Category: Racconti FantasyItalia
Review Title: il cammino selvaggio


Le schiere di uomini nani e elfi erano ben piazzate una di fianco all’altra, silenziose e impassibili. Quella notte il cielo avrebbe pianto sangue e la luna si sarebbe dipinta di rosso. Una grande battaglia ghermita dal tempo stava per prendere vita. Tutto era fermo, ogni uomo aveva lo sguardo perso ma nei loro occhi non si scorgeva la paura ma il coraggio. Ognuno di loro era sicuro che quella fosse stata la loro ultima notte che l’indomani le loro anime si sarebbero perse ma nessuno si sarebbe tirato indietro. La pioggia incominciò a cadere. Sbatteva sugli elmi dei guerrieri colando sulle loro facce impietrite quasi che la pioggia volesse ammorbidirle. << questa notte ne io e ne voi torneremo dalle nostre mogli. Questa notte i vostri figli piangeranno ma in cuor loro rimarrà vivo il vostro ricordo. Non abbiate paura è la Dea che ci attende, non temiate le lame dei nemici perché esse lacereranno le vostre carni ma non feriranno le vostre anime. Uomnii!!!!! Andiamo>> l’armata si animò d’improvviso scalpitando correndo e chiassando scese la collina urlando con le spade alzate al cielo e si scagliò su gli orchi. Sangue ferro e carne uniti in un macabro spettacolo, creavano il paesaggio. Ogni creatura che quella notte si scontrava cadeva sotto i colpi del nemico. Le frecce libravano nell’aria conficcandosi sui corpi che cadevano a terra e schiacciati dall’ armate che avanzavano. Non si poteva dire chi stava vincendo se gli orchi o gli elfi e uomini, tutto era un miscuglio di corpi… 7-4-8antichi codici












Capitolo 1- una decisione difficile
La casa sulla collina era una di quelle case che mi ero sempre immaginato. Fatta di pietra si ergeva sull’antica collina, e sembrava che da un momento all’altro dovesse crollare. Ma state tranquilli perché erano secoli che quella casupola stava lassù ferma e immobile. Il muschio strozzava le pareti della casa e il camino era coperto da un grosso nido. La casetta aveva le finestre perfettamente tonde e dipinte di marrone cosi come la grande porta di legno. La casetta( o casa sulla collina come la chiamavano molti villaggi in molte miglia)Se ben mi ricordo vi viveva un anziano con il suo nipote, e se ancora la mia memoria rammenta il tempo, si chiamavano Sinir e Morgan. Sinir era il ragazzo alto e slanciato, passava il tempo a girare per le campagne tutt’attorno alla collina, con i lunghi capelli neri che li coprivano i bellissimi occhi blu. Morgan invece(suo nonno) aveva molti molti anni, quasi che la gente del villaggio si era dimenticata quanti ne aveva e molti dicevano che neanche lui ricordava più la sua età. In verità però era che la gente del villaggio (o villani come gli chiamava Morgan) avevano fatto molta confusione sul conto del vecchio. La casa in cui viveva la aveva ereditata da suo padre Morguth che a sua volta l’aveva presa in donazione da suo padre Margheth e cosi via per generazioni e generazioni. E il bello che padri e figli si assomigliavano in maniera sorprendente sopratutto nella vecchiaia. Ecco perché i <> pensavano di vedere lo stesso vecchio da anni e anni senza però accorgersene che il figlio che prendeva posto del padre. Ma questa è un'altra storia che merita molta attenzione ma non è quella che voglio raccontarvi ora. La nostra storia invece parla di Sinir il nipote di Morgan. Più che nipote diciamo nipote adottivo. Proprio cosi, Sinir fu lasciato sulla soglia di casa di Morgan chissà da quale prostituta una notte buia e tempestosa di sedici anni fa. Allora Sinir era un fagotello, piccolo e bagnato che piangeva tanto da destare il profondo sonno di Morgan che perlopiù quella notte stava facendo un bellissimo sogno su di una terra lontana. Fatto sta che quella notte ne il vento burrascoso ne la pioggia che batteva forte sul tetto riuscì a destare dal sonno Morgan, ma solo il pianto del bambino riuscì a svegliarlo . Fu cosi che quella notte Morgan non volendolo ma costretto da quel dolce faccino adottò Sinir. La nostra storia ha inizio sedici anni dopo quella notte, quando un uomo bruno coperto da un pesante mantello bussò alla porta della casetta sulla collina. Sinir aprì la porta. << buongiorno, posso cortesemente chiederle dell’acqua per me e il mio cavallo?