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Grifis
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Località: La terra del Sole... Siracusa

MessaggioInviato: Lun Ott 15, 2007 8:59 pm Rispondi citandoTorna in cima

Tutto ciò che è successo è alquanto: strano, quasi inquietante. Dopo essere stati scortati, sono stati trattati come i migliori degli ospiti da quanto Tristan pare capire.
Sono ancora tutti un po' spiazzati, i sentimenti sono diversi, anche le domande lo sono e quasi sicuramente anche le... paure.
Tristan è quello che pare aver sofferto di più il viaggio e la calura, l'arrivo del tramonto sembrava un sogno irrealizzabile ma ora sono li, anche il Rosso, nonostante la ferita, sembra meno spossato di lui, forse è proprio questa sofferenza che lo induce a prendere parola.
"Proporrei di dissetarci, usiamo quegli otri più piccoli per prendere da bere, a lavarci ci penseremo in seguito, dubito che qualcuno di voi voglia assaporare l'acqua in cui si è lavato... soltanto un'ultima cosa: evitiamo gli sprechi, non sappiamo come potrebbero prenderla."
E' stato il discorso più lungo che aveva fatto in tutto il tempo che erano stati insieme, forse il giovane Tristan ha iniziato a prendere confidenza con questi nuovi compagni.
Afferra la prima otre che gli capita e, mentre si accinge a fare ciò che ha descritto prima domanda: "Spiriti... d'Acciaio?"
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Nether di Middenheim
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MessaggioInviato: Mar Ott 16, 2007 11:03 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Nether PF 12 PP 5 ]

Cammina lentamente per quella che, almeno per ora, è la loro dimora, scrutando le stanze. Sbuffa quando si ferma allargando le braccia per poi lasciarle ricadere lungo i fianchi.

"...Spiriti... d'Acciaio?"

E' l'unica cosa che ha sentito chiaramente. Prima era stato distratto da quel posto che gli sembra così strano...eppure non così lontano dalla familiarità...
"Non so cosa siano..." disse sospirando "Qualcosa di vivo probabilmente...e di meccanico...tipo le loro armi...o almeno...credo..." dice, rendendosi conto di avere un tono di voce tutt'altro che convincente. Del resto non è sicuro nemmeno lui del significato di quelle parole. Il ragazzo entra in una delle stanze uscendone con una piccola ciotola per poi riempirla con l'acqua di uno degli otri, bevendo a grandi sorsi. Solo in quel momento si rende conto di quanta sete ha "Meglio evitare comunque, hai ragione...per quanto ben organizzati mi sembrano comunque un pò malridotti..." dice ripensando alle strutture di fortuna che ha visto da quando erano arrivati. E le persone...in un modo o nell'altro gli erano sembrate tutte coperte da qualche sorta di ustione, cicatrice, o altra escoriazione della pelle. L'ipotesi di un cataclisma che ha stravolto quel mondo gli torna in mente mentre si morde nervosamente il labbro inferiore *Possibile? L'intero edificio è indubbiamente più antico delle torri e di tutte le altre strutture edificate nei dintorni...che comunque non mi sembra abbiano l'aria di essere poi così vecchie...* pensa con lo sguardo fisso sulle increspature dell'acqua dentro l'otre. L'altra peculiarità era che, a differenza della popolazione di quel luogo, loro non sembravano avere "mutazioni" di sorta.
Alza leggermente la testa sgranando gli occhi *O si...?* pensa colto da un nuovo timore. Del resto non avevano certo avuto il tempo di spogliarsi per potersi togliere i vestiti *Men che meno la ragazza...* pensa lasciandosi sfuggire un sorriso.
"Controllo se ci sono dei vestiti...non ne posso più di questi..." dice passandosi una mano sui vestiti bianchi, ormai sporchi di polvere per poi entrare in una delle stanze "Non credo vogliano farci del male...e comunque mi sembra abbastanza inutile fuggire in questo momento..."

OFF GAME: faccio una prova per cercare di capire, ad occhio, cosa può aver provocato quelle ferite alle persone.


Ultima modifica di Nether di Middenheim il Mer Ott 17, 2007 12:17 pm, modificato 1 volta in totale
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Akhayla
Guardiano
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MessaggioInviato: Mer Ott 17, 2007 11:05 am Rispondi citandoTorna in cima

[Audra – PF:15 – PP:4]

