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 Il Cuore di un Cavaliere Successivo
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Wolf84
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MessaggioInviato: Lun Set 26, 2011 8:47 am Rispondi citandoTorna in cima

Il background presente in questo documento è stato ispirato e scritto sulla base dell’ambientazione La Notte Eterna, marchio registrato di proprietà di Ali Ribelli Edizioni.




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La Duchessa Lewyn in sella al suo fedele destriero Thunderfast



***

Un lampo squarciò le tenebre, un lampo intenso e bellissimo che illuminò tutto il bosco per la durata di un brevissimo istante. Poi venne il tuono, con la voce grossa e spaventosa, e le finestrelle della casetta tremarono.
Era una di quelle notti senza luna e senza stelle, senza canti di fate, senza melodie di flauti. Una notte di lampi, tuoni, pioggia e paura.
Un vecchio dalla folta barba bianca se ne stava seduto alla finestra. Sembrava pensieroso, quasi imbronciato. Forse pensava al vecchio tetto che gocciolava, oppure alla candela che, inesorabile, andava consumandosi. Così ci bevve su un lungo sorso d’idromele, e continuò a scrutare il vuoto davanti a sé.
- «Nonnino?» Mormorò una flebile voce dietro di lui, ma le attenzioni dell'uomo erano rivolte altrove, in un altrove molto lontano.
Il fragore di un tuono, questo più prepotente dell’altro, esplose per gli abissi del cielo sferzando la casetta con il suo gridare. E quel vento, come un fanciullo dispettoso, spense la candela recando la tenebra più assoluta nella casa e nei cuori di coloro che l’abitavano.
- «Nonnino, ho paura!»
Stavolta la flebile voce coprì anche le urla della bufera. Il vecchio trasalì e, alzandosi di scatto dalla sedia, cercò a tentoni quella voce che avrebbe riconosciuto fra tutte le voci del mondo. Dopo alcuni, lunghissimi secondi d’incertezza, finalmente la trovò.
- «Sshhh... non temere, ci sono qua io, piccola mia...» Mormorò lui raccogliendo la bambina fra quelle braccia da gigante e sorridendole con i suoi occhi grigi.
- «Oh nonnino, falla smettere! Sta spaventando Weymond!»
Il vecchio non riuscì a fare a meno di sorridere: Weymond era l’orsetto di pezza che le aveva regalato in occasione dello scorso Gran Torneo di Primavera. Da quella luna, la piccola non se ne era mai separata, e lo teneva sempre con sé.
- «Ma io non posso comandare il cielo, mia cara.» Le disse quindi riaccendendo la candela. Una luce fioca ma accogliente li avvolse.
- «Allora raccontaci una storia!» Fece la bambina, che cominciava ad asciugarsi le lacrime e a tirare su il nasino.
- «Ma non dovresti andare a letto?»
- «Tanto io e Weymond non riusciamo a dormire con tutto questo rumore.»
Il vecchio sospirò. Discutere con sua nipote era inutile. Alla fine la spuntava sempre lei, in un modo o nell'altro. Forse sbagliava a dargliela continuamente vinta, ma da quando i genitori della piccola erano morti, lui era tutta la famiglia che le era rimasta.
L’uomo gettò della legna di yug[1] nel fuoco e poi, quando le fiamme presero a scoppiettare allegramente, prese posto sulla seggiola. La bambina si sedette a terra, su una pesante coperta di lana.
- «Uhm¼ lasciami pensare¼» Bevendo un altro sorso d’idromele. «Te l’ho già raccontata la storia dell’albero parlante?»
La piccola annuì.
- «E quella del falco imbroglione?»
- «Sì, almeno cinque volte.»
Non era mai stato granché in quanto a immaginazione, e quella notte la sua mente era occupata da ben altri pensieri. Eppure, quei grandi occhioni arrossati di pianto lo imploravano per una storia, “una storia degna di tal nome”, come qualcuno gli aveva detto tanti anni addietro.
- «Tu e Weymond siete diventati un pubblico esigente!»
La bambina sorrise, e al nonnino parve che gli occhietti del pupazzo brillassero di una vispa intelligenza. Fuori la casetta, intanto, il vento ululava come un lupo invernale. Ma dentro, al tepore del focherello che scoppiettava allegramente, la tempesta parve chetarsi
- «C'era una volta...» Cominciò allora con una voce calda e profonda, una voce che sembrava provenire direttamente dal mondo delle fiabe…


***

- «C’era una volta, in una terra lontana lontana, una città di nome Öuin. Cullata dalle acque del fiume, con le sue torri svettanti verso il cielo e gli stendardi catturati dal vento, Öuin era chiamata “la dama di pietra” dai forestieri che la visitavano, per via della bellezza e della solidità delle sue costruzioni.
«Öuin era una città saggia e antica. Nel corso della sua lunga storia, aveva visto l’avvicendarsi di molti signori al suo trono, i duchi, come venivano chiamati. Le forti mura di Öuin traspiravano un senso di fiducia e protezione alla popolazione, abituata a salutare i suoi figli al richiamo delle trombe e dei tamburi. «Perché Öuin vantava una gloriosa tradizione cavalleresca, forse la più vecchia di Neir. Esistevano numerosi ordini cavallereschi a Öuin, i quali avevano combattuto praticamente in ogni guerra del mondo.»
