo della foresta” disse Dreno.

Allungò la mano e lentamente la toccò. Una energia sentì dentro di lui. La roccia perdeva le pietruzze che la componevano. Cominciò a tremare. Dreno si allontanò da essa, ma il tremore lo fece cadere a terra a pochi metri. Era spaventato, ma stava succedendo qualcosa. La roccia cambiava colore e si stava allungando. Essa prese forma umana.

Il grande macigno si trasformò in un essere umano. Costui era anziano e aveva una lunga barba che arrivava fino ai piedi. Esso era vestito di vesti povere.

“Chi sei?” domandò Dreno

“Fanciullo…ti sono debitore. Il mio sangue era diventato duro e solo grazie a te che si è sciolto ridandomi la vita” disse il vecchio. “Non ricordo il mio nome, ma ora che ci penso guardando queste pietruzze per terra, il mio nome è Sasso”

“Sasso?!”

“Si. È un nome raro. Ma la mia madre così mi chiamava”

“Come mai eri diventato di roccia?” domandò Dreno.

“Roccia? la mia memoria si è ormai indurita, ma qualcosa lo so. Ero nella foresta attorno a noi, era notte, buio, ma c’era una bella luna piena. Oltre a questo, ricordo solo che c’era qualcun altro insieme a me. E quel qualcuno mi ha tramutato in una roccia” raccontò il vecchio.

Dreno non credeva a questo tipo di storie, ma avendo avuto l’opportunità di esserci in quel momento, ora credeva a tutto.

Il vecchio sembrava stordito dal momento della trasformazione. Il vecchio raccontò in seguito che non erano passati giorni, settimane, mesi, ma anni, molti anni. La paura di Dreno era sparita dall’incontro con il vecchio con quel nome strano. Chissà, pensava, forse trovare la sorella sperduta in quella foresta ora sarebbe stato più facile, o almeno così sembrava. Da quello che raccontava il vecchio, si era capito che doveva conoscere molto bene quelle terre, e soprattutto conosceva bene quella foresta, anche se passato molto tempo.

I racconti del vecchio terminarono quando egli domandò al fanciullo perché era in quella foresta.

“Mia sorella si trova in questa foresta. È scappata da casa durante il mal tempo”

“E ora la stai cercando” finì il vecchio.

“Esatto. I miei genitori sono rimasti a casa perché le nostre leggi ci proibiscono di uscire fuori durante la notte del 31ottobre”

“31 ottobre è una data maledetta. Ora che rammendo, ne sono stato vittima. Io sono vecchio. Tu mi hai salvato anche senza volerlo e ti dirò che troveremo tua sorella. Ma non finisce qui”

“Cosa c’è di peggiore?” domandò Dreno.

“Se tua sorella è scappata ed è entrata nella foresta durante la notte del 31 ottobre significa che una drammatica maledizione si è abbattuta sul tuo villaggio e nei dintorni”

Le parole del vecchio fecero ritornare tutte le paure che il fanciullo aveva messo da parte dall’incontro con lui.

Ma il vecchio precisò che se tutti gli abitanti del villaggio sarebbero stati in casa, nessun male si sarebbe abbattuto contro di loro.

“Dove posso cercarla?”

“Dobbiamo seguire il coro. Su quella via troveremo tua sorella”

“Mi dispiace, ma il coro non lo sento più”

“Impossibile” urlò il vecchio “Impossibile!! Il coro c’è sempre stato durante la notte del 31”

“Un ultima cosa. Al termine del coro, ho sentito un urlo”

“Non dovevi dirlo. Questo significa che tua sorella è stata trovata”

“Trovata da chi?”

