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 Miti e leggende nel fantastico regno di Athkatla Successivo
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Akhayla
Guardiano
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MessaggioInviato: Mar Dic 08, 2009 12:35 am Rispondi citandoTorna in cima

Galdor guardò il corridoio, il clangore era assordante. Ma dopo molto poco tutto si fermò e scomparve prima ancora che il gruppo potesse memorizzare i punti in cui le trappole erano scattate.
“Avete visto anche voi, vero?” Domandò inutilmente il guerriero.
"No, faccio finta e spero di essermi sbagliato..." commentò Nether fissando il corridoio e le pareti che ne delimitavano i confini. "Però, puoi sempre andare avanti tu e verificare, no?"
Il guerriero ridacchiò e inclinò il capo lateralmente. “Qualcuno ha un’idea migliore?” domandò agli altri.
“A me sembra una ottima idea” disse Carnival con un sorriso storto dipinto sul bel volto pallido. Lo scintillio degli occhi grigi faceva chiaramente capire che si stava prendendo gioco di Galdor “In alternativa...” proseguì con aria meditabonda “Non credo che quelle trappole siano state pensate per uccidere ciò che è già morto. Io sono veloce. Potrei tentare?” propose in tono dubbioso.
Tutti esitavano poi Astrea fece un passo avanti, nonostante fosse ancora scossa dal massacro di poco prima parlò con voce chiara. “Potrei provare io, non è la prima volta che incontro di questi… inconvenienti.”
Galdor si voltò verso Aygarth per vedere la sua reazione e altrettanto fecero Nexor e Xanter, però all’indirizzo della vampira.
Carnival apparve subito a disagio “Sei certa, bloodsister?” chiese in tono ansioso. Al solito la vampira era fin troppo sollecita e protettiva nei confronti di Astrea “Le trappole di Damarios non consentono passi falsi, no, per nulla. Io non posso morire una seconda volta, ma tu, ma tu...” la vampira non concluse la frase ma la sua preoccupazione era scoperta.
La ragazza rivolse un sorriso rassicurante alla negromante “Non preoccuparti Carnival” disse con più sicurezza di quanta ne sentisse veramente “Questo è il mio campo, non dimenticarlo!”
Aygarth si morse il labbro mentre si rialzava in piedi; il taglio al braccio si stava lentamente rimarginando. “Nessuno mette in dubbio, ma...” Si voltò verso il Cronista, e non ci fu bisogno di alcun legame mentale per indovinarsi i pensieri a vicenda. Il Vampiro annuì e affiancò Astrea: “Io potrò sapere in anticipo quando scatteranno le trappole. Sarai più al sicuro.”
Xanter alzò il bastone per chiedere parola. “Potrei usare una delle mie ombre come esploratore, almeno per questo corridoio … anche se non so quanto possa essere efficace”
“Efficace come una barriera psichica … praticamente per nulla” annunciò Lao.
“A quanto pare allora è deciso” annunciò Cronista. “Ci mettiamo all’opera?” domandò alla ragazzina, che annuì.
Con cautela i due cominciarono ad avanzare nel corridoio Astrea scandagliando con lo sguardo ogni centimetro in cerca di fessure nella roccia, dalle quali avrebbero potuto scaturire lame e falci, di pietre smosse, che avrebbero potuto rivelarsi interruttori capaci se premuti di scatenare trappole ancora più esiziali, e di tutti gli altri mille segni rivelatori che denotano la presenza di un trabocchetto per gli incauti.
Anche Cronista stava esaminando attentamente il percorso ma diversamente da Astrea la sua guida non erano i cinque sensi bensì quella sua innata abilità di percepire e interpretare le vibrazioni del futuro...non che fosse difficile in questo caso: il pericolo era in agguato ad ogni passo.
Silente e non invitata, anche Carnival si era accodata ai due, quasi avesse deciso che avrebbe vegliato sulla ragazza, che ella lo volesse o no.
Nel corridoio si sentivano soltanto le imprecazioni soffocate di Astrea e gli occasionali avvertimenti pronunciati a bassa voce dal Cronista.
Nether aspettò che si fossero allontanati di una decina di metri per poi cominciare a seguirli muovendosi lentamente, le orecchie tese per cogliere ogni rumore sospetto "In fila per uno dietro di me" disse agli altri senza voltarsi.
Il gruppo obbedì senza fiatare. Aygarth tallonò Nether, l’alabarda sulla schiena, gli occhi che saettavano da una parte all’altra nel tentativo di scorgere qualsiasi rumore sospetto. Avvertiva, latente, il perdurare di un sordido gocciolio, ma non riusciva ad individuarne la fonte. I sensi della Forgia non gli erano di alcun aiuto; gli pareva di scorgere movimento ovunque, ma ogni volta che posava lo sguardo su un mattone, sembrava fermarsi d’incanto. “Nei sotterranei, sotto la fornace, c’era qualcosa di simile” sentenziò. “Ma non erano così. Non a comando, non variavano in questa maniera.” Dipendeva forse dal continuo mutare della Rocca? Probabile, ma non diede voce a quel pensiero.
Astrea procedeva con fare lento e calcolato, con un equilibrio ed una cerca eleganza nelle movenze. Con qualche trucchetto di sua conoscenza cercava i mattoni mobili ma dopo alcuni metri compiuti in questo modo si voltò verso gli altri stringendosi tra le spalle. “Non ci sono pulsanti né leve, non sono ad attivazione mecc…” non ebbe il tempo di finire la frase che Cronista grido e, afferrandola per un polso compì un balzo indietro. “Tutti indietro!”
Delle fiammate violacee si propagarono nel punto in cui era Astrea un attimo prima.
Galdor afferrò Xanter per il mantello, le sue gambe erano fisicamente troppo piccole per poter permettergli di scansarsi in tempo e balzò indietro. Lao compì un salto da manuale dell’acrobata mentre Nexor rotolava al sicuro. “Stiamo tutti bene?” Gridò il guerriero.
Nether si era gettato a terra con un pesante tonfo provocato dall'armatura. Si rialzò in piedi con uno sbuffo mentre si passava la mano in mezzo ai capelli, constatando che, una parte di essi, era rimasta leggermente strinata "Un po’ di anticipo la prossima volta potrebbe fare comodo..." borbottò senza riferirsi a nessuno in particolare.
Aygarth rotolò su un fianco, per quanto poteva concedergli l’ingrombro di Zadris. "Se non si attivano col movimento o con la pressione, come diavolo fanno?" S’acquattò a terra e provò a espandere i sensi della Forgia, nel tentativo di scorgere qualche eventuale coscienza nemica che desse vita a degli attacchi così mirati, ma non scorse nulla: il mondo che vedeva era grigio. Zadris, senti nulla? chiese nella propria mente. Una vampata di calore dall’asta gli trasmise la risposta negativa dell’arma. Nello stesso istante, tuttavia, avvertì una vibrazione proprio sotto di sé: abbassò lo sguardo e vide le piastrelle tremolare. Sgranò gli occhi e si buttò all’indietro. In quel preciso istante un’enorme cuspide emerse dal terreno con violenza; l’avrebbe impalato senza ombra di dubbio se non si fosse spostato per tempo.
"mé£$@!" imprecò sonoramente. "Ma non mi sono nemmeno mosso!" protestò, come parlando fra sé e sé. Cosa aveva fatto per...
Zadris sussultò. Un’altra vampata di calore, come un segnale, e di nuovo la vibrazione. Aygarth si scansò di lato. Stavolta il pericolo sorse dal muro: una serie di piccole frecce vennero scagliate in sequenza, andandosi ad infrangere contro la parete opposta. Il ragazzo si era buttato a terra, digrignando i denti. Forse aveva intuito.
"Il calore!" avvertì. "Questi affari scattano in presenza di calore!"
Quando le trappole cominciarono ad attivarsi Carnival esplose in un ringhio di rabbia e frustrazione...rivolto alla Rocca nel suo complesso. La vampira si voltò rapidamente da un lato e poi dall'altro in cerca di un nemico da abbattere, di un corpo vivente da straziare. Ma non ce n'erano. Poi l'urlo di Aygarth fece in qualche modo presa sulla sua mente suggerendogli un'idea folle.
“Indietro, tornate indietro tutti fuori di qui!” urlò Galdor.
“NO!” urlò di rimando Carnival sovrastando con la propria voce quella di Galdor “Tornare indietro vuol dire morire, morire! Se scattano col calore, se scattano con le fiamme tu puoi aprirci una strada. Usa il tuo fuoco Cosa Vivente, evoca il tuo fuoco, riempi il corridoio con una grande fiammata. Le trappole scatteranno, scatteranno tutte insieme e potremo passare.”
“Allora tutti dietro di me!” urlò Galdor in risposta. Portò le mani poco dietro di se con i palmi aperti, intanto continuava a schivare le trappole che attentavano alla sua vita. Il tatuaggio sul braccio sinistro iniziò ad illuminarsi di vermiglio e le fiamme nacquero poco dopo dalle sue mani.
“Ti avevo avvertito prescelto. Il tuo corpo non può reggere … per ora.”
La vista gli si annebbiò ed una delle gambe cedette al peso. Un ultimo attimo di lucidità per schivare appena una delle cuspidi fuoriuscite dal pavimento giusto di fronte a lui.
“Non ce … la faccio!” annunciò con voce più o meno udibile in mezzo al frastuono.
Aygarth vide l’amico barcollare. D’istinto gli si accostò reggendolo per un’ascella. “Ehi, resta su...!” Usò un tono più duro di quanto avrebbe voluto. Nel momento in cui venne a contatto con la pelle del guerriero, avvertì qualcosa. La sua mente fu attraversata da un lampo; sentì il battito del cuore, sentì il sangue pompare nelle sue vene. Tutto questo gli pulsava nelle orecchie, o meglio, dritto nel cervello, e sentì che in qualche modo il proprio corpo, istintivamente, cercava di armonizzarsi a quel ritmo. Che diavolo mi sta...? Poi capì: erano le capacità di Darth. Ricordava quando avevano cercato di entrare nell’Ultramondo, quella specie di sintonizzazione tra loro due, e anche l’energia che il vecchio guerriero aveva convogliato in lui durante la liberazione di Sharra. E’ questo il tuo dono, Roxx Aillard? Sono queste le tue conoscenze? Sono... terribili. Poi non pensò più e strinse l’amico. Inquietudine o meno, non era tempo per certe sottigliezze.
“Prendi da me l’energia, Galdor” bisbigliò. “Ma non rubarne troppa.” Si concentrò, d’istinto, avvertendo l’innata predisposizione di Darth farsi breccia nel proprio essere. Sentì defluire le forze, la sintonia che sanciva un contatto profondo tra loro.
Il guerriero riacquistò vigore e lucidità. “Tieniti…” sussurrò. Le fiamme sulle mani divennero più grandi “Vediamo quanto siete calde fottute trappole” Con un gesto secco le lasciò correre lungo il corridoio.
Non ci volle molto che oltre una dozzina di trappole di diversa fattura scattarono simultaneamente al passaggio dei globi infuocati. “Ora! Corriamo!”
Afferrò Aygarth, debilitato dal contatto, e, caricandoselo su una spalla attraversò di corsa il corridoio.
“Riesco a correre” obiettò il fabbro.
“Pensiamoci dopo!”

La vampira non se lo fece dire due volte e senza troppi complimenti sollevò Astrea prendendola in braccio come aveva fatto quando la ragazza era indebolita dal suo morso.
“Ehi?!?” protestò la ladra, sorpresa ma Carnival non si fermò.
“Mi dispiace bloodisister” disse “ma tu non sei abbastanza veloce”.
“Si che lo sono...mettimi giù!”
“No che non lo sei. Io mi prenderò cura di te. Io non permetterò che ti facciano del male”
“Dei, Carnival ma non puoi trattarmi come una bambina che non è capace di fare niente da sola!” protestò ancora la ladra per metà irritata e per metà commossa dall'atteggiamento iperprotettivo della negromante “Io me la posso cavare da sola! Sono una ladra, sono abbastanza veloce quando si tratta di scappare...”

Correvano velocemente. Le trappole erano scattate e doveva trascorrere del tempo perché potessero piegarsi su se stesse e riprendere la posizione iniziale. Galdor continuava a trasportare Aygarth, incurante delle proteste del ragazzo, quando questi vide con la coda dell’occhio qualcosa muoversi sopra di loro.
“Giù!” urlò e spintonò l’amico. Finirono a terra entrambi per lo slancio. Aygarth fece appena in tempo a girarsi sulla schiena e imbracciare Zadris per affrontare quella che ai suoi occhi parve una gigantesca mascella di ferro. I denti acuminati calarono; le braccia di Aygarth anche. Ci fu un clangore così secco che per un attimo Lao pensò che a spezzarsi fosse stata l’alabarda; ma poi vide le mandibole metalliche, tranciate letteralmente in due, crollare al suolo ai lati del ragazzo.

La corsa continuava frenetica, tutto attorto a loro le trappole si richiudevano, alcune silenziosamente altre con cigolii sinistri. Alcune scattavano una seconda volta appena qualche frazione di secondo dopo che un membro del gruppo era passato sfiorando e alle volte ferendo di striscio il malcapitato.
“Ma quando finisce questo corridoio?” gemette Astrea che ora si stava stringendo impaurita a Carnival.
Ad un tratto su tutte le pareti del tunnel cominciarono ad aprirsi delle aperture dalle quali tentacoli viscosi scattarono cercando di afferrare gli arti di chi si avvicinava troppo.
“Attenti!” gridò Cronista per avvertire i compagni “Guardate le pareti, le pareti!”
Galdor seguì la direzione del dito puntato di Cronista e imprecò. Nelle pareti del corridoio si erano aperte decine, centinaia di bocche irte di denti acuminati e quei tentacoli che stavano saettando erano... lingue , pensò con un fremito di disgusto.
Era ovvio che essere trascinati fino alle bocche sbavanti avrebbe avuto come conseguenza una fine assai poco piacevole.
“Ci mancavano loro!” imprecò il giovane fabbro. Scavalcò Galdor strattonandolo per farlo rialzare in piedi, ed evitando una lingua che per poco non gli lambì il volto si mise a correre. Nella destra teneva Zadris, pronta all’uso. Quando una delle bocche si protese troppo per lasciarlo passare, la imbracciò a due mani, la sollevò in verticale per quanto gli poteva permettere il soffitto e con un grido rabbioso represso tra i denti la calò come una gigantesca scure da boia. Tranciò di netto la lingua, mandando in briciole le zanne acuminate.
Il Cronista adottò un sistema più congeniale. Si avvicinò a una delle bocche, evitando le mosse di questa grazie alla propria preveggenza, e si scansò non appena una delle trappole, ora nuovamente attive, andò a schiantarsi laddove si trovava un attimo prima, centrando in pieno la bocca famelica che si sbriciòlò letteralmente.
Un clangore sordo indicò che ora le trappole meccaniche erano di nuovo attive.
“Nexor!” chiamò Xanter. “Bloccale!”
Il mezzodemone frenò la sua corsa. “Ci provo...” Si concentrò e scatenò i propri poteri mentali. Quasi immediatamente, le trappole e le bocche si ritrovarono congelate a mezz’aria nel proprio movimento. Il mezzosangue vacillò: come già in precedenti occasioni, usare i propri poteri là dentro si stava dimostrando più faticoso del consueto. Lao gli si parò accanto e agganciandogli un’ascella lo aiutò a muoversi.
“Sbrigatevi!” li incitò. “Via, via!”
Non se lo fecero ripetere due volte. La creatura-sciame apriva la strada. Svoltarono l’angolo, schivando una moltitudine di trappole bloccate nella loro mossa mortale, e continuarono a correre. Il Cronista sorpassò la creatura e si ritrovò quasi a cozzare contro una porta. L’aggredì a spallate, a pugni, ma era metallo massiccio: non riusciva a spaccarla.
“Aygarth!” chiamò, e senza voltarsi si scansò lateralmente, in tempismo perfetto: la gigantesca lama di Zadris andò a schiantarsi contro la lastra, frantumando il chiavistello. Il giovane si gettò immediatamente sull’uscio, lo spalancò. Lo accolse la penombra, ma i sensi della Forgia erano abbastanza quieti da permettersi di fidarsi di quelle tenebre, almeno temporaneamente.
“Dentro, dentro!”
Passò la creatura-sciame, con Xanter e il Cronista; a seguire Carnival con Astrea; Galdor, e uno zoppicante Nexor sostenuto da Lao. Aygarth sbattè la porta poggiandocisi con la schiena per sigillarla maggiormente, proprio mentre la telecinesi del mezzodemone veniva meno.
CLA-CRACK-CLO-CLANG-BRAN!
Scattarono tutte le trappole, simultaneamente. Aygarth gettò un urlò quando vide penetrare nel metallo della porta, in sequenza, una serie di cuspidi acuminate. Una a sfiorare l’orecchio destro, una sotto l’ascella, una a pochi pollici dal fianco. Una pausa, poi un tonfo ancora più sordo. Aygarth sbiancò e abbassò lo sguardo: una di quelle punte aveva sfondato la superficie, proprio sotto l’inguine... A un soffio.
Alzò il volto, con gli occhi sgranati. “Se posso dare un consiglio... andiamocene...” proferì, quasi senza fiato.

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Piccolo angelo bellerrimo crudele sanguinario...

Io sono una creatura del Caos. Ma dal Caos nasce la saggezza, e dalla saggezza il potere.

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MessaggioInviato: Mer Dic 09, 2009 2:12 am Rispondi citandoTorna in cima

Quella penombra non era confortante, né tantomeno allettante. Xanter si mise in testa alzando il bastone e creando un’aureola di luce sufficiente a illuminare il loro cammino. Ebbero però fatto appena pochi passi che il pavimento tornò a tremare nuovamente.
“Basta!” si sfogò Lao. “Sono stufo di questi dannati trabocchetti!”
“Zitti!” li apostrofò Nether. Sembrava ascoltare ogni scricchiolio che proveniva dalle pareti e dal soffitto. “Sta cambiando” fu il suo verdetto finale. “La Rocca sta mutando di nuovo...”
Come a conferma delle sue parole, ci fu uno scossone talmente violento che per poco non li mandò a rovinare a terra. C’era da chiedersi come facesse quell’edificio a rimanere in piedi con tutti quei dissestamenti.
“Questo l’ho sentito!” sbottò Nexor.
Tra tutti quanti, quello che non pareva turbato era la creatura-Sciame. L’essere portò il muso verso l’alto, come in ascolto. Notando quel suo comportamento, nessuno oso più fiatare. Infine la creatura diede voce ai suoi pensieri. “Lo sentiamo” annunciò semplicemente. “Il dislocamento in atto ci ha permesso di trovare ciò che cercate. Lo sentiamo. In alto.”
Carnival sembrò animarsi a quella notizia. Si fiondò in testa al gruppo. “Su, su!” li incitò come una bambinetta che aveva appena visto all’orizzonte un mercante di dolci prelibati. “Su, non perdiamo tempo! E’ sopra! E’ sopra!”
“Aspetta, Carnival!” la frenò Aygarth, poi chiese alla creatura: “Dove si trova, esattamente?”
L’essere emise un mugugno che sembrava di disappunto. “Non sappiamo con certezza” fu la sua spiegazione. “La stanza si sposta. Di continuo. Ma sappiamo che è sopra. Pochi piani ci separano da essa.”
“Dovrà bastarci, a quanto pare” fu il commento laconico di Astrea.
“Temo proprio di sì.” le rispose prontamente il Cronista, facendo cenno al gruppo di proseguire nell'unica direzione consentita. Il pavimento vibrava impercettibilmente, facendo formicolare le dita dei piedi ai presenti, come una perturbazione sottile ma continua che si innalzava da sotto di loro, e dalle mura che li circondavano.
Il Vampiro digrignava i denti con forza, quasi nauseato dal caos di vibrazioni che si propagavano in ogni direzione, facendolo sentire come ubriaco. -E dire che da umano, quando avrei potuto, non me lo sono mai concesso-  si trovò a pensare, con uno sbuffo quasi annoiato.
La luce di Xanter permetteva di scrutare nella penombra che li avvolgeva, anche se c'era ben poco da osservare. “Neanche una finestra, un'apertura sull'esterno..avete notato? Sembra più un labirinto, che una fortezza..” mormorò distratto il Cronista. Qualche grugnito di risposta dagli altri, nessuno osava fiatare. In completo stato di allarme, si trovarono ad una svolta a destra, con un angolo completamente sbagliato dal punto di vista geometrico. Una volta superato, dopo pochi metri videro una stretta, quasi claustrofobica, scala a chiocciola.
Si guardarono attorno, e gemettero sconfortati. All'apparenza l'unica via possibile per salire verso l'alto era quella piccola apertura, incassata nella roccia. I primi gradini, alti e di taglio grezzo, facevano capolino alla luce.
“Questa è l'unica strada..?” mormorò pallida Astrea, voltandosi verso gli altri. Nether ringhiò disgustato “Non mi piace per niente. Sembra anche troppo piccola per alcuni di noi..io non ci entro neanche morto, puzza di trappola..e non ci vuole il mio olfatto per capirlo.” Xanter annuì “Quali alternative abbiamo?” chiese rivolto alla creatura-Sciame.
“Nessuna” rispose freddamente il Cronista, anticipandola “a meno che non vogliamo prendere a pugni il soffitto per aprirci un passaggio. E anche se volessimo, è a più di otto metri di altezza..” concluse con un sussurro, lo sguardo rivolto verso l'alto.
“Io non so volare” ammise il fabbro, con ironia. “Andiamo.”
Si inerpicarono a fatica. La mole della creatura-Sciame non gli permise una facile salita, e anche Aygarth si ritrovò scomodo: la stazza di Zadris era tale che rischiò più di una volta di incastrarsi in quello strettissimo passaggio. Per di più, nemmeno lui gradiva quel passaggio così soffocante; dopo mesi nelle prigioni, era come se avesse il terrore degli spazi stretti.
Persero il conto dei gradini. Così ravvicinati, il continuo tremore che scuoteva la Rocca era una scudisciata per i sensi. Alla fine Aygarth, che capitanava il gruppo, trovò qualcosa a ostruirgli la strada. Una grossa botola. Usò la Forgia per constatare che oltre di essa non ci fosse alcun pericolo. Niente, il mondo rimase grigio. Prese un profondo sospiro e dopo uno sguardo d’intesa con gli altri sollevò il coperchio.
Una luce fioca attirò la sua attenzione. Girò lo sguardo per controllare che non ci fosse nulla nell’area dell’apertura e con un piccolo salto si inerpicò su, rotolando su quel pavimento. Uno alla volta anche gli altri guadagnarono l’uscita.
“Bene” commentò il middenlander. “E ora dove ci troviamo?”
Si guardarono intorno. La sala era completamente circolare, molto vasta, illuminata da torce che, più che bruciare, sembravano fosforescenti. Aygarth girò lo sguardo e notò una porta dall’altro lato della stanza. Mosse un passo, quando le torce alle pareti emisero un bagliore sinistro, quasi violaceo. In un attimo, la stanza parve scurirsi, perdendo di contorno. Aygarth non ebbe nemmeno il tempo di lanciare un avvertimento: l’urlo di Zadris si fece strada nella sua mente, forte, dirompente, terribile.
AYGARTH! Aygarth...
Il ragazzo si sentì trascinare al suolo. L’alabarda che teneva legata sulla schiena sembrò diventare più pesante di centinaia di chili. Cadde in ginocchio, boccheggiando. L’urlo di Zadris gli aveva inconsciamente fatto scatenare i sensi della Forgia ma, con panico crescente, si avvide che la sua vista speciale andava sbiadendosi, finché il mondo non tornò alle sue tinte originali.
“Cosa sta...?” imprecò, allarmato. Si voltò verso il gruppo e sgranò gli occhi quando si avvide di cosa stava accadendo.
Il Cronista gemette, portandosi le mani agli occhi, per coprirsi dall'improvviso lampo che li aveva resi inservibili. Sentì attorno a lui urla soffocate, tra la sorpresa e il terrore, e si affrettò a spalancare nuovamente le palbebre. Distinse davanti a lui la figura di Aygarth, in ginocchio, e scattò in avanti. Al primo passo inciampò in una sporgenza nel terreno, e rovinò a terra: il contatto improvviso del suo torace con il suolo gli tolse il fiato, nonostante l'armatura che indossava. Con uno sforzo notevole riuscì a mettersi capovolto, a faccia in su, verso il soffitto di quella strana stanza che a malapena era distinguibile.
-Un'improvvisa perdita di forze?- si chiese, cercando di capire come mai provava quella spossatezza indibicile. Poi si guardò le mani, e rimase sbigottito dai contorni..erano così.. sbiaditi. Cercò di pescare nella sua mente ricordi simili, e si affacciò in lui un tremendo sospetto. Tutto era meno netto, meno dettagliato alla vista. Con uno scatto confuso, afferrò la katana che gli era scivolata di mano e la portò davanti al volto, studiando il riflesso dei suoi denti sulla lama.
I suoi canini erano normali.
Si puntellò con il gomito destro e con uno sbuffò cercò di alzarsi in piedi, mentre la sua mente cercava di ricorrere alla preveggenza. Niente. Nessuna vibrazione, nessuna sensazione particolare se non la stanchezza, il timore, e i polmoni che a stento iniziavano a gonfiarsi. Era tornato un giovane qualsiasi, e per di più senza quella dote innata che l'aveva sempre isolato dagli altri.
Gli altri non erano da meno. Carnival si portò le mani alla testa: il colorito ridivenne roseo, i capelli più curati e in forze. Stava tornando umana. “Che mi succede! Che succede, cos’è questo! Mi cambia, mi sta cambiando! Qualcosa mi cambia, mi rode! NO! Non voglio tornare come prima!”
Nether piombò in ginocchio; fin dalla sua posizione, Aygarth vide che i canini da lupo erano spariti. Galdor guardò dove portava il marchio: la pelle era tornata liscia. La luce del bastone di Xanter si affievolì per poi svanire nel nulla. Nexor e Lao sembravano spaesati: i loro poteri mentali erano svaniti del tutto. Persino la creatura-sciame, di solito così irreprensibile, manifestava segni di disorientamento: camminava per la stanza senza parlare e senza una direzione precisa.
Aygarth gemette. Provò a chiamare il Cronista con la mente, ma non percepì nulla. Il contatto con Zadris sembrava essere stato reciso in un colpo solo, e persino la lama sembrava aver perso il suo splendore. E la Forgia... scomparsa! Nessun potere, nessuna vista speciale. Persino i suoi tatuaggi stavano scolorendo, fondendosi nella pelle.
Sentì perdere quasi la presa sul reale. La penombra si fece più fitta, benché le torce divampassero con vigore. Persino la vista dei suoi compagni stava fondendosi con le tenebre...
Lasciati andare...
Quella voce – no, molte voci – fecero breccia nella sua testa. Avevano un che di suadente. Per un attimo gli parve che le forze venissero meno solo a udirle. Lasciati andare... perché resistere? Tu non dovresti essere qui. Tu non VOLEVI essere qui. Era altro ciò che ambivi... Come un miraggio nella nebbia, davanti al ragazzo scorsero immagini colme di pace e serenità. Immagini che nemmeno nei propri sogni si figurava. Si rivide alla forgia, mentre lavorava alle spade che vendeva. Rivide Athkatla, la sua città natia, i suoi amici che lo chiamavano la sera per andare a Mano di Ferro a bere una birra tutti insieme. Vide anche una bellissima giovane dai capelli biondo cenere che passando dalla bottega gli sorrideva...
E’ questo che vuoi, è questo che volevi... Perché continuare? Puoi essere di nuovo normale. Senza doni. Senza maledizioni. Di nuovo tutto come prima...
Aygarth crollò con la fronte al suolo, i denti serrati in un ghigno di sofferenza.

Non viste, sopra di loro, una miriade di ombre vorticavano nel vuoto.

Il Cronista riuscì a mettersi in piedi, nonostante il peso improvviso dell'armatura che indossava. Le sagome dei suoi compagni non si distinguevano quasi più, nella penombra crescente. Si mosse verso il punto dove aveva visto Aygarth fino a pochi istanti prima, fino a quando tutto attorno a lui fu buio. Portò una mano davanti a sé, e percepì il tocco di una maniglia. Istintivamente strinse la presa e fece un passo in avanti. Fu come un balzo improvviso, e si ritrovò sulla soglia di una vecchia casa, piccola e confortevole, che conosceva bene. Un chiarore lunare filtrava alle sue spalle, e si guardò verso il fogliame, sopra la sua testa, e poi verso il terreno, alcuni metri più in basso.
Sospirò, mentre una forza irresistibile lo chiamò dentro casa, e non potè far altro che obbedire. Varcò la soglia e si guardò intorno, mettendo a fuoco gli oggetti nell'anticamera, piccoli dipinti raffiguranti paesaggi notturni, composizioni floreali e strani sassi, rametti che erano stati raccolti e intrecciati con cura. La luce della luna illuminava una piccola porta, semichiusa. Sentì un rumore aldilà di essa, e una voce dolce, melodiosa quasi, che chiamò con voce incerta: “Logan?”
Apri quella porta, Logan..è questo il tuo presente, quello che desideri..starai con lei per sempre.. sentì sussurrare ..lei è qui per te. Viva..
Strinse gli occhi in uno spasmo di dolore, e lentamente portò la mano alla maniglia della piccola porta.
La richiuse con uno scatto.
Corse fuori, il più velocemente possibile, e si proiettò attraverso i rami, verso il basso, con un unico balzo. Dimenticandosi che non era un Vampiro.
Era solo un piccolo, debole e ingenuo uomo.
Atterrò nella polvere, sbucciandosi un ginocchio. Guardò verso l'alto, mezzo accecato dal sole di mezzogiorno, verso il più grande dei ragazzini che stavano sopra di lui. Lo guardavano ridendo, prendendolo in giro.
Si rialzò con uno scatto furioso, e afferrò quel monello per il colletto della camicia, accorgendosi di arrivargli al mento. Istintivamente gli altri bambini fecero un passo indietro, di fronte a quel gesto di rabbia. Il Cronista vide solo le sue mani che stringevano le vesti dell'altro, piccole mani sporche di terra, con le unghie tutte rosicchiate. Mollò la presa, e senza dire una parola, scappò via, sentendosi urlare dietro i peggiori insulti.
Questa è la tua vecchia vita, quando eri solo a causa del tuo potere..senza di esso adesso sarai accettato da tutti..potrai vivere una vita normale.. mormoravano dolcemente le voci. Il Cronista saltò uno steccato, diretto verso i campi “Io sarò sempre da solo! Se non è per la mia preveggenza, sarà per qualcos'altro! L'alchimia, per esempio!” urlò con quanto fiato aveva in corpo, senza badare al suo tono di voce infantile. Saltò un fossato, e si ritrovò sulla piccola terrazza panoramica di casa sua, ai margini del bosco.
Prima di incontrare Aelyn, prima di diventare un Vampiro. Quando usare la sua preveggenza non serviva, visti i giorni che si susseguivano tranquilli, con il lavoro giornaliero e le nottate passate a osservare il cielo. Quando si era sentito una persona normale, in pace con se stesso e con il mondo. Ecco, Logan..il tuo posto è qui..un uomo sotto il cielo stellato. Il rumore dei grilli e nient'altro. Lasciati andare, e potrai essere in pace per sempre. Sul volto del giovane alchimista comparve un timido sorriso, mentre guardava le stelle.
<Sempre con lo sguardo per aria, Logan-san?>
Si voltò lentamente, verso un vecchio comparso accanto a lui, gli occhi a mandorla, il volto solcato da profonde rughe e un sorriso benevolo. Il suo vecchio capo clan, in Oriente.
<Sì, sensei.> Si voltò di nuovo verso il cielo stellato, come lo ricordava nei suoi anni passati dall'altra parte del globo <Sai, Logan-san, sono fiero di averti accettato con noi, nella nostra famiglia. Ma sarebbe meglio che tu non ti facessi vedere in piedi a quest'ora, o qualcuno di noi potrebbe accorgersi che non dormi mai.>
Abbassò la testa, fissando il laghetto nel giardino con aria colpevole <Sì, sensei. Perdonami. Ti prego tuttavia di non usare quel nome..il mio adesso è solo Cronista.>
<Chi-ni-sa-a...Cronista. Come preferisci. Non lo userò mai più. Ma sappi che non è bene dimenticarsi da dove veniamo..mai, in nessun caso. Nemmeno per un tipo come te.>
Il Cronista si voltò di scatto, ma il vecchio era sparito. Era di nuovo immerso nel buio, ma le voci tornarono a circondarlo, stavolta molto più decise Noo Logan, dimentica tutto questo..un passato di dolori, tormenti, costrizioni..pensa a lei..alla tua vita con lei.. quasi contemporaneamente davanti al giovane comparve Kyla, gli occhi blu scuri che brillavano felici, in attesa di un suo abbraccio.
Fece un passo in avanti, fino a toccarle i capelli, e la strinse a sè. Le voci sussurrarono soddisfatte, mentre il giovane appoggiava delicatamente le labbra sui capelli della ragazza. Poi l'alchimista sorrise, un sorriso amaro. “Ci penso ogni momento. Non so come finirà, quando uscirò da qui. Ma so che ho bisogno della mia forza, per proteggerla. Ho bisogno di essere come sono..in un altro modo non ci riuscirei.” disse semplicemente.
Le voci sibilarono dapprima sorprese, poi sempre più furiose, fino a cessare del tutto. Kyla scomparve dalle sue braccia, e il buio tornò a circondarlo. Ma meno fitto di prima. Alzò gli occhi verso l'alto, uno sguardo furente, verso il vortice di ombre che si muoveva nel vuoto sopra la sua testa.