Audra è rimasta china sull’otre colmo d’acqua, le braccia conserte appoggiate sul bordo, immobile a guardare il suo riflesso con aria assorta. Negli occhi di solito gelidi si legge qualcosa tipo… preoccupazione? Ansia? Fastidio? Impossibile definirlo. Continua a guardare la sua immagine come si aspettasse che si animasse e gli dicesse le risposte di cui ha bisogno.
Anche se, dopo quanto ha visto, non è poi tanto sicura che le piacerebbe sentirle.
Tutte quelle persone… mutate, butterate… storpie o sfigurate, piene di cicatrici e di qualcos’altro che li faceva sembrare così mortalmente mostruosi… Assottiglia gli occhi verdi, assorta nei pensieri. Cosa poteva essere accaduto per essere stati ridotti in quella maniera? E soprattutto, come mai loro, soltanto loro - almeno per quanto ha appurato - sembrano non essere stati toccati da quella specie di “mutazione”?
Audra non lo sa, e il dubbio continua a dominare la sua mente. Non si fida, non si fida. Sono stati accolti come se fossero fratelli, con le migliori attenzioni disponibili, ma è proprio tutta la situazione che la rende costantemente inquieta. Costantemente in guardia. Anche l’acqua che ha di fronte: è prudente berla? In effetti non ha molta scelta, e con un sospiro afferra una delle ciotole immergendola e portandosela alle labbra. Ha un sapore strano, quasi metallico, e per un attimo è tentata di rifiutarla, ma ha troppa sete per fare tanto la schizzinosa.
‘Gli spiriti d’acciaio…’
Le parole le sfuggono dalle labbra senza che se ne accorga. Nella sua testa si pongono mille interrogativi. Dubita comunque che ci sia qualcosa di veramente “soprannaturale” là dentro, anche se il gruppo di guerrieri che li hanno scortati fin lì sembra averne una sorta di timore reverenziale. Spiriti d’acciaio… sacri dardi… che c’è di sacro in un dardo metallico con l’unica funzione di trapassare la testa del nemico? Non le interessa a dire il vero… sta di fatto che comunque sia, quelle armi le piacciono. Chissà se prima di partire - ammesso che li avessero lasciati andare - le avrebbero lasciato uno di quei giocattolini. Così, tanto per assicurarsi qualche chance in più di sopravvivenza… Mentre ci riflette, la mano corre alla freccia che tiene ancora nella manica. Sebbene sappia che contro armi da fuoco non servirebbe a niente, non intende separarsi dall’unica arma che possiede.
Ode i discorsi degli altri due ragazzi, e dopo averli ascoltati prende a sua volta la parola. “Concordo. Per quanto mi riguarda, non intendo muovermi da qui prima di aver chiarito un paio di cose. Se davvero vogliono farci incontrare con questi “anziani”, tanto vale cogliere l’occasione. Sempre che sappiano quello che davvero ci interessa o che invece ci farciscano la testa di storielle o altro… Nel frattempo…” Si guarda velocemente intorno e si avvicina ad uno dei giacigli. Lo fissa per un istante, dopodichè vi si lascia cadere, rimanendo supina, le braccia incrociate sulla testa, il dorso delle mani calati sugli occhi chiusi, come a proteggersi dalla luce per dormire. “Io di qua non mi muovo, almeno per adesso. Sarebbe inutile e stupido. Anche perché non credo che faremmo due passi senza essere visti e uccisi. Prima voglio saperne di più su cosa diavolo sta accadendo in questo posto… Poi si vedrà…” Un attimo di silenzio. “Ciò non toglie che non intenda stare in guardia. Almeno finché non capirò meglio chi sono questi individui, e che cosa diavolo è successo al mondo, e alle persone. Per il momento, comunque sia, non intendo curiosare in alcun luogo. Né nella stanza proibita, o come diavolo la chiamano, né da nessun’altra parte. Mi sembra che finora abbiamo avuto abbastanza guai.”
Alza per un istante le mani dagli occhi, e lo sguardo si posa sul ragazzo dai capelli rossi. “Questo vale soprattutto per te! Vedi di fare un’altra mossa avventata che possa farci rischiare la pelle, dopodichè dalla tua ci ricavo un mantello, te lo posso assicurare.”
Dopo quella risposta, così simile ad un’imprecazione, sospira e si rilassa, rimanendo immobile. Per un attimo sembra che si sia addormentata sul colpo, ma dopo un istante la sua voce si ode ancora, più laconica, quasi rassegnata: “Piuttosto… se vogliamo facilitarci questa “convivenza” forzata, tanto vale non fare i misteriosi. Io il mio nome l’ho detto… Voi ne avete uno? O vi devo chiamare come più mi pare e piace?”
Attende la risposta, sbirciando appena da sotto le mani calate sugli occhi.
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Karl
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MessaggioInviato: Ven Ott 19, 2007 4:34 pm Rispondi citandoTorna in cima

Karl - PF:11 PP:5 - palazzo

-Karl.-

Le parole escono di getto, senza neanche pensarci.
Si ferma, fissa nuovamente la ragazza con un'espressione alquanto sorpresa.

-Karl Svartherz.- riprende ricordando di colpo il proprio nome - Vad som helst.- conclude in un sospiro.

- Chiamatemi come vi pare.- aggiunge dopo una piccola pausa. - Un nome vale l'altro.- Stringe un pugno, lo solleva fino alla bocca, toccandolo con le labbra.

-Ho fatto una sciocchezza li' fuori, una breczni pdolci skitve...- continua chinando leggermente il capo. Scuote la testa a destra, a sinistra e nuovamente annusa la sua mano: polvere, grasso e ferro.
-...ma non ce ne saranno altre.- conclude nuovamente.

Si allontana dando loro le spalle, deluso.