“Dalle incantatrici. Loro governano questo posto. Si dia il caso che quando tua sorella è scappata ed è entrata in questa maledetta foresta, le incantatrici governeranno per sempre il villaggio del fuggitivo”

“Come possiamo riprendercela?” domandò Dreno. Il suo cuore batteva sempre di più. Cominciò a sudare anche se faceva freddo. La notte sarebbe stata infinita da quella notte. Se non avesse trovato la sorella, la notte non sarebbe mai passata. Ma i problemi non erano finiti. Ora si chiedeva dove avrebbe trovato le tre incantatrici. La foresta era vasta ed era contro di loro. Dove cercarla allora?

“Cercarla si può!” disse il vecchio “Ricordati. Nulla è impossibile”

“Tu sai dove si trovano le tre incantatrici?”

“No, se devo essere sincero, ma ci sarebbe qualcuno che potrebbe dircelo. Qualcuno che ci potrebbe aiutare, ma non sarà facile o forse no”

“Chi è costui?” domandò Dreno curioso.

“Costui vive non lontano dal cerchio in cui ci troviamo”

“C’è qualcuno che vive in questa foresta? Come è possibile?”

“Anch’io direi la stessa cosa. Costui comunque è un conte, persona nobile, ma non ti voglio rovinare la sorpresa. Andiamo!” il vecchio si indirizzò rientrando nella foresta, ma Dreno lo fermò.

“Perché fai questo? Perché rischiare la vita. Cosa ci guadagni?”

“A volte ci penso e ricordo che anche io ho avuto un passato”









































































Capitolo 5











L’oscura foresta quella notte aveva due viaggiatori, cioè il vecchio dal nome strano e il fanciullo Dreno. Il vecchio aveva detto che questo conte che avrebbe fatto al caso loro non abitava lontano da dove stavano. Più avanti proseguiva il vecchio e più la via diventava tortuosa. Rocce, alberi secchi e pungenti, erbaccia secca. A volte qualche statua a destra e a sinistra.

Aldilà della collina nasceva un monte dove gli alberi della foresta vi arrivavano fino alla punta. Il vecchio fece segno che erano arrivati. Da quel punto la via diventava ripida e difficile da camminare. A metà via cominciò un sentiero ricco di zucche marce e teschi conficcati nel terreno per metà. Molti dei teschi erano più piccoli degli altri, forse appartenenti a bambini. Superato il sentiero si trovarono dinanzi ad un grande palazzotto dove gli alberi della foresta vi giravano attorno e per poco i rami non entravano dalle finestre che alla vista erano tenute molto male, anzi tutto il palazzotto era tenuto male. “sembra abbandonato” diceva il fanciullo.

E così sembrava, ma il vecchio sapeva il fatto suo. Li dentro viveva il conte di cui il vecchio aveva parlato. Ai piedi della porta c’era una grande tabella quasi illeggibile. Dreno vi si avvicinò per leggerla. Il vecchio lo guardò.

Conte di Dentis. Questo era scritto su quella vecchia tabella accanto ad un campanaccio che il vecchio suonò un paio di volte. “Il conte ci aiuterà?” domandò Dreno.

“Vedremo” disse il vecchio mentre aldilà della porta si sentiva qualcuno avvicinarsi. La porta si aprì scricchiolando.

Il vecchio quasi si inchinò per salutare colei che aveva aperto. Dreno indugiò qualche secondo e poi seguì ciò che il vecchio aveva fatto.

Ella era la domestica, di età molto avanzata. Viso allungato e rugoso. Occhiaie da spaventare anche il diavolo in persona. Vestiti scuri. Dita lunghe e aguzze. Ella non perse tempo.

“Chi vi porta in questa notte oscura più del solito!”

“Abbiamo urgenza di vedere il conte di Dentis” disse il vecchio “Lui c’è in casa?”

Prima di rispondere la domestica aguzzò meglio la vista su costoro che avevano bussato in quella oscura notte più del solito come lei l’aveva definito.

“Il conte è nelle sue stanze. Seguitemi” la governante fece accomodare il vecchio e il fanciullo e si fece seguire salendo le scale fino al piano successivo. L’interno del palazzotto era peggio dell’esterno. Ogni parete aveva quadri di lupi, capre con sembianze umane. Tutto era sinistro.

