Portale   •  Indice del Forum   •  Cerca  •  Lista degli utenti  •  Gruppi utenti  •  Registrati  •  Profilo  •  Messaggi Privati  •  Login
 
 
 [Proposta] PbF Successivo
Precedente
Nuovo TopicRispondi
Autore Messaggio
X
Gladiatore
Gladiatore


Registrato: 12/12/05 12:29
Messaggi: 1741

MessaggioInviato: Mar Apr 22, 2008 2:46 pm Rispondi citandoTorna in cima

Con questo post Emma ed io inauguriamo la nuova dimensione del PbF: i PbFff (Play by Forum for Fun).


Di seguito posto le uniche e sole regole della nostra innovativa proposta:


Regole del PbFfF

n1) Ogni giocatore ha a disposizione un numero massimo di pg che non superino i 213 kg di peso complessivo:
Esempio:

GIOCATORE 1
pg - Tizio 63kg
pg - Cazio 80 kg
pg - Sempronio 70kg

GIOCATORE 2
pg - cane 13kg
pg - elfo 57 kg
pg - troll 92kg
pg - vampira 51 kg

Questi pg non hanno abilità nè livelli, devono solo attenersi ai background presentati. Si possono interpretare pg ispirati alle razze proposte per il drago verde e/o famigli, e/o animali. Ps: gli animali non parlano tra di loro, comunicano con gesti e suoni.

n2) Almeno uno dei pg presentati dal giocatore deve avere un difetto fisico e/o una malattia (mentale o fisica).

n3) Per proporre nuove trame rivolgetevi ai master. Le trame non durano più di una settimana. Le modalità con cui si svolgeranno le trame saranno a discrezione del master.

n4) Il giocatore che non posta entro tre giorni verrà punito con l'uccisione del pg (attualmente giocante) da parte del master o degli altri partecipanti per facilitare il proseguimento della storia. Anche il master può essere espulso e sostituito qualora non rispondesse ai post. (No Escuse!)

n5) I post possono essere lunghi o brevi, basta che non siano autoconclusivi e permettano agli altri giocatori di interagire nella trama. L'autoconclusione è ammessa solo per i suicidi (non più di un suicidio per settimana)

n6) I pg morti si possono rinnovare creandone di nuovi e sempre diversi dai precedenti (si può ricreare un solo pg per settimana) e che non superino i soliti 213 kg complessivi:

Esempio

Muore pg Sempronio di 70kg, GIOCATORE 1 può rigenerare il pg e crea un drow di 56 kg; restano 14kg disponibili che sfrutterà la prossima settimana per creare un pg volpe.


n7) In ogni trama è possibile introdurre MASSIMO due pg per giocatore.

n8) Non è consentito l'uso di magia da parte dei giocatori, ma solo di oggetti magici forniti dal master.

n9) Il tempo verbale usato nei post è il presente. Si posta per divertirsi: se non vi state divertendo aspettate il prossimo turno. Tra giocatori ci si rivolge usando il "Voi" e le domande al master di turno vanno postate in zone diverse dal topic ove si svolge la narrazione.

n10) Non sono vietati atti osceni o di violenza entro ovvi limiti di linguaggio in quanto crediamo nella libera espressione della creatività.

n11) queste sono le uniche regole che contano, verranno editate come e quando ci farà comodo. Le modifiche avranno valore retroattivo. Non fate domande stupide.


Per dubbi, commenti, adesioni, autorizzazioni e suggerimenti, lasciate il vostro post qui sotto, meglio se corredato da un breve elenco di PG.

_________________
Non voglio più amici, voglio solo nemici

Ultima modifica di X il Mar Apr 22, 2008 3:16 pm, modificato 1 volta in totale
ProfiloMessaggio privatoHomePageMSN Messenger
Emma Norton
Gladiatore
Gladiatore


Registrato: 14/04/06 17:01
Messaggi: 1830
Località: .:Inferno:.

MessaggioInviato: Mar Apr 22, 2008 3:13 pm Rispondi citandoTorna in cima

Emma sono io Ah si! si!

_________________
***
Ora posso anche morire, ho avuto tutto quello che volevo.
Anzi, rimango ancora un po' a burlarmi di voi.


***
ProfiloMessaggio privato
CuoreNero
Cavaliere
Cavaliere


Registrato: 01/02/06 11:04
Messaggi: 2564

MessaggioInviato: Mar Apr 22, 2008 3:22 pm Rispondi citandoTorna in cima

Io ci stò! Io ci stò! MWahahahahahah anche perchè il vecchio pbf s'è dato alla macchia come Bersani con le sue lenzuolate.
Propongo subito di colorare ogni riga dei post di un colore differente a seconda dell'umore di chi posta; tanto per irritare Emma.
Poi edito questo post per quanto concerne i personaggi: questo perchè, più che ovviamente, non ho voglia di leggere tutto quanto avete scritto, bastardi.

_________________
"oooooink".
ProfiloMessaggio privato
sdruso
Fante
Fante


Registrato: 12/03/08 23:11
Messaggi: 756
Località: Pinerolo

MessaggioInviato: Mar Apr 22, 2008 3:37 pm Rispondi citandoTorna in cima

Ciao!
Mi piacerebbe provare a giocarci, ma non ho la bencheminima idea di cosa devo fare e sopprattutto dove lo devo fare.
Se mi dite dove si svolge questo gioco, io guardo un pochino come si fa e poi magari dopo ci entro.
Che dire....guardo/imparo/gioco.
Si può fare???