-Questo mondo fa schifo. Skitve breczni! Li avete visti quei... quei... quei curubi mostri? ... - sbotta di colpo, si e' voltato, li fissa ed indica fuori, verso un punto imprecisato. Lontano. - ...mostri. Non li avete visti? Perche' tutti ci guardavano? Perche? Non mi interessa una grevlin tiridce dei loro dei. Quando quello mi ha puntato il suo jarn-mattarello voleva uccidere, proprio come gli altri.
Voi no. Io no. Non volevate forse una vita in pace?
Non e' normale. nein... uccidere...
Sono pazzi, curubi flignli galen! Alles! Alles alles... loro ed i loro dei.
Non so... non so come vorrei il mondo. -
abbassa le braccia, sconsolato -Ma cosi' mi fa schifo.-

Li fissa, in silenzio: gli ultimi amici rimasti.
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Nether di Middenheim
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MessaggioInviato: Ven Ott 19, 2007 4:47 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Nether PF 12 PP 5 ]

Rimane in silenzio per qualche attimo interdetto. Non è sicuro di aver capito tutto quello che il rosso ha detto...ma almeno con il concetto di base è d'accordo. Quello era un vero posto da incubo, almeno l'esterno.
In compenso lui il suo nome non lo ricorda, cosa che lo mette leggermente in imbarazzo *Pensa...pensa...*
"Mi chiamo Nether, lieto di fare la vostra conoscenza...per quanto possa contare comunque..." dice con un alzata di spalle. Considerando che l'ha inventato sul momento non era uscito un nome così orribile *Nether...per ora direi che va bene...*
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Honoo
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MessaggioInviato: Mar Ott 23, 2007 10:59 pm Rispondi citandoTorna in cima

Risoluzione OFFGAME:
Nether
Medicina+Int-Malus=10 prova riuscita.
Ritieni si tratti di un avvelenamento da radiazioni, ma anche sia "stabile" come se fossero stati esposti da lungo tempo. Più di una generazione sicuramente.

[Stanza d'ingresso]

Restate nella stanza per qualche ora e vi sembra che il tempo non passi mai. Scambiate qualche parola fra voi, ma il grosso del tempo lo passate in compagnia dei vostri pensieri. Dopo essersi dissetato, Nether decide di togliersi la maglietta, ormai zuppa di sudore e impregnata di polvere, terra e sangue, per lavarsi. Nel farlo scopre una strana cicatrice sul suo torace: perfettamente rettangolare, all'altezza del cuore. La osservate tutti per un momento perplessi da quello strano segno.

...
...
...

Giunto il tramonto vedete una persona spuntare dal corridoio davanti la vostra porta: anche se non indossa l'armatura da guardiano riconoscete subito Maya. La ragazza bussa sulla parete, vicino alla tenda che copre l'ingresso della stanza "Sto entrando." Maya entra nella vostra stanza, indossa degli abiti fatti di stoffa piuttosto ruvida e porta con se delle coperte di pelle. Ve le porge con una strana espressione in volto "Mettetevi queste, la sera fa molto freddo. Andiamo a cena, gli anziani vi aspettano."
Uscite e scendete lungo la scala di corda che costituisce l'unico accesso alla vostra casa: davanti a molte porte sono stati accesi dei falò su cui stanno cuocendo i pasti degli abitanti. Maya vi guida lungo le vie, e vi stupite di come abbia cambiato atteggiamento, diventando molto meno sospettosa;
ma Karl sa che non è cambiato nulla, dove voi non riuscite a vedere altro che ombre, lui riesce a distinguere distintamente i guardiani che vi sorvegliano dai piani più alti della struttura. Dopo pochi minuti raggiungete una sezione del villaggio posta molto lontano dalle mura e, diversamente dalle altre, coperta da un tetto. Alle pareti sono attaccati delle piccole mensole su cui sono appoggiate delle lampade ad olio in terracotta; la luce è tremolante e rossastra e da alle pareti un aspetto spettrale. "Entrate pure" Maya scosta una tenda e vi indica una stanza dal soffitto squarciato che viene usata come cucina: sul fuoco sta arrostendo un grosso animale, dalla coda spessa e dalle zampe tozze credete sia una lucertola, anche se lunga un paio di metri. Intorno al fuoco sono sedute tre persone, due uomini ed una donna. Tutti portano i segni delle ustioni chimiche che tanto paiono comuni, oltre a numerose cicatrici, dovute con ogni probabilità a degli scontri con altri uomini, o chissà con quali bestie. L'uomo seduto al centro ha i capelli neri e ha perso l'occhio sinistro da diverso tempo: l'orbita vuota fa inquietante mostra di se sul suo volto. La donna invece è completamente calva e ha gli occhi di un colore strano; alla luce del fuoco paiono dorati. L'altro uomo ha una corporatura estremamente massiccia, tanto da far sembrare gli altri e voi dei bambini al suo confronto. proprio lui vi fa cenno di sedervi, ma avete un moto di disgusto vedendo la sua mano destra uscire da sotto la coperta di pelle che indossa: tre sole dita, più lunghe e robuste del normale e terminanti in grossi artigli d'osso. "Io sono Nuzon, lui è Muzankos e lei è Relian." vi dice "Il Dio-Macchina ci onora del ruolo di capi della Fortezza. Maya ci ha detto che non siete nostri nemici. Siamo inclini a credere nel suo giudizio. Ci ha anche detto che non sapete chi siete e che avete molte domande sul mondo. Siamo inclini a rispondere a chi non ci è ostile. Dovete sapere una cosa: tutto ha un valore. Anche la conoscenza. Ora mangeremo questo gecko e parleremo. Faremo uno scambio equo: diteci la vostra storia, quel poco che sapete. In cambio risponderemo ad una domanda a testa. Se vorrete conoscere altro, dovrete offrirci in cambio qualcosa."
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Karl
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MessaggioInviato: Mer Ott 24, 2007 5:29 pm Rispondi citandoTorna in cima

Karl - PF:11 PP:5 - in balia di quei cosi li'

Karl e' in silenzio.
La vista di quel rettangolino bruciato sul petto di Nether non gli e' piaciuta e non gli piace tuttora. Dopo la vista di un simile assembramento di mostri sperava che almeno i suoi involontari compagni di sventura fossero sani: evidentemente non del tutto.
Si siede in terra, spalle al muro di cemento grigio e ruvido e resta li', in silenzio, scuotendo di tanto in tanto il capo, perso tra i suoi pensieri.