L’unica cosa bella che vide il fanciullo era un quadro raffigurante un signore con stupendi abiti in una posa da re. Il vecchio scrutava spesso il fanciullo per accertarsi che stava bene. Dreno era affascinato da tutto ciò anche se era sinistro. Al piano superiore la domestica si fermò alla porta che portava alle stanze del conte. Bussò una volta per non disturbarlo e disse che c’erano visite importanti. Non si sentì nessuna risposta. La domestica li fece entrare.

Ai due gli fu chiusa la porta in faccia rimanendo li in quella grande stanza uguale a quelle del piano inferiore. Dreno non vedeva nessuno, ma in fondo alla grande finestra vi era qualcuno seduto. Era il conte di Dentis. Seduto su quella sedia dai colori pregiati non disse nulla. Essi non riuscivano a vederlo in volto perché era di spalle. Il conte doveva essere molto robusto, rifletté Dreno. Il suo corpo era il doppio di quella sedia. Sembrava curvo.

“Chi siete?” disse la voce che proveniva da dietro alla sedia.

Il vecchio si avvicinò di due passi insieme al fanciullo.

“Siamo due viandanti. Ora non trovo le parole giuste per definirci, ma vorrei arrivare al dunque se mi è permesso” il vecchio era agitatissimo.

“Quale problema portate con voi”

“Il fanciullo accanto a me ha perso sua sorella….e credo che ci sia la mano delle tre incantatrici” a quelle parole il conte si mosse cambiando posizione, poi si alzò rivoltandosi verso di loro.

Dreno per poco non urlò dalla paura, ma tremava tutto, al contrario del vecchio che sembrava calmissimo. Dreno si accostò molto al vecchio prendendogli la mano.

Il conte aveva le sembianze di un lupo. Il conte notò l’agitazione del fanciullo.

“Anche io ero un fanciullo una volta, tanto tempo fa, ma la fanciullezza mi fu negata dopo il compimento del 17esimo anno, quando decisi di andare a caccia nel cuore della foresta. Era la notte del 31 ottobre, una notte come questa. A quel tempo mi negarono l’uscita, ma io andai lo stesso. I miei genitori furono in pensiero per me. Quando ritornai a casa, era tutto cambiato. Sai come andò a finire fanciullo?” Dreno fece di no con la testa mentre il conte si avvicinò sempre di più a lui.

“Quella notte persi la mia anima e i mie genitori, compresi i domestici. Tutti morti. Proprio dove vi trovate i miei genitori dissero le loro ultime parole prima di morire in una pozza di sangue. Piansi molto. Avevo paura di me stesso, ma fu solo quella notte. Dal giorno seguente non mangiai più carne umana, ma il mio volto rimase quello di un orribile lupo mannaro. Quindi capisco la tua paura in te, ma non devi temermi. Ora che sai ed era giusto che sapessi seguitemi per discutere di ciò che mi stavate raccontando” Il vecchio e il fanciullo Dreno seguirono i passi terrificanti e sinistri del conte fino alla stanza seguente diversa dalle altre solo per il grande arazzo raffigurante il rogo di tre streghe per mano di sua santità. Il conte si sedette seguito dai due ospiti. Molto tempo passò quando il vecchio finì di raccontare cosa era successo. Il conte sembrava affascinato da ciò che aveva sentito. “Conte, ci può aiutare?” questa fu l’ultima cosa che disse il vecchio. “Mi condannerei a morte se vi aiutassi in questa vostra impresa, ma oramai, sono chiuso in questo palazzotto da troppo tempo. se volete trovare questa fanciulla, dovete andare a nord, seguendo il sentiero dei morti. Alla fine della via non potrete più sbagliare. Per il resto toccherà a voi” quelle parole sarebbero state davvero una condanna a morte. Il sentiero dei morti non era mai stato indicato, trovato, o segnato su qualche mappa. Solo il conte sapeva. Lui c’era già stato il giorno del 17esimo compleanno. Egli fece un patto con coloro che vi regnavano, un patto che se trasgredito, lo avrebbe portato solo alla morte. Altri tuoni in lontananza, tuoni provenienti da nord. Il vecchio e il fanciullo ora sapevano la strada da prendere. Sbagliare era impossibile. “Un consiglio che vi dò. Non fate amicizia con gli abitanti della foresta del nord. Soprattutto con quelli che vi fanno più tenerezza”. Cosa voleva dire con quelle parole il conte? Il vecchio non osò dire altro. Sbatté le mani sulla spalla di Dreno facendogli capire che bisognava proseguire e prendere la strada a nord. Il saluto al conte fu solo un inchino e poi via dal palazzotto. Altri tuoni risuonarono non appena uscirono dal palazzotto. Essi non si voltarono verso il palazzotto che sembrava essere inghiottito dalla nebbia. Lontano dal palazzotto un ultimo urlo lamentoso si sentì. Il conte era all’inferno.





















































































