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 [Romanzo breve] La memoria dei draghi passati Successivo
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Bucciamarcia
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MessaggioInviato: Ven Lug 15, 2011 6:37 pm Rispondi citandoTorna in cima

Elfi, nani, tanta magia e creature mitologiche, il bene contro il male: ecco gli elementi di un tipico fantasy. Ma questo non è un tipico fantasy.

Buongiorno a tutti e benvenuti in questo mio romanzo breve a puntate: La memoria dei Draghi passati. Con questo esperimento di scrittura voglio provare a dar vita ad una storia fantasy atipica, che parte da un'ambientazione che sto sviluppando da diversi anni.

Il termine "a puntate" significa (ovviamente) che non metterò tutti i capitoli disponibili fin da subito: i primi arriveranno ogni tre giorni, mentre i successivi ogni settimana. Non ho ancora finito di scrivere nemmeno la prima stesura di questo romanzo (per quanto abbia ovviamente in testa la trama), quindi non escludo la possibilità di cambiare alcuni dettagli a seconda dei vostri commenti e delle vostre preferenze. Insomma, una specie di romanzo interattivo!

Vedrò se continuare ad aggiornare questo topic con i successivi capitoli a seconda del riscontro: visto che per correttezza non voglio far galleggiare per mesi e mesi una discussione che non interessa a nessuno, se l'interesse è pari a zero smetterò di postare capitoli. Quindi se vi piace quanto scrivo non fate i lurker, e lasciatemi un piccolo contentino sotto forma di commento.

Naturalmente qualsiasi critica è ben accetta: alla fine il mio obiettivo è quello di migliorare come scrittore e, si spera, far piacere quello che scrivo a qualche utente. In questo post metterò un indice verso tutti i capitoli (che saranno in messaggi separati), per rendere il tutto più ordinato.

Ecco, ho finito. Buona lettura a tutti!

-----------------------------------------------------------------------------------

Non c’è aria. Non c’è luce. Solo una fredda coltre di nebbia che entra sotto la pelle, raggiunge l’anima. Puoi provare a correre, puoi provare a scappare, ma sai che non servirà a nulla e il tuo cuore non smetterà di batterti nei timpani.

Senti l’odore della cenere? Senti che ti entra in gola? Più ansimi e più entra in fondo finché l’ossigeno non potrà più passare. Perché non vuoi smettere di respirare?

Senti il sapore di ferro? Un liquido caldo ti solletica il mento mentre scorre verso il basso, seguendo i solchi lasciati in precedenza da goccioline di sudore. Eppure eri sicuro di non essere ferito.

Non fermarti, non riprendere fiato. Il sangue non smetterà di scorrere e la cenere ormai è dentro i polmoni.

Sei sicuro di essere solo?

Alla fine, tutto nero.

-----------

“Maestro” esordì il discepolo, inginocchiato di fronte alla massima autorità del suo ordine.

“Stavo meditando nei campi a ovest, quando ho percepito qualcosa”

Non finì la frase, le sue parole riecheggiarono nel grande tempio circolare nel quale si trovava, una struttura semplice ma allo stesso tempo elegante.

Il maestro, visibilmente interessato, si portò leggermente in avanti con il busto.

“Continua” lo esortò.

“Una sensazione di morte, maestro”. Il discepolo alzò gli occhi e cercò lo sguardo del suo mentore. Ci fu un breve momento di silenzio.

“Di morte” ripeté lui. “Cos'altro hai sentito?”

“Nulla. Solo questo”.

Il gran sacerdote sospirò e, con estrema lentezza, fece scorrere le dita tra i suoi lunghi capelli intrecciati e ornati con anelli metallici.

“Dio non ci parla in modo chiaro. Questo ti ho insegnato” disse con voce calma, “fai parlare il tuo istinto, sono sicuro che sai più di quello che pensi”.

Il maestro aveva capito. Pure l’allievo aveva realizzato di aver percepito molto più, la cosa che mancava era il coraggio di esternarlo, come se il solo muovere delle labbra avesse potuto risvegliare in tutti loro un antico terrore, una calamità troppo grande, troppo difficile da accettare.

“L'ultimo Dio morirà.”

Il maestro rimase impassibile, indicò invece il braccio dell’uomo “Hm... Come sta il tuo braccio?”

