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Nether di Middenheim
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MessaggioInviato: Gio Apr 10, 2008 8:52 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Nether – PF 15 – PP 5]

Nether si è svegliato presto, così come è accaduto durante i giorni precedenti.
Durante il primo ha avuto qualche problema nel capire cosa doveva fare di preciso con quegli animali che lo mettevano un pò a disagio, a differenza del fattore con cui riuscì a scherzare fin dal primo momento. Quando questi ha provato ad insegnargli a mungere una delle bestie ci mancò poco che venisse colpito da uno zoccolo.
Il secondo giorno faceva continuamente avanti e indietro portando materiale, cibo, sistemando oggetti e curandosi degli animali, chiedendo in continuazione al fattore se ci fossero nuovi lavori da fare, rivelandosi, seppur non precisissimo, infaticabile e volenteroso. Quando tornava negli alloggi invece, crollava quasi subito dal sonno.
Il terzo giorno ci fu un incidente. Uno dei braccianti si era ferito gravemente alla gamba con uno degli strumenti da lavoro, una cosa che Nether non aveva mai visto in vita sua. A quel punto si era mosso in fretta, quasi automaticamente per cercare di medicare la ferita almeno in maniera provvisoria, limitando la perdita di sangue dell'uomo e riducendo la possibilità che la ferita si infettasse. La sera si stava ancora interrogando su come facesse a conoscere quelle cose.

Fuori soffia un vento caldo che solleva piccole nuvole di polvere mentre lui e pochi altri fanno rientrare gli animali nelle stalle. E' stanco morto, di nuovo, ma rispetto agli altri i suoi compagni sembra riesca a sopportare leggermente meglio il caldo di quelle giornate, nonostante il lavoro lo esponga quasi continuamente alla luce del sole. Mentre fa entrare nel recinto alcuni degli animali aiutandosi con un alcuni colpi di un frustino, vede arrivare il fattore responsabile dell'intera mandria.
- 'Sera, Sotek. - dice sorridendo mentre chiude il recinto - Già finito di lavorare? -
Il fattore è un uomo alto, anche più alto di Nether, sottili capelli neri che formano una chierica intorno al suo capo e un viso rotondo sempre allegro. Nether lo osserva da quando è stato messo alle sue dipendenze, e rimane sempre più sorpreso dalla quantità di energia che sembra sbrigionare nonostante l'apparente età avanzata.
- Parla per te piuttosto, poi domani bisogna svegliarsi presto, dobbiamo anche dare una pulita a questi bestioni per evitare che si prendano una qualche infezione, e forse uno di loro domani darà alla luce un nuovo membro della mandria. Staremo a vedere. -
- Bè, se hai bisogno di qualcosa basta chiedere. Se non hai bisogno, stai pur tranquillo, posso anche rimanere a casuccia a dormire fino all'imbrunire. - dice il ragazzo ridendo appena.
- Si ti piacerebbe! - risponde l'uomo dandogli una pacca sulla schiena - Piuttosto...- esordisce osservando le grosse mucche - Hai valutato la mia idea di ieri? -
Nether rimane in silenzio per qualche attimo - Insomma... - borbotta vago.
- Ragazzo, considerando quello che hai fatto ieri secondo me dovresti provare. Qualcuno che ci rimette insieme quando ci spezziamo ci vuole sempre, specie qui. -
Nether emette un lungo muggito, meditabondo, mentre fissa il suolo tenendosi appoggiato alla staccionata - Si, ma non so se me la sento...se dovessi sbagliare...-
*Non voglio mettere in pericolo la vita già compromessa di qualcuno...*
- Oh, non dico mica di cominciare subito con le cose pesanti. Dico di andare dal cerusico, vedere cosa ne pensa delle tue capacità e, se sei all'altezza, farti istruire per compiti più difficili. -
Nether è perplesso. L'idea in parte lo attira, sicuramente lo attira molto di più che mettersi ad allevare vacche per tutta la vita. Non che il lavoro gli dispiaccia molto, però non lo sente come suo...
- Domani vado a farci un salto a lavoro finito magari...-
- Vacci stasera. - disse l'uomo in tono perentorio.
- Ma...c'è ancora del lavoro da fare, e...-
- Su muoviti! Qui ci penso io, al massimo vieni a lavorare prima domani! - dice l'uomo dandogli alcuni colpi per farlo scansare.
Nether rimane a fissarlo perplesso ancora per qualche secondo prima di sorridere e incamminarsi per andare dal cerusico.
Dopo qualche minuto Sotek lo vede tornare verso di lui - Bè? Ma hai già fatto? - chiede sorpreso.
- Non proprio...- dice Nether in tono imbarazzato, anche se sembra sul punto di mettersi a ridere - E' che non ho la più pallida idea di dove sia il cerusico qui dentro...-
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Honoo
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MessaggioInviato: Mar Apr 22, 2008 3:35 pm Rispondi citandoTorna in cima

E' passato un altro giorno, un altro lungo, afoso e faticoso giorno. Le ore sono trascorse lentamente, esattamente come quelle dei due giorni precedenti; tranne che per Nether.

