Category: Racconti FantasyItalia Review Title: il cammino selvaggio |
Le schiere di uomini nani e elfi erano ben piazzate una di fianco all’altra, silenziose e impassibili. Quella notte il cielo avrebbe pianto sangue e la luna si sarebbe dipinta di rosso. Una grande battaglia ghermita dal tempo stava per prendere vita. Tutto era fermo, ogni uomo aveva lo sguardo perso ma nei loro occhi non si scorgeva la paura ma il coraggio. Ognuno di loro era sicuro che quella fosse stata la loro ultima notte che l’indomani le loro anime si sarebbero perse ma nessuno si sarebbe tirato indietro. La pioggia incominciò a cadere. Sbatteva sugli elmi dei guerrieri colando sulle loro facce impietrite quasi che la pioggia volesse ammorbidirle. << questa notte ne io e ne voi torneremo dalle nostre mogli. Questa notte i vostri figli piangeranno ma in cuor loro rimarrà vivo il vostro ricordo. Non abbiate paura è la Dea che ci attende, non temiate le lame dei nemici perché esse lacereranno le vostre carni ma non feriranno le vostre anime. Uomnii!!!!! Andiamo>> l’armata si animò d’improvviso scalpitando correndo e chiassando scese la collina urlando con le spade alzate al cielo e si scagliò su gli orchi. Sangue ferro e carne uniti in un macabro spettacolo, creavano il paesaggio. Ogni creatura che quella notte si scontrava cadeva sotto i colpi del nemico. Le frecce libravano nell’aria conficcandosi sui corpi che cadevano a terra e schiacciati dall’ armate che avanzavano. Non si poteva dire chi stava vincendo se gli orchi o gli elfi e uomini, tutto era un miscuglio di corpi… 7-4-8antichi codici Capitolo 1- una decisione difficile La casa sulla collina era una di quelle case che mi ero sempre immaginato. Fatta di pietra si ergeva sull’antica collina, e sembrava che da un momento all’altro dovesse crollare. Ma state tranquilli perché erano secoli che quella casupola stava lassù ferma e immobile. Il muschio strozzava le pareti della casa e il camino era coperto da un grosso nido. La casetta aveva le finestre perfettamente tonde e dipinte di marrone cosi come la grande porta di legno. La casetta( o casa sulla collina come la chiamavano molti villaggi in molte miglia)Se ben mi ricordo vi viveva un anziano con il suo nipote, e se ancora la mia memoria rammenta il tempo, si chiamavano Sinir e Morgan. Sinir era il ragazzo alto e slanciato, passava il tempo a girare per le campagne tutt’attorno alla collina, con i lunghi capelli neri che li coprivano i bellissimi occhi blu. Morgan invece(suo nonno) aveva molti molti anni, quasi che la gente del villaggio si era dimenticata quanti ne aveva e molti dicevano che neanche lui ricordava più la sua età. In verità però era che la gente del villaggio (o villani come gli chiamava Morgan) avevano fatto molta confusione sul conto del vecchio. La casa in cui viveva la aveva ereditata da suo padre Morguth che a sua volta l’aveva presa in donazione da suo padre Margheth e cosi via per generazioni e generazioni. E il bello che padri e figli si assomigliavano in maniera sorprendente sopratutto nella vecchiaia. Ecco perché i < Ben presto quel giorno Sinir si ritrovò a raccontare a Bromur tutto quello che vi ho detto io sul ragazzo, e il mercenario capì subito che Morgan era si la persona che Sinir amava ma era anche il suo più grande fardello. Infatti se ancora non l’avevate capito l’unico motivo che non permetteva a Sinir di avventurarsi in terre selvagge era suo nonno. Sinir notò che il mercenario aveva accuratamente sorvolato il fatto di dirgli dove era diretto, ma avendo il ragazzo una sorprendente faccia tosta chiese dove era diretto << presumo che il tuo viaggio abbia una meta, come ogni viaggio d’altronde, altrimenti non avrebbe senso>> . bromur sorrise << bè..sicuramente si sentirà parlare