«Anche… anche contro i vampiri, nonnino?» Riuscì a farfugliare la piccola soffocando Weymond in un abbraccio.
«Sì, anche contro i vampiri… non c’era nemico che essi temessero, non c’era impresa che reputassero impossibile. Pensa che alcune delle gesta compiute da questi cavalieri sono così famose che, a detta di alcuni bardi, hanno attraversato i confini di Neir e raggiunto quelle terre oscure e misteriose di cui i maghi fanno un gran parlare.
«Devi sapere, infatti, che ci fu un tempo in cui gli uomini di Öuin combatterono senza il sostegno di alcun dio e il nome del Fanciullo¼ sai di chi parlo, vero?»
La bambina, che conosceva la risposta, non perse tempo a rispondere.
- «Sì, è Laon!»
- «Brava il mio angioletto. Allora, il nome del Fanciullo era invocato esclusivamente dalla gente a casa, e dai sacerdoti al sicuro dei templi. Ma in battaglia, sul campo insanguinato, per gli uomini di Öuin contava solo il valore. E nessuno si sognava di comprarsi un posto in paradiso!»
- «Nonnino, come si compra un posto in paradiso?» Domandò subito la nipotina. Ci mancò poco che all’uomo non andasse l’idromele di traverso. Forse questa volta aveva un po' esagerato.
- «Ahem... dimentica le ultime parole che ho detto. Dicevo, questi cavalieri combattevano esclusivamente in nome di ciò che era giusto. Ma purtroppo, con il passare dei secoli, il mondo diventò un posto buio e pericoloso dove vivere. Orde di nonmorti strisciarono dalle profondità della terra, recando rovina ai regni degli uomini e di tutte le altre genti di superficie. Fu così che, spinti dalla necessità, i cavalieri di Öuin appresero i nomi degli dei e vissero secondo i loro dettami.
«Con gli anni, tutti gli ordini abbandonarono le vecchie usanze, tutti fuorché uno. Il nome vero di questo ordine era andato perduto, perché presto la gente cominciò a chiamarlo “Ordine del Vecchio Codice.” I cavalieri che appartenevano a quest’ordine giuravano fedeltà a un'antica preghiera su cui fondavano tutto il loro credo.»
- «Ma la preghiera dei cavalieri è anche più vecchia di te?» Un pizzico di rossore colorò le guance pallide del vecchio.
- «Oh, sì. Quella preghiera è molto più vecchia del tuo nonnino. Ma dov’ero rimasto? Ah, già.
«Gli altri ordini, che nel frattempo avevano giurato fedeltà a un dio patrono, non vedevano di buon occhio questi cavalieri restii all'innovazione. L’esistenza stessa dell’Ordine del Vecchio Codice era considerato come un affronto al culto dei nuovi dei, che dal principio della Guerra Celeste si sono manifestati ai mortali. E così, un po’ alla volta, i cavalieri del Vecchio Codice divennero dei reietti. Scacciati dalle logge e dai tornei, gli affiliati dell’ordine divennero sempre meno numerosi finché, a tramandarne l'esistenza, restò solo un vecchio cavaliere.
«Costui si chiamava Ehrune Varele, ed era l'ultimo discendente di una nobile famiglia di Syarël, un villaggio sorto intorno a un castello che si diceva fosse stato costruito da un drago. Non avendo avuto eredi, questo cavaliere aveva preferito donare quasi tutto il suo patrimonio in beneficenza, promettendo di offrire quel poco che gli era rimasto alla sua morte.
«Si teneva a quei tempi e credo tutt’oggi, una grande giostra, il “Gran Torneo di Primavera”, cui partecipavano i migliori cavalieri di Öuin e di altre nazioni. Ora, questo vecchio cavaliere, che sentiva ormai prossimo il suo ultimo giorno, desiderava molto assistere al torneo e così lasciò la sua magione per recarsi a Öuin, dove si sarebbe tenuta la gara.
«In occasione del torneo, la città era stracolma di gente: c’erano numerosi cavalieri, accompagnati dal loro seguito di paggi e servitù; delle nobili dame venute a cercar marito, degli ambasciatori, dei cantastorie, giocolieri, mercanti forestieri, e migliaia di persone giunte dalle campagne limitrofe per assistere all’evento più atteso dell’anno. A Öuin si respirava aria di gran festa e, per ospitare un simile afflusso di gente ogni casa, anche la più umile, si era inventata ostello.
«Ehrune si era separato dalle sue ricchezze ormai da molti anni, e per questo poté solo affittare un’umile stanzetta in una delle numerose locande di Öuin. Questa locanda non aveva un nome preciso, ma la gente la chiamava “Quercia” per via dei resti di un tipo di albero che si diceva fosse cresciuto nel suo atrio in un’era più felice del mondo. Comunque sia, la locanda era piuttosto popolare fra i cavalieri, poiché vi si poteva trovare un’atmosfera… molto accogliente. Purtroppo, questo clima di festa attirava anche personaggi che erano tutto fuorché onorevoli, e così accese discussioni e duelli erano all’ordine della luna. Ma Ehrune si teneva in disparte ed essendo un anziano vestito umilmente, nessuno badava a lui.