La cerusica a cui è stato affidato è una vecchia minuta, quasi cieca. Non sa direse sia solo trasandata o se il suo handicap influisca sulla cura che ha di se: abiti lisi, più della media e i capelli, quei pochi che sono presenti sulla sua testa, completamente spettinati.Non si è nemmeno presentata e finora si è limitata a farlo stare seduto in un angolo della sala mentre lei preparava strani unguenti e tisane, mescolando in un rudimentale mortaio strane piante.
Alla sera siete tutti di nuovo nella vostra dimora, con una pentola di zuppa sul fuoco ed alcuni pezzi di carne di gecko essiccata come pranzo. Come se fresca non fosse già abbastanza dura...
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Akhayla
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MessaggioInviato: Mer Apr 23, 2008 9:58 am Rispondi citandoTorna in cima

[Audra – PF:18 – PP:4]

L’odore che le sta pervadendo le narici comincia a darle fastidio. E’ pungente e stantio allo stesso tempo. Non osa pensare a cosa ribolle dentro il recipiente della zuppa, e a conti fatti teme che una volta saputo avrebbe scelto di rimanere digiuna a vita. Eppure è l’unica pietanza disponibile, l’unica che possa scaldare lo stomaco, dare sollievo alle membra stanche. L’unica a parte quel pezzo di carne essiccata che invano sta cercando di addentare, sebbene ci stia mettendo tutta la forza della mascella.
E’ sdraiata sul giaciglio da almeno un’ora, con accanto l’inseparabile punta di freccia. Dire che è stanca sarebbe riduttivo. Ha trascorso la giornata ad allenare non solo le reclute, ma anche dei veterani, sotto certi punti di vista. Eppure, ancora nessuno di loro è riuscito a batterla in duello. Nemmeno Orek ha più voluto continuare la sfida interrotta tempo addietro. Ha forse paura che lo possa battere? Audra lo sospetta, ma non dà voce a quel pensiero. Non ne va troppo orgogliosa. L’ultima cosa che vuole fare, là dentro, è mettersi in mostra.
Cerca di affondare i denti in quell’ostinato pezzo di carne di gecko, nel tentativo di strapparne un brano. Se soltanto non fosse così ostico… il sapore di quella carne non è certo una prelibatezza, tuttavia, come può giudicarne la qualità, dato che non ha memoria nemmeno dei sapori che ha sperimentato in passato?
Gli altri sono lì nella stessa stanza, reduci anche loro dalle mansioni quotidiane. Fino a quel momento Karl è rimasto silenzioso, e non riesce a capire se sia un bene o un male. Nether e Tristan sono appena tornati, e l’unico suono che spezza il silenzio è il gorgogliare della zuppa sul fuoco. Nei giorni passati non si sono nemmeno rivolti la parola: troppo presi dal ritmo della giornata, troppo stanchi al calar del sole per sussurrare anche solo un ‘buonanotte’ dopo essersi buttato a pesce nel giaciglio. Era una situazione assurda, eppure non si erano parlati, e sotto sotto, ad Audra dispiaceva parecchio. Nonostante gli impegni, la ragazza pensava spesso a loro, a come se la stessero cavando. Soprattutto cercava di capire se avessero fatto la scelta giusta. Erano trascorsi quattro giorni, eppure ancora non si era mosso nulla: troppo presi dalle faccende quotidiane, troppo distratti per riuscire ad avere un attimo di lucida riflessione. Il Dio-Macchina, la loro amnesia, il mondo in cui si trovano: sono pensieri troppo grevi per riuscire a prendere posto in mezzo al turbinio di cose da fare durante l’arco della giornata. Eppure non è un motivo valido per eluderli…
"Come vi vanno le cose?"
Ha pronunciato la domanda quasi con noncuranza, con lo stesso tono con cui avrebbe chiesto "è pronta la zuppa?". Eppure l’espressione del volto, che nessuno riesce a scorgere dalla propria angolazione dato che è voltata a guardare la notte che cala all’esterno, sempre cercando di mangiucchiare quel pezzo di carne, appare turbata, tormentata. Forse più di quanto lei stessa potrebbe o vorrebbe ammettere.
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Grifis
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MessaggioInviato: Mer Apr 23, 2008 3:04 pm Rispondi citandoTorna in cima

