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Nidan
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Messaggi: 14
Località: Italia

MessaggioInviato: Dom Ago 19, 2012 11:57 pm Rispondi citandoTorna in cima

Salve ragazzi inserisco il prologo del romanzo fantasy che sto scrivendo, ho già diversi capitoli ditemi che ne pensate e magari vi posto i successivi se vi piacciono.




PROLOGO


Il sole che sorgeva da est inondò di luce e calore le pendici dell'Elt, spazzando via ogni traccia della brezza che aveva lasciato uno strato di brina sulla vegetazione circostante. Man mano che si saliva per l'antico vulcano era possibile scorgere sempre più dettagli all'orizzonte. Nidan guardava con un misto di malinconia e serenità il lungo fiume Simet, che divideva a metà la grande terra di Atlas. Volgendo lo sguardo verso nord si avvistava il lago Sellen, con l'isola al centro e il castello che sorgeva su di essa; a sud la vista all’orizzonte era pienamente occupata dalla sconfinata distesa sabbiosa chiamata Sinarath; a ovest invece riusciva appena a scorgere le cime dei monti Gralt, decine di cime simili alla dentatura di una tigre, a lui visibili grazie alla sua vista ormai abituata a scrutare l'orizzonte. Solo pochi anni prima non avrebbe mai immaginato che in quei luoghi avrebbe passato una parte della sua vita. Kreyn e Xandy alle sue spalle lo guardavano con attenzione, cercando di capire quali fossero i suoi attuali pensieri, anche se non era poi così difficile per loro indovinarli. Terminata la pausa ripresero la scalata, ormai la decisione era stata presa: dovevano arrivare fino in cima. I tre conoscevano i sentieri di quella montagna come nessun altro, e ciò permise loro di affrontare la salita con più facilità. Ora si trovavano a una maggiore altitudine si riuscivano a scorgere le città dell'ovest, come la capitale Dan'Milar, o Byrn e Tabas. Si vedeva anche Treelv, l'antichissima foresta che separava il regno dell'ovest dal mondo sconosciuto che era a sud di esso. Il bosco di Linclossave alle pendici del monte, con i suoi altissimi abeti ora sembrava un piccolo prato in miniatura visto da lassù.
I sentieri che percorrevano si facevano sempre più intricati e difficili da percorrere ogni volta che si saliva. La vegetazione stessa cambiava, da folta e rigogliosa si trasformava piano piano in scarna e inaridita, una sorta di monito per chi osava avventurarsi troppo verso una meta troppo difficile da raggiungere.
Dopo un intero giorno di cammino finalmente arrivarono in cima. Tutto questo era come un ricongiungimento dell'equilibrio, come se la fine si fosse riunita all'inizio in un grande cerchio del destino, anche se nel destino Nidan ci credeva ben poco. Dalla cima dell'Elt, Nidan ripercorse mentalmente tutto il suo viaggio: le paure, le ansie, le difficoltà, le gioie. Ora era tutto finito, e forse era proprio questo che non gli andava. Visto da lì quel mondo sembrava perfetto, ma qualcosa che è perfetto non ha bisogno di niente e Nidan odiava sentirsi inutile. Non era però così stupido da non capire che la sua missione si era conclusa, e per il momento non c'era più bisogno di lui in quelle terre. Forse, oltre l'orizzonte c'era ancora qualcosa da fare. C'erano luoghi inesplorati da scoprire, persone da incontrare, battaglie da combattere.
Quelle terre che ora apparivano sotto un velato alone di pace, poco tempo prima trasudavano miseria e sangue. Era incredibile come nel giro di qualche anno quella terra fosse cambiata tanto.
“Il merito è della sua gente” pensò Nidan.

Improvvisamente una sequenza velocissima d’immagini e suoni attraversò la mente di Nidan.
Spade infrante. Sangue e corpi ovunque. Acqua che sommerge interi palazzi. Due occhi grandi color rugiada. Immense ali. Pianti. Gridi di gioia. Non c’è via di fuga. Urla dalla strada. Crolli di mura. Dolore. Fortissimo. Dentro. Fuori. Ovunque. Tutto è uno. Fuoco. Dolore. Fuori dal mondo. Come foglie secche in primavera.

Un brivido percorse Nidan. Lo scoppiettio della legna che ardeva lo riportò dai suoi pensieri alla realtà.
«Vieni o la cena si raffredda» disse Kreyn. Il ragazzo indossava una tunica marrone e un cappuccio che gli copriva il capo, lasciando scoperto soltanto il viso.
«Si, Kreyn, arrivo subito» rispose Nidan. Xandy stava già mangiando la sua porzione come se non mangiasse da settimane. Nonostante mangiasse quasi voracemente, il suo abito blu era costantemente pulito e impeccabile.
«Stanca per la salita? » chiese Kreyn.
«No, ho semplicemente molta fame» rispose la donna.
Si accamparono in un anfratto che era lì vicino e ben presto si addormentarono. L'indomani erano pronti per ripartire.
Nidan aveva realizzato il suo desiderio: salire ancora una volta su quel monte prima di partire. Come sempre aveva chiaro cosa fare, anche se il come era ancora un'incognita. Prima di cominciare la discesa diede un'ultima occhiata a quelle terre che gli avevano dato tanto e gli avevano sottratto forse di più.
L'ultimo pensiero fu per il suo maestro, e pensò a quello che aveva rappresentato per lui. Dopodiché cominciò la discesa che l'avrebbe portato lontano da quelle terre, forse, per sempre.