Saluti dallo Sdruso beguso!
ProfiloMessaggio privato
Emma Norton
Gladiatore
Gladiatore


Registrato: 14/04/06 17:01
Messaggi: 1830
Località: .:Inferno:.

MessaggioInviato: Mar Apr 22, 2008 3:40 pm Rispondi citandoTorna in cima

Ma se solo provaste a leggere il regolamento.. Datemi 10 minuti che risolvo un problema di inglese e son da voi....


Cuore, crepa.

_________________
***
Ora posso anche morire, ho avuto tutto quello che volevo.
Anzi, rimango ancora un po' a burlarmi di voi.


***
ProfiloMessaggio privato
Emma Norton
Gladiatore
Gladiatore


Registrato: 14/04/06 17:01
Messaggi: 1830
Località: .:Inferno:.

MessaggioInviato: Mar Apr 22, 2008 4:53 pm Rispondi citandoTorna in cima

Rieccomi...
Allora, ecco un esempio di COME CREARE I PG

Prima di tutto avete una lista a disposizione.. non l'ho postata prima? datemi il tempo...


RAZZE GIOCABILI:

- tutte quelle di lotgd
- minotauri
- orchi
- mezzicelestiali
- mezzidemoni
- fauni
- fate/folletti/gnomi
- se inventate una nuova razza spiegatene le caratteristiche al master


FAMIGLI GIOCABILI:

- draghetto da spalla (non vola, non sputa fuoco, fa solo indovinelli rompiscatole)
- corvo
- scimmietta Scimmia
- pixie (folletto alato grande come un pugno chiuso)
- furetto

ANIMALI GIOCABILI:

- tutti quelli conosciuti a parte quelli in estinzione protetti dal wwf.


Che differenza c'è tra un famiglio e un animale? che i famigli capiscono il linguaggio degli umanoidi e gli animali invece vengono addestrati o talvolta non capiscono e/o fraintendono i comandi che gli vengono dati.


Pensiamo alla scelta:

Creo questi pg:

- Emma di 60 kg mezzodemone
- Ombranera di 75 kg umano
- Leon di 78 kg umano

background : blabla blablabla bla bla...



per una simulazione di trame ora vediamo, chiedo collaborazione di Ics...

_________________
***
Ora posso anche morire, ho avuto tutto quello che volevo.
Anzi, rimango ancora un po' a burlarmi di voi.


***
ProfiloMessaggio privato
CuoreNero
Cavaliere
Cavaliere


Registrato: 01/02/06 11:04
Messaggi: 2564

MessaggioInviato: Mar Apr 22, 2008 8:29 pm Rispondi citandoTorna in cima

Sì, daccordo, ma l'ambientazione? La solita? No perchè mi serve saperlo per il background.

_________________
"oooooink".
ProfiloMessaggio privato
Emma Norton
Gladiatore
Gladiatore


Registrato: 14/04/06 17:01
Messaggi: 1830
Località: .:Inferno:.

MessaggioInviato: Mer Apr 23, 2008 12:43 am Rispondi citandoTorna in cima

Si.. è la stessa.

_________________
***
Ora posso anche morire, ho avuto tutto quello che volevo.
Anzi, rimango ancora un po' a burlarmi di voi.


***
ProfiloMessaggio privato
CuoreNero
Cavaliere
Cavaliere


Registrato: 01/02/06 11:04
Messaggi: 2564

MessaggioInviato: Mer Apr 23, 2008 5:29 pm Rispondi citandoTorna in cima

E allora eccomi Twisted Evil

* Nome ignoto, soprannome “Raccapriccio” umano, maschio, obeso e microcefalo, peso 160 kg
* BianBarattola umano, femmina, paraplegico, peso 40 Kg
* “Letame” cane, maschio, bastardo di almeno 30 contaminazioni genetiche, peso 13 Kg