- Tristan - pf 15 - pp 5 -

Tristan è appena rientrato con Nether, qualche passo dietro di lui, l'odore che pervade la stanzetta parla chiaro, zuppa e carne seccata.
*Dolce, piacevole e prelibata zuppa... accidenti era da una vita (il pasto precedente) che non ne mangiavo* pensa tra se più sarcastico che mai.
Karl è silenzioso e Audra sta litigando con la sua cena; per quanto lo riguarda si siede pesantemente sulle pelli attorno al focolare e si serve il suo pasto. Troppo esausto mentalmente per compiere qualche azione che richieda un minimo di attenzione.
Quel silenzio è ossimoricamente assordante, li riempie e li svuota e perdere anche l'abitudine di scambiarsi le solite quattro parole a fine giornata è triste, ma è avvenuto.

"Come vi vanno le cose?"

E' stata Audra a parlare; la semplicità con cui l'ha chiesto ha fatto quasi passare la domanda inosservata a tutti, come se non stesse parlando con loro, ma Tristan, dopo aver mandato giu un cucchiaio di quella brodaglia insipida storcendo il naso, le risponde.
"Sono a dir poco esausto, sorellina..." Sono così tante le volte in cui gli è stato chiesto se fosse imparentato con lei, nonostante non si somigliassero per nulla, che ormai gli riusciva spontaneo appellarsi a lei come se lo fossero realmente.
"I lavori alle gallerie e ai pozzi sembrano aumentare di giorno in giorno e in quanto a progettazione posso far affidamento su poche persone..." sospira sonoramente, la voce stessa con cui parla sembra quasi svuotata ed esausta. "Non credevo che questo sole sarebbe mai potuto arrivare a mancarmi, sono sempre tra le fondazioni di questa fortezza a puntellare pilastri e solai..." chiude gli occhi e respira pesantemente. "A te? Come vanno invece le cose?" Domanda infine, anche se stanco non ha mai smesso di essere incuriosito, ma non meno preoccupato per gli altri compagni.
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Karl
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MessaggioInviato: Gio Apr 24, 2008 3:50 pm Rispondi citandoTorna in cima

Karl - PF:11 PP:5 - noi mangiare

Grazie pdolci Macchina, avrebbero detto quegli inetti, grazie del cibo che ci dai. Grazie schwmenndingen curubi, avrebbero profferito, per la zuppa calda. Karl sospira scuotendo la testa.
Batte due volte il listello di carne secca sul bordo della tazza prima di inzupparlo controvoglia e mescolare la brodaglia.
Gli occhi del Rosso seguono stanchi il bastone di carne nodosa e dura nuotare vigorosamente nella scodella. Forse, pensa, siamo tutti dei pezzi di carne secca che sguazzano in una scodella: a furia di girare non andiamo mai da nessuna parte.

Ma come fai ad avere gli occhi di quel colore? gli ha chiesto oggi uno dei mercanti, imbroglioni tronfi delle loro inutili cianfrusaglie.
La lezione è appena finita, e tutti si allontanano. Nessun altro sa che Karl s'è trovato imbarazzato scoprendo all'improvviso di non ricordare il colore dei propri occhi, nè di sapere quello dei suoi capelli. Qui sono tutti bruni. Deformi, ma bruni. Solo la Streicholz aveva i capelli diversi, di fiamma.
Ha tossito, Karl, stringendo i capelli nel pugno ed abbassando un ciuffo sopra gli occhi: rossi! Rossi come il fuoco. E gli occhi?
Nel frattempo quello s'è scusato, ha indietreggiato e ha borbottato Vorrei anche io gli occhi chiari come voi..

Leva la sbarra d'acciaio vilmente chiamata carne secca e l'addenta con la vana, inutile, speranza d'averla ammorbidita ed insaporita con la zuppa. Tira con forza serrando la mascella fino allo scatto della carne spezzata e della mano libera. Mastica quel pezzo di cuoio per diversi minuti ripensando ai suoi capelli di fiamma ed agli occhi chiari.