Aygarth strinse i pugni. Le voci sibilavano, suadenti eppur feroci. Le immagini che sfrecciavano di fronte a lui lo rendevano incapace di reagire. Rivedere Athkatla, la sua Athkatla... ciò che aveva perduto, in un giorno solo. Quei giorni...quando non c’erano preoccupazioni, solo la soddisfazione del proprio lavoro, solo le voci gioiose dei suoi affetti, che non lo facevano sentire solo anche quando i tempi erano duri. Il suono delle risate... odori buoni, rassicuranti, non più quello del sangue e della morte.
Puoi riprendertela! Puoi riaverla. Lasciati andare, ti ricondurremo là. Sarà tutto come prima. Riavrai tutto. Le immagini di fronte a lui sbiadirono per lasciare spazio a un’altra, molto più terribile. Liberati, poiché è questo ciò che celi dentro di te!
Aygarth trasalì. La figura che aveva di fronte era la sua copia conforme, ma c’era qualcosa... Li vide. I canini, gli occhi rossi, il ghigno intriso di follia omicida. Un Vampiro.
Accadrà, lo sai! E’ solo questione di tempo. Non negarlo! Ti sei trasformato in un mostro che attende solo l’attimo propizio per aver sciolte le catene. Non è questo che vuoi... Liberati di tutto... del tuo fardello, del tuo eterno tormento. Lasciati andare.
L’alabarda sulla schiena divenne insostenibile. Aygarth fu costretto a crollare al suolo, supino, artigliando le piastrelle con le mani. Gli parve di sentire una risata, mentre il contrasto tra quei panorami stupendi e la visione di se stesso mutato gli martellava la coscienza.
Sentì bagnato sulla gota: una lacrima.
“Finché questa non sarà come il sangue, tu sarai ancora umano.”
Quel pensiero... no, non era stato un pensiero. Era una voce. La voce di Cronista, nei suoi ricordi.
Umano...
Sentì il fastidio dell’alabarda sulla colonna vertebrale, il freddo del metallo che gli mordeva la pelle. Fu come se, percependolo, si fosse ricordato di lei. Non era mai stata fredda... anche se non sapeva perché... sapeva solo che era sempre rovente...questo perché...
Za...
Le ombre sibilarono di nuovo. Ti ha portato alla morte! Come puoi continuare recando con te il seme della tua stessa condanna? Abbandonati, lasciati andare, lascia andare lei. E sarai libero...
Aygarth annaspò. Libero... libero...
Il peso dell’alabarda aumentò, e stavolta si sentì quasi sprofondare.
Zadris... Il nome gli tornò alla mente, affiorando dall’oblio in cui stava cadendo. Zadris...! Come aveva potuto dimenticarlo...? Allora capì: quelle voci gli stavano facendo perdere il senno. Si stava perdendo, con il corpo e con la mente, in quel turbine oscuro di voci menzognere, in quel turbine che li aveva privati dei poteri per difendersi e ora stava annientando le loro anime.
Zadris!
Le ombre sibilarono. Perditi!, urlarono in coro. E’ lei la causa di tutto. E’ lei che ti ha portato a questo. Rinnegala e sarai libero. Rinnegala, e vieni con noi. Non sarai più un mostro. Sarai finalmente...
“Zitte...!” Aygarth soffocò un ringhio di rabbia “Io...” Con un colpo di reni si rimise carponi. Nell’atto, l’alabarda si slacciò dal sostegno e cadde al suolo, un clangore che sembrò un’esplosione. Aygarth la fissò, a lungo; stese la mano, ne sfiorò le rune, la impugnò sollevandola di qualche centimetro. Nel riflesso della lama, vide il suo volto. Non c’era traccia di mutamento, niente canini, niente occhi rossi. Era se stesso, e quelle ombre stavano mentendo.
“Io... sono...” si rialzò per metà, “...UMANO!” Ci fu un ringhio roco nelle tenebre, come un serpente a cui fosse stata mozzata la coda. Aygarth portò l’alabarda di fronte a sé. Era sempre fredda, ma ora sapeva perché. La Forgia era stata dissipata: quella stanza inibiva ogni loro potere, compreso quello di Zadris. Senza quel potere, non avrebbe resistito a lungo: l’anima dell’alabarda avrebbe perso il suo vigore e sarebbe scomparsa. E ciò significava morte.
Non è questa la tua vita, stolto! continuavano le ombre. Per quanto vorrai illuderti che sia così? Abbandona quel tuo fardello... Il tuo posto è lontano, il luogo che desideri ardentemente, e noi ti ci condurremo...
“TACETE!” urlò il ragazzo. Strinse l’asta come a cercare la forza necessaria a reagire. Chiuse gli occhi e andò a rovistare nei ricordi, in qualsiasi cosa che potesse tenerlo stretto alla realtà. E vi trovò un viso bellissimo, occhi viola, capelli blu, orecchie puntute. Il volto di Nihal.
Per te mi ero ripromesso... di essere un guerriero... alla tua altezza... pensò. Poi guardò Zadris e digrignò i denti. E anche alla tua. Quella è una menzogna, non è più la mia vita. Non lo sarà più. Non dopo tutto questo. Non dopo quanto è accaduto a noi...
Le ombre sopra di lui sibilarono. Aygarth cercò di rimettersi in piedi, ma le gambe gli cedettero. L’anima di Zadris, vincolata al potere del metallo ora inibito, stava cedendo, e lui ne risentiva. Vi si aggrappò come a un’ultima speranza, e in quell’atto sentì una presenza accostarsi alla sua mente: quella del Vampiro. Di colui che era diventato suo fratello, vincolati dal sangue e dall’amicizia in molte battaglie. Uniti da Zadris. Dalla Forgia.
Abbandonala, e riavrai la tua vita!
“E’ grazie a lei... che sono ancora vivo“ mormorò con fatica. “Lei non è... la mia... condanna...” Ad ogni parola gli sembrava di riacquisire un pezzo di sé. “Lei è... la mia... ANIMA!”
La potenza di quell’urlo sembrò tale da dissipare l’oscurità di fronte a sé. La stanza tornò a fuoco, coi le pareti, le torce e il pavimento; ma il soffitto era ancora invisibile. Benché avvertisse una vaga sensazione di soffocamento, non ci volle alcun senso speciale per sentire il molteplice ululato di rabbia delle ombre vorticanti sopra di lui.


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Lao Tsung
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MessaggioInviato: Gio Dic 10, 2009 1:44 am Rispondi citandoTorna in cima

I sensi del gruppo erano appannati dai suoni e dalle immagini proiettate dalle ombre. Gli occhi di Lao vorticavano in tutte le direzioni. Facce, a centinaia, lo guardavano speranzose, sussurrandogli dolci esortazioni. "Ci hai aiutato, resta con noi. Sii di nuovo la nostra ispirazione". Quelle parole erano come veleno nel suo cuore. Sentiva il peso di anni, di decenni di vagare e di sensi di colpa che gli appesantivano le spalle e l'anima."Tornate nei miei ricordi. ANDATEVENE!!! E' il passato! E' il mio MALEDETTISSIMO PASSATO. Non fu colpa mia." si ritrovò ad urlare come un forsennato, con il volto grigio.

Lasciati andare...
Come era accaduto per i suoi compagni anche Carnival venne avvolta dalle tenebre, tenebre le quali cominciarono solo gradualmente a rischiarasi mostrandole una visione di pacifica vita domestica. Un'ampia casa, la dimora di un mercante discretamente ricco, suo padre...poi la madre che si preoccupava sempre così tanto quando ella partiva per uno dei suoi viaggi e suo fratello e le sue sorelle...
“Perduti, perduti...” mormorò la vampira “perduti per sempre. Questo non può essere...questa era la sua vita...”
Può esserlo ancora, devi solo desiderarlo, devi solo rimanere qui...
“Ma lei è morta” protestò Carnival in tono lamentoso “Morta, perduta per sempre. Se mi vedessero, se sapessero, io non sono lei, avrebbero paura di me, loro vederebbero, loro vedrebbero..”
...la loro figlia e sorella prediletta. Non ricordi?
“Io ricordo” dette queste parole Carnival rimase in silenzio, per un lungo tempo. Oh, si lei ricordava anche se il ricordo la faceva soffrire al punto di stringersi la testa fra le mani come se stesse per scoppiare mentre urlava per il dolore e la rabbia. Per quanto fosse cambiata per quanto si fosse abbandonata alla sua natura vampirica trovando una ragione di essere nell'odio per qualunque cosa viva, lei ricordava...ricordava quando era ancora una semplice ragazza che era stata felice.
Tutto questo può di nuovo essere tuo, mormoravano le voci, insistenti, insinuanti Sarai di nuovo umana, avrai di nuovo una famiglia, sarai di nuovo felice, sarai di nuovo intera, sarai di nuovo...
“NO!” gridò la negromante rialzando bruscamente la testa e ringhiando in direzione dell'illusione che era stata posta di fronte ai suoi occhi.
“Io non sono lei! Lei era buona e gentile, lei era incapace di fare male a una mosca. Io...io sono un abominio!” il suo volto si contrasse in una parodia di un sorriso “Io sono qualcosa che non avrebbe mai dovuto esistere” allargò le braccia quasi volesse mostrare a tutti il proprio essere “Io sono la Morte e il Dolore e la Sete. Io sono la fine di ogni speranza.”
“IO SONO CARNIVAL!” urlò.

Aygarth ansimava. Gli mancava l’aria. Lontane, distanti, le ombre continuavano la loro danza frenetica, radenti al soffitto, come uno stuolo di nere cortigiane che non vedevano l’ora che comparisse l’agognato cavaliere per sommergerlo di attenzioni. Il giovane digrignò i denti e fece per alzarsi, ma crollò ancora su un ginocchio. Zadris era pesantissima: era come se ogni sua virtù fosse scomparsa. Tuttavia, non se la sentiva di abbandonarla, e cominciò a chiedersi se anche l’alabarda stesse provando lo stesso scempio mentale che aveva dovuto subire. Poi, sentendo il respiro divenire sempre più difficoltoso, capì che invece stava accadendo il contrario: senza il supporto del potere di cui il metallo era intriso, la parte di anima che costituiva la coscienza di Zadris si stava lentamente spegnendo.
Udì l’urlo di Carnival. Si voltò verso di lei, poi il suo sguardo cadde sul Vampiro. Ne sentiva la coscienza ma ancora non riusciva a parlarci attraverso la mente. I suoi occhi furenti puntavano al soffitto, segno che aveva individuato la causa di quanto stava accadendo. Capì che era sveglio. “Cronista...!” chiamò. La sua voce risultò distorta in quello spazio oscuro. Era come gridare in una vasca piena di miele. Riempì i polmoni più che poté e diede fondo all’aria che contenevano. “Cronista!”

L'alchimista era immobile, a denti stretti, ad osservare quel vortice scuro che volteggiava in alto sopra di lui. La mente si affannava in cerca di una soluzione; scoprì con grande rammarico di aver sempre fatto troppo affidamento sulla sua forza e sulla sua preveggenza, entrambi doni che non gli sarebbero spettati di diritto, come umano. Dalla sorpresa strinse convulsamente l'elsa della spada quando ad un tratto udì la voce di Aygarth, terribilmente distorta, giungere alle sue orecchie. Cercò di orientarsi, all'interno di quella oscurità quasi completa, per capire la provenienza della voce. Azzardò qualche passo di corsa in una direzione, ma l'unica cosa che vide furono delle luci violacee, che comparvero improvvisamente davanti ai suoi occhi. Riuscì a collegare quell'apparizione all'unico frammento d'immagine che aveva potuto registrare di quella stanza, prima della luce accecante che l'aveva reso cieco.


Carnival stava guardandosi attorno con l'espressione di una fiera in gabbia e uno sguardo omicida negli occhi grigi.
“Un nemico, un nemico...dove sei?” ripeteva in continuazione...si sarebbe scagliata ferocemente su chiunque le si fosse parato dinanzi, poteri o non poteri.
Ad un tratto il suo sguardo si puntò sulle torce che ardevano sulle pareti della stanza...sempre che si potesse definire “ardere” il modo con cui si consumavano illuminando l'ambiente di bagliori violacei. Subito le illusioni parvero minacciare di avvolgerla nuovamente in un atmosfera di sogno costringendo Carnival a scuotere la testa violentemente, per schiarisi la vista.
“Così strano” mormorò “Così strano, così strana luce, odiosa luce viola, odiosa luce che ci manda incubi, odiosa luce che ci fa male, va spenta, va spenta, io la spegnerò, io la estinguerò.”
Prima che avesse finito di pronunciare quelle parole la vampira si era già lanciata contro le torce.

Il Cronista si avvicinò ancor di più, osservando le luci violacee con circospezione. Quando fu vicino abbastanza ebbe la conferma di quel poco che aveva potuto vedere prima del lampo: la luce violacea era emessa da strane torce, ma le fiamme si libravano nell'aria circostante in un modo completamente anomalo. Inclinò la testa leggermente, mentre ne osservava la base. Sollevò all'altezza del petto la spada, portandola quasi a sfiorare le lingue di fuoco.
La lama non rifletteva alcuna luce.
“Ho capito.” mormorò il Cronista, ma non ne fu affatto contento. -Come diavolo faccio a farle smettere di brillare se l'unica cosa che so fare in questo stato richiede un tavolo e degli alambicchi?- . Quel pensiero fu interrotto dalla comparsa di un'ombra, la cui sagoma andava via via definendosi vicino la base della torcia più lontana dal giovane. In altre circostanze il Cronista sarebbe rimasto sbigottito dell'illogicità di tale fenomeno.
Ma quelle fiamme non erano normali, e l'urlo rabbioso che accompagnava la corsa dell'ombra era molto più preoccupante. Senza riflettere neanche un momento, lasciando cadere la spada per terra, cercò di correre il più velocemente possibile verso Carnival, che si era scagliata con un balzo verso quelle luci viola.
Il Cronista pregò che quello che aveva imparato in Oriente lo potesse aiutare, anche da ragazzo qualunque.
Con un balzo si slanciò dietro l'ombra di Carnival. La donna aveva la falcata lunga, ma era cieca di rabbia e correva senza metodo. Quando vide, o per meglio dire intuì, di essere a meno di un metro da lei Cronista la afferrò alle spalle con un balzo. I due rotolarono a terra."Fermati Carnival. Calmati, CALMATI!" si trovò a urlare Cronista nell'orecchio della vampira. Aygarth intanto si aggirava cercando almeno uno dei suoi compagni, trascinando stancamente l'alabarda che sembrava essersi tramutata in un blocco di marmo tanto era pesante. Lao era ancora circondato dai volti del suo passato, sentiva un misto di varie emozioni contrastanti dentro di sè: rabbia e paura, bramosia e desiderio di fuggire."No, non deve andare così" sentì la sua stessa voce nella sua testa. Rapidamente si mise in ginocchio e chiuse gli occhi."Io non ho paura, la paura uccide la mente. Presto la paura scomparirà, e ci saranno solo i battiti del mio cuore." ripeté mentalmente a se stesso. Era tremendo doversi concentrare in quella situazione ma ci riesce. Con uno sforzo enorme riuscì a escludere l'udito e la vista dalle sue percezioni sensoriali. Restò per un tempo indefinito fermo e immobile. Sentì l'odore della creatura sciame, variegato e sfaccettato e impossibile da individuare. Sentì l'odore del sudore dei suoi compagni, del cuoio dei loro vestiti. Sulla pelle gli arrivava il lontano movimento d'aria, qualcosa che si muoveva velocemente, no due. E ancora più lontano calore, tanti puntini di calore. "Le torce!" pensa in un lampo. Si rialzò lentamente. "Aygarth, Nether, Nexor. Nessuno mi sente?" Urlò con tutta la sua forza mentre si muove verso lo spostamento d'aria.

Carnival si dibattè nella stretta del Cronista...nel suo particolare stato di vampira “migliorata” probabilmente sarebbe riuscita a liberarsi della sua presa ma ora aveva soltanto la forza di una donna normale e questa era inferiore a quella del Cronista sebbene anche questi avesse soltanto la forza dell'umano che era stato.
“Lasciami andare, lasciami andare!” gridò la donna dibattendosi “La luce odiosa, bisogna spegnerla, bisogna spegnerla! Perchè fai questo?”
Senza lasciare all'alchimista il tempo di spiegarsi Carnival ricorse alle armi preferite di ogni donna e con le unghie prese a graffiare furiosamente il Cronista, con la furia di una gatta selvatica.



Aygarth si trascinò letteralmente fino al middenlander. “Nether! Nether!” L’uomo era carponi, gli occhi sgranati, evidentemente ancora intrappolato nell’ipnosi delle ombre. Lo scosse più volte sgolandosi a pronunciare il suo nome, ma l’amico non sembrava dare cenno di destarsi. Un urlo più forte, contorto, risuonò alle sue orecchie. Guardò su e vide un ammasso informe, nero come liquame, contorcersi in mille volute fino a brillare in quelli che potevano essere considerati due occhi. Neanche il tempo di realizzare, e gli piovve addosso. Aygarth gridò di riflesso e abbarbicandosi al middenlander lo strattonò via prima che venisse colpito. Fu come trascinarsi addosso un macigno, dal tanto che era rigido, quasi immobilizzato. L’ombra ululò e tornò sul soffitto, mischiandosi al resto, per poi riformarsi e ripartire all’attacco. Aygarth rotolò su un fianco evitando l’affondo; sentì un brivido sulla pelle quando l’ombra gliela sfiorò. Il fantasma nero risalì di nuovo e si lasciò cadere a piombo, dritto su Nether. Il ragazzo dovette compiere uno sforzo disumano per tirarlo via. L’ombra fallì il suo obiettivo, tornò su per metà, poi precipitò di nuovo, stavolta su Aygarth. Due appendici artigliate presero forma dal corpo principale, e quando colpirono, il giovane ebbe persino la possibilità di capire quante dita avessero quelle nere mani.
Gridò lanciando un’imprecazione. L’ombra ululò, quasi un gesto di esultanza, e salì nuovamente in alto tuffandosi nell’ombra che ottenebrava il soffitto. Aygarth si portò la mano al braccio: quattro squarci gli tatuavano la carne, dalla spalla al gomito. Gemette nel rialzarsi, con addosso il peso di Nether e quello di Zadris. Nella sua mano, l’alabarda era ormai un blocco di ghiaccio. Aygarth vi gettò un rapido sguardo e il riflesso che vi scorse gli gelò il sangue a pari livello: le sue iridi erano diventate bianche.
E’ la coscienza di Zadris, rifletté. Senza la Forgia, sta appassendo, spegnendosi lentamente... e dato che è un pezzo della mia stessa anima... non torna al mittente... scompare... Parte di me sta scomparendo... sta morendo...
Quel pensiero gli montò addosso una disperazione concitata.
“Nether, SVEGLIATI!”
Neanche a volerlo studiare avrebbe mai dato, nella sua vita, un gancio più perfetto. Il middenlander volò all’indietro per un metro buono, crollando sulla schiena. Per quanto tremenda fosse la situazione, Aygarth provò un sentimento simile al sollievo nell’aver potuto agire senza che la Forgia lo punisse per quel gesto.
Gattonò fino a lui. Nether si risollevò in parte, scrollando la testa, come se si fosse destato da un brutto sogno. Si massaggiò il mento e fissò Aygarth con occhi socchiusi. “Ma sei uscito di testa...?”
Il ragazzo rilassò le spalle, come un gesto di vittoria. Per poco. Sentì le ombre sopra di sé, ululati e ringhi famelici; ma poi udì qualcos’altro. La voce di Carnival. Quella di Cronista. E poi un’altra. Familiare, che lo invocava. Sia lui che Nether.
“Lao!” chiamò, ma sentiva la voce ridotta a un gracchio. Non avrebbe mai potuto sentirli. Si accovacciò su un ginocchio dando nel frattempo una pacca sulla spalla di Nether: “Non ascoltare quelle voci! Ci stanno ipnotizzando. E senza poteri siamo vulnerabili...”
Alzò la voce quanto più poté. “Lao!” Alzò l’alabarda e la picchiò sul pavimento: il clangore che ne seguì rintronò per tutta la stanza, come il gong di una battaglia. “Lao, siamo qui!”

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Basta una giornata storta per trasformare il migliore degli uomini in un folle. Ecco quanto dista il mondo da me. Una giornata storta.

Ultima modifica di Lao Tsung il Ven Dic 11, 2009 1:59 am, modificato 1 volta in totale
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Akhayla
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MessaggioInviato: Ven Dic 11, 2009 1:56 am Rispondi citandoTorna in cima

“Basta..smettila..ma la vuoi piantareeee?!” gridava il Cronista, cercando di afferrare le mani della fanciulla, che lottava come una tigre. Si dibattevano al suolo, entrambi su un fianco; il giovane era riuscito a saltare sufficientemente in lungo, nonostante l'armatura, e per non schiacciarla al suolo con il suo peso aveva fatto una mezza capriola nella caduta, rimanendo senza fiato nell'impatto. Dopo pochi secondi stava già rimpiangendo quel gesto di cavalleria, visto che si era rimediato quattro lunghi graffi sulla faccia. E la ragazza continuava a infierire.
“Maledetto, Maledetto! Ti odio! Odio te e quella luce, perché non capisci? Dobbiamo spegnerla!” sibilava la sua compagna di sventura “Lo so, dannazione! Ma al momento sono impegnato con una pazza furiosa!” ringhiò l'alchimista, e d'improvviso si ricordò di una delle tante leve articolari, mai usate ovviamente, che aveva appreso nelle terre d'Oriente. Agì rapidamente, scansò l'ennesima artigliata della ragazza, e le bloccò entrambi i polsi in un'unica morsa. Portò l'indice della mano libera all'altezza degli occhi di Carnival, che lo fissava con rabbia impotente.
“Giuro, rimpiango che siamo entrambi senza la nostra forza, altrimenti avrei distrutto quelle maledette torce usandoti come clava! Ma non potrei mai farti del male in questo stato. Sarà per un'altra volta..per quando usciremo fuori di qui.” Mollò con cautela la presa sulla fanciulla, che aveva smesso di dibattersi. “Distruggiamo queste luci, ma stai attenta..userò la mia spada, tu non toccarle.” Fece per portare la mano all'elsa, quando si ricordò di aver gettato incautamente la katana per terra, pochi attimi prima. Si voltò indietro, guardando nella direzione dalla quale era arrivato.
Solo buio.

Lao sentì il rombo profondo del metallo propagarsi attraverso il pavimento. Sotto i suoi piedi arrivarono delle scariche di elettricità statica."Solo un arma potrebbe causare una tale reazione" pensa con un ghigno storto. Ancora con il solo ausilio di tatto, gusto e odorato si diresse verso Aygarth e Nether. I volti non lo tormentavano più, ma non voleva rischiare. Finalmente Aygarth riuscì a distinguere la figura di Lao che si avvicinava. Sorreggendo Nether gli si avvicinò.
Più che incontrarsi si scontrarono. Senza tante cerimonie il vecchio lo afferrò e lo guidò verso le torce."Sono le torce Aygarth, a darci le visioni. Ed inutile che mi rispondi, ho chiuso la mente a vista e udito. Vi ho trovato a naso." Per quanto fosse strana la situazione, ad Aygarth venne quasi da ridere."Questa è una frase da Nether, vecchio mio." disse anche se Lao non poteva sentirlo.
Il ragazzo rifletté sulla situazione. Le torce... Rammentò le ultime immagini di quella stanza prima che il buio vi calasse. Hanno iniziato a brillare in modo strano ed è cominciato tutto... avrei dovuto arrivarci prima. Guardò le torce riflesse sul muro, con la vista annebbiata. Aveva il fiatone, non solo per trasportare Zadris, ma perché gli sembrava di respirare sott’acqua: quell’aria era densa come poltiglia. Fissò uno di quei lumi e assottigliò gli occhi. “Ci provo...” Le sue mani strinsero l’asta di Zadris. Il braccio ferito bruciava come intaccato dall’acido. Si era dimenticato cosa significasse sanguinare senza guarire, sopportare le ferite senza l’aiuto della rigenerazione. Era una sensazione strana, aliena, che non gli apparteneva.
Provò a sollevarla a forza di braccia. Pesava almeno quanto lui, se non di più. Con uno sforzo indicibile, se la incastrò tra un braccio e il fianco per sfruttare tutti i muscoli del corpo. I tendini del collo gli si tesero fino a sembrare vermi sottopelle. Compiendo un movimento rotatorio e sfruttando la forza centrifuga dovuta al gesto, manovrò Zadris in una traiettoria circolare che terminò la sua corsa su una delle torce. La decapitò con un sol colpo, estinguendone il bagliore. Quel colpo sonoro venne accolto da un coro di ululati delle ombre che volteggiavano sopra di loro.
Aygarth cadde su un ginocchio. Il mondo appariva e spariva. Doveva uscire. Non aveva molto tempo.
“Lao, Nether, svegliate gli altri” li incitò. “Mi serve una mano...”


La vampira indirizzò uno sguardo rabbioso al Cronista “Se avessimo ancora la nostra forza dovresti guardarti da ben altro che un paio di graffi” disse in tono minaccioso ma smise di attentare agli occhi del vampiro...poi all'improvviso chinò la testa.
“Non ricordavo lei fosse così debole” mormorò “Come posso lottare, come posso difendere Astrea? Dobbiamo fare in fretta, in fretta! Cosa stai aspettando?”
L'ululato corale delle ombre quando Aygarth spense una delle torce usando Zadris non fece che aumentare lil suo nervosismo.
“Dannazione, credi che a me questa situazione piaccia?” ribattè il Cronista contagiato suo malgrado dalla sensazione di urgenza che emanava da Carnival.
Ma dove si è cacciata la mia katana?...

Come una belva ferita, le altre torce aumentarono di intensità. Aygarth si accostà ad un altra delle torce, che balenò come un falò all'avvicinarsi del ragazzo."Sfavilla pure bastarda!" urlò Aygarth alzando Zadris con uno sforzo supremo. Una nuova serie di urla agghiaccianti accolse la distruzione della torcia. Aygarth si ritrovò in ginocchio sfinito dallo sforzo anche se l'alabarda sembrava essersi fatta più leggera. Il Cronista si ritrovò a camminare gattoni facendo il percorso inverso a quello fatto per agguantare Carnival. "Maledizione, maledizione, maledizione, maledizione!" imprecava tra sè cercando la sua arma.

Carnival si guardò attorno nervosamente...Cronista non stava più badando a lei, troppo preo nella ricerca della sua arma e la donna dal canto suo non riusciva a rimanere lì impalata senza fare nulla. Stava per dirigersi nuovamente verso le torce quando all'improvviso il suo sguardo cadde su Astrea...la ragazza stava ancora dibattendosi nel groviglio di illusioni in cui lei stessa era stata presa poco prima ma a differenza di lei non sembrava essere prossima ad uscirne. Dal soffitto della stanza la figura nera di un'ombra stava calando su di lei, come un avvoltoio che si appresti a infliggere il colpo di grazia ad un animale ferito e quella vista bastò a far uscire dalla mente di Carnival ogni pensiero riguardante Cronista e le torce.
La negromante emise un urlo di rabbia e si scagliò contro l'ombra, pronta a combattere a mani nude se necessario, nonostante una battaglia del genere potesse finire in un modo soltanto.

Lao si aggirava per la stanza assieme assieme a Nether, cercando gli altri ancora in preda alle visioni. Il vecchio non riusciva a tenersi concentrato per escludere i suoi sensi e contemporaneamente cercare i compagni, quindi si decise ad aprire gli occhi. All'inizio non si accorse del cambiamento, continuando a vagare senza meta per la stanza finchè non riuscì a scorgere una figura stesa in terra."Galdor." pensò in un soffio quando gli giunse remoto il suono dei lamenti del compagno.

Aygarth cominciava a non farcela più. Una, due, tre torce; alla quarta crollò, completamente privo di forze. Il braccio gli era diventato freddo e il sangue sgorgava copioso. I lembi degli squarci bruciavano come cosparsi di sabbia. Il ragazzo fu colto dalla tentazione di sdraiarsi e riprendere le forze, ma dentro di sé sapeva che se si fermava era perduto; e lui non voleva morire. Non voleva che nemmeno Zadris morisse. La vista andava e veniva; respirare si era tramutato in un’azione non più di riflesso, ma di concentrazione estrema. Se Honoo fosse stato con loro... forse avrebbe fiutato subito la trappola. Invece si erano fatti giocare come pivelli, e questo bruciava ancor più della ferita al braccio.
“Lao, SBRIGATI!” urlò con quanto fiato aveva in corpo. Si alzò puntellandosi sull’arma. Nel mentre udì appieno l’ululato delle ombre. Alzò lo sguardo e l’impressione che ebbe fu quella di un’onda nera che si muoveva per sommergerlo. Sollevò l’alabarda a farsi da scudo: erano solide, la ferita che portava ne era la prova schiacciante. C’era solo da sperare che non lo fossero a comando, o quella sua azione difensiva non avrebbe portato a nulla, se non a una sconfitta schiacciante.

La vampira e l'ombra si stavano fronteggiando silenziosamente, una nero ammasso di tenebra in vaga forma umanoide, l'altra fin troppo umana per i suoi stessi gusti. Un paio di volte l'ombra tentò di scivolare oltre Carnival, vero la figura di Astrea inginocchiata e con gli occhi chiusi, le mani abbandonate lungo i fianchi....una preda fin troppo semplice. Entrambe le volte la vampira si mise nuovamente in mezzo ringhiando in faccia all'essere la sua rabbia impotente.
Infine l'ombra si decise ad attaccare: due nuove braccia crebbero rapidamente dal torso vagamente umanoide protrundendo dalle mani adunche artigli affilati. A coppie le mani scattarono verso il torso e la gola della vampira tentando di trafiggerla e strangolarla allo stesso tempo e per evitarle Carnival potè soltanto gettarsi a terra: non abbastanza in fretta...sul fianco sinistro si aprirono due ferite, lunghe ma superficiali dove gli artigli dell'ombra avevano colpito la carne. Sul volto di Carnival si dipinse un'espressione di assoluta sopresa.
“Io...non capisco. Io sento...dolore? Ferita...non guarisce...” nonostante tutto il fatto di poter essere ferita fu uno shock per Carnival ma presto la meraviglia fu sostituita dalla rabbia “Odiosa, odiosa!” gridò in faccia all'essere.
Sul volto di Astrea un muscolo si contrasse, come in un tic nervoso.

Lao si affannava a risvegliare Galdor, ma l'uomo sembrava non collaborare. Rantolava in preda a chissà quali incubi. Dopo un paio di inutili tentativi Lao si decise e comincio a schiaffeggiare Galdor. "Lao sbrigati, Lao sbrigati. Parla facile lui." mormorava mentre percuoteva il compagno. Finalmente Galdor aprì gli occhi, si sentiva rintronato ma era sveglio, l'incubo era passato, ma ne era arrivato un altro. Un ombra enorme, nera come la pece. "Dietro di te" disse in un soffio. Lao si girò di scatto, non abbastanza in fretta per poter evitare un nero tentacolo che gli frustò con violenza sulla faccia. "Galdor, le torce, distruggi le torce." si trovò a urlare Lao mentre schivava nuovi colpi dei tentacoli. "Aygarth, ti dispiace muoverti!" urlò con quanta forza aveva nei polmoni, sperando che il ragazzo lo sentisse.

Il giovane fabbro udì la voce di Lao, come un eco lontana, appena sopra l’urlo collettivo delle ombre che gli piovvero addosso. Era impossibile capire chi avrebbe colpito per prima, così Aygarth non attese che lo facessero. Si sollevò in piedi, con uno sforzo estremo, e alzò Zadris; poco ci mancò che venisse sbilanciato all’indietro a causa del peso dell’arma. La lama calò con violenza; il nugolo di ombre si disperse in un primo momento, in due ali; dopodiché attaccarono dai due lati. Aygarth non trovò altra soluzione che buttarsi a terra. Non fu abbastanza veloce: sentì i tagli sulla schiena, il senso di gelo e poi il calore improvviso. Calore che non era Forgia, ma sangue.
“Muoverti? Qua ci lascio le penne…” imprecò sonoramente. Rotolò di qualche metro per sgattaiolare via dalle ombre, ritrovandosi proprio al cospetto di una quinta torcia. Non guardò se lo stessero ancora tallonando: usò lo slancio per rialzarsi in piedi e menare un colpo fortissimo. La lama addirittura penetrò nel muro retrostante, moncando la fiaccola ed estinguendo per sempre la sua fiamma.

La lotta impari continuava e disarmata e priva dei propri poteri Carnival stava avendo la peggio...aveva riportato altre due ferite e cominciava a risentire della stanchezza dovuta al continuo schivare gli assalti dell'ombra che dal canto suo sembrava stare giocando al gatto col topo emettendo sibili pieni di gioia maligna. Infine l'ombra parve decidere di farla finita: dopo aver fintato un attacco si sollevò in aria sopra Carnival e dal suo torso scattarono una decina di tentacoli che si chiusero attorno alla vampira come una gabbia. Fine del gioco.... mormorò l'essere con voce carica di veleno ma proprio in quell'istante un pugnale fischiò nell'aria centrando in pieno il corpo centrale dell'ombra, seguito poco dopo da un secondo. Colta di sorpresa l'ombra emise un sibilo di dolore e rabbia e si sollevò ma questa volta non per attaccare ma per riunirsi alla massa turbinante sul soffitto della stanza. “Era ora che fossi io ad aiutare te per una volta!” disse Astrea con un sorriso.
Già da qualche tempo la ragazza aveva notato che dopo il morso di Carnival occasionalmente riusciva percepire le sue emozioni..ed erano state proprio l'angoscia e la rabbia della vampira a penetrare attraverso le illusioni create dalle ombre fino a farla svegliare “Stai molto meglio così, sai?” disse ancora in tono che era scherzoso solo per metà “Chi dobbiamo picchiare?”
Carnival per un istante parve troppo stupita per replicare ma si riprese in fretta “Le torce, le torce! Dobbiamo spegnerle, dobbiamo distruggerle!”