«La terza sera dall’arrivo di Ehrune, però, successe un caso spiacevole. Il garzone della locanda, che era poco più di un fanciullo, si avvicinò al tavolo dove sedevano alcuni uomini.
«”Il vostro cavallo è molto malato, signore, e ha bisogno urgente di cure.”
«”Malato??” Gridò uno di questi. “Il mio Fulmine! Ma se era in perfetta salute quando siamo arrivati in questo buco di taverna!”
«”Scusatemi, signore, ma la bestia era stanca e debilitata al vostro arrivo. Io credo che...”
«”Tu credi?!” L'uomo si alzò in piedi, in preda ad un attacco d'ira. “Sei un pezzente e osi rivolgerti a me in questo modo?? Come potrò vincere il torneo se mi hai ammalato il cavallo??” Detto questo, l’uomo colpì con tale violenza il viso del fanciullo, che il garzone cadde a terra privo di sensi.
«L’uomo era evidentemente fuori di sé, un po’ per natura e un po’ per i numerosi boccali di birra trangugiata. Era sul punto di scagliarsi sul corpo esanime del ragazzino fra le risate generali dei suoi compagni quando, da dietro, qualcuno gli fermò il polso con una presa di acciaio.
«”Chi osa?!”
«”Io.” Fu la risposta secca e indignata di Ehrune, che dall’angolino dov’era seduto a mangiare aveva osservato tutto.
«L’uomo si liberò dalla presa, o forse Ehrune lo lasciò andare. “E chi è costui che ha la presunzione di rivolgersi a me in un modo in cui neppure il mio venerando padre ha mai osato fare?”
«”Ehrune della Casata Varele.” Rispose l’uomo con manifesto orgoglio. In quel momento, il silenzio entrò nella locanda senza essere annunciato.
«”La casata Varele?” Fece uno dei compagni dell’altro cavaliere. Costui era rimasto seduto durante tutto il tempo, e aveva assistito all’intera scena con fare distaccato. “Credevo foste una leggenda al pari dei draghi. Evidentemente mi sbagliavo.”
«”Di cosa parli, Widart? Chi è questo vecchio pazzo?”
«”Il vecchio pazzo, come lo chiami tu, è un cavaliere del Vecchio Codice. Probabilmente l’ultimo, a giudicare dall’umiltà degli indumenti che indossa. Dichiarati onorato, Ruffield.” E concluse il suo intervento con una risata a cui si unirono il resto dei commensali.
«Ruffield accennò un inchino, che aveva tutta l'aria di essere una presa in giro. “Ma bene, Messer Ehrune, sono onorato di fare la vostra presenza. Ma si da il caso che voi siate intervenuto in una faccenda che non vi riguardava e ciò facendo mi avete recato offesa. Non posso perdonare questo affronto, e pertanto vi invito a sguainare la spada e a rispondere della vostra insolenza!”
«”Fermo!” Intervenne tempestivamente Widart, proprio quando la situazione stava per sfuggire di mano. “Sciocco! Non ricordi che duellare al di fuori del torneo comporta l'esclusione immediata?”
«Udendo ciò, Ruffield ritrasse immediatamente la mano dall’elsa. “Hai ragione, amico mio, questo vecchio pazzo non merita l’acciaio della mia lama. E ciononostante, non posso permettere che l’offesa recatami rimanga impunita, ne andrebbe del mio onore.”
«”Non sia mai.” Disse Widart con un impercettibile sorriso maligno che nessuno sembrò cogliere. “Che ne dite, buoni signori, di affrontarvi al torneo? Se la buona sorte lo vorrà, vi incontrerete sul campo, e lì potrete risolvere le vostre divergenze.”
«”Questo vecchio?! Non riuscirebbe a salire a cavallo di una giumenta mansueta, figuriamoci combattere!”
«In altre occasioni, Ehrune avrebbe lasciato andare la vicenda. Ma quegli uomini lo avevano ferito nell’orgoglio, un orgoglio che credeva sopito da molto tempo, insieme alla solitudine e alla disperazione per la morte della sua amata moglie e dei suoi adorati figli. Infine, colpa ancora più grave, quei presuntuosi avevano offeso il buon nome dell’ordine. “Accetto.” Disse quindi senza alcuna esitazione. “Incrocerò con voi le lame.”
«”E sia! E Doomkhan[2] mi sia testimone¼ se avrò la fortuna di affrontarvi, ve la farò pagare cara!”
«Detto questo, gli uomini si alzarono da tavola e uscirono dalla locanda, probabilmente per accertarsi delle condizioni del cavallo. Ehrune si chinò subito sul garzone, che proprio in quel momento cominciava a riprendere sensi. Il cavaliere, che ricordava un po’ di arte medicinale, si prese cura di lui come meglio poté e al risveglio il fanciullo riuscì a malapena a trovare il coraggio per ringraziarlo:
«“Vi ringrazio, signore. C-come posso sdebitarmi?”
«”Un modo ci sarebbe, ragazzo. Qual è il tuo nome?”
«”Il mio nome? Io mi chiamo James, ma tutti qui mi chiamano Jamie.”
«”D'accordo, James. Ce la fai ad alzarti?”