-Come vi vanno le cose?-. La domanda della ragazza interrompe i suoi pensieri. Solleva la testa dalla tazza per pochi istanti: anche lei ha gli occhi chiari, verdi, e la pelle bruna. Karl si tuffa nuovamente nella sua zuppa ascoltando la risposta di Periskop. Biondo, anche lui, con gli occhi chiari.

Digrigna i denti per un momento sopra quella barra indistruttibile di carne secca prima di gettarla nuovamente nell'intruglio. Posa la tazza a terra guardandoli: stanchi, provati, marchiati da quel sottile strato di terra e polvere che Karl si ostina a rimuovere ogni mattina, ad ogni pausa, ad ogni calar del sole.
-Non vanno.- s'intromette secco. -Andassero, non sarei qui!
Non capiscono niente, non imparano niente e l'unica cosa che cattura la loro attenzione sei tu...- spiega con il dito puntato in direzione di Audra.
Quand'è stata l'ultima volta che l'hanno sentito parlare? Quand'è stata l'ultima volta che hanno davvero capito cosa voleva dire?
Inspira ancora una volta osservando i loro volti segnati dal lavoro, dalla polvere, e dalla presenza dei deformi. -Vi tibi narim de endlich, mid jurden pa kopf, mid freunden, mid allt so bin jag utan rebci!- Ecco, l'ha detto. Il tono è rimasto lo stesso, non ha gridato ma la velocità con cui ha concluso è stata formidabile. La polvere sul volto, il lavorare per il cibo: stanno diventando come loro.
E Karl non vuole fare la stessa fine.
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Nether di Middenheim
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MessaggioInviato: Mar Apr 29, 2008 6:52 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Nether – PF 15 – PP 5]

Fa spallucce nell'udire la domanda di Audra. Tra tutti loro è forse il più riposato considerando il lavoro che aveva svolto fino a quel momento.
"Neanche maliscimo..." disse tirando con i denti un pezzo di carne essiccata "Non ho ancora capito coscia dovrò fare."
Infine il pezzo di carne cedette facendogli scattare la testa all'indietro. Dopo alcuni tentativi per masticarlo decide di ingoiarlo, non senza un certo sforzo "Il fatto è che quella vecchia non parla, continua a fare i suoi miscugli senza darmi ordini particolari. Al massimo mi ha chiesto di darle qualche barattolo posizionato troppo in alto, ma per il resto..."
Si sente un pò frustrato. Non che gli dispiacesse riposarsi, ma si sentiva molto più stanco stando seduto a guardare la vecchia all'opera che ad allevare le mucche *La noia uccide più della fatica.* pensò sforzandosi di masticare un'altro pezzo di carne.
Avrebbe voluto rendersi utile in qualche modo, o comunque almeno cominciare ad intuire l'utilizzo delle erbe e delle piante che la donna utilizzava. Forse allora avrebbe compreso qualcosa di più. Bene o male che fosse, doveva ammettere che si trovava più a suo agio nella stanza della cerusica che nei campi di allevamento; avvertiva sempre una sensazione di familiarità con un luogo del genere *Forse a causa di un ricordo...?* si chiese.
"L'unica cosa che mi infastidisce è essere trattato un pò come l'attrazzione del momento. Non posso fare due passi per l'edificio senza trovarmi una dozzina di paia d'occhi puntati addosso, o senza incontrare qualcuno che faccia domande su di me o su di voi." dice scuotendo la testa "Soprattutto su di te" dice sorridendo verso Audra "Sembra che hai fatto colpo sulla popolazione maschile di qui. Io al massimo ho fatto colpo su un grosso coso puzzolente a due teste."
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Akhayla
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MessaggioInviato: Mer Apr 30, 2008 10:44 am Rispondi citandoTorna in cima

[Audra – PF:18 – PP:4]