anche in questa contea della < I giorni nella casa sulla collina passavano lenti e monotoni come sempre, ma Sinir aveva una grossa novità. Bromur aveva chiesto al ragazzo se avrebbe potuto fermarsi per un paio di settimane in modo da riprendersi dalla brutta avventura passata, in cambio l’avrebbe aiutato a lavorare i campi ai piedi della collina. Sinir accettò volentieri più che per il lavoro che il mercenario poteva offrire, per la compagnia che esso poteva dare e di cui Sinir aveva molto bisogno. Ben presto il ragazzo insegnò al mercenario come arare coltivare e i campi, come riconoscere le erbe buone e cattive, i cicli delle lune. In cambio Bromur insegnò al ragazzo a scuoiare e cacciare animali, come mantenere la carne e il modo di pulirla. << vedi devi far passare la lama dalla coscia fino alla testa dell’animale ed eseguire un taglio orizzontale per poi tirare la pelle in questo modo>> disse un giorno Bromur scuoiando un cervo. Questo è il tipico passaggio che personalmente chiamo scambio di conoscenze molto utile agli uomini ma che spesso essi trascurano la sua importanza che esso occupa nella loro evoluzione. Alla sera sia Bromur che Sinir avevano preso l’abitudine di accendere un piccolo falò sulla collina e osservare l’orizzonte coperto dai Monti Alti. Al di là di quei monti diceva Bromur si estendevano terre fantastiche e foreste incantate popolate da elfi e altre creature mistiche, ma c’erano anche molte insidie e poteri oscuri nascosti nei meandri della terra. Fu proprio una di quelle sere che Bromur chiese a Sinir se gli sarebbe piaciuto partire con lui, quando naturalmente suo nonno se ne sarebbe andato per sempre. Sinir si sentì colto alla sprovvista da quella domanda e non diede una risposta certa ma solo una supposizione di quello che avrebbe fatto quando suo nonno sarebbe venuto a mancare. Ma il ragazzo sapeva benissimo che sicuramente sarebbe partito perché una volta che Morgan sarebbe morto a lui non gli sarebbe rimasto nessun motivo per restare in quella terra. Fu cosi che Sinir rimuginando sull’offerta del mercenario, promise ad esso che appena avrebbe potuto sarebbe partito insieme a lui, però Bromur doveva esser cosciente del fatto che Morgan era ancora vivo. Quindi non sapevano quanto tempo sarebbe passato prima di partire. Il mercenario disse che non aveva nessun problema a restare< Forse avrete notato che non vi ho parlato affatto di Morgan non perché la sua era una situazione difficile da descrivere ma bensì perché volevo raccontarvi di un fatto che successe dopo una settimana dall’arrivo di Bromur. La mattina come sempre i due si svegliarono alle prime ore dell’alba. Sinir si dedicò a scavare alcune fosse nel campo che avrebbero dovuto allontanare i lupi dal bestiame che aveva catturato Bromur. Infatti il mercenario in una sola settimana aveva catturato tre cervi e due abbacchi. Messi nell’apposito recinto costruito da Bromur, gli animali ora mangiavano e s’ingrassavano con molta velocità. << vedi ragazzo queste belle bestie saranno grasse abbastanza per intraprendere l viaggio con noi. Sinir non capiva. Bromur aveva detto dovevano essere veloci nell’intraprendere il viaggio. Ma come avrebbero fatto a portare cinque bestie? << naturalmente nel nostro stomaco>> aggiunse Bromur ridendo. Verso mezzogiorno entrambi tornarono a casa. Dopo aver mangiato un buonissimo sugo ai funghi e cinghiale fatto da Bromur ( Sinir amava la cucina di Bromur) Sinir si precipitò di colpo nella camera di suo nonno. Al che il mercenario preocupandosi di quello che fosse successo ( ma anche per pura curiosità di vedere i terribili sintomi del morbo del diavolo di cui tanto si vociferava) si precipitò anche lui nella camera. Fu sorpreso però nel vedere il bellissimo vecchio che dormiva sul