L’allievo mosse leggermente l’arto, era grossolanamente fasciato e collegato al busto per prevenire movimenti bruschi. Parte della bendatura si poteva intravedere dalla scollatura della tunica cerimoniale, il restante, coperto dai vestiti, creava un bozzo sulla cassa toracica dell’allievo.

“È rotto” rispose “e non guarirà presto”.

Il maestro fece un lento movimento della mano.

“Alzati”.

L'allievo si alzò con grande cautela, raccolse la spada che aveva appoggiato di fronte a lui non appena entrato nel tempio, in segno di rispetto, e la ripose faticosamente nel fodero dietro alla schiena. Si trattava di una spada a due mani lunga e molto spessa, troppo ingombrante per essere portata alla cintura, così pesante che qualsiasi altro guerriero avrebbe trovato difficile il solo compito di rotearla in aria.

“E così Dio ha scelto te” Nella voce dell’uomo non vi era né rabbia nè tanto meno invidia “Vieni. Ho qualcosa da darti”.

Con gesti cerimoniosi l’uomo estrasse un’altra spada, la sollevò cautamente e si avvicinò al giovane. Egli si inginocchiò, abbassò la testa e , con il braccio sano, si allungò per prendere quel testimone di morte.

L’arma era decisamente lunga e sottile, ma non solo le dimensioni rendevano l’oggetto alquanto curioso: la forma del fodero, infatti, faceva intendere di custodire una lama sottilissima e quasi impercettibilmente ricurva, di un metallo così raffinato che rifletteva omogeneamente la luce della stanza.

Sia il fodero che l'elsa erano minuziosamente decorate con motivi geometrici in purissimo oro, ed erano stati incastonati alla perfezione su una base di legno più nero della gola di un demonio.

L’uomo fece tempo a spingere l’elsa in alto col pollice per scoprire i primi centimetri della lama quando una voce penetrò nella sua testa, più forte di un martello più impetuosa di una tempesta.

Non sei degno.

Istintivamente cessò di fare pressione sull’elsa e la lama sparì nuovamente dentro il fodero.

L’allievo abbassò ulteriormente lo sguardo e porse la spada al maestro.

“Questa spada ha un destino molto più grande, non posso accettarla” disse.

In uno dei suoi rari momenti di umanità, il Maestro sollevò le sopracciglia per la sorpresa, ma decise di non dire nulla. Riprese la spada e la ripose.

Si sedette sullo scranno e riprese il suo solito aspetto austero e severo “Vai allora, e compi il destino che Dio ti ha assegnato”.

Improvvisamente l’allievo si accorse di essere solo. Nessuno lo avrebbe seguito nel suo viaggio. Sapeva di essere stato scelto da Dio stesso per compiere questa missione, ma nonostante ciò la paura di fallire era l’unica emozione che serpeggiava nel suo petto, nel suo sangue, nella sua anima. In quel momento dubitare di se stesso era come dubitare di Dio in persona. Una vera bestemmia. Ma la paura in lui era troppa, e non riuscì a liberarsi dei suoi pensieri peccatori.

“Maestro.”

“Cosa c'è?” rispose il Maestro dal fondo della sala, la voce più calda e accondiscendente del solito.

“Cosa devo fare?”

Il futuro adesso sembrava una pergamena pulita, il discepolo non aveva nessuna traccia da seguire per il suo cammino, la sensazione percepita in meditazione era l’unica sottile linea scritta con l’acqua, che via via si stava asciugando all’aria. Non bastava.

Subito tornò con la mente agli insegnamenti impartiti a lui e agli altri discepoli della setta: seguire l'istinto. Ognuno di loro sapeva che prima o poi questo momento sarebbe arrivato, che qualcuno di loro avrebbe ricevuto la Chiamata, ma non era stato sufficiente a prepararli per questo momento .

La stessa risposta di sempre arrivò fino alle sue orecchie: “segui l'istinto”.

Se lo aspettava, dopotutto. Il metodo d’insegnamento della setta era basato sull'esperienza e sulla scoperta, e mai sulla risposta pronta. In anni di studi il Maestro non aveva mai risposto direttamente ad una domanda, si limitava infatti ad offrire una traccia, una spinta, appena sufficiente per trovarla.

Tuttavia questa volta la posta in gioco era alta. Il metodo empirico doveva farsi da parte.

