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 La Scura notte di Moravia Successivo
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Luxorius
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MessaggioInviato: Sab Apr 07, 2007 12:43 am Rispondi citandoTorna in cima

Prologo

Soffiava il vento in quella notte senza luna, sferzando sulla terra bruciata e fredda. Casualmente capitava il novilunio per tutt'e tre le lune tanto che anche le fiaccole sembravano non emettere luce. Per le vie della città perduta solo un essere si aggirava lugubre e maleodornte. Un ghoul dalla testa abnorme...dal corpo putrescente ed avvizzito, con lunghe ed esili dita, molto simili a rami secchi. Si poteva osservarlo muoversi compiaciuto tra lapidi e tombe, ogni tanto andare a pescare dalla terra smossa qualche resto di cadavere da sgranocchiare, con la solita triste espressione sul volto. Era rimasto solo. Gli appartenenti al suo clan era lentamente scomparsi, ognuno portandosi dietro una parte del putrido essere. Tanto tempo era trascorso da quando il clan degli Scuri aveva accolto il povero essere. Errante, la suadente vampira, lo aveva invitato a unirsi a loro, certa che solo tra gli Scuri avrebbe trovato persone disposte a tollerare la sua orrida figura. E così fu. Ritrovò qualche vecchio amico, CuoreNero ad esempio, lordo vampiro dai modi gentili, con cui aveva stretto una sobria amicizia e Alice Ryan, l'arconte, con cui aveva condiviso alcuni interessi. Errante era stata sua moglie, prima che una maledizione lo trasformasse da fascinoso umano a fatiscente ghoul. Intanto continuava a procedere per le strade tetre della funerea città, passeggiando a quattro zampe come l'essere immondo che era. In effetti quell'aspetto, ora, se l'era scelto. Dopo molto tempo nel corpo di un ghoul aveva cominciato ad apprezzarlo e a stento voleva abbandonarlo. Ma così fu. Conobbe HaLi e Serenity, e grazie a loro tornò umano. E grazie all'arconte divenne vampiro. Karalis, il vampiro di Moravia. Dopo la scomparsa di HaLi il suo animo cambiò. Divenne malvagio ed astioso, silenzioso e fuggente, insensibile e rabbioso. Guardatevi dal freddo vampiro, si diceva un tempo, ma ormai le sue vittime sono talmente tante da riempire la piana di Asher, nei pressi di Moravia. L'alba infine raggiunse il ghoul che lesto andò a chiudersi in una bara sottoterra. Una nuvola di fumo annunciava la sua trasformazione in vampiro e l'inizio del meritato riposo. Prima di dormire Karalis pronunciò alcune parole:" Gli Scuri son tornati...Jugler e Cavel, maestri....e voi tutti amici...riposate bene stanotte...". chiuse gli occhi, con un lieve sorriso sul volto, il suo ultimo pensiero fu per la perla di Sehomar, la sacerdotessa, l'ardita, la splendida....Blokulla.

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MessaggioInviato: Mar Mar 25, 2008 9:40 pm Rispondi citandoTorna in cima

I fasti e l'arcontado

Mentre ancora il torneo di Polareia era nel pieno del suo splendore, a Moravia si preparavano grandi festeggiamenti. Nel periodo di maggiore floridezza della loro storia, il clan si apprestava a sugellare la pace e la serenità. Un nuovo arconte stava per essere incoronato e l'intesa con i clan alleati era ottima.
Frattanto un nuovo membro del clan si era messo in luce. Dal temperamento ardito, dai modi nobili e garbati, Julia Crick era divenuta ormai un punto di riferimento importantissimo nel clan, più dell'arconte. Ciò che Karalis provava per lei era misterioso per lo stesso vampiro, era orgoglioso nell'averla vista diventare superiore a lui in battaglia e in dialettica, felice di saperla seguita e apprezzata come solo pochi grandi guerrieri hanno saputo fare, era contento di vederla invidiata per la sua forza e corteggiata per il suo carattere amarognolo e dolcissimo.
Ai festeggiamenti parteciparono diversi personaggi illustri, tanti avventurieri e capoclan venuti da ogni parte del regno. Fu proprio una bella festa, lo stesso arconte diede uno spettacolo di dubbio gusto ma pur sempre accattivante.
Merito di tutti gli Scuri, Myhal e i suoi balli, di Lordi, Adriakro, Iryn e la sua Ichnu, Kuronaga e Kunoichi che degli Scuri non è, di tutti gli appartenenti al clan.
Il giorno dopo la grande festa l'arconte si trovava a passeggiare nel cimitero ormai di nuovo scuro e silente, emotivamente provato scrisse sulla terra arsa:

Gemma di rara meraviglia,
Della notte di Moravia la stella,
Splendente, tenera e luminosa,
profumo e dolcezza di una rosa,
Gemma di rara meraviglia,
Incastonata nella corona degli Scuri,
D'animo raro e prezioso.