letto. Morgan era un uomo alto ed esile da un bellissima chioma di capelli argentati e una lunghissima barba bianca. Il suo corpo era candido e lucente senza nessuna ferita o macchia o qualsiasi cosa che farebbe presagire che esso era malato. Morgan stava semplicemente dormendo. Ma Sinir avrebbe voluto tanto che quello era un semplice sonno. In realtà quelli era i sintomi della malattia. Chi era afflitto dal morbo del diavolo sprofondava in un sonno magico da cui poi non si sarebbe più svegliato. Si diceva che il morbo del diavolo uccidesse il corpo di chi lo incontrasse ma intrappolava l’anima al suo interno. La quale per liberarsi avrebbe dovuto sopportare orrende sofferenze. La comparsa di un sorriso sul volto di Morgan, faceva presagire a Sinir che suo nonno era alla fine di quelle sofferenze e che poi la sua anima si sarebbe finalmente liberata. Tuttavia c’era una possibilità che l’anima sarebbe potuta tornare nel corpo. Ecco perché Sinr si era precipitato tanto in fretta in camera. Aveva immaginato di sentire la voce di suo nonno. Ma non era così. Se l’era solo immaginata. << ti manca, vero?>> disse quella sera Bromur. Sinir che stava seduto di fronte al caminetto a contemplare il fuoco, scosse la testa. Il mercenario fu sorpreso di vedere quel segno di diniego e tanto più fu sorpreso nel vedere poco dopo alcune lacrime che scendevano dal viso del ragazzo. Sinir spiegò a Bromur per filo e per segno tutto quello che provava in quel preciso istante. Lui aveva sempre vissuto da solo sopra quella collina insieme al suo nonno. Da esso aveva imparato tutto ciò che ora applicava nella vita. Morgan era prima di tutto una guida per Sinir e poi suo nonno. Aveva sempre pensato che quella sarebbe stata per sempre la sua vita. Che avrebbe vissuto sempre insieme a suo nonno,lì proprio in quella piccola casupola lontano dal vero mondo e protetto dalla sua terra. Ma da quando suo nonno aveva contratto la malattia si era reso conto che tutto cambia. Che prima o poi avrebbe dovuto dire addio alla vita che conseguiva sulla collina. Che suo nonno per quanto forte, intraprendente e saggio era anche lui mortale, prima o poi volenti e nolenti si sarebbero dovuti salutare. Sinir si era promesso a se stesso che quando sarebbe arrivato quel giorno lui, il figlio di nessuno se ne sarebbe andato da quel posto. La proposta di Bromur era il biglietto di sola andata per la Terra splendente. << scusami per queste lacrime Bromur ma lui vive ancora in me>> disse Sinir asciugandosi il volto. << fa bene piangere qualche volta, ragazzo>> concluse il mercenario. Capitolo 2- l’arrivo di Dorsorugoso Era ormai trascorso un mese dall’arrivo di Bromur, e la vita nella casa sulla collina incominciava ad riacquistare una certa monotonia. Anche Bromur che dapprima era entusiasta di quel periodo di riposo, incominciava a dire di voler partire al più presto perché la vita da campagna lo aveva rammollito e annoiato. D’altro canto penso che anche voi vi sareste annoiati a morte se saresti dovuti rimanere in quella casa in mezzo al nulla dove ogni giorno facevate le stesse identiche cose. Colazione, caccia, aratura pranzo, sonno cena sonno e cosi via per giorni e giorni. Sinir invece aveva incominciato a fantasticare su tutte le avventure che lo aspettavano oltre i Monti Alti. Alle notti che avrebbe passato a dormire sotto le stelle, oppure alle creature che avrebbero incontrato lungo il loro cammino. Ma più i giorni passavano lenti e monotoni e più questo sogno sarebbe sfumato se non fosse per Bromur che ogni sera raccontava fantastiche storie( anche per nostalgia di tutto quello che aveva passato e che adesso gli mancava) che riaccendevano l’entusiasmo di Sinir nel partire. Ma non è oro tutto ciò che luccica. Il nostro ragazzo non sapeva i