Viltermoon






Il villaggio di Viltermoon sorgeva a est del grande vulcano Elt. Non era in sé molto grande, di conseguenza gli abitanti si conoscevano tutti e in fondo si sentivano come una grande famiglia. Il villaggio era formato da un lungo viale alberato ai cui lati sorgevano le case dove abitavano i villani. Non era raro che una casa fosse su due piani, e nel piano sottostante si trovasse una bottega. Il viale terminava poi in una piazza circolare, al centro della quale una fontana di marmo bianco stillava acqua purissima. Nella piazza si trovava la taverna, luogo d'incontro degli abitanti, proprietà del burbero oste Marak, e la sede del consiglio degli anziani. Ogni sei anni erano eletti cinque tra gli uomini più anziani affinchè mantenessero l'ordine e prendessero le decisioni per il villaggio. Procedeva serenamente la vita a Viltermoon, isolata dal resto del mondo.
A scuotere la pacifica vita del villaggio combinando continui disastri era la piccola banda di ragazzini del villaggio. Erano appena una decina, ma combinavano tanti danni quanto un esercito. Una volta fecero il bagno nella fontana del villaggio, causando lo sconcerto tra gli anziani e le risate dei più giovani. I bambini giocavano ogni giorno dalle prime luci del sole fino al tramonto. Si svegliavano presto, si vestivano e poi cominciavano a fantasticare, immaginando di essere abili guerrieri, potenti maghi e astuti mercanti. In effetti, una magia la creavano sul serio. Era la magia di crearsi un mondo surreale, ma che loro vivevano come se fosse il più bel mondo mai esistito. A rompere questa magia era la discesa del sole oltre l'orizzonte e le madri che richiamavano i propri figli per farli cenare.
«Nidan, vieni dentro presto». Serena, una donna con una lunga chioma di capelli e occhi castani chiamava suo figlio sporco di fango e pieno di graffi. «Sei sempre il solito, guarda qui come ti sei ridotto, corri subito a lavarti».
«Si mamma, scusami» rispose Nidan. Aveva dei corti capelli neri, non era troppo alto ed era di normale corporatura. La particolarità che lo contraddistingueva era però il colore dei suoi occhi. Erano celesti, ma di un celeste rarissimo, chiari e trasparenti come il ghiaccio. Nidan pensava inizialmente di avere gli occhi di suo padre ma la madre gli disse che gli occhi del padre erano di un blu più scuro rispetto ai suoi. Del padre sapeva poco Nidan. Sapeva che quando aveva quattro anni il padre era partito lasciando la madre con il piccolo Nidan e suo fratello Seion, che aveva tre anni in più di lui, e aveva gli occhi e i capelli di sua madre. Seion era il capo del piccolo gruppo dei bambini perché era il più grande e il più forte. Il loro sogno era comune_ raggiungere l'età adulta dei diciassette anni e partire per vivere delle vere avventure. Seion aveva già quindici anni e il pomeriggio andava ad aiutare i contadini nei campi per guadagnarsi qualche soldo che metteva da parte in prospettiva del viaggio che avrebbe dovuto affrontare. Nidan a volte lo seguiva e rimediava anche lui qualche denaro.
Si trascorrevano così le giornate nella tranquilla Viltermoon. Gli anziani discutevano sempre sulle stesse cose, gli adulti facevano baldoria nella taverna e i bambini combattevano battaglie ed esploravano luoghi nei mondi che creavano nella loro immaginazione.
Passavano le settimane, i mesi, gli anni, e finalmente era arrivato il diciassettesimo compleanno di Seion. Aveva già comunicato a sua madre l'intenzione di partire. Era tradizione che i giovani più avventurosi e promettenti al diciassettesimo anno di età erano liberi di partire e intraprendere la loro avventura. Si preparò lo zaino mettendoci dentro un po’ di cibo e qualcos'altro di utile per il viaggio. Il ragazzo prese il fratellino da parte.
«Ehi Nidan, sarà compito tuo adesso badare alla mamma. Vedi di comportarti bene. Tornerò presto spero, e quando tornerò vedremo se sarai diventato più bravo a fare a botte» disse sorridendo Seion.
Nidan non riusciva a rispondere ma le lacrime che gli sgorgavano tra gli occhi parlavano per lui. La madre aveva preparato a Seion un mantello per ripararlo dal freddo. All'alba era pronto a partire. Erano lui e il suo migliore amico Scire. Erano nati lo stesso giorno, erano stati amici per la pelle e ora partivano insieme per la loro avventura. In realtà Seion aveva un solo desiderio, di cui aveva parlato la sera prima al fratello:
<<E così parti per diventare un uomo famoso?>> chiese Nidan mentre si preparava per dormire.
<<Non è per quello che parto.>>
Nidan alzò un sopracciglio. <<E per cosa?>>
Seion si rigirò nel giaciglio. <<Per nostro padre>> sussurrò. <<Tu non ci hai mai pensato, Nidan? Non ti sei mai chiesto dove sia finito? Io sì. E non voglio restare ad aspettarlo.>>

Dopo un abbraccio ai parenti partirono, dirigendosi verso nord.
Nidan adesso era da solo con sua madre e con i suoi pochi amici. Anche suo fratello, dopo il padre, era andato via. Decise che avrebbe dovuto darsi da fare, non voleva farsi trovare da suo fratello come un novellino.

I giorni passavano e le cose cominciavano a cambiare per il ragazzo. Nidan oltre a giocare cominciò ad andare anche lui a lavorare sodo nei campi, e ciò gli fece sviluppare un'adeguata muscolatura e abitudine alla fatica. Tre mesi dopo giunse al villaggio un mercante recante la notizia di due ragazzi di Viltermoon che erano stati assaliti da un gruppo di briganti. Serena scoppiò in lacrime, temendo il peggio per il figlio, ma Nidan era sicuro che il fratello se la fosse cavata più che egregiamente.
A parte questo imprevisto, la vita continuò normalmente a Viltermoon. Dopo sei anni di mandato era giunto il momento della proclamazione del nuovo consiglio degli anziani. In quell'occasione nel villaggio si faceva grande festa e Nidan, ormai sedicenne, decise di andarci per svagarsi e distrarsi un po’ dalle fatiche dei giorni precedenti. Tutto il villaggio era un fermento di colori, musica, canti e vino a volontà. Nidan osservava divertito i suoi amici che ballavano con le donne anziane facendole quasi svenire per lo sforzo. Le risate coprivano qualsiasi altro rumore. Quando Nidan decise che era il momento di tornare a casa qualcosa catturò la sua attenzione. Era Farea, la figlia di un contadino che coltivava ortaggi in un campo nei pressi del villaggio. L'aveva vista altre volte ma ne fu particolarmente colpito quella volte. La ragazza aveva l’età di Nidan, indossava un lungo abito verde e aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi. Nidan, probabilmente aiutato dal vino, si avvicinò e le propose di fare una passeggiata. Nidan si aspettava una reazione sorpresa e un netto rifiuto. “Che cosa ho combinato? Sono uno stupido!” pensava.
«Si, volentieri» risponde Farea, sorprendendolo.
I due percorsero tutto il viale fino a giungere al punto più alto del villaggio. Da lì si vedeva quasi tutto il villaggio e anche i campi circostanti. Si sdraiarono sul prato e guardarono le stelle e la luna che illuminavano tutta la zona.
«Partirai anche tu come tuo fratello il prossimo anno?» chiese all'improvviso Farea.
«Si» risponde Nidan.
«Ma perché? E' così bello e tranquillo qui>
«E' vero, è bellissimo. Ma io voglio vivere un'avventura, girare il mondo, conoscere persone straordinarie. E non posso fare tutto questo restando in un piccolo paesino. Però tornerò, non posso lasciare mia madre qui da sola per troppo tempo».
Nei giorni successivi si vide molto raramente con Farea, pressato dal lavoro e dai preparativi del viaggio, giacché il fatidico diciassettesimo anno si avvicinava anche per lui.
«Te ne vai anche tu quindi.» disse un giorno Serena a cena con lo sguardo triste.
«Mamma, ne abbiamo già parlato..» rispose prontamente Nidan, capendo dove la madre voleva andare a parare.
«Io non ho più notizie di tuo fratello e di tuo padre da anni! Non voglio perdere anche te» disse la madre quasi scoppiando in lacrime.
«Tranquilla mamma, andrà tutto bene. Tornerò qui il prima possibile con papà e Seion» la consolò il figlio.
« Se vedi tuo padre dagli questo da parte mia» Il rumore dello schiaffo si senti anche fuori dalla casa.
Passarono molto lentamente le ultime due settimane da bambino, ma finalmente l'indomani sarebbe entrato nell'età adulta.
Avrebbe detto addio al villaggio, avrebbe salutato sua madre, i suoi amici, Farea, forse per sempre. Lì fuori c'era un mondo sconosciuto che lo aspettava. Non sapeva come affrontarlo, voleva solo rincontrare suo fratello e conoscere finalmente suo padre. Preparò anche lui il suo zaino come aveva fatto il fratello anni prima, con l'aggiunta di un coltello che aveva preso in prestito da un contadino. Certo non era una spada o una lancia, ma aveva qualcosa con cui almeno provare a difendersi dai pericoli che potevano sopraggiungere.
Si sdraiò nel suo letto e guardò fuori dalla finestra le stelle, le compagne che non l'avrebbero mai abbandonato. Lì vicino dormiva sua madre. Gli dispiaceva molto doverla lasciare, ma si era ripromesso di farle avere sue notizie prima possibile. “Sono pronto” pensò mentre chiuse le palpebre.
Si. Era finalmente pronto.