Image

Guardava attraverso le sbarre della segreta seminterrata con gli occhietti porcini socchiusi. Le stelle tremolavano di pallida, inconcepibile lontananza; stavano sospese lì, sospese ed inframmezzate da quelle aste di ruggine infisse in un intonaco friabile ed umido di troppi inverni senza alcuna manutenzione. Avrebbe potuto divellere quella rozza graticola per astri senza alcuno sforzo, se solo ne avesse avuto voglia, se soltanto si fosse reso conto che l’avevano gettato un una prigione e lì l’avrebbero tenuto fin quando il boia non fosse arrivato dalla vicina Glogh: quattro giorni di carretto, uno di cavallo, mezza giornata di ladro con gli armigeri alle calcagna da quel buco rurale di bifolchi del quale ora guardava un cielo stellato ed a strisce e che, sulle mappe approssimative che giravano, veniva indicato col nome di Zvahag.
Se ne stava accasciato sul pagliericcio all’angolo. Le gambe arcuate tenute larghe, l’immenso sedere sprofondato negli steli intrisi della sua stessa urina ed il ventre enorme tenuto nel mezzo, tracimato nel mezzo, come una colata lavica; bianchiccio, molle, glabro come il ventre di una balena spiaggiata sulla schiena e rimasta al sole per una settimana.
Non avrebbe divelto le sbarre perché, se era vero che gli uomini cattivi l’avevano pungolato con i loro lunghi bastoni dalla punta fredda e dolorosa fino a spingerlo lì dentro, era altresì innegabile che, per farsi perdonare o perché era stato bravo, gli avevano dato lo stufato ed una pagnotta, una brocca di vino e quello che, non riconoscendolo come un pitale, egli aveva usato come un piatto. Adesso se ne stava lì: sazio, comodo, ed al calduccio di quella strana stanza non certo peggiore di quella in cui aveva dormito tutte le notti precedenti. Il suo piccolissimo cervello non riusciva a vedere nulla di sbagliato nella fortuna insperata di quel pasto che non aveva dovuto rincorrere e di quel giaciglio; il vino gli rilassava la grosse membra di un piacevole torpore mentre le palpebre si chiudevano piano su quegli occhietti liquidi e perennemente in agitazione.
«Porco di quella troia!!!»
Un latrato acuto e sguaiato lo fece sobbalzare quando stava giusto iniziando a sognare; il moto si trasmise dalla sua pancia alle altre membra con i cerchi concentrici e pigri di un sasso gettato in una pozza di mota.
«Strafottutissimo figlio di una baldracca sifilitica e asfittica!»
Sentiva la voce roca e femminile provenire da un punto imprecisato davanti alla porta, dalla parte opposta della stanza. Un po’ di terra battuta, illuminata da un rettangolo di luce per un istante soltanto prima che l’armigero chiudesse di nuovo la porta della cella sbattendola e riportando la segreta all’usuale oscurità.
Ruotò la minuscola testa nella direzione verso la quale ancora sentiva provenire imprecazioni che non comprendeva, frasi che riguardavano madri, cavalli, avventori, genitori, arieti, cose di cui non capiva nulla. L’unica cosa di cui si rendeva conto è che non era più solo, e che qualcosa stava strisciando ed arrancando con penosa fatica nella sua direzione.

Era stata colta con le mani nel sacco non più di due ore prima; incredibile, la guarnigione di istanza a Zvahag aveva l’efficienza di una tartaruga rovesciata sulla schiena in inverno, ma non quando si trattava del proprio oro evidentemente. Con le mani nel sacco, poi, è solo un modo di dire perché BianBarattola le mani non le ha mai avute, così come neanche i piedi, se è per questo. Era nata una ventina d’anni prima in una città lontana lontana, non in quel posto sorto intorno ad un abbeveratoio; aveva moncherini di mani attaccati direttamente alle spalle e moncherini di piedi attaccati direttamente al bacino. Quando la levatrice la vide, si coprì la bocca con le mani e non volle prenderla per deporla sul grembo materno. Fu così che BianBarattola rischiò di morire alla tenera età di trenta secondi di vita giacché, nell’orrore generale, nessuno si avvide che stava scivolando e cascò giù dal letto ove era venuta alla luce finendo di testa in uno dei secchi d’acqua calda che erano stati approntati per il parto. Sentendo gorgogliare piuttosto che piangere, fu la madre infine a doversi mettere a sedere per tirarla fuori di lì. Imprecò in istante dopo.
BianBarattola, crescendo, divenne bellissima. In una sorta di contrappasso Dantesco premorte, l’assenza delle braccia fu compensata da un viso stupendo, angelico, da una pelle chiarissima e da labbra turgide e rosse. Capelli che erano una cascata di miele incendiato da tutti i fuochi dell’inferno, occhi profondissimi e penetranti. L’assenza di gambe fu compensata da due tette così.
Eggià perché BianBarattola sviluppò due seni torniti e perfetti; assolutamente armoniosi e ne troppo grandi, ne troppo piccoli. Due tette che, in condizioni di normalità, le avrebbero procurato l’invidia di tutte le ragazze di Zvahag. In condizioni di normalità, appunto.
Aveva qualcosa che non andava anche di testa; forse per l’esser rimasta troppo senz’aria appena nata, quella parte del suo cervello preposta al controllo d’un linguaggio civile s’era atrofizzata. Come che stessero le cose, sta di fatto che era assolutamente incapace di esprimersi senza imprecare e ricorrere al turpiloquio in genere. Proprio non ci riusciva.
Non era mai riuscita a fare altro che la baldracca per i ranghi più bassi delle varie guarnigioni dell’alleanza. Questo perché, grazie al suo viso ed alle sue tette, qualcuno ubriaco abbastanza da soprassedere sul resto della sua anatomia e sul fatto che accusasse di continuo sua madre di essere a sua volta una poco di buono lo trovava sempre nelle bettole frequentate dai soldati. Aveva poi un altro pregio: l’assenza di arti consentiva di riporla di uno zaino.
Volente o nolente, molto più spesso questo secondo caso, era stata usata come moneta di scambio: «Ti do BianBarattola in cambio dei tuoi calzari e di un otre di quel vino che hai lì». Fu così che, passando di zaino in zaino, di guarnigione in guarnigione, di fronte in fronte, era infine arrivata nella caserma di Zvahag, nel cui armadio delle scope viveva da circa un anno.