Capitolo 6















Il conte non sbagliò. Il sentiero si presentava proprio come era stato descritto. Era una lunga strada ricca di alberi a destra e a sinistra. Lievi luci provenienti dalla luna mostravano meglio il percorso. All’interno della foresta c’erano passi sinistri. “Animali della foresta” diceva il vecchio “Non c’è da preoccuparsi”

Durante il percorso ai due viandanti fu tagliata la strada da qualcosa che non era né molto grosso, né molto piccolo. Non riuscirono a capire cosa fosse. Fu tutto troppo veloce. Poi di nuovo e di nuovo ancora. L’ultima volta si fermò al centro del sentiero. Era un cavallo dal colore nero e riflessi bianchi. Aveva occhi sbarrati. Faceva paura. Li in mezzo al sentiero rimase fermo immobile. Dreno rivolse numerose volte lo sguardo verso il vecchio che cercava di proteggerlo per sicurezza. Le intenzioni di quel cavallo potevano essere tante.

Ai due venne un mal di testa intenso. Da svenire. Non si reggevano in piedi. il cavallo era ancora li. immobile. Con le mani sulla fronte, i due sudavano e il mal di testa era sempre più forte. Dreno cadde a terra, ma era ancora cosciente. Il vecchio lo seguì. Non riuscivano a pronunciare niente. Avevano solo la bocca aperta nell’intento di dire qualcosa, ma niente. Ai due veniva la voglia di dormire profondamente e lasciarsi i problemi alle spalle. Poi sul sentiero arrivò un altro essere. Era un gatto, o almeno lo sembrava. La vista dei due diminuiva sempre di più. Più che un gatto sembrava una specie di demone. “Andate via” furono le parole provenienti dalla foresta e si ripetevano diventando sempre più forti. “Andate via, andate via. Ritornate negli inferi!” I due animali cominciarono a lamentarsi. Il demone o quello che sembrava essere saltò in groppa al cavallo che insieme sparirono tra gli alberi e la nebbia della foresta.

I due viandanti cominciarono a riprendere conoscenza. A vedere le cose normalmente. Il mal di testa era svanito. Qualcuno li toccò cercando di farli riprendere. “Chi sei?” domandò Dreno ancora mezzo frastornato. Il vecchio cercò di rimettersi in piedi. “Cosa è successo?”

“Siete stati fortunati. Potevate morire nel mondo degli sogni oppressivi, nel mondo degli incubi”

“Chi è lei?”

“Un semplice contadino di questa foresta”

“E’ impossibile. Non esistono persone che vivono in questa foresta tranne i dannati!” disse il vecchio portandosi Dreno vicino.

“Quindi sai le condizioni di chi vive in questa foresta” continuò il contadino.