Galdor osservò stralunato per un secondo Lao che schivava i neri tentacoli d'ombra, spesso non abbastanza veloce per non subire dolorose ferite. Come colpito da un fulmine si riscosse e si alzò, correndo verso i puntini di luce che indicavano le torce. Estrarre e sollevare lo spadone sopra la testa furono un unico movimento fluido. "Elrohir!" ruggì mentre la spada praticamente disintegrava una delle torce. Un urlo agghiacciante proruppe dall'oscurità, che si diresse verso quegli uomini che stavano distruggendo la sua stessa forza vitale. Con un ribollire e un sibilo prese la forma di una barriera. Lao, Carnival, Astrea, Nexor da una parte. Aygarth, Galdor, Nether Cronista e le ultime torce accese dall'altra."Ha paura. Non vuole che aiutiamo i compagni." urlò infuriato Lao."Al diavolo." pensò prima di correre e tuffarsi in quel muro nero. Fù come immergersi in una pozza di pece liquida, che mordeva ogni singolo centimetro della sua carne. Dopo un interminabile secondo uscì dall'altra parte. "Le mie classiche idee geniali. Aygarth continuate a distruggere le torce, provo a coprirvi io" disse mentre si rimetteva in piedi barcollante.

Aygarth barcollò ma mantenne l’equilibrio. Aveva le iridi talmente bianche da sembrare cieco. In effetti non ci vedeva benissimo. Fece un passo e toccò qualcosa, che emise un clangore ovattato. Allungò la mano a tentoni e riconobbe il morbido tessuto che rivestiva l’impugnatura della katana del Vampiro. “Cronista!” chiamò. “La tua spada è qui!”
Il vampiro si voltò di scatto nella direzione da cui proveniva la voce del fabbro Finalmente! pensò mentre correva verso di lui. “Grazie Aygarth” disse con un sorriso impugnando la katana ed assaporando la familiare sensazione dell'impugnatura nella proprie mani, ma il sorriso si spense immediatamente quando il Cronista si accorse delle condizioni in cui versava il ragazzo. “Sei allo stremo” disse ancora in tono preoccupato.
Aygarth sfoderò un sorriso sardonico. “E’ pazzesco, vero...? Mi uccide di più il rimanere privo di doni o maledizioni, che avere il loro peso addosso...” Sollevò l’alabarda a due mani. Dèi, come pesava. “Diamoci da fare… Lao non terrà a bada quelle ombre a lungo. Prima distruggiamo quelle torce, prima riacquisteremo i nostri poteri. E prima potremo dargli una mano.”


"Chiedo a lor signore di fare il più in fretta possibile o ci restiamo tutti secchi." urlò alle sue spalle Lao, mentre la nera muraglia di fronte a lui ribolliva, pronta a colpirlo. Un tentacolo saettò versò di lui, ma il vecchio era pronto a schivarlo. Scartò velocemente a destra e lo afferrò con la sinistra, ma era come prendere in mano il filo di una spada. Quando si ritrasse Lao aveva un taglio netto e profondo in mezzo al palmo."State uniti. Non posso coprire un fronte di cinque metri. E sbrigatevi." urlò per l'ennesima volta mentre deviava i tentacoli con ginocchia, gomiti e taglio della mano. Si trattava solo di applicare ciò che sapeva da decenni, nemico diverso, stesse armi taglienti e pronte a uccidere.

[continua]

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Io sono una creatura del Caos. Ma dal Caos nasce la saggezza, e dalla saggezza il potere.

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MessaggioInviato: Mar Dic 15, 2009 1:42 am Rispondi citandoTorna in cima

La vampira fissava esitante la muraglia d'ombra...con il passare degli anni Carnival si era affidata sempre di più ai poteri derivanti dalla sua natura e adesso si sentiva un po' smarrita. Astrea dal canto suo era molto più a suo agio...aveva perso l'aiuto della magia , d'accordo, ma le restavano sempre le sue abilità di ladra.
“Dobbiamo passare anche noi, le torce sono dall'altra parte”
La vampira si voltò verso di lei “Non ho più la mia forza, i miei poteri. Io...non so come fare.”

Lao continuava a deviare i tentacoli neri, senza curarsi dei compagni alle sue spalle che si adoperavano per distruggere le torce. L'unico cenno di interessamento era un secco grugnito accompagnato dal commento"Bel lavoro" ogni volta che un tonfo secco e l'urlo della creatura d'ombra gli confermavano che c'era una torcia in meno. Una parte dei tentacoli cercavano ancora inutilmente di raggiungere Aygarth, mentre alcuni avevano cambiato obbiettivo: eliminare l'ostacolo: Lao. Il vecchio era veloce ma non sempre riusciva ad evitare tagli e dolorose ferite.

Aygarth si sorreggeva con la sola forza di volontà. Benché a ogni torcia eliminata sentisse l’alabarda farsi sempre più leggera e un pezzetto di sé ritornare in vita, era come se quelle torce non finissero mai. Si avvicinò a una e alzò la propria arma, ormai con i muscoli ridotti a gelatina. Sferrò un potente fendente che mandò letteralmente in briciole sia torcia che muro retrostante. Ansimando, si trascinò fino alla successiva, che sfolgorava in maniera dirompente. Coraggio... mormorò fra sé per darsi forza, e sollevò l’arma. Solo allora si accorse di un particolare inquietante: il solco che deturpava il muro dietro la torcia. Sgranò gli occhi: quello era il risultato di un colpo di Zadris, ne era più che sicuro: il segno era inconfondibile. Sentì le ginocchia cedere di fronte a quella rivelazione: si stavano ricomponendo? Ogni volta che ne distruggeva una, un’altra si riformava? Non le distruggeremo mai... pensò, con un senso di sconfitta. Si aggrappò febbrilmente alla sua alabarda, mentre il lontano grido delle ombre sembrava schernirlo con atroci insulti.

Carnival girava avanti e indietro lungo la barriera, tenendosi a distanza dopo che un tentacolo l'aveva sfiorata rischiando di ferirla gravemente. Niente. Nessun punto debole, nessun varco per potersi unire agli altri ed era fin troppo evidente che né lei né Astrea potevano riuscire ad “attraversare” l'essere di ombra come aveva fatto Lao.
Astrea aveva provato a lanciar uno dei suoi coltelli sulla barriera ma l'effetto che aveva ottenuto era stato minimo...la ferita si era letteralmente rimarginata all'istante e la creatura aveva mosso alcuni tentacoli in direzione della ladra, costringendola a una ritirata precipitosa.
“Da sole non ce la faremo mai!” esclamò infine Astrea frustrata “GALDOR! LAO! AYGAAAAAARTH!” urlò mettendo le mani a coppa davanti al volto “Non riusciamo a passare questo muro! Aiutateciiiiii!”
L'urlo di Astrea giunse alle orecchie di Lao."Dannazione...donne!" sibilò tra sè. Con un rapido sguardo notò che niente dietro di lui è cambiato."DANNAZIONE" urlò più forte prima di lanciarsi in quel groviglio di tentacoli. Schivando sciabolate micidiali infilò le mani nella molle sostanza nera e la aprì come fosse una tenda. Stranamente i tentacoli erano robustissimi, ma il muro di oscurità no, c'era però di converso che i tentacoli non lasciavano ustioni chimiche, ma il muro sì."Adesso, muovetevi!" urlò alle due mentre teneva aperto il varco.
Carnival fu la prima ad accorgersi che Lao aveva aperto uno squarcio nella tenebrosa muraglia ma all'ultimo momento indugiò prima di passare dall'altro lato per attendere Astrea, attirandosi così un diluvio di imprecazioni da parte del vecchio
“Non sei gentile, no.” fu l'unico commento della vampira quando finalmente(dal punto di vista di Lao) si decise a passare.


Aygarth era ancora a terra. Poco lontano, si udì un fragore: la katana del Cronista aveva frantumato l’ennesima torcia, proprio quella che aveva dato al ragazzo la terribile rivelazione. Vedendo il giovane fabbro accasciato al suolo, il Cronista si affrettò a raggiungerlo. “Ehi, ehi... Fratello, tieni duro.”
“Si rigenerano” fu il secco commento di Aygarth. Alzò lo sguardo: era pallido, le iridi bianche facevano impressione. Stava perdendosi ogni secondo che passava. “Man mano che le distruggi... si ricostituiscono.” Si piegò in avanti e il Cronista dovette sorreggerlo. “Portami fuori di qui, fratello. Non riuscirò a tenere Zadris in vita ancora per molto...”
Il Cronista afferrò l’alabarda, ma si accorse con tremendo stupore che ogni legame con essa era stato reciso: senza la Forgia, ciò che lo univa all’essenza dell’alabarda, e quindi ad Aygarth, era letteralmente svanito. L’unica cosa che riuscì a fare fu sorreggere il corpo del ragazzo, sempre più fiacco, come se una forza esterna gli stesse succhiando via la vita.
Proprio in quell’istante si fece avanti la creatura-sciame. Per tutto il tempo aveva girovagato per la stanza-trappola, esaminando la torcia una per una. A dispetto degli altri, sembrava la meno disorientata. “Un catalizzatore a fasci multipli di energia inibitoria” fu il suo commento. La freddezza calcolatoria della sua analisi era fin troppo simile a quella dello stregone. “Collegati tra loro tramite canali psionici. Supplementi di energia atti alla rigenerazione, autoricostruzione spontanea finché una singola unità rimane integra.” Da una delle estremità prese forma dapprima un singolo aculeo, per poi trasformarsi in una corolla di cuspidi. Il Cronista parve sorpreso: “Ma non hai perso i tuoi poteri, come noi?” “Poteri? Non viene imbrigliata alcuna magia in questo, né le visioni ipnotiche delle ombre hanno effetto sulla nostra mente. Le nostre trasformazioni sono semplicemente l’applicazione di profonde conoscenze sulla materia organica e di ciò che ne regola il comportamento.” Alzò l’appendice dalle molteplici cuspidi. “L’unico modo per distruggere questa trappola è frantumare contemporaneamente tutti i nuclei catalizzatori.” Rimase immobile come ad attendere che tutti gli altri fossero pronti.
Il Cronista cercò di aiutare Aygarth ad alzarsi. “Ce la fai? Forse abbiamo una speranza.” “Ci provo, Cronista. Ma se non funziona, la vedo brutta.” “Funzionerà” tagliò corto il giovane e urlò ai compagni: “Tutte insieme! Per distruggere la trappola dobbiamo distruggere le torce contemporaneamente!”


Sul volto della ladra c'era un'espressione confusa, a dispetto della situazione di estremo pericolo in cui si trovavano.
“Carnival...tu hai capito?” chiese sottovoce alla vampira.
“No” rispose la negromante “ma l'importante è che funzioni. Tieni pronti i tuoi coltelli bloodsister, colpisci insieme agli altri, colpisci bene, colpisci rapida, colpisci per entrambe.”
“Va bene” disse Astrea prendendo un coltello e scegliendo un bersaglio fra le torce rimaste accese “Quella è mia” disse rivolta ai compagni indicandola mentre si tendeva per scattare. All'ultimo momento un sorriso divertito si dipinse sul suo volto “Forza, datemi il via...”
Lao deviò con un calcio un altro tentacolo, era ferito e si sentiva esausto e prossimo allo sfinimento, ma doveva tenere duro. Si avvicinò ai compagni, e sempre dando un occhiata ai tentacoli dietro di lui indicò una delle torce."Quella è la mia. Qualsiasi cosa dobbiamo fare facciamola velocemente."
Aygarth si rialzò a fatica e si pose davanti alla torcia che sfavillava a un metro da lui. Al contempo Cronista e quanti ancora svegli sceglievano il proprio obiettivo. Non aveva più forza nelle braccia. Dai. Un colpo. Ti basta un colpo. “ADESSO!” urlò, con una voce che non era sua, e menò un colpo violento con l’alabarda. Allo stesso tempo la katana di Cronista fendette l’aria, Lao abbatté un calcio furioso alla torcia alle sue spalle, Nether piantò la spada in quella che aveva davanti a sé; Astrea crivellò di pugnali un’altra fiaccola, Galdor decapitò con lo spadone un’altra, mentre la creatura-sciame si preoccupò di snudare tante cuspidi-tentacoli che andarono a trafiggere quelle rimanenti.
L’urlo corale delle ombre sembrò un lamento di una belva ferita a morte.

“Siiii, ce l'abbiamo fatta!” urlò la giovane ladra spiccando un balzo di gioia.
Allo stesso tempo la vampira fu scossa da un brivido, si accasciò in ginocchio, gli occhi rivolti verso terra e gemette.
Il sorriso scomparve altrettanto rapidamente di come era apparso sul volto di Astrea “Carnival? Stai bene? Carnival!”
“Stò bene” rispose la vampira senza alzare la testa “Oh, si. Così bene”
Lentamente, con gesti attenti e misurati la vampira si rialzò in piedi e sorrise. Il volto pallido, i lunghi canini che spiccavano in quel sorriso erano più che eloquenti.
“E' stato...strano. Così strano” disse la vampira “Per un atiimo è stato come...” esitò “...si, come se lei morisse una seconda volta.”
Poco lontano anche Cronista stava passando attraverso una serie di sensazioni molto simili
   Beh, sapevi che sarebbe successo, non è vero?     stava pensando in quel momento, con una fitta di improvviso rimpianto. Certo, era stato terribile ritrovarsi debole ed indifeso, un semplice ragazzo contro nemici molto più forti di lui. Eppure, era la prima volta dopo cento anni che si era sentito nuovamente    umano    .
Tutto attorno a loro gli ultimi componenti del gruppo che erano ancora sotto l'effetto dei sogni ipnotici si stavano risvegliando.
Aygarth emise un grido che sembrò un ruggito. Cadde in ginocchio, non perché privo di forze, ma proprio perché assalito da una tale scarica di vigore da non poterla quasi sopportare. I tatuaggi sulla sua pelle e le rune sull’alabarda si fecero fuoco puro. Il giovane aprì gli occhi: le iridi a specchio fecero la loro comparsa. “Zadris!” chiamò, e l’arma sfolgorò nella sua mano.
Le Ombre sul soffitto della stanza urlarono nuovamente, questa volta un urlo di rabbia e frustrazione. Le creature di tenebra, vista fallita la loro trappola, cominciarono a sciamare verso i combattenti stremati nel tentativo di sopraffarli prima che potessero riprendersi.
L'Ombra che assalì la vampira venne accolta da un sorriso sbilenco...per tutto il tempo la negromante aveva dovuto subire la frustrante condizione di essere praticamente indifesa ed ora era fin troppo entusiasta di potersi sfogare. Quando l'ombra proiettò i suoitentacoli per avvinghiare e ferire la vampira questa si limitò a strapparglieli uno a uno.
Erano rimasti al buio. Nell’oscurità, prima che Xanter alzasse il suo bastone per far luce, spiccava solo la figura di Aygarth, lucente nei tatuaggi che sancivano la Forgia. Il giovane si voltò verso il fondo della stanza. Eccola. L’aveva cercata per tutto il tempo. La porta.
“Lasciatele perdere!” urlò, riferendosi alle ombre. “Correte!”
L’urlo di incitamento raggiunse l’intero gruppo. Si affrettarono tutti verso quell’uscita che sembrava l’unico appiglio per la salvezza. Le ombre lanciarono un grido collettivo di frustrazione e si precipitarono su di loro, ma stavolta nessuno si fece cogliere impreparato. Galdor si voltò il tempo sufficiente per scagliar loro contro un getto di fuoco che le disperse in molteplici direzioni. Un colpo telecinetico di Nexor ne bloccò un fascio consistente, mentre lo stesso Aygarth, quando una di quelle ombre si fiondò su di lui per aggredirlo coi suoi artigli, afferrò l’alabarda e l’elevò dal basso verso l’alto in una scudisciata che la tagliò in due in un sol colpo. Poi si rimise a correre.
“La porta!” urlò a Lao, che era più vicino. “Aprila!”
Il guerriero vi si gettò addosso con una spallata che non solo la aprì, ma la scardinò del tutto. Entrò Cronista, Astrea, Carnival, e la creatura-sciame. Poi Nether, Xanter, Nexor, infine Aygarth seguito da Galdor, che girandosi per l’ultima volta scagliò una lingua di fuoco talmente dirompente da costringere le ombre alla ritirata.

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Se non c'è il fiore non ci sarà neanche il frutto, Se non c'è niente allora non farò niente.

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MessaggioInviato: Mer Dic 16, 2009 3:30 pm Rispondi citandoTorna in cima

In un istante, una frazione di secondo, tutto si oscurò. L’uomo imprecò a voce alta. “Cosa diavolo…?” esordì, “Dove sono gli altri?”. Il Guerriero si voltò in avanti: “Il corridoio si è sbarrato. Mi sa che ormai ci siamo persi. Questa Rocca mi sta dando sempre più sui nervi, non avrei mai pensato che potesse cambiare il suo aspetto e dividermi dal gruppo”. Lucas sorrise: “Poteva anche andare peggio. Poteva anche succ…” Sentì un rumore provenire dal pavimento, e pensò: “Non dirlo.”
Il suo volto si contrasse in una smorfia: “Sai che se continua così potrò anche vagare all’infinito all’interno della stessa sala? O anche peggio, scomparire insieme ad essa, essere divorato completamente dall’Oscurità.” Il Cavaliere Nero assunse la sua solita espressione, più che spavalda, superba: ”Mi presenterò da lei con un cesto di frutta e le renderò i miei omag...”. Le pareti ondeggiarono, il guerriero si appoggiò ad un banco da lavoro che si trovava lì intorno. Si ritrovò disteso a terra sulle proprie braccia. “Dovrò attendere. Penso che per ora l’Oscurità mi abbia risparmiato e abbia divorato il banco da lavoro.
Che sia un segno degli dei che vogliono che la smetta di parlare da solo?” esordì mentre si rialzava. “Aspetta, ma io credo negli dei? Bah. Sciocchezze. Quando sono divertente non c’è mai nessuno a guardarmi”. Il guerriero ormai vagava da solo forse da ore, i corridoi si tramutavano in stanze e viceversa, gli oggetti man mano sparivano, sapeva che era la sorte che prima o poi sarebbe potuta toccare anche a lui.


“Aspettate.” Il Cronista si fermò di botto. Anche la Creatura-sciame dava segni di inquietudine.
“Che c’è?” Aygarth affiancò il Vampiro e scrutò davanti a sé coi sensi della Forgia. “Io non avverto niente.”
“C’è qualcosa. Non riesco a capire...” Il Vampiro avanzò di qualche passo. Era come se il suo senso di prevggenza si sfaldasse, come se il tessuto del reale continuasse a sfilacciarsi impedendogli di avere una visione precisa del futuro. Allungò una mano di fronte a sé come se si aspettasse di trovarsi davanti una porta immateriale. Dopo qualche passe la sua mano sparì, come diventata invisibile. Il Vampiro sgranò gli occhi e indietreggiò rapidamente. “State indietro!” fu il suo grido d’allarme. “Sono le distorsioni di cui parlava Honoo. Questo corridoio ne è pieno, e sono senza controllo!”

L’avvertimento giunse appena in tempo. Il gruppo si sparpagliò nell’ampio tunnel per evitare di essere d’intralcio l’uno con l’altro. Le distorsioni si manifestavano con un lieve tremolio nell’aria, ma non sempre, il che le rendeva di difficile individuazione. Il problema è che erano in movimento, e anzi, sembravano puntarli, come bocche fameliche. Lao compiva acrobazie quasi incredibili pur di evitarle, Nether si tuffava agilmente, per quanto gli poteva permettere l’armatura, per schivarle, mentre Carnival aveva preso in braccio Astrea per metterla al sicuro, approfittando della sua agilità da vampira.
Xanter era quello più svantaggiato. Il suo corpo non era agile come quello degli altri. Dopo averne evitate due, una gli sorse praticamente sopra e gli rovinò addosso, facendolo sparire nel nulla.
“XANTER!” gridò Nexor, prima che l’aria tremolasse alle sue spalle. Solo uno spintone di Galdor riuscì a mettere entrambi al sicuro. Dall’altro lato della sala ci fu un altro grido, e Aygarth si voltò da quella parte, con il respiro mozzo per il terrore.
“CRONISTA!” Il ragazzo si tuffò verso una grossa apertura nel terreno che stava risucchiando il Vampiro. Allungò l’asta dell’alabarda, e l’altro l’afferrò appena in tempo per evitare di sparire del tutto. “Aiutatemi! Aiutatemi, Dèi maledetti!” cominciò a urlare il giovane. Subito Nether e Lao lo afferrarono per i piedi recuperando il Vampiro dalla trappola mortale. Non appena questi poggiò i piedi al suolo, al sicuro si allontanò da quel punto, trascinando seco il ragazzo.
“Dov’è Xanter?”
“Non lo so! E’ sparito! E queste dannate distorsioni appaiono dal...”
Aygarth sentì un gorgoglio sopra di sé e alzò lo sguardo. Vide qualcosa di molto simile a uno squarcio nel reale, ma non era tutto: qualcosa lo stava attraversando. Non ebbe nemmeno il tempo di alzare l’alabarda: qualcosa gli rovinò addosso, trascinandolo al suolo. Di riflesso, scatenò la Forgia, ma non sentì alcun effetto. Ciò che era certo è che qualsiasi cosa gli fosse arrivata addosso, odorava di sangue e non era un nemico.


La stanza aveva ripreso a tremare, Lucas si appoggiò velocemente ad una sporgenza mentre qualcosa cominciò a brillare, la sporgenza venne risucchiata dalla luce, e il Cavaliere Nero ne fu trascinato. Si sentì vorticare in un infinito vuoto e scuro, poi una nuova luce. Si spalancò una grande crepa dal soffitto e l’uomo piombò verso terra. I suoi sensi erano ridotti e impiegò più del dovuto per capire che quello su cui era atterrato non era il pavimento.
“Lucas?” disse la voce.
Il Cavaliere strabuzzò gli occhi: “Che cav… Aygarth?! Dove diavolo siamo? Che ci fai qui?”
“Che ci fai tu qui! Da dove diavolo sei piovuto?!” Il ragazzo fece per scrollarselo di dosso ma una fitta all’inguine gli fece vedere le stelle. “Per quanto riguarda il dove, ti faccio notare che sei atterrato proprio nel punto cruciale... quindi... se cortesemente ti vuoi spostare...”
“Allora anche tu hai raggiunto la pubertà, eh? Ne sono successe di cose” Il cavaliere si rialzò repentinamente con il suo solito sorriso. “Adesso se vorresti spiegarmi..”
Te la do io la pubertà!, pensò rabbiosamente il giovane fabbro. Era fortemente tentato di tirare un calcio alle parti basse del guerriero tanto per ricambiare, ma il campanello d’allarme che Zadris gli fece risuonare nelle tempie lo spronò a ben altro. “Ora non c’è tempo!” gridò, e afferrandolo per una spalla lo spintonò via. Sentì uno spostamento d’aria proprio dietro di sé e si tuffò davanti trascinando seco il guerriero. “Lo vedi?” replicò di rimando. “Questi affari ti risucchiano, ti fanno finire chissà dove. Allontaniamoci da qui! Via!”
“Spingimi un’altra volta e ti farò desiderare di non aver mai bevuto il lattuccio questa mattina”. Lo ammetto non è molto divertente, ma è il massimo che riesco a cavare in questa situazione, pensò Lucas mentre si ritrovava a correre per evitare questi varchi che si stavano facendo sempre più frequenti. “Bisogna trovare una soluzione. Non possiamo scappare per sempre e io sto cominciando ad innervosirmi.”
“Comincia a tenere a freno quella lingua maledetta e vedrai che una soluzione la troviamo!” imprecò Nether, come sempre mai entusiasta di rivedere il Cavaliere Nero. Dal suo canto, Carnival, tra una schivata e l’altra, continuava a ripetere il suo ormai monotono ritornello. “Così strano... Oscuro e strano.” Tuttavia, nella sua voce si poteva quasi leggere una sorta di ammirazione, che la lasciava incantata a tal punto che più volte Astrea dovette strattonarla per evitare che venisse risucchiata.
Aygarth si tuffò schivando per un pelo un’altra di quelle distorsioni. Una seconda emerse dal suolo e cominciò a ingoiargli una gamba. Il ragazzo sentì un orrendo senso di gelo all’arto e rotolò via immediatamente per allontanarsi. Una volta sfuggito a quella trappola, si rimise in piedi.
“Come sempre molto diretto, eh Nether?” Lucas continuava a correre e a schivare varchi dimensionali fin quando il suo ego gli impose di fermarsi. “Cosa stai facendo?” Aygarth lo guardava stranito. “Ormai mi sono rotto di scappare!” Il cavaliere pose tutta la sue energia spirituale nelle sue mani, ma qualcosa era andato storto. “Le mie tecniche.. Non riesco più ad usare le mie tecniche. Questo diavolo di risucchio mi ha fatto qualcosa!”. Ora non posso fare altro che scappare.
Aygarth ne ebbe abbastanza. Benché in parte fosse stato sollevato di rivedere il compagno di battaglia, da un l’altro era seccato dal suo comportamento sempre fuori dal coro. “Piantala di fare lo spaccone!” gli urlò a pieni polmoni. Lo afferrò per il bavero e lo affrontò apertamente. “Se sei venuto qui per piantarci grane, ti butto là dentro per primo e ti faccio tornare dov’eri.” Un avvertimento di Cronista nella propria mente lo avvisò del pericolo e scartò di lato trascinando il Cavaliere per evitare una distorsione che si era aperta proprio sul pavimento. “Questi affari non si fermano. Nemmeno Honoo era in grado.” Un’altra schivata. “Quindi corri e basta!”
Con quelle parole ancora in bocca, Aygarth si mise a correre trascinandolo con sé. Anche il resto del gruppo, tra una schivata e l’altra, stava guadagnando terreno.
Lucas continuava a correre con Aygarth al suo fianco. “Che cosa state cercando?”
“Un libro!” A queste parole, se avesse potuto, il cavaliere si sarebbe fermato in mezzo al corridoio , stranito.
“Un libro? A cosa vi serve?”
“Ti spiegherò dopo, quando avremo il tempo per riposarci. Sempre se ne avremo.”
Con quelle parole ancora sulle labbra, Aygarth superò una curva a gomito e si ritrovò in un corridoio più ampio. Un’altra porta. Dèi, quel posto si stava tramutando in un formicaio vero e proprio: era impossibile mantenere l’orientamento.
Continuò a correre mantenendosi in cima al gruppo. Un tremolio qualche metro più avanti, al suolo, non sfuggì ai suoi occhi. Sempre in corsa, spiccò un salto in lungo scavalcando la trappola. “Occhio al pavimento!” urlò agli altri. Stava per raggiungere la porta quando la voce di Cronista scudisciò nel corridoio.
“Fermo!! Indietro!!”
Aygarth lo udì nello stesso istante in cui vide la porta distorcersi orribilmente di fronte ai suoi occhi. L’impeto della corsa lo aveva quasi gettato nelle fauci della distorsione. Slittò sulle mattonelle, e fece per fare voltafaccia per allontanarsi, ma non appena ebbe compiuto un passo qualcosa emerse dalla fenditura tremolante, che riluceva di un rosso cupo e infuocato. Due tentacoli carnosi si allungarono verso di lui e lo agganciarono per le ascelle, strattonandolo.
“MER…!” Aygarth si senti volare all’indietro. Per puro istinto allargò le braccia e le mani andarono ad agganciarsi contro i margini della distorsione. Tirò con tutte le sue forze, ma quelle di ciò che lo stava trascinando via erano superiori.
Come se tutto ciò che stava accadendo ad Aygarth fosse un monito per tutti gli altri, altri tentacoli cominciarono ad affluire numerosi da varie distorsioni dimensionali. Lucas si voltò verso il compagno e sguainò la spada nel tentativo di aiutarlo quando un tentacolo imprigionò la sua gamba e lo tirò verso il varco facendogli perdere l’equilibrio e facendo sì che la spada gli cadesse di mano. “Ma cos..?” Cominciò a strattonarsi, a colpire il tentacolo con i pugnali; ma sembrava non arrivare mai in punti vitali. “Pensi che questo… coso sia un tutt’uno oppure ce ne sia uno per ogni varco?”
Nether avanzò con la spada in pugno. “La smetti di fare domande idiote?!” sputò con rabbia. Ignorò il cavaliere nero e si diresse senza indugio verso Aygarth. A salvare Lucas ci pensò la creatura-sciame,che mutando una delle braccia in una sorta di lama a falcione la fece calare violentemente sul tentacolo, che rimase tranciato in due.
Le braccia di Aygarth tremavano per lo sforzo. Si appellò alla Forgia, ma non ottenne nessun effetto. Niente anima! Quindi nulla da bruciare. Maledizione...! Non aveva nemmeno le forze per gridare, tanto erano tesi i muscoli e i tendini.
Anche il resto del gruppo si ritrovò a fronteggiare i tentacoli. Carnival proteggeva Astrea, Galdor e Nexor lottavano schiena contro schiena, mentre Lao e il Cronista utilizzavano tutta l’abilità possibile per schivare e poi mandare a segno i loro colpi.
Il middenlander avanzò, schivò un tentacolo, alzò la spada e menò un fendente che spaccò per metà la propaggine ributtante, facendola ritrarre con foga dal buco da cui era uscita. Poi corse verso il ragazzo, abbandonò l’arma a terra e cercò di tirarlo a sé aggredendo allo stesso tempo i tentacoli che lo tenevano prigioniero con la daga più corta. “Qualcuno venga a darmi una mano a uccidere questo bastardo!” urlò a pieni polmoni.
“Se potessi ti lascerei lì a morire.” Lucas recuperò la spada nera e si precipitò ad aiutare Nether, “Se è un unico essere basta ucciderne uno solo e anche i tentacoli negli altri varchi scompariranno. Se sono di più allora siamo nei guai. Le domande stupide sono sempre le più intelligenti.”
“Stai zitto e aiutami a distruggere questa roba!” urlò il middenlander. “Gli dobbiamo tagliare tutti i tentacoli.”
Aygarth annaspò nella stretta delle appendici. “Non ha anima!” gridò quanto più poté. “Questo coso non ha…” Gli scappò un urlo molto più forte quando una delle mani perse la presa. Ormai la sua resistenza si basava soltanto sul suo braccio. Il sinistro.
Tutti gli altri erano più o meno impegnati a evitare di farsi agguantare da quelle propaggini e non potevano fornire ulteriore aiuto. Lucas imprecò sonoramente mentre lui e Nether strappavano tentacoli a non finire. “Cerchiamo di liberarci di questo, poi io aiuto Aygarth, tu vedi di guadagnare tempo”. Il middenlander annuì. Il Cavaliere Nero si liberò degli ultimi tentacoli appiccicatisi alla caviglia e si gettò su Aygarth.
Il ragazzo sentiva dietro di sé un calore infernale. Non osò posarvi lo sguardo, non ebbe il coraggio di guardarsi indietro e vedere cosa lo aspettava. Alle orecchie gli giungeva un frastuono indicibile, come il rumore di un incendio che sovrastava grida disumane. Poi sentì la presa della mano scivolare sempre più. Gridò, ma la sua voce venne soffocata da un tentacolo che gli strinse il torace in maniera spasmodica. Le dita slittarono su quella superficie invisibile; si sentì tirare indietro, poi qualcosa si strinse attorno al suo braccio. Era Lucas.
Con la spada nel fodero, il Cavaliere non poteva far altro che trattenere Aygarth e respingere i tentacoli che gli si avvicinavano a calci e pugni. Le sue tecniche erano ormai inutili. “Dobbiamo trovare una soluzione”. Nether si avvicinò ad Aygarth e tentò di liberarlo dalla presa dei tentacoli. Erano più forti di quelli che avevano affrontato poc’anzi.
Lucas allora ritentò l’uso dei suoi poteri: forse stavolta avrebbe potuto farcela. Il palmo della sua mano si illuminò e ne scaturì un globo elettrico che distrusse parte dei tentacoli liberando Aygarth.
Il ragazzo sgusciò fuori da quella morsa. Nether lo tirò con forza, prendendo anche Lucas per una spalla e tirandolo indietro. Slittarono sul pavimento lurido. Due tentacoli si estesero dalla fenditura, di nuovo all’attacco. Stavolta agganciarono la cinghia che teneva assicurata Zadris alla schiena del giovane e strattonarono. Il cuoio si ruppe e l’alabarda venne trascinata di nuovo verso la distorsione.
“Dèi schifosi!” bestemmiò Aygarth. Si lanciò su Zadris e l’afferrò per l’estremità dell’asta cercando di vincere il contrasto. Puntò i calcagni a terra, in un tremendo gioco alla fune. Sentiva il proprio corpo rispondere alla trazione sollecitata sull’alabarda: era come se qualcuno gli avesse legato una corda a mani e piedi e stesse tirando in direzioni diverse.
“Qualcuno mi aiuti a tirar via questo figlio di una lurida meretrice, PRESTO!”
Nether stava dando man forte ad Aygarth quando la voce del ragazzo risuonò nel corridoio. “Lucas! I tuoi globi.. li riesci a manovrare?”
Il Cavaliere non capì dove voleva arrivare “Credo che con un po’ di sforzo dovrei farcela”
“Allora indirizzane uno verso la radice di questa roba!”
“E come diavolo faccio a capire qual è questa radice?!”
Aygarth tirò il capo all’indietro in uno spasmo di sforzo estremo. Il volto era contratto in un ghigno di sofferenza. L’asta gli stava scivolando dalle mani. “Per gli Dèi, cosa vuoi che ne sappia! Tu buttali dentro e basta!”
Lucas era titubante, ma tentò comunque. Le sue mani si illuminarono e ne fece scaturire due globi elettrici che lanciò nello squarcio dimensionale. Fece la stessa cosa per altre due volte, ma ne risultò prosciugato di gran parte della sua forza spirituale. “Meglio essere sicuri. Non li ho indirizzati tutti nello stesso punto.”
Gli stivali di Aygarth scavarono due solchi nelle piastrelle d’argilla. Nether prese l’iniziativa e agguantando la spada cominciò a menare colpi sui tentacoli che imprigionavano Zadris. L’aveva quasi squarciato del tutto quando Galdor, che era riuscito a disimpegnarsi, si fece sotto e stese il braccio. Una lingua di fuoco scaturì da esso, andando a colpire il tentacolo che ancora resisteva con tenacia. La presa finalmente si sciolse e Aygarth, sbilanciato, crollò all’indietro, con l’alabarda che rimbalzò sul suo petto, stretta nelle sue mani.
D’improvviso, una sorta di rombo scosse l’intera Rocca. I tentacoli si misero a muovere in maniera disorganizzata, senza alcun controllo, e senza mirare nessuno in particolare. Il Cronista si ritrasse osservandone i movimenti e intuì fosse il momento migliore. “Andiamocene! Adesso!”
Non se lo fecero ripetere due volte. Nether alzò lo sguardo e vide la distorsione tremolare in prossimità della porta. “E come diavolo facciamo?! La nostra via d’uscita è fuori uso!”
“E chi ha detto che non possiamo crearne un’altra?” ruggì Nexor. Si proiettò in avanti e concentrò i propri poteri verso il muro adiacente. Le piastrelle si sgretolarono, frantumate da colpi di telecinesi. Il mezzodemone continuò imperterrito finché non creò un passaggio che conduceva dall’altra parte. Vi si infilò senza esitazione. “Sbrigatevi!”
Corsero via tutti, mentre quei tentacoli imbizzarriti continuavano a fendere l’aria. Aygarth fu l’ultimo a uscire da quella stanza, e non appena al sicuro, si gettò al suolo, stremato, accanto al Cavaliere Nero che cercava di riprendersi dallo sforzo.
“Dèi” imprecò ancora, in un soffio. “Ne ho abbastanza di questo posto.”
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MessaggioInviato: Ven Dic 18, 2009 2:30 am Rispondi citandoTorna in cima