Dopo averlo scritto lo cancellò con un piede e andò via, portando con se il rametto usato come penna. Una nuova alba stava giungendo, misteriosa e piacevole. Cosa avrebbe portato non si poteva sapere. L'arconte annusò l'aria chiudendo gli occhi e andò a chiudersi nella sua bara.

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MessaggioInviato: Mer Mar 26, 2008 3:12 pm Rispondi citandoTorna in cima

Sinossi

Molto tempo passò prima che la città di Moravia venisse nuovamente popolata. Destinata per secoli ad estremo abbandono, fu recentemente tappa di molte esplorazioni e ricerche. Quando fu riscoperta e ritenuta fruibile, in molti specularono sulla città. Molti clan avevano mire espansionistiche e Moravia si prestava egregiamente ad essere conquistata, data la presenza di pochi abitanti e l'oblio a cui era stata destinata. Dopo la battaglia di Asher che vide le schiere di vampiri scontrarsi contro gli eserciti ribelli dei ghoul, fino ad allora schiavi dei succhiasangue, la città raggiunse il suo picco di nefandezza e decadenza, tanto da divenire un enorme cimitero. Nei tempi antichi si favoleggiava di un luogo funereo ed oscuro nell'estremo nord abitato da esseri orrendi e crudeli, finchè alcuni esploratori ne trovarono le rovine.
Alice Ryan vi giunse durante un pellegrinaggio e sedotto dalla sinistra bellezza del posto decise di stabilirvisi e di proteggerla. Con questo intento fondò la Casata del Sole Oscuro, lontano dalla luce è l'ineffabile splendore, con lui arrivarono CuoreNero ed Errante, poi Karalis, HaLi e Serenity.
Arloc, signore delle Orde di Ramius, decise di impadronirsi della città. Lunga e perigliosa fu la guerra che ne nacque. Gli Scuri, sostenuti dall'aiuto dei valenti Grifoni, respinsero più volte gli attacchi delle Orde, definendo e rafforzando il loro dominio sulla funerea villa.
Da allora essi sostengono e governano Moravia, nel tentativo di forzare un equilibrio, nefando e insensato come il crepuscolo.

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MessaggioInviato: Ven Apr 04, 2008 5:03 pm Rispondi citandoTorna in cima

La cura degli Scuri

Lunga ed impervia è la strada che dall'Inferno si snoda verso la Luce...

Lenta ed oscura è l'alba di Moravia,
scricchiolii di casse e risuonar di tombe,
rendono apprensione a chi batte la via,
di cimitero e morte risuonano le trombe,
di denso fumo e di fuoco è pregna l'aria,
pipistrelli volano come oscure colombe,
le anime dannate attendono il nuovo giorno,
sorridono alla notte perchè faccia ritorno.

La città di Moravia sorge in mezzo ad un deserto. Essa è città di grande splendore. O di grande decadenza, dipende dai punti di vista. Un vampiro sensibile ed un ghoul premuroso vedrebbero nella sua decadenza una delicata dolcezza tipica di una madre amorevole ma ormai anziana ed avvizzita. Un umano superficiale o un elfo borioso la vedrebbero come una funerea città ben curata e raffinata ma pur sempre oscura e nefasta. Entrambe le cose sono vere. La passione degli Scuri ha reso la città accogliente e ben curata. Delle fiaccole sono state disposte un pò ovunque per fornire una delicata penombra quasi in ogni angolo. La loro indole di razza ha anche fornito un delicato colore funebre alla città, rendendola decadente, crepuscolare, criptica ed un pò atavica.
Per i vampiri le tradizioni sono importanti e cone esse anche le discendenze, anche perchè un vampiro per quanto defunto ed antico egli sia, può sempre essere risuscitato.
Marmo, tufo, granito e alabastro decorano le varie zone della città. Lapidi e colonne, lastre e mura, loculi ed epigrafi riempiono la città come l'erba di un prato.
Colori scuri, colori smorti chiaroscuri e bassorilievi, ombreggiature colmano gli ambienti e l'aria della città.