>> disse l’uomo indicando il suo destriero che brucava l’erba della collina. L ’uomo era al quanto mal ridotto, aveva la faccia tutta sporca e su le braccia si aprivano varie ferite. Aveva proprio l’aria di uno che ne aveva passate di cotte e di crude. Sinir che quel giorno non si aspettava nessuna visita(come del resto gli altri giorni) fu colto alla sprovvista dalla comparsa di uno sconosciuto sulla soglia di casa, ma di certo non poteva negare dell’acqua a un semplice viandante. Ma Sinir non si era accorto dell’elsa di Spada coperta di rubini blu rossi e galli spuntare da sotto il mantello dell’uomo e sono sicuro che se l’avrebbe notata prima, di certo non l’avrebbe fatto entrare, seppure non prima di avergli fatto un bel pò di domande. L’uomo si sedette su una delle sedie fatte con il tronco di un albero, di fronte al fuoco che scoppiettava allegramente nel caminetto. Sinir porse ad esso una brocca d’acqua e una fetta di pane imburrato, l’uomo divorò il cibo e prosciugò la brocca. << scusa per la mia non educazione ma erano due giorni che le mie labbra non si bagnavano e i miei denti non masticavano>>. Sinir che era cresciuto invece con una certa educazione disse all’uomo di non scusarsi ma gli chiese invece di raccontargli da dove veniva. <>. Sinir che si era sempre fatto via via più curioso gli rispose << signore, ho tutto il tempo che voglio per ascoltarti>>. Fu cosi che gran parte della mattinata sfumò in un bellissimo racconto. L’uomo si chiamava Bromur ed era un mercenario proveniente dal sud, era in cammino verso ovest da tre settimane, ma al decimo giorno di cammino una spaventosa bufera sui Monti Alti lo aveva costretto a lasciare li cammino verso ovest e scendere a est. Proprio ai piedi dei monti fu colto da un imboscata di alcuni uomini che gli diedero la libertà in cambio di tutto ciò che aveva cibo compreso. L’unica cosa che li lasciarono era la spada per difesa, anche se il cuor loro pianse molto al pensiero della fortuna che avrebbero potuto fare con quell’arma. Non avendo più l’attrezzatura giusta per attraversare i Monti Alti, Bromur fu costretto a continuare verso est fino a che raggiunse la casa sulla collina. << e il mio viaggio finisce qui>> disse l’uomo che nel frattempo si era mangiato tantissimo pane imburrato e aveva sommerso più volte il volto nella brocca. Sinir aveva creduto a tutto quello che aveva raccontato il mercenario fantasticando sull’avventure che quell’uomo aveva vissuto. Durante il racconto s’immaginò se stesso apposto dell’uomo, mentre galoppava verso terre misteriose e rigonfie di tesori. Infatti come ogni ragazzo del vostro mondo fantasticava di scappare dalla sua terra e avventurarsi in posti meravigliosi. Tuttavia Sinir non era un ragazzo del tutto normale (altrimenti non avrei scelto di raccontarvi la sua storia) non che avesse dei poteri magici o speciali, quel tipo di doni erano riservati solo agli stregoni o a creature mistiche di cui anche il tempo si è dimenticato il loro aspetto. Sinir era costretto a rimanere confinato nella casa sulla collina fino a che l’orrenda malattia che affliggeva suo nonno non l’avrebbe stroncato e la sua anima sarebbe volata oltre l’orizzonte. Morgan era afflitto da una malattia comunemente chiamata morbo del diavolo, e allo stesso tempo comunemente temuta da tutti come fosse un orda di orchi assetata di sangue. La malattia nel giro di poco tempo stroncava chi vi era affetto. Sinir sperava con tutto se stesso che suo nonno guarisse ma sapeva benissimo che non c’era rimedio a quella malattia, ma in cuor suo ardeva ancora una piccola fiamma di speranza. Fatto sta come vi ho già detto in precedenza Sinir non era un ragazzo normale. La sua anormalità se così si può chiamare consisteva nell’avere un grandissimo spirito di sopportazione, che gli elfi chiamano Sillarin. Il Sillarin aveva aiutato molto il ragazzo nel corso degli ultimi due anni (cioè da quando suo nonno aveva contratto il morbo del diavolo). Avrei voluto vedere voi come vi sareste comportati con vostro nonno morente e la responsabilità che gravava sulle vostre spalle di cercare il cibo per sopravvivere. E a solo sedici anni.