L’uomo deglutì rumorosamente “Ho un dubbio” disse “come seguo l'istinto? Come faccio a sapere quale sia il sentiero da prendere?”.

Dopo alcuni attimi di riflessione il Maestro parlò “Quello che ti ho insegnato è sufficiente a coprire tutti i tuoi dubbi. Tu fra tutti sei stato scelto, questo significa che porterai a termine il tuo compito”.

Infine indicò l'uscita “Appena fuori da quella porta, che direzione dovrai prendere?”

“Non lo so”.

“Non pensare, dimmi una direzione”.

Una leggera brezza fece cigolare la porta socchiusa: era fresca e portava cono sé l’odore di fiori selvatici. “Girerò a sinistra” disse istintivamente l’allievo “Andrò verso i monti”

“Bene” concluse il maestro, “vedo che i miei insegnamenti ti stanno tornando in mente”. Si mise comodo sul trono, salutando il suo allievo in discreto silenzio, augurandogli ogni bene, e l’aiuto di Dio.

Una volta uscito dal tempio l’uomo sentì nuovamente il sole baciargli il viso, l’aria era pulita e in lontananza si sentiva dell’acqua scorrere. Si assicurò di avere tutto quello di cui necessitava: la sua fidata spada, una borraccia colma di acqua pulita e il Libro Sacro; il resto l’ avrebbe preso durante il pellegrinaggio. Si girò e camminò a passo sostenuto verso il tramonto, senza mai voltarsi. In pochi minuti scomparve tra i campi.

-----------

Quella sera il Maestro radunò tutti i discepoli e fece loro raccogliere legna e paglia in abbondanza, poi diede disposizione di far sistemare tutto nel tempio. Li condusse all'interno e li allineò di fronte alla statua principale, in fondo alla sala, e ordinò loro di pregare. Era ormai notte, e il crepuscolo aveva lasciato il posto al buio più completo. Il cielo era completamente sgombro e nemmeno una nuvola che copriva le stelle. Non un solo rumore riecheggiava fuori dal tempio, come se la natura stessa fosse in preghiera per tutte le anime.

La fresca brezza di maggio si alzò puntuale come tutte le sere, e fece vibrare le fiaccole che erano state disposte per illuminare l'interno del palazzo. L'odore di olio bruciato, proveniente dalle lanterne, iniziava a diffondersi mescolandosi con l’incenso: il maestro scostò un po' di fieno mal posizionato per evitare che prendesse fuoco.

Gli studenti si prostrarono con la fronte a terra e iniziarono a recitare silenziosamente le sacre scritture.

Il maestro estrasse la sua spada lunga e sottile dal fodero e si posizionò di fronte al primo degli uomini in preghiera.

“Estraete le vostre spade e inginocchiatevi” disse, e loro obbedirono. Seguì un secondo di silenzio.

“Il nostro compito è terminato”. Improvvisamente con un gesto veloce e pulito infilzò la punta della spada dritta nel cuore del suo primo allievo con una violenza inaudita per una persona della sua età. Egli agonizzò in silenzio, con dignità, poi crollò a terra esanime.

Il Maestro pulì velocemente la lama nella sua tunica, si scansò dal sangue che gli stava raggiungendo i piedi e si posizionò di fronte al secondo. Si accorse che stava tremando, quindi si inginocchiò di fronte a lui.

“Non possiamo sopravvivere al nostro Dio” disse.

Il povero allievo annuì, ma non smise di tremare. Presto il suo terrore cessò e fece posto al nulla.

“Non temete la morte” tuonò l’uomo, mentre camminava verso la terza figura inginocchiata “perché la vostra anima sarà ancora invocata dalle generazioni future”. E anche la terza vita venne spezzata.

Il macabro rituale proseguì in silenzio fino al suo epilogo, e più di venti cadaveri giacevano ora nella stanza.

L’anziano carnefice pulì e ripose con la massima cura la spada nel suo fodero, uscì dal tempio e, con tutta la forza in corpo, la conficcò nel terreno senza nemmeno scomodarsi a sfoderarla. Nonostante la violenza del colpo, la spada rimase intatta.

Rientrò all'internò del santuario, prese una torcia e incendiò la paglia in vari punti. Gettò poi la fiaccola a terra, e si sedette con tranquillità sul suo trono in attesa di venir divorato dalle fiamme, non una lacrima, non un gemito.