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MessaggioInviato: Dom Apr 13, 2008 12:34 pm Rispondi citandoTorna in cima

La battaglia di Asher

L'alba era ancora lontana quando Kadath si trovò a passeggiare nel deserto a nord di Moravia. Era solito aggirarsi per quella spiaggia infinita e senza acqua. Generalmente lo faceva da solo, accompagnato dalla sua rabbia e dalla frustrazione nei confronti dei suoi padroni: i vampiri di Moravia. Quel giorno era differente, aveva radunato tutti i suoi simili, i suoi amici, fratelli e tutti coloro che non riuscivano a tollerare la dipendenza forzata da quegli esseri con i denti aguzzi. Guardava l'orizzonte e fremeva. All'alba avrebbero attaccato Moravia e avrebbero liberato il popolo dei non-morti, dei pezzenti, dei servi, dei reietti. I ghoul avrebbero distrutto i vampiri e governato con saggezza ed umiltà. L'esercito era pronto e sveglio, formato da migliaia di ghoul. Kadath osservava le fiaccole traballanti e la luce baluginare sui volti dei suoi fedeli soldati. Egli era unico nel suo genere, ghoul saggio e abile guerriero, tutti avrebbero fatto qulunque cosa per assecondare la sua volontà. Il vento soffiava leggero e la calma risuonava sulla grande distesa di sabbia. In lontananza una nube porporosa annunciava che l'alba sarebbe giunta, non presto ma...di certo. Il piano era stato ben congeniato, all'alba avrebbero attaccato Moravia, mentre i vampiri riposavano nelle loro bare di mogano lucente. Indifesi senza la custodia dei ghoul, i cacciatori di sangue sarebbero stati eliminati senza difficoltà. Se qualcosa fosse andato storto, i ghoul erano superiori in numero, avrebbero vinto comunque. Al pensiero di qualche evento nefasto, Kadath fu colto da un brivido, da una sensazione sinistra come la città dei vampiri. Si volse a sud con uno scatto felino, attratto da un rombo lontano. Penso al drago, che si agitava nella sua caverna, penso ai troll, occupati in qualche rumorosa attività, penso, infine, ai nani, agli umani, agli elfi. Penso a tutto tranne che alla verità. I vampiri si preparavano. Karaled Mussafia, cavaliere senza terra e arconte di Moravia, osservava dal suo palazzo la stessa nube porporosa che annunciava un'alba stanca e tarda a venire. Poteva scorgere al limitare della città, laddove iniziava il deserto, le sue truppe che si sollazzavano in gare, giochi e finti duelli, mentre le loro cavalcature scalpitavano nei paraggi. Karaled sorrise con aria perversa, godeva nel pregustare la vittoria e lo sterminio che avrebbero compiuto. Poco dopo l'esercito di vampiri partì cavalcando verso nord. Kadath rimuginava sul futuro di Moravia, pensava a dei senatori, ad una consulta, ad un qualche organo consultivo che potesse governare con equità. Quando si voltò verso sud, attirato dal rombo, ormai molto più vicino, sul suo volto si dipinse lo stupore ed ai suoi occhi apparve la schiera demoniaca di Karaled. Il ghoul, attonito, si chiese come avessero potuto sapere, poi capì. Quando i vampiri erano ormai prossimi, vide l'arconte seguito a breve distanza da Seraph, ghoul dalla dubbia moralità, il traditore. Seraph, invidioso di Kadath, il quale era apprezzato e considerato financo tra i vampiri, aveva ceduto alla sua bramosia di potere, asservendosi ai suoi aguzzini e condannando i suoi simili, i suoi amici. Fu il secondo a morire. Dopo aver dimezzato il corpo di Kadath, l'arconte si accanì contro Seraph, il tradito. Lunga e cruenta fu la battaglia che ne seguì. Quando l'alba arrivò i due eserciti si erano quasi distrutti a vicenda. I ghoul, colti di sorpresa e senza la guida di Kadath, si batterono coraggiosamente e seppur maggiori in numero dovettero soccombere. Quando ritornò a Moravia, Karaled si guardò alle spalle, con lui erano tornati poco più di un quinto dei partiti. Scuro in volto andò a chiudersi nella sua bara. Mentre chiudeva il coperchio sentì un paletto conficcarglisi nel gelido cuore, ultima trappola di quel ghoul traditore che fu tradito. Karaled pensò:"SERAPH!" e spirò tra infinita rabbia e dolore.