Partenza





L'indomani decise di partire dopo il pranzo. A salutarlo per la sua partenza c'erano tutti i suoi amici, Farea e Serena. Un abbraccio alla madre e poi s'incamminò per la sua strada senza voltarsi.
La sua meta al momento era Palaran, la grande capitale dell'est. Atlas era separata dal Simet in due grandi nazioni, l'Ovest e l'Est, che avevano rispettivamente come capitali Dan'Milar e Palaran. Tra le due nazioni non era mai corso buon sangue, si diceva addirittura che era considerato disonorevole dormire in casa di un abitante della nazione opposta, così come lo era ospitarlo.
Nidan sperava di trovare in quella grande città notizie di suo fratello. Aveva comprato una mappa da un mercante per potersi orientare bene, e decise così di andare verso ovest, attraversare il piccolo bosco vicino al fiume e poi risalire il fiume fino alla città.
Erano diverse miglia di marcia, quindi conveniva mettersi subito in cammino con un ritmo costante.
Dopo un intero giorno di viaggio arrivò finalmente nel bosco dove aveva progettato di accamparsi per poi riprendere il mattino dopo la marcia. Entrò nel bosco per trovare un rifugio sicuro, ma intorno a se vedeva solo alberi, cespugli e sassi. Si accampò ai piedi di un albero.
Era la prima volta che dormiva da solo fuori dal villaggio, e per la prima volta in vita sua provò un po’ di paura. Ogni suono che sentiva, anche solo il movimento causato da un piccolo animale lo faceva spaventare, impedendogli di prendere sonno. La sua mente inoltre amplificava con suggestioni qualunque suo timore, facendolo cominciare a sudare. Dopo un paio d'ore però il sonno causato dalla stanchezza della marcia prese il sopravvento e Nidan si addormentò. L'indomani quando si alzò e guardo il sole capì che dovevano essere passate almeno quattro ore dall'alba, e ciò significava che aveva dormito anche troppo. Sistemò in breve lo zaino e riprese il cammino. Dopo poche ore arrivò finalmente al fiume Simet. Il grande fiume di cui nessuno conosceva l'inizio né la fine era piuttosto profondo, con una spiaggia di ciottoli di tanti colori diversi. Si fermò lì per pranzare con della frutta che gli aveva dato la madre.
Appena finì di mangiare si sedette sui ciottoli e stette ad ammirare la superficie dell'acqua. Era impossibile vedere a occhio nudo dove terminasse il fiume a Nord, ma lungo la linea dell'orizzonte si vedevano i contorni di una città, probabilmente la sua destinazione. Si rimise in cammino verso la città, sperava di raggiungerla entro sera.
Mentre camminava si accorgeva di come il paesaggio cambiasse a mano a mano che si avvicinava alla capitale. Incontrava sempre più spesso fattorie e campi, e lungo il fiume non era raro vedere alcune barche di pescatori intenti a racimolare la loro cena.
Purtroppo soffermarsi a osservare quei luoghi e quelle pianure a lui sconosciute, per quanto potesse essere entusiasmante per un ragazzo ignaro di qualunque cosa che non fosse il suo villaggio, gli costò alcune ore di ritardo rispetto al previsto. Arrivò quando il sole era in procinto di tramontare e nel cielo si avvistava già la pallida luna piena. Si trovava nella periferia della città, dove sorgevano baracche e capanne improvvisate. I bambini di quel luogo, sporchi e con vestiti logori addosso, scorazzavano e giocavano ignorando la sua presenza. La vera città distava qualche minuto di cammino, ed era circondata da un muro di cinta entro il quale si accedeva tramite un portone sorvegliato da alcune guardie. Quella che sembrava essere di grado più alto si avvicinò al ragazzo.
«Fermo! Nome e motivo del viaggio?» chiese con tono aspro il soldato.
«Mi chiamo Nidan e vengo da Viltermoon e sono venuto qui per cercare mio fratello.»
«Hai armi con te?» domandò secco.
«Solo questo coltello» disse Nidan estraendolo dalla cinta «per difendermi dai pericoli della strada.»
«D’accordo» sbuffò la guardia «Sappi che se lo userai in città per motivi diversi dalla legittima difesa non ci penserò due volte prima di farti mozzare la testa. Sono tempi duri questi, e in una città in cui ci sono già tanti problemi non voglio altre rogne per la testa. Appena entrerai in città prosegui dritto per la strada e quando vedi l'insegna di un armaiolo svolta nella via a destra, prosegui per un po’ e troverai una taverna. Lì potrai trovare qualche informazione» concluse la guardia lasciandolo passare.
«Grazie mille» rispose Nidan chinando il capo.
Segui le indicazioni della giovane guardia e arrivò alla taverna. Era più grande di quella di Viltermoon e da fuori si sentiva un gran chiasso provenire dall'interno. Nidan entrò e andò verso quello che sembrava essere il proprietario.
«Salve, mi servirebbe una camera per dormire e delle informazioni» disse Nidan.
«La camera costa quattro monete d’argento al giorno, per le informazioni ti conviene aspettare domani mattina, molta gente viene a fare colazione qui» rispose l'oste.
«Perfetto grazie»
«Ti accompagno alla tua camera». L'oste accompagnò il ragazzo in una camera dove dentro c'era solo un letto e una finestra che dava sulla strada.
«Puoi accomodarti qui» disse l'uomo «Se hai bisogno di qualcosa io sono lì sotto»
Nidan fece un cenno di ringraziamento.
«Ah comunque» aggiunse l'oste «il mio nome è Rendy»
«Il mio Nidan, buonanotte Rendy».
Il ragazzo era sfinito per la strada che aveva percorso in quei due giorni, decise di mettersi subito a letto. La mattina successiva avrebbe ricercato informazioni sul fratello, anche se in realtà non ci sperava di trovare qualcosa.
“In una città così grande non troverò mai uno sconosciuto come mio fratello”.
Si addormentò subito su quel letto improvvisato, non immaginava neanche lontanamente l’importanza dell’incontro che avrebbe fatto il giorno dopo.