Il suono della voce di Aygarth non si era ancora spento che nella sala riecheggiarono le parole esultanti di Carnival “E' qui, è quì! Lo abbiamo trovato, il libro, il libro!.”
Si trovavano in una sala molto grande, più di quella dove le ombre avevano cercato di intrappolarli grazie alla magia dell'illusione. Una nebbiolina dall'aria malsana vorticava pigramente attorno alle caviglie dei presenti nascondendo alla vista il pavimento in complicità con la penombra fiocamente rischiarata da poche torce, torce normali questa volta, infisse sui pilastri che sorreggevano l'alta volta della stanza.
Una volta che lo sguardo si fu adattato alla scarsa luminosità diversi dettagli inquietanti divennero più evidenti...le pareti della sala riportavano affreschi eseguiti abilmente ma raffiguranti soggetti orribilmente macabri...quà una pianura desolata ricoperta da un'infinità di cadaveri, molti dei quali ridotti ormai a scheletri: là alcuni umani dall'aspetto cadaverico prostrati in adorazione davanti a una figura avvolta in un ampio paludamento che lasciava intravedere soltanto una parte di un orrido teschio. I pilastri che sostenevano la volta erano a loro volta scolpiti a sembianza di guerrieri scheletrici in armatura completa.
Ma il particolare più inquietante era costituito dalla presenza di numerosi cadaveri che emergevano come montagnole dalla nebbia onnipresente. Astrea esaminò il più vicino con un brivido...si trattava di un Fuso, all'apparenza di alto rango vista l'armatura che portava e l'aspetto affatto deforme. Era certamente morto da poco ma sul suo corpo non si trovava alcuna ferita.
Al centro della stanza , posato su un alto leggio si trovava un poderoso manoscritto, il Liber Mortis, il Libro dei Morti.
Aygarth azzardò un passo avanti. Nella sua mente sfrecciavano ricordi in parte sbiaditi, ma tra questi spiccava senza alcuna ombra di dubbio ciò che aveva di fronte. Quando l’aveva scorto la prima volta, nelle visioni avute nelle caverne dei Soth, non era riuscito a collegarlo a nessuna altra sua conoscenza. Era bizzarro che un’oggetto apparentemente così insignificante potesse avere tanta importanza.
“Astrea, ferma” consigliò, stringendole il braccio e allontanandola dal mucchio di cadaveri. “Non toccarli. Meglio non rischiare.”
La ragazza annuì e si ritrasse...aveva già avuto occasione di vedere la morte prima in molte e raccapriccianti forme ma qualcosa la rendeva riluttante ad esaminare quei cadaveri e quindi ben disponibile ad obbedire al fabbro. Carnival dal canto suo non dedicò ai corpi la minima attenzione camminando a grandi passi verso l'oggetto delle sue brame...all'improvviso però la negromante si bloccò di scatto e voltò la testa prima da un lato e poi dall'altro, un'espressione attenta sul volto pallido. Quasi contemporaneamente Cronista, rimasto vicino ad Aygarth, si irrigidì e la sua mano corse veloce alla katana.
Per un attimo ci fu silenzio poi anche gli altri compresero cosa aveva scatenato l'inquietudine dei due vampiri...c'era un rumore in quella stanza, come una specie di fruscio che a tratti assomigliava al bisbiglio sommesso di centinaia di voci...c'erano parole in quel suono ma troppo basse per essere comprensibili e quel mormorio sembrava provenire da tutt'attorno a loro.
“Usciamo di qui” bisbigliò Nexor. “Non mi piace.”
“Quando mai siamo stati accolti con un caloroso benvenuto?” ironizzò Nether, i canini da lupo sfoderati in una smorfia contrariata.
Aygarth continuava a guardare attorno a sé, cercando l’esatta voce di quel suono. S’appellò a Zadris, ma l’alabarda sembrava disorientata quanto lui. Provò a sondare la stanza con la Forgia, eppure non trovò nulla di ostile. Strano... eppure era più che sicuro che là dentro non fossero soli e che, chiunque fosse, non si trattasse di un comitato di benvenuto che gli avrebbero offerto un boccale di sidro.
Azzardò un passo verso il leggio e sentì uno strano ronzio in testa. Scrollò il capo come a cacciarlo via, ma esso persistette. Si portò una mano alla fronte e se la massaggiò. “Lo sentite anche voi...?” chiese, senza un interlocutore preciso. Quando però si voltò verso il Cronista e Carnival, che lo affiancavano, rimase di sasso.
Il Cronista restituì ad Aygarth uno sguardo stralunato ed afferrò il braccio del ragazzo con una stretta tanto forte da essere dolorosa “Si” alitò mentre gli occhi guizzavano tutt'attorno, occhi nei quali si scorgeva una pagliuzza rossa...il fabbro si rese subito conto che quello che lui sentiva doveva essere dieci, cento volte più forte per il vampiro “Voci” proseguì il Cronista “Voci, tutt'attorno a noi. Ci osservano. Stanno parlando...di noi.” sembrava sconvolto.
Anche Carnival si era voltata verso Aygarth, il volto distorto in quel suo sorriso storto, al quale il ragazzo stava cominciando a fare l'abitudine. La vampira sembrava meno sconvolta del suo parirazza, forse perchè la negromanzia l'aveva preparata maggiormente, forse perchè la sua follia le faceva da scudo.
“Si” rispose a sua volta “Oh si, le sento, le sento” poi i suoi occhi grigi si puntarono sul Cronista e la vampira parlò, in tono cantilenante Il bambino senza macchia, andò nei boschi e si macchiò...
“Taci!” replicò Cronista con rabbia ma Carnival si limitò a ridacchiare, poi riprese nello stesso tono cantilentante Su di un alto muro lei stava seduta, dolorosa fu la sua caduta, e tutti i soldati e i cavalieri del Re, non riusciranno mai a farla tornare in sé.

“Loro sanno” aggiunse e ridacchiò ancora.
Lucas si fece avanti con la spada. “Che diavolo...?” Sentì anche lui la voce, ad un certo punto. Cavaliere Spezza vita, la scia di sangue non è finita, e quando di morti è piena la radura, è lì che si vede la tua vera natura... Arrestò il passo, confuso. Anche gli altri membri del gruppo stavano subendo effetti simili. Nether sbruffò sonoramente, era come se quelle voci non gli si togliessero dalle orecchie. ”Mutato, mutato, temuto e scacciato, solo e sparuto, prescelto perduto...” Ringhiò sonoramente.
Aygarth si schiacciò le mani contro le orecchie nel tentativo di isolarsi da quelle voci, ma erano troppe, e lo sommergevano di filastrocche apparentemente senza senso, ma con un sottofondo di verità quasi inquietante. Gli giunse un bisbiglio: “Domatore di metalli, dai più teneri ai più forti, per causa tua quanti uomini son morti? Da uomo nato a bestia, la tua sorte sarà questa. Sangue sulle tue mani, dal quel dì alla fine di ogni domani!
Sentì un ruggito alla sua sinistra. Poi uno alla sua destra. Nello stesso istante, percepì il sangue ribollire nelle vene, in una maniera che conosceva troppo bene. “No” gemette, ancora con le mani premute sulle orecchie. “No, no, no, no. Ti prego, no.” Non si stava rivolgendo solo a se stesso, ma anche al Cronista. Tuttavia, il fratello non rispondeva alla voce della mente. E ciò voleva dire solo una cosa.
Indietreggiò di un passo, fissando i due.
La vampira non si accorse nemmeno di quanto stava accadendo ad Aygarth e al Cronista...il suo sguardo era lontano, la sua attenzione completamente assorbita dalle voci che sentiva echeggiare nella propria mente, spronandola e deridendola allo stesso tempo.
“E' divertente.” disse Carnival ridendo alle frasi piene di scherno che le presenze stavano riversando sui di lei e sugli altri “Così divertente. Non trovi? Non trovi?” disse ad Aygarth ed al Cronista ma i due erano troppo presi nei loro inferni personali per ascoltarla...così la vampira si disinteressò completamente di loro.
“Non capiscono. “ disse ad alta voce, parlando solo a sé stessa “Loro non capiscono...ma io si. Io si” tese le braccia verso il leggio al centro della stanza, quasi fosse una specie di Oracolo “Voi sapete...parlatemi”
Tenebre eterne, Morte infinita, attende coloro che amarono la vita sussurrarono dolcemente le voci all'orecchio della donna.
La vampira sbattè le palpebre perplessa “Loro sono Cose Viventi” disse pensosamente “Devo ucciderli? Ma non tutti loro sono....” scrollò le spalle come se non ci fosse bisogno di dire altro
Fredda la mano ed il cuore e le ossa, freddo il suo sonno sarà nella fossa, triste il destino che la tua mano ha armato, la tua amica avrà il tuo stesso fato
Carnival scoprì i denti “Io non lo permetterò. Io mi prenderò cura di lei.”
Ahahahahahahahahahahahahahahahah, una risata echeggiante che si spense in un eco lontano.
Carnival si portò le mani alle tempie “No! Io..io...”
La Morte che vive, la vita che muore, La Morte! La Morte! La Morte nel cuore! gridarono le voci.
La vampira gettò indietro la testa ed urlò.
Tutti udirono il grido di Carnival, al di sopra delle voci che continuavano a confonderli. La Creatura-Sciame, che non subiva l’effetto di quello strano fenomeno, era l’unica a impassibile, pur impotente di fronte a quel fenomeno. Altra eccezione era Lao, il quale sembrava essersi isolato in una trance spirituale per cercare di resistere, occhi chiusi e mani incrociate sul petto. Ora il ronzio si era fatto più forte e fastidioso e impediva a tutti i membri della compagnia qualsiasi reazione.

Il Cronista ansimò, sbuffando tra i canini. Sentiva le voci attorno a sé, che lo sommergevano di accuse. In ogni loro parola riviveva un brandello della sua infanzia, di un periodo in cui, per quanti sforzi facesse, finiva sempre per rimanere solo e isolato... allontanato. Ogni reminiscenza andò a scatenare, stilla dopo stilla, il suo furore latente, e la rabbia che infine lo pervase tinse i suoi occhi del colore del sangue in un battito di ciglia. Si guardò le mani, e vide gli artigli spuntare lentamente dalle dita affusolate. La cantilena di quei fantasmi stava risvegliando in lui ricordi ben più dolorosi, di quando a causa sua una vita innocente era stata sacrificata... due volte, di cui una letteralmente per mano sua. Aelyn, Aelyn... Le voci si insinuarono sempre più nella sua mente, e al furore si mischiò il terrore. Menò un colpo alla cieca nell’aria, come a colpire un nemico invisibile, nel tentativo di allontanare quelle voci, ma quelle non si arrestarono e anzi, lo tormentarono ancora di più, sovrapponendosi l’un l’altra in un coro chiaramente intelligibile: colpevole, colpevole, colpevole. “Aaaargh!” urlò il Vampiro, e cominciò a menare artigliate all’aria, in maniera incontrollata.

Aygarth crollò al suolo, piegato in due. Ora non udiva nemmeno le voci: l’urlo da bestia del suo io interiore sovrastava qualsiasi mormorio esterno. Il sangue gli scorreva nelle vene come fuoco liquido, soffocandolo letteralmente. L’alabarda sulla schiena divenne rovente, e se la slacciò di riflesso lasciando che cadesse a terra. Portò le mani alla testa e se la strinse convulsamente. “No, no, no” continuava a ripetere. “No, Cronista, ti prego, fermati. Ti prego. Ti prego, non voglio. Ti prego...” Ma ogni sua preghiera cadde nel vuoto. Il ribollire del suo sangue lo faceva star male; il legame che aveva col Vampiro gli faceva provare le stesse sue sensazioni, emozioni, e anche tutto il resto... sentiva di scivolare sempre più verso il baratro della follia della bestia che entrambi si portavano dentro. “No, no, no.” La Forgia si animava e spariva, si animava e spariva, come se respirasse nel suo corpo. Il malessere che provava era indefinibile, sgradevole, inspiegabile. Si morse le labbra per cercare di resistere alla follia in cui il Vampiro lo stava trascinando, e sentì un dolore acuto a quello inferiore, subito seguito dal sapore del sangue. Toccò con la lingua i denti, a sinistra e a destra, e per poco non si sentì mancare.
“No... oh Dèi, vi prego, no...”
Il terrore prese violentemente posto nei suoi pensieri. Urlò, quasi un grido colmo di pianto e disperazione. Si artigliò la faccia, come se questo potesse servire a impedire la mutazione, ma non poteva farci nulla. Era terribile la sensazione dei suoi denti che si allungavano millimetro dopo millimetro.
No, no, no, no no...!

Astrea era terrorizzata...anche lei, come gli altri era vittima delle voci spettrali che incessantemente, spietatamente continuavano a cantilenare nei suoi orecchi una malinconica nenia.
Rubare per lei non fu mai reato, Sopravviere in fondo non è un peccato, ma ciò che invero vuole rubare lei non può, allora ciò che ha fatto l'ha fatto a che pro?
“Tacete! Oh, Dei, tacete!” gridò la fanciulla trattenendo a stento le lacrime. Quello era molto peggiore di un combattimento contro un'orda di Fusi.Tutto attorno a lei anche gli altri sembravano sul punto di crollare...la ladrà sentì urlare in rapida successione prima Carnival e poi Aygarth e l'angoscia che provò fu per un momento sufficiente a soverchiare il suono delle voci “Non ascoltatele! Aygarth! Carnival! Cronista! Nether! Vi prego, non ascoltatele!”
L'implorazione della giovane ladra pave andare perduta come una goccia nel mare...Carnival fu forse la sola ad accorgersi della ragazza ma lo sguardo che le rivolse fece gelare il sangue nelle vene di Astrea...soltanto una volta aveva visto quell'espressione sul suo volto...soltanto quando l'aveva incontrata per la prima volta, nei sotterranei della Rocca.
“Alla vita non è concesso in sorte, di veder se stessa nella morte” disse Carnival, con lo stesso tono delle voci che sussurravano nella sua mente e lentamente, un passo dopo l'altro, cominciò ad avvicinarsi alla ragazza.

Alle orecchie di Aygarth giunse la voce di Astrea. Si voltò solo fino a metà, ricordandosi quanto spaventevole dovesse risultare il suo volto con quelle zanne. Dèi, stava mutando, lo sentiva... una mutazione fomentata sempre più dai sentimenti dirompenti del Vampiro, il quale, sentendo l’urlo della ragazza, si girò nella sua direzione e la scrutò con gli occhi rossi di rabbia. Aygarth avvertì i suoi pensieri e alzò lo sguardo. Comprese immediatamente e, per quanto dolore gli costasse, si rialzò faticosamente in piedi. “Cronista, no” ordinò, dapprima con un filo di voce. “No” disse più fermamente. Il Cronista lo ignorò, e per tutta risposta compì un passo in direzione della ragazza. “NO” ripeté il fabbro con voce autoritaria, e avanzò verso di lui.
La mossa del Vampiro sfuggì quasi all’occhio umano. Con uno scatto ferino, agguantò il ragazzo per la gola e strinse, sollevandolo da terra. Aygarth scalciò a più non posso, afferrando al contempo i polsi del Vampiro per slacciarsi via le dita dal collo, ma la forza dell’altro gli era nettamente superiore. “Cro..ni..sta..” rantolò, con il sangue che gli premeva nelle tempie e l’aria che scarseggiava sempre più. Digrignò i denti, di riflesso, e altro sangue colò dalle ferite inferte dai canini sviluppati.
Il Vampiro sgranò gli occhi, all’improvviso. Nella nebbia dei mormorii e della furia che avviluppava la sua mente, comparvero quelle zanne. Gli sovvenne il nome della persona che aveva davanti, lo associò a ciò che vedeva... e d’un tratto la sua coscienza venne invasa da una scintilla di lucidità, che sembrò sgombrare la mente da ogni altro pensiero.
Denti da Vampiro... ma quello che aveva di fronte a sé era Aygarth. Un compagno. Un fratello. Una sua... La parola arrivò improvvisa, cristallina: responsabilità. Quasi ebbe un sussulto quand’ebbe quella rivelazione. La presa si smollò, e Aygarth cadde a terra tossendo. Il Vampiro rilassò i muscoli, respirando a fondo, sempre più lentamente. Le voci che lo attanagliavano non riuscivano più ad avere presa su di lui: la vista del giovane fabbro così mutato, una mutazione che lui stesso, pur nell’intenzione di salvarlo, aveva provocato, gli aveva letteralmente schiaffato la realtà sulla faccia. Una mutazione di cui, per essersi lasciato trascinare nella follia, stava accelerando i tempi. Tuttavia non distolse lo sguardo: lottò per guardarlo, per avere davanti agli occhi ciò che aveva creato, e non soltanto per evitare di ricadere nella trappola delle voci fantasma. Quasi per convincere se stesso.


Aygarth perse per un attimo di vista il Vampiro e si contorse a terra. Il furore che prima contaminava la sua mente si stava lentamente placando, ma ciò che lo atterriva davvero era il fatto che quei canini non accennavano a diminuire. Il terrore lo sopraffece e si coprì il viso con le mani, respirando concitatamente. “No, no, no” continuava a ripetere. “Ti supplico, basta. Ti prego...”
Il Cronista scrollò il capo e tornò finalmente in sé. Mise a fuoco la realtà e vide il ragazzo raggomitolato a terra, completamente annichilito. Immediatamente si accovacciò accanto a lui e lo prese per le spalle. Lo sentiva tremare come una foglia, come mai gli era capitato prima. “Guardami” gli disse. Il giovane non osava aprire gli occhi, e si stava ferendo in profondità con le zanne che non trovavano spazio nella sua bocca. “Guardami” lo esortò il Vampiro, con tono più autorevole. Questa volta Aygarth tolse le mani dal volto e aprì gli occhi, dalle sfumature rossastre. Il Cronista dovette lottare per non distogliere lo sguardo: era tremendo vedere l’amico ridotto in quelle condizioni, le sue stesse condizioni. Per lui, fra l’altro, la trasformazione era stata più naturale, mentre avvertiva il conflitto e il dolore nello spirito di Aygarth, che invece cercava di combatterla e di reprimerla. “Guardami” ripeté di nuovo, senza alzare la voce. Il ragazzo puntò finalmente gli occhi nei suoi, e ce li tenne per qualche secondo. Il Vampiro cercò di sintonizzarsi col giovane, attraverso il loro legame mentale: vi trovò terrore, spavento, inquietudine, e sentì l’ombra della bestia che si stava risvegliando. “Guardami” ripeté nuovamente, e Aygarth ubbidì. Ben presto cominciarono a respirare allo stesso ritmo; il ragazzo iniziò a calmarsi, come se guardare le iridi castane del Vampiro – il segno della sua ritrovata umanità – lo aiutasse a dominare se stesso. Ben presto il colore nei suoi occhi cominciò a sbiadire lasciando il posto al consueto grigio ferro. Le zanne si accorciarono, lentamente, finché i denti non tornarono delle dimensioni normali.


Mentre Aygarth e Cronista stavano fronteggiandosi un altro dramma era in corso fra Astrea e Carnival...la ladra era arretrata lentamente fino a quando ebbe le spalle al muro. Non muro, non mago, non guerriero incantato disse la vampira nulla ti separa ormai dal tuo fato.
Sembrava quasi che le voci spettrali parlassero in sua vece, attraverso di lei.
Carnival alzò le braccia ed abbrancò Astrea, trascinandola verso di sé in un abbraccio che sarebbe stato mortale ma la ragazza non oppose resistenza. Aveva veduto le voci assalire Carnival e Aygarth e il Cronista e prendere possesso delle loro anime e non era stata capace di fare nulla per impedirlo, presa com'era a cercare di ignorare le accuse di quelle presenze spettrali, il modo in cui esse le rinfacciavano la futilità della propria vita...
I suoi occhi smeraldini cercarono quelli della vampira, grigi e freddi e vacui...era come se qualcun altro guardasse attraverso i suoi occhi.
“Non so se puoi sentirmi” mormorò la ragazza in tono spaurito “So che non è colpa tua. Addio Carnival” sospirò e chiuse gli occhi e un attimo dopo sentì le labbra fredde della vampira sfiorare il suo collo, poi una breve fitta di dolore.

“Ahi!” esclamò Astrea in un tono quasi comicamente sopreso massaggiandosi istintivamente il gomito dolorante....all'improvviso, un attimo prima di morderla per la seconda volta, Carnival aveva respinto violentemente da sé la ragazza mandandola lunga distesa sul pavimento della sala. La vampira stava tremando violentemente e il suo sguardo era terrorizzato quanto lo era stata Astrea poco prima
“Io volevo.......volevo.....volevo.....volevo....” balbettò con voce tremante Carnival..


[continua]

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MessaggioInviato: Mar Dic 22, 2009 10:41 pm Rispondi citandoTorna in cima

Lao era rimasto immobile, come assorto in profonda meditazione. Solo le labbra si muovevano, in maniera quasi impercettibile."Io non ho paura, la paura uccide la mente. Presto la paura scomparirà, e ci saranno solo i battiti del mio cuore." mormorava in continuazione mentre raccoglieva la massima concentrazione possibile. L'esperienza nella camera delle torce ora si rivelava preziosa, ed in più ora aveva tutti i suoi poteri mentali e meditativi da poter utilizzare a piacimento. Espanse la sua mente finchè non riuscì a percepire non solo i pensieri dei compagni, ma anche qualcos'altro. Era come osservare il movimento delle correnti del mare, vi erano punti in perenne movimento e zone d'ombra, ma tutto si muoveva e si irradiava in armonia. Senza apparente motivo Lao ebbe un brivido. Vi era una corrente di pensieri malevoli e oscuri, pensieri cattivi, che sovrastava tutte le altre. E non veniva da un essere vivente."Il libro, il libro pensa." esclamò prima di focalizzarsi con l'attenzione su Carnival e Astrea. La vampira sembrava sul punto di attaccare. Il vecchio si mosse velocissimo verso la non morta, la afferrò per il polso destro e gli girò il braccio dietro la schiena, cercando di bloccarla con tutta la sua forza. Aveva sentito le sue confuse parole un attimo prima che la afferrasse e gli sussurrò nell'orecchio:"Tu volevi...tu volevi uccidere e mutilare Astrea. Chiudi la mente a qualsiasi pensiero, essere notturno o lei non avrà protezione dai pericoli, anzi tu stessa la sbranerai. Chiudi la mente a qualsiasi pensiero e concentrati."

“Io non voglio, non voglio! Io ho promesso...” protestò la vampira cercando di divincolarsi e nonostante la ferrea presa di Lao, Carnival sarebbe anche riuscita a liberarsi se non avesse cessato i suoi tentativi di spezzare la morsa sul suo braccio “...ma le voci parlano, sussurrano, parlano a me, a noi. Perduti, perduti ma legati, in vita accettarono il legame, ebbero il potere ma poi morirono e le loro anime sono ancora qui, ed esse sono con il libro.” Bruscamente la vampira diede uno strattone e si liberò a forza, voltandosi a fronteggiare il vecchio, ma non per attaccarlo. Invece si portò le mani alla testa e chiuse gli occhi “Concentrarmi...come faccio?” gemette “Loro parlano, parlano, parlano...io le sento. Come faccio ad ignorarle? IO LE SENTO?”

*"Dannazione..."sbuffò Lao prima di poggiare le sue grandi mani su quelle di Carnival. Si avvicinò e cominciò a parlare con un tono di voce meccanico e senza emozione."Carnival ascolta la mia voce, solo la mia voce, la madre di tutte le voci. Chiudi la mente e concentrati. Loro non esistono fuori della tua mente, loro sono solo voci senza un corpo che le pronunci. Carnival ascolta la mia voce, solo la mia voce, la madre di tutte le voci. Chiudi la mente e concentrati." cominciò a ripetere come una cantilena. Era la prima volta che usava le sue doti ipnotiche su un non morto e pregava che funzionasse. I suoi occhi saettarono verso Astrea, la sua mente si collegò a quella della ragazza."Un aiuto mi farebbe assai comodo. Ho un dannato libro malefico da chiudere"

Astrea strinse i denti e corrugò la fronte infastidita dalla voce di Lao che irrompeva nella propria testa, indugiò alcuni istanti e con riluttanza si avvicinò al vecchio e alla vampira. Era evidente che fosse diffidente e lanciò un’occhiata nervosa a Carnival come se temesse da un momento all’altro una reazione analoga alla precedente.

La negromante lasciò che le mani del vecchio si chiudessero sulle sue dita fredde ed affusolate cercando di lasciare che le sue parole prive di inflessioni scorressero su di lei calmando il suo tumulto interiore. Ma quando Astrea si avvicinò a sua volta, non le sfuggì la riluttanza della giovane ladra, la paura che le si leggeva negli occhi. Il suo volto si distorse in una smorfia angosciata.
“Mi dispiace, sorella” disse rivolta ad Astrea “Mi dispiace così tanto.”
Al momento il terrore di aver perduto l'amicizia della giovane sembrava più forte nella mente della vampira di qualunque suggestione indotta dalle voci.

Lao ebbe un caldo sorriso all'indirizzo di Astrea. Su quel volto rugoso sembrava fuoriluogo una tale dimostrazione di calore."Brava ragazza" disse a Carnival, lasciandola alle cure di Astrea. Si alzò e si diresse con decisione verso il leggio e verso il libro. Ricominciò ad aaffidarsi più alla mente che ai suoi sensi. Chiuse gli occhi e ricominciò ad avvertire le ondate di pensieri che si dipanavano dal manoscritto. Più si avvicinava più era difficile avvertire altre presenze. Passò accanto ad Aygarth e Cronista senza praticamente avvertirli. Quando era a meno di 4 metri dal libro senti un colpo psichico di tale forza che dovette puntellarsi, come se fosse investito da una bufera di vento."Sfogati quanto vuoi, bastardo. Scaglia il tuo colpo migliore. Non mi freghi." disse mentre si sforzava di avanzare, passo dopo passo, metro dopo metro.

Astrea non rispose alla negromante, non subito. Fece un cenno con il capo, si avvicinò alla vampira fino ad averla di fronte in modo da poterla fissare negli occhi e poggiarle le mani sulle spalle. “Riesce a controllarti?” Chiese con uno sforzo, quelle voci continuavano a tormentare ancora la stessa ragazza, solo che lei a differenza della donna non poteva far del male a nessuno.       
Carnival afferrò a sua volta le braccia della ragazza in una stretta convulsa “Io posso! Io posso! Io sono brava!” disse in tono frenetico “Ti prego, oh ti prego, non avere paura di me, non odiarmi, non essere come le altre Cose viventi. Non voglio rimanere sola, di nuovo...”

Lao intanto avanzava lentamente verso il leggio al centro della stanza ove il libro riposava apparentemente innocuo. A guardarlo si sarebbe detto che stesse camminando contro un forte vento che rischiasse ad ogni momento di soffiarlo via.*Un passo...un altro...ci sono quasi...* tuttavia proprio un attimo prima che il vecchio riuscisse a mettere mano sul Liber Mortis Lao sentì le presenze unirsi davanti a lui, come se si stessero preparando a fare qualcosa..un istante dopo un colpo psichico investì il vecchio con tanta forza da rigettarlo indietro, verso Aygarth e il Cronista.

Il Vampiro agì appena in tempo. Grazie alle sue doti di preveggenza, si accorse dell’arrivo di Lao e abbandonando un attimo Aygarth si parò a braccia aperte per accoglierlo al volo, in modo che non si facesse male. Il contraccolpo li fece slittare entrambi per un metro buono, facendoli finire proprio accanto ad Aygarth. Il ragazzo era ancora a terra, ansimante. Le profonde ferite sul labbro inferiore si stavano lentamente rimarginando, ma i rivoli di sangue che disegnavano una trama dalla bocca giù fino al mento gli davano l’aspetto di una bestia sanguinaria che aveva appena consumato il suo pasto. Si passò una mano sul volto per asciugarselo, e finì invece per sporcarselo ancora di più.
“Tutto bene?” chiese il Cronista al vecchio, poi, senza attendere risposta, si girò verso il ragazzo. “Ce la fai, fratello...?”
Aygarth annuì, un gesto più simile a uno spasmo incontrollato. Era ancora scosso dalla trasformazione che per un soffio era riuscito a evitare. La sensazione dei canini da Vampiro che crescevano autonomamente l’aveva scioccato non poco.

Lao si rialzò massaggiandosi la testa."Dannazione. E' come avere la testa in una pressa." Ora che era vicina sentiva i pensieri di Cronista e di Aygarth. O meglio, di Aygarth e di Zadris, difficili da distinguere tra loro. Si voltò verso di loro collegandosi alle loro menti."Dobbiamo chiudere il libro. E' l'unica scelta che abbiamo." disse, o meglio pensò.
Si incamminò di nuovo verso il leggio. Di nuovo ebbe la sensazione di essere investito da un vento violento, ma stavolta non chiuse la mente e non fece muro, anzi fece in modo che quelle ondate malevoli passassero nella sua testa come se fosse un catino bucato. Riusciva così a contrastare al meglio il potere maligno del libro. Arrivò nello stesso punto in cui prima era stato sbalzato, avvertì di nuovo che i pensieri si condensavano per colpire tutti insieme e approfittò del momento di pausa per slanciarsi e posare una mano sul libro, cercando di chiuderlo.

Un attimo prima che il terribile potere psichico delle presenze colpisse il vecchio come un maglio, le dita di Lao afferrarono il libro, chiudendolo di scatto. Mentre veniva sbalzato per la seconda volta verso Aygarth ed il Cronista, Lao ebbe la soddisfazione di sentire le voci erompere in un urlo corale di rabbia e poi spegnersi lentamente.
Nello stesso istante le menti di tutti i presenti furono improvvisamente liberate dalla morsa dei mormorii che le stavano assediando con pensieri di follia e rabbia e distruzione insensata. Un grande silenzio regnava ora nella sala.

Slienzio che fu rotto dalla risata sempre più forte. Finalmente si mise seduto sulla nuda terra e smise di ridere."Vai all'inferno." disse in direzione del libro prima di rivolgersi agli altri."Tutti bene?" chiese mentre guardava con interesse la mano destra, quella che aveva toccato il libro. Il palmo e le dita sembravano congelate, ma lui non aveva sentito nessun dolore."Non conviene raccogliere quell'affare" disse. Appena la circolazione fosse tornata normale la mano sarebbe tornata come prima.