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MessaggioInviato: Mar Apr 22, 2008 2:47 pm Rispondi citandoTorna in cima

L'esilio degli Scuri

Il cielo brumoso si schiarisce
procedendo verso la foresta,
ormai vicina è la città in festa
e nel vederli anch'essa si stupisce

Il cuor dei due vampiri trasalisce,
seppur pronti ai moti di protesta
delle genti elfiche la reazione è mesta
e dei confratelli Scuri il pallor colpisce

Gli uni si mostran non poco ostili
con puntute e lunghe orecchie
terror li coglie nel vedere aguzzi denti

Gli altri intanto si muovono prudenti
fieramente s'aggirano fuor le bare vecchie
irti e gelidi son loro e ad evitar la luce abili.


La strada era ancora deserta, quando Karalis e Datamur decisero di partire alla volta di Glorfindal.
Troppe volte gli elfi avevano protestato per rimandare ancora questo viaggio e la via era lunga per ritardare ancora. Avrebbero fatte due fermate prima d giungere nella città elfica: una nella capitale, per riprendersi un poco dalla stanchezza ed una prima di inoltrarsi nella foresta Isiltir, per radunare i pensieri e quietare i dubbi. Karalis aveva deciso di partecipare personalmente alla missione per cercare di frenare l'animo infuocato del suo confratello, il quale troppo spesso aveva ceduto alle proprie passioni. Aveva pensato che forse, accompagnandolo, ne avrebbe potuto smussare gli spigoli, che lo rendevano inviso ai più. A tal punto ne apprezzava lo spirito. Il capoclan degli Scuri vedeva nel suo confratello l'essenza stessa del clan seppur sopita e affogata sotto gli eccessi e le passioni. Alla fine giunsero a Glorfindal. Entrando nella città elfica dovettero subire gli sguardi ostili delle genti ivi presenti. Due vampiri, con aguzzi canini e dal candido pallore, in una città per loro inospitale, incutono timore. Fermi nella piazza, fianco a fianco, a stento trattennero la rabbia e dopo aver attirato l'attenzione di alcuni, Karalis cominciò a parlare. "Siamo qui per chiedere pace" disse con voce tranquilla e sicura "la pace tra elfi e Datamur. Poichè i loro contrasti stanno degenerando". La diffidenza fu tanta. Mai fidarsi di un vampiro, soprattutto se è il capo di un clan di vampiri ed altri animali. Smontarono da cavallo, con calma inviarono le proprie cavalcature al pascolo e attesero lo svolgersi degli eventi. Datamur avrebbe sostenuto tutte le offese che meritava e Karalis avrebbe vigilato su llo svolgersi dei fatti. Dodici giorni passarono tranquilli, tra scherni e invettive, tra sangue e sonno, tra uccisi ed uccisioni. Quando il giorno della partenza infine giunse, i due si prepararono con calma, pregustando il loro ritorno a Moravia. Infine a cavallo, pronto a partire, Karalis si voltò per un ultimo sguardo alla città degli eldar. Poi si volse e partì, lasciandosi alle spalle la boria degli elfi, le passioni di Datamur e altre preoccupazioni. Era stato un esilio produttivo e, tutto sommato, piacevole. In un giorno furono a Moravia. Entrando videro Kuronaga che li aspettava. Si scambiarono un saluto e furono finalmente a casa.

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MessaggioInviato: Gio Mag 15, 2008 7:17 pm Rispondi citandoTorna in cima

Druss entra negli Scuri

Lontani tempi d'infèlici tormenti
di scontri, vampiri e giochi di guerre
in ogni dove s'odono lamenti.
La fama di un guerriero si spande per le terre,
semina morte e terrore alle sue spalle
Drusso è nomato, di uccisioni esso è il re.
Indomito e famelico dissanguatore di fanciulle
di disprezzo fece virtù e si mosse indisturbato
sconfisse i pellegrini, spalancò le loro celle
liberò l'arconte, per giusto servigio verrà ricompensato.