Ultima modifica di Nidan il Mer Ago 22, 2012 12:42 am, modificato 8 volte in totale
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Akhayla
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MessaggioInviato: Lun Ago 20, 2012 10:56 am Rispondi citandoTorna in cima

Allora, prima di dire qualsiasi cosa ci tengo sia chiara una cosa: non sono un editor, né un correttore di bozze, dico la mia e il forum ti può confermare quanto io sia severa sulla forma e sulla sintassi. E' tutto IMHO, sei libero di accettare consigli o meno.


Cominciamo:
Citazione:
della brezza autunnale che aveva lasciato uno strato di brina sulla vegetazione circostante

La brezza autunnale non lascia la brina, solitamente. La brina si forma molto spesso d'inverno, quando la temperatura va sotto zero. A meno che il tuo autunno non sia come l'inverno, ma nel 90% dei casi è quasi più caldo della primavera... E lo dico io che abito in montagna.

Citazione:
nell'orizzonte

Semmai ALL'orizzonte.
Citazione:
che divideva nelle due metà

che divideva A metà

Citazione:
l'orizzonte lasciava spazio alla sconfinata distesa sabbiosa

L'orizzonte è la linea immaginaria data dalla curvatura della terra, non puoi vedere una distesa sabbiosa, o perlomeno "confonde" un po' le idee. Metterei la frase diversamente: "a sud, si poteva intravedere..."
Una cosa: quando descrivi, decidi se usare la narrazione impersonale o il punto di vista del personaggio, non tutte e due insieme. Inoltre quel "E poi" è tremendo da vedere, toglilo.

Citazione:
Kreyn e Xandy alle sue spalle lo guardavano con attenzione, cercando di capire quali fossero i suoi attuali pensieri, anche se non era poi così difficile per loro indovinarli.

Arguisco che tu stia usando il narratore onnisciente. Se non è così, occhio ai cambi di punti di vista improvvisi.

Citazione:
grazie alla sua vista ormai abituata a scrutare l'orizzonte

Un po' perplessa... Shocked in che senso?

Citazione:
Terminata la pausa ripresero la scalata, ormai si era deciso: dovevano arrivare fino in cima.

Non passare dalla narrazione alla testa del protagonista così. Puoi dire "Terminata la pausa, ordinò agli altri di proseguire. Ormai si era deciso: doveva(no) arrivare fino in cima."

Citazione:
Ormai i tre conoscevano i sentieri di quella montagna come nessun altro, e ciò gli permise di affrontare la salita con poca difficoltà e fatica.

Stai parlando al plurale. Permise loro. La conoscenza dei sentieri di montagna, tuttavia, non fa risparmiare grandi energie... magari ti velocizza, ma la salita è salita per tutti. Una domanda, il vulcano è attivo? Se sì, dubito che ci siano molti sentieri: su un vulcano attivo, ben pochi andrebbero a tracciare sentieri o spianare strade, IMHO.
Ultima cosa: non so come sia il vulcano, ma da quanto fai vedere all'orizzonte si suppone sia bello alto. Dubito che in "diverse ore" sia scalabile, specie non avendo l'attrezzatura del giorno d'oggi.

Citazione:
ogni volta che si saliva in altezza

Il verbo "salire" presuppone che si va dal basso verso l'alto. Quindi quel "in altezza" è da eliminare.

Citazione:
si trasformava piano piano in aspra e arida

Semmai è il terreno che diventa aspro e arido, non la vegetazione...

Citazione:
come monito per chi osava avventurarsi troppo

Più che "come monito" suggerirei, "una sorta di monito", perché è un'impressione di chi vede le piante, non la realtà.

Citazione:
Tutto questo era come un ricongiungimento dell'equilibrio, come se la fine si fosse riunita all'inizio in un grande cerchio del destino, anche se nel destino Nidan ci credeva ben poco.

Questa frase messa lì, con il significato di ricongiungimento (forse intendevi "raggiungimento"?) dell'equilibrio mi ha un po' spiazzato, perché sinceramente non so a cosa si riferisce.

Citazione:
«Vieni o la cena si raffredda» disse il ragazzo che portava un abito marrone e un mantello grigio.

Se usi il narratore onnisciente, tanto vale usare i nomi. La descrizione dell'abito messa così non è il massimo.

Citazione:
Nonostante mangiasse quasi voracemente, il suo abito blu era costantemente pulito e impeccabile.

Ho capito cosa intendessi, nel senso che non mangia come un maiale, ma in effetti non è una condicio sine qua non sporcarsi se si mangia come affamati cronici. Vita vissuta.

Qualche considerazione generale:
- occhio alle ripetizioni;
- occhio all'uso improprio delle virgole al posto dei punti e virgola;
- osservazione sul contenuto. Il prologo non dice moltissimo, se devo dire la verità. Questo ragazzo sale in cima al vulcano con i compagni, ok, ma non succede granché durante questo evento. Un prologo deve invogliare a leggere, qui invece vediamo soltanto la descrizione di alcune terre, terre che, tra l'altro, il protagonista sta per abbandonare.
Il prologo deve introdurre ai fatti, va bene, ma qui non introduce niente. Nel senso che sì, vediamo i protagonisti, vediamo uno sprazzo del mondo, e fine. Non abbiamo neanche uno scorcio sulla loro psicologia: arrivano, mangiano, guardano l'orizzonte e ridiscendono. Sembra quasi che tu li abbia fatti salire soltanto per dare indicazioni geografiche sulla tua ambientazione.
Non so, un prologo così è parecchio scarno. Non prelude ad alcun fatto se non al classico "tutti all'orizzonte in cerca di avventure". Non so come si articola il romanzo nei successivi capitoli, ma in un prologo mi aspetto di vedere qualcosa che mi faccia chiedere "cavoli, cosa succederà dopo? Che eventi scateneranno questi fatti?" e via dicendo. Cosa che in questo, mi dispiace, non accade.