Quando l'incendio si era ormai spento e del tempio non rimaneva che cenere sollevata dal vento, un'altra luce si generò, questa volta dal terreno.

All'inizio non era che una linea approssimativa, interrotta qua e là, un occhio distratto avrebbe visto una comunità di lucciole disposte in maniera curiosa, ma statisticamente possibile, lucciole rosso sangue.

Presto il solco si allargò acquistando sempre più spessore, formando un cerchio di due metri di diametro intorno alla spada conficcata nel terreno che faceva da centro esatto del fenomeno. Il colore era come magma sputato dal vulcano più rabbioso e ed emanava un bagliore sufficiente forte da potere illuminare l'ambiente circostante.

L’aria diventò sulfurea, l’odore era così forte, così pungente da poter essere anche assaporato, mentre lamenti carichi di sofferenza e grida di dolore uscirono dalla voragine: voci di uomini, donne, bambini, ruggiti di esseri demoniaci si unirono per formare una macabra cantilena infernale.

Il cerchio prese fuoco.

Una mano scattò svelta fuori dal terreno. Rossa come fuoco vivo, lungo tutto il braccio erano visibili ferite purulente, lacerazioni infette e carne resa nera per le ustioni, le unghie lunghe e marce custodivano larve e sudiciume. Con un ruggito animalesco afferrò il fodero dell'arma e iniziò a trascinarla lentamente dentro il terreno, sempre più in fondo, verso la voragine di lava.

La spada sprofondò completamente nel terreno, la mano, l’odore e i lamenti scomparvero nel pozzo infernale dal quale erano comparse e tutto venne inghiottito dal buio.
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Curunir
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MessaggioInviato: Sab Lug 16, 2011 2:05 pm Rispondi citandoTorna in cima

Mi sono promesso di leggerlo e oggi l'ho fatto. In prima analisi il testo rende bene, soprattutto l'ambientazione truce.
Le difficoltà che si possono riscontrare nella lettura a mio avviso, sono le assenze di riferimento: nome del capitolo e nomi dei personaggi più in vista o delle locations. Una sola di queste cose, almeno, permetterebbe di focalizzare meglio il punto della situazione.
Le armi citate, secondo me, meriterebbero un termine di paragone, al fine di capire secondo gli occhi del protagonista, quello che poi andrà perso. Maggiore è la cura del dettaglio e la sensazione suscitata, maggiore è il senso di perdita.
Mi chiedo, quanta importanza intenderesti dare al realismo nel proseguimento della storia, e cosa ne pensi al riguardo?
Il resto delle domande e dei giudizi che mi sovvengono sarebbero affrettati, per cui aspetto di leggere qualcos'altro oltre questo prologo.
Anch'io come te condivido un lavoro narrativo di anni di elaborazione tuttora in corso, per cui spero di fornirti qualche consiglio utile.
Da un errabondo anziano, alla prossima Wink
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MessaggioInviato: Sab Lug 16, 2011 4:03 pm Rispondi citandoTorna in cima

Io l'ho trovato confusionario, senza capo nè coda.
Sembra un pezzo a caso tratto dal mezzo di libro a caso,
vale a dire che non si capisce molto a meno che tu non abbia
un quadro completo della situazione.

Per essere un racconto breve credo sia improntato e costruito
male, perchè non è fine a sè stesso, è come se ci fossero cose
incomplete o non dette.

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"Sono Nihal semielfa e fo quel che mi pare!" - cit.
- Coniglietto Mannaro Supremo di FI
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MessaggioInviato: Sab Lug 16, 2011 5:20 pm Rispondi citandoTorna in cima

@Nihal_Elf, piacere.
Ho una critica da fare al tuo commento: Non sarebbe stato meglio lanciarsi in questo modo nel giudizio all'eventuale secondo-terzo capitolo, dove se fosse continuata ad essere presente questa licenza di narrazione, avrebbe avuto la parvenza di un consiglio?
Condivido comunque quando dici che non si comprende senza un quadro pieno. Si riallaccia al discorso mio sull'assenza di riferimenti che anche in un prologo sono più che necessari.
Condivido anche quando dici che potrebbe essere detto molto di più, pur essendo solo un prologo, ma senza aver dato un'occhiata ai capitoli successivi rimando a dopo eventuali commenti e critiche.
Non voglio sembrare presuntuoso con quanto affermato all'inizio, ma ho una certa esperienza di critiche lontane mille miglia dal significato di costruttività, dette con tono lapidario. Non ti conosco per ammettere per certo che questa lo sia o non lo sia, infatti mi piacerebbe che io stessi sbagliando, facendo un'analisi troppo letterale di quello che hai detto.
Poi magari possiamo arrivare alla conclusione che dal nostro punto di vista ciò di quanto scritto è da rifare in toto. Ma in tanto diamogli modo di dimostrarci altro.
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MessaggioInviato: Dom Lug 17, 2011 12:18 pm Rispondi citandoTorna in cima