“Bene? Bene? Si. Non le sento. Le voci. Non le sento più” disse la vampira ancora turbata per quanto accaduto poco prima “Odiose voci...per un momento, per un momento, io sono stata loro e loro sono state me. Volevano fare del male ad Astrea” rabbrividì “Non avrei potuto...ma è passato. Oh, si. Passato. Io sto bene, lei stà bene.”
Carnival si voltò lentamente verso il leggio “Ma li ho sentiti, ho sentito le loro parole, le loro voci. Erano guardiani, guardiani del libro. Erano Cose Viventi, possessori del libro, una volta. Erano deboli ed ora la loro anima è legata a lui, spettri, fantasmi.”
Quando la Vampira fece un passo verso il leggio, una debole voce la fermò: “Aspetta...” Carnival si voltò nella direzione da cui proveniva la voce. Era Aygarth. Il giovane era ancora a terra, il volto nascosto dai capelli, il fiatone che segnava il ritmo del suo respiro. “Non aprirlo. Per favore...” Il Cronista si accovacciò di nuovo accanto a lui e gli mormorò qualcosa all’orecchio. La Vampira sentì soltanto delle parole: “...non di nuovo.”
Carnival sbatté le palpebre, perplessa “Abbiamo vinto, lui ha vinto.” disse indicando Lao “Ora dobbiamo prenderlo, devo prenderlo, devo controllarlo. Controllerò il libro, controllerò le voci. Voci odiose. Non ci daranno più fastidio.“
“NON FAR PARLARE QUELLE VOCI!” urlò quasi il giovane. Fu un grido potente, rabbioso, e per un attimo il Cronista sentì dentro di lui qualcosa scuotersi, ribellarsi, e una parte di sé ribollire, come a rispondere a quel richiamo. Strinse la presa sulla spalla e stavolta parlò non a bassa voce. “Calma, fratello. Io non impazzirò. Non faranno più presa su di me. E nemmeno su di te. Stai tranquillo.” Cinse col braccio le spalle del ragazzo. Lo sentiva ancora tremare. Anche Nether si avvicinò, perplesso. Chiunque avesse un minimo di sensi speciali, lì dentro, poteva captare senza problemi il terrore di cui il ragazzo era preda. Un terrore che nessuno gli aveva mai visto addosso, nemmeno di fronte alle situazioni più tremende.
“Carnival” chiamò il Cronista. “Se devi usare quel libro, fallo con prudenza.” Adocchiò Astrea, come a volerle dire di tenerla d’occhio per evitare che commettesse qualche colpo di testa.

La vampira fissò i propri occhi grigi e freddi sul ragazzo poi emise un basso sibilo. Aveva sentito l'odore di Aygarth e lo aveva riconosciuto, era un odore che lei conosceva sin troppo bene. Con uno sforzo, si controllò.
“Rimarranno silenti.” disse piano poi si avvicinò al leggio.
Il Liber Mortis aveva l'aspetto di un grosso volume rilegato con una spessa copertina di pelle tinta di un nero tanto profondo da sembrare innaturale con delle borchie di ferro a rafforzarne l'integrità. Sul frontale della copertina era raffigurato un drago, o meglio, quello che    un tempo     poteva essere stato un drago in mille orridi dettagli, dall'orribile teschio irto di fauci alle ali scheletriche spiegate in una altrettanto orrida parodia di volo.
Dal libro promanava una soverchiante sensazione di antichità e una aura di vaga minaccia. L'aria nelle sue vicinanze era percettibilmente più fredda che nel resto della sala.

Aygarth sussultò quando la Vampira si accostò al libro. Il primo impulso che lo assalì fu quello di strapparglielo dalle mani. Non gli piaceva ciò che si celava nel libro alla pari di ciò che si nascondeva in se stesso. Respirava profondamente per cercare di calmarsi, ma lo shock di sentirsi trasformare in Vampiro, in maniera fisica, gli aveva bloccato totalmente ogni pensiero lucido e un terrore indicibile offuscava la sua capacità di ragionare. Si guardò le mani più volte, si toccò i denti con la lingua per capacitarsi che fosse tutto a posto, come se non si fidasse dei suoi sensi.
“Quel libro è...pericoloso” mormorò, senza un interlocutore preciso. Si vergognò profondamente: non era da lui avere paura in quel mondo. Per meglio dire, non aveva paura di quel libro, ma di ciò che aveva scatenato. Paura che potesse accadere di nuovo, nonostante le rassicurazioni del Cronista. Paura che emergesse ciò che era stato a un soffio dall’impadronirsi di lui per sempre.

Astrea ricambiò lo sguardo del Cronista, spostò lo sguardo verso la schiena della negromante mentre era ormai prossima al leggio e si strinse nelle spalle. Non aveva la più pallida idea di cosa avesse intenzione di fare, ma al grido e alla richiesta del giovane aveva detto che quelle maledette ombre sarebbero rimaste silenti e tali sapeva sarebbero rimaste. Si voltò verso Aygarth invece, osservo il fabbro per un manciata di secondi e decise di avvicinarsi a lui. Gli scostò i capelli dal viso e notò le macchie si sangue che gli solcavano le labbra e il mento. La ragazza sbatté le palpebre alcune volte perplessa e lanciò un’occhiata interrogativa al vampiro.
Il Cronista affrontò lo sguardo della ragazza. Non disse nulla, ma indicò il giovane con un occhiata e aprendo appena la bocca picchiettò la lingua sui canini sviluppati in un gesto anche fin troppo eloquente. Dovette concentrarsi a fondo per evitare che i propri pensieri si trasmettessero al ragazzo, in virtù del loro speciale legame: era già abbastanza spaventato per accumulargli addosso altro timore. Il Cronista non negava di essere in pensiero. Anzi, quel mutamento repentino lo preoccupava tremendamente, anche perché si riteneva responsabile. Era stato un processo lento e inesorabile: forse il suo sangue gli aveva impedito di soccombere alla maledizione in tempi brevi, ma era evidente che essa covasse latente dentro il corpo del ragazzo. E ciò gli bruciava. Lui aveva tratto benefici dal loro scambio di sangue, mentre Aygarth, che considerava ormai un vero e proprio fratello, ne stava subendo il fardello. E lui non poteva fare niente: era questa l’impotenza che lo attanagliava. Le pozioni, pensò. Se avessi i miei alambicchi e un luogo adatto, potrei lavorarci, per permettergli di dargli tempo... anche solo un po’ di tempo.
Dal canto suo, Aygarth era rimasto in silenzio dopo quello sfogo improvviso. Teneva il volto in ombra, anche per non far vedere che stava piangendo. Non era da lui, e si odiava per questo. Quando Astrea comparve nella sua linea visiva, il terrore si moltiplicò. Rivide se stesso in lei, ricordò i segni che aveva sul collo, e lo assalì un senso di rabbia e di inquietudine che però non riusciva a esprimere. Fissava Astrea di sottecchi, vergognoso di farsi vedere in quello stato. “Non voglio che diventi come me” disse infine in un bisbiglio, rivolgendosi alla ragazza. “Non potrei sopportarlo...”
La ragazza spalancò gli occhi schiacciata dal peso di quella scoperta, Aygarth non le aveva risposto quando si era svegliata tra le sue braccia e aveva notato i segni dei morsi sul suo collo e lei aveva scioccamente sperato che questo non sarebbe mai successo: che non avrebbe mai visto il fabbro mutare davanti ai propri occhi e di conseguenza questo non sarebbe mai accaduto nemmeno a lei. Chiuse gli occhi e deglutì cercando di tenere a freno le emozioni che la sconvolsero in seguito a tale rivelazione che fu per lei come ricevere una secchiata d’acqua gelida dritta in faccia. Con l’indice di una mano asciugò non le proprie ma le lacrime di Aygarth e con l’altra gli strinse forte una spalla “Qualsiasi cosa il fato ha in riserva per noi, qualsiasi cosa ci accadrà, l’affronteremo insieme.” Disse con un voce innaturalmente ferma e si sforzò di sorridere nonostante le lacrime che le rigavano il viso.
Finalmente Aygarth si costrinse ad alzare lo sguardo. Cercò di riacquisire il controllo di sé, sentendosi all’improvviso profondamente imbarazzato. “Io voglio che tu rimanga umana” sussurrò, e alzò una mano, staccando quella della ragazza dal proprio volto e accostandola al suo, asciugando al contempo le lacrime che solcavano le gote di lei. Sorrise, anche se fu un gesto forzato. “Non staresti bene con i dentoni... già adesso non sei certo una bellezza, figurarsi dopo...” scherzò.
La ragazza rise e fu bello risentire la proprio risata dopo molto tempo. Annuì "Il tuo aspetto non penso sia molto migliore del mio..." Rispose con il sorriso sulle labbra e gli offrì una mano per farlo alzare e nello stesso tempo per cercare di rassicurarlo "Ma ci penseremo una volta finalmente usciti da qui".

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Se non c'è il fiore non ci sarà neanche il frutto, Se non c'è niente allora non farò niente.

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Lao Tsung
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MessaggioInviato: Mer Dic 23, 2009 7:11 pm Rispondi citandoTorna in cima

Carnival rimase per un istante a fissare il Liber Mortis senza fare nulla, limitandosi a rimirarlo con l'espressione di qualcuno che mai e poi mai si sarebbe aspettato di ottenere qualcosa di tanto importante..infine allungò le mani ed afferrò il pesante volume.

Quel semplice gesto sembrò scatenare qualcosa nell'antico tomo...le orbite vuote del drago scheletrico si accesero di una strana luce verdognola e una nuova voce si fece udire. Era molto diversa dalle voci delle presenze che avevano cercato di portare alla follia gli avventurieri eppure al contempo era simile in maniera inquietante.

Percepisco la mano di un nuovo Signore, più savio io spero, del suo predecessore. Sconfitte le Voci, che accetti il legame, il Potere è più forte di qualunque cordame.

Pei Mortali il Potere è una brama potente, ne consuma il corpo, ne annebbia la mente. Morto è il tuo corpo ma la mente ancor vive, riuscirai a dominare queste forze primeve?


Lao appoggiò una mano sulla spalla di Aygarth."Non è propriamente una cosa intelligente quella che sta facendo." disse semplicemente mentre i suoi occhi erano fissi su Carnival."Non possiamo indugiare. Sento altre presenze ora che il libro è più silenzioso, si avvicinano e noi siamo praticamente allo stremo." mormorò con voce meditabonda prima di allontanarsi verso la parete. Appoggiò le mani sul muro e si concentrò. La Rocca aveva pensieri al pari di una persona, per la maggior parte incomprensibili certo, ma comunque da essa qualche informazione si poteva sempre raccogliere "Damarios aveva il pallino dell'architettura non c'è che dire" disse quando si mosse di nuovo."Siamo inseguiti. Ma siamo vicini a LUI. E nella prossima stanza c'è qualcuno. Ne sono sicuro, ed è pronto a dar battaglia." che la presenza che aveva percepito non era umana però lo tenne per sè, per non far saltare i nervi ai compagni.
"Qualsiasi cosa tu voglia fare con quella roba, falla veloce." concluse rivolto verso Carnival.
La vampira guardò appena il vecchio poi tornò a concentrarsi sul libro, del quale accarezzò la copertina quasi con voluttà
“Io voglio conoscere, io voglio essere forte.” mormorò a voce tanto bassa da essere a malapena udibile.

La Morte è Signora così indifferente, il Bene ed il Male, per Lei non son niente. Gli Dei? Anche per loro un dì verrà la sorte, il giorno che dovranno affrontare la Morte.

Annienta e distruggi, se ciò è il tuo volere, se cerchi vendetta uccidi a piacere, conoscenza arcana potrai dominare, se la Signora Scarnificata al tuo fianco lascerai camminare.


“Si!” disse Carnival con un fremito “SI!”
*All'improvviso il mormorio delle anime riecheggiò nuovamente nella stanza ma ora la tonalità del loro bisbiglio era diverso, e aveva un tono quasi esultante La nuova Signora....è una di noi, è una di noi!....Lei è morta....siamo liberi, liberi! Non più serviremo un essere vivente...La Profezia si compirà, la profezia si compirà!

Cronista che osservava tutta la scena rabbrividì suo malgrado. Lui, a differenza degli altri, vedeva le vibrazioni e quello che vedeva lo spaventava...le anime perdute, i fantasmi si stavano riversando in Carnival venendo assorbite da lei come una spugna che assorba una pozza d'acqua.

La vampira fu scossa da un forte tremito, inarcò la testa all'indietro e infine si accasciò quasi sul leggio.

“Carnival?” chiese ancora Lao con tono di urgenza.

“Ho...finito.” disse la vampira senza alzare lo sguardo mentre le sue spalle venivano squassate da una risatina.
“Così strano. Così divertente.”

"Divertente?" Aygarth sembrò ritrovare la voce. A fatica si rialzò, raccogliendo l'alabarda. "Abbiamo cercato quel libro per uno scopo. E tu lo sai bene. Qual è la risposta?"

"Così impaziente" disse la vampira alzando la testa e guardando Aygarth. I suoi occhi sfavillavano "La risposta è qui" disse accarezzando il grosso volume "Ma ci vuole tempo, tempo per assorbire tutto questo. Tutta la scienza dei ngromanti, tutto il loro potere, è tutto qui, tutto, e mi aspettava, aspettava me. Non preoccuparti, avrai la tua risposta."
Per tutta risposta, Aygarth cozzò il tallone dell'alabarda a terra in un gesto di stizza. "All'inferno.." mormorò fra sé e sé. Si voltò verso Lao. "Hai detto che hai sentito qualcosa. Cosa, di preciso?"

"Qualcosa di vivo e di ostile. Non so altro. E non era umano." disse per tutta risposta. Si avvicinò alla porta in fondo alla stanza e vi poggiò le palme sopra. Era fredda al tocco e di ferro battuto."Andiamo" disse ai compagni che lo seguivano prima di spingere i battenti. La stanza era più un lungo corridoio, largo quattro metri e lungo almeno quindici dalle pareti spoglie e nere come ghiaietto. Il freddo all'interno era intenso e pungente. Alla metà esatta si trovava una sfera, di colore del rame dorato e del diametro di tre metri."Non c'è nessuno. Come è possibile?" disse tra sè Lao con espressione incredula.

Entrarono tutti nella stanza. La creatura-sciame girò attorno alla sfera, un giro completo, tenendosi tuttavia a debita distanza. "Rileviamo una forma di vita cosciente. E' forse ciò che tu, uomo, hai percepito. Ma la sua natura ci è sconosciuta. Non è una coscienza umana, né collettiva. E' insolita."
Lucas si avvicinò con il capo inclinato, come a squadrare l'enorme oggetto da un'altra prospettiva. "Un altro giocattolo del nostro stregone?" sbottò, quasi indignato. "Tanto vale metterlo fuori gioco subito. Non voglio altre sorprese." Il cavaliere sguainò la spada e si avvicinò alla sfera col chiaro intento di frantumarla con un solo colpo della propria arma. Proprio in quel momento Aygarth, che era entrato per ultimo, fissò lo sguardo sulla sfera e la Forgia schiaffò i suoi sensi: nel mondo uniforme di soli contorni, la sfera da grigia si tramutò in rosso pulsante.
"LUCAS!" gridò. "TOGLITI!"
L'urlo di Aygarth rimbombò nella stanza. Un secondo troppo tardi. Una sottile asta metallica uscì dalla sfera e saettò verso Lucas bucandogli la coscia da parte a parte. Uscì dalla ferita di almeno 50 cm e si piegò, piantandosi con forza nel pavimento. L'urlo di dolore di Lucas riecheggiò fino al soffitto. Era a terra, ormai ancorato tra la sfera e il pavimento, l'asta aveva bloccato l'emoraggia ma lo teneva in trappola."Nessuno si muova!"disse Lao fissando la sfera e Lucas.
Carnival aveva seguito gli altri in silenzio, col Liber Mortis stretto fra le braccia, quasi cullandolo mentre avanzava lungo il corridoio, all'apparenza persa nei propri pensieri.
“Così era questo che sentivi, Cosa Vivente” disse a Lao in tono spassionato una volta che il cavaliere nero ebbe attaccato la sfera e fu da questa assalito a sua volta poi ridacchiò guardando lo strano costrutto “No, non è umana.” disse ancora “Che peccato sprecare bel sangue rosso...” aggiunse infine gli occhi fissi su Lucas.
Aygarth imprecò sonoramente. Nessuno osò muoversi. Lucas era a terra, impossibilitato a reagire, sputando imprecazioni a non finire. La sfera vorticava in aria e per Aygarth era impossibile servirsi della Forgia, senza anche solo un oggetto a fare da collegamento. "Nexor! Riesci a liberarlo?"
Il mezzodemone si concentrò, ma non appena fece uso delle proprie arti telecinetiche, fu come se la sfera lo avesse percepito. Un'altra asta sottile sfrecciò nella sua direzione e poco ci mancò che lo impalasse laddove si trovava. "Dannazione!" sbottò Nexor. "C'è mancato un pelo."
Con uno sforzo la vampira spostò la sua attenzione dal sangue che sgorgava dalla gamba di Lucas allo strano sferoide che occupava il centro della stanza “Cosa Vviente...” mormorò fra sé mentre osservava la cosa inclinando la testa da un lato, come un animaletto curioso che stia studiando un oggetto luccicante che ne abbia attratto l'attenzione. Poi la vampira tese una mano in avanti e usò nuovamente la sua capacità negromantica di assorbire l'energia vitale, in questo caso quella del costrutto che aveva di fronte a sé.
la sfera sembrò passare dallo stato solido a quello liquido, mantenendo tuttavia la sua forma. Questo sembrava l'unico cambiamento dovuto allo scatenarsi del potere di Carnival. Lucas invece sembrava soffrire più di prima, sbiancando in volto."Fermati dannazione, fermati! Mi sta usando come scudo. FERMATI!" urlò prima di svenire."Basta!" disse Lao livido in volto."Quest'infame affare è furbo dannazione. Dobbiamo sconfiggerlo senza fare il suo gioco."
"La fai facile... come diavolo facciamo ad aggredirla se nemmeno ci possiamo avvicinare?" sbraitò Nether. Persino la creatura-sciame sembrava disorientata. Il Cronista si affidò alla sua preveggenza, ma non appena ne fece uso, un'altra asta saettò verso di lui."Diamine!" sbottà a sua volta, con impazienza, una volta schivato l'assalto. "E' come se intuisse ogni volta cosa stiamo per fare!"
Aygarth si morse il labbro. Allora chiuse gli occhi. Zadris.
Sono qui, Detentore.
Io sento un'anima in lei. Ostile.
Anche io.
Come possiamo batterla?
Forse non sono le armi che dovete rivolgerle, Detentore.
Cioè?
Quell'anima sferica non ha ancora attaccato. Si è difesa.

Aygarth aprì gli occhi. Guardò Lucas accasciato a terra con la spada in pugno e capì. Allora si slacciò l'alabarda dalla schiena e cominciò ad avanzare, un passo alla volta, lentamente.
Carnival indirizzò uno sguardo stupito al giovane mentre questi avanzava verso la sfera.
“Vuoi morire così presto, Aygarth, Detentore della Forgia?” chiese nel suo solito tono irridente come se avesse indovinato che il ragazzo aveva appena comunicato con Zadris prima di decidere di avvicinarsi alla sfera, disarmato
“Non sarebbe divertente per te, se la sfera non ricambierà la tua gentilezza.”
Aygarth l'ascoltò appena. Azzardò un passo, un altro. La sfera iniziò a girare su se stessa, lentamente, mentre riacquistava il suo stato solido. Agli occhi del ragazzo quella superficie sembrava una corazza. "Non ci tengo, Carnival. Morire fa schifo." rispose alla Vampira. Guardò la sfera alzando un sopracciglio. Poi, nel silenzio della sala, sembrò rivolgersi ad essa: "Sbaglio, forse?"
La stanza fu attraversata da un sussulto che minò l'equilibrio di tutti. La velocità di rotazione della sfera aumentò in maniera appena percettibile e nell'aria si propagò un sottile ronzio, come quella di una scarica elettrostatica. Aygarth sentì una sorta di contraccolpo nella propria testa e dovette chiudere gli occhi per vincere il senso di pressione che sentiva alle tempie. La sensazione che avvertiva era la stessa di quando il Cronista comunicava attraverso la mente, solo che era molto più forte. Lei era più forte.
La tua voce è diversa. La voce del Padrone è un'altra.
Aygarth dovette reprimere il moto di sorpresa per evitare che il contatto cedesse. A giudicare dalla reazione degli altri, capì che quella voce l'aveva sentita soltanto lui, ma era talmente rombante da fargli scoppiare il cranio.
Io non sono il Padrone. Né voglio esserlo.
Il Padrone è diverso. Tu sei diverso. Sei... Seguì una pausa, durante la quale il giovane si sentì attraversato da capo a piedi da un'indolore lama invisibile. Poi la voce della sfera riprese, con tono più dubbioso.Sei altro. Così complicato... Nato uomo, eppure il tuo sangue arde di fuoco e metallo. Hai l'impronta della maledizione e il tocco di una coscienza che ti ha impregnato di conoscenze che altrimenti non potresti avere. Come puoi racchiudere in te tutto questo?
Aygarth storse la bocca in una smorfia che poteva essere un sorriso. Sono umano. E gli umani sono una fonte di sorprese.
La sfera rallentò. Aygarth rimase in silenzio per qualche istante. Mantenere il contatto con quella mente era doloroso, ma cercò di resistere. Volse lo sguardo allo svenuto Lucas. Puoi liberarlo?
Il ronzio si fece più forte. Egli ha attaccato. Ciò è solo una conseguenza.
Ad Aygarth scappò quasi una risata. Forse la gran parte dei presenti ti sta facendo segretamente gli applausi, considerando il soggetto. Ma lui è mio amico.
Amico?
Il ragazzo capì di aver usato un termine che non era tra i termini conosciuti dalla sfera.
Qualcuno che desidero rimanga in vita.
Il ronzio si attenuò. Poi, l'asta che aveva trafitto la gamba di Lucas si ritrasse lentamente fino a condensarsi nel corpo principale. Aygarth frenò l'impulso di andare subito da lui e sincerarsi delle sue condizioni, ma non osò forzare la mano.
Che cosa sei?
Non appena formulò quella domanda, dalla sfera venne emanato un fischio acuto. Aygarth gemette e cadde in ginocchio, le mani serrate sulle tempie. Era come se ciò che la sfera gli stesse trasmettendo fosse troppo per le sue capacità.
"...Lao...!" chiamò con voce strozzata.
Il vecchio si avvicinò velocemente al ragazzo e alla sfera. Appena si avvicinò sentì anche lui il ronzio nella propria testa."Non voglio attaccare, non ti farò del male. Voglio solo aiutare il ragazzo." pensò con tutte le sue forze mentre la sua testa era sconvolta da quel suono.Cosa sei tu? Sei amico come l'altro? sentì mentre per un attimo il ronzio si era attenuato, per riprendere subito dopo."Sì sono amico. Cosa ci stai facendo, cosa è questo suono." rispose Lao, sentiva il suo cervello contrarsi per lo sforzo.Risposte, voleva risposte e io le sto dando.Lao si avvicinò ad Aygarth e lo sollevò quasi di peso."Per capire cosa dobbiamo fare?" chiese mentre lentamente spostava indietro il ragazzo.
avvicina la tua mente e noi ti possiamo rispondere. fù la risposta della sfera, nello stesso momento in cui il ronzio si arrestava."Stai bene?" chiese Lao ad Aygarth mentre lo adagiava con le spalle sul muro.
"Sì" biascicò il giovane. "Ma è forte...troppo forte per me. Mi ha..." Si portò la mano alla fronte. Sudava copiosamente. "Mi ha detto molte cose, tutte in una volta. Non ho capito nulla."
"Non hai posto la domanda nella giusta maniera, ha detto Noi quando gli ho rivolto la parola. Tu permetti vero?" rispose il vecchio osservando la sfera."Non mi seguite." disse agli altri mentre nuovamente si avvicinava alla sfera, nessun ronzio stavolta niente, ma solo la sensazione di qualcosa in guardinga attesa."Vuoi che avvicini la mia mente, ma per farlo dovrò toccarti. Mi è permesso?" formulò nella mente con una certa riluttanza. Silenzio. Dopo qualche secondo sentì riecheggiare nella testa Noi permettiamo. Lao allungò la mano e la poggiò sulla sfera. Per poco non gli uscì un urlo di meraviglia, non riceveva nessuna sensazione tattile, nè calore nè freddo nè sensazione di toccare qualcosa di liscio. Era come toccare l'aria, anzi il vuoto totale. Il suo cervello scoppiò quando fu investito di nuovo dal ronzio. Ma stavolta riusciva a distinguere qualcosa, erano voci, tantissime voci che parlavano tutte insieme.Siamo in molti. Vuoi sapere cosa siamo, siamo in molti qui, siamo sfera ma siamo anche tante cose.
"Cosa vi è successo?"riuscì a formulare con uno sforzo Lao. Si pentì immediatamente della domanda. Ondate di rabbia e di dolore lo investirono e si ritrovò in ginocchio.famale.aiutatemi.nonhofattoniente.pietà.nonvogliomorire.aaaaaargh.vogliotornareacasarimbombavano nella sua mente."Non sono stato io. Noi non vi abbiamo fatto nulla. Damarios è sconfitto. DAMARIOS NON C'E' PIU'!" pensò disperatamente, le voci si arrestarono di botto e Lao si staccò dalla sfera, finendo seduto a terra."E' una prigione, una prigione fatta di anime. Le dobbiamo liberare." disse rivolto dietro di lui con il fiato corto.


[Continua]

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MessaggioInviato: Sab Dic 26, 2009 11:52 pm Rispondi citandoTorna in cima

Carnival guardò la sfera con una luce di nuovo interesse negli occhi “Una prigione. Una prigione fatta di anime, una prigione per le anime” ripetè in tono affascinato “Così tante anime, così tanto potere. Come mai non le ha assorbite? Aveva il Liber Mortis, poteva farlo se lo desiderava. Il libro gli avrebbe dato la possibilità di farlo.”
“Probabilmente preferiva farle soffrire ancora un po’ lì dentro. Ho visto i loro pensieri… sono stati torturati atrocemente mentre erano in vita, e ricordano ancora ogni singolo secondo di dolore” rispose Lao, quelle immagini gli facevano accapponare la pelle, e non le avrebbe rimosse tanto facilmente.
La vampira si avvicinò alla sfera e la sfiorò con le dita...nonostante l'orrore della cosa che Damarios aveva realizzato con le anime di persone innocenti, la negromante appariva soprattutto curiosa.
Aygarth si rialzò in piedi. La rivelazione di Lao lo aveva folgorato non poco. Anche gli altri avevano preso coraggio e avevano azzardato qualche passo in avanti, ma vedendo il tremolio sulla superficie della sfera si erano bloccati tempestivamente. Il ragazzo si mosse in direzione di Lucas, misurando i movimenti. Il Cavaliere era ancora a terra, privo di sensi, e il sangue scorreva copioso dalla ferita. Si accovacciò accanto a lui e afferrandolo per le ascelle fece per trascinarlo fuori portata. Si fermò all'istante quando la sfera riprese a ronzare. Standole vicino sentiva quelle voci corali, disperate, accanirsi quasi l'una contro l'altra, lamentando il comune fato. Il suono emanato dalla sfera era fastidioso ma Aygarth cercò di non farci caso.
Da quanto siete qui?
Un lamento più forte lo raggiunse.
Troppo. Non ci è consentito perderci nell'oltre-vita. Siamo puniti, siamo relegati. Siamo condannati.
Il ragazzo pensò a Sereth e digrignò i denti. Damarios aveva giocato anche troppo con le anime altrui. Trascinò Lucas indietro per qualche passo, quando una voce sovrastò le altre. Tutti riuscirono a udirla, poiché erano abbastanza vicini per captare la coscienza della sfera. Tu.
Aygarth si irrigidì e alzò lo sguardo verso l'enorme oggetto. Quella voce la conosceva. Altroché.
"Tu" fece a sua volta.
Abbandonò Lucas per qualche istante e avanzò di mezzo metro. I suoi occhi erano puntati sulla sfera. Galdor inarcò un sopracciglio: "A chi stai parlando?"
Il giovane lo ignorò. Sembrava cercare qualcosa oltre la superficie falsamente materiale della sfera. "Tu" ripeté, parlando per farsi sentire da tutti anziché usare i pensieri. "Ti credevo morto. Ti ho visto morire."
Mi hai visto solo cadere. Ero vivo, altroché. Una pausa. Purtroppo. E il tormento non è finito.
Gli occhi grigi del ragazzo divennero due fessure. "Forse te lo meriti." Una pausa, poi la sua voce scudisciò la stanza. "Sei stato tu!" In risposta, la sfera prese a vorticare velocemente. "Tu... lo hai portato da me!"
La vampira si voltò verso Aygarth, guardandolo per un momento con un'espressione stranita, quasi che la vampira stesse pensando che fra loro due il pazzo fosse lui dopotutto...poi i ricordi che aveva assorbito dal sangue di Cronista, alcuni dei quali erano appartenuti ad Aygarth, le vennero in aiuto.
Carnival ridacchiò “Così divertente...il mondo è davvero piccolo, vero?” la vampira fece un passo verso il fabbro con un sorriso sbilenco dipinto sul bel viso pallido “Io credo di poterli aiutare” disse con un tono ingannevolmente gentile nella voce “posso porre fine al loro tormento, infrangere la loro prigione, liberarli dal loro dolore. Ma per farlo occorre trovare scoprire l'anima che sta al centro di quella sfera, l'anima che Lui ha usato per creare il vuoto spirituale che trattiene tutte le altre. Ora quella sfera è come un pozzo, le anime entrano ma non possono uscire."
Per un attimo il ragazzo si sentì tentato di proporre di ignorarle bellamente e di tirare dritto. Sentiva ribollire il sangue: la voce che aveva udito era l'ultima che si sarebbe mai aspettata. Ancora più incredibile il fatto che, anche a distanza di tempo, si era scoperto ancora con il rancore latente, e sempre furibondo.
“Altrimenti” riprese a parlare Carnival, con lo stesso tono gentile, “prendi il tuo...amico, portalo lontano, fuori dalla portata della sfera, delle anime. Quando voi Cose Viventi sarete in salvo, assorbirò interamente queste anime come lui avrebbe dovuto fare e il loro potere sarà mio, e io sarò più forte.”
"Non è mio amico!" sbottò Aygarth di rimando. La sfera s'animò, il coro delle voci si fece più forte. "Lui è... è..." Non completò la frase. Anzi, voltò le spalle alla sfera e tornò da Lucas, concentrandosi sulla ferita. La voce emerse nuovamente dal coro: Comprendo la tua rabbia. Ma non ho avuto scelta.
"Insomma, Aygarth, chi è l'uomo con cui stai parlando?" si spazientì Nexor.
Il ragazzo rimase in silenzio per qualche istante. Poi sorprese Nexor con la sua risposta: "Non lo so. Non conosco il suo nome. Chiediglielo."


Il mezzodemone si voltò verso la sfera, ma non ebbe bisogno di riformulare la domanda. Mi chiamo Balthazar Arcontis. Ero uno studioso di magia. Vendevo la mia conoscenza per riuscire a sopravvivere, finché non ho compreso che il segreto che stavo condividendo era troppo pericoloso nelle mani in cui lo stavo affidando. Ho rubato ciò che avevo aiutato a scoprire: un frammento di metallo. A quelle parole, tutti si voltarono istintivamente verso Zadris. L'ho portato lontano. Sono giunto in una città chiamata Athkatla e l'ho affidato alla prima persona che mi ha aiutato. Un ragazzo. Sembrò rivolgersi nuovamente ad Aygarth. Nelle tue mani sarebbe stato al sicuro, perché non conoscevi il suo reale potenziale.
"No, tu volevi solo smettere di essere un bersaglio. Hai voluto solo sbarazzartene." La voce del ragazzo era ghiaccio puro. "Io ti ho aiutato, e in cambio, tu mi hai condannato. Per colpa tua Damarios è arrivato a me. Mi ha imprigionato, mi ha torturato, pur di riavere ciò che era suo. E non è finita, come puoi vedere."
Non è finita per nessuno dei due. So cosa è successo. E sono colpevole. Una pausa. Ma se non l'avessi fatto, probabilmente tu ora saresti sepolto dalle macerie della tua stessa città. Molte persone sono ancora vive per il semplice fatto che tu rechi con te quell'alabarda.
Il ragazzo non rispose, il suo volto rimase in ombra.
Carnival sbuffò “Povera anima. Si direbbe che non sei riuscito nel tuo intento.” disse con sarcasmo “lasciami indovinare...sei stato sempre tu a cercare il Liber Mortis per Lui? E Lui poi ti ha ripagato del tuo piccolo scherzetto in questo modo? Se è così, ha avuto senso dell'umorismo....senza il libro non avrebbe potuto fare una cosa del genere.”
La voce di Balthazar impiegò qualche secondo prima di replicare. Ho pagato per la mia ingenuità... e non solo io. Damarios ha fondato su di me questa sfera... oh, prima era piccola, sapete. Un granello di sabbia. Poi, col passare del tempo, con l'aumentare dei morti, è cresciuta. Una prigione in cui il tormento è eterno...
Aygarth non badò più a quello scambio di parole. Da lontano gli arrivò la voce di Zadris.
Quindi sei pentito...?
Di cosa?
Che io sia stata affidata a te.

Al ragazzo per poco non scappò da ridere. Zadris si comportava proprio come una donna.
No, amica mia. Mi dispiace però che tu abbia dovuto soffrire con me. E tu? Sei rimasta delusa?
Io sono fiera.