Sono tutte obiezioni sollevate per migliorarti. Tolti i refusi, le ripetizioni e migliorando alcune frasi, mi sembra che come stile sia abbastanza semplice, fresco e lineare: insomma, non ho fatto fatica a leggerti.
Se vuoi postare anche il primo capitolo, forse mi faccio un'idea migliore di come si dipana la storia.

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MessaggioInviato: Lun Ago 20, 2012 12:52 pm Rispondi citandoTorna in cima

Grazie mille, modificherò sicuramente un bel po di cose mi hai dato parecchi spunti. Edit ora con il primo capitolo.

Edit: Aggiungo anche come ho editato il prologo, è ancora da sistemare


P.s. "cronologicamente" il prologo è collocato alla fine della storia.
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MessaggioInviato: Lun Ago 20, 2012 2:12 pm Rispondi citandoTorna in cima

Nidan ha scritto:

P.s. "cronologicamente" il prologo è collocato alla fine della storia.

Mmmmmm...
Dico la mia... Se vuoi un prologo cronologicamente "posteriore" ai fatti della storia, il consiglio è mettere un momento in medias res nel pieno dell'azione.
Il prologo, per antonomasia, "introduce" ai fatti.

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MessaggioInviato: Lun Ago 20, 2012 2:24 pm Rispondi citandoTorna in cima

Akhayla ha scritto:
Nidan ha scritto:

P.s. "cronologicamente" il prologo è collocato alla fine della storia.

Mmmmmm...
Dico la mia... Se vuoi un prologo cronologicamente "posteriore" ai fatti della storia, il consiglio è mettere un momento in medias res nel pieno dell'azione.
Il prologo, per antonomasia, "introduce" ai fatti.


Lo so però boh mi piacerebbe metterlo così, per una questione di originalità.. L'ho sempre immaginato così Razz P.s. Ho messo l'altro capitolo appena puoi e se vuoi dagli un'occhiata, i tuoi consigli sono utilissimi grazie
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MessaggioInviato: Lun Ago 20, 2012 2:27 pm Rispondi citandoTorna in cima

Ora sono al lavoro, magari stasera lo leggo. Stay tuned Razz

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MessaggioInviato: Lun Ago 20, 2012 2:31 pm Rispondi citandoTorna in cima

Scrivere i primi capitoli è difficile.
Bisogna presentare le vicende quel tanto che basta ad incuriosire il lettore, e magari fornire qualche dettaglio circa l'ambientazione...
Ti porto come esempio il primo capitolo di Harry Potter (l'unico, tra i libri che hai citato, che posso rileggere senza farmi venire un attacco epilettico).
Solo nel primo paragrafo, ci viene detto che i Dursley sono dei bacchettoni.
Nella prima pagina ci vengono anticipate le ostilità tra i Dursley e i Potter.
Nella seconda pagina già abbiamo un gatto che legge una mappa e dei tizi con dei mantelli.
Già qui un lettore si può fare un'idea dell'ambientazione, ma andando avanti troviamo sciami di gufi, spegnini, animagus, moto volanti e via dicendo. ci viene addirittura comunicata l'esistenza di professori e la possibilità di un ritorno di Voldemort. Ci vengono presentati, inoltre, personaggi importanti quali i Dursley, Silente, Hagrid e la McGrannit.
A questo punto un lettore già sa più o meno cosa aspettarsi.
Ora io non stravedo per HP, ma questo è un primo capitolo molto buono.
Leggendo i tuoi capitoli, invece, non ci ho capito molto. Ho trovato solo la descrizione fisica del protagonista e del mondo, oltre a un pochino di BG familiare.

Tieni conto che, purtroppo, molti lettori si basano sui primi capitoli per decidere l'acquisto di un libro, e allo stesso modo molte case editrici si basano sui primi capitoli per decidere se investire o meno.
Personalmente, non so se leggerei un libro nel quale dopo i primi due capitoli ancora non si sa nulla di personaggi, trama e ambientazione, perché non incuriosisce e non mostra nessuna peculiarità. Di buono c'è che non annoia, molti fantasy partono dal presupposto che bisogna annoiare da subito il lettore.

Non voglio offenderti, io stessa ci ho messo mesi per scrivere un prologo decente quindi sei liberissimo di prendere tutto quello che ho detto e scaricarlo nel WC Cool ma prova a inserire nei capitoli postati qualche elemente che faccia intendere cosa succederà dopo e qualche peculiarità dell'ambientazione.

Altra cosuccia: inserire da subito la fine del romanzo non mi sembra una buona idea, hai già svelato che Nidan salverà il mondo e sopravviverà, così viene a mancare la suspance che, ad esempio, ha fatto la fortuna di George Martin.
Se già so come finisce, non avrò la curiosità e l'urgenza di leggere la pagina successiva...

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03/11/11: il giorno in cui si scoprì che la stupidità di Shane è contagiosa asd2

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MessaggioInviato: Lun Ago 20, 2012 4:11 pm Rispondi citandoTorna in cima

Grazie anche a te, ci penserò su Very Happy
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MessaggioInviato: Lun Ago 20, 2012 6:12 pm Rispondi citandoTorna in cima

Letto durante la pausa caffé del lavoro. Allora...
La prima impressione che ho avuto è leggere delle cose "a spezzoni". Parti con una descrizione a narratore onniscente, poi vai su Nidan. E' particolarmente "vivido" come salto, anche perché lo fai usando un concetto "generale" ("A rompere questa magia fu la discesa del sole oltre l'orizzonte e le madri che richiamavano i propri figli per farli cenare") per passare a Nidan in un colpo solo.
Tra l'altro, Nidan è il protagonista, no? Lo vediamo come "il bambino". Ormai la sua identità è scoperta dalla frase della madre, tanto vale usare il nome.
Io avrei un'idea. Nidan è fuori, no? Cosa stava facendo? Possiamo usare i suoi occhi per vedere l'intero villaggio, in relazione anche a cosa sta facendo. Così le descrizioni non sono da "lista della spesa" e mimetizzandole assieme alle azioni non appesantiscono la lettura.
Altra cosa: ho notato che tendi a "spiattellare" vita, morte e miracoli di ogni cosa (consiglio degli anziani, la vita nel villaggio...) all'istante. Se posso darti un consiglio, fai emergere i dettagli man mano che servono alla storia. Anche l'aneddoto della fontana, anziché raccontato così, puoi narrarlo facendo sì che Nidan beva alla fontana e ripensando a quando ci sguazzava dentro (mi sembra un bel monello se è pieno di graffi, intuisco che ne abbia fatto parte).
Idem per il padre di Nidan. Ci dici tutto subito, senza il brivido della scoperta. Se tratteggi così il protagonista, non viene la curiosità di scoprire la sua storia, non so se mi spiego.