Dei passi lo risvegliano all'improvviso. Scatta in piedi fissando quell'interruzione nel muro che definirla porta suonerebbe come un insulto.
-Sto entrando.- annuncia la guardiana varcando la soglia. Un falso sorriso sul volto, ed una ancor piu' falsa cortesia nel porgere loro quei lembi di animali morti sicuramente pullulanti di pulci. S'aspetta invano una reazione da parte dei suoi amici, un commento in aiuto al suo sguardo di sfida: nulla. In quella stanza di cemento dove anche l'acqua ha un sapore finto, nessuno pare essersi accorto della maschera che questa Maya indossa.

Per ultimo afferra una coperta, la stringe nel pugno, la scuote nel vano tentativo di allontanare parassiti, polvere ed ogni traccia che gli ricordi dove si trova. Serra la mascella e la poggia sulle spalle, controvoglia.
-Quanti uomini ...uccisi... sto portando sulle spalle?- domanda con triste sarcasmo.

S'incamminano. Karl e' accanto a Periskop con i pugni serrati e l'aria ostile. Gli e' bastata una sola occhiata dietro di se' per vederli. -Pdolci wurmi! - ringhia sommessamente tra i denti.
Dieci guardiani armati li seguono. Dieci schifosi vermi diffidenti.
Alcuni sembrano tentennare, tastano di tanto in tanto il terreno intorno, si fermano voltando il capo. Mostri, mostri deformi!
Davanti a loro, la donna falsa mosta loro la via fino ai tre Anziani: la Fiera dei Deformi. Il Dio-macchina... se il Dio-macchina esiste veramente, deve avere un forte senso dell'umorismo per dare a questi tre scarti della natura un ruolo cosi' apparentemente importante.

Li guarda senza un saluto, diffidente. Un muscolo all'angolo del volto ha un leggero sussulto tradendo l'ostilita' che gli serra le mascelle.
Li fissa, uno dopo l'altro, l'altezza, il peso, gli arti, ne scruta i vestiti e i segni, la forma della stanza e quei pochi rottami che si potrebbero definire decorazioni. E' uno strano calcolo quello che sta facendo, un calcolo per batterli e ridurli in loro potere: nessuna probabilita' di riuscita. Il muscolo dall'angolo della bocca sussulta ancora.

Li sorpassa tutti, rispondendo per primo.
-Schwmendlingen caruovi! Anche la mia fiducia ha un prezzo, ed un breczni di verme fritto non basta a comprarla!- Li detesta, sa che li detesta, e sa che si sta mettendo nuovamente nei guai: non occorre nessun calcolo per capirlo.

-Men nur ras mal faro' un'eccezione. Vi do la mia fiducia. Gratis.
E' un mondo troppo curubczi perche' io voglia derubarvi di qualcosa di cui avete bisogno per regalarvi cio' che ho!-
muove un sorriso da un lato all'altro della bocca, convincendosi di essere sincero. Allunga una mano chiusa a pugno davanti a se' per siglare quella promessa appena fatta.
- ...ich non sono come deinz guardiani. Ricordatevelo! - conclude fiero ed orgoglioso di se'.
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MessaggioInviato: Mer Ott 24, 2007 9:16 pm Rispondi citandoTorna in cima

Vista la cicatrice di Nether, quasi per istinto va con la mano destra a sfiorare la sua, gli fa impressione, ma da un lato e rincuorato a non essere il solo ad avere quello sfreggio.
Tuttavia non ha il tempo di dir nulla al gruppo che una voce da fuori annuncia.
- sto entrando -
Accetta quella coperta senza provare nulla di preciso, in fondo è una necessità; e ignora quella domanda retorica e parecchio presuntuosa di Karl, non gli sembra il caso di creare troppa ostilità.
E' proprio accanto al Rosso che percorre tutto il corridoio, quello si volta, borbotta: sembra che nulla sia anche lontanamente accettabile per lui. E per Tristan? A pensarci bene non lo sa nemmeno lui cosa va bene o no.
Poco dopo vengono introdotti in una stanza, un falò al centro sul quale cuoceun grosso rettile.
L'animale e l'aspetto di quelli che sono i "Saggi" non lo mettono per nulla a proprio agio, ma in fondo... lo è mai stato?
Il discorso di quelli gli sembra un po' eccessivo ma per lunghe linee accettabile.
Il Rosso li sfida, ancora, sempre. Ogni sua azione, gesto, singola parola o respiro sembra voler essere una sfida.
*Cosa diamine combina? Non si rende conto che rischia la vita? E la fa rischiare anche a noi...* pensa tra se.
Si decide a parlare.
"Ebbene... se la conoscenza è una merce così importante come dite accetterò, per quanto mi concerne la vostra richiesta. Vi dirò la mia storia... poi discuterò delle domande da fare con gli altri..."
Fa un attimo mente locale poi torna a parlare.
"Io sono Tristan, mi sono svegliato in queste terre, con solo i miei abiti a qualche distanza da qui. Ho incontrato questi miei compagni, siamo stati attaccati e ci avete salvati... questo è tutto... Inizialmente non sapevo nemmeno il mio nome... anzi non so nemmeno io se l'ho ricordato o l'ho inventato"
Ha tagliato corto nella sua storia, la sua curiosità l'ha portato a non dosare bene le sue parole, ma sa che deve discutere coi compagni prima di porgere una domanda.. sono solo 4, sono molto preziose...
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Nether di Middenheim
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MessaggioInviato: Dom Ott 28, 2007 5:11 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Nether PF 12 PP 5 ]