Quella risposta inaspettata mitigò il furore che aveva infervorato l'animo di Aygarth. Tornò a concentrarsi sul Cavaliere Nero. Continuava a sanguinare e l'emorragia non pareva voler arrestarsi. Galdor gli si accostò: "Posso provare a cauterizzarla. Ma non sono sicuro che poi possa muoversi tranquillamente..."
"No, aspetta" lo fermò Aygarth. "Voglio provare una cosa."


Carnival accarezzò nuovamente la sfera con le dita “Se tu sei il nucleo, il centro di questa cosa, allora posso usare il libro per disfare ciò che Lui ha fatto. Posso far cessare il dolore...” la negromante sorrise ed inclinò la testa da un lato “Tu sai cosa questo comporterà per te. Accetti?"
Qualche attimo di silenzio, poi Balthazar riprese a parlare. Sì. Ma prima che tu faccia qualsiasi cosa, concedimi del tempo." Ancora una pausa. Ho un debito. Ho intenzione di saldarlo.

Aygarth era chino su Lucas. Teneva gli occhi chiusi, una mano sulla ferita alla gamba. Stava cercando di ricordare, anche se erano ricordi non suoi, conoscenze che non gli appartenevano. Stava rivangando in ciò che Darth gli aveva trasmesso, una sapienza di decenni. La rigenerazione dei tessuti... Aveva visto più volte Darth Roxx all'opera, ma lui aveva anche una discreta dose di potere dalla sua. Tuttavia, sapeva che in parte la rigenerazione era dovuta a una sintonizzazione mentale che "spingeva" il corpo dell'altro a reagire, a curarsi da solo, in definitiva. Già, ma lui non poteva creare quel ponte mentale da solo. Non era un mentalista, a malapena aveva coscienza dell'Ultramondo, figuriamoci di quello..
Sentì di nuovo la mente collettiva delle anime farsi breccia nella sua coscienza, e a guidarli c'era l'anima del mago. Ebbe l'impulso di ignorarle, di alzare le difese della mente, ma si trattenne.
Lascia che ti aiuti. Ciò che vuoi fare ti sarebbe impossibile, in condizioni normali.
Direi che hai già fatto abbastanza. Adesso devo pensare al mio amico.
Qualcuno che non vuoi che muoia.
Il ragazzo tacque.
Sei un ragazzo nobile, fabbro. Non avrei potuto affidare il metallo in mani migliori.
Nessuna risposta da Aygarth.
Hai osato fare ciò a cui non ho nemmeno avuto il coraggio di pensare. Hai compiuto la Forgia su te stesso pur di difenderlo, e di difendere gli altri.
Di nuovo silenzio.
E non so nemmeno il tuo nome.
Ancora silenzio.
Io ti aiuterò. Sii pronto. Ci sarà un solo tentativo.
L'aiuto, in verità, giunse senza alcun preavviso. Aygarth si sentì attraversare da una potente spinta psichica, quasi dolorosa. Cercò di concentrarsi quanto più possibile sulla ferita del Cavaliere. La mano si poggiò sulla carne grondante sangue, e si staccò subito dopo. Non appena il tocco venne interrotto, i tessuti della gamba presero immediatamente a rigenerarsi, seppur a ritmo molto lento. Aygarth non smise di tenere la mano sulla ferita. Si sentiva sempre più debole, come se per guarire il compagno gli stessero succhiando via tutto il vigore. Dopo lunghi estenuanti secondi, la ferita era migliorata, ma il giovane era allo stremo. Abbandonò stancamente il braccio e ondeggiò. "Aiuto..." fu il soffio che gli sfuggì dalle labbra. Stava crollando.


Il mago tornò a rivolgersi a Carnival. Fa' ciò che devi...
La vampira esibì nuovamente il suo sorriso storto ed aprì il Liber Mortis, sfogliandolo lentamente mentre una sensazione di freddo terribile si diffondeva rapido nell'ambiente. Le pagine del libro erano fitte di scrittura minuta, ricca di svolazzi, bella a vedersi eppure, in qualche modo, inquietante. L'inchiostro era del colore del sangue.
Carnival alzò la destra ed iniziò a mormorare fra sé, il tono talmente basso da essere incomprensibile ma tutto il gruppo avvertì la tensione nell'aria, il rapido formarsi di una corrente di energia fra la sfera delle anime e la vampira.
Le voci all'interno della sfera si fecero più agitate e rumorose mentre la magia negromantica di Carnival prendeva forza...la sfera parve ondeggiare e farsi più evanescente ed un palpito di sofferenza sembrò giungere al gruppo dall'anima del mago Balthazar. Immediatamente fu chiaro l'intento della vampira: Carnival pur lasciando intatta la sfera nel suo insieme stava assorbendo letteralmente l'anima del mago e mano a mano che questa si indeboliva il vuoto spirituale che teneva assieme la prigione eterea perdeva forza.
Una volta che l'incantesimo fosse stato completato la vampira avrebbe assimilato l'anima di Balthazar e la sfera sarebbe stata di conseguenza annientata liberando tutte le anime che vi erano rinchiuse.
Ti prego, bisbigliò Balthazar alla Vampira. Il suo nome. Dimmi il suo nome.
"Se questo è il tuo desiderio..." mormorò Carnival di rimando "...Il suo nome è Aygarth." sogghignò "Non ti farò del male, non ti farò soffrire. Vivrai in me, per sempre."
Aygarth, fece Balthazar. Tacque. Per un istante. Non lasciate che muoia.
L'anima del mago abbandonò ogni resistenza e venne fusa in quella della vampira. Tutta la conoscenza, la forza vitale, i ricordi, in breve tutto ciò che era stato Balthazar Arcontis venne assorbito e fuso nell'anima distorta della vampira, come lo erano state le anime che erano state i guardiani del Liber Mortis, contribuendo ad accrescere il suo potere.
Dal momento che l'anima che era stata usata per creare la prigione non esisteva più come entità a sé stante, la prigione stessa cessò istantaneamente di esistere. Il sospiro collettivo di gioia delle innumerevoli anime imprigionate fu perfettamente udibile dal gruppo.
Le spalle della vampira cominciarono a sussultare lentamente, poi Carnival gettò indietro la testa e rise. Sentiva il Potere vibrare dentro di sé, con una forza che prima non aveva mai posseduto.
Le sue risa furono tali da svegliare Lucas. Il Cavaliere Nero si riscosse, si massaggiò la testa, cercando di ricordare dove si trovasse e cosa fosse successo. Sentì un peso sui piedi e abbassò lo sguardo. Quasi gli sfuggì un imprecazione quando vide il ragazzo a terra. "Aygarth. Aygarth!" Si accovacciò e lo accolse nelle braccia. Il giovane fabbro era pallido, semincosciente, e mugolava qualcosa di indistinguibile.
Nel frattempo Carnival aveva smesso di ridere...ora la vampira sembrava essere persa in una sorta di affascinata contemplazione delle proprie mani che rigirava lentamente osservando ogni dito come se appartenesse alla mano di un'altra persona, un sorriso estatico dipinto sul suo volto.
Era come se si trovasse a centinaia di miglia dal punto in cui si era trovata la prigione delle anime e dove Aygarth giaceva ora semisvenuto.
Lucas continuava a scuotere il ragazzo. “Svegliati. Svegliati!” Nel frattempo anche gli altri lo avevano circondato. Il Cronista sembrava comunque il più tranquillo. Si accovacciò accanto al ragazzo e gli passò una mano sulla fronte. “Chiedi troppo, dagli qualche secondo. Vedrai che tornerà fra noi. Ha solo...”
“...fame.” A completare la frase fu proprio Aygarth, che aprì gli occhi tornando completamente in sé. “Ho una fame maledetta... nessuno ha qualcosa da mangiare?”
Astrea, che era accorsa a sua volta al capezzale del fabbro emise una risatina nervosa “Tutto qui? Fame?” disse in tono stupito nel quale si sentiva però un pizzico di indignazione “E ci fai stare in ansia per una sciocchezza come questa...ecco aspetta...” la ladra frugò fra le poche cose che si portava appresso fino a trovare un tozzo di galletta rafferma...che era tutto quello che le rimaneva di commestibile. La ragazza si accigliò nel guardare la misera galletta “Temo di non avere altro” disse porgendola in tono di scusa.
Non finì di parlare: Aygarth agguantò il pezzo di pane e lo divorò in men che non si dica, sotto gli occhi attoniti dei presenti.
“Anche Darth faceva così” disse Nether ad un certo punto. “Quando curava qualcuno di noi, doveva mangiare.”
Galdor alzò un sopracciglio. “Vuoi dire che Aygarth può…”
“No” lo anticipò il ragazzo, non appena mandò giù il boccone. “Non posso. Ho le conoscenze di Darth, ma non i suoi poteri. Non potrei mai rifarlo. Questa volta sono stato aiutato.” Una pausa. “Da lui.”
La ladra guardò la sua mano vuota e poi Aygarth “Meno male che non mi hai mangiato anche la mano” commentò divertita “Lui chi?” chiese poi, udendo la spiegazione del ragazzo, curiosa come sempre.
“Balthazar. L’anima cardine della sfera…” Aygarth guardò la Vampira. “Ora… dov’è? Dove sono le anime della prigione?” chiese poi, rendendosi conto della scomparsa dell’enorme oggetto.
Le spalle della vampira sussultarono nuovamente per un riso silenzioso poi Carnival si voltò a mezzo verso gli altri “Loro sono.....andati. Sono liberi adesso.” disse alzando gli occhi al cielo e facendo un ampio gesto con la mano sinistra. La destra era stretta attorno al Liber Mortis. “Lui invece è....quì.” e si battè la mano sinistra sul petto.
Aygarth lasciò perdere lo sguardo nel vuoto. “Avrà pace, quindi?”
Carnival sbattè le palpebre ed assunse un aria confusa per un momento, come se non avesse ben chiaro di che cosa stesse parlando il ragazzo “Pace?” ripetè in tono meditabondo “Pace? Oh, si. Avrà pace. Come me.” e ridacchiò.
Il giovane non capì molto della risposta della vampira, ma lasciò cadere il discorso. “Ne ha uccisi così tanti... li ho sentiti. Tutti loro. Io non credevo che...” Abbassò lo sguardo come a reprimere le sue stesse parole, poi lo alzò verso i presenti. “Adesso basta. Uccidiamolo. Una volta per tutte.”

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MessaggioInviato: Mer Dic 30, 2009 3:26 am Rispondi citandoTorna in cima

"Ucciderlo, con immenso piacere. Ma dopo che avrai ripreso fiato, ragazzo, ti reggi a malapena. E anche noi." disse Lao fissando Aygarth e successivamente i presenti. Tutti sembravano aver bisogno urgente di farsi un bagno e una bella dormita. Lentamente il vecchio si sedette a gambe incrociate e chiuse gli occhi.
Anche gli altri si adeguarono a quella sosta forzata. Dopo molti lunghi minuti di totale silenzio nel corridoio della sfera Nether si riscosse e tese le braccia."Andiamo, non dobbiamo indugiare oltremodo." disse rivolto ai compagni, che seguirono subito il suo esempio. Sorpassato il corridoio si ritrovarono di fronte ad una scala che scendeva in basso, ripida e diritta."Ma non ne usciremo mai?" sibilò alle loro spalle Lucas, che chiudeva la fila.

Mentre i più riprendevano le forze, Carnival aveva trascorso tutto il tempo sfogliando il Liber Mortis, la sua attenzione concentrata in maniera quasi maniacale sugli oscuri segreti contenuti nell'antico tomo. Quando la marcia era ripresa aveva camminato in silenzio, lo sguardo assente e fisso avanti a sé, il libro stretto al petto come se fosse una cosa preziosa, o forse un amato giocattolo. Ogni tanto si esaminava una mano, come se trovasse in essa infiniti motivi di stupore.
Dal suo canto, Aygarth procedeva in silenzio. Era stanco, sfinito, e l'alabarda, per quanto leggera, gli pesava sulla schiena. Si sentiva un buco al posto dello stomaco, ma non osava fiatare. Si rendeva conto di non essere messo peggio degli altri, esausti a loro volta e a digiuno chissà da quanto. Quel che era buffo è che gli veniva da dormire. Si sarebbe sdraiato volentieri, anche solo per un'ora, e se la sarebbe dormita della grossa. Non sono come Darth, rifletté. Lui non solo sapeva come guarire, sapeva anche amministrare le energie e i suoi poteri molto meglio di me. Io ho solo il 'come', non il 'cosa' dominare. Le mie sono solo conoscenze. Nulla più. Probabilmente aveva rischiato grosso e senza l'aiuto di Balthazar non avrebbe cavato fuori un ragno dal buco.
Lasciò che fossero gli altri a capitanare il gruppo, dato che comunque il continuo mutamento della Rocca non gli permetteva di orientarsi come voleva. A capeggiare la fila c'era la creatura-sciame, seguita immediatamente da Lao e da Nexor. Lucas stava in retroguardia, Nether e Cronista appena prima di lui, mentre Astrea e Carnival stavano alle spalle del ragazzo. Aygarth sentiva il respiro di tutti farsi pesante. Dèi, Lucas aveva ragione: ne sarebbero mai usciti? Mancava poco, così poco: sarebbe bastato giungere nelle stanze di Damarios per chiudere definitivamente la faccenda. Eppure vagavano chissà da quanto, coi compagni dispersi là dentro chissà dove, e non riuscivano a capire se stessero proseguendo nella direzione giusta.
Giunsero davanti a una porta di metallo dalla complicata serratura. Nether tirò più volte: chiusa. Esaminò il chiavistello e rinunciò subito a capire il funzionamento del meccanismo. "Non sono un asso con le serrature. Astrea?"

“Questo è pane per i miei denti!” rispose gaiamente la ladra, alla quale faceva piacere mostrare di non essere solamente un pacco postale da cacciare in braccio a Carnival quando le cose si facevano pericolose. Astrea frugò rapidamente nel suo zaino e ne estrasse i “ferri del mestiere” consistenti in un grimaldello ed alcune asticelle di metallo con la punta sagomata rozzamente che utilizzava per forzare le serrature.
“Ci vorrà un pò” disse studiando accigliata il complicato meccanismo dopodichè iniziò ad armeggiare con la serratura. Carnival annuì e riprese immediatamente a studiare il libro approfittando della nuova pausa fuori programma. Per qualche tempo l'unico rumore fu lo sferragliare degli attrezzi di Astrea intervallati da una sonora imprecazione della ladra quando uno dei suoi attrezzi si spezzò nella serratura costringendo la ragazza a gettarlo via e a ricominciare da capo.
I minuti trascorsero lentamente e vari componenti del gruppo cominciarono a farsi inquieti “Allora, ragazzina ce la fai o non ce la fai?” disse ad un certo punto Galdor spezzando il silenzio che regnava sulla soglia “Guarda che mica mi sto divertendo, sai?” ribattè la ladra per tutta risposta continuando nel suo lavoro senza voltarsi. Un rivolo di sudore scendeva lentamente sulla sua fronte mentre la ladra muoveva lentamente il grimaldello per evitare che facesse la stessa fine dell'attrezzo usato precedentemente.
Infine gli sforzi della ragazza furono premiati quando uno scatto sonoro fece sobbalzare i presenti e Astrea saltò in piedi “Ce l'ho fatta! E' aperta!” esclamò in tono entusiasta.
“Ed era anche ora” sbuffò Galdor.
Per tutta risposta la ladra gli indirizzò una linguaccia.

Le pesanti porte di metallo furono spalancate con circospezione. Si ritrovarono in una enorme stanza, che anche agli occhi di un profano poteva dirsi un laboratorio alchemico. Tre grossi tavoli facevano bella mostra di sè al centro, due pieni di alambicchi e provette, l'ultimo invece, particolare che fece inorridire i presenti, era macchiato di sangue e su di esso era poggiata tutta una serie di strumenti chirurgici ancora lordi dall'ultimo utilizzo. Ma la vera particolarità erano una decina di colonne opache che occupavano tutti i lati della stanza. Erano stranamente inquietanti e quando si avvicinarono capirono perchè: erano di vetro, riempite d'acqua o di chissà quale immondo liquido e all'interno stavano in sospensione figure deformi e sgraziate, morte o dormienti forse. Astrea guardava rapita una di queste incubatrici "E' così che si creano i Fusi e le altre creature che abbiamo visto?" chiese a mezza voce a tutti e a nessuno."Così si gioca a fare il dio. E Damarios era abbastanza megalomane per farlo. Porco bastardo, questa stanza trasuda dolore" rispose Lao mentre guardava schifato gli arnesi da chirurgia."Questo posto andrebbe bruciato, chissà quanti prigionieri hanno urlato tutto il loro dolore qui dentro" disse a bassa voce allontanandosi dai tavoli.
Aygarth camminò lentamente tra le colonne, senza guardarle, per evitare di essere sopraffatto dei ricordi. Voci e urla, dolore e terrore: la Rocca era questo. Era sempre stata questo, anche per lui. Oltrepassò la serie di colonne fino a giungere a quella vicino alla porta, più grande delle altre, a forma di parallelepipedo. L'acqua era torbida, lurida e immota, ed era impossibile scorgere cosa vi fosse contenuto. Aygarth stava per rivolgere la sua attenzione alla porta quando ci fu un tonfo e un grido. Il giovane si voltò.
"Che succede?"
Era stata Astrea a gridare. La ragazza era balzata indietro, costernata. "Si è mosso!" dichiarò. "Quel...coso là dentro si è mosso!"
Un tonfo, di nuovo, stavolta dalla parte opposta. Il Cronista sguainò la katana e anticipò il movimento collettivo di tutti: riuscì così a vedere a sua volta una delle colonne d'acqua turbinare, e la cosa ivi contenuta scossa da spasmi. "Questi affari... sono ancora vivi!"
La creatura che aveva visto Astrea spalancò gli occhi. La giovane ebbe il tempo di vederli roteare nel liquido, che ben presto l'essere alzò le due appendici mutanti che aveva per braccia e iniziò a cozzare contro il vetro. Voleva romperlo. Ben presto tutte le aberrazioni contenute nelle colonne d'acqua si svegliarono e iniziarono a picchiare forte. Qualche vetro iniziò a creparsi.
"Andiamocene, svelti!" fu l'avvertimento di Aygarth, appena prima di scorgere movimento con la coda dell'occhio, dalla vasca più grande. Gli era sembrato di aver percepito qualcosa nuotare là dentro. Poi un'ombra gigantesca s'avventò sul vetro, cozzando violentemente. Il cristallo si riempì di crepe e acqua limacciosa cominciò a fluire dallo spacco.
Aygarth si voltò verso la porta. Scorse lo stesso chiavistello di prima. Fece per prendere Zadris e romperlo con un sol colpo, quando all'improvviso le colonne d'acqua non ressero più i colpi e il loro contenuto si riversò nella stanza. Il giovane ebbe appena il tempo di udire il sordo scricchiolio del vetro di fianco per alzare lo sguardo e vedere quella massa informe infrangerlo. Dopo, fu solo acqua.

Carnival ebbe a malapena il tempo di sbattere le palpebre e di mettere al sicuro il Liber Mortis nella propria sacca prima che la massa di liquido inondasse quasi completamente la stanza sommergendo ogni cosa. La stanza di creazione dei Fusi era completamente sommersa ora ma la vampira non si curò particolarmente della cosa...la sensazione che predominava nella sua mente era più che altro di fastidio...essendo quello che era non aveva bisogno di respirare dopotutto. All'improvviso una forma d'ombra le sfrecciò accanto e un artiglio lungo almeno una quindicina di centimetri le aprì una larga ferita sul fianco sinistro, strappandole una smorfia di rabbia. Nell'acqua torbida si muoveva una dozzina di forme aberranti, apparentemente a loro pieno agio in quell'ambiente, dietro di esse si intravedeva una creatura ancora più enorme, anche se non altrettanto agile.

Lao fu investito dalla massa d'acqua come tutti gli altri. Ebbe appena il tempo di prendere una boccata d'aria prima di essere sott'acqua. Attorno a sè non vedeva niente, l'acqua era torbida e sapeva di palude alle labbra e alle narici del vecchio, con un rapido colpo di tallone si diresse verdo il soffitto. L'acqua aveva sommerso quasi completamente la stanza, lasciando soltanto un metro di distanza dal soffitto. L'unico spazio asciutto era il tetto della vasca grande."Aygarth, Astrea, Nether" chiamò con tutta la forza dei suoi polmoni, ma non potè ascoltare un eventuale risposta, qualcosa gli avvinghio la gamba e lo trascinò giù. Di nuovo sott'acqua volse la testa in tutte le direzioni e alla fine scorse una grande figura nera che nuotava verso di lui velocemente. Quando si avvicinò Lao riuscì solo a distinguere una fila di denti larga quasi un metro che si apriva per morderlo. Riuscì a schivarla più per istinto che per bravura.

Aygarth si ritrovò dapprima sbattuto contro il muro opposto dall'impeto dell'acqua, poi ne fu sommerso. Il mondo diventò un miscuglio torbido di bolle e ombre, dai suoni ovattati. Trattenendo il fiato, recuperò la posizione eretta e dandosi una spinta sul pavimento si proiettò verso l'altro nuotando vigorosamente. Dalla superficie distavano appena tre metri, ma Zadris era peggio di un masso al collo. Con non poca fatica riuscì a riemergere e non appena ebbe riempito i polmoni si guardò intorno. "NETHER! ASTREA! CRONISTA! GALDOR!" Dopo qualche secondo riapparve il mezzodemone, e dopo di lui Galdor, sputacchiando. La creatura-sciame fece la sua apparizione poco dopo e si inerpicò subito sull'unico tratto asciutto: da una delle appendici pendeva un arto, segno che sott'acqua aveva già dato battaglia. Dopo pochi attimi la ladra apparve in superficie, e un attimo dopo anche Cronista, con grande sollievo del ragazzo, fece la sua comparsa. Per ultimo, nella visuale, ci fu il cavaliere nero, che esordì con un'imprecazione non appena riempì i polmoni.
Aygarth si voltò ancora. Di Nether, Lao e Carnival nessuna traccia.
"NETHER!"
Girò lo sguardo in un punto poco distante e vide delle bolle infrangersi sulla superficie. Ricordò all'improvviso che Nether aveva l'armatura e il panico lo sopraffece. Guadagnò rapidamente l'area asciutta, vi depositò Zadris e si rituffò. Là sotto non si vedeva niente, ma continuò a nuotare con vigore. Quando capì che la vista normale non gli sarebbe stata d'aiuto, si concentrò e usò la Forgia. Subito il mondo cambiò e scorse immediatamente le sagome degli alleati. A poche bracciate c'era Nether, che cercava disperatamente di guadagnare la superficie: un Fuso lo teneva bloccato sul fondo.
Aygarth aumentò il ritmo delle bracciate e si avventò sul Fuso. Lo abbracciò e gioì quando il potere della Forgia iniziò a intaccarlo. Il Fuso mollò la presa, ululando sott'acqua. Non appena lo fece, Aygarth non perse tempo. Afferrò il middenlander per un'ascella e con una spinta sul pavimento lo aiutò a guadagnare la superficie. Riemersero entrambi sputando acqua limacciosa.

Carnival sentiva nell'acqua tutto intorno a sé l'odore del sangue...il suo e quello dei Fusi che stavano venendo feriti dalla creatura-sciame e dagli altri e la vampira trovava la cosa inebriante...il Fuso che la stava assalendo l'aveva ferita una seconda volta ma anche quella ferita, come del resto la prima, stava rapidamente guarendo lasciando la negromante furiosa e assetata.
Una terza volta il Fuso sfrecciò nell'acqua verso di lei, convinto ormai di avere di fronte una facile preda, senza rendersi conto che per Carnival era lui ad essere tale...quando la mano artigliata si mosse per colpire la vampira l'afferrò e la torse sfruttando la forza stessa dello slancio della creatura per scagliare il Fuso contro la parete della stanza. Subito dopo la vampira nuotò, sia pure goffamente, verso il Fuso e si avvinghiò alla schiena dell'essere cercando la sua gola.
La creatura ebbe ancora la forza di cercare di scrollarsi di dosso la vampira, nuotando con agilità incredibile nella stanza cercando di schiacciare Carnival contro le pareti della stanza mentre questa lentamente, le unghie piantate nella carne dell'altro, annaspava verso la sua gola, riuscendo infine a squarciarla con furia, dilaniando la carne come una belva feroce.
Una scura chiazza di sangue cominciò ad allargarsi rapidamente in superficie.

"Quanto vorrei che ci fosse il vostro padrone qui al posto mio" pensava imbestialito Lao mentre attendeva il prossimo attacco. Il fuso che l'aveva attaccato era una specie di lucertola, con una testa a mezzaluna sproporzionata e irta di denti a piolo aguzzi come rasoi. Il vecchio aveva fatto miracoli per schivare gli attacchi della creatura, ma così non progrediva per niente. Sebbene avesse imparato a controllare il suo consumo di ossigeno in apnea, non poteva combattere sott'acqua all'infinito. E il Fuso aveva il ragguardevole vantaggio di avere le branchie. Attese alcuni interminabili secondi finchè non scorse la creatura avvicinarsi, nuotando a forte velocità "Vieni, vieni, questa non è una piscina. E' una sala operatoria. Vieni a conoscere il dentista." pensò crudelmente quando la creatura gli si avventò contro. Non schivò l'attacco, ma piantò le mani sulle labbra del Fuso, prima che potesse morderlo. Con una presa d'acciaio Lao tenne stretta la bocca della creatura, che si dimenava cercando di liberarsi. Bastò un secondo di esitazione da parte del Fuso e Lao allargò le braccia spalancando le enormi fauci in maniera innaturale. Anche nell'acqua putrida il vecchio potè sentire il sonoro CRACK quando le mandibole si disarticolarono, facendo sorridere Lao malignamente. Il Fuso ebbe un guizzo e poi rimase immobile, lasciando il vecchio libero di nuotare verso la superficie.

Cronista e Lucas, insieme a Galdor e Nexor, raggiunsero la creatura-sciame sulla zona asciutta. Aygarth aiutò Nether a guadagnare il bordo, quando si accorse della mancanza di Astrea. Si girò, costernato, e la vide nuotare con difficoltà. Poi sparì sott'acqua.
"ASTREA!"
Non esitò un solo istante. Si rituffò in suo aiuto. Per un attimo ebbe la tentazione di sfogare la Forgia là sotto, ma si accorse, con rammarico, che a dispetto di tutto il resto l'acqua non era un conduttore efficace.
Astrea era stata trascinata sott'acqua da un Fuso che si era avvinghiato a lei. Aygarth nuotò fino ad afferrarle un braccio e tirò. Ebbe così il Fuso a portata di mano e sferrò un calciò con tutta la forza di cui era capace. La mossa funzionò solo in parte. Il colpo non fu abbastanza forte da mettere fuori combattimento il Fuso, quantomeno per liberare Astrea, che fu in grado di salire in superficie. Il Fuso prese di mira Aygarth, e cercò di afferrargli un braccio: ottenne soltanto di srotolare la catena che il ragazzo teneva arrotolata sull'avambraccio, e dovette mollare la presa non appena gli sfiorò la pelle. Aygarth non perse tempo: con un colpo di tallone gli fu addosso e gli afferrò la testa con entrambe le mani. La Forgia iniziò a compiere il proprio dovere e il Fuso ben presto rimase cotto, dall'interno. Aygarth lo lasciò affondare e fece per risalire a sua volta, quando qualcosa gli sfrecciò accanto, agganciandosi alla catena che pendeva. Lo strappo alla spalla fu fortissimo. Gli sfuggì un mezzo grido, che si tradusse in un coro di bolle. La creatura che lo aveva preso con sé era lunga almeno due metri, col muso tozzo, due chele enormi e la coda lunga e sottile. Tra i denti aguzzi, da squalo, stringeva la catena.
Aygarth sentiva che i polmoni gli stavano per scoppiare. Gli mancava l'aria. La superficie si allontanò, e la creatura lo fece sprofondare. Sbattè contro un muro, contro il pavimento, finanche a urtare un vetro delle colonne rotte, ferendosi un fianco: sangue andò a tingere le acque. Provò a espandere la Forgia attraverso la catena, ma si sentì mancare. Non aveva più fiato. Vide ancora l'acqua torbida attraverso le bolle, vide il muso dell'enorme animale che stava per piombare su di lui. Poi non ci fu nient'altro, e rimase alla mercè di quell'abisso liquido.

Astrea emerse in superficie e guadagnò l'asciutto. Si voltò, ma non vide il ragazzo che l'aveva salvata. "Aygarth!" Come evocato, il Cronista apparve al suo fianco, in piena corsa. "AYGARTH!" e si tuffò.

[continua..]

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Se non c'è il fiore non ci sarà neanche il frutto, Se non c'è niente allora non farò niente.

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Lao Tsung
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MessaggioInviato: Mer Dic 30, 2009 2:09 pm Rispondi citandoTorna in cima

Vedere qualcosa in questa brodaglia ormai è impossibile. Così fastidioso pensò Carnival mentre nuotava, per la verità alquanto goffamente, in cerca di un'altra vittima. Sangue rosso, bel sangue rosso , con sua sorpresa la vampira si era accorta di percepire il sangue nell'acqua, e verso di esso si dirigeva...il sangue che sentiva ora però aveva un sapore strano...sembrava umano e allo stesso tempo vampiro. Aygarth ,pensò, anche se non aveva mai gustato il sangue del fabbro, quel sapore di essere vivente e vampiro allo stesso tempo poteva essere soltanto suo.
Cercò di accelerare il ritmo. Se qualcuno deve bere il suo sangue, bel sangue rosso, così bello, devo essere io, non uno stupido Fuso, Io, Io, si, Io.
Ad un tratto l'acqua si schiarì e davanti a lei, una enorme creatura simile ad uno squalo umanoide, trascinava verso di sè una catena ed Aygarth era legato all'altra estremità. La creatura spalancò una bocca irta di zanne appuntite ed emise un ringhio, sonoro anche in quell'ambiente acquatico, quando si avvide che la vampira stava puntando verso di lui e cercò di colpire Carnival utilizzando il ragazzo come un maglio. Carnival incassò in pieno il colpo e si ritrovò presa fra la parete della stanza e il corpo del fabbro. Così tanto fastidio, pensò, ma Astrea si arrabbierà se non aiuto il suo amico. Oh si. Non voglio che accada. Come sempre i pensieri della vampira erravano al confine della follia. Carnival ardeva dal desiderio di piantare i denti nella carne di quel mostro...ma l'umano nel frattempo sarebbe sicuramente morto affogato. Acqua. Respira acqua. Così divertente.
Carnival ricorse ai suoi poteri di negromante e l'acqua nell'area intorno al mostro divenne istantaneamente venefica. L'effetto fu immediato...la creatura spalancò la bocca, barcollò e poi si afflosciò semistordita verso il pavimento della stanza senza però mollare la catena. La vampira sogghignò e dedicò la sua attenzione ad Aygarth...il ragazzo era semisvenuto per la mancanza d'aria e districarlo dalla catena avrebbe preso troppo tempo. La vampira comprese che c'era una cosa che poteva fare...si piazzò di fronte ad Aygarth e gli rivolse uno dei suoi sorrisi sbilenchi. Non te lo aspetti, questo, oh no, e poi, preso il suo volto fra le mani appoggiò le sue labbra fredde su quelle del fabbro, soffiando nei suoi polmoni l'aria che i suoi polmoni morti ancora trattenevano e di cui comunque non avevano bisogno.

Lao era riemerso proprio nel momento in cui Cronista si tuffava urlando il nome dell'amico. Rapidamente prese quanto più fiato potè e si immerse di nuovo, seguendo il vampiro sott'acqua. Erano ormai affiancati quando poco mancò che un enorme creatura li investisse passandogli davanti. Una bocca enorme, irta di denti aguzzi lunghi dieci centimetri, gli occhi neri e vuoti senza calore, la pelle giallo sporco. L'animale sembrava non finire mai, quando infine anche la coda passò accanto ai due poterono vedere che Aygarth era avvinghiato al Fuso con una catena. Subito nuotarono dietro la belva, ma non poterono mantenere il suo ritmo e presto riuscì a distanziarli. Lao usò la telepatia per comunicare con Aygarth ma non ricevette risposta, Cronista d'un tratto lo strattonò e indicò un punto alla loro destra. Il suo legame con Aygarth gli permetteva di sapere dov'era, ma le sensazioni che riceveva dal ragazzo non lo tranquillizzavano per niente. Velocemente nuotarono dove Cronista aveva percepito Aygarth e si trovarono di fronte ad una scena bizzarra: Carnival e Aygarth uniti in un bacio e la creatura due metri più sotto, poggiata sul pavimento e apparentemente stordita. Alcuni movimenti veloci e sconnessi suggerivano che la creatura si stesse riprendendo. Lao e Cronista si guardarono velocemente e si gettarono sul mostro. Cronista sguainò la katana e vibrò un colpo all'addome del Fuso, che si risvegliò immediatamente. Lao si mosse fulmineo e afferrò la coda della creatura con tutte le sue forze. Dieci secondi bastarono perchè i muscoli delle sue braccia cominciassero a urlare di dolore mentre tratteneva la bestia, pesante almeno il triplo di lui. Cronista teneva saldamente l'elsa della spada, mentre i movimenti del Fuso contribuivano ad allargare la ferita.