Inoltre, ci sono periodi che non si concatenano per niente. Alterni pezzi di "infogratis" (cioè la narrazione che svela vita-morte-miracoli) all'azione. Esempio:
Citazione:
Suo fratello aveva tre anni in più di lui, e aveva gli occhi e i capelli di sua madre. Era il capo del piccolo gruppo dei bambini perché il più grande e il più forte. Nidan mangiò rapidamente e poi andò a dormire, desideroso di alzarsi presto l'indomani per vivere una nuova emozionante giornata.

Solo a me sembra che la seconda frase non c'entri con quanto stai narrando? Non puoi descrivere qualcosa e poi passare su un'azione che non c'entra niente. Se proprio, vai a capo, ma anche così non è affatto il massimo.
Altra cosa: gli eventi. Vediamo Nidan che rientra, poi passiamo subito al giorno dopo. Allora che serve far vedere la scena del giorno prima?
E dopo qualche riga, già passiamo ad ANNI dopo! O.o Senza uno stacco di paragrafo, è veramente troppo appiccicato, non diamo l'idea che stiamo scrivendo azioni che non sono contemporanee a quelle precedenti. La parte di Seion che sveglia il fratello, quindi, che senso ha? Nessuno. Non dà sapore alla storia.


Altro punto dolente: la narrazione. Racconti molte cose. Una delle regole su cui si basa IMHO una buona stesura di romanzo è il cosiddetto "show, don't tell", ovvero "mostrare, non raccontare (tanto che i più scoraggiano l'uso del narratore onnisciente, in quanto tende a far cadere nella trappola). Ciò si intreccia a quanto detto sopra, ovvero lo "spiattellare" tutto e subito, appesantendolo ulteriormente. Per capire la differenza di "show don't tell" ti faccio un esempio.

"In realtà Seion aveva un solo desiderio: incontrare suo padre."
Ok, siamo nella testa di Seion. Però perché non rendere questo come un dialogo? Potevano essere Nidan e Seion nella camera a parlare:

"<<Non è per quello che parto.>>
Nidan alzò un sopracciglio. <<E per cosa?>>
Seion si rigirò nel giaciglio. <<Per nostro padre>> sussurrò. <<Tu non ci hai mai pensato, Nidan? Non ti sei mai chiesto dove sia finito? Io sì. E non voglio restare ad aspettarlo.>>
"

Questo è un esempio buttato in fretta e furia, ma già fa capire qualcosa:
- Nidan e Seion sono fratelli uniti, che si confidano
- Seion appare determinato
- in sostanza, tratteggi i personaggi e ne definisci la personalità solo col dialogo. Senza dire "Nidan e Seion erano fratelli molto uniti e si confidavano tutto."


A livello stilistico:
- come già detto, occhio alle virgole, usale dove servono (es. "ti aspetto fuori, dai")
- occhio alle ripetizioni (padre...padre)

In linea generale, trovo la narrazione ancora acerba. Il prologo era in effetti troppo corto per valutare, ma alla luce di quanto detto sopra, non credo che tu possa proporlo come romanzo così com'è. IMHO, ribadisco.


Andando nel dettaglio, segnalo quello che mi è balzato all'occhio subito:
Citazione:
Il villaggio era formato da un lungo viale alberato dove ai lati sorgevano le case dove abitavano i villani.

Particolarmente prolisso... non bastava un "Il villaggio non era altro che un lungo viale alberato costeggiato dalle abitazioni"?
Citazione:
Non era raro che una casa fosse su due piani, e nel piano sottostante si trovasse una bottega o un negozio di armi o indumenti.

Io avrei fermato la frase a "bottega". Anche perché sembra che di negozi di armi ce ne siano parecchi e in un villaggio piccolo come lo mostri mi pare strano anche solo che ce ne sia uno.
Citazione:
n una piazza circolare con una fontana in bianco marmo al centro dalla quale sgorgava dell'acqua purissima.

La correggerei con "in una piazza circolare, al centro della quale una fontana di marmo bianco stillava acqua purissima."
Citazione:
chiari e trasparenti come l'acqua, o meglio come il ghiaccio

Togli pure quello del ghiaccio. Basta l'acqua per capire che fosse trasparente. Il ghiaccio è acqua! Wink
Citazione:
Nidan non riusciva a rispondere ma le lacrime che gli sgorgavano tra gli occhi parlavano per lui. La madre gli aveva preparato un mantello per ripararlo dal freddo.

Ecco un errore che noto spesso. Dimentichi molto spesso il soggetto di cui stai parlando. Presumo che il mantello sia per Seion, invece, detta così, sembra che sia per Nidan.

Ho letto velocemente e ho riportato solo gli errori più grossolani senza entrare nel dettaglio.
Il mio consiglio, a questo punto, è leggere molto prima ancora di scrivere. Potrai confrontare il tuo stile con quello di autori affermati e capire come riescono a catturare la tua attenzione riuscendo, al contempo, a dare maggiori informazioni possibili sulla storia anche tra le righe Wink
E dopo aver letto molto, moltissimo (posso consigliarti dei titoli, se vuoi) si passa alla scrittura. Si scrive, si lima, si lima ancora, si rilegge, si migliora. Si legge ad alta voce, ci si accorge molto facilmente di errori e del fatto che una scena non convince per come è scritta.
Sei giovane (18 anni giusto?) quindi è naturale che tu sia agli esordi: non pretendo (neanche tu devi farlo) che il tuo stile sia perfetto al primo colpo. I miglioramenti si ottengono con costanza ed esercizio. Anche io, rileggendo cosa scrivevo a 15 anni, mi metterei le mani nei capelli! Very Happy
Tengo sempre a precisare che puoi prendere in toto le mie indicazioni e fregartene, ma posso garantirti che la severità del mio giudizio è stata misurata a tuo vantaggio, non certo per tarparti le ali Wink

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MessaggioInviato: Lun Ago 20, 2012 8:12 pm Rispondi citandoTorna in cima

Grazie mille, mi aiuti davvero tanto Smile Avevo proprio bisogno di questo tipo di critiche per migliorarmi
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MessaggioInviato: Lun Ago 20, 2012 11:08 pm Rispondi citandoTorna in cima

Premettendo che sono un picky bastard, ci terrei a sottolineare che anche nel mio caso si tratta di pure opinioni personali e che sei libero di farne quello che vuoi.