«Il ragazzino si appoggiò al tavolo e si tirò in piedi. “Solleva lo sguardo e raddrizza quelle spalle, ragazzo.” E poi, posandogli la mano sulla spalla e sfoggiando un sorriso indecifrabile sotto la folta barba grigia, aggiunse: “Da oggi sarai il mio scudiero.”»


***

- «Io gli avrei chiesto del latte mielato!» Disse la bambina, lasciando intendere molto al nonno.
- «Dubito che una tazza di latte mielato avrebbe tratto fuori di impiccio Messer Ehrune, ma quel sorrisino ormai lo conosco...» Il nonno si alzò e, riempito un pentolino con del latte di bararumm[3], lo mise a riscaldare sul fuoco.
- «Ma nonnino, Weymond è confuso: i cavalieri sono i combattenti a cavallo, i signori che salvano le principesse dai dragh... Perché, allora, quei cavalieri in locanda hanno picchiato quel bambino?»
- «Non tutti i baci sono per amare.[4]»
- «Io l’ho capito» ci tenne a specificare la bambina «ma Weymond no. Cosa significa?»
- «Vedi, nel mondo esistono persone cattive che fingono di essere persone buone.»
- «E perché lo fanno?»
- «Perché vogliono approfittare della fiducia delle persone buone, per poi tradirle quando gli è più conveniente. Oh! Il latte bolle.» Il nonno versò il latte caldo e un cucchiaio di miele nella tazza di terracotta e la porse alla bambina.
- «Sta attenta, scotta. Che ne dici di ricominciare dopo questa breve pausa?» La bambina annuì intanto che arrischiava i primi, roventi sorsi di latte mielato.
- «Bene. Dunque, Ehrune aveva nominato il fanciullo suo scudiero. Jamie era orfano di entrambi i genitori, e lavorava alla Quercia sin da quando ne aveva memoria. Nonostante la cattiva fama della sua locanda, però, l’oste era un uomo malvagio, e permise a James di lasciare il suo lavoro di garzone senza sollevare la minima protesta. Ciononostante, Ehrune era un vero cavaliere e compensò l’oste con alcune monete d’oro.
«Per James non fu molto difficile adattarsi alla sua nuova vita: si trovava ancora a Öuin, perlopiù alla Quercia, e in fondo sapeva tutto quel che c’era da sapere riguardo ai cavalli. Il cavallo di Ehrune, poi, era un robusto puledro dal manto castano scuro di natura vivace ma in fin dei conti docile, e al fanciullo non fu difficile conquistare la sua fiducia.
«”È una bestia magnifica, ser.”
«”Si chiama Ahur, e dal modo in cui ti annusa credo tu gli piaccia.”
«”Oh, vi sbagliate, ser. Avrà sicuramente annusato la carota che ho nella borsa.” Rispose sorridendo Jamie e poi, presa la carota, la porse al puledro perché ne mangiasse.
«”Ahur! Questo è un comportamento ignominioso per un nobile destriero!” Ma l’arrabbiatura di Messer Ehrune non resse a lungo, perché vedendo il suo ‘nobile destriero’ sgranocchiare la carota beatamente, l’anziano cavaliere scoppiò a ridere di gusto. Ma quella risata si trasformò presto in un violento attacco di tosse, che costrinse il cavaliere ad appoggiarsi alla staccionata.
«”Si sente bene, ser??”
«”Oh, cough, non preoccuparti. È solo… è solo una leggera tosse...”
«Il fanciullo gli porse la bisaccia d’acqua e il cavaliere ne bevve. La tosse sembrò calmarsi, e l’uomo gli sorrise con gratitudine.
«”Permettete una domanda, ser?”
«”Dì pure, ragazzo. La curiosità distingue gli uomini dalle bestie.”
«”Mentre ero a terra, iersera, ho udito dire da quegli uomini che voi appartenete a qualcosa chiamato il ‘Vecchio Ordine’. In effetti, non ho mai sentito parlare di codesta brigata, eppure mi vanto di conoscerle tutte. Siete forse originario dello Xanesh[5]?”
«Udendo tali parole, lo sguardo di Ehrune s’incupì di colpo: “Avrebbero voluto renderci dei forestieri, ma non vi sono riusciti. Il Vecchio Ordine ha radici di pietra in questa terra, tanto amata e odiata. Ma per ora non dirò oltre al riguardo, perché la troppa curiosità distingue un fanciullo vivo da uno morto, e si da il caso che il Vecchio Ordine abbia molti nemici. Meglio che tu non sappia più di quanto ti ho detto, ragazzo, o faresti la mia stessa fine.” E detto ciò, il cavaliere indugiò lo sguardo sugli umili abiti che indossava e sulla spada, che un tempo doveva essere stata un’arma di ottima fattura, ma che già allora presentava i segni del tempo come profonde cicatrici che mai si sarebbero rimarginate.