«Per lo straspanato sedere di tutti gli Dèi,» ringhiò BianBarattola quand’ebbe strisciato abbastanza vicino per riconoscere l’omone illuminato dal flebile chiarore della grata, «sei davvero raccapricciante lo sai?» sentenziò girandosi sulla schiena e rovesciando gli occhi all’indietro, «hai una testa così piccola che pare una noce poggiata su una cassettiera.»
«Ghgh?» biascicò la boccuccia dell’omone, l’aveva guardata arrancare verso di lui e scambiandola per una grossa iguana in un primo momento; ora che le guardava le tette, parve tranquillizzarsi un po’: lui odiava i rettili.
«Io ti conosco, grandissimo grumo di sterco modellato in foggia di sedere di scimmia, ho sentito parlare di te giù alla caserma, tu sei quello che ha ammazzato tutte le capre del predicatore stuprandole una per una!» Esclamo ruotando ancora e riprendendo ad avvicinarsi. BianBarattola poteva deambulare solo puntando la fronte per terra e, usandola come perno, spingendo in avanti il bacino per poi ripetere l’operazione una volta inarcata la schiena. Questo produceva un rumore grottesco sui terreni duri; una sorta di toc, toc, toc, ritmico di ossa di fronte che impattano assi, o quello che è, che metteva i brividi a chiunque assistesse alla prestazione. «Alla fine ti sei fatto beccare eh? Idiota senza cervello, sarebbe bastato essere giusto un pochino meno avidi, ne hai sterminate dieci in un settimana», Si fermò di colpo, sul viso l’espressione di chi ha finalmente afferrato un particolare sfuggente, «il che vuol dire che, qualche giorno, ne hai accoppate più di una hihihi. Comunque, fai davvero schifo ad una pozza di vomito,» stabilì rotolando sulla schiena e rovesciando gli occhi, assumendo quella posizione che trovava appropriata per fissare qualcosa. «Ti chiamerò Raccapriccio.»
Raccapriccio, che non aveva capito una sola parola di quanto BianBarattola andava cianciando, s’era tirato penosamente in piedi mano a mano che quel toc, toc, toc così sinistro s’era avvicinato a lui. Ora che quella strana creatura strisciante s’era girata sulla schiena ad osservarlo, poté notare due cose: era una donna ed aveva un esteso ematoma sulla fronte. Il fatto che le mancassero gli arti e che strisciasse al suolo, gli parve del tutto normale e questione completamente trascurabile.
«Gh» disse Raccapriccio appiattendosi contro il muro e facendo vibrare la struttura portante dello stesso tessuto spazio-temporale; ruotò la testa grossa come il pugno d’un uomo a destra ed a sinistra, sembrava valutare quale direzione gli avrebbe consentito di raggiungere l’altra parte della stanza passando il più lontanto possibile da quella cosa che s’agitava a terra.
«Raccapriccio, tesoro, suppongo tu non abbia uno stramaledettissimo niente da fumare vero?» La domanda retorica venne formulata nel mentre che, come un leone marino, BianBarattola ruotava tornando pancia a terra.
Toc, toc, toc iniziò ad ispezionare il perimetro della cella. «Non fosse stato per la nomina, non mi avrebbero mai beccata; mai. Erano mesi che rubavo monete in tutta tranquillità». Toc, toc, splat, «Qui c’è la latrina,» toc, toc, toc, «le pulizie, ma ti rendi conto? Volevano fare le pulizie.»
«Gh?»
«Ma dove s’è mai vista una caserma nella quale si lustrino i pavimenti?» Quello che BianBarattola non aveva colto, è che di lì a breve ci sarebbe stata la nomina del nuovo comandante della guarnigione, ragionpercui quella era l’unica occasione nella quale l’attendente avrebbe pulito. L’attendente in questione aprì lo stanzino delle scope ma, con grandissima sorpresa di chi l’abitava, la ignorò del tutto puntando ai secchi alle sue spalle piuttosto. Trovò di tutto: monete, mestoli, guanti, lettere, qualsiasi cosa fosse riuscita a trafugare ed a portare via tenendolo tra i denti.
«Dobbiamo uscire di qui porca lucciola» ringhiò ad un confuso Raccapriccio, finito che ebbe un giro completo, «ci giustizieranno di sicuro; altro non fosse che per fare bella figura, stì figli d’una cagna perennemente gravida.»