“Come ti chiami?” domandò il vecchio “Pietro è il mio nome” rispose il contadino. Costui viveva nella foresta da molto tempo. Anche lui, come molti altri aveva fatto brutti incontri. Ora era un semplice contadino condannato ad essere un fantasma. Era anziano e portava un paio di occhiali. Molto magro, ma di grande forza.

“Comunque, ti siamo debitori”

“Non dovreste girovagare, soprattutto di questi tempi. La foresta è un luogo troppo pericoloso per gente normale. L’incantatore non sarà felice quando o se verrà a sapere della venuta di due umani. Chiunque entri nella foresta, non ne uscirà più”

“Noi stiamo cercando mia sorella” disse Dreno. “E’ stata presa dalle incantatrici”

“E’ vero Pietro. Siamo qui per trovare sua sorella, presa dalle tre incantatrici. Pietro. Che dici a proposito dell’incantatore?” Il contadino Pietro si allontanò guardandosi attorno. Sembrava non volerne parlare. Sembrava spaventato anche lui.

“Non posso dire niente. Ora devo andare. È stato un piacere conoscervi”

“PIETRO!!” urlò il vecchio. “Chi è l’incantatore?!”

“Dovresti saperlo. Basta. Non voglio dire più niente. Ci rivedremo quando sarete morti!” Pietro corse all’interno della foresta sempre guardandosi attorno. Perché il vecchio doveva sapere qualcosa sull’incantatore. Era la prima volta che ne sentiva parlare. Lui sapeva solo delle tre incantatrici, ma no dell’incantatore. Dreno pensava tra se, poi all’improvviso Pietro ritornò dai due sempre più prudente per ciò che poteva esserci attorno. “Vi dico solo una cosa. L’ora è vicina. State lontani dal male. Andate via. Non fate incontri. Fate prudenza” poi detto ciò, non diede nemmeno il tempo di far parlare i due che egli scomparve nella foresta. Dreno voleva seguirlo, ma il vecchio lo prese dal collo e lo riportò al centro del sentiero.

“Andiamo Dreno. Non mancherà molto. Resta sempre accanto a me” poi d’un tratto sentono abbaiare. L’ululato proviene da molti punti della foresta. Il vecchio preoccupato.

“Ricordati Dreno, quando senti abbaiare, significa solo sfortuna o morte”e a quelle parole Dreno vide confusamente una specie di torre. Erano arrivati, ma gli ululati continuavano e non cessavano.





































Capitolo 7













Dreno fece vedere la torre al vecchio che sembrava molto distratto dagli ululati. Dreno lo chiamò più di una volta indicando la torre con il dito. “Siamo arrivati. Tua sorella ora non è più sola….” Si interruppe quando un gran frastuono echeggiava li vicino. Dreno si tolse dalla strada nascondendosi dietro agli alberi. Fu seguito immediatamente dal vecchio. Quel rumore proveniva da una carrozza nera trainata da tre cavalli di stazza robusta e anch’essi neri. Non si poteva riuscire a vedere chi c’era dentro perché le finestre erano coperte da vecchie tendine merlate. Il cocchiere, colui che portava la carrozza aveva lunghe vesti nere e il viso era completamente oscurato dal cappuccio. La carrozza si fermò dinanzi all’entrata della torre. Il cocchiere scese dal posto di comando e aprì la porta della carrozza. Il vecchio e Dreno non riuscivano a vedere chi stava scendendo.

Sembrava una persona molto alta, ma ugualmente era vestito da vesti scure e come il cocchiere anche lui portava un cappuccio. “Costui che è uscito dalla carrozza deve essere l’incantatore” disse il vecchio.

“Quando la via sarà libera li seguiremo nella torre così potremo liberare mia sorella” disse Dreno.

“Esattamente. Spera che tutto vada bene”

“Se succede qualcosa, come li combattiamo. Non abbiamo niente con noi” disse Dreno ragionandoci.