«Avendo lavorato per anni nella locanda di una grande città come Öuin, James era abituato a vedere le persone più disparate. Eppure, c’era qualcosa in quell'uomo, un senso di fatalità che lo affascinava. Il suo signore era l’ultimo cavaliere del Vecchio Ordine, qualunque cosa ciò significasse. Ultimo cavaliere di un ordine dimenticato o no, Ehrune gli aveva salvato la vita, e tanto gli bastava. Agli occhi di James, il vecchio cavaliere appariva come un eroe imbattibile. Nei suoi sogni ad occhi aperti, la spada arrugginita di Ehrune diveniva un'arma potentissima, in grado di sbaragliare qualsiasi esercito nemico, e di compiere chissà quali meraviglie…


***

«Nei giorni che seguirono, James assistette il suo signore nei preparativi per il torneo. Mantenere sempre pulita l’arma, a quanto gli parve di capire, era l’occupazione principale di un cavaliere. Ehrune affidò al suo giovane scudiero una lunga serie di compiti tediosi come, ad esempio, cercare un fabbro disposto a riparare lo scudo per soli 5 ducali d’oro[6], recuperare biada fresca per Ahur, e via discorrendo. Una settimana trascorse in questo modo e nonostante tutto, per James fu la settimana più bella e intensa della sua vita. Era talmente emozionato per il torneo, che il mondo intero gli sembrava aver assunto nuovi suoni e colori, più belli e più vivaci.
«La luna[7] prima dell'inizio del torneo, il fanciullo dormiva nella stalla come suo, quando fu svegliato da un lievissimo parlottio. Cautamente, James si sporse dalla mangiatoia: il suo signore se ne stava inginocchiato e con la spada conficcata nel terreno. Sembrava stesse pregando, così James aguzzò l'udito e porse la massima attenzione. E queste che ti dirò ora, piccola mia, sono le parole che James udì quella notte, parole che da quel giorno dinnanzi gli rimasero ben impresse nel cuore:

Un cavaliere è un valoroso,
il suo cuore conosce solo virtù
la sua spada difende gli indifesi
la sua potenza sostiene i deboli
la sua parola dice solo il vero
la sua furia abbatte i malvagi!


«Appena Ehrune ebbe finito di pregare, si alzò in piedi. Gli occhi del cavaliere brillavano di una fredda risolutezza. Terrorizzato, James abbassò subito la testa. Gli sembrava di aver fatto qualcosa di terribile, spiando il suo signore in un momento d’intimità come quello della preghiera. Ma il vecchio cavaliere sembrò non essersi accorto di nulla, e rientrò sereno in locanda.
«Il giorno del ‘Grande Torneo di Primavera’, era infine giunto! Al sorgere della luna, James aiutò il cavaliere a indossare la sua vecchia cotta di maglia e, saltato in groppa ad Ahur, questi si avviarono verso il campo antistante al palazzo ducale, ove da lì a poco sarebbe cominciata la giostra.
«Vi era, come prevedibile, un’enorme folla, tale che James restò meravigliato. In attesa del discorso inaugurale del Duca, la folla si divertiva ad assistere ai trucchetti di qualche prestigiatore, a danzare, ad ascoltare le canzoni che riguardavano le gesta delle casate più conosciute, o ad acquistare qualche ninnolo dal sapore esotico presso il mercatino adiacente. A un centinaio di metri circa dal campo di terra battuta, intanto, dozzine di padiglioni variopinti e stendardi contribuivano a restituire un po’ di solennità all'evento. Vi erano cavalieri provenienti da tutte le terre del ducato, ma ve n’erano anche originari dello Xanesh e di Mendulia’s Rock.
«Ma ecco che, dopo una lunga attesa, il duca fece infine la sua apparizione: sembrava invecchiato dall’ultima volta in cui James lo aveva visto, appena pochi mesi prima, come se qualche pensiero o qualche ricordo lo stessero tormentando, rubandogli la vita.
- «Avanti nonnino, vogliamo sapere come va a finire!»
“Proprio come sua nonna” si ritrovò chissà come a pensare il vecchio “così impaziente!”
- «Allora, a quel punto un paggio chiamò la platea al silenzio e il Duca Mizar[8], fra l’attenzione generale del pubblico, salutò tutti i presenti e benedì il torneo in nome di Laon.
«Al termine del discorso, il paggio annunciò i rispettivi abbinamenti, e quando il nome di Ehrune Varele fu annunciato, un sussulto si levò dal pubblico. Gli spettatori più attenti non mancarono di notare un evidente senso di stupore comparire sul volto del duca.
«I duelli sarebbero cominciati da lì a mezzora, così Jamie ebbe il tempo di raccogliere alcune informazioni riguardo lo sfidante di Ehrune. Si trattava di Messer Khalwe di Feremn, uno sceriffo proveniente dal confine orientale del ducato.
«”In giro si dice che Messer Khalwe cacci cinghiali a mani nude! Non è altissimo, però è molto robusto! E il suo cavallo, una bestia magnifica! Quando passa, la terra sotto i suoi zoccoli trema di paura!”»
«Udendo ciò, Jamie strinse istintivamente la mano del cavaliere. Era trascorso così poco tempo, eppure il fanciullo si era affezionato a quell’uomo come se fosse il suo stesso padre. Messer Ehrune gli rivolse uno sguardo benevolo, e posandogli la mano sulla spalla gli disse: ”Ragazzo, apprendi bene questa lezione: la paura se ne sta sempre lì, nascosta come un voranox[9] pronto a balzare sulla preda; la paura è il nemico più pericoloso contro il quale ogni cavaliere è tenuto a scontrarsi. Questa luna, figliolo, ricorda: non lasciare che la paura prenda il sopravvento sulla tua ragione, non permetterglielo mai.”»