Karalis era emozionato. Come un fanciullo al primo appuntamento. Come un bimbo al primo regalo.
Di lì a poco avrebbe incontrato Julia Crick. Continuava a ripetere le parole di lei: "alla lapide bianca, che è tomba del fu Cavaliere". Se il suo pallore l'avesse permesso, si sarebbe colorato di tutte le tonalità del rosso. Dal rosso fuoco, emotivo, al rosa tenue dell'imbarazzo. Certo, non v'era niente di passionale o di romantico in quell'incontro, dovevano discutere di qualche noiosa questione diplomatica. Metr con questi pensieri attraversa una rada boscaglia, sente il terreno sparire sotto i suoi piedi ed una moltitudine di mani afferrarlo e trascinarlo, inghiottito dalla terra, scopare in una pesante nuvola di terra.
Giunse l'ora e la vampira, stupendamente avvolta in un rosso mantello, attendeva il suo interlocutore alla bianca lapide che è tomba del fu Cavaliere. L'attesa fu vana. Quando dopo qualche minuto vide in lontananza un vampiro avvicinarsi, soddisfatta gli corse incontro. Avvicinandosi, dietro abiti scuri e denti aguzzi riconobbe Druss. I due si fermarono un poco a chiacchierare, distratti un attimo dopo da un sibilo di freccia. Il dardo andò a infilzarsi su un tronco d'albero poco distante e Crick notò subito un messaggio legato alla saetta. La strappa dal legno e ne libero il sigillo. Aprendo il foglio e leggendo subito fu colta da preoccupazione. Si legge: "Abiamo vostro Arconte in nostre manni, noi è tempo di vendicazione. Uccidere lui all'alba del prosimo giorno mattino...tanti calorosi salutazioni"
La vampira capì subito che si trattava dei ghoul. Ancora una volta volevano, con gesti sciocchi ed irriverenti, portare avanti il loro progetto libertario di ribellione.
In effetti non v'era motivo. Vivevano in pace ormai da tempo e la discriminazione che avevano sempre subito i ghoul era scomparsa del tutto con la fondazione degli Scuri. Ma il capo dei ghoul, Timmuhi, era un vanaglorioso e voleva maggior potere.
I due vampiri si guardarono. L'una preoccupata e l'altro risoluto. Si avviarono in coppia verso la piana di Asher, a nord di Moravia. Il quartiere dei ghoul era chiamato Golconda ed era freddo, spoglio e sudicio. Sembrava che anche il vento lo evitasse e che la pioggia tendesse a cambiare direzione quando stava per toccare il suolo di quel posto.
I due vampiri spiarono l'ingresso da una rupe poco distante. A guardia delle prigioni c'erano diversi ghoul ed alcune fiaccole. In un attimo furono dentro. Entrando Druss disse: "ora entriamo e liberiamo quel mascalzone del vostro arconte...se avremo fortuna ci saranno solo cinque ghoul all'interno" e Crick: "spiritoso...e se non avremo fortuna?", Druss la guardò e sorrise: " se non avremo fortuna, troveremo molti più ghoul". Superato l'ingresso, furono circondati da un'oscura masnada di ghoul. Druss li sterminò tutti (per questo verrà chiamato "lo Sterminatore" nella storia e nelle tradizioni dei ghoul). mentr'egli si divertina a spezzare non vite di non morti, la suadente fanciulla andò a cercare la cella dell'arconte. Quando la trovò, fu raggiunta da Druss. L'arconte era legato su due tavole messe a X, con la testa rivolta verso il basso. Privo di sensi e molto provato.
Lo slegarono e lo presero tra loro per portarlo in salvo. Sulla soglia furono fermati da un voce tombale e corrotta: "bene, bene, bene...anco Drusso esser arrivato giunto a qui...meglio tre moruti che uno solo....ehehe".
Tranquillamente Druss si sfilò di dosso l'arconte, attento ad adagiarlo delicatamente al suolo. Un attimo dopo Timmuhi era a terra sanguinante e mutilato. I tre guadagnarono l'uscita e tornarono al palazzo degli Scuri. Quando l'arconte aprì gli occhi si rese conto di essere a casa. Ebbe la forza di dire due cose: "nobile gemma" rivolgendosi a Crick e poi a Druss: "Ecco il nuovo maestro", poi svenne.