Ben presto quel giorno Sinir si ritrovò a raccontare a Bromur tutto quello che vi ho detto io sul ragazzo, e il mercenario capì subito che Morgan era si la persona che Sinir amava ma era anche il suo più grande fardello. Infatti se ancora non l’avevate capito l’unico motivo che non permetteva a Sinir di avventurarsi in terre selvagge era suo nonno. Sinir notò che il mercenario aveva accuratamente sorvolato il fatto di dirgli dove era diretto, ma avendo il ragazzo una sorprendente faccia tosta chiese dove era diretto << presumo che il tuo viaggio abbia una meta, come ogni viaggio d’altronde, altrimenti non avrebbe senso>> . bromur sorrise << bè..sicuramente si sentirà parlare anche in questa contea della <>. Sinir fu sorpreso. La Terra splendente era una regione a nord-ovest del mondo, ma aveva anche molteplici altri nomi del tipo: Terra dei sogni, Terra al confine, Terra sempreverde e ne ha e più ne metta. Ma tutti i nomi che li venivano attribuiti facevano presagire che quella era una terra fantastica. Ma in verità nessuno sapeva cosa c’era veramente in quella terra perché chiunque l’avesse raggiunta non ne aveva mai più fatto ritorno. In poche parole era una terra leggendaria e ognuno sognava di trovarci quello che sognava. Ad esempio i nani dicevano che nella Terra splendente scorressero fiumi di birra mentre gli elfi sostenevano che essa era la sorgente di tutta la saggezza e sapienza del mondo. Per Sinir era semplicemente una terra lontana. Quella sera passò velocemente tra tutti i racconti di Sinir e Bromur e ben presto entrambi incominciarono a sentire le prime ravvisaglie di stanchezza e cosa c’è di meglio in quei momenti se non un bel sonno?. Bromur aveva chiesto a Sinir di passare la notte per poi partire l’indomani. Il ragazzo naturalmente accettò, dopo tutto erano mesi che no aveva visite e non le preoccupava il fatto che Bromur era un emerito sconosciuto. Perlomeno ora aveva un po’ di compagnia.
I giorni nella casa sulla collina passavano lenti e monotoni come sempre, ma Sinir aveva una grossa novità. Bromur aveva chiesto al ragazzo se avrebbe potuto fermarsi per un paio di settimane in modo da riprendersi dalla brutta avventura passata, in cambio l’avrebbe aiutato a lavorare i campi ai piedi della collina. Sinir accettò volentieri più che per il lavoro che il mercenario poteva offrire, per la compagnia che esso poteva dare e di cui Sinir aveva molto bisogno. Ben presto il ragazzo insegnò al mercenario come arare coltivare e i campi, come riconoscere le erbe buone e cattive, i cicli delle lune. In cambio Bromur insegnò al ragazzo a scuoiare e cacciare animali, come mantenere la carne e il modo di pulirla. << vedi devi far passare la lama dalla coscia fino alla testa dell’animale ed eseguire un taglio orizzontale per poi tirare la pelle in questo modo>> disse un giorno Bromur scuoiando un cervo. Questo è il tipico passaggio che personalmente chiamo scambio di conoscenze molto utile agli uomini ma che spesso essi trascurano la sua importanza che esso occupa nella loro evoluzione. Alla sera sia Bromur che Sinir avevano preso l’abitudine di accendere un piccolo falò sulla collina e osservare l’orizzonte coperto dai Monti Alti. Al di là di quei monti diceva Bromur si estendevano terre fantastiche e foreste incantate popolate da elfi e altre creature mistiche, ma c’erano anche molte insidie e poteri oscuri nascosti nei meandri della terra. Fu proprio una di quelle sere che Bromur chiese a Sinir se gli sarebbe piaciuto partire con lui, quando naturalmente suo nonno se ne sarebbe andato per sempre. Sinir si sentì colto alla sprovvista da quella domanda e non diede una risposta certa ma solo una supposizione di quello che avrebbe fatto quando suo nonno sarebbe venuto a mancare. Ma il ragazzo sapeva benissimo che sicuramente sarebbe partito perché una volta che Morgan sarebbe morto a lui non gli sarebbe rimasto nessun motivo per restare in quella terra. Fu cosi che Sinir rimuginando sull’offerta del mercenario, promise ad esso che appena avrebbe potuto sarebbe partito insieme a lui, però Bromur doveva esser cosciente del fatto che Morgan era ancora vivo. Quindi non sapevano quanto tempo sarebbe passato prima di partire. Il mercenario disse che non aveva nessun problema a restare<>.