«Ma le parole confortanti di Ehrune non riuscirono a calmare i timori di James. In verità, volendo mettere a confronto i due, i timori non potevano che aumentare. Messer Khalwe di Feremn, il cui stendardo recava un cinghiale dalle zanne affilate, aveva un equipaggiamento di tutto rispetto. Il suo stesso cavallo era, come tutti i cavalli presenti al torneo del resto, uno stallone purosangue di grosse dimensioni. Quando Messer Ehrune fece il suo ingresso sul campo, la folla non si trattenne dall’esplodere in una fragorosa risata. Come poteva quel cavaliere gracile, con quell’armatura opaca e quella lancia che sembrava raccattata all’ultimo momento, competere con Messer Khalwe? Lo stallone di Feremn avrebbe schiacciato il puledro Varele, e fra il pubblico si cominciò a scommettere quanti secondi sarebbe durato il duello.
«I due cavalieri salutarono il duca, quindi le dame e i nobili, e infine la rumorosa e numerosa platea. Poi, ciascuno dei due prese posizione ai lati opposti del campo. Le bandiere sventolarono, le trombe squillarono, e i due cavalieri partirono alla carica. Le lance puntate al cielo risplendevano, poi velocemente si abbassarono. Cavalli e cavalieri si prepararono all’impatto! Un fragore improvviso e dal polverone sollevato… un brivido percorse l’intera platea: Messer Khalwe era a terra, e ferito alla spalla destra per giunta!!
«Ehrune scese da cavallo e, sguainata la spada e afferrato lo scudo, si avvicinò a passi lenti al suo sfidante, cosicché questi avrebbe avuto il tempo di rimettersi in piedi. Messer Khalwe era furibondo. Senza badare troppo alla sua spalla ferita, il guerriero estrasse spada e scudo e si scagliò addosso a Ehrune. Ma a dispetto della sua venerabile età, il vecchio cavaliere non sembrava aver perso nulla in maestria e anzi, con un colpo fulmineo abbassò l’arma dell'avversario, per poi vibrare un’altra spadata, ancor più violenta, contro il suo scudo. Atterrito dal duro colpo, al cavaliere di Feremn ci vollero alcuni secondi per rialzarsi. Furente, questi caricò di nuovo ma Ehrune, con un agile balzo, si spostò dalla traiettoria del colpo e colpì la schiena dell’avversario con lo spigolo duro dello scudo. Messer Khalwe cadde dunque a terra, svenuto.
«Dalla folla eruppe uno scroscio di applausi, ben più calorosi di quanto avessero fatto fino ad allora, anche per i cavalieri più noti. Ehrune saltò a cavallo e, con un lieve inchino alla platea, si congedò dal campo.
«”Fantastico, ser! Siete stato un’autentica forza della natura!”
«”Ti ringrazio, James. Ma non credo questa vittoria sia dovuta a un mio merito, quanto a un demerito del mio avversario. Messer Khalwe di Feremn ha commesso l’errore di giudicare il suo avversario allo stesso modo in cui giudica i cinghiali nella sua terra natia. Ma sia io che te sappiamo che non ‘tutti i baci amano’, giusto?” Disse il cavaliere strizzandogli l’occhio.
«E fu solo allora che Jamie comprese pienamente il significato di quelle parole.»


***

- «Questa favola è diversa dalle altre, nonnino.»
- «Ti stai annoiando, vuoi andare a letto?»
- «No!» Rispose subito la bambina, terrorizzata all’idea di andare a dormire. «Non sono stanca¼ e questa storia ci piace moltissimo. È solo strana, ma ci piace.»
- «Riprendo a raccontare, allora, prima che si faccia troppo tardi.» Fuori la casetta, intanto, la bufera non allentava la sua morsa sul mondo.
«Il giorno successivo, Messer Ehrune si sfidò con un altro cavaliere. Costui si chiamava Messer Arius II di Templegate e, seppure fosse appena un ragazzo, si era già guadagnato una certa fama come servitore di Halthea. Il duello fra lui e Messer Ehrune fu davvero avvincente. Messer Arius era molto abile, specialmente con la lancia, ma alla fine la maggiore esperienza del cavaliere del Vecchio Ordine ebbe la meglio.
«Con grande sorpresa di James, quella sera stessa Messer Arius in persona si recò alla Quercia per congratularsi con Messer Ehrune, e gli altri avventori in locanda non potevano credere ai loro occhi: Messer Arius era molto popolare fra gli öued.
«”Oggi” disse, rivolgendosi a Messer Ehrune con ogni riguardo “mi avete insegnato un’importante lezione di umiltà e io ve ne sono immensamente grato.”
«”Siete un combattente molto abile e potete ancora migliorare. In futuro, sono certo che compierete grandi gesta in nome di Halthea, e i bardi canteranno il vostro nome in lungo e in largo.
«”Mio caro amico, se solo voi aveste riposto la vostra spada al servizio dell’Ardita[10], sono certo che il vostro contributo sarebbe stato enorme.”
«”Ma io l’ho fatto, messere, l’ho fatto...”