Si rigira su sè stesso. Cerca di dormire, ma ha troppa tensione addosso. Più si avvicina a quella che potrebbe essere la verità, più le sue domande aumentano. Sospira, frustrato, fissando il soffitto *Radiazioni...provocate da un qualche cataclisma che ha raso al suolo ogni cosa? Provocato da cosa? Da loro stessi a causa di una qualche guerra? O è un fenomeno naturale?* si chiede passandosi una mano sul volto 'C'è comunque qualcosa che non torna...' borbotta mettendosi a sedere con le gambe incrociate *Queste mutazioni sono la causa di qualcosa di avvenuto forse un secolo fa...allora perchè noi non ne riportiamo i segni come tutti?*. Rimane in silenzio per qualche attimo con lo sguardo perso nel vuoto per poi osservare la cicatrice sul petto *Non tutte le mutazioni forse sono così evidenti...*

Stanno camminando già da un pò guidati da Maya. Nether non si sente troppo tranquillo. Troppe incertezze, troppi interrogativi, troppe variabili *E' la volta che se apro bocca me la riempiono con gli spilloni che sparano le loro armi...* pensa guardandosi attorno. Karl gli dà l'impressione di essere sull'orlo di una crisi di nervi mentre borbotta da solo frasi incomprensibili.
Quando si trovano davanti agli anziani Nether ha un braccio dietro la schiena. Si rende conto solo in quel momento di averlo tenuto così sin da quando erano usciti dalla casa *Era una mia abitudine?* si chiede per un istante. Ma ogni domanda svanisce alla vista della mano di uno degli anziani. Si augura solo di non aver avuto un espressione troppo sorpresa, o spaventata.
Quando gli anziani hanno terminato di parlare lui è senza parole. Prima di arrivare alla Fortezza aveva almeno un centinaio di domande in mente,ma adesso sembrano come svanite.
Prima che possa aprire bocca è Karl a parlare. O meglio, a urlare. Non capisce quasi nulla,ma dal tono non si tratta certo di un "buongiorno, piacere di conoscervi".
E' poi Tristan a parlare che, fortunatamente, si rivela più diplomatico del loro compagno dai capelli rossi.
"La mia storia, così come quella dei miei compagni non è poi molto diversa...mi sono semplicemente svegliato in mezzo a delle rovine e non ricordavo più nulla di me e del mio passato...ci siamo incontrati praticamente per caso e ci siamo messi in marcia verso questo edificio per poi essere attaccati da alcuni uomini solo per essere poi soccorsi da Maya e dai suoi compagni. Per il resto non so dirvi altro..."
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Akhayla
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MessaggioInviato: Lun Ott 29, 2007 3:51 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Audra – PF:15 – PP:4]

Sembra che stia dormendo, col braccio calato sugli occhi, tuttavia Audra è perennemente concentrata su tutto ciò che accade attorno a lei. A dispetto di quanto detto, di dormire non se ne parla. Preferisce restare vigile. Dire che ha i nervi a fior di pelle è dire poco, e sebbene la situazione possa concedere una relativa calma, non si fida nemmeno di chiudere gli occhi.
Così, quando il ragazzo bruno solleva la maglietta e gli altri due lo fissano scorgendo la strana cicatrice sul petto, nessuno si accorge che in realtà sta guardando anche lei. Quella vista le scuote i nervi già provati. Una cicatrice così perfetta, così geometrica, non può essere il ricordo di una ferita da battaglia. Scorge subito lo sguardo di Tristan, il lampo di riconoscimento che ha negli occhi, come se quella cicatrice, per lui, non sia una novità.
Un brivido le scorre lungo il corpo. Dissimulando il gesto facendo finta di massaggiarsi la spalla che aveva ricevuto il colpo durante la lotta, porta la mano sotto il lembo della maglietta, sollevandola quel tanto che basta per poter sbirciare sotto.
Sgrana gli occhi per un fugace attimo, immobilizzando anche il respiro, quando la vede. Una cicatrice identica, appena sopra il seno sinistro; una macchia scura sulla sua carnagione olivastra, che spicca con la sua ineluttabile presenza. Audra ritrae rapida la mano, e mentre ad occhi esterni appare completamente rilassata, il senso di inquietudine che le scorre dentro la sta facendo sudare molto più che per la temperatura torrida del giorno.
“Ce l’ho anche io” mormora ad un certo punto, con un sospiro che pare di noncuranza. Solo in quel momento Audra chiude davvero gli occhi, come a proteggersi, infastidita, dagli sguardi che si sente improvvisamente addosso. Quell’affermazione le è sfuggita dalle labbra, d’istinto, ma quel che davvero non sa, è se l’abbia detta per informare gli altri o per convincersene lei stessa.