*Come diavolo mi ha chiamato?!*
Audra si alza per metà dal giaciglio fissando Tristan con un’espressione a metà fra il sorpreso e lo sconcertato. Il pezzo di carne è ancora stretto nel pugno, ma vi ha perso ogni minimo interesse. Quel semplice appellativo l’ha scossa da ogni rimuginare, togliendole di dosso i pensieri e le fatiche come se l’avessero punzecchiata con un ago percorso dalla corrente elettrica.
“Sorellina?!” ribatte, con un’ombra di seccatura nella voce. “Se hai una sola prova che possa dimostrarlo, sono tutta occhi e orecchie, ma in caso contrario, non chiamarmi così. Ho un nome. Usa quello.”
Di scatto si rizza in piedi e con due rapidi passi si pone di fronte alla finestra, senza separarsi né dalla carne, né dalla punta di freccia, e poggiando i pugni chiusi sul bordo del grezzo davanzale vi si appoggia col peso. E’ stanca, è nervosa per mille motivi che si accalcano, e si è pentita di quella pacata sfuriata non appena ha pronunciato parola. Un pentimento strano. Finora ha sempre condiviso le giornate con quei tre ragazzi, i suoi pensieri, i suoi dubbi: tutti insieme, come quattro compagni di sventura. Volenti o nolenti, si sono aggrappati l’un l’altro, chi più chi meno, per riuscire a sopravvivere. Eppure, allo stesso tempo, è come se una parte di sé inorridisse all’idea che qualcuno possa affezionarsi a lei. Ed è come se quel vezzeggiativo, probabilmente pronunciato con poco peso o importanza, l’avesse graffiata, facendola sussultare, come se in vita sua non fosse mai stata abituata ad essere chiamata con qualche nomignolo affettuoso, ed anzi, avesse imparato ad odiarli.
Eppure allo stesso tempo si è pentita di aver usato tanta durezza. In quell’appellativo c’era più di un vezzeggiamento. C’era quasi una speranza. C’era forse un desiderio implicito di avere qualcuno accanto, la speranza di un legame che potesse unirli più di quanto lo sono adesso; un inconscio bisogno di protezione, di qualcuno che potesse dare aiuto, dell’unico scoglio a cui ancorarsi in un mare in tempesta. Forse. Forse anche no. Come può dirlo? E come può negarlo?
Si volta appoggiandosi coi gomiti e volge a Tristan uno sguardo che dice poco e troppo insieme. Non vi si legge dispiacere, ma nemmeno ira. Le sue labbra non articolano la parola ‘scusa’, tuttavia nella mente l’ombra di farlo è passata più volte. Ma l’orgoglio – o qualunque altra cosa la trattenga - è più forte.
Mentre è alla finestra, ode la risposta di Karl. Dapprima in lingua comprensibile, facendole permeare tutto l’astio che cova dentro di sé. Il seguito è una serie irripetibile di termini che paiono incastrati uno dentro l’altro stridendo sgradevolmente. Audra storce il naso nell’ascoltarle, riflettendo fra sé e sé che era ovvio che faticassero ad apprendere: con una parlantina del genere, c’era da scoraggiarsi fin dal principio...
Nether, invece, appare il più calmo di tutti. Quasi sollevato, anche se un po’ ansioso di riuscire ad imparare e a combinare qualcosa. Audra riflette sulle parole di tutti, cercando di farsi un quadro completo. Quadro che svanisce quando Nether rafforza con la sua ultima frase qualcosa che già l’ha pizzicata sgradevolmente anche prima, con le parole (quelle comprensibili) di Karl.
“Fare colpo?” Lo pronuncia con quello stupore sarcastico di chi ode l’ultima cosa che avrebbe voluto sentire e a cui non dà la minima importanza. “Capirai che vantaggio! Non mi interessa certo la corte di uno di questi... questi...” Vuole dire deformi, vuole dire mostri, ma nel pensare così le sembra di essere uguale a loro, simili ai ragazzi che addestra, nel momento in cui sussurrano fra loro, convinti di non essere uditi, e parlano di lei. La scura. La straniera. La sana. La furia.
Così non completa la frase. Le sovviene che forse è anche per questo che prima ha disprezzato il nomignolo datole da Tristan: ne sente già troppi, durante il corso della giornata. Lascia cadere il discorso con un cenno conclusivo della mano, prima di aggiungere. “Se per questo, anche a me fanno quotidianamente l’interrogatorio. Su tutti voi. Fortunatamente non insistono. Hanno capito che non amo questo genere di discorsi.” Si volta nuovamente verso la finestra contemplando la notte che cala sulla Fortezza. “Patetici... odio la gente che non mette la faccia nell’agire e si muove di nascosto, con bisbigli e sussurri...” Sospira infine. Non sa da dove le è sorto quel pensiero, e non se lo chiede, dato che è sufficiente per farla nuovamente cadere nell’apatia, coi pensieri che si mischiano l’un l’altro fino a diventare brusii indecifrabili. Così rimane a guardare la Fortezza, le prime luci delle torce che si accendono, nell’atmosfera spezzata solo dalla brodaglia che ribolle dentro la pentola.
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MessaggioInviato: Mer Apr 30, 2008 10:27 pm Rispondi citandoTorna in cima