«”Sono certo che siete un uomo che sa quello che dice.” Fu la risposta accondiscendente di Messer Arius, che bevuto l’ultimo sorso di vino, si alzò da tavola. “Vi saluto, Messer Ehrune, nella speranza di rincontrarvi al prossimo torneo e poter ripetere la sfida.”
«Dagli sguardi che si scambiarono il suo signore e il giovane cavaliere, Jamie comprese che entrambi nutrivano un enorme rispetto reciproco.
«”Guardalo bene, James.” Disse il vecchio cavaliere mentre Messer Arius usciva dalla locanda. “Un giorno, quel ragazzo diverrà il cavaliere più forte del ducato.” Jamie annuì, e già mentre annuiva, qualcosa nel suo cuore cominciava ad agitarsi, una sensazione. mai provata fino ad allora: era l’invidia del rispetto che il suo signore nutriva nei confronti di Messer Arius. Jamie non mutò mai questo sentimento in collera, ma in futuro se ne servì come un monito, come un traguardo irraggiungibile che lo spingeva a chiedere sempre più da sé stesso.
«Giunta la terza luna, il torneo aveva ormai decretato i suoi vincitori e i suoi vinti. La fase finale della giostra stava per cominciare, e il caso volle che il sorteggio stabilisse, come incontro successivo, il duello fra Messer Ehrune Varele e Messer Ruffield di Careed.
«Poco prima dell'attesissimo duello Messer Ruffield, circondato da alcuni dei suoi compagni in arme, recò visita al suo sfidante.
«”Ma cosa abbiamo, qui? Un vecchio, e quel fanciullo che ha tentato di avvelenare il mio Fulmine. Fate attenzione, ‘cavaliere’, altrimenti quel moccioso avvelenerà anche il mucchio d’ossa che chiamate destriero!” Gli uomini che erano al suo seguito risero.
«Messer Ehrune, invece, fece finta di non aver udito e continuò tranquillamente a sellare Ahur. Ma James, che non ne poteva più dell’arroganza di quegli uomini, sbottò: “Ridete pure, perché presto Messer Ehrune vi sconfiggerà tutti, e allora saremo noi a ridere!”
«”Avete sentito il moccioso? Il vecchio ci sconfiggerà tutti! Forse evocando qualche demone alleato del suo ordine senza dio? Con i seguaci di Doomkhan non basteranno i tuoi trucchi, vecchio!”
«”Andatevene.” Fu tutto ciò che disse Ehrune, senza neppure sollevare lo sguardo.
«”Sì, ce ne andiamo; andiamo a preparare il banchetto per questa sera¼ Ma prima che me ne vada, sappi che Messer Ruffield di Careed non è un cacciatore di cinghiali, né tantomeno un buffone altolocato! Avanti, lasciamo questo vecchio alla sua compagnia! Ha!” Il gruppo ripartì sollevando un nugolo di polvere, e lasciandosi alle spalle quell’alone di bassezza che circonda sempre gli individui meschini.
«Quando se ne furono andati, James si avvicinò al suo signore. “Ditemi, ser, perché permettete a degli uomini così insolenti di infangare il vostro onore?”
«”Poiché non possono riuscirvi. Vedi, ragazzo, se io mi fossi abbassato al loro livello, allora il mio onore ne sarebbe stato inevitabilmente compromesso. Quell’uomo, Messer Ruffield, agisce in questo modo perché ha paura. Egli affida la sua esistenza al dio del fato perché teme di non poter affrontare la vita con le sue sole forze. Apprendi quest’altra lezione, dunque: i prepotenti hanno sempre paura, e tale è il loro timore che preferiscono fare del male agli altri piuttosto che affrontare i loro cuori.” Accortosi che l’animo del suo scudiero era ancora infiammato, Messer Ehrune aggiunse: “Ma queste non sono parole per un ragazzo giovane come te. Orsù, aiutami a indossare l’armatura.”
«Pochi minuti dopo, lo squillo argentino delle trombe annunciava l’ingresso dei due cavalieri sul campo. I bardi avevano diffuso una gran quantità di storie riguardo la contesa fra i due, per la maggioranza false, e questa fuga di notizie aveva alimentato un certo interesse sul duello, di per sé avvincente. Lo stesso duca, seppure non ci tenesse a mostrarlo, attendeva il duello con trepidazione.
«”Messer Ruffield di Careed, Luogotenente della Chiesa di Doomkhan, affronta Messer Ehrune Varele del Vecchio Ordine!” Al paggio reale non occorse aggiungere altro per presentare i due cavalieri che, fatto il consueto saluto al duca e al pubblico, presero subito posto nelle rispettive posizioni.
«Al segnale di partenza, i cavalli si lanciarono in avanti con un lungo nitrito. I cavalieri puntarono le loro lance e… l’impatto sulle armature fu spaventoso. Entrambi vennero disarcionati all’istante, mentre i cavalli continuavano la loro corsa solitaria verso il limite del campo. Il primo a rialzarsi fu Messer Ruffield che, estratto un minaccioso mazzafrusto pesante, si scagliò sul suo avversario al grido di “Per Doomkhan!” Ma appena un attimo prima di essere colpito, il cavaliere del Vecchio Codice riuscì a parare il colpo con il suo scudo, che andò in frantumi. A Messer Ehrune non restò che schivare i potenti colpi dell’avversario. La folla rabbrividiva al pensiero di ciò che sarebbe potuto accadere se uno di quei colpi avesse colto il bersaglio. Trascorsero dei lunghi secondi di paura, ciascuno scandito da un colpo. Colpo dopo colpo, Messer Ruffield incalzava il suo avversario. Messer Ehrune sembrava ormai spacciato quando, approfittando della pausa fra un colpo e l’altro in cui Ruffield era sbilanciato all’indietro, non esitò a colpire la mano del nemico. Ruffield lasciò cadere l’arma a terra in un urlo straziante di dolore. La sua mano perdeva molto sangue.