Quello che percepirono insieme, come un sol uomo, fu inizialmente soltanto una sgradevole nota nell’aria. «Ghgg» affermò Raccapriccio coprendosi il volto con una mano quando il puzzo di letame incominciò a farsi davvero stringente; considerate le dimensioni del cranio e quelle della mano, in pratica fu come un palmo che raccoglie una pallina da golf.
«Ma porco di quella strafottutissima madre di una guardia, ma che è stà puzza?» Fu il diminuire improvviso della già tenue luce che filtrava dalle sbarre a spingerla a piroettare. «Che mi straprenda uno stracolpo, un maledettissimo sacco di pulci. Sciò! Via di lì!» cercò di essere quanto più perentoria possa essere una donna con due tette così, bellissima, rivoltata sulla schiena, sul suolo di una segreta, al cospetto di un gigante microcefalo stupratore di capre e vestito, al momento, solo di una salvietta a coprire i genitali ma che stava su senza essere sostenuta apparentemente da nulla, priva di gambe e priva di braccia.
«Bau» disse quello che, da lì in poi, sarebbe stato chiamato Letame. Agitò furiosamente un mozzicone di coda lungo sì e no un pollice, tirò fuori la lingua e fissò attentamente l’interno della cella attraverso le sbarre al livello del terreno.
BianBarattola, che non poteva tapparsi il naso, prese ad agitarsi spasmodicamente sulla schiena come un pesce tirato in secca con un retino. «Porca baldracca! E’ una cosa mortale!»
«Ggggg» confermò Raccapriccio schiantando di colpo le sbarre con una manata nel tentativo d’allontanare il botolo. Questi, un media taglia di un colore a metà strada tra uno straccio per pavimenti ed un telo di juta, sgattaiolò poco oltre mettendosi prontamente in salvo ed uggiolando appena un po’.
BianBarattola rimase così, allibita a guardare il cielo stellato di Zvahag che, una volta tanto, le parve addirittura bello; si riprese subito, quand’ancora si stavano staccando gli ultimi pezzi d’intonaco marcio.
«Ben fatto, grandissimo figlio di una pustola gravida di muffa!» esclamò solo vagamente consapevole della puzza di letame che, per quanto attenuata, aleggiava ancora nell’aria appiccicosa come un sudario. «Ora issami su e fammi uscire dal varco.»
«Gh?»
Toc, toc, toc «Tu, prendere me e sollevare. Tu avvicinare a apertura e fare uscire. Avere capito tu, grosso figlio di madre con la quale tutti gli avventori s’intrattengono nottetempo?»
«Gh gh» affermò Raccapriccio mentre un sorriso sghembo e compiaciuto s’allargava sulla boccuccia nella quale i denti giacevano disordinatamente come le lapidi d’un vecchio cimitero ed avevano un colore non dissimile.
Ovviamente la sollevò per i lunghi boccoli color miele, lasciandola a penzolare dal suo braccio teso ed a imprecare qualcosa che in rarissime circostanze era stato pronunciato da bocca umana dopo l’era dei grandi disordini.
«Ahia! Ahia! Bastardo! Ahia! Bastardo! Ahiahiahiahiahi fottut…» la scaraventò fuori.
BianBarattola attraversò la breccia nel muro, quella dove fino a poco fa stava infissa la grata, come un dardo di balestra.
Erano i nasi ad essersi abituati, perché Letame non era affatto andato via.
I suoi occhi cisposi, celati dalle sopracciglia più folte mai prodotte dalla razza canina, osservarono un tronco umano partire da un buco del muro, per poi atterrare sul ventre e procedere in scivolata oltrepassandolo di una decina di spanne. Non appena si diradò il polverone, quello che Letame si trovò ad osservare erano le terga di una BianBarattola inerme e col capo semiseppellito nella terra dei tulipani amorevolmente coltivati dal carceriere nei ritagli di tempo.
Terga nude.
Il mozzicone di coda di Letame prese a scodinzolare dapprima lentamente, poi sempre più in fretta man a mano che s’avvicinava trotterellando.

«Aaaaaaaaaagh!!!» Sentiva urlare Raccapriccio ancora all’interno della segreta, con solo una vaga consapevolezza che la voce straziata fosse la stessa del tronco di donna con la quale aveva diviso la cella fino a qualche minuto prima. «AaaAAAAAaaaAaaaArgh!» L’acuto fu tale da spingerlo a tapparsi le orecchie con le mani; in pratica uno scaricatore di porto che tenta di uccidere una zanzara molesta schiacciandola tra i palmi.
«Uaaaaahh!» e, sovrapposto, un arf arf arf arf per nulla rassicurante; Raccapriccio tirò ciascuna bracciona fuori dall’apertura come una testuggine tirerebbe fuori la testa dal carapace, quindi si issò. Venne via tutto il muro di contenimento e la terra retrostante, il solaio del piano di sopra sprofondò tirandosi dietro l’attendente ancora addormentato, lavabo e pitale annessi e connessi, inoltre la paga della settimana custodita sotto una mattonella del pavimento.
Arf, arf, arf, arf, «Nuuoooooogh!»; nel preciso istante in cui Raccapriccio si rimise in piedi, senza avvedersi d’aver perso la salvietta nell’attraversamento degli strati geologici, udì il sibilo alto nell’aria, quindi la sua spalla venne trafitta da una freccia.

La guardia di ronda sulle mura del carcere aveva trovato dapprima la scenetta divertente: BianBarattola, quella che tenevano nello stanzino delle scope e che in più d’una occasione s’era trascinata in camera, era volata attraverso la parete e, una volta atterrata, continuava ad essere abusata dal bastardo più brutto che gli fosse mai capitato di vedere. Non sapeva quale dei due emanasse quel tanfo di letame che, se era fastidioso a quella distanza, da vicino sospettava essere davvero mortale. Ad un certo punto il mondo sotto i suoi piedi aveva vacillato e lui era stato costretto a reggersi al parapetto. Quando finalmente ebbe ritrovato l’equilibrio, e quando ebbe vinto la vertigine che gli dava il pavimento orribilmente inclinato verso il basso tutto d’un tratto, s’avvide dell’evasione del pazzo. Non l’avevano portato che qualche ora prima; era stato trovato in fragranza di reato, dopo giorni di denunce da parte del predicatore locale, il quale esigeva inoltre il giusto risarcimento per tutti i capi di bestiame perduti. Era sempre stato un tipo un po’ strano; da che ricordava, non aveva mai parlato. I genitori contadini morti da un pezzo, gli avevano lasciato il tugurio nel quale viveva ed una vacca morta molto in fretta; tutti sospettavano il perché ma nessuno se n’era crucciato più di tanto.
Quando vide Raccapriccio tirarsi in piedi scrollandosi la terra di dosso a vigorose manate, decise di metter mano all’arco.