Le palpebre di Aygarth tremolarono. Sentiva aria fendere nuovamente i suoi polmoni, aria soffiata a forza. Si svegliò, lentamente. Ebbe subito coscienza della situazione: era sott'acqua, e stava annegando. Ciò che invece non si era aspettato dalla situazione era qualcuno che lo stesse baciando, pur nell'intento di trasmettergli l'aria per sopravvivere. Soprattutto, non Carnival.
Si staccò all'improvviso, e la sua esclamazione di protesta si tradusse in una corolla di bolle. Trattenne immediatamente il fiato che gli era stato elargito e si voltò verso il mostro, accorgendosi all'improvviso della presenza di Cronista e di Lao. Nel frattempo Carnival nuotò verso la mascella del mostro, fermandosi a metà. Afferrò la catena e dopo diversi strattoni, con una torsione ne spezzò l'estremità, liberando il ragazzo.
Aygarth non esitò. Puntò dritto verso la superficie, nuotando quanto più possibile, sebbene il fianco ferito gli facesse un male del diavolo: il senso di puntura che avvertiva costantemente gli suggerì che doveva avere qualcosa impiantato nella carne. Finalmente emerse, a pochi metri dall'isolotto. Astrea se ne accorse e chiamò gli altri a gran voce. Nexor e Galdor lo aiutarono a guadagnare in fretta l'asciutto. Aygarth si sdraiò sulla schiena, sputando l'acqua che gli era rimasta nei polmoni, e portò la mano al fianco sanguinolento. Sentiva la cuspide di una scheggia di vetro. Non appena alzò lo sguardo, vide Lucas chinarsi su di lui. "Faccio io, moccioso. Tu cerca di non muoverti." Senza preavviso, gli strappò la scheggia. Aygarth gridò, per un secondo, poi si rilassò sul pavimento umido. Astrea gli si inginocchiò accanto, tremante.


Ora che il fabbro era libero la vampira tornò a dedicare la sua attenzione al Fuso che ancora si aggrappava tenacemente alla vita e stava dando filo da torcere al Cronista ed a Lao. Proprio mentre guardava il fuso riuscì a scrollarsi di dosso il vecchio con un poderoso colpo di coda scagliandolo lontano ma dopo pochi istanti l'esperto di arti marziali stava già nuotando vigorosamente verso la creatura pronto a ricominciare a lottare. Cronista dal canto suo aveva estratto la katana dalla ferita e stava cercando di infliggerne una seconda ...l'odore del sangue ammorbava l'acqua tutt'intorno. Carnival sorrise e si lanciò sull'arto sinistro dell'essere bloccandolo in una presa ferrea e torcendolo poi fino a far scricchiolare le ossa. Lao, comprese al volo le intenzioni della vampira fece altrettanto sul braccio destro, schivando un pugno artigliato che lo avrebbe squartato dalla testa all'inguine se fosse andato a segno. Con la belva temporaneamente immobilizzata Cronista puntò al torace del Fuso e vi immerse la katana fino all'elsa. Un brivido scosse la creatura da capo a piedi per qualche istante, poi essa rimase finalmente immobile.


I tre lanciarono un muto grido di trionfo e si diressero verso la superficie, lasciando la creatura lì dov'era, ormai sbudellata dai colpi di Cronista. Riemersero quasi contemporaneamente e si diressero verso i compagni. "L'ho detto che ci serviva un bagno" disse Lao con un ghigno mentre si appoggiava al bordo della vasca e riprendeva fiato. Astrea lasciò per un attimo il capezzale di Aygarth per aiutare Nether a tirare su i tre "Come sta?" chiese Cronista alla vista di Aygarth "Ne ha viste di peggio, se la caverà" rispose secco Lucas. Le loro chiacchiere furono interrotte da uno sciabordio dietro di loro. Dei tentacoli di un grigio malato saettarono fuori dall’acqua e avvinghiarono Lao e Carnival, ritrascinandoli di sotto.Mentre si dibattevano nell'acqua malsana e putrida videro che non erano tentacoli quelli che li intrappolavano, ma budella. La creatura sul fondo non era morta, anzi sembrava parecchio arrabbiata mentre grugniva e ringhiava e li trasportava verso il basso con le sue interiora, articolate meglio di una coda."Rigeneratore" pensò Lao con un brivido di repulsione. Lame e simili erano poco utili contro una creatura con quel potere, a meno di farla a tocchetti.

"Maledizione!" L’imprecazione di Aygarth scudisciò la stanza. Cercò di alzarsi, ma Astrea se ne accorse e lo trattenne. "Non fare pazzie! Sei ferito!"
"Non lo sarò per molto" ringhiò il ragazzo. Affiancò il Vampiro e Lucas, che stavano per tuffarsi. All’improvviso la superficie s’increspò e altri due Fusi emersero gettandosi sul gruppo. Uno fu impalato dalla creatura-sciame, che sembrava pronta a un attacco simile: l’altro venne falciata da un fendente di Elrohir, che lo tranciò quasi a metà. "Ecco, questo potrebbe essere un problema" fece il Cronista. Aygarth si voltò verso il mezzodemone. "Nexor, riesci a tenerceli lontani finché non ci liberiamo di quel bastardo?" "Ci provo" fece l’altro, iniziando a concentrarsi. Ricevuto il cenno d’assenso, Aygarth si sporse sul bordo. Sentì un tocco: era la mano del Cronista. "Sei sicuro?" Il giovane fece spallucce, tenendosi sempre il fianco, da cui però il sangue cominciava a defluire più lentamente, segno che i lembi della ferita cominciavano a chiudersi. "Guarirà. Da questo punto di vista, è bello essere mezzo vampiro." Sfoderò un sorriso sornione che sollevò anche il Cronista, poi, in tre si tuffarono di nuovo.

Aygarth dovette far uso della Forgia per riuscire a vedere qualcosa là sotto. C’era movimento da tutte le parti. Sapeva che usare l’alabarda e le catene là sotto non gli sarebbero state d’aiuto: l’acqua era troppo torbida per effettuare dei fendenti efficaci. Nuotò verso i tentacoli orripilanti che avevano imprigionato i due amici. Il Cronista si diresse verso Carnival, Lucas si avventò diretto contro il cuore delle budella nel tentativo di strappare quanti più tentacoli possibili, mentre Aygarth si occupò di Lao. Afferrò il brandello d’interiora che lo teneva prigioniero , vi si avvinghiò come uno scoiattolo al tronco, e si concentrò. Dalla creatura partì un muggito distorto dall’acqua. Aygarth mantenne la presa; dalla quantità di bolle che fuoriuscivano tra i denti si intuiva che stesse quasi ringhiando di furore. Lo stratagemma funzionò: il tentacolo appassì letteralmente, bruciato dalla Forgia, e Lao fu libero.

Il vecchio sentì solo una minima parte del bruciante potere della Forgia "Ti sta bene pesciolino, adesso ci divertiamo" pensò quando fu libero. Con due rapide bracciate si avventò sulla creatura, avvinghiandosi al poderoso collo. Alzò il pugno e lo immerse nelle branchie del Fuso, le sue dita si avvinghiarono ai delicati barbigli che filtravano l'acqua e li strappo con quanta forza aveva. L'ululato subacqueo del mostro fu spaventoso. Il Cronista aveva sguainato nuovamente la katana e cercava di liberare Carnival che dal suo canto mordeva e graffiava quelle appendici come una furia. Il fuso sembrava imbufalito da quell'attacco e cominciò a scuotersi, presto avrebbe ricominciato a nuotare e sarebbe stato di nuovo in vantaggio."Aygarth, una grigliata mista per favore." Sentì risuonare nella sua testa il giovane mentre Lao immergeva il pugno nell'unica branchia rimasta sana alla creatura. Questa si impennò come un cavallo e scagliò il vecchio a quasi due metri di distanza.
Aygarth ubbidì e scese in profondità. Avrebbe potuto concedere solo una ventina di secondi di apnea, poi sarebbe dovuto risalire prima di rischiare di annegare di nuovo. Quando tentò di avvinghiare il primo tentacolo, il movimento che questo compì nell'acqua fu sufficiente a spingerlo via. Quasi lo rispedì in superficie, roteando come una palla. Allora approfittò di quell'occasione per rinnovare rapidamente la sua provvista d'aria e si immerse di nuovo, incrociando Lucas sul percorso che a sua volta risaliva per respirare. Stavolta giunse radente al pavimento prima di dirigersi verso la creatura, che si dibatteva: tra poco avrebbe ripreso a nuotare. Aygarth si diresse verso la coda e l'afferrò appena prima che il mostro si riscuotesse. Il Cronista riuscì appena in tempo a liberare Carnival dalla prigione tentacolare che la creatura si risollevò e iniziò a guizzare come un pesce impazzito, con Aygarth avvinghiato alla coda. Il ragazzo cercò di mantenere la presa, anche se la spinta subacquea era talmente forte che rischiava di scrollarselo di dosso, e il fianco non ancora completamente guarito non aiutava di certo. Sfogò la Forgia, dapprima lentamente, poi sempre più ferocemente non appena riuscì a concentrarsi senza essere distratto da quello sballottamento. La creatura cacciò un ululato, mentre per alcuni secondi il potere di Aygarth aggrediva ferocemente la sua anima; poi guizzò vicino alla parete e con un colpo di coda scrollò via il ragazzo, che finì contro il muro. Il contraccolpo gli svuotò i polmoni e sentì ferocemente il bisogno d'aria. Stava per risalire quando si rese conto di dove era finito: alle spalle aveva la porta blindata. Ebbe un'intuizione e risalì di corsa in superficie per poi dirigersi verso l'isolotto. "Mi serve questa!" annunciò, afferrando l'alabarda e sparendo nuovamente di sotto.
Nuotò fino alla porta, lasciandosi anche trasportare dal peso di Zadris per evitare di consumare aria ed energie. Quando vi fu davanti, puntellò i piedi contro la parete e piantò lo sperone dell'alabarda nel chiavistello. Cercò di smuovere il meccanismo, o quantomeno di romperlo, ma nell'acqua i suoi movimenti erano lenti e impacciati. Allora si puntò con le mani sullo stipite e spinse coi piedi sull'asta. Sentì un lieve cedimento e un lieve cambiamento nel flusso dell'acqua. Lao! Cronista! urlò nella mente, pregando che qualcuno lo sentisse. Uscite dall'acqua, o afferratevi saldamente a qualcosa! Tra poco qui sarà un bel casino!
Lao e Cronista sentirono il pensiero di Aygarth e cominciarono a nuotare rapidamente verso la superficie, trascinando Carnival con loro. La creatura li insidiava da presso, pronta a morderli. Questo mise loro le ali ai piedi, facendoli praticamente saltare fuori dall'acqua."Avete lasciato Aygarth là sotto da solo!" gli urlò contro Astrea disperata. "Non preoccuparti, sa quello che fa" disse Cronista mentre con due rapidi fendenti mozzava le interiora che erano scattate per ghermirli e riportarli sotto. "Basta che faccia in fretta" pensò il vampiro tra sè.
Aygarth sentì di avere bisogno di aria. Il chiavistello era quasi saltato, ma non si fidava a rimanere a secco, dato che ci sarebbe voluto del tempo prima che la stanza si svuotasse. Allora risalì, una corsa rapida, un respiro profondo, e poi di nuovo giù. Stavolta prese l'asta di Zadris con le mani e coi piedi tornò a spingere in una direzione. Sentì movimento alle sue spalle, ma non ci badò. Dopo un istante, un tentacolo tornò a ghermirlo, ma sfogò la Forgia quasi di riflesso e in un attimo questi lo abbandonò. Continuò a spingere sentendo il chiavistello che pian piano cedeva. Era talmente concentrato nel suo lavoro che non si accorse del Fuso che si era avventato su di lui, alle spalle. Urlò, la sua voce imprigionata in una marea di bolle, quando l'essere lo colpì a una spalla, trapassandogliela da parte a parte con la chela-sperone. Digrignò i denti conservando l'ossigeno che gli restava, forse mezzo minuto di autonomia, non di più. Proprio in quel momento il chiavistello cedette. La porta iniziò a muoversi, spinta dalla pressione. Aygarth portò l'alabarda orizzontalmente, sentendo già la forza del risucchio cominciare ad attirarlo. Il Fuso tornò all'attacco, dietro di lui.
Vai all'inferno!
Diede un forte calcio all'uscio che si spalancò. La forza del gorgo che si venne a creare fu spaventosa. Venne trascinato, ma l'alabarda che aveva saggiamente contrapposto in quella posizione si incagliò nei due stipiti della porta e gli diede l'appiglio necessario per resistere. Urtò con lo stomaco sull'alabarda, mentre il Fuso che attentava alla sua vita venne trascinato via, nel tunnel di sfogo. Aygarth cercò di tenere duro. Sperava solo di avere la forza, così ferito, di resistere all'impeto dell'acqua e, allo stesso tempo, di avere abbastanza fiato per resistere finché non fosse defluita del tutto.

Quando videro che il livello dell'acqua rapidamente scendeva i compagni lanciarono un grido di trionfo. Ma Aygarth non accennava a risalire."Dov'è, dove sta?" chiedeva Astrea in continuazione."Nei guai come suo solito maledizione." sbottò Lao guardando l'acqua melmosa, il livello era sceso di mezzo metro in pochi secondi e continuava a defluire. Con un balzo si tuffò in acqua, dietro di lui sentì delle urla e delle imprecazioni, ma non ci badò. La corrente era forte, incredibilmente forte e poteva contrastarla solo in parte. Venne trascinato verso la porta e vide Aygarth aggrappato a Zadris. Con un rapido scarto non gli arrivò addosso e riuscì a fermarsi contro il muro a lato dell'apertura. Puntellandosi con i piedi afferrò Aygarth per la collottola e lo spinse a sè assieme all'alabarda. Appena in tempo, mentre l'acqua rifluiva quasi del tutto i tre tavoli, spinti dalla corrente superarono la porta con la velocità di un fulmine. Cinque secondi dopo poterono far emergere la testa dall'acqua e prendere una boccata di ossigeno.

Non appena ne ebbe la possibilità, Aygarth inspirò profondamente. Appena in tempo, non era sicuro di resistere per molto. La stretta di Lao gli faceva male alla spalla ferita. "Dimmi che è servito..." mormorò con un filo di voce strozzata dall'acqua.
"E' servito. Un'ottima idea." disse Lao lasciando la presa e mettendolo in terra. Poco lontano, i pochi Fusi che erano rimasti, compreso quello gigantesco, si contorcevano sul pavimento negli ultimi spasmi, privi del loro elemento vitale; proprio come dei pesci fuor d'acqua. "Stai giù" disse con una leggera pressione sulla spalla sana "non sei in grado di muoverti. Tu combatti senza pensare, impara la pazienza" gli disse mentre esaminava la ferita."Ah e per quanto riguarda la vampira...va bene che sei giovane e ardente...ma il mare è pieno di pesci" concluse ridacchiando.
A quelle parole, per poco Aygarth non gli sferrò un pugno. "Lao..." bofonchiò. "D'ora in poi tu ti tieni a distanza. Porti una scalogna nera. Tu e il tuo bagno..."

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MessaggioInviato: Ven Gen 15, 2010 1:53 am Rispondi citandoTorna in cima

Ignara di essere oggetto dei commenti salaci di Lao, la vampira stava guardando i propri abiti fradici con aria disgustata. Dopo qualche istante di inutili tentativi di rassettarsi i capelli zuppi, Carnival indirizzò un'occhiata di puro odio ai Fusi agonizzanti, come se dal suo punto di vista la colpa maggiore non fosse tanto il fatto di aver attaccato il gruppo quanto quello di averle infradiciato il vestito...la negromante alzò la mano destra e mormorò qualche parola in tono aspro utilizzando i propri poteri per assorbire da quegli esseri abietti quel poco di vita che rimaneva loro.

Poco lontano Cronista alzò ddi scatto la testa osservando per qualche istante Carnival...come nello scontro che avevano avuto con la negromante nei corridoi della Rocca, anche questa volta egli aveva percepito le vibrazioni dell'energia vitale fuoriuscire dai corpi dei Fusi per confluire nella vampira ma questa volta c'era qualcosa di diverso, come se la negromante non si fosse limitata a privare quelle creature della vita ma ne avesse assorbito persino l'anima...il processo però era stato troppo rapido perchè potesse esserne certo. I Fusi giacevano scomposti ormai immobili e Carnival sembrava essersi calmata, il suo caratteristico sorriso sbilenco aveva nuovamente fatto capolino sul suo viso.

Ora Carnival sembrava aver spostato la sua attenzione su Lao ed Aygarth, e fu verso di loro che si diresse, fermandosi direttamente alle spalle del vecchio, gli occhi fissi sulla sua schiena.

"Riesco a sentire il rumore dei tuoi pensieri. E il bruciore dei tuoi occhi ragazza" gli disse senza voltarsi, gli occhi assottigliati mentre esaminava la ferita di Aygarth."Non è bella, ma non è neanche brutta. Dobbiamo fermarci qui per un pò, o non riuscirai a continuare." gli dice alzandosi. Si girò verso la vampira che non si è spostata di un millimetro "Che cosa c'è?" chiese a bruciapelo.

Carnival inclinò la testa da un lato e studiò Lao per qualche istante senza profferire parola
“Tu non usi armi o poteri” disse infine “Tu combatti con le mani, e le gambe, e il corpo. Il tuo corpo è la tua arma. Tu resisti alle Voci.”

Lao alzò un sopracciglio squadrando la vampira. Dopo un paio di secondi imitò i suoi compagni, che nel mentre si erano seduti nella stanza per riprendere fiato, e si sedette a gambe incrociate con la schiena appoggiata al muro. Chiuse gli occhi e congiunse le mani a coppa appoggiandole sulle gambe. Solo allora rispose alla vampira"E con ciò?" chiese semplicemente.

“Nella stanza delle torce tu eri sempre tu” rispose la vampira “Io invece ero come lei, prima che morisse. Ero debole. Era facile, così facile farmi male” scosse la testa violentemente, un gesto quasi isterico “Non voglio essere debole!” esclamò con rabbia “Io devo essere forte. E poi tu resistevi alle Voci, mentre parlavano e sussurravano nella mia testa e io non riuscivo a non ascoltarle...” la sua voce, che prima si era alzata minacciosamente, si ridusse a un bisbiglio incomprensibile.
“Io voglio essere forte anche quando il Potere mi abbandona” risprese dopo un momento Carnival “Insegnami ad essere come sei tu. Lo farai?”

"Mmmmhhh..." è l'unica reazione che Lao sembrò avere a quella domanda. Restò fermo senza mutare posizione e senza aprire gli occhi per un minuto buono."Quanti anni hai, ragazza?" chiese infine di rimando.

Carnival si agitò, a disagio e quando la sua risposta giunse, fu pronunciata con voce appena udibile “Lei è morta da più di vent'anni” mormorò.

"Ecco appunto. Venti anni non sono che un periodo brevissimo per addestrarsi come ho fatto io. Serve un tempo anche quattro volte maggiore." rispose Lao con un sospiro, poi aprì gli occhi e inchiodò lo sguardo negli occhi di Carnival, come se con il suo sguardo trapassasse le iridi della vampira e le leggesse nel cervello."E tu hai un difetto grosso Carnival. Usi troppo la mente." disse richiudendo gli occhi.

“Io ho tutto il tempo” protestò la vampira, ma la seconda obiezione di Lao la lasciò perplessa “Non capisco. Usare troppo la mente....così strano. Cosa significa?”

"Quando combatti. Usi troppo la mente. La mente al nemico, la mente ad Astrea, la mente ai compagni, la mente alla tua natura, la mente a come reagire e difenderti."rispose cantilenando."Sia che si pensi troppo che non si pensi a niente il risultato è sempre lo stesso: si perde prima o poi."il tono della voce era impersonale, Lao ripeteva quelle parole come a se stesso."Bisogna velocizzare il proprio pensiero, concentrarsi. Pensi di poterci riuscire?"

Carnival riflettè per qualche istante “Io non lo so” disse con tono imbronciato “Io devo proteggere Astrea-che-ha-promesso. Devo essere forte. Io li odio. Ed ho sempre sete, sempre, sempre, sempre. Anche adesso. Io sono tutto questo, io sono Carnival.”

Lao sospirò forte e allungo la mano sinistra , senza aprire gli occhi, e raccolse un sassolino "Lezione numero Uno: Se riesci a prendere il sasso dal palmo della mia mano ci sarà la seconda lezione." aprì gli occhi e fisso magneticamente la vampira.

La vampira restituì lo sguardo all'anziano guerriero, piantando i suoi occhi grigi nei quali baluginava una luce insana negli occhi neri di Lao, nei quali si poteva scorgere soltanto una profonda calma. All'improvviso la destra di Carnival scattò verso il sasso che si trovava nella mano rugosa di Lao...non abbastanza velocemente però, Lao aveva chiuso la mano quando lei era ancora a metà strada."concentrati e riprova." disse semplicemente il vecchio.

Carnival guardò la propria mano come se questa l'avesse in qualche modo tradita. Senza dire una parola, riassunse la posizione iniziale, gli occhi fissi in quelli di Lao. Questa volta la vampira lasciò trascorrere più tempo prima di ritentare ma l'esito fu identico a quello del tentativo precedente.
“Concentrati e riprova” disse Lao.

Carnival digrignò i denti in un gesto di frustrazione “Così veloce. Come può essere?” borbottò...si era mossa ad una velocità superiore a quella di un semplice umano eppure aveva fallito. Lao si limitò a guardarla senza profferire parola.
Il terzo tentativo andò come il secondo, e così quello successivo. Sempre la mano del vecchio si chiudeva prima che quella della vampira avesse compiuto più di metà della distanza che la separava dal sasso nella mano di Lao e sempre il vecchio ripeteva “Concentrati e riprova” nello stesso tono privo di inflessioni. Dopo l'ennesimo fallimento Carnival, strinse le mani a pugno e colpì la parete più vicina con tanta forza da incrinarla.

"Non ci siamo Carnival. Controllati." disse Lao in risposta a quel gesto. "Le emozioni non si portano sul bavero in combattimento, non ci si deve condizionare da rabbia, paura o gioia addirittura." spiega con voce calda e tranquilla. Lao richiuse gli occhi e appoggiò anche la testa al muro."Chiudi gli occhi, calmati. Svuota la mente, devi essere passiva, serena. La mia mente aiuterà la tua”.

Carnival rimase per un istante con le mani appoggiate al muro mentre le ferite che la veemenza del suo colpo le avevano procurato si rimarginavano rapidamente, poi annuì.
“Io sono brava. Io voglio essere forte.” mormorò, più rivolta a sé stessa che a Lao. La vampira chiuse gli occhi e fece uno sforzo per rilassarsi, lasciando che la propria mente vagasse per i sentieri sconnessi del suo io mentre l'onda della sua furia, non trovando un bersaglio, si affievoliva da sé.


Dopo qualche minuto di assoluto silenzio nella mente di Carnival si fece strada una voce, quella di Lao."Hai ancora molto da imparare Carnival, ma stai andando bene. Sii passiva, calma. Nella tua mente c'è grande confusione, è un vortice rovente e tumultuoso, ma ci sono dei punti fermi. Aggrappati a queste isole di tranquillità, focalizzati su di esse. E cerca di visualizzare il sasso nella mia mano, non i movimenti che dovrai fare, non la mia reazione, non la quantità di forza e di riflessi che dovrai usare. Visualizza nella tua mente solo il sasso."

“Così difficile” disse la vampira in tono lamentoso. Era la prima volta in assoluto da quando si era trasformata che la vampira tentava di mettere ordine nei suoi pensieri di concentrarsi su uno scopo senza lasciarsi guidare dai suoi impulsi, in una parola di pensare in maniera coerente e la cosa le riusciva penosa.
“Difficile, così difficile...ma io sono brava, io ci posso riuscire” mormorò, più e più volte. Infine la sua espressione tormentata si rilassò e la vampira aprì nuovamente gli occhi. Sembrava quasi un'altra persona, tanto il suo volto era trasfigurato da quella nuova sensazione di...pace? Che provava in quel momento. Mentre i suoi occhi venivano catturati da quelli di Lao, la sua mano scattò nuovamente verso il sasso con un movimento fluido e aggraziato.
Le dita piccole e sottili di Carnival si ritrovarono a stringere quelle dure e callose di Lao, chiuse a pugno."Non era così difficile calmarsi per due secondi vero?" chiese Lao con un ghigno storto."Disciplinati e impara a fare ordine in quel minestrone che hai nel cervello. E compirai passi da gigante, hai potenziale"si appoggia nuovamente alla parete dietro di lui e richiude gli occhi."Oggi altro io non ti insegnerò. Domina il corpo con la mente e dominerai il campo di battaglia" sussurrò con aria stanca.

"Sarà meglio che non fai affaticare troppo il vecchio, Carnival" esclamò una voce. Era Aygarth. "Altrimenti ce lo dovremo portare in spalla, o peggio tirerà le cuoia anzitempo" continuò divertito. Si rialzò in piedi tenendosi la ferita con una mano. I lembi si stavano chiudendo da entrambe le parti: sentiva la pelle tirare quasi innaturalmente. "Se siete d'accordo, direi di toglierci da qui... ormai l'acqua avrà trovato sfogo nei tunnel." Si annusò gli abiti e storse il naso. "Dèi...puzziamo di pesce!"

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Se non c'è il fiore non ci sarà neanche il frutto, Se non c'è niente allora non farò niente.

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MessaggioInviato: Mar Gen 19, 2010 7:39 pm Rispondi citandoTorna in cima

Un'altra creatura ascoltava interessata le parole di Lao. Lo Sciame gli aveva dedicato molta attenzione, sia per il suo essere l'ultimo arrivato, sia per le sue capacità. Imparare a replicarle sarebbe stato utile ma, non potendosi nutrire di lui per il momento, lo Sciame aveva optato per una assidua e minuziosa osservazione. Osservazione che stava venendo disturbata da una sensazione di nostalgia: la creatura si sentiva attirare verso uno dei corridoi, come se li dentro ci fosse qualcosa che gli apparteneva "Figlia. La Figlia ci sta chiamando. In piedi. Dobbiamo raggiungerla."
Lao guardò perplessi gli altri uomini. "La Figlia? Di chi diamine sta parlando?"
"Di chiya" lo informò Aygarth e subito si corresse: "Di Magistra Ro." Senza pensarci, l'aveva chiamata con l'appellativo che Darth soleva darle. "Dov'è?" chiese allo Sciame.
"In quella direzione" rispose puntando un artiglio. "Non è sola." Lo Sciame non attese ulteriori domande, doveva andare. L'obbedienza a Magistra Ro era scritta nel suo sangue e nelle sue ossa. Se il Padrone o la Figlia chiamano lui deve accorrere.
Lo Sciame cominciò a correre lungo il corridoio, svoltando più volte, con assoluta sicurezza. Conosceva la sua destinazione ed era impaziente di raggiungerla. Si fermò dopo pochi minuti di corsa, in un'ampia sala: a giudicare dagli arazzi, dai tappeti e dal trono che ne ornava una parete doveva essere una sorta di sala delle udienze. "E' qui. Sta arrivando."
La compagnia si guardò intorno. La speciale conformazione del mobilio fece venire la pelle d'oca a Nether. "Finora abbiamo sempre supposto che quel bastardo agisca solo. Questo suggerisce il contrario."
"Balthazar ne è stata la prova" fece il Cronista, storcendo il naso. "Evidentemente, più che agire in compagnia, ha spremuto le conoscenze sue e di altri, disfandosene una volta raggiunto l'obiettivo."
Astrea contò gli scranni e rabbrividì. "Speriamo sia così. Già contro uno è difficile, figurarsi un'intero gruppo di gente come Damarios..."
"Silenzio!" Aygarth li invitò a tacere. Si era fermato nel bel mezzo, gli occhi a specchio. Ben presto anche gli altri poterono notare Zadris rilucere di bagliori di fuoco. "Sento qualcosa." Girò lo sguardo verso un'arazzo: alla vista della Forgia era impossibile nascondere cosa ci fosse dietro. Dalle forme sembrava un Fuso.
Non disse nulla, non una sola parola. Imbracciò l'alabarda e con una breve rincorsa sferrò un tondo che avrebbe potuto spaccare una colonna di marmo.
Zadris impattò direttamente contro il braccio del Fuso tranciandoglielo di netto e rompendo diverse costole. La creatura fece pochi passi in avanti, facendo indietreggaire Aygarth, incurante del potere della Forgia che lo stava rapidamente ustionando. L'aspetto del Fuso era raccapricciante, non tanto per le mutazione a cui era stato sottoposto, tanto più per lo stato in cui era: uno degli occhi pendeva inerte dall'orbita. Il suo corpo era coperto di graffi piuttosto profondi e sanguinava copiosamente da moltissime ferite "Non... quello... giusto..." sussurrò prima di afferrare la spalla di Aygarth "E' in me!" urlò in faccia al ragazzo "Toglimelo! Toglimelo!"
Aygarth gridò, involontariamente, non per paura quanto perché la reazione era l'ultima che si fosse mai aspettato. Indietreggiò cercando di liberarsi dalla presa del Fuso e infine si divincolò, rimanendo in posizione di guardia, con lo sperone di Zadris in orizzontale, pronto a trafiggere. Gli altri si disposero a semicerchio attorno alla creatura, ma il ragazzo stese un braccio come a voler dire di attendere prima di attaccare.
Negli occhi del Fuso si accese un lampo, come se avesse compreso cosa doveva fare. Nel suo sguardo non c'era più la paura e l'orrore di pochi istanti prima, ma solo una fredda e folle determinazione. Si scagliò urlando contro Aygarth e quando il ragazzo affondò con Zadris il Fuso ci si buttò letteralmente sopra; l'alabarda lo trafisse da parte a parte, ed il Fuso tirò a se l'asta di Zadris, fino a far spuntare tutta la lama da dietro la sua schiena "Libero... Fi... nal..." e rimase immobile, morto.
Aygarth rimase impietrito. Il Fuso si era letteralmente suicidato sulla sua arma. Spaziò con lo sguardo sugli altri, perplessi in egual modo, fino a posare l'arma a terra e districare il corpo dall'arma. "Si è ammazzato da solo" pensò ad alta voce. "Perché?" Ripensò alle parole che gli aveva detto prima di uccidersi. Dentro di lui... dentro di lui cosa? Di che stava parlando?
Lao si chinò sul corpo. "Non è possibile... Ha cercato di uccidersi da solo ma non ci è riuscito. E' ferito solo dove potevano arrivare i suoi artigli, ma non erano abbastanza profonde... Come se qualcosa gli impedisse di uccidersi...". Il vecchio schizzò indietro quando oltre al sangue, dalle ferite inziò a fuoriuscire un liquido nerastro e viscoso.
"Indietro!" gridò. Anche Aygarth si allontanò frettolosamente, badando di non avere nulla di quella roba sulle mani. Se le strofinò sui calzoni e tenne Zadris tra il corpo e il cadavere, in posizione di difesa. Zadris gli sussurrò qualcosa all'orecchio, e si raggelò: quando la vista della Forgia andò a sostituirsi a quella normale, si accorse che quel liquido, da nero, brillava di un rosso pulsante.
"Indietro!" urlò a sua volta. "Non toccatelo! Non so cos'è ma quel sangue è vivo! Non toccatelo!"