- Tristan - Pf 15 - PP 5 -

Tristan avverte il colpo infertogli dalle parole di Audra. Quel nomignolo è scaturito quasi con naturalezza dalle sue labbra e non avrebbe mai creduto che Audra avesse mai potuto reagire in quel modo.
Senza proferire parola china il capo e volge gli occhi a terra. Continuando a mantenersi silenzioso posa delicatamente la scodella per terra. Quasi come un'ombra si solleva cercando di fare il minor rumore possbile. Non volge gli occhi verso nessuno in particolare, solo il pavimento accoglie i suoi occhi.
Attraversata la stanza in pochi passi si siede in un angolo. Si rannicchia, la fronte poggiata sugli avambracci, le gambe piegate e incrociate per sostenerli.
Alza un attimo il capo e si rivolge ad Audra con volce atona. "Nessuna prova... Non possiedo nessuna prova..."
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MessaggioInviato: Lun Mag 05, 2008 1:43 pm Rispondi citandoTorna in cima

La vostra cena, per quanto molto poco rilassata, viene bruscamente interrotta da un urlo che vi giunge dall'esterno. E' Maya: "Nether! Nether! Presto vieni fuori! Jara ha bisogno di te subito!" Nether si affaccia alla finestra, con sguardo decisamente perplesso; Maya è subito sotto la vostra scala, con le mani intorno alla bocca, per farsi sentire meglio "Chi è che mi cerca?" "Jara! la cerusica! Ha bisogno di te, vieni giù subito, dannazione!"
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MessaggioInviato: Lun Mag 05, 2008 3:56 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Nether – PF 15 – PP 5]

Per un attimo apre e chiude la bocca senza sapere cosa fare. Si volta verso gli altri presenti guardandoli con gli occhi stralunati come se potessero dirgli cosa deve fare.
Fa un profondo respiro fissando il pavimento per qualche istante per poi correre per raggiungere la ragazza *In fondo me la sono cercata...ecco cosa succede a lamentarsi della tranquillità di una giornata...* pensa arrivando in breve davanti a Maya "Guidami tu, io ti seguo."
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MessaggioInviato: Lun Mag 05, 2008 3:58 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Audra – PF:17 – PP:4]

Vedere Tristan rannicchiarsi come un coniglio impaurito la pizzica in maniera sgradevole. *Ci mancava anche questa, dannazione alla mia lingua tagliente... * Forse rispondere in quella maniera non era stato proprio l’ideale, specie in un momento come quello. Non era peraltro sua intenzione farlo stare male. Ha visto la sua espressione contrita, il suo comportamento, e sebbene una parte di sé lo disprezzi per un atteggiamento così dannatamente infantile, un'altra parte, quasi celata dal suo stesso orgoglio, ne è rimasta dispiaciuta.
Sta per aprire bocca per dirgli qualcosa quando ad un certo punto una voce familiare rimbomba nel silenzio del crepuscolo:
"Nether! Nether! Presto vieni fuori! Jara ha bisogno di te subito!"
Maya?
Si sporge insieme a Nether, benché il richiamo sia per lui. Sì, è proprio lei, non si è sbagliata. Urla ancora al giovane incitandolo a scendere al più presto, e dal tono che ha sembra ci sia davvero un’urgenza.
*Affari di Nether...* pensa, ma si concede un attimo in più per riflettere. Maya è un Guardiano. Cosa può essere accaduto di così grave da scomodare uno di così ‘alto rango’, come li definisce lei? La cerusica... si era fatto male qualcuno nella milizia? Qualcuno di loro? La sua mente elucubra febbrilmente, fino all’ipotesi peggiore: la vittima di un attacco?
Troppe domande, troppe da lasciare irrisolte. In quel momento Nether la fissa come se si aspettasse una risposta da lei. Audra lo fissa per un pezzo come se volesse fare lo stesso, ma non dice nulla. Poi, senza più alcuna esitazione, Nether si dirige verso l’uscita della dimora.
“Aspetta!” esclama lei per richiamare l’attenzione del compagno. “Vengo anche io.”
Non dice perché vuole farlo, non attende nemmeno la reazione di risposta del giovane. Forse non sa nemmeno lei cosa la spinge. Sospetto? Semplice curiosità? Entrambe, oppure né l’una né l’altra. Ah, che bei dilemmi. Come se non ne avesse altri da risolvere.
Forse Nether non l’ha sentita, intanto comunque sta scendendo la scala che porta alla loro dimora. Audra fa per seguirlo subito, poi indugia un istante, e rapida si porta nell’angolo dove ancora è rimasto rannicchiato Tristan. Si avvicina, porta le mani sotto le sue ascelle e lo solleva in men che non si dica in modo da rimetterlo in piedi. Un fuscello. ‘Forza...’ sussurra ruvidamente... come al suo solito. Ma il tono di voce fa trasparire ben altro. ‘Non sono arrabbiata con te. Quindi non comportarti come se lo fossi.’
Poche parole, un guizzo negli occhi verdi che incontrano per un attimo quelli di Tristan. La proverbiale freddezza delle sue iridi smeraldine è velata da una sincera preoccupazione. Ma è solo un attimo. In quello successivo, Audra scatta verso l’ingresso e rapida come uno scoiattolo scende anche lei dalla scaletta per porsi davanti a colei che vede già ogni giorno al campo d’addestramento. “Maya, che è successo?” interloquisce. E stavolta non riesce a dissimulare l’apprensione che prova. Quel posto non è la sua casa, non riesce a considerarla tale, eppure sapere che qualcosa non va non la lascia indifferente. Per niente.
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MessaggioInviato: Mer Mag 07, 2008 3:00 pm Rispondi citandoTorna in cima