Massì, mica non sono disposta a cambiare idea Razz
Io ho dato il mio parere per ciò che FINORA ho letto,
poi se dovesse scrivere altro e sbrogliare la situazione
sarebbe tutt'altra cosa.

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- Coniglietto Mannaro Supremo di FI
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MessaggioInviato: Dom Lug 17, 2011 3:11 pm Rispondi citandoTorna in cima

@Nihal_Elf Wink
Su avanti, Bucciamarcia, hai già due sani lettori qua. A domani, secondo le tue scadenze Smile
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MessaggioInviato: Dom Lug 17, 2011 3:16 pm Rispondi citandoTorna in cima

Quello che ci si aspetta dall'inizio di un romanzo è che ci faccia venire voglia di proseguire con la lettura. In questo mi sembra che Bucciamarcia non abbia fallito. Ho apprezzato anche alcune frasi ben azzeccate. Ne cito un paio:
"la sensazione percepita in meditazione era l’unica sottile linea scritta con l’acqua, che via via si stava asciugando all’aria"
"Il futuro adesso sembrava una pergamena pulita"
Io gli darei fiducia... Wink
La mia unica perplessità riguarda le frasi come "usa l'istinto" ("usa la Forza, Luke!") che rischiano di diventare delle vere e proprie armi a doppio taglio; ma tutto dipende da come ti saprai giocare questa carta.
Aspettiamo il secondo capitolo, Stefano!

PS: segnalo un piccolo errore di battitura: "emanava un bagliore sufficiente forte da potere illuminare l'ambiente circostante"

Curunir ha scritto:
Su avanti, Bucciamarcia, hai già due sani lettori qua.

Tre sani lettori! Il numero perfEtto!!!

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MessaggioInviato: Mar Lug 19, 2011 8:51 pm Rispondi citandoTorna in cima

Bucciamarcia ha scritto:
Il termine "a puntate" significa (ovviamente) che non metterò tutti i capitoli disponibili fin da subito: i primi arriveranno ogni tre giorni, mentre i successivi ogni settimana.

O sono debolino in matematica o qui siamo in ritardo! Wink

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MessaggioInviato: Gio Lug 21, 2011 10:12 am Rispondi citandoTorna in cima

Lo sto leggendo rapidamente in pausa caffé e mi sto appuntando ogni nota/commento da fare, che scriverò quando finirò il turno di lavoro.
Ti avviso che sono un tipo severo e pignolo (qualcuno l'ha provato sulla pelle) ma in buona fede, quindi non ti demoralizzare.

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Piccolo angelo bellerrimo crudele sanguinario...

Io sono una creatura del Caos. Ma dal Caos nasce la saggezza, e dalla saggezza il potere.

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MessaggioInviato: Gio Lug 21, 2011 12:00 pm Rispondi citandoTorna in cima

My two cents.

Non capisco il senso del pezzo iniziale, quello racchiuso dai trattini. Sembra che tu voglia introdurmi in un ambiente, ma poi me ne stacchi totalmente passando su un'altra visuale. Mi disorienti e senza un motivo che lo giustifichi. Poteva funzionare se quello era il punto di vista di un personaggio che poi sarà correlato a quelli che illustri dopo, ma con il narratore che si rivolge al lettore non raggiungi questo scopo (sempre se fosse questo).

Passiamo al dialogo tra i due. Sappiamo che si svolge in un tempio, cosa che viene liquidata in una mezza frase. A mio parere si poteva dare qualche elemento descrittivo in più per far capire dove sono. Frasi come "una struttura semplice ma allo stesso tempo elegante" non mi dicono nulla di niente. Perché è semplice? Perché è elegante? Ha degli arazzi? Ha dei colonnati? Un ipotesi di come poteva essere strutturata la descrizione del tempio senza spezzare in due blocchi descrizione-dialogo era far avanzare il discepolo nel tempio, es. la butto lì al volo, e dire che passa attraverso le colonne che dividono in 3 il tempio, che si ferma laddove svetta che so l'arazzo X sotto al quale sta il maestro. L'ho spiegata veloce ed è un'ipotesi, a te trovare l'espediente vincente.