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Ultima modifica di Luxorius il Sab Mag 17, 2008 2:27 pm, modificato 1 volta in totale
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MessaggioInviato: Sab Mag 17, 2008 10:10 am Rispondi citandoTorna in cima

il Ministro dell'Oblio e la cerchia degli Scuri

I tempi erano maturi. Nuove figure servivano all'interno del clan e alcuni confratelli erano quanto mai adatti. Il ministro dell'oblio si sarebbe occupato delle questioni di carattere diplomatico. La cerchia degli Scuri, sarebbe stata il braccio armato del clan. Una sorta di gruppo d'elite, composto da guerrieri valorosi, che per qualche motivo avevano deciso di non entrare nel mondo tenebroso delle razze oscure.
Nei tempi passati due cose si erano chiarite precisamente. La prima era che i paladini sembravano sprecati nel clan degli Scuri. Essi non avevano potere decisionale, non potevano aspirare a cariche importanti e ancor meno avrebbero potuto aspirare alla guida del clan. Peyot e Beyond sono perfetti. Essi saranno i primi ad entrare nella cerchia, altri li seguiranno, se saranno meritevoli.
Il ministro dell'oblio sarebbe stato Lordi. Egli era arguto ed efficiente, molto disponibile ed attento. Si era mostrato abile diplomatico, sostenendo la difficile situazione col clan Elfico. E se qualcuno non gli avesse rotto le uova nel paniere, forse, sarebbe riuscito a chetare la situazione. Era tenuto in gran conto all'interno del clan. Non come guerriero, certo, ma senz'altro come Drow di intelletto.
Una nuova era stava cominciando, segnata da nuovi eventi, il tempo avrebbe portato le risposte.

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Ultima modifica di Luxorius il Sab Mag 17, 2008 2:24 pm, modificato 1 volta in totale
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MessaggioInviato: Sab Mag 17, 2008 12:04 pm Rispondi citandoTorna in cima

Crick Julia ovvero una lunga stagione

Mirar una goccia che scivola lungo il solco
Della foglia su cui poggia è dolce il declivio
Lungamente essa correrà sul viride palco
Una vena e l'altra, una salita e poi un bivio
Giungerà all'estrema punta e volerà come un falco
Separazione ingiusta di un animo bigio.
Seppur differentti esse sono accomunate,
da passioni e speranze spesso tormentate.


Karalis si aggirava spesso per la piana di Asher. Cercava un pò di solitudine e quel luogo era perfetto per poter udire l'eco dei propri pensieri. Avrebbe voluto trovare una frase adatta alla sua amica Julia Crick. In cuor suo la chiamava "una lunga stagione di passione", ma non avrebbe mai osato dirglielo. Anche perchè, in effetti, il loro rapporto era poco più di una profonda amicizia, intrisa di rispetto e profondo affetto. Almeno per lui. Di lei sapeva poco e ancor meno la capiva. Semplicemente percepiva in lei un'affinità particolare che risuonava nell'oscurità di Moravia.
Tra sè pensava:
"Crick è la prima goccia di pioggia di una giornata uggiosa; è la prima nuvola che annuncia il temporale; è il profumo dell'acqua che cade leggera sul terreno; è l'odore tiepido dell'acqua marina; è l'amarognolo dell'asparago e il dolce della ciliegia; è la sfumatura viola nel rosso dell'arcobaleno; è il suono dei violini di Glorfindal; è la goccia di tintura che scivola inavvertitamente sulla parete; è il batter d'ali d'una farfalla e il volo leggero della libellula; è il succo della pesca appena sbucciata che a rincorrerlo, spesso lo si perde; è il pungente odore dell'assenzio a mazzo; è il cristallino brillante del mare soleggiato; è il brillante cristallino del deserto assolato; è l'aroma della calendula odorosa e l'olezzo dolce delle margherite in fiori; è il sentore dell'erba appena tagliata ed il morbido piacere di pestarla a piedi nudi; è l'asciutto dello zefiro, il fresco del maestrale e il caldo del levante; è l'argenteo pallido delle lune in cielo".
Pensando e rimuginando si trovò nel mezzo della piana di Asher, Moravia riluceva in lontananza a sud, con le sue fiaccole ed i suoi falò. Karalis si strinse nelle spalle, sbuffando lentamente. Voltò direzione e cominciò a correre verso Moravia. "alla fine è impossibile trovare quella giusta" pensò "o quella che sia più giusta delle altre. Ognuna di esse è vera e falsa in egual misura, ognuna è soggettiva ed opinabile. La sol cosa che è vera...è che essa è una lunga stagione di passione". Raggiunse Moravia vagamente soddisfatto. Avrebbe trovato qualcosa, qualcosa di splendido e bellissimo.