*Non mi piace.*
Non è una novità. Da quando, inoltre, quel posto ha cominciato a piacerle? Da quando quel mondo le ha ispirato un minimo di simpatia, un mondo in cui, tra l’altro, sembra completamente estranea, lei e i suoi compagni? Tutti mutati, con cicatrici, ustioni, e altre menomazioni difficilmente descrivibili, mentre loro spiccano come mosche bianche, letteralmente parlando. Guarda gli abitanti uno ad uno, mentre passa in mezzo a loro per raggiungere il luogo della cena. Non li teme, ma non ne ha neppure compassione. Forse gli unici sono i bambini, quelli che risaltano all’occhio e che sfiorano la sua imperturbabilità: piccoli, eppure, così almeno immagina, già condannati.
Maya li conduce di fronte agli Anziani. Audra si accomoda, ma non si siede: si accovaccia, rimanendo sulle punte dei piedi, come se fosse ad ogni istante pronta a scattare; in un certo senso, non è nulla di troppo lontano dalla verità. Basta vedere l’aspetto deforme di quei tre tizi per capire – come del resto ha già fatto – che tutto, in quel luogo, non sta andando per il verso giusto.
Li ascolta attentamente, e mentalmente si concentra sui particolari delle frasi che più le interessano, riallacciandoli con quelli già ascoltati prima. *Il Dio-Macchina. Gli spiriti d’acciaio. I sacri dardi. Si affidano così tanto alle attrezzature meccaniche da crederle divinità?* E’ un dubbio che le circola in mente, ma decide di preoccuparsene dopo. Almeno per il momento.
‘Qualcosa in cambio di qualcosa’ sussurra senza quasi accorgersene, come se stesse ragionando ad alta voce. Non se ne stupisce più di tanto. *Non si fa niente per niente. Persino il sapere è merce di scambio… ma a questo punto, mi domando perché sapere la nostra storia vale così tanto per loro… o così poco da rispondere soltanto ad una domanda…* Si morde il labbro. I suoi compagni hanno risposto senza remore… a parte Karl, che manifesta la sua proverbiale “simpatia”. Ma in quel momento, per la prima volta, non gli dà tutti i torti. Esagera come al suo solito, ma fa bene ad essere diffidente. In fondo, anche gli abitanti lo sono stati nei loro confronti.
Volge il viso in direzione degli Anziani. “Stiamo facendo una trattativa di scambio, vero? Conoscenza in cambio di conoscenza? Bene.” Gli occhi verdi sono freddi come il ghiaccio.
“Io vi offro tutto quello che so. Tutto quello che la mia mente possiede, tutto quanto di me. Mi chiamo Audra. Mi sono risvegliata all’interno di un palazzo, sola, senz’armi, senza nulla, senza ricordi. Ho visto un cadavere di una ragazza molto simile a me con segni di morsi, in un lago di sangue… sono fuggita prima che il palazzo mi crollasse addosso… ho incontrato loro” e indica con un cenno della testa i suoi compagni, “e insieme a loro mi sono messa in cerca di un luogo in cui trovare acqua e cibo. In cui poter sopravvivere abbastanza a lungo per poter capire cosa faccio qui, e che cosa è successo a me, e al mondo.”
Si sporge appena. Sembra un fare insolente, ma l’espressione ferrea del suo volto sembra dire tutt’altro. “Ed ora passiamo a voi. Uno scambio equo, avete detto? Bene. Io vi ho detto tutto quello che so, tutto quello che la mia mente ricorda o che i miei occhi hanno visto. Ora tocca a voi fare lo stesso. Vi abbiamo rivelato ogni tassello di noi. Quindi la mia domanda è: fate lo stesso. Voglio sapere ciò che i vostri occhi hanno visto, ciò che la vostra memoria conserva, ciò che ricordate, fino all’ultimo particolare, su tutto ciò che riguarda il mondo, e la gente che lo popola. Ciò che è successo al mondo, alle persone, a voi.”
Si rende conto che come domanda è piuttosto ampia, e che forse non verrà ascoltata, ma prima che gli Anziani prendano parola, aggiunge: “Vi ricordo una cosa, prima di rispondere. Riflettete sulla questione di uno scambio equo. Se vi sembra che la mia domanda spazi troppe risposte, vi faccio notare come ci sia qualcosa che faccia pendere la bilancia dalla vostra parte e che va riequilibrata: il destino che dipende dalle parole. Per quel che ne sappiamo, dalle nostre risposte e dalla nostra conoscenza poteva dipendere la nostra vita, cosa che per voi non accade. Siamo disarmati, e alla vostra completa mercè. Una parola di troppo, un qualsiasi cosa che potevate non voler sentire, e forse saremmo morti prima ancora di accorgercene. Quindi soppesate bene questo aspetto. E rispondete. Ma se non volete rispondere a questa domanda, allora mi dovrete concedere di riformularla, o di appartarmi coi compagni per sceglierne una appropriata. Nulla per nulla, avete detto? Così sia.”
Gli occhi da gatto della ragazza squadrano ogni membro degli Anziani, uno per uno. Senza ostilità, solo quella ferrea determinazione che le rende la voce fredda e intaccabile.
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Honoo
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MessaggioInviato: Mer Ott 31, 2007 10:51 pm Rispondi citandoTorna in cima