Forse avrete notato che non vi ho parlato affatto di Morgan non perché la sua era una situazione difficile da descrivere ma bensì perché volevo raccontarvi di un fatto che successe dopo una settimana dall’arrivo di Bromur. La mattina come sempre i due si svegliarono alle prime ore dell’alba. Sinir si dedicò a scavare alcune fosse nel campo che avrebbero dovuto allontanare i lupi dal bestiame che aveva catturato Bromur. Infatti il mercenario in una sola settimana aveva catturato tre cervi e due abbacchi. Messi nell’apposito recinto costruito da Bromur, gli animali ora mangiavano e s’ingrassavano con molta velocità. << vedi ragazzo queste belle bestie saranno grasse abbastanza per intraprendere l viaggio con noi. Sinir non capiva. Bromur aveva detto dovevano essere veloci nell’intraprendere il viaggio. Ma come avrebbero fatto a portare cinque bestie? << naturalmente nel nostro stomaco>> aggiunse Bromur ridendo. Verso mezzogiorno entrambi tornarono a casa. Dopo aver mangiato un buonissimo sugo ai funghi e cinghiale fatto da Bromur ( Sinir amava la cucina di Bromur) Sinir si precipitò di colpo nella camera di suo nonno. Al che il mercenario preocupandosi di quello che fosse successo ( ma anche per pura curiosità di vedere i terribili sintomi del morbo del diavolo di cui tanto si vociferava) si precipitò anche lui nella camera. Fu sorpreso però nel vedere il bellissimo vecchio che dormiva sul letto. Morgan era un uomo alto ed esile da un bellissima chioma di capelli argentati e una lunghissima barba bianca. Il suo corpo era candido e lucente senza nessuna ferita o macchia o qualsiasi cosa che farebbe presagire che esso era malato. Morgan stava semplicemente dormendo. Ma Sinir avrebbe voluto tanto che quello era un semplice sonno. In realtà quelli era i sintomi della malattia. Chi era afflitto dal morbo del diavolo sprofondava in un sonno magico da cui poi non si sarebbe più svegliato. Si diceva che il morbo del diavolo uccidesse il corpo di chi lo incontrasse ma intrappolava l’anima al suo interno. La quale per liberarsi avrebbe dovuto sopportare orrende sofferenze. La comparsa di un sorriso sul volto di Morgan, faceva presagire a Sinir che suo nonno era alla fine di quelle sofferenze e che poi la sua anima si sarebbe finalmente liberata. Tuttavia c’era una possibilità che l’anima sarebbe potuta tornare nel corpo. Ecco perché Sinr si era precipitato tanto in fretta in camera. Aveva immaginato di sentire la voce di suo nonno. Ma non era così. Se l’era solo immaginata. << ti manca, vero?>> disse quella sera Bromur. Sinir che stava seduto di fronte al caminetto a contemplare il fuoco, scosse la testa. Il mercenario fu sorpreso di vedere quel segno di diniego e tanto più fu sorpreso nel vedere poco dopo alcune lacrime che scendevano dal viso del ragazzo. Sinir spiegò a Bromur per filo e per segno tutto quello che provava in quel preciso istante. Lui aveva sempre vissuto da solo sopra quella collina insieme al suo nonno. Da esso aveva imparato tutto ciò che ora applicava nella vita. Morgan era prima di tutto una guida per Sinir e poi suo nonno. Aveva sempre pensato che quella sarebbe stata per sempre la sua vita. Che avrebbe vissuto sempre insieme a suo nonno,lì proprio in quella piccola casupola lontano dal vero mondo e protetto dalla sua terra. Ma da quando suo nonno aveva contratto la malattia si era reso conto che tutto cambia. Che prima o poi avrebbe dovuto dire addio alla vita che conseguiva sulla collina. Che suo nonno per quanto forte, intraprendente e saggio era anche lui mortale, prima o poi volenti e nolenti si sarebbero dovuti salutare. Sinir si era promesso a se stesso che quando sarebbe arrivato quel giorno lui, il figlio di nessuno se ne sarebbe andato da quel posto. La proposta di Bromur era il biglietto di sola andata per la Terra splendente. << scusami per queste lacrime Bromur ma lui vive ancora in me>> disse Sinir asciugandosi il volto. << fa bene piangere qualche volta, ragazzo>> concluse il mercenario.