pericoli che incombevano sul loro cammino, esso non comprendeva neanche lontanamente le forze ancestrali che operavano sopra quella terra millenaria. Ma non preocupatevi perché sia lui che voi avrete voi il tempo di comprenderle. Si sa che ogni cosa ha un inizio e una fine. E questo vale anche per la monotonia che si era impossessata della vita sulla collina. Una mattina splendente, coronata da un leggero venticello primaverile che soffiava sui prati si vide passare sulla collina un piccolo uomo. Anzi adesso che ci penso non era un piccolo uomo ma un nano. Aveva una lunga barba bionda che si annodava alla fine in tre trecce, dove il nano vi aveva attaccato quei strani ornamenti che usavano i membri della sua razza. Portava un grosso elmo rosso con che copriva la sua faccia lasciando fuori i vispi occhi celesti. Mentre camminava traballava sotto il peso dell’enorme zaino che portava in spalla e dove vi era appeso ogni tipo di oggetto. Lo zaino era due volte la sua stazza e largo almeno tre, ma sul volto del nano non si vedeva nessun segno d’affaticamento. Anzi sorreggeva un enorme boccale di birra spumeggiante, cantando un allegro motivetto dedicato a chissà quale sua moglie(si diceva che un nano era tanto più forte quante mogli più aveva). comunque questi sono solo alcuni versi di quel ritornello: oh mia fanciulla dormi sotto le stelle mentre la luna ti culla lo so che fa male ma io devo andare e per favore non ci pensare sai che tornerò con birra e gioielli che ti donerò oh mia fanciulla dormi tranquilla mentre la luna ti culla e la nostra stella brilla lassù il nano trotterellava spensierato lungo il sentiero che risaliva la collina. Non potete capire la sorpresa di Sinir quando lo vide. In quella terra non si vedevano pochi uomini e tanto meno dei nani. << oh e tu chi sei?>> disse il nano bevendo un grosso sorso di birra. Sinir avrebbe tanto voluto dire chi era lui, ma essendo (come vi ho già detto prima) un ragazzo molto educato decise di rispondere semplicemente. << sono il padrone di questa collina e si da il caso che questa è proprietà privata>>. Il nano che era abbastanza brillo diventò paonazzo in volto e disse << questa terra è mia quanto tua e se hai dei problemi parla con la mia ascia>>. Detto questo il nano sfilò da dietro l’enorme zaino una grandissima(al confronto della stazza del nano) ascia dal manico rosso e griffato da rune naniche d’orate. << questa è Minerva>> disse il nano << ed è pronta a fracassarti quella faccia tosta ragazzo>> urlò sollevando in aria l’ascia. Sinir che incominciava ad avere paura del nano intimò al nano di stare fermo, ma quello si lanciò verso il ragazzo urlando e pronto ad affettarlo. Fortuna volle che una pietra cadde dal cielo colpendo in piena fronte il nano che cadde a terra starnazzando dal dolore e massagiandosi furioso la parte colpita. << per tutte le sette nanesse ma come possono le pietre cadere dal cielo!!!>> disse il nano stringendo i denti per il dolore. Ma evidentemente esso non si era accorto di Bromur che udendo gli urli era salito di corsa dai campi. Vedendo poi il nano che stava per attaccare Sinir gli scagliò contro la prima pietra che ebbe a portata di mano. Fatto sta che adesso sulla fronte di Dorsorugoso(così si chiamava il nano) si era aperta una profonda ferita. Esso si alzò barcollando e imprecando ma poi non riuscendo ancora a stare in piedi si sedette a terra. << tutto bene?>> chiese Sinir calmo avendo paura d’imbattersi di nuovo in un attacco d’ira del nano. << cosa è successo?