Hai 18 anni e devi certamente ancora trovare il tuo stile e solo provando puoi farlo. Tutte le obiezioni e correzioni che vengono fatte a te in questo momento, sono state fatte a me a suo tempo, e continuo a riceverne con gratitudine!

Detto questo, comincio.

Mi sentirei di ricordarti che la brezza non porta la brina. Quando c’è vento, o brezza, di solito il clima è secco, e se è secco nell’aria non c’è umidità che possa congelare nel corso della notte. Pensa che qui in Gran Bretagna anche se fa freddo d’inverno ed è umido come stare immersi nell’oceano, di brina non se ne vede tantissima perché soffia spesso e volentieri il vento.

Mi sentieri di consigliarti frasi del tipo “Il sole spazzò via ogni segno della frescura notturna” o “La brina, comune nella stagione, si sciolse rapidamente dopo il sorgere del sole” o “La fredda brezza notturna divenne solo un ricordo quando il sole si affacciò sulle lande”. Tralascerei la brina se vuoi parlare della brezza, e viceversa.

Citazione:
Il villaggio era formato da un lungo viale alberato dove ai lati sorgevano le case dove abitavano i villani.


Direi che è meglio usare “ai cui lati”, non “dove ai lati”.

Citazione:
A rompere questa magia fu la discesa del sole oltre l'orizzonte e le madri che richiamavano i propri figli per farli cenare.


A distruggere la magia ERA la discesa del sole dietro l’orizzonte. Fai attenzione ai tempi verbali.

Parlando sempre di questa sezione, espandila e cerca di collegarla meglio alla parte precedente. Introduci un villaggio (pretty standard) e poi un consiglio degli anziani che, come grande decisione ha preso quella di togliere le erbacce dalla strada? Cerca di immaginare qualcosa di più significativo e poi introduci questa banda di ragazzini, che però deve avere un senso. Il modo in cui vengono itnrodotti adesso crea uno spiacevole “gap” nella narrazione, dando l’impressione che tu stia saltando di palo in frasca. Devi cercare di dare un senso di omogeneità.

Citazione:
e Nidan, infatti,


Il mio prof di italiano usava la mazza da baseball quando avevo la tua età e scrivevo l’infatti, fra due virgole, tra soggetto e verbo asd2 C’è anche un motivo: non è una frase incidente e spezza la narrazione in maniera poco elegante e senza dire niente di utile. Piuttosto, puoi dire “Non tornò mai più: per questo Nidan ne aveva un ricordo vago”.

Citazione:
Era il capo del piccolo gruppo dei bambini perché il più grande e il più forte.


Soggetto e verbo. Perché era il più grande e il più forte, oppure essendo il più grande e il più forte.

Citazione:
Nidan mangiò rapidamente e poi andò a dormire, desideroso di alzarsi presto l'indomani per vivere una nuova emozionante giornata.
Il giorno dopo fu svegliato dal fratello.
«Muoviti, poltrone. La colazione è sul tavolo, vestiti che ti aspetto fuori dai».
«Si, Seion, dammi cinque minuti» risponde Nidan.
In fretta e furia fece colazione, si lavò, si vestì e uscì, andando con suo fratello a chiamare gli altri bambini. Il loro sogno era comune, raggiungere l'età adulta dei diciassette anni e partire per vivere delle vere avventure. Seion aveva già quindici anni e il pomeriggio andava ad aiutare i contadini nei campi per guadagnarsi qualche soldo che metteva da parte in prospettiva del viaggio che avrebbe dovuto affrontare. Nidan a volte lo seguiva e rimediava anche lui qualche denaro.
Si trascorrevano così le giornate nella tranquilla Viltermoon. Gli anziani discutevano sempre sulle stesse cose, gli adulti facevano baldoria nella taverna e i bambini combattevano battaglie ed esploravano luoghi nei mondi che creavano nella loro immaginazione. Passavano le settimane, i mesi, gli anni, e finalmente era arrivato il diciassettesimo compleanno di Seion. Aveva già comunicato a sua madre l'intenzione di partire. Era tradizione che i giovani più avventurosi e promettenti al diciassettesimo anno di età erano liberi di partire e intraprendere la loro avventura. Si preparò lo zaino mettendoci dentro un po’ di cibo e qualcos'altro di utile per il viaggio.


Frettoloso! O comunque inconsistente. Va a dormire e lo fai svegliare il giorno dopo, come se ci fosse qualcosa di importante che egli debba fare/vivere, un evento significativo di qualche sorta, invece butti lì due frasi alla leggera e fai passare due anni in un soffio. Se non è importante quello che succede, evita di far trascorrere solo un giorno e mantieniti sul generale.

[…]i giovani al diciassettesimo anno di età FOSSERO liberi di partire[…] I congiuntivi!

I fratelli che partono cono lo stesso sogno, separatamente per via dell’età, e il maggiore che gli dice che sarà già famoso quando lui partirà… ricorda troppo One Piece. Tutti prendiamo ispirazione da qualcosa, o qualcosa è talmente connaturato in noi che lo usiamo senza nemmeno rendercene conto. Quindi non pensare che ti stia accusando di copiare qualcosa! Solo che dovresti cercare di renderlo meno palese. Se me ne sono accorto io, che sono uno stordito cronico, significa che è abbastanza sotto gli occhi di tutti.

Citazione:
Tre mesi dopo arrivò la notizia al villaggio che Scire e Seion erano stati assaliti da un gruppo di briganti. Serena scoppiò in lacrime, temendo il peggio per il figlio, ma Nidan era sicuro che il fratello se la fosse cavata più che egregiamente.


Come è arrivata la notizia? Chi l’ha portata? Chi ha visto? Viaggiavano da soli o in gruppo?

Citazione:
sarebbero state nominate le sei persone più anziane del villaggio.


Devi ripensare un po’ a questo concetto. Se per sei anni le persone più anziane governano, dopo sei anni dpovrebbero essere, a logica, le stesse sei persone al potere, a meno che qualcuno di loro non sia morto nel frattempo. Piuttosto potrebbe essere una elezione tra le persone più anziane a decidere chi farà parte del consiglio. Cerca di sviluppare più approfonditamente la politica del villaggio.