Capitolo 2- l’arrivo di Dorsorugoso
Era ormai trascorso un mese dall’arrivo di Bromur, e la vita nella casa sulla collina incominciava ad riacquistare una certa monotonia. Anche Bromur che dapprima era entusiasta di quel periodo di riposo, incominciava a dire di voler partire al più presto perché la vita da campagna lo aveva rammollito e annoiato. D’altro canto penso che anche voi vi sareste annoiati a morte se saresti dovuti rimanere in quella casa in mezzo al nulla dove ogni giorno facevate le stesse identiche cose. Colazione, caccia, aratura pranzo, sonno cena sonno e cosi via per giorni e giorni. Sinir invece aveva incominciato a fantasticare su tutte le avventure che lo aspettavano oltre i Monti Alti. Alle notti che avrebbe passato a dormire sotto le stelle, oppure alle creature che avrebbero incontrato lungo il loro cammino. Ma più i giorni passavano lenti e monotoni e più questo sogno sarebbe sfumato se non fosse per Bromur che ogni sera raccontava fantastiche storie( anche per nostalgia di tutto quello che aveva passato e che adesso gli mancava) che riaccendevano l’entusiasmo di Sinir nel partire. Ma non è oro tutto ciò che luccica. Il nostro ragazzo non sapeva i pericoli che incombevano sul loro cammino, esso non comprendeva neanche lontanamente le forze ancestrali che operavano sopra quella terra millenaria. Ma non preocupatevi perché sia lui che voi avrete voi il tempo di comprenderle. Si sa che ogni cosa ha un inizio e una fine. E questo vale anche per la monotonia che si era impossessata della vita sulla collina. Una mattina splendente, coronata da un leggero venticello primaverile che soffiava sui prati si vide passare sulla collina un piccolo uomo. Anzi adesso che ci penso non era un piccolo uomo ma un nano. Aveva una lunga barba bionda che si annodava alla fine in tre trecce, dove il nano vi aveva attaccato quei strani ornamenti che usavano i membri della sua razza. Portava un grosso elmo rosso con che copriva la sua faccia lasciando fuori i vispi occhi celesti. Mentre camminava traballava sotto il peso dell’enorme zaino che portava in spalla e dove vi era appeso ogni tipo di oggetto. Lo zaino era due volte la sua stazza e largo almeno tre, ma sul volto del nano non si vedeva nessun segno d’affaticamento. Anzi sorreggeva un enorme boccale di birra spumeggiante, cantando un allegro motivetto dedicato a chissà quale sua moglie(si diceva che un nano era tanto più forte quante mogli più aveva). comunque questi sono solo alcuni versi di quel ritornello:
oh mia fanciulla
dormi sotto le stelle
mentre la luna ti culla
lo so che fa male
ma io devo andare
e per favore non ci pensare
sai che tornerò
con birra e gioielli
che ti donerò
oh mia fanciulla
dormi tranquilla
mentre la luna ti culla
e la nostra stella brilla
lassù
il nano trotterellava spensierato lungo il sentiero che risaliva la collina. Non potete capire la sorpresa di Sinir quando lo vide. In quella terra non si vedevano pochi uomini e tanto meno dei nani. << oh e tu chi sei?>> disse il nano bevendo un grosso sorso di birra. Sinir avrebbe tanto voluto dire chi era lui, ma essendo (come vi ho già detto prima) un ragazzo molto educato decise di rispondere semplicemente. << sono il padrone di questa collina e si da il caso che questa è proprietà privata>>. Il nano che era abbastanza brillo diventò paonazzo in volto e disse << questa terra è mia quanto tua e se hai dei problemi parla con la mia ascia>>. Detto questo il nano sfilò da dietro l’enorme zaino una grandissima(al confronto della stazza del nano) ascia dal manico rosso e griffato da rune naniche d’orate. << questa è Minerva>> disse il nano << ed è pronta a fracassarti quella faccia tosta ragazzo>> urlò sollevando in aria l’ascia. Sinir che incominciava ad avere paura del nano intimò al nano di stare fermo, ma quello si lanciò verso il ragazzo urlando e pronto ad affettarlo. Fortuna volle che una pietra cadde dal cielo colpendo in piena fronte il nano che cadde a terra starnazzando dal dolore e massagiandosi furioso la parte colpita. << per tutte le sette nanesse ma come possono le pietre cadere dal cielo!!!