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MessaggioInviato: Mar Mag 20, 2008 8:01 pm Rispondi citandoTorna in cima

Karalis a Sehomar (e ritorno)

Sehomar, città di perduti fantasmi
loco opportuno a crear oscuro dolore
nel mezzo d'essa grigi ectoplasmi
a tinger le tinte di fosco colore

Karalis, vampiro arconte diseredato
che il lume perse per mezzo d'essa
fu condotto in Moravia spento ed inanimato
da Druss fu portato e da Crick, la principessa

Svenne senza avvisaglie d'infermità
gli Scuri, con triste attenzione fecero cerchio
il suo pallido volto si spense in città

a nuova vita condotto dalla fredda regina
senza moto ne verbo riposa l'arconte
è giunta alla meta Ingrid, la Cristallina.


La notte era giunta. Finalmente. L'oscura danza delle lucenti fiamme era cominciata. Finalmente. Misteriosi riti di sacralità, tra vampiri e lingue di fuoco. Il vociare dei cainiti si faceva fitto mentre la notte calava silenziosa. Scuri gaudenti e Dannati cruenti. Si stavano organizzando. Presto avrebbero deciso il loro destino, entrando in un meccanismo distruttivo e perverso. Perverso perchè li avrebbe portati a scontrarsi con un potere subdolo e corrotto. Distruttivo perchè ciò che è subdolo e corrotto spesso porta alla distruzione. Erano riuniti come falsi dei in un freddo cenacolo quando Karalis perse i sensi in un urlo lacerante. Sdraiato al suolo e circondato da alcuni Scuri vide il mondo vorticargli accanto. Il tempo iniziò a scorrere lentamente, la luce perse intensità, i suoni furono attutiti, tutto sembrava diluito in se stesso. E poi il buio. Un suono cristallino gli trapassò il cervello, facendolo cadere in un sonno profondo ed innaturale. Il risveglio sarebbe stato traumatico. Come dopo una sbronza di emozioni. Come dopo un'iniezione di gente. Come dopo una boccata di gloria.

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MessaggioInviato: Sab Set 20, 2008 3:35 pm Rispondi citandoTorna in cima

Il Diseredato

Avete idea di come sia potuto accadere?
Probabilmente, no. Eppure...
Restate lì a gongolarvi sopra le rovine dei tempi che furono,
Senza pensare o presumere, senza ascoltare o capire.
Come vigliacchi, o come...verrebbe da dire bestie insensate ma,
Le bestie hanno coraggio da vendere, voi no.
Attratti solo dalla vostra figura e vili e meschini quando il confronto
si acuisce. Non contenti. Mai.
Siete i carboni ardenti di un'era che va in cenere.



La notte era scura e tranquilla. Era anche ventosa e umidiccia. Sulle rive dell'Argentario, il lago più grande e bello della regione, fuochi tribali infuriavano e si agitavano. In disparte un losco figuro tratteggia linee irregolari sulla terra morbida e bagnata mentre altre figure danno vita a festeggiamenti. Thathari Desdichado era malinconico su quelle rive, sfogava il suo disappunto facendo disegni sulla terra fresca e argillosa che faceva da contorno al lago Argentario. Presto sarebbe diventato padre e questo gli procurava un vago senso di inettitudine. Non che non fosse contento ma, si sentiva inadeguato, si sentiva non ancora pronto a svolgere un compito che riteneva estremamente difficile e complesso. Di lì a poco divenne padre. Una notte di molti anni fa, Eleanor Solarussa diede al mondo un maschio. Thathari, suo padre, nato che fu, lo prese e lo portò sulla scogliera più alta, secondo l'usanza. La Scogliera Nebbiosa. Thathari si sporse quasi fino alla rupe e innalzò il neonato verso il cielo, offrendolo anche a terra e mare. E disse: "Karalis Desdichado saluta il mondo, ad esso si offrirà in modo estremo e vigoroso, tanto da riuscire ad essere artefice del suo destino". E Wotan disse: "io ti diseredo". E Ramius disse: "io ti diseredo".
E fu diseredato. Gli dei rimasero stizziti per il profondo vigore del piccolo e per la sua enorme volotà, tanto da esserne gelosi.
Padre e figlio rincasarono. Il suo destino iniziò quel giorno.

_________________
Mettete dei fiordi nei vostri cannoli...
non ci resta che piangere....
si scrive Karalis ma si pronuncia Kà-ra-lis

http://web.tiscali.it/dichado
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