Category: Racconti FantasyItalia
Review Title: Viaggi nel cosmo


Il pianeta delle mangiatrici Il cosmo, distesa infinita; neanche il pensiero riesce a raggiungere; mondi da trovare e vite da conoscere. Le onee; una razza di umani molto curiosa e misteriosa; non si sa da quando esistono; non si sa da dove arrivino; esse hanno vagato e ancora lo fanno, per il cosmo. La loro storia racconta che un loro antenato un giorno, con i suoi esperimenti di magia, scoprì un modo per spostarsi da un luogo all'altro; da allora tutto il popolo onense apprese la magia che poteva permettere questo passaggio verso altri mondi, compiendo anche enormi distanze. Questo popolo fu in grado di costruire il portale dello spazio, nella loro lingua vien detto «shakean fwen kenon» e che significa «da kenon verso l'ignoto», questo dovrebbe far capire che esse vengono da un mondo denominato Kenon, ma ancora nessuno sa dirci in quale costellazione si trovi questo mondo. Con questo portale, le onee, riescono a trasportarsi un po dove vogliono e un po no, in quanto la magia che evocano non è ancora perfetta, e a volte si fanno degli errori. .... Si sente appena, il fruscio dell'erba calpestata da nudi piedi e diretti alla fonte che si immerge nel laghetto, dopo un salto perpendicolare alla parete di roccia. Due passi ancora e poi i piedi s'immergono, o quasi, nell'acqua, poiché in realtà vi camminano sopra. Un gruppo di tre amici onensi si è trasportato verso una stella, arrivando al pianeta abitato da... ancora non lo sanno, ma lo scopriranno, eccome se lo scopriranno, anche presto e sicuramente si pentiranno. «E' bellissima quest'acqua, è molto chiara.» Disse Aldoran, il ragazzo del gruppo. «Aldoran; tutti i mondi giovani hanno acque chiare, foreste giovani e prati verdi.» Rispose Mos, una ragazza, con l'aria di una che la sa lunga. «Si! lo so! Ma questo sembra diverso Mos. Non sembra anche a voi?» Disse ancora Aldoran. «Sarà così Mos! Ovviamente ogni mondo ha qualcosa di diverso, questo cosa avrà?» Aggiunse Eroal, l'altra ragazza, che ancora per prudenza teneva la spada in mano e nell'altra il piffero. «Hai paura Eroal? Si hai paura. Tranquilla, qui non siamo in quel mondo pieno di bestiacce mangiatrici di pifferaie, vedi cosa vola attorno? Animali piccoli e colorati, per ispirarti a comporre le tue melodie.» Disse ironicamente Mos. «Sei brava a incoraggiarmi, Mos. Non scordarti però quella volta quando un dron (i dron sono esseri carnivori, semi umani, sorti per mano della magia oscura) voleva fare una pausa pranzo con te, invitandoti a casa sua e facendoti accomodare sul suo piatto. O forse eravate in luna miele? Si magari era innamorato.» Rispose Eroal, che quanto a malizia era pari a Mos; si punzecchiavano sempre, Mos ed Eroal. «Femminucce! Quando avete terminato e spero presto, ditemi pure senza imbarazzo, come mai sono già un bel po di tempo che vi sento così affiatate?» Disse Aldoran, stanco di sentirle. Aldoran era il classico onense che cercava di far smettere le due viperelle di avvelenarsi continuamente. Ma le onee hanno la natura giocherellona e spesso ci passava anche Aldoran, ma solo come scusa per riprendere il tormento fra le due onensi, e infatti. «Mos. Ti ha chiamato femminuccia, che carino. Ora però farà ingelosire il tuo dron e allora vi mangerà entrambi.» Disse Eroal. «Eroal. Quando Aldoran fa il carino, c'è là con te. Lo fa per incoraggiarti e per non farti fare, ciò che la paura fa fare e che in un mondo così giovane potrebbe portarlo alla rovina.» Rispose Mos. «Ma si può sapere che vi ha preso?» Disse Aldoran «Non lo capisci, Aldoran?» Disse Mos. «Ci stai trascurando, Aldoran.» Disse Eroal. «Mie piccolette, venite qua allora.» Rispose Aldoran facendo il tenerone. «HAA!» Un urlo, forte e improvviso fa