Citazione:
“Stavo meditando nei campi a ovest, quando ho percepito qualcosa”
Non finì la frase,

Attacco di pignoleria: la frase in effetti è fatta e finita. Al massimo puoi dire che "si interrompe".

Una cosa: il mentore lo chiami in cento modi diversi. Maestro; gran sacerdote (e questa è una info importante, meglio saperla subito e non messa nel mezzo, ti pare?), poi ancora maestro (all'inizio lo chiami "massima autorità del suo ordine". Ok, ordine di che? capisco lasciare il vago per non rivelare tutto subito, ma neanche troppo..). Dagli un nome, sia a lui che all'allievo. Eviti di impegolarti nel cercare un sinonimo per riferirti a lui.

Citazione:
"L'ultimo Dio morirà"

Qui non ho capito subito chi pronuncia la frase, meglio specificarlo.


Occhio ai punti di vista:
Citazione:
"Il maestro, visibilmente interessato, "

e poi dici
Citazione:
Il maestro aveva capito. Pure l’allievo aveva realizzato di aver percepito molto più, la cosa che mancava era il coraggio di esternarlo, come se il solo muovere delle labbra avesse potuto risvegliare in tutti loro un antico terrore, una calamità troppo grande, troppo difficile da accettare.

Il primo pdv è dell'allievo (perché il visibilmente fa capire che tu stai guardando il maestro con gli occhi dell'allievo), poi però passi al maestro. Cerca di concentrarti sul pdv di 1 personaggio alla volta per ciascun paragrafo narrativo. Tra l'altro:
Citazione:
L’uomo fece tempo a spingere l’elsa in alto col pollice per scoprire i primi centimetri della lama quando una voce penetrò nella sua testa, più forte di un martello più impetuosa di una tempesta.

Non sei degno.

Qui il pensiero concentra sul pdv dell'allievo. Consiglio a questo punto di utilizzare il suo. La frase successiva è un miscuglio di pdv:
Citazione:
In uno dei suoi rari momenti di umanità, il Maestro sollevò le sopracciglia per la sorpresa, ma decise di non dire nulla

PS: qui riporto i più evidenti, non ho moltissimo tempo per elencarti tutto.

Qualche incoerenza:
Citazione:
con estrema lentezza, fece scorrere le dita tra i suoi lunghi capelli intrecciati e ornati con anelli metallici.

I capelli intrecciati, per loro definizione, sono legati, quindi non riesci a scorrervi le dita XD sono trecce? Puoi giocherellarci ad esempio. L'immagine di fare scorrere le dita mi fa immaginare per antonomasia capelli liberi, non annodati, possibilmente lunghi o almeno di lunghezza sufficiente perché ci possa passare le dita.
Dopo:
Citazione:
L’arma era decisamente lunga e sottile

e dopo ribadisci inutilmente il concetto
Citazione:
...custodire una lama sottilissima e quasi impercettibilmente ricurva...

Quel "quasi impercettibilmente" mi fa rabbrividire... anche perché l'impercettibile è appunto NON percettibile. Non ti accorgi che è ricurva allora? XD
Inoltre:
Citazione:
di un metallo così raffinato che rifletteva omogeneamente la luce della stanza.

Non ho capito: il maestro ha estratto la spada, quindi l'ha sfoderata? Se sì, allora la parte della forma del fodero non serve, perché la lama è sotto i nostri occhi. Se no, come fai a vedere che è di un metallo simile? Visto che stai parlando del fodero arguisco che tu stia parlando della lama e non dell'elsa (il fodero non copre l'impugnatura).
Citazione:
Sia il fodero che l'elsa erano minuziosamente decorate con motivi geometrici in purissimo oro, ed erano stati incastonati alla perfezione su una base di legno più nero della gola di un demonio.

Occhio qui. Cos'è che è incastonato? Non si capisce. (ps minuziosamente decoratI).