Con moltissima calma perché, diavolo, che fretta c’è in fondo, gli impulsi del dolore risalirono il midollo spinale di Raccapriccio, vennero elaborati dal suo cervello e, quindi, rispediti al mittente e tante grazie. «Ngghgh» si lamentò strizzando gli occhi di sofferenza e cercando di raggiungere il punto trafitto dietro la spalla. Forse a quel punto subentrò l’istinto, forse un intuizione, non è ben chiaro. Stà di fatto che la tremolante e gelatinosa massa del suo corpo si slanciò in una corsa da belva ferita e, nel passare accanto ad una BianBarattola ancora tranquillamente sotto le zampe di Letame, s’abbassò ad afferrare il tronco di donna per i capelli prima di dileguarsi nel folto della foresta subito oltre la radura nella quale Zvahag era stata edificata.
Raccapriccio corse e corse e le spalle ed i fianchi erano sferzati dalle fronde e dai rovi e continuò a correre fin quando prendere solo un’altra boccata d’aria non gli fu impossibile.
«Io e te insieme faremo grandi cose, porco di quella meretrice» sentenziò BianBarattola un po’ scossa ma, tutto sommato incolume, «adesso mettimi su.»
Mentre Raccapriccio s’issava la donna sulle spalle, suggellando quella simbiosi che sarebbe andata avanti per molto tempo a venire, Letame, un po’ in affanno per la corsa attraverso il bosco, gli stuprò una caviglia.

PS
Non faccio in tempo a rileggere, mi riservo il diritto di correggere ortografia e quantaltro in seguito.

_________________
"oooooink".
ProfiloMessaggio privato
Emma Norton
Gladiatore
Gladiatore


Registrato: 14/04/06 17:01
Messaggi: 1830
Località: .:Inferno:.

MessaggioInviato: Mer Apr 23, 2008 10:33 pm Rispondi citandoTorna in cima

Surprised ma ste cose ti vengono in mente quando sei a fare cacca?

_________________
***
Ora posso anche morire, ho avuto tutto quello che volevo.
Anzi, rimango ancora un po' a burlarmi di voi.


***
ProfiloMessaggio privato
sdruso
Fante
Fante


Registrato: 12/03/08 23:11
Messaggi: 756
Località: Pinerolo

MessaggioInviato: Gio Apr 24, 2008 2:11 am Rispondi citandoTorna in cima

allora...devo scrivere tutte quelle cose che ha scitto Cuorenero?????

Ma io a fare la cacca ci metto si e no 5 minuti....come faccio!?
ProfiloMessaggio privato
Emma Norton
Gladiatore
Gladiatore


Registrato: 14/04/06 17:01
Messaggi: 1830
Località: .:Inferno:.

MessaggioInviato: Gio Apr 24, 2008 2:46 am Rispondi citandoTorna in cima

No, cuorenero vuole punire me e X perchè scriviamo troppo ed è costretto a leggere troppo...

Tu puoi scrivere quel che ti senti di scrivere, anche due righe andranno benissimo purchè contengano tutte le informazioni necessarie per giocare.


X! Maledetto dove sei finito! Posta una trama!

_________________
***
Ora posso anche morire, ho avuto tutto quello che volevo.
Anzi, rimango ancora un po' a burlarmi di voi.