Citazione:
un contadino che possedeva un campo nei pressi del villaggio


Stesso discorso di prima: descrivi meglio la società a cui stai dando vita. Il contadino è del villaggio, o di un altro posto?

Citazione:
«Si, volentieri» risponde Tinea, sorprendendolo.


Rispose.

Quello che ne segue non ha alcun senso. Prima dice che l’aveva vista in precedenza, ma mai notata veramente fino a quella sera; lei evidentemente era segretamente innamorata di lui, per baciarlo così, sui due piedi, ma lui non può passare dal “Oh, toh, quella sembra carina” al “Tu mi piaci”. Certo, a 16 anni ci siamo passati tutti e sappiamo con cosa si ragiona, ma nonostante questo devi cercare di dare uno spessore psicologico al tuo personaggio e quello che descrivi è qualcosa che avresto dovuto sviluppare in anni e capitoli. Messo lì così, come lo hai messo tu, sembra una cosa piovuta dal cielo e contribuisce a dare senso di discrepanza alla tua storia.

Tips:

- Hai descritto il villaggio come un luogo pieno di botteghe e armaioli. C’è una guerra in corso? Chi compra le armi? Ricordati anche che armi e armature NON sono economiche e servono soldi per possederle. Se nel tuo mondo sono alla portata di tutti devi trovare un espediente che lo giustifichi;

- Slow release of information: dire tutto subito elimina possibili effetti sorpresa e impedisce ai personaggi di parlare di sè e del luogo da cui provengono;

- Approvo il prologo che parla dell'epilogo: mi piacciono queste cose che invertono l'ordine naturale delle cose. Tuttavia, sono molto pericolose, perchè, come dice Blazing_Hellfire, sapere già tutto non aiuta a invogliare nella lettura. Ergo, il consiglio è di narrare pure eventi ininfluenti, come il salire su una montagna, ma dovresti dare una maggiore carica mistica all'evento. La chiusura di un ciclo, come un destino che arriva a compimento, va bene, ma va migliorata. Potresti lasciare intendere che il viaggio intrapreso dai ragazzi li ha portati a essere qualcosa di diverso da "eroi", magari aiutandoti con un titolo altisonante e nebuloso. Il mio cervello semplice sarebbe attratto da un prologo che si concludesse con, che so: "E discende fiducioso dalla montagna, vecchia amica, sul sentiero che percorse tanti anni addietro e che lo portò a diventare un Guardiano del Destino."


Ora, se vuoi dare spessore e realismo alla tua storia, cosa indispensabile per non ripercorrere luoghi comuni che sono poi cavolate ripetute talmente tante volte, che la gente ha iniziato a crederci (Una menzogna ripetuta 100000 volte diventa la verità), devi leggere. E non parlo solo di fantasy.
Mi permetto di allegare una lista di libri che, secondo me, potrebbero tornarti utili nella tua scrittura:

Bainton, Roland H. La riforma protestante, Einaudi. Questo ti aiuterà ad avere un'idea di cosa possa essere una guerra di religione e ti aiuterà a fornire un background più sostanzioso alla tua creazione.

Contamine, Philippe La Guerra dei Cent'anni, Il Mulino. Un esempio di tattiche militari, diplomazia e cosa volesse dire, nel medioevo, "fronte interno".

Flori, jean Cavalieri e cavalleria nel Medioevo, Einaudi. Libro fondamentale se vuoi parlare di un mondo fantasy. Il concetto di cavaliere e di cavalleria risulta infatti, troppo spesso, derivante solo dal fronte romanzesco e non dalla realtà dei fatti. Viene inoltre spiegato quanto costi prepararsi alla guerra.

Settia, Aldo A. Rapine Assedi e battaglie: la Guerra nel Medioevo, Laterza. Altrettanto fondamentale per capire cosa voglia dire la guerra in un mondo medievaleggiante.

Prosperi, Adriano; Viola, Paolo Storia moderna e contemporanea, volume primo, Einaudi. Questo descrive la società tardo-medioevale e della prima età moderna in maniera abbastanza scorrevole e sufficientemente analitica.

Bloch, Marc La società feudale, Einaudi. Questo è un libro pesante. Sono più di mille pagine, ma ti possono fornire una chiara idea di cosa sia una società feudale.

Poi, leggere molto fantasy di autori che sono passati attraverso una documentazione minuziosa per scrivere i loro libri. Quindi La Trilogia di Magdeburgo di Alan Altieri; I Pilastri della Terra e Mondo senza fine di Ken Follett, insieme alla Caduta dei giganti (il primo libro della nuova trilogia); Jonatan Strange e il Signor Norrel, di Susanna Clarke; Il mastino della Guerra e la Saga di Elric di Melnibonè di Michael Moorcock.

Come dicevo all'inizio, sono un picky bastard asd2

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MessaggioInviato: Lun Ago 20, 2012 11:15 pm Rispondi citandoTorna in cima

<OT>

Citazione:
Bloch, Marc La società feudale, Einaudi. Questo è un libro pesante. Sono più di mille pagine, ma ti possono fornire una chiara idea di cosa sia una società feudale.


Storm sei un genio! Cercavo questo libro da un pezzo ma non sapevo l'autore né la casa editrice solo il numero di pagine! Grazie!
</OT>

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MessaggioInviato: Lun Ago 20, 2012 11:45 pm Rispondi citandoTorna in cima

Prego asd2

Mi stavo dimenticando di Jacques le Goff con il suo "La società dell'Occidente Medievale", sempre di Einaudi.
E scopro ora che ho un ricordo distorto del numero di pagine, di entrambi: sono solo 500 asd2 Meno di una settimana di lettura asd2

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MessaggioInviato: Mar Ago 21, 2012 12:28 am Rispondi citandoTorna in cima

Storm grazie anche a te per i consigli, mi hai dato tanto su cui lavorare. Contemporaneamente alle modifiche sto leggendo qualche altra saga fantasy, appena ho terminato gli edit al prologo e al primo capitolo vi aggiorno e mi dite se notate qualche miglioramento.
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MessaggioInviato: Mar Ago 21, 2012 12:32 am Rispondi citandoTorna in cima

Stormbringer ha scritto:
Prego asd2

E scopro ora che ho un ricordo distorto del numero di pagine, di entrambi: sono solo 500 asd2 Meno di una settimana di lettura asd2

Mi stai facendo venire il dubbio, allora, sul tomo che ho visto... Sul titolo sono ragionevolmente sicura... Dovrei vedere l'indice Confused

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