- Tristan - Pf 15 - pp 5 -

Essere preso e sollevato, con tale facilità tra l'altro, da Audra lo fa sentire alla stregua di un pupetto. Si rende conto che il suo comportamento non è stato maturo, ma essere trattato come un bambino lo lascia sbigottito; forse lo irrita un po'.
Tuttavia non ce l'ha con Audra, anzi, si rende conto che gli ha dimostrato parecchio affetto, a modo suo certo, ma l'ha fatto.
Intanto sono venuti a chiamare Nether e Audra è andata con lui; un'emergenza dicono.
E' sinceramente diviso, la sua curiosità lo porterebbe a seguirli a ruota, ma, per chiamare Nether deve trattarsi di un'emergenza di tipo medico, lui non ha conoscenze a riguardo.
Senza troppa fretta si avvicina alla scala, non sono più in vista.
"Li aspetterò sveglio, sono sicuro che se avrebbero avuto bisogno di me mi avessero chiamato come è stato per Nether..." commenta ad alta voce.
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Karl
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MessaggioInviato: Gio Mag 15, 2008 5:58 pm Rispondi citandoTorna in cima

Karl - PF:11 PP:5 - noi boh?

Il Bruno scatta, Audra lo segue, Periskop tentenna e Karl? Karl non si muove.
Incredibile!
Karl, la mina vagante, non si mette a correre, nè pronuncia alcuna parola.
Forse, diranno, è stanco; forse indulgeranno su quella sfumatura d'insanità che sembra contornarlo.

-Periskop...- lo chiama -...ti chiameranno quando avranno bisogno di te. E tu andrai. Come loro. Non così sarà per me.-

Non attende alcuna risposta ed esce.
Li vede, li sente, li conta. Alcuni sono armati di armi tintinnanti, altri hanno solo quella sottile pellicola di sudore di chi attende inutilmente osservando l'orizzonte.

Forse Karl ha davvero fatto tutto per caso, forse. Eppure il volere vedere il Dio Macchina, il sapere dove trovarlo, l'insegnare ai mercanti e tradurre per loro le frasi utili, le strade, seguirli con lo sguardo mentre si aggirano per le vie della cittadina, è stato davvero un caso?

Sogghigna.

L'ombra a lato del muro è scura e Karl si appiattisce dentro quel fresco abbraccio. Si morde un labbro inspirando lentamente. Quella costruzione fiera davanti ai suoi occhi non contiene molte risposte per uno che ha domande, ma contiene tutte le risposte che Karl può trovare in questo villaggio di disperati.
Ora deve solo trovare un modo di vedere nuovamente il Pdolci Macchina. Da solo.
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MessaggioInviato: Mar Mag 20, 2008 12:41 am Rispondi citandoTorna in cima