***
ProfiloMessaggio privato
X
Gladiatore
Gladiatore


Registrato: 12/12/05 12:29
Messaggi: 1741

MessaggioInviato: Gio Apr 24, 2008 12:20 pm Rispondi citandoTorna in cima

Master - giorno 0

In principio c'era il Nulla, o meglio, non c'era Nulla. Poi si aggiunse allo sfondo una dolce vallata verdeggiante sulla quale gli dei, nella loro divina bontà, decisero di porre una foresta. Qualche divinità, per pura goliardia, nascose delle belve feroci qui e lì tra gli alti fusti. Proprio per questo si dice che i più saggi evitino con rigorosa cura di importunare qualunque creatura della foresta, specie quando il loro passo risuona cupo tra il tremare dei rami. I saggi raccomandano sempre di stringere forte le armi fino al momento dello scatto quando le gambe necessitano d'esser sgravate da ogni peso per correre più veloci. Con il tempo gli studiosi catalogarono i diversi possibili ed incresciosi incontri: tigri con le sciabole, leoni ruggenti, lupi mannari, serpenti maculati, basilischi, scheletri, zombie, folli, maniaci e via dicendo. Alcuni di questi non rappresentano più che un mero diletto dei giovani di Romar che, regolarmente, si recano sulle loro tracce per ricordar loro che gli Uomini, tra tutti, non han niente di meglio da fare.
Un discorso diverso riguarda i minotauri, gli alti, feroci, crudeli, sanguinari minotauri, terrificanti proprio come i cinque comparsi all'orizzonte della piccola comitiva di viandanti poco saggi. Probabilmente sarebbero passati inosservati se il giovane Vornam, elfo convinto di conoscer il linguaggio della natura, non si fosse avvicinato loro muggendo con esagerato trasporto. La quantità di insulti involontari che il suo difetto di pronuncia deve aver stipato in quel lungo muggito è stata tale che i viandanti, Vornam compreso, hanno avuto il tempo di darsela a gambe lasciando i minotauri sconvolti. Tale simpatica muggente comitiva sta ora pregando i fuggitivi di fermarsi e condivider, con rotear di mazze e luccicar d'alabarde, qualche chiarimento. Il suolo trema sotto i pesanti zoccoli e vibra l'aria al suono di quei poderosi polmoni sì che il Gluuk, nero e ruggente, sembra ora un tranquillo rivolo di campagna. Davanti a loro ondeggia sornione il vecchio ponte.
I più saggi, nell'andare a Zvahag, evitano sempre di passare sul vecchio ponte pericolante. Si tratta di un lungo stretto corridoio di assi consumate dal tempo che sospirano ad ogni passo. Sotto, diverse centinaia di braccia più in basso, le teste minacciose delle rocce appuntite sporgono appena da sotto le scure acque del Gluuk, la cloaca della città dei troll.
-Mu'- muggisce fiero e terribile il più grosso dei cinque.
Vornam abbozza un sorriso in direzione di Emma ed Ombranera -Credo dica di avere qualcosa per noi.- e fa per tornare indietro spinto dalla pazzia che segue il terrore.
Alle loro spalle, all'altra estremità del ponte pericolante, appare una strana figura: un mostro deforme nella sua enormità, brutale nel suo stesso incedere e sormontato dalla più celestiale visione d'angelo che Zvahag possa mai aver generato. L'angelo pare aprire la bocca e già Emma ed Ombranera attendono la cristallina voce annunciare la sua venuta da sopra il ruggente Gluuk, che una bestemmia di proporzioni inaudite attraversa i loro cervelli lasciando un gelido brivido nelle loro vertebre lombari e nessun altro ricordo di sè.

_________________
Non voglio più amici, voglio solo nemici
ProfiloMessaggio privatoHomePageMSN Messenger
Emma Norton
Gladiatore
Gladiatore


Registrato: 14/04/06 17:01
Messaggi: 1830
Località: .:Inferno:.

MessaggioInviato: Ven Apr 25, 2008 4:11 pm Rispondi citandoTorna in cima

La seta di cui son fatte le vesti delle ancelle di Xiombarg è di un rosso così intenso e penetrante che si è pensato, per molti secoli, che quel magnifico colore vermiglio si ottenesse imbevendo la pregiata stoffa, ancora intatta nel suo candore, nei catini ricolmi del sangue delle partorienti regine drow per sette lune, giacché l’ottavo giorno si raccoglievano le stesse tovaglie per farle lavorare dalle tessitrici e le magnifiche toghe scarlatte che realizzavano divenivano gli abiti delle bambine, che un giorno avrebbero governato nella città del Sole Oscuro.
E’ la stessa seta, rarissima, del vestito indossato dalla donna che, paziente, aspetta, seduta su un sasso, il ritorno di qualcuno. Ha le mani conserte sul grembo, lo sguardo perso nella radura… All’improvviso raccoglie le gambe per permettere ad un grosso bruco di passare, senza doversi arrampicare sulle sue babbucce di feltro nero, lasciando che i pantaloni scoprano parte dei disegni tatuati sulle caviglie fino al ginocchio, gli stessi presenti anche sulle braccia e sul dorso delle mani. Mille rovi che si intrecciano sugli arti, tatuati con l’henna. Alza il capo sentendo dei passi e accenna un sorriso.
“Scusa, eccomi di ritorno… Non dovevo bere così tanto, me la stavo facendo addosso!" Il ragazzo si china per darle un bacio sulla guancia e con amorevole cura le dona una carezza sul viso e una seconda sulla pancia.
“Sta bene?” Le domanda.
“Sta bene. Starebbe meglio se la smettessi di chiederlo continuamente.” Risponde seccata.
“Come vuoi. Serve una mano per rialzarti?” Chiede ancora, pronto ad aiutarla.
“Ce la faccio da sola.” Borbotta la giovane, prendendo la lancia di fianco a lei ed usandola come bastone per sollevarsi dal masso.
Senza aggiungere altro il ragazzo si issa lo zaino dei viveri, la faretra e l’arco rimasti coricati a terra; osservando preoccupato la dama che lo segue, comincia a fischiare un motivetto allegro che accompagna il breve tragitto fino all’arrivo al ponte pericolante. Posando tutta la roba, il ragazzo si avvicina al ponte per studiarne la stabilità. Lo smuove più volte con forza, contando le oscillazioni e ascoltando gli scricchiolii delle assi di legno non troppo sicure.
“Vai prima tu” Consiglia alla donna.
Senza obiettare, la ragazza lascia la lancia in mano alla guida e afferra con forza le corde del ponte poggiando il piede sulla prima tavola.
E’ allora che sentono le grida provenire dal paese che li ha ospitati la notte addietro. Qualcuno gli sta venendo incontro a gran velocità ed allarmati si voltano lasciando stare il ponte. Piccoli sassolini cominciano a rimbalzare da terra man mano che la figura si fa più nitida e intravedono un elfo che affannato li affianca. Lo guardano stralunati finché non scorgono dietro di lui enormi mucche armate d’asce e quant’altro che si dirigono verso la loro direzione.
“Porc..!” Il ragazzo passa la lancia di mano alla compagna e prendendo l’arco estrae tre frecce, che cocca sull’arco tenendole tese fra le dita: “Ne ho tre sottotiro, gli altri saranno un problema” Sussurra.
Poi l’elfo si volta verso il ponte e lo stesso fa la giovane. Qualcuno si trova anche dall’altra parte.
“Chi c’è ora??” Chiede allarmato il ragazzo, che non si volta per non perdere la mira.
“Abbiamo visite anche da dietro”
“Amici? O Nemici?” La ragazza non fa in tempo a rispondergli che una blasfema frase si innalza fino a rimbombare nella valle sottostante dove dimorano i troll.
“Non credo che sarà affar nostro in ogni caso! Si portano dietro altra compagnia” Osserva la ragazza, notando la dozzina di guardie che inseguono gli strani tipi.
“Va bene, Emma, diamoci da fare.”
La ragazza fa girare lo guardo dai minotauri, all’elfo, alle guardie fino all’ammasso di lardo che trasporta una donna mutilata. Riflette qualche secondo, accarezzandosi la pancia, prima di intimare a Vornam puntandogli l'arma contro: “Ho la vaga impressione che, se ci troviamo in questa situazione, sia colpa tua. Per cui, ti do solo una possibilità. Vai verso i minotauri e spiega loro quanto sia difficile accettare per la comunità elfica il fatto che tu ne faccia parte, che fai vergogna all’intera razza e che sei l’escremento viventi più inutile di tutti. E se non otterrai alcun esito ti strapperò i genitali con le unghie e li userò come maracas per danzare sul tuo corpo decapitato intonando un’ode al dio degli orchi dopo aver infilzato la tua testa sulla mia lancia…!”
Detto questo ordina al fratello di tenere le bestie sottotiro, e nel caso in cui dovessero avanzare ancora, di ucciderle.