Gli anziani ascoltano attentamente le parole che pronunciate, mostrando un forte interesse per la vostra storia. Come se nemmeno loro fossero in grado di spiegarsi da dove veniate. Uno alla volta parlate tutti e gli anziani soppesano le vostre reazioni e le vostre parole. Karl e la sua aggressività, Nether e Tristan e la loro accondiscendenza, Audra con la sua determinazione. Nuzon, il più grande dei tre, prende la parola "La tua domanda ha invero una risposta molto lunga, ragazza, e prima di dartela, dobbiamo darti un avvertimento: quello che noi sappiamo è ciò che i nostri padri ci hanno insegnato e che a loro volta hanno appreso dai loro padri. Non conosciamo ogni cosa: solo gli insegnamenti del Dio-Macchina." l'anziano allunga il braccio deforme verso il gecko e ne stacca una coscia, iniziando a mangiare. "In un tempo lontano gli uomini vivevano in pace e prosperità, forti del loro potere che li rendeva simili agli dei. Ma fra di loro si nascondeva un nemico insidioso e malvagio, che mirava esclusivamente al loro annientamento. Ringraziando il Dio-Macchina, che già allora proteggeva gli uomini con gli Dei suoi fratelli, gli uomini si accorsero in tempo del pericolo, scatenando una grande crociata per spazzare via i Demoni del Cielo. Questo è il nome che è stato dato ai nemici dell'umanità: la crociata fu vittoriosa ed i demoni vennero sconfitti." Nuzon smette di parlare, concentrandosi sulla sua porzione di carne. A prendere la parola è Relian "Almeno questo è quello che gli uomini credevano." La voce della donna è rauca, gutturale ma avete l'impressione che sia anche incrinata da una grande amarezza "Dai ghiacci del mondo sorse il primo carro di morte: una gigantesca creazione dei Demoni, in grado di volare nel cielo e spazzare via intere città in pochi minuti. Il sovrano degli Dei-Macchina raccolse tutto il suo potere è scatenò la forza del Sole stesso contro il carro di morte. Ma l'infernale creazione respinse l'attacco senza danni e lo rivolse contro gli uomini: a causa di ciò il Sole divenne rosso e cominciò a bruciare o deformare ogni cosa sulla terra. Questo, unito agli assalti del carro di morte contro gli uomini decretò la fine della loro, della nostra, era di dominio. Il Dio-Macchina, unico superstite della sua stirpe vagò a lungo nel deserto di cemento, raccogliendo i superstiti che trovava, proteggendoli e portandoli qui. Alla Fortezza, sua luogo di nascita e dimora ancestrale." Anche Relian tace, lasciando la parola a Muzankos "Questa è la leggenda della Fortezza e dell'ultima guerra dell'uomo. Ma il passato non ci ha lasciato solo questi ricordi: le conoscenze perdute degli dei ci permettono di sopravvivere in quest'arido deserto, estraendo l'acqua dalla terra e rendendo i nostri guardiani invulnerabili alle armi dei nostri nemici. Attualmente ci sono 2 principali insediamenti umani entro una settimana di marcia da qui. A est troverete il Nido: un vile agglomerato di selvaggi, guidati solo dai loro più bassi istinti. Privo di legge che non sia quella del più forte, privo di rispetto per gli dei e per il glorioso retaggio dell'uomo. Tana di schiavisti, ladri, assassini e quanto di peggio sia rimasto al mondo. E Tor No a sud: un villaggio piuttosto ricco e forte, con cui intrecciamo rapporti commerciali piuttosto fitti. Come noi, anche loro sono nemici del Nido. Queste informazioni saziano la tua curiosità, giovane guerriera?"
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Nether di Middenheim
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MessaggioInviato: Mar Nov 13, 2007 5:32 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Nether PF 12 PP 5 ]

Apre la bocca per un momento come per parlare, ma la richiude prima di pronunciare qualsiasi parola. Ha ricevuto una risposta più che esaudiente, ma che fa sorgere altre domande, non tanto sul mondo quanto su loro stessi. Se gli insediamenti rimasti erano solo tre, loro da dove vengono? *Calma, ha detto che sono tre entro una settimana di marcia...* pensa mordendosi il labbro inferiore *Quindi potrebbero essercene altri...il problema sarà arrivarci...*. Si guarda intorno osservando i propri compagni. C'è da escludere che fossero originari del Nido o della Fortezza.
La storia in sè, era più o meno come se l'era aspettata. Solo molto peggio.
C'era però un particolare poco chiaro...
"Scusate..." esordisce timidamente alzando appena una mano "Ma che fine avrebbero fatto questi Demoni del Cielo...? Il Dio-Macchina si è ritirato qui avete detto,ma dei suoi nemici non si sa più nulla...?"
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Akhayla
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MessaggioInviato: Ven Nov 16, 2007 6:20 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Audra - PF:15 - PP:4]