>> chiese Dorsorugoso che evidentemente non ricordava nulla(o forse faceva finta). Al che Sinir spiegò al nano di come esso era arrivato di come lui lo stava per attaccare e della pietra che gli cadde in testa. Il nano parve sconvolto dell’accaduto e fece tutte le scuse possibili giustificandosi con il fatto di aver bevuto molta birra quella mattina. La birra nanica era nota al mondo per il suo effetto altamente inebriante e il suo gusto inconfondibile. La ricetta di quella birra era custodita gelosamente dai nani e come forse saprete anche voi i nani erano noti per la loro fissa di custodire tesori. Si diceva che chiunque avrebbe provato a rubare un tesoro ad un nano non avrebbe fatto più ritorno a casa, anche se per la verità io conobbi qualcuno che riuscì a rubare moltissime monete a ben tre nani. Comunque sia, questo adesso non è di nessun interesse per la nostra storia, ma di notevole interesse è il fatto che in qualche modo anche Dorsorugoso rimase per un po’ a vivere nella casa sulla collina. Infatti quella mattina sia Sinir che Bromur e il nano arrivarono alla conclusione che quello che era successo era stato un bel malinteso,che sicuramente Dorsorugoso non si sarebbe mai avventato su Sinir se fosse stato lucido. Essendo il nano abbastanza ferito, Sinir gli propose di fermarsi alcuni giorni nella sua casa per riprendersi e poi se avrebbe voluto sarebbe potuto ripartire. Al che Dorsorugoso accettò volentieri di fermarsi, anche perché sinceramente era stanco di stare solo e perlopiù erano sette giorni che mangiava radici e bacche non riuscendo a trovare di meglio. Cosi posato l’enorme zaino nel salotto di casa, Dorsorugoso si lasciò inebriare dall’elevato gusto della cucina di Bromur, e quando il mercenario gli chiese dove era diretto al nano brillarono gli occhi. < Dorsorugoso parve gradire molto dell’ospitalità di Sinir e decise che per alcuni pochi giorni si sarebbe fermato nella casa sulla collina. Sinir era al settimo cielo, in poco tempo dalla più completa solitudine era passato a un’allegra compagnia. Sinceramente ho sempre creduto nel fato. E il fatto che ben due viandanti passarono proprio su quella collina stavano a dimostrare che esso in questo caso stava operando al meglio. Come vi ho già detto prima Dorsorugoso fu entusiasta di passare un po’ di tempo in tranquillità. Dorso rugoso aveva la notevole capacità di trasformare qualsiasi cosa in un'altra. Lavorava la roccia, il ferro, il legno, l’oro e qualsiasi altro materiale che poteva essere trasformato. Il nano possedeva una serie di strani arnesi che diceva li furono regalati da suo padre che le prese da suo padre e così via, per quanto non lo so. Ogni tanto mostrava a Sinir e Bromur una nuova arma o qualche strano marchingegno. In una settimana riuscì a costruire un sistema di carrucole che dalla collina arrivavano al laghetto e portava l’acqua fin alla casetta. Questo sistema era utilizzato dai nani, che avevano bisogno di portare acqua fin sopra i monti, pensate a quanto sarebbe faticoso ogni giorno sendere da monti altissimi e risalirli a piedi carichi d’acqua. Tuttavia si diceva che i nani avrebbero acquisito queste conoscenze da una segreta alleanza con i goblin. Quando un giorno Bromur chiese a Dorsorugoso se questo era vero, esso si accigliò e non parlò al mercenario per tutto il giorno. Cosa che aumentò i sospetti di Bromur, che questa leggenda fosse vera. Sinceramente posso dirvi che in tutto questo c’era un fondo di verità, anche se dopo tutto i nani trattavano i goblin per quello che erano:spregevoli mostriciattoli. Questo però non deve farvi pensare male dei nani. La loro razza viene considerata molto nobile( tranne che gli elfi che considerano i nani topi di caverne) e difficilmente fa dei torti ad altri almeno che essa non sia stata vittima di qualche malevolenza. Al che posso dirvi che un nano può diventare terribile. Nei giorni a venire Dorsorugoso venne a sapere delle varie situazioni che riguardavano Sinir e Bromur. del viaggio che i due avevano in programma