“Non temere. Ci inventeremo qualcosa” La carrozza rimase li senza che qualcuno la guardasse. Il cocchiere era entrato con quel tizio. Non passò tempo che il vecchio e Dreno uscirono allo scoperto e si accovacciarono accanto alla porta di legno della torre. Sembrava non essere stata chiusa a chiave. La fortuna sembrava essere dalla loro parte. Il vecchio fece autocontrollo, poi si sentì pronto per entrare. “Dreno. Ora entriamo. Stammi sempre dietro e mi raccomando. Guardami le spalle”

“Puoi contarci”

“Molto bene” il vecchio aprì la porta lentamente per la paura di non farla scricchiolare. I due vi entrarono, ma qualcosa non andava. Le scale portavano giù e non su. Il vecchio continuò a scendere fino a che non si trovò in una stanza vuota con molti corridoi che portavano in altre stanze. Li sotto non c’era niente. Tutto era illuminato da torce. Cautamente passavano da stanza a stanza senza trovare niente, ma in giro c’erano strani suoni. Suoni sinistri. Come era possibile però che non c’era nessuno. “Dove si troverà mia sorella?” domandò Dreno. “Non lo so, ma non sarà lontana”.

“Vedo qualcosa!!” disse il vecchio alzando un po’ la voce. Egli affrettò il passo e vide altre scale andare giù, sempre più giù. Sembrava di scender negli inferi. Giù, dove le scale terminavano, vi era un grande stanzone, illuminato alla stessa maniera della altre stanze. Alle pareti vi erano corpi scheletrici di uomini, donne, bambini e animali. C’era qualcosa di diverso in quella stanza. Qualcosa che si notò subito. Al centro dello stanzone vi era una colonna. Vi era legato qualcuno. “E’ mia sorella!!” urlò Dreno che si ritrovò le mani del vecchio che gli coprivano la bocca. “sei impazzito!! Vuoi farci scoprire?!!” Dreno vedeva la sorella legata a quella colonna, ma non poteva liberarla subito.

“Facciamo una cosa, io resto qui e tu vai a slegarla” Dreno non se lo fece ripetere due volte che corse furtivo verso la colonna mentre il vecchi rimase a fare la guardia giù alle scale. Quella stanza sembrava preparata per una cerimonia o qualcosa del genere. Dreno arrivò alla colonna dove la sorella era legata e sembrava svenuta e sperò che non le avessero fatto del male. La fanciulla non portava niente addosso e li faceva molto freddo. Dreno la chiamò diverse volte, ma non aveva alcuna risposta, poi andò dietro dove trovò il nodo che sembrava molto robusto, ma quel coro sentito nella foresta riprese a cantare e sembrava provenire non da molto lontano. Proveniva su dalle scale. Il vecchio continuò a dire che sopra non c’era nessuno. Dreno continuò nel suo intento, ma…

“Possiate morire!! Come vi siete permessi!!” il vecchio fu gettato a molti metri da dove faceva la guardia da qualcuno. Dreno si fermò. Dalle scale scese il tizio che stava nella carrozza seguito da tre vecchie. Il tizio era lui, ma il suo volto era ancora sconosciuto.

“Signore, hanno interrotto la nostra messa” dissero in coro le tre vecchie.

“E facendo questo si sono condannati a morte con le loro stesse mani” disse il tizio dalla voce malvagia. Il vecchio cercò di rimettersi in piedi con tutte le sue forze trascinandosi verso Dreno, rimasto li impaurito. “Dreno. Stai calmo, andrà tutto bene” gli disse il vecchio rimessosi in piedi appoggiandosi su di lui.

“Tu sapevi cosa sarebbe successo. La legge è legge” disse il tizio. “Costoro meritano di morire stanotte stessa insieme alla fanciulla peccatrice”

“E così andrà! Arrendetevi. Stanotte molti hanno disobbedito ai miei ordini e c’è chi ha già pagato” il tizio si riferì certamente al conte di Dentis.