Per tutta la durata del discorso, Audra non ha fatto altro che ascoltare, rimanendo così immobile da sembrare pietrificata. Solo gli occhi verdi si muovono, scrutando via via il proprio interlocutore, passando dal volto di un Anziano all’altro ogni qualvolta si passano il turno di narrazione. Non si perde una sillaba di ogni loro parola, e sebbene molte vicende le paiono più favolette o leggende, non trascura neanche una delle loro frasi.
“Queste informazioni saziano la tua curiosità, giovane guerriera?"
La ragazza assottiglia gli occhi nell’udire quella domanda, mentre mille pensieri sfrecciano nella sua mente.
*Per quel che ne so, potresti avermi detto un mucchio di fantasticherie…* ma è un pensiero che non prende la via della bocca. Anche perché subito se ne fa strada un altro.
*Perché mentirmi? Che ci guadagnerebbe? Anche se la conoscenza è di valore, in questo luogo, non so se c’è un valido motivo per non dirmi la verità… E comunque sia, non ho molta scelta… almeno finché non troverò qualcosa di più concreto del racconto di tre vecchi mutanti…*
Tutti queste congetture rimangono nella sua testa. Audra rilascia un lungo sospiro. “I Demoni del Cielo. Il Dio Macchina. Tor No.” Ripete queste parole a bassa voce per un duplice motivo: sia per imprimerle nella propria mente, sia come avviso per gli altri… come a suggerire un possibile argomento per le domande che devono essere ancora formulate.
“La mia curiosità spazia molte cose… ma per il momento, quanto mi avete detto dovrà bastarmi.” Un attimo di pausa. “Per il momento” aggiunge, enfatizzando le ultime tre parole. Nell’istante in cui termina di parlare, il ragazzo bruno prende la parola, chiedendo informazioni sui Demoni del Cielo. Audra attende la risposta insieme a lui, mentre senza avvedersene si massaggia il petto, proprio laddove la cicatrice spicca sulla sua pelle olivastra.
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Karl
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MessaggioInviato: Mar Nov 20, 2007 4:49 pm Rispondi citandoTorna in cima

Karl - PF:11 PP:5 - a cena

L'amnesia e' un'alterazione mentale durante la quale si perde memoria degli eventi passati. Ovviamente nessuno e' veramente in grado di dimostrare la propria amnesia, a meno di non trovare un riscontro nelle testimonianze intorno a se'. Questo e' il problema di Karl: il riscontro.
Li fissa e li ascolta, e quasi gli parrebbe di poter vedere l'antico orrore della morte negli occhi dei tre. I Demoni, il Dio-Macchina, il Sole e il deserto di cemento: immagini impresse nel marchio dell'abominio e della speranza. Non saprebbe neanche dire dove le ha viste, se le ha mai viste o se crede di aver visto qualcosa che, ora che il racconto si e' interrotto, non saprebbe piu' descrivere.
Sorriderebbe quasi, triste e sconsolato per cio' che ha udito, ma nondimeno sollevato per avere una memoria, per poter ricordare qualcosa oltre questo grusig mondo. Poi si volta. I suoi amici sono normali; strani forse nelle buffe vesti pelosi, ma normali. Scossi e titubanti per il racconto... ma normali.
Amnesia.

Eppure il carro di morte l'ha visto nella sua nera livrea, l'ha udito rompere il ghiaccio e levarsi nel cielo. Ha udito le grida delle citta', ha visto... ha udito...
Karl e' confuso.
Amnesia e' la parola che gli rimbomba dolorosa nella testa. E ancor piu' doloroso e' il pensare che questi campioni di deformita' sono ora l'ultima ancora per ricordare qualcosa. Sempre ammesso di voler ricordare.

Karl attende. Il Dunkel ha barattato la sua storia e i tre ora porgeranno la sapiente moneta. Quando avranno pagato, sara' il turno di Karl, ed una sola domanda brilla nel vuoto della sua amnesia: parlare al Dio-Macchina.
Dio-Macchina: quanto odia questa parola!
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Grifis
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MessaggioInviato: Mar Nov 20, 2007 10:26 pm Rispondi citandoTorna in cima

- Tristan - Pf 15 - Pp 5 -

Tristan ha seguito la storia raccontata dai tre anziani, ha provato quasi un certo ribrezzo nel diverli guardare durante i turni di narrazione e quel che pensa dopo che hanno finito è facilmente intuibile dall'espressione scettica e alquanto delusa che gli segna il volto.
*Leggende... storielle inventate per non far sapere qualcosa di sconvolgente al popolo spesso ignorante e quindi facile da tenere a bada* pensa tra se *se sperano che beva queste frottole cascano duro... dove sono i fatti? Dio-Macchina, Demoni... buone per far addormentare un bimbo che non vuole mettersi a letto...
Deve pur esserci qualcosa; qualcosa che possa parlare chiaro, senza ricorrere a enigmi e credenze... qualcosa di scritto, di... salvato (?)*
Evidentemente la sua espressione è più eloquente di quanto pensasse e si sente parecchio osservato così, dopo aver ascoltato le parole di Nether e Audra e scrutato i presenti con gli occhi, si decide a parlare.
"Probabilmente fingerete che non abbia parlato, _ spinto dall'audacia di Audra inizia a sciogliere la lingua _ magari vi risulterà parecchio scomoda la mia domanda... ma forse mi sto soltando sopravvalutando, in fondo voi siete gli Anziani qui... voi temete la Scienza e la tecnologia, e quella che utilizzate non sapreste nemmeno riprodurla, sbaglio?"
Non appena pronunciate le parole si morde la lingua, sa che avrebbe dovuto sfruttare la propria domanda lasciandola più indefinita in modo che gli anziani avrebbero parlato e scambiato più informazioni, ma confida che quel che ha concluso nella sua mente è corretto, non ha bisogno di informazioni superflue.
Come per giustificarsi pensa tra se infine *Sarebbero ricorsi a qualche altra storiella... * e un invisibile sorrisetto tende le sue labbra.
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