>> disse il nano stringendo i denti per il dolore. Ma evidentemente esso non si era accorto di Bromur che udendo gli urli era salito di corsa dai campi. Vedendo poi il nano che stava per attaccare Sinir gli scagliò contro la prima pietra che ebbe a portata di mano. Fatto sta che adesso sulla fronte di Dorsorugoso(così si chiamava il nano) si era aperta una profonda ferita. Esso si alzò barcollando e imprecando ma poi non riuscendo ancora a stare in piedi si sedette a terra. << tutto bene?>> chiese Sinir calmo avendo paura d’imbattersi di nuovo in un attacco d’ira del nano. << cosa è successo?>> chiese Dorsorugoso che evidentemente non ricordava nulla(o forse faceva finta). Al che Sinir spiegò al nano di come esso era arrivato di come lui lo stava per attaccare e della pietra che gli cadde in testa. Il nano parve sconvolto dell’accaduto e fece tutte le scuse possibili giustificandosi con il fatto di aver bevuto molta birra quella mattina. La birra nanica era nota al mondo per il suo effetto altamente inebriante e il suo gusto inconfondibile. La ricetta di quella birra era custodita gelosamente dai nani e come forse saprete anche voi i nani erano noti per la loro fissa di custodire tesori. Si diceva che chiunque avrebbe provato a rubare un tesoro ad un nano non avrebbe fatto più ritorno a casa, anche se per la verità io conobbi qualcuno che riuscì a rubare moltissime monete a ben tre nani. Comunque sia, questo adesso non è di nessun interesse per la nostra storia, ma di notevole interesse è il fatto che in qualche modo anche Dorsorugoso rimase per un po’ a vivere nella casa sulla collina. Infatti quella mattina sia Sinir che Bromur e il nano arrivarono alla conclusione che quello che era successo era stato un bel malinteso,che sicuramente Dorsorugoso non si sarebbe mai avventato su Sinir se fosse stato lucido. Essendo il nano abbastanza ferito, Sinir gli propose di fermarsi alcuni giorni nella sua casa per riprendersi e poi se avrebbe voluto sarebbe potuto ripartire. Al che Dorsorugoso accettò volentieri di fermarsi, anche perché sinceramente era stanco di stare solo e perlopiù erano sette giorni che mangiava radici e bacche non riuscendo a trovare di meglio. Cosi posato l’enorme zaino nel salotto di casa, Dorsorugoso si lasciò inebriare dall’elevato gusto della cucina di Bromur, e quando il mercenario gli chiese dove era diretto al nano brillarono gli occhi. <> concluse. Sinceramente ho sempre ammirato la fiamma d’amore che ardeva nella storia di Dorsorugoso. Esso era nativo dei Monti nanici a est del mondo, oltre la palude. Aveva sempre vissuto sopra quei monti. Era figlio della nobile casata dei Fendiquercia, e come ogni nano di sangue nobile e rispettoso doveva procreare a finche la sua casata potesse durare nel tempo. Fu cosi che a soli dodici anni (contro la sua volontà)fu fatto sposare con Ginevra della casata Fangodoro. Ma c’era una problema Ginevra era la nanessa più brutta di tutti i Monti nanici. Quando Dorsorugoso la descrisse a Sinir e Bromur essi rabbrividirono. Ginevra pesava circa centocinquantadue chili, era grassa come un bue di campagna e perlopiù era scorbutica come le erbe della palude diceva Dorsorugoso. Perlopiù negli ultimi tempi aveva preso a picchiare suo marito per ogni cosa malamente che esso faceva. Il nostro amico nano avrebbe tanto voluto sottrarsi dalle grinfie di quell’essere ma le leggi del sangue nobile non si discutevano. Così i giorni divennero mesi e i mesi anni e Ginevra regalò a Dorsorugoso tre figli: Gnil Gnol e Gnul. Ormai il nano si era rassegnato al fatto che esso avrebbe dovuto vivere la sua vita accanto a quell’essere ma il fato aveva progetti più grande su di esso. Ogni cinque anni sui Monti nanici venivano ospitate le più belle fanciulle delle terre nordiche dei nani. E fu proprio durante una di quelle feste che Dorsorugoso s’innamorò di Sofià. A sua parola Sofià era la nanessa più bella di tutte le nanesse e bastò una notte movimentata affinchè i due capirono di essere fatti l’uno per l’altra. Ma