[Audra e Nether - Strade della Fortezza]
"Si tratta di Ren" dice Maya "è il figlio di mia sorella. Sta male, non riesce a respirare bene." Anche se a prima vista la donna aveva risposto alla domanda di Audra, stava in realtà esponendo la situazione a Nether. "La cerusica è vecchia e debole, non riesce più a vedere: le serve il suo assistente." Il passo di Maya è svelto ma voi le state dietro senza difficoltà. Vi porta ad una piccola costruzione in pietra, attorno alla quale c'è un piccolo gruppo di uomini e donne. Appena vedono Maya si scostano per lasciarla passare e voi entrate insieme a lei: diverse candele illuminano la stanza, dove un ragazzino di circa 13 anni è sdraiato su un giaciglio. Respira molto male e ha la fronte imperlata di sudore; sul suo torace è presente una grossa escrescenza di carne, che ne copre tutto il lato destro; la cerusica è seduta al suo fianco e sta toccando il corpo del ragazzo. Scuote la testa. "Temo di non poter fare nulla Maya. Hai chiamato quel giovanotto per niente. Questa malformazione ha ricominciato a crescere. I miei infusi non hanno più effetto." Maya si precipita a fianco del ragazzo, gli afferra la mano, la chiama per nome e non riesce a trattenere le lacrime. Ren apre gli occhi e si sforza di parlare "ma... mma..."

[Karl - Vicoli interni della Fortezza]
Cammina senza voltarsi indietro Karl, le tenebre lo coprono e lo nascondono, ma non lo intralciano come dovrebbero. Distingue chiaramente ogni contorno, ogni figura... L'unica cosa che non vede sono i colori: per lui è tutto di un grigio polvere anche se, a dire il vero, è così anche di giorno. Scivola attentamente da un'ombra all'altra per evitare di essere scoperto, più di una volta resta immobile per diversi minuti, aspettando il momento propizio. E sente chiaramente che altrove, in un altro luogo, in un altro tempo lo aveva già fatto. Si era già nascosto dagli sguardi altrui ma la reazione dei suoi simili a questo comportamento era stata di gioia e soddisfazione, non di disprezzo. Come se fosse quello che si aspettavano da lui, come se fosse nato solo per fare quello nella vita. E la cosa lo faceva imbestialire: lui non era solo un'attitudine, una predisposizione. Era una persona, ma nessuno pareva capirlo.

[Tristan - Casa del gruppo]
Se ne sono andati, lasciando il solo Tristan a "tenere il fronte". Ne approfitta per rimettere in ordine le idee e sistemare un po' la casa, in attesa del ritorno dei suoi amici.
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Nether di Middenheim
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MessaggioInviato: Sab Mag 24, 2008 3:13 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Nether – PF 15 – PP 5]

Nether lo guarda con la bocca leggermnente aperta. Si era aspettato tagli, contusioni, fratture o qualsiasi altro tipo di ferita potesse subire un manovale qualunque. Invece davanti a sè ha qualcosa di...inumano.
Si morde il labbro con nervosismo sentendo gli occhi di qualcuno su di sè. Audra forse, ma non solo *Perchè ho quella sensazione che tutti stiano aspettando ch'io faccia qualcosa di miracoloso...?*
"Audra, fai allontanare queste persone, non voglio nessuno attorno." dice voltandosi poi verso la piccola folla di spettatori "VIA, FUORI! LASCIATECI LAVORARE!" urla allargando le braccia mentre cerca di far allontanare la folla.
Quando vede che la ragazza comincia a dargli una mano convincendo anche i più reticenti ad andarsene, si avvicina a Maya prendendola delicatamente per le spalle 'Ascolta, giuro su...' per un istante si ferma. Su cosa?
'...giuro sul Dio Macchina che faremo tutto il possibile per salvarlo...ti chiamerò appena ce ne sarà bisogno, promesso...'
La ragazza non alza lo sguardo, annuisce appena e viene condotta fuori dalla stanza da Audra mentre Nether sente la testa che comincia a scoppiare. Per lui quel dio non significava molto, ma se poteva bastare per farli stare tranquilli, allora era più utile di mille parole di conforto.
I lievi lamenti del ragazzo lo riportano alla realtà. Si aggira per la sala quasi di corsa, frenetico, cercando di prendere tutto ciò che gli viene in mente. Un coltello dalla lama sottile che forse gli sarebbe tornato utile per incisioni, garze e alcuni unguenti che la vecchia aveva preparato mentre lui la osservava. Mette anche a bollire dell'acqua per disinfettare il tutto, sperando fosse sufficente "Dobbiamo sbrigarci." dice alla cerusica "Posso provare ad operarlo in qualche modo...ma ho bisogno di sapere cosa fanno alcuni di questi aggeggi..." dice con la fronte imperlata di sudore mostrandole un vasetto con della pomata azzurra preso a caso.
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