_________________
***
Ora posso anche morire, ho avuto tutto quello che volevo.
Anzi, rimango ancora un po' a burlarmi di voi.


***
ProfiloMessaggio privato
X
Gladiatore
Gladiatore


Registrato: 12/12/05 12:29
Messaggi: 1741

MessaggioInviato: Ven Apr 25, 2008 5:30 pm Rispondi citandoTorna in cima

Master - giorno 0

Gli occhi dell'elfo seguono l'affilata lama della donna dalla punta fino all'impugnatura. Adagia le pupille sulle dita e ne segue le linee fino al polso delicato. Si spinge con ardore fino all'avambraccio ed è in quell'istante che il suo cervello elfico, finalmente, connette appieno la portata delle parole della donna.
Leva in alto le mani, più per implorare gli dei che per mostrare d'essere completamente inerme e arretra d'un passo.
-Era quello che... stavo... ehm... appunto... dicendo.-

I minotauri si sono arrestati. Sono cinque mostri immensi in grado di oscurare la luce del sole con la loro sola presenza. La pelle bruna s'interrompe di tanto in tanto in vistose chiazze bianche rivelando la loro natura bastarda, incrocio di minotauri e bovini, a metà tra un purosangue ed una mucca: la peggiore specie. Muggiscono, caricano a testa bassa e sono estremamente permalosi. Senza contare che detestano l'oro e razziano villaggi interi in cerca di certe perline di vetro colorato che amano sgranocchiare all'ombra dei platani in estate.
Il più grosso dei cinque, due braccia più alto di Ombranera, e pari, in stazza, ad una torre di guardia elfica, regge nella destra il moncherino d'un braccio appartenuto, probabilmente, ad uno dei compagni di viaggio di Vornam; di tanto in tanto soffia sulle dita d'elfo prima di usarle per grattarsi il naso. Un secondo minotauro avanza d'un passo guardandosi intorno con i suoi grandi occhioni neri.
-Møø?- esplode minaccioso in direzione di Vornam prima ancora che questi muova il suo fatidico passo.
Non è dato di sapere cosa l'elfo comprende, ma in tutta risposta, rivolte le spalle ai bestioni, si cala i pantaloni mostrando le glabre suo pallide terga.

Mentre il ponte oscilla, saldamente afferrato dalle grosse mani di Raccapriccio, Vornam, sorreggendo con una man la cintura, si lancia nel vuoto convinto più nella clemenza del Gluuk che in quella degli altri presenti.
Il colpo sordo d'un corpo che urta una tavola di legno non richiama l'attenzione nè di Emma, nè di Ombranera, nè tantomeno di Raccapriccio. Solo la paraplegica dal viso d'angelo s'è accorta della nera sagoma sulla quale è piombato Vornam. E a bordo della piccola imbarcazione qualcuno già impreca.

_________________
Non voglio più amici, voglio solo nemici
ProfiloMessaggio privatoHomePageMSN Messenger
Mostra prima i messaggi di:      
Nuovo TopicRispondi


 Vai a:   



Successivo
Precedente
Non puoi inserire nuovi Topic in questo forum
Non puoi rispondere ai Topic in questo forum
Non puoi modificare i tuoi messaggi in questo forum
Non puoi cancellare i tuoi messaggi in questo forum
Non puoi votare nei sondaggi in questo forum
Non puoi allegare files in questo forum
Puoi downloadare gli allegati in questo forum



Leggi informativa estesa sull'uso dei cookies

Tutti i fusi orari sono GMT + 2 ore
Copyright © 2003-2015 by Fantasy Italia