e dello stato di Morgan. Dorsorugoso si rivelò essere di molto aiuto durante la malattia del nonno di Sinir, cucinando e miscelando strane erbe che aveva raccolto durante il suo cammino. Non era raro durante il giorno imbattersi in una cucina piena di strani odori e vapori di tutti i colori che fuoriuscivano dal grosso pentolone nero. Alcune di queste erbe alleviavano il dolore altre invece servivano per fare sogni stupendi. Sinir non capiva come un nano poteva sapere tante cose sull’erbe. Aveva sempre pensato che i nani vivessero all’interno di montagne o sottoterra, luoghi dove era difficile trovare delle erbe. Ma eppure Dorsorugoso ne sapeva più di un druido o un elfo su come cucinare e maneggiare le erbe e credetemi questa è solo una delle tante sorprese che il nano vi riserva. Sarete molto stupiti su le molte cose che esso potrà insegnare ai nostri amici quando partiranno insieme per il viaggio. Si proprio così Dorsorugoso aveva deciso di fare una parte di strada insieme a Bromur e Sinir fino ai Monti solitari dopo di che lui si sarebbe diretto a nord verso le terre nordiche dei nani dove la sua fiamma d’amore lo stava aspettando con ansia. Il cuore batteva all’impazzata. Il vecchio sapeva che era giunta la sua ora. Gli dei lo chiamavano a gran voce e lui avrebbe accolto il loro richiamo ancestrale. Sentiva ogni sua fibra del corpo perdere sensibilità. Un tremolio indistinto lo percosse, un fremito veloce e indolore, miriadi d’immagini, sfumature d ’incanto…l’ultimo sospiro usci dalla sua bocca e volò oltre il cielo … tra le stelle e il mare e l’ultimo bacio a chi aveva amato. lacrime dal figlio di nessuno. Lacrime di nostalgia. Lacrime per averlo perso. La sofferenza era giunta alla fine, ma altra ne era arrivata fra i mortali d ora di quel vecchio non rimaneva che una salma fredda e immobile. Muta e priva di sentimenti. Vuota come un guscio ma trasportatrice di ricordi per chi ancora viveva in terra. E ora quel magico galeone portava l’uomo sollevato dalle sue sofferenze, là oltre l’orizzonte su un mare infinito in quella terra che sfuggiva a chi la cercava ma la trovava chi non l’avrebbe mai voluta, mentre una nuova stella brillava nel buio… Capitolo 3- preparativi!!! Non sto a spiegarvi il dolore di Sinir per la perdita di suo nonno. Certi sentimenti non si riescono a descrivere e tanto meno ci proverò. Fatto sta comunque che la salma di Morgan fu sepolta sulla collina solitaria, sotto un bellissimo prato verde con su sopra una grossa lapide di pietra grezza che recitava: che la tua anima possa volare in cielo e che il tuo sguardo protegga sempre il mio cammino addio guida mia Da come si può facilmente capire quella scritta era opera di Sinir mentre la lavorazione della pietra era opera di Dorsorugoso. Esso l’aveva intagliata e lavorata dandogli una strana forma tutta ornata da molti glifi che serpeggiavano e si attorcigliavano insieme. Quella sarebbe stata la tomba di Morgan, uomo nato dalla terra e tornato alla terra da morto. I giorni dopo la morte di Morgan passarono veloci, Sinir ce la mese tutta per togliere il dolore della perdita del nonno dalla testa. E in parte ci riuscì anche grazie all’aiuto di Bromur e Dorsorugoso che lo sostenevano. << sai io ho perso mia madre a quattordici anni>> disse una sera Bromur << eravamo al villaggio e un gruppo di mercenari li diede fuoco, mia madre fu catturata strupata e poi sgozzata davanti ai miei occhi>>. A Sinir gli si attorcigliarono le budella. << bastardi assassini!!>> esclamò Dorsorugoso indignato. Certe azioni non succedevano mai fra nani. Nessun nano aveva mai ucciso un suo simile per guadagno. << ma sai, non ho mai pianto>> continuò Bromur << sento ancora mia madre vicino a me>>. |
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