Citazione:
“Cosa c'è?” rispose il Maestro dal fondo della sala

In fondo alla sala? Si è spostato? Forse quando si è seduto sullo scranno ma in tal caso devi dirlo che è in fondo alla sala, far capire che c'è stato l'allontanamento. Altrimenti non capisco più niente XD

Citazione:
Il futuro adesso sembrava una pergamena pulita, il discepolo non aveva nessuna traccia da seguire per il suo cammino, la sensazione percepita in meditazione era l’unica sottile linea scritta con l’acqua, che via via si stava asciugando all’aria. Non bastava.

Questa la segno ma dipende fortemente dal gusto personale. Per quanto mi riguarda, io detesto ( XD ) sentire la voce del narratore che riassume i fatti o fa il profeta, con metafore o altro. Toglie l'attenzione dalla scena. Usa i pensieri dei personaggi, fai sentire la loro angoscia senza riassumerla. Il pensiero è come il discorso diretto, è immediato per antonomasia. Se tu scrivi "il discepolo provava paura" hai un effetto, se dici *Santi numi, io non sono all'altezza...* già fai capire che è incerto. Il lettore non è stupido, sa capire le emozioni dai pensieri. Dagli fiducia Wink Inoltre così rendi il lettore più partecipe, gli fai "sentire" il personaggio. Viene coinvolto. Dare sempre invece spazio al narratore che 'riassume' mi dà un senso di 'piatto'.
Citazione:
Il maestro rimase impassibile, indicò invece il braccio dell’uomo

Adesso so che l'allievo è un uomo. Per me poteva essere un ragazzo (essendo un discepolo può essere facile dargli la giovane età). Non dico che bisogna mettere una descrizione dettagliata appena il pg compare, però infilarci qualche dettaglio che mi dia almeno l'idea base è consigliabile.
Citazione:
e il Libro Sacro

E da dove spunta fuori questo? Questo vale per altri elementi che ho visto, a partire dalla spada che all'inizio è stata poggiata davanti a sé (si connubia con quanto ti ho detto prima della descrizione tramite azioni: puoi introdurre la spada quando lui si presenta davanti al maestro e poggia la spada davanti a sé). Ho capito che il tuo fine è tenerti sul vago, ma il vago non è sinonimo sempre di suspence. La suspence ce l'hai quando non sai che succederà, la sorte di un personaggio, ma se io non so nemmeno in che mondo sono (potrebbe essere il Tibet, per quel che leggo!), dove sono, qualche traccia insomma che mi inquadri la situazione, io rimango disorientata. Questo vale per gli ambienti, per i personaggi, per gli oggetti.
Nota: con questo non è che devi prodigarti in dump assurdi (cioè pezzi d'ambientazione descritta a casaccio, messi all'interno senza essere integrati. Es di dump: 'Tizio arrivò nella città di Big City. Era una città che nel passato ha scatenato guerra coi Semproni, che contava cinquecentomila abitanti...'). I tuoi personaggi sono i tuoi occhi e quelli del lettore.

Quale nota di stile:
- usi molto spesso le virgole per unire due frasi in cui invece starebbe bene il punto o il punto e virgola: un esempio:
Citazione:
L’allievo mosse leggermente l’arto, era grossolanamente fasciato e collegato al busto...

- non abusare degli avverbi, appesantiscono la scorrevolezza della narrazione. Dove puoi sostituisci con sinonimi o non usarli affatto se non vitale per la descrizione;
- occhio alle ripetizioni (solo nelle prime cinque righe usi il termine "entra" a pioggia )

Poi specifica certi elementi. Es. "la luce della stanza". Luce offerta da che? Lanterne? Torce? Lampadari? Luce solare? Ti dice già se il luogo è chiuso totalmente, se è notte e giorno, e via dicendo. Piccoli particolari che dicono tutto.


In definitiva, mi trovo in parte d'accordo con Nihal: questo primo capitolo confonde, più che introdurre... mi dice tutto e niente. Invece vorrei un punto di partenza ben saldo, perché mi deve invogliare a leggere, non a scervellarmi solo per capire di che cosa si sta parlando.

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Curunir
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MessaggioInviato: Dom Lug 24, 2011 3:57 am Rispondi citandoTorna in cima

@Akhayla ottima disquisizione, spero che sia quantomeno letta.
Io abbandono questo lido per carenza di cortesia, ingiustificata: meno un lettore, Bucciamarcia. Sad
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