Trama:
Ulrick. Sì, lui ora è Ulrick, ma è anche John Daker, ed Erekose, e vuole tornare dalla donna che ama più di ogni altra cosa, più della sua stessa vita, del suo ruolo, del suo compito... Ermizhad. La sua dolce Ermizhad...
Odia il mondo in cui è costretto a restare, eppure quando le voci ritornano, quando riprendono a chiamarlo, allora prova un nuovo terrore, più grande ancora, ovvero che le voci lo portino ancora più lontano dal suo grande amore, dalla donna per cui è disposto a sfidare la fredda logica del multiverso e il crudele raziocinio del Fato.
Ed è un mondo strano, quello in cui viene richiamato, un mondo fatto di paludi, dove grandi navi a vapore viaggiano fra le lagune, e ogni nave è una grande città, governata dal suo capitano, ed ogni città è in guerra con le altre. E commercia con gli altri quattro regni che si intersecano con questo, quattro mondi leggermente diversi, quattro realtà a contatto fra di loro, che una volta ogni anno si riuniscono per un grande mercato.
In questo mondo, il Campione Eterno incontra un uomo il cui nome è von Bek, sfuggito ai nazisti e alla prigionia e catapultato in quelle che la storia della sua famiglia chiama Mittelmarches. Ed in questi mondi sono destinati ad incontrarsi questi due uomini, due manifestazioni del medesimo essere, ora insieme per portare a termine la missione che il fato ha loro affidato questa volta: da un lato Hitler, e dall'altro i Signori del Caos, che cercano di ottenere il controllo delle Mittelmarches in prossimità della congiunzione del milione di sfere.
Fra velieri a vapore, crudeli donne vestite di bianco, magie e violenza si snoda la storia che diventa di pagina in pagina più epica, più grandiosa e più assoluta, portando, alfine a una conclusione quanto meno emblematica.
Recensione:
Il volume italiano racchiude il terzo ed ultimo capitolo della saga di Erekose, il Campione Eterno: il Drago nella Spada. Catapultato in questo nuovo mondo, e incontrato von Bek, che per un appassionato lettore di Morcock risulterà un piacevole riferimento, John Daker continua il suo viaggio alla ricerca del suo amore, un viaggio che lo porterà alla comprensione più profonda che sarà mai concessa a una delle sue incarnazioni riguardo il multiverso e il Fato, l'aguzzino di cui egli altro non è un pupazzo.
Le divinità della Legge e del Caos si scontrano di nuovo, su un altro terreno, ma con la medesima pedina cui è affidato l'ago della bilancia, la Bilancia Cosmica che, appesa nel cielo, decide delle sorti di interi mondi, di miliardi di vite, dei destini di ogni singolo essere vivente e di ogni divinità cui costoro si appellano; la bilancia cosmica la cui legge è l'equilibrio.
Per mezzo delle avventure di questa ennesima reincarnazione, e tramite le sue continue paure, i suoi tormenti, che lo rendono più umano di qualsiasi altro personaggio Moorcockiano, a parte, forse, i due von Bek dell'omonimo ciclo di romanzi, l'autore ci descrive il suo multiverso nel dettaglio, dalla sua logica alla sua natura, e se con Corum ci aveva svelato la verità sugli Dèi, qui ci svela la verità sul Campione Eterno.
La forza di lottare, prettamente umana, che scaturisce dal desiderio di ritrovare la sua amata, dalla speranza che, adempiendo a questa missione, gli sia concesso di dimenticare tutto e di ritrovare l'oggetto del suo desiderio, spinge questa incarnazione del Campione Eterno a un passo in più rispetto agli eroi romantici tipici di Moorcock, e lo proietta in una visione anche cortese e stilnovista dell'amore.
Tuttavia, la fredda logica del multiverso prevale sempre sul volere del singolo, e il finale lascia solo una speranza, che altro non è se non quello con cui e su cui noi umani viviamo la nostra vita. E anche se fosse solo la speranza di uno sciocco, la speranza di John Daker è anche quella di ognuno di noi.
Buona lettura.
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