la mattina dopo successe l’oblio. Ginevra venne a sapere del tradimento del marito e fece di tutto (grazie a molte monete d’oro) per cacciare dai monti Sofià, la quale fu esiliata e costretta a tornare nelle Terre nordiche. Tuttavia non bisogna mai sottovalutare l’amore fulmineo di un nano. Dorsorugoso scappò dai monti lasciando tutto il suo oro alla moglie e una lettera con su scritto che il suo cuore apparteneva a Sofià, e che niente e nessuno avrebbe potuto dividerli. Fu così che il nano s’incamminò verso le Terre nordiche dei nani. Il viaggio però si preannunciava tutto tranne che facile. Ginevra che godeva di una certa ammirazione(ma anche perché tutti la temevano) sui Monti nanici pagò venti soldati a finche inseguissero e catturassero Dorsorugoso ma dovevano riportarlo tutto intero perché ci avrebbe pensato lei a squartarlo scorticarlo e malmenarlo per poi squagliarlo nella lava del vulcano. Così per due settimane Dorsorugoso fu costretto a scappare tra boschi paludi e montagne fino a che però la sua astuzia vinse sulle armi dei soldati. Attirò i sicari all’interno di una caverna e fece esplodere l’entrata con un bel po’ di <> (quella che noi chiamiamo polvere da sparo) lasciando ai poveri malcapitati nessuna via di fuga. Dopodiché il viaggio, a parte uno stregone pazzo che voleva fulminare il nano, fu privo d’imprevisti. <> disse Bromur << a pensare che quando vi passai davanti ebbi paura che quella era la casa di qualche Banshee>>. Quella sera la cena non fù veloce come le precedenti. Dorsorugoso come ogni nano che si rispetti divorava tutto quello che gli veniva messo davanti, e sembrava che non fosse mai sazio. Per non parlare per le tre bottiglie di vino elfico che si era scolato senza nessuna preoccupazione. Tuttavia il volto del nano stava incominciando a diventare rosso e tra una parola e l’altra si addormentò sul tavolo sotto lo sguardo stupito di Sinir e Bromur.<<è strano questo nano>> concluse Sinir poco prima di andare a dormire.
Dorsorugoso parve gradire molto dell’ospitalità di Sinir e decise che per alcuni pochi giorni si sarebbe fermato nella casa sulla collina. Sinir era al settimo cielo, in poco tempo dalla più completa solitudine era passato a un’allegra compagnia. Sinceramente ho sempre creduto nel fato. E il fatto che ben due viandanti passarono proprio su quella collina stavano a dimostrare che esso in questo caso stava operando al meglio. Come vi ho già detto prima Dorsorugoso fu entusiasta di passare un po’ di tempo in tranquillità. Dorso rugoso aveva la notevole capacità di trasformare qualsiasi cosa in un'altra. Lavorava la roccia, il ferro, il legno, l’oro e qualsiasi altro materiale che poteva essere trasformato. Il nano possedeva una serie di strani arnesi che diceva li furono regalati da suo padre che le prese da suo padre e così via, per quanto non lo so. Ogni tanto mostrava a Sinir e Bromur una nuova arma o qualche strano marchingegno. In una settimana riuscì a costruire un sistema di carrucole che dalla collina arrivavano al laghetto e portava l’acqua fin alla casetta. Questo sistema era utilizzato dai nani, che avevano bisogno di portare acqua fin sopra i monti, pensate a quanto sarebbe faticoso ogni giorno sendere da monti altissimi e risalirli a piedi carichi d’acqua. Tuttavia si diceva che i nani avrebbero acquisito queste conoscenze da una segreta alleanza con i goblin. Quando un giorno Bromur chiese a Dorsorugoso se questo era vero, esso si accigliò e non parlò al mercenario per tutto il giorno. Cosa che aumentò i sospetti di Bromur, che questa leggenda fosse vera. Sinceramente posso dirvi che in tutto questo c’era un fondo di verità, anche se dopo tutto i nani trattavano i goblin per quello che erano:spregevoli mostriciattoli. Questo però non deve farvi pensare male dei nani. La loro razza viene considerata molto nobile( tranne che gli elfi che considerano i nani topi di caverne) e difficilmente fa dei torti ad altri almeno che essa non sia stata vittima di qualche malevolenza. Al che posso dirvi che un nano può diventare terribile.