crescere i battiti del cuore; fa scendere la temperatura del calore dei sensi e aumentare quello della paura. «Sentito che urlo? Disse Aldoran. «Certo che lo abbiamo sentito, lo chiedi anche.» Rispose Mos, guardandosi attorno, mentre Eroal era un po più spaventata del solito. «Non voglio dire questo. Sembrava umano, non sembrava una belva. Chissà forse siamo capitati sulla terra, vi ricordate quel sistema? quella costellazione, come la chiamavano?» Disse Aldoran. I tre giovani onensi non erano ancora abituati a viaggiare col portale dello spazio; essi avevano iniziato da poco ad avventurarsi con questa magia; questa magia in effetti non è ancora perfetta e crea ancora dei problemi. A volte capita che vengano proiettati nel passato; come accadde a un'altra onea che rientrando al suo mondo si ritrovò ancora nel passato, trovando i suoi genitori ancora bambini. Questo fece adirare gli altri, poiché un ritorno al passato ha sempre creato dei problemi nello spazio tempo, e quindi Sorion fu costretto ad andarsene dal suo mondo e a girovagare per altri. Occorre precisare che il portale crea molti altri problemi, per esempio: una volta a un gruppo di esploratori onensi capitò di trasportarsi all'interno di una stella e ovviamente ne furono arrostiti. Le onee comunque non muoiono mai, esse sono anima e il corpo è solo un mezzo, e quindi a volte anche se muoiono alcune riescono a trasportarsi all'interno di qualche oggetto; queste riuscirono ad uscire dalla stella e a ritornare al punto di partenza; così poterono raccontare l'accaduto. Ora, i tre giovani stavano camminando sulle acque del laghetto. Un urlo improvviso li ha messi in tensione. «HAA!» Un altro grido, ma più forte e più angoscioso del primo, fa tremare Eroal che perde la concentrazione, sprofondando dentro il laghetto dove camminavano. Prontamente Mos riesce ad afferrarla, Eroal non sa nuotare. Escono dal lago per recarsi nella direzione dell'urlo. «Dove andate? lì urlano!» Disse Eroal. «E allora? non ti piacciono le urla?» Rispose Mos. «Dai Eroal, ti proteggo io.» Disse Aldoran. «Voi siete... degli incoscienti.» Disse Eroal seguendoli. Camminavano, cercando di non fare molto rumore, attraversando l'erba alta. «Hai! che diamine.» Si lamentò Eroal. «Sssh! non fate rumore.» Ammonì Aldoran. «Non faccio rumore è quest'erba che... » Diceva Eroal, ma non fece in tempo a finire quel che voleva dire che... «Insomma avete finito di farmi male?» «Eroal. Fai silenzio!» Disse Aldoran voltandosi verso Eroal che era più indietro di lui, mentre Mos lo precedeva. Giratosi vide Eroal con gli occhi sbarrati e le orecchie attente, facendo capire ad Aldoran che non era lei a parlare. Aldoran fece una smorfia con lo sguardo. «Che c'è Eroal, cosa vuoi dirmi?» Chiese Aldoran, vedendo Eroal molto impaurita. «Allora avete finito? dovete starci per molto?» Si sente ancora; i tre si guardano in faccia, ora capiscono che non parla nessuno di loro. «Spostatevi mi fate male!» «Ma! chi è che parla?» Disse Mos. «Eccone un altro che non sa chi siamo. E voi da dove venite? da un altro mondo, forse?» «E' l'erba, che ci sta parlando.» Disse Eroal. «Finalmente qualcuno ci nota.» Disse l'erba. «E dimmi un po, erba, perché urlavi?» Chiese Mos, con tono da presa in giro; tipico di Mos. «Perché urlo? e lo chiedi anche? pesi come un macigno, per questo urlo.» Rispose l'erba. «Allora non hai scampo, perché qui, pesiamo tutti così tanto, ti dovrai rassegnare.» Disse Mos. «Tutti chi? vedo solo voi tre qua.» Disse l'erba. «Ci saranno altri abitanti in questo pianeta, o no?» Chiese Aldoran cercando di saperne di più. «C'erano, ma non sono sopravvissuti.» Disse l'erba. «Sopravvissuti a cosa?» Chiese Aldoran. «A noi.» Disse l'erba. Mentre disse ciò, l'erba si allungò, sorgendo dal terreno, espandendo