“Ora ho capito tutto. Tu sei l’incantatore o come ti fai chiamare” disse il vecchio.

“ORA BASTA!! Suddite! Prendeteli e legateli accanto alla fanciulla!”

Le tre incantatrici o meglio dire le tre vecchie si mossero verso i due sfortunati. Il vecchio mise Dreno dietro di lui, ma egli saltò avanti andando vicino ad una delle tante torce che illuminavano lo stanzone. Il vecchio lo rincorse, ma Dreno lo fece fermare.

“Fanciullo!! Stai calmo. Le mie suddite saranno veloci a farti perire”disse l’incantatore, questo era il suo nome. Dreno aveva in mente qualcosa. Sarebbe stato rischioso, ma era per il bene della sorella e del vecchio”

“Incantatore!! Non uccidere i fanciulli. Uccidi me, visto che non sei riuscito a farlo una volta, tanto tempo fa!”

“Stai zitto vecchio. Ti potevi ritenere fortunato!”

“Incantatore!! Prima che tu ci uccida, io voglio vedere il tuo volto” disse Dreno rivolgendosi all’incantatore che rimase immobile a quelle parole.

“Non ci sono problemi, ma siete stati voi a chiederlo” egli si tolse il cappuccio. Per i due sfortunati fu un duro colpo. Colui che si faceva chiamare l’incantatore era Pietro, quel contadino incontrato nella foresta poco prima.

“Pietro!!” dissero Dreno e il vecchio.

“Vi ho dato l’opportunità di scappare prima, ma non avete seguito il mio consiglio. Ora basta con le parole. La messa deve andare avanti. Questa notte la fanciulla e voi dovete morire. Questo è il sacrificio”

Dreno, non perse tempo e sfilò la torcia dall’anello di ferro che lo sorreggeva. Fu tutto molto veloce. Egli raggirò le tre vecchie e rivolse le fiamme della torcia contro il volto di Pietro che prese fuoco come un pezzo di carta. Le tre vecchie tremavano e si portavano le mani alla testa. Pronunciavano frasi strane.

“Fanciullo maledetto. Non finirà in questo modo” le fiamme si allungarono per tutto il corpo bruciandogli tutti i vestiti fino a denudarlo. Il suo corpo andava a incenerirsi man mano. Prima che toccasse al volto egli riusciva ancora a stento a parlare.

“Mia morte, sua vita, sua forza” queste furono le ultime parole di Pietro e di cui rimase solo un cumulo di cenere. Le tre vecchie svanirono nel nulla e il coro con loro.

“Sasso! Siamo liberi!” disse Dreno. Il vecchio corse verso la fanciulla liberandola dalle corde e stendendola per terra cercando di farla svegliare. “Non preoccuparti. Tua sorella è viva”

Quella notte sembrò andare via con le prime luci dell’alba. La foresta sembrava una come tante e non più sinistra. “Il mio villaggio non è distante” gli spiegò Dreno. La fanciulla ancora non era rinvenuta, ma aveva già ripreso colorito. Il vecchio la coprì per ripararla dal freddo con pezzi di indumenti propri.

Finalmente uscirono dalla foresta e dinanzi a loro c’era il villaggio. Non c’era nessuno per la strada sterrata. Forse erano ancora tutti dentro. “Non sanno ancora che tutto è finito. Bisognerà che qualcuno lo dica, ma prima portiamo tua sorella a casa”

Dreno indicò la sua casa e quasi con le lacrime agli occhi cominciò a chiamare i genitori. Il vecchio bussò alla porta e in quel momento si sentì abbaiare.

-Quando senti abbaiare, significa solo sfortuna o morte-









fine….ma...??


































Titolo: Viandanti nella notte
Categoria: Racconti FantasyItalia
Autore: Carlo
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Aggiunto: December 29th 2007
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