Nei giorni a venire Dorsorugoso venne a sapere delle varie situazioni che riguardavano Sinir e Bromur. del viaggio che i due avevano in programma e dello stato di Morgan. Dorsorugoso si rivelò essere di molto aiuto durante la malattia del nonno di Sinir, cucinando e miscelando strane erbe che aveva raccolto durante il suo cammino. Non era raro durante il giorno imbattersi in una cucina piena di strani odori e vapori di tutti i colori che fuoriuscivano dal grosso pentolone nero. Alcune di queste erbe alleviavano il dolore altre invece servivano per fare sogni stupendi. Sinir non capiva come un nano poteva sapere tante cose sull’erbe. Aveva sempre pensato che i nani vivessero all’interno di montagne o sottoterra, luoghi dove era difficile trovare delle erbe. Ma eppure Dorsorugoso ne sapeva più di un druido o un elfo su come cucinare e maneggiare le erbe e credetemi questa è solo una delle tante sorprese che il nano vi riserva. Sarete molto stupiti su le molte cose che esso potrà insegnare ai nostri amici quando partiranno insieme per il viaggio. Si proprio così Dorsorugoso aveva deciso di fare una parte di strada insieme a Bromur e Sinir fino ai Monti solitari dopo di che lui si sarebbe diretto a nord verso le terre nordiche dei nani dove la sua fiamma d’amore lo stava aspettando con ansia.















Il cuore batteva all’impazzata. Il vecchio sapeva che era giunta la sua ora. Gli dei lo chiamavano a gran voce e lui avrebbe accolto il loro richiamo ancestrale. Sentiva ogni sua fibra del corpo perdere sensibilità. Un tremolio indistinto lo percosse, un fremito veloce e indolore, miriadi d’immagini, sfumature d ’incanto…l’ultimo sospiro usci dalla sua bocca e volò oltre il cielo … tra le stelle e il mare e l’ultimo bacio a chi aveva amato. lacrime dal figlio di nessuno. Lacrime di nostalgia. Lacrime per averlo perso. La sofferenza era giunta alla fine, ma altra ne era arrivata fra i mortali d ora di quel vecchio non rimaneva che una salma fredda e immobile. Muta e priva di sentimenti. Vuota come un guscio ma trasportatrice di ricordi per chi ancora viveva in terra. E ora quel magico galeone portava l’uomo sollevato dalle sue sofferenze, là oltre l’orizzonte su un mare infinito in quella terra che sfuggiva a chi la cercava ma la trovava chi non l’avrebbe mai voluta, mentre una nuova stella brillava nel buio…




Capitolo 3- preparativi!!!
Non sto a spiegarvi il dolore di Sinir per la perdita di suo nonno. Certi sentimenti non si riescono a descrivere e tanto meno ci proverò. Fatto sta comunque che la salma di Morgan fu sepolta sulla collina solitaria, sotto un bellissimo prato verde con su sopra una grossa lapide di pietra grezza che recitava:
che la tua anima possa volare in cielo
e che il tuo sguardo protegga sempre il mio cammino
addio guida mia
Da come si può facilmente capire quella scritta era opera di Sinir mentre la lavorazione della pietra era opera di Dorsorugoso. Esso l’aveva intagliata e lavorata dandogli una strana forma tutta ornata da molti glifi che serpeggiavano e si attorcigliavano insieme. Quella sarebbe stata la tomba di Morgan, uomo nato dalla terra e tornato alla terra da morto.
I giorni dopo la morte di Morgan passarono veloci, Sinir ce la mese tutta per togliere il dolore della perdita del nonno dalla testa. E in parte ci riuscì anche grazie all’aiuto di Bromur e Dorsorugoso che lo sostenevano.
<< sai io ho perso mia madre a quattordici anni>> disse una sera Bromur << eravamo al villaggio e un gruppo di mercenari li diede fuoco, mia madre fu catturata strupata e poi sgozzata davanti ai miei occhi>>. A Sinir gli si attorcigliarono le budella. << bastardi assassini!!>> esclamò Dorsorugoso indignato. Certe azioni non succedevano mai fra nani. Nessun nano aveva mai ucciso un suo simile per guadagno. << ma sai, non ho mai pianto>> continuò Bromur << sento ancora mia madre vicino a me>>.
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