le sue foglie e mostrandosi completamente; era alta più del doppio di loro e aveva una grossa bocca leggermente dentata; era una pianta mangiatrice. I tre ragazzi indietreggiarono mentre la bocca di lei si avvicinava sino a quasi sfiorare il naso di Aldoran, che cadde all'indietro sorretto dalle ragazze; che con la scusa di sorreggerlo si proteggevano anche dietro di lui. «Non vediamo carne grossa da molto tempo, solo piccoli e disgustosi insetti e voi? che sapore avete?» Disse la pianta mangiatrice, tirando fuori dalla bocca una specie di lingua; ruvida, lunga e appiccicosa, per gustare Aldoran. «Ragazze? Diii corsa.» Disse Aldoran scappando nella direzione opposta alla pianta mangiatrice. Mos ebbe uno scatto da lepre, staccandosi dagli altri due. «Mos, facci strada tu, che non hai paura e si vede da come corri.» Disse Eroal, che non perdeva mai l'occasione di punzecchiare, nonostante la situazione fosse poco divertente. Dopo qualche attimo di corsa. «Fermati Mos, ora siamo lontani, Fermatiii!» Urlò Aldoran, vedendo Mos correre guardando soltanto davanti a sé. «Mooosss!» Urlò fortemente Eroal. «Si! d'accordo! mi fermo, se proprio la paura vi ha bloccato le gambe.» Rispose Mos, col cuore a mille. Si fermarono vicino ad un albero per riposarsi un poco, dopo la folle corsa. «Uff! Che roba era quella?» Chiese Eroal. «Non lo so, non avevo mai visto nulla del genere in tutte le mie esplorazioni.» Rispose Mos. «Da come correvi sembra che non hai avuto il tempo di vedere neanche questa volta.» Rispose Eroal. «Di quali esplorazioni parli, Mos? Se questa è solo la seconda.» Rispose Aldoran. Mentre parlavano qualcosa mosse l'albero dove si erano appoggiati. «Cosa è stato?» Disse Mos. «E voi? chi siete?» Sentono dirsi dall'albero. «Ma qua le piante parlano tutte?» Affermò Mos. «Pianta? che significa?» Rispose l'albero abbassandosi e mostrando la sua totalità, una grossa bocca dentata e pronta a mangiare. Via di corsa, nuovamente, verso una zona con poche piante e molta sabbia. «Uff! Se volevo correre non era necessario che ci trasportassimo qui.» Disse Eroal. Dal suolo sorge una pianta, piccola piccola, la osservano da vicino e lei apre la bocchina dentata. «Anche questa? ma è una mania, per le piante avere i denti, da queste parti?» Disse Mos. Poi la piantina, sbavando dalla bocca, diventò sempre più grande e minacciosa. «Carne.» Disse la piantina, allungandosi e dimostrando di essere molto affamata; con un movimento rapidissimo s'allungò e velocemente diede un morso alla gamba di Mos. «HAA! Maledetta! urlò dolorosamente Mos. Eroal aveva la spada in mano, e con un colpo tagliò la testa della pianta. Spuntarono altre piante dal sottosuolo, affamate di carne. «Via di quà, presto» Urlò Aldoran facendo strada verso una zona rocciosa. Correvano a perdifiato i tre onensi sino alla zona rocciosa, e li si fermarono. Lentamente le piante iniziarono a muoversi verso la zona rocciosa sino a circondarli. Poi iniziarono a spalancare le bocche e a salivare dal desiderio di carne. Alcune si allungarono un po' di più, ma le onee erano armate di spade e si difesero tagliando le piante, mentre altre riuscirono a raggiungere i ragazzi mordendoli e ferendoli gravemente. La situazione divenne drammatica e le onee rischiavano di finire in pasto alle piante mangiatrici. Mos allora fece una magia e disse: «Shai naiki fwen.» Creando un vortice d'aria attorno a se; prontamente le altre due onee si avvicinarono a mos, mettendosi dentro al vortice e scomparendo in un battito di ciglia; per riapparire in un altro punto dello stesso mondo, fortunatamente apparvero in una zona calda e sabbiosa, dove di solito le piante non nascono, almeno non quelle normali, ma queste? ....
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