Una voce disincarnata cominciò a sussurrare alle orecchie di ognuno dei presenti "Corpo... Ci serve un corpo... Dov'è il nostro corpo?"Il liquido nero stava cominciando ad evaporare rapidamente "Un altro corpo... Aiuto... Si! Nuovi corpi..."
Aygarth osservò orripilato il liquido oscuro che svaniva pian piano. Cominciava a capire e le gambe gli tremarono al pensiero della sorte che aveva rischiato avvicinandosi e toccando il cadavere, come se fosse portatore di peste. Non riusciva a capire cosa fosse, ma aveva intuito cosa facesse. Si appropriava del corpo come un simbionte indigesto, insopportabile; da lì la supplica del Fuso che, pur di liberarsene, si era ucciso.
Il vapore nero che usciva ora copioso da ogni orifizio del corpo sembrava digerire la carne con cui entrava in contatto, lasciando solo una polvere appiccicosa al suo posto. E a peggiorare ulteriormente la situazione il vapore non si stava disperdendo, ma si condensava in una nube minacciosa al centro della stanza.
"Maledizione!" Aygarth fece cenno agli altri di indietreggiare. Si affiancò a Nexor: "Se quella roba viene verso di noi, fermala con la telecinesi. Se la respiriamo, siamo fregati."
"Anime... Anime... Aiuto... Chi sarà più adatto?" la nube cominciò a roteare su se stessa, come se non sapesse dove andare "Ci serve un corpo forte... Ma l'anima? Come togliamo l'anima?" La nube cominciò a fluttuare lentamente verso il gruppo. Nexor stese le mani generando una barriera per contenere il gas. "Una mente forte... Non va bene... La mente deve essere debole. La donna. Proviamo con lei... E' debole... Ma lo è anche la sua mente... Ci darà tempo..." La nube si colorò di piccoli riflessi azzurri e allo stesso tempo la mente di Nexor fu assolita da un torrente di energia mentale: dolore, in quantità mai provata prima si riversò su di lui, facendo vacillare la barriera.
A quelle parole, i pensieri di tutti volarono a Carnival e Astrea, le uniche due donne del gruppo. Non ci fu bisogno di alcun avvertimento: tutti si posizionarono a far loro da scudo, anche se nessuno sapeva come poter fronteggiare qualcosa che non potevano nemmeno ferire. Aygarth si dispose in prima linea. Vieni, bastardo, lo incitò. Non sapeva se i suoi pensieri potevano essere uditi, né tantomeno se ciò che pensava fosse la conseguenza di un'accurata deduzione o della follia pura. Entra in me, forza. Ti brucio appena ci provi. Dài, son qui. Ti aspetto.
La nube scura cominciò a fluttuare sopra le loro teste come in attesa. Poi l'urlo di Astrea ruppe il silenzio "No! Stai fuori dalla mia testa!" La ragazza cadde subito a terra, tenendosi il capo fra le mani "Aiuto! Aiutatemi!"
Si voltarono tutti verso di lei. Carnival ringhiò e sibilò nel vedere la reazione dell'amica. Fece per lanciarsi contro la nube, ma venne bloccata da Cronista, che la trattenne appena in tempo. Nel frattempo gli altri circondarono la ragazza, cercando di tenerla ferma. La giovane si dibatteva. Aygarth abbandonò Zadris a terra e si gettò su di lei. "Ferma, Astrea! Ferma!" Ricevette in risposta un calcio alla mascella che gli fece vedere le stelle per un attimo. Scrollò la testa e ci riprovò, stavolta riuscendo a bloccarle almeno le gambe. L'intervento di Nether e Lucas permisero alla giovane di bloccarsi. Aygarth la vide negli occhi dilatati dal terrore e sentì sotto di lui la pelle della giovane che, pur minimamente, reagiva alla Forgia. Oh no. Oh no, lurido bastardo, non te la prenderai. Il suo inconscio gli suggerì qualcosa e agì senza pensare. Afferrò la ragazza e vi si avvinghiò in quello che poteva quasi sembrare un'abbraccio amoroso. Se Nihal lo viene a sapere mi ammazza, pensò febbrilmente prima di dedicare tutta la sua attenzione ad Astrea. Sentiva il suo corpo, la sua voce che gli urlava nelle orecchie, sentiva... il battito del suo cuore, il sangue nei suoi muscoli, il palpito della sua anima.
Si stava sincronizzando con lei. Un altro retaggio delle conoscenze di Darth.
"Astrea, ascolta la mia voce" sussurrò al suo orecchio. "Sono qui. Sono Aygarth. Ascolta la mia voce, resta lucida, ascolta me. Resta con me." Nel suo essere qualcosa vibrò, la Forgia s'animò, mentre sentiva che la sua mente toccava quella della ragazza, allo stesso livello di un contatto fisico. Sentì lei, ma sentì anche altro. Sentì la cosa, un'anima dalla natura inidentificabile. Strinse i denti e sussurrò ancora un "Resta con me" prima di rivolgere la propria attenzione ad essa. La Forgia scalpitò, il corpo di Aygarth divenne caldo, vibrante di quel potere. Fu come se la Forgia avviluppasse entrambe le menti e ruggisse furente a quella estranea.
Un brivido scosse le schiene di tutti i presenti quando la nube emise un'acutissimo stridio "Protetta! Chi? Lui! Il ragazzo... Dove sei? Numero 571... Eliminiamolo!" Una parte della nube sembrò assumere le sembianze di un braccio che si stava allungando verso Aygarth. Quando lo toccò si sentì un altro stridio e parte della nube svanì "Ci ferisce! Aiuto! Dobbiamo ucciderlo, ma ci serve un corpo. Row..."
Quando ci fu il contatto, anche Aygarth gridò. Scivolò a lato di Astrea, pur mantenendo il contatto con la ragazza per evitare che la nube penetrasse le sue difese. Lucas si gettò in ginocchio e lo tirò su per un braccio. "Che c'è? Che ti ha fatto?"
Aygarth respirava affannosamente, dalla bocca. Alzò gli occhi e ciò che gli altri vi lessero fu sconcerto assoluto. "Honoo!" esclamò, con voce rotta. "Quella cosa... in quell'affare c'è anche Honoo!"
"Cosa?" urlò Galdor "E come lo tiriamo fuori da li?" mentre parlava cominciò a richiamare le fiamme erigendo uno scudo fiammeggiante fra Aygarth e la nube, bruciandone una parte. "Maledetto! Un'altro che ci ferisce!" Lao sentì un fruscio alle sue spalle e un'ombra gli passò di fianco velocissima, puntando alla schiena di Galdor "Attento!" Cronista, grazie alla sua preveggenza si era lanciato anche lui togliendo Galdor dalla traiettoria all'ultimo istante. Il fendente della creatura Sciame colpì il pavimento, crepando la pietra. Quando ritrasse il braccio l'armatura cominciò ad ammassarsi sulla punta delle dita, rinforzando gli artigli. Una lama dorsale scattò in avanti, dritta verso la gola di Galdor.
"Dèi!" urlò Lucas. "Ci mancava anche questa!" Alzò la spada e menò un fendente che riuscì a intercettare la lama che stava attentando alla vita dell'altro guerriero. Stava per contrattaccare, quando la voce di Aygarth scudisciò la stanza: "Lucas! FERMO!"
Il cavaliere ringhiò ma ubbidì. Fissò perplesso il ragazzo, che si stava alzando a sedere. "Sciame, che cosa stai facendo?" chiese questi. Scrutando l'essere coi sensi della Forgia non avvertì alcun pericolo. Era anche da escludere che la creatura fosse stata contaminata dalla volontà della nube: non percepiva alcuna traccia dell'anima che aveva cercato di impadronirsi di Astrea.
"Ha attaccato il Padrone. Deve essere ucciso." alla risposta dello Sciame si unirono sei dardi di chitina, sparati da varchi negli avambracci; dardi che finirono carbonizzati dalla vampa di fuoco proiettata da Galdor per difendersi. Lo Sciame scattò indietro, evitando le fiamme; osservò Galdor per qualche secondo, cominciando a mutare, facendo crescere due ampie gobbe lungo la schiena "Alleati. Allontanatevi dal nostro nemico. Non vogliamo coinvolgervi."
"Fermati" ordinò Aygarth. Fece per alzarsi in piedi, ma si ricordò di Astrea. Allora recuperò l'alabarda e la depose nelle sue mani. "Stringila forte e non l'abbandonare mai. Io sono qui." E poi, chinandosi sull'arma: "Non lasciarla sola, Zadris, parlale. Parlale sempre." Subito l'alabarda si accese, le rune brillarono di un caldo riflesso. Il ragazzo azzardò ad alzarsi e fece un passo verso la creatura-sciame. "Il padrone ha attaccato gli alleati. Vedo il padrone come un nemico. Che è successo al padrone?" Usò volutamente un linguaggio elementare per farsi capire.
"Non lo sappiamo. Il nostro compito è proteggerlo. Chiunque lo attacchi deve essere eliminato." così dicendo cominciò a camminare lentamente verso il gruppo di persone che aveva davanti. "Vi concediamo dieci secondi per allontanarvi dal nostro bersaglio, alleati. Dopodichè attaccheremo." Cronista vide il futuro e non riuscì quasi a credere a ciò che sentiva "Aygarth, ucciderà Galdor se non lo fermiamo!"
Non ci vuole la preveggenza per capirlo, pensò amaramente il giovane. Si parò tra il compagno e la creatura-sciame. "E' successo qualcosa al Padrone" gridò alla Creatura-sciame. "Se ci uccidi, il Padrone rimarrà... questo" concluse, indicando la nube oscura. "Non è il Padrone che vogliamo uccidere. Vogliamo aiutare il Padrone, compreso Galdor. Se cerchi di uccidere Galdor, io lo difenderò. Se lo difenderò, mi ucciderai? Io ho salvato la vita al Padrone, vuoi uccidere un alleato del Padrone?" Non sapeva quanto la diplomazia potesse servire, ma sapeva di certo che in combattimento lo sciame era nettamente superiore. Non sapeva nemmeno di aver scoperto le carte giuste. ma dieci secondi non erano un tempo sufficiente per pensare un piano vincente al primo colpo.
"Tu non sei nostro nemico. Solo lui lo è. Ma se resti vicino a lui non potremo evitare di coinvolgerti." Le gobbe sulla schiena si erano ormai completamente formate e le lame dorsali si erano ritratte per ispessire quella parte dell'armatura. I dieci secondi erano sul punto di passare.
Honoo, ti odio. Tu e la tua voglia di creare creature pensanti. E stupide, sotto un certo punto di vista. " Aygarth si portò accanto a Lao. Strinse un braccio del vecchio e gli parlò nella mente: Dì a Nexor di bloccarla quando scatta. Il guerriero indietreggiò di qualche passo, mentre Aygarth rimaneva impassibile di fronte a Galdor. "Fai quello che vuoi! Ma se uccidi uno di noi..." pensò e allo scadere dei dieci secondi formulò qualcosa di assurdo: "...il Padrone morirà all'istante."
Lo Sciame rimase interdetto alle ultime parole di Aygarth, intento ad analizzare quanto gli era stato detto. Aygarth era un alleato, quindi una creatura di cui fidarsi, così aveva imparato. Se poteva fidarsi di lui, poteva credere alle sue parole. Uccidendo un pericolo per il Padrone questi sarebbe morto... "Come è possibile?" chiese lo Sciame; per lui era difficile comprendere: la sua mente, così rigida ed elementare gli rendeva inconcepibile che un alleato potesse mentirgli.
"Non lo sappiamo" disse Aygarth. Spero che Honoo risolva la situazione, se e quando tornerà. O siamo morti. Io per primo. "Ma è così." Una bugia da record, di sicuro, ma non aveva altra scelta. Nella mente sentì la risatina di Cronista che rise alla trovata più assurda ma che, paradossalmente, era riuscito a fermare, anche se temporaneamente, la minaccia dello Sciame. "Perché siamo un gruppo. Perché siamo gli alleati del Padrone. Perché ci aiutiamo a vicenda, aiutiamo il padrone, e diamo la vita uno per l'altro. Siamo un gruppo. Siamo legati al Padrone. E vogliamo salvarlo. Aiutaci a salvarlo, Sciame. Aiutaci a salvare il Padrone."

continua..

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MessaggioInviato: Gio Gen 21, 2010 4:36 pm Rispondi citandoTorna in cima

Nel frattempo la nube non aveva perso tempo: aveva continuato a scandagliare le difese poste intorno ad Astrea, ma senza trovare un varco adeguato, per poi spostare le sue attenzioni di nuovo verso Aygarth. Lo spettro lo conosceva, aveva assistito ad ogni esperimento, ma non riusciva a trovare il modo di abbatterlo. Non senza un corpo fisico. Gli serviva un corpo per continuare ad esistere, uno privo di uno spirito forte... O uno senza spirito. Quello strano fuso che stava nel gruppo di quelle che considerava le sue prede era un'incognita. Ma all'interno di se lo spettro aveva anche parte delle conoscenze di Honoo. Lo Sciame: creature viventi, ma prive di anima: un ospite ideale. La nube saettò lungo il soffitto lontano da Nexor e dagli altri ammassandosi vicino al trono, poi la sua voce risuonò nuovamente nelle menti dei presenti "Attacca!"
Lo Sciame si piegò leggermente sulle ginocchia, portando il peso in avanti. Aygarth lo vide fare appena un passo, prima che sparisse completamente. Il suono successivo che il giovane udì furono gli artigli dello Sciame che stridevano contro la corazza di Nether, danneggiandola e strappando un brandello di carne.
Aygarth si voltò verso il guerriero appena in tempo per vederlo gettato a terra. La Forgia urlò nella sua mente, come una bestia ferita, animata dal giuramento che opprimeva ormai da tempo la sua coscienza e alimentava il suo potere in maniera anomala. Con un grido che ai più sembrò un ruggito, si scagliò verso l'amico trascinandolo via mentre un altro fendente dello Sciame s'abbatteva al suolo, riducendo le piastrelle in calcinacci. Nel frattempo gli altri si frapposero a difesa.
"Sciame!" urlò il ragazzo, la voce distorta dalla rabbia. Un'ombra di rosso tinse i suoi occhi, un cambiamento che fu avvertito solo dal Cronista, a livello mentale; il Vampiro si girò dalla sua parte, preoccupato. "Non devi ascoltarlo. Quello non è il Padrone. Quello si serve del Padrone, usa la sua voce. Ti sta ingannando! Tiene prigioniero il Padrone, non è lui! Ascoltami!"
"Sentiamo il Padrone in lui. Dobbiamo obbedire. E' la nostra natura" rispose lo Sciame, mentre la spada di Lucas calava violentemente su di lui. Un colpo mirato alla gamba, volto a immobilizzarlo, almeno per un pò. Lo Sciame si voltò contemporaneamente, riuscendo a piantare tre dardi nella spalla del Cavaliere durante la caduta a terra. Lucas inziò subito ad urlare, portandosi la mano alla spalla, che si stava ricoprendo di filamenti rossastri: i dardi al suo interno avevano subito iniziato a divorare la carne, aumentando di volume e sostituendo i tessuti normali con quelli della corazza che ricopriva il corpo di Honoo. Lao si avventò sul nemico atterrato preparando un calcio ad ascia abbastanza potente da spezzare l'altra gamba, ma lo Sciame scomparve nuovamente, ricomparendo un istante dopo dall'altro lato della stanza.
Il diversivo creato da Lao permise un certo lasso di tempo d'azione. Aygarth accorse dal guerriero che si contorceva a terra. Constatò subito la sua situazione: i filamenti si stavano rapidamente mangiando la carne del guerriero come un tumore. Honoo, ti odio due volte!, pensò. Doveva arrestarlo, e vista la situazione, doveva per forza usare un metodo spiccio. "Galdor!" chiamò, e l'amico accorse. Aygarth gli indicò la spalla. "Cauterizzala! O la fermiamo, o muore!"
Pur costernato, Galdor obbedì. Dalla sua mano nacque una fiamma concentrata che non perse tempo a premere contro la spalla di Lucas, che urlò orribilmente. Aygarth lo tenne fermo quanto più possibile, cercando di ignorare il terribile sfrigolio che si sollevò dalle carni. Tossendo per via del fumo, constatò che la manovra, per quanto disperata, era riuscito ad arrestare l'avanzare dei filamenti.
"Dagli una mano, non può combattere così" disse a Galdor, per poi voltarsi verso lo Sciame. Se soltanto avesse avuto una vera e propria anima... avrebbe potuto bruciarlo come nulla. Ma allo stesso tempo non voleva arrecare danno allo Sciame: Honoo e la Regina non glielo avrebbero mai perdonato.
Devo solo scegliere di che morte morire, quindi?, ironizzò, prima di udire ancora l'incitamento della nube alle sue spalle. Il vero nemico è dietro. Non è lo Sciame. Se soltanto...
Gli sovvenne un'idea. O meglio, una pazzia. Ma doveva provare: stare a farsi massacrare da una creatura che non poteva nemmeno raggiungere non sarebbe servito a niente.
Cronista, ascoltami bene.
Il Vampiro trasalì sentendo la voce del compagno. Fratello, dimmi.
Aygarth parlò velocemente. Il Cronista ascoltò il piano, e rimase costernato.
No. Non farlo.
Ci provo.
No! Hai pensato a cosa succederebbe se dovessi fallire?
In un modo o nell'altro, o sarò morto, o mi dovrete uccidere. E in tal caso..
Nella mente, il Vampiro scosse la testa con forza. Non puoi chiedermelo!
Te lo chiedo, invece. Se le cose vanno male, colpisci. Hai capito?
La mano del Cronista tremò nell'impugnare la spada. Dopo un secondo interminabile, assentì. D'accordo. Ma ti scongiuro, non costringermi ad arrivare a quel punto. Non so se ne avrò il coraggio.
La risata del fabbro lo raggiunse. Non parlarmi di coraggio e fammi provare, prima che lo perda...
Aygarth...
Tocca a te adesso.
Una pausa. Va bene.

Il giovane avanzò. Non aveva nemmeno Zadris, e a parte una delle catene - la mancina l'aveva persa a causa del combattimento subacqueo - non possedeva altra arma. Lao, chiamò nella mente. Tieni gli altri indietro, non farli intervenire finché non ho finito. Qualunque cosa accada.
Srotolò la catena e la fece fischiare sulla testa. Speriamo di andare al tappeto al primo colpo, o sentirò molto male, pensò. "Fatti sotto, Sciame" lo incitò. "Mi ci hai costretto... ora vediamo chi dei due ha ragione."
*Avanza... Ma non vuole combattere... Perchè?* Con gli occhi fissi sulla catena che roteava lo Sciame cominciò a camminare lentamente di lato, come per studiare Aygarth. Temeva un trucco. La creatura che aveva di fronte era ancora un alleato ma il Padrone, o qualcosa che lo conteneva, aveva ordinato di attaccarlo e con lui gli altri. Ordini contrastanti: gli alleati sono da proteggere. Devi attaccare gli alleati. Lo Sciame trovò una soluzione intermedia. La catena iniziò a rallentare, così come il respiro di tutti quelli nella stanza, mentre la creatura-Sciame correva verso Aygarth. Il ragazzo dal canto suo vide una solo una macchia indistinta che gli si avventava contro, si sentì afferrare per il collo e un polso e poi il mondo divenne bianco e doloroso: era stato schiantato a terra, battendo violentemente la schiena e il colpo aveva spezzato diverse costole.
Ad Aygarth uscì tutto il fiato dai polmoni. Il dolore gli stritolò il torace. Sentì calore dentro il corpo: ossa fratturate, e probabilmente ferite serie. Ebbe un guizzo - sto ragionando come Darth - prima che il buio calasse. Adesso..speriamo che... e non completò la frase. Reclinò il capo e svenne.
"Idiota!" urlò Nether, cercando di prestare soccorso al ragazzo. Una mano d'acciaio lo bloccò: era il Vampiro, che senza tante cerimonie lo strattonò indietro. Il middenlander osservò il compagno con un misto di sorpresa e furore, ma un lieve cenno di diniego del Cronista gli suggerì di obbedire, benché non capisse il motivo.
La nube esitò. Perchè Aygarth era ancora vivo? Perchè lo sciame non lo aveva ucciso? Avrebbe sicuramente potuto... Tutti questi pensieri cominciarono ad essere sovrastati da altri, più insistenti, quasi ossessivi "Un corpo! Un corpo! E' nostro! Prendiamocelo!" Il fumo iniziò ad ammassarsi intorno ad Aygarth, condensandosi sempre di più, fino a tornare il liquido nero che avevano visto all'inizio; liquido che si stava introducendo nel corpo del giovane dalle ferite aperte.
"No!" urlò Galdor. Nexor avanzò di un passo e si preparò a un colpo telecinetico, ma in un attimo la Creatura-Sciame si frappose tra loro e il ragazzo, occultando qualsiasi linea di vista con quest'ultimo. Nether ringhiò e si slanciò in avanti ancora una volta, e ancora una volta il braccio di Cronista scattò a intercettarlo. Il middenlander si dibatté: "Lasciami! Lasciami, per Urlic, o ti stacco la testa!"
"Sta' fermo!" replicò il Vampiro, fissato da diverse paia di occhi stupiti a causa del suo comportamento. Il Cronista fissò lo Sciame cercando di non far trasparire dalla propria espressione la consapevolezza di quanto stava accadendo. Non osò guardare nel futuro per vedere se il piano di Aygarth avesse avuto successo: per la prima volta, aveva paura di farlo. Spero tu sappia quello che fai, fratello, pensò, e gettò uno sguardo a Zadris, ancora saldamente ancorata nelle mani di Astrea: ne udiva il lamento, sia per le ferite che si erano tradotte in numerose scalfitture sulla sua superficie, sia per il contatto condiviso con quella mente aliena plurima che stava profanando il corpo del Detentore. Altrimenti saranno due vite a essere state sacrificate per niente.
Il liquido viscoso penetrò senza troppa fatica nelle ferite di Aygarth. Il corpo del giovane fabbro ebbe appena un sussulto, ma poi non si mosse, né diede segno di alcuna ripresa.

Dopo aver visto il gesto aggressivo di Nexor, lo Sciame riprese ad attaccare. Una nuova salva di dardi partì in direzione di Galdor e del mezzo demone; quest'ultimo bloccò i dardi a mezz'aria con la telecinesi, mentre Galdor si slanciava in avanti per colpire. La sua spada colpì più volte la corazza dello Sciame ma sempre solo di striscio, a causa dei riflessi del suo avversario. Anche Lao si lanciò nella mischia, cercando di aiutare Galdor: fece scattare la mano in avanti, coprendo la visuale dello Sciame, per poi provare a colpirlo con un calcio alla base del collo, ma la creatura alzò il braccio sinistro, intercettando il colpo e afferrando la gamba del vecchio. Con una torsione del busto fece perdere l'equilibrio al vecchio, lanciandolo via. Lao riuscì ad atterrare senza danni, recuperando dalla caduta con un colpo di reni "Non ci credo! Questa cosa sta copiando le mie mosse!"
Nexor e Galdor provarono ad attaccare da due lati contemporaneamente, stringendo la creatura in un angolo, ma dal punto di vista dello sciame i due fermarono le loro armi a pochi centimetri da lui: cominciò a camminare, portandosi alle loro spalle, mentre il mondo si muoveva al rallentatore. Durante questi momenti di tempo distorto non poteva colpire nulla con violenza, persino correre rischiava di frantumare le sue ossa e la sua armatura. Quando fu ad una decina di metri, si chinò verso di loro, puntando le gobbe sulla schiena contro i suoi avversari e lasciò che il tempo riprendesse il suo corso. I due si fermarono appena in tempo per evitare di colpirsi a vicenda "Dove è andato?" chiese Nexor Galdor si voltò appena in tempo per vedere le gobbe aprirsi e due lance di chitina schizzare verso i loro. Proiettò immediatamente un muro di fiamme per bruciarle prima di essere colpito. Cronista che stava trattenendo Nether percepì cosa sarebbe successo appena in tempo per lanciare un avvertimento. Le fiamme bruciarono i due proiettili molto in fretta ed i due liquidi contenuti in essi si mescolarono, generando una potente esplosione, che non ridusse Galdor e Nexor in pezzi solo grazie allo scudo telecinetico proiettato dal demone. Il contraccolpo fu comunque violento, e spinse entrambi contro il muro.
Il corpo di Aygarth si mosse appena. Una mano graffiò il pavimento, mentre sul volto del ragazzo apparve un sorriso obliquo. "Sì..." La voce stentorea della nube proruppe stavolta dalle labbra di Aygarth, e fu una scossa di gelo per tutti quanti. Persino Lucas ebbe modo di scuotersi nell'udire quella risata macabra, aliena nel corpo del giovane. "Sì, è nostro... E' nostro!" Lentamente, il fabbro si alzò in piedi, il volto coperto dai capelli; era però sempre visibile quel ghigno gioioso. "Quale scoperta, quali potenzialità! Una rigenerazione accelerata, inusuale per un umano... possiamo spingere questa abilità al massimo..." Il corpo del ragazzo venne percorso da un tremore e il processo di guarigione accelerò in maniera vistosa: le ferite si chiusero, le ossa si ricomposero senza colpo ferire. "Ma sentiamo... c'è dell'altro! Un potenziale inespresso... messo a freno. Frenato ma potente... lo sentiamo! Oh, è potente! Potente!"
Alle orecchie di tutti giunse una risata che si tramutò in un verso troppo familiare. Nell'udirla, il cuore rinato del Cronista perse un battito. Il ragazzo posseduto si voltò, aprendo e chiudendo le dita contratte: artigli stavano allungandosi dall'estremità. Il grigio delle sue iridi si era estinto, accendendosi di un rosso carminio, lucente. Sorrise nella sua direzione e i canini si allungarono lentamente, tagliando le labbra nel punto di contatto.
Astrea si risollevò a sedere, liberata dalla tortura mentale della nube, e nel vedere l'amico ridotto in quello stato strinse a sé l'alabarda, con gli occhi lucidi e il respiro mozzo. Nessuno fiatò per qualche secondo; tra tutti, il più scosso era Cronista. Era come vedere allo specchio la propria follia. Per un attimo sembrò anche così, con i movimenti quasi speculari, la stessa fluidità nelle mosse, mentre il ragazzo si raccoglieva su se stesso e lui si preparava alla difesa, con la katana in posizione di guardia.
Se sarò obbligato a usarla... pensò, e scosse la testa come a liberarsi da quel pensiero. No, no. Forse ci vuole del tempo. O forse è perduto. E in tal caso, che tu possa perdonarmi fratello, nel momento in cui adempierò a ciò che mi hai chiesto. E che sia un colpo rapido.
Aygarth si lanciò in avanti, un balzo troppo innaturale per un umano. Fu quello il segnale che tutto in lui era cambiato, spronato dalla nube nera che aveva preso possesso del suo corpo. Il Cronista digrignò i canini a sua volta, ed evitò l'assalto spostandosi di lato. Aygarth finì quasi in mezzo al gruppo, ma spostò rapidamente l'attenzione su un altro bersaglio. Nel suo campo visivo rientrò Galdor, e nell'arco di un battito di ciglia gli fu addosso.
Il guerriero si vide piombare l'amico addosso con un balzo disumano, piegandosi sulle ginocchia cercò di afferrarlo per quel che rimaneva delle sue vesti e di accompagnarlo nella traettoria del suo balzo oltre la sua posizione.
Aygarth capriolò su se stesso con una grazia dettata da un'agilità e una forza che non gli appartenevano. Mentre Galdor lo gettava oltre la sua figura, si torse su se stesso e appena poggiati i piedi a terra tirò a sé il guerriero. I canini andarono in cerca della carotide di Galdor.
Sentendosi tirare Galdor non rimase impreparato ed al posto della carotide tra le sue fauci Aygarth si ritrovò una gomitata decisamente forte sotto il mento. Il ragazzo accolse il colpo, sbilanciandosi all'indietro, ma non demorse. Provò un terzo attacco, stavolta fintando prima a sinistra, poi scattando a destra, lanciandosi sul guerriero come a volerlo atterrare.
Galdor fu sbalzato a terra dal colpo, urtò la schiena sul pavimento ma non poteva permettere che Aygarth avesse il sopravvento. Richiamò le gambe al petto e lo spinse via con un doppio calcio al torso.
Aygarth capriolò all'indietro e tornò in piedi come un felino. Il guerriero era un osso duro e spaziò con lo sguardo in cerca di prede più semplici. Nel suo campo visivo entrò la ragazza, che stringeva ancora l'alabarda al petto. Sorrise, e i canini brillarono alla luce delle torce. Non appena però si mosse nella sua direzione, una figura gli sbarrò la strada. "Così strano" ringhiò Carnival, che si era posta a difesa della sua protetta. "Ma pericoloso. Tu non sei quello di prima, tu sei altro. Tu sei diverso. Come me ma diverso. E pericoloso." Si portò in posizione di difesa, quando un'altra figura la affiancò. Era il Cronista, e nella destra stringeva la lunga katana affilata.

Lo sciame approfittò del momento di distrazione di Nexor per riprendere gli attacchi contro di lui e Lao. I due combattenti erano estremamente abili, ma rischiavano ad ogni passo di essere colti di sorpresa dalle lame che spuntavano da ogni punto del corpo dello sciame. Nexor le deviava con la telecinesi, mentre Lao risuciva ad evitarle con i suoi riflessi sovrumani ma nessuno dei due risuciva a portare a segno dei colpi. Ogni volta che lo sciame sembrava sul punto di essere colpito la sua velocità aumentava improvvisamente, permettendogli di sfuggire agli attacchi. Lo scontro era in una situazione di stallo. Nether provò a infrangere lo stallo, buttandosi contro lo Sciame, ma quest'ultimo lo fermò spruzzando contro i suoi piedi una sostanza appiccicosa che si rapprese immediatamente, bloccando il middenlander e obbligandolo a cercare di liberarsi.

Il Vampiro osservò il ragazzo che aveva sempre considerato un fratello: paradossalmente, ora lo era in tutto e per tutto, eccezion fatta per la mancanza di lucidità della bestia che covava in lui e la fredda coscienza che pilotava quel corpo ospite. "Aygarth" chiamò, col volto rigido ma quasi rassegnato. Protese la mente, ma non avvertì nulla. Per tutta risposta il ragazzo - vederlo trasformato in Vampiro era una stretta al cuore - rise crudelmente e la voce della nube fece breccia tra le sue labbra: "Questo è nostro, ora è nostro. Un bel corpo, così forte e ricco. E letale." Con quella voce balzò dapprima verso Carnival, che lo evitò scansandosi e menò uno schiaffo che gli sfiorò la guancia; poi il fabbro posseduto si gettò sul Cronista. Il Vampiro ricorse alla preveggenza e schivò l'artigliata diretta al suo volto. Aygarth contrattaccò tuttavia troppo velocemente perché potesse prevederlo in tempo: si abbassò, gli afferrò una caviglia e tirò forte, facendolo finire in terra per poi balzargli addosso. I due si rotolarono sul pavimento, dandosi calci e pugni in egual misura. Aygarth! gridò il Cronista oltre la sua mente, e per l'ennesima volta non ebbe alcuna risposta. Sentì il gelo invadergli le membra quando la consapevolezza lo avvolse. Quel pensiero gli montò una sorda rabbia che gli infuse la forza di divincolarsi e rimettersi in piedi, riappropriandosi della katana. Aygarth si risollevò rapidamente e lo fronteggiò, a canini sguainati e gli occhi rossi pieni di follia. Astrea gridò di spavento e raccapriccio nel vedere il compagno allo stadio finale della mutazione di cui lei stessa aveva così tanta paura.
Ci siamo, pensò il Cronista, rinforzando la presa sulla katana. Chiamò ancora, e ancora il vuoto. Chiuse gli occhi, tirò un respiro profondo, li riaprì. Se sarò costretto... che sia rapido.
Aygarth si lanciò all'attacco. Il Cronista alzò la spada, e mentre entrambi erano a mezz'aria nell'arco del proprio colpo, il Vampiro fu preda di una chiara e nitida percezione che lo spinse a bloccarsi all'ultimo momento e tuffarsi via. Rotolò sul fianco e ritornò in posizione eretta. Aygarth era caduto laddove si trovava prima, ma anziché rialzarsi, era rimasto prono, con la testa serrata tra le mani. I tatuaggi si spensero, si accesero, si spensero, quasi a ritmo di respiro.

Nether cercava di liberare la gamba bloccata con la forza della disperazione, ma tanto più spezzava quella sostanza tanto più questa ricresceva, rischiando di bloccarlo ancora di più e di intrappolargli l'arma. Lao si trovò a parlare telepaticamente con Nexor cerando un modo per abbattere il loro avversario: non dovevano farsi ferire, altrimenti avrebbero fatto la fine di Lucas, invasi da quei filamenti che avrebbero cercato di divorarli dall'interno e questo rendeva quasi impossibile portare a segno dei colpi, almeno per Lao. Nexor aveva un'arma se non altro, ma il vecchio combattente poteva usare solo il suo corpo e questo lo metteva in pericolo ad ogni pugno.

Il Cronista rimase ad osservare ciò che stava accadendo, insieme a Galdor, Astrea e Carnival. Ora Aygarth si era rialzato in piedi, ma non cessava di stringersi spasmodicamente la testa. Strinse i denti fino a ferirsi la bocca in profondità. "Che succede? Sentiamo... sentiamo..." Uno spasmo lo scosse dalla testa ai piedi. Il Cronista avvertì un tocco familiare, che gli portò una ventata al cuore liberandolo di un grosso peso.
"No! No!" La marionetta che era diventata Aygarth traballò al centro della stanza cercando sostegno su uno scranno. "Brucia! Il corpo...Brucia!" Un grido e poi, quasi a rispondere a se stesso: "Egli è sveglio! Egli è sveglio! Brucia, brucia! Aaaargh!" Cadde a terra contorcendosi mentre i tatuaggi rilucevano di un bagliore dirompente e la Forgia, risvegliatasi insieme alla coscienza del ragazzo, compiva il suo lavoro.
Astrea gridò mentre la pelle di Aygarth si crepava laddove era appena stata rimarginata. Dalle ferite e dalla bocca di Aygarth cominciò a colare di nuovo il liquido nero, stavolta fumante come se fosse stato bruciato. Un lamento orribile si levò nella stanza mentre il liquido si raccoglieva sul pavimento. Il ragazzo crollò carponi, tossendo, ma stavolta i segni vitali che il Cronista percepì erano quelli che gli erano sempre appartenuti.
"Ci sei...cascato...bastardo..." mormorò prima di rimanere preda di un accesso di tosse. Il Cronista gli volò accanto sostenendolo per l'ascella. Non appena riacquistò la voce, Aygarth liberò un ruggito sul petto e respirò a fondo. Alzò lo sguardo e il Vampiro vide che il rosso nelle sue iridi stava scomparendo. Anche gli artigli si stavano ritraendo. I canini invece fecero più fatica, e rimasero di un millimetro più sporgenti rispetto al normale. Così come anche quella minuscola screziatura carminia nel grigio degli occhi del ragazzo. Un passo alla volta, pensò il Vampiro, con un'ombra di inquietudine. Sta avvicinandosi alla dannazione un passo alla volta.

"Un corpo...ci serve un corpo!" La polla nera, fortemente indebolita dalla Forgia di Aygarth, si mosse in maniera disorganizzata scivolando sulle crepe del pavimento. La Creatura-Sciame si avvicinò. "Tu..sì! Un corpo senza anima! Tu!" Prima che chiunque potesse intervenire, il liquido scivolò rapido verso il corpo dello Sciame e lo avviluppò, penetrando in esso con un semplice processo osmotico.

[continua...]

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Piccolo angelo bellerrimo crudele sanguinario...

Io sono una creatura del Caos. Ma dal Caos nasce la saggezza, e dalla saggezza il potere.

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