«”E questo” affermò Ehrune a voce alta e ansimante, affinché tutti potessero udirlo “affinché la tua mano non rechi più ingiuria alle guance degli innocenti!”
«Appena i giudici della giostra dichiararono il duello concluso, James corse nel mezzo del campo per prestare i primi soccorsi al suo signore, che era stato colpito duramente dalla lancia di Ruffield. Mentre lo sorreggeva, il fanciullo riuscì a dirgli solo “Grazie”, perché le lacrime gli impedivano di aggiungere altro.»
- «Ben gli sta a quel cattivone prepotente di ‘Ruffqualcosa’!» Disse la bambina imbronciando quel suo adorabile musetto.
- «Già» sorrise il nonno «è esattamente così che si sentiva James.
«Ehrune aveva punito quell’uomo brutale, ma lo aveva fatto in una maniera nobile e dignitosa. E anche se il vecchio cavaliere era rimasto molto provato dal combattimento, i guaritori procedettero a rimetterlo subito in sesto. L’indomani, Messer Ehrune avrebbe affrontato un nuovo, emozionante duello! Ormai non si faceva altro che parlare dei suoi incredibili successi alla giostra.
«Nella quarta luna del torneo si disputarono quindi le semifinali. I vincitori delle rispettive gare sarebbero giunti al duello finale, dove si sarebbero battuti per aggiudicarsi l'agognato trofeo di 10,000 pezzi d’oro e l’onorificenza ducale.
«Gli incontri per quel giorno vedevano Messer Tamrel Divy contro Messer Qervos di Heathrock. Per un amaro scherzo della sorte, invece, Messer Ehrune avrebbe affrontato Messer Widart di Astorn Castle¼»
- «Questo nome mi sembra che l’hai già detto...» disse la bambina corrucciando la fronte «Ecco! È l’altro cattivone della locanda!»
- «Esatto. A te e Weymond non sfugge proprio niente!
«Si da il caso che Messer Widart era a sua volta un seguace di Doomkhan, ma il suo ingresso nella chiesa dell’Inevitabile[11] risaliva a data piuttosto recente, così il suo rango nell’ordine era più basso rispetto a Ser Ruffield. Widart aveva fama di “combattente sleale”, sempre al limite del regolamento. Il suo era uno stile spregiudicato ma efficace, e adoperando ogni genere di trucchetti era finora riuscito a eliminare i suoi precedenti avversari giungendo fino alla fase finale della giostra. Messer Widart arrischiava mosse talmente audaci, che le dame si coprivano gli occhi con un velo quando lui duellava.»
- «Io non mi sarei messa paura¼» Disse improvvisamente la nipotina. I suoi occhi brillavano di una strana luce.
- «Tu? Ah, mia cara, ma se hai paura dei tuoni? Come puoi dire che non avresti paura di un guerriero cattivo?»
- «Io» rispose tutta seria la bambina, lasciando di stucco il nonno «ho tanta paura dei tuoni perché tu non puoi fermarli. Ma io so che tu ti batteresti contro qualsiasi guerriero cattivo per proteggere me e Weymond…»
- «Certo che lo farei» disse il nonno, accarezzando i capelli della bambina. Non l’aveva mai vista concentrata in quel modo! Avrebbe dovuto raccontarle storie del genere più spesso.
«L’incontro, come puoi immaginare, era molto atteso.» Riprese dunque il nonno. «La gente non stava più nella pelle per l’emozione. Da un lato, il vecchio e valoroso cavaliere di un ordine ormai dimenticato, e dall’altro il giovane e indomito Barone di Astorn, su cui ricadeva l’onere di vendicare l’umiliazione subita dal suo compagno d'arme il giorno addietro.
«Quel giorno, una folla ben più numerosa rispetto ai giorni precedenti affollava gli spazi intorno al campo. Il segnale d’inizio fu dato con un certo ritardo. Forse i giudici vollero concedere il tempo necessario ai due avversari di studiarsi vicendevolmente; forse desideravano accrescere la tensione fra il pubblico, o magari tutte e due le cose. Fatto sta che, quando le bandiere sventolarono, un peso sembrò levarsi dai cuori di tutti i presenti: il duello era cominciato! Nella loro carica furibonda, i cavalli sollevarono un’enorme nube di polvere. All’improvviso, dal polverone si udì uno schianto. Il pubblico trattenne il respiro. Un terribile nitrito di dolore squarciò la cortina di silenzio e quando la polvere si diradò, s’intravidero due sagome scure a terra. Il muso di Ahur era una maschera di sangue¼ era rimasto ferito all'occhio sinistro, forse da una scheggia della lancia. Messer Ehrune, invece, era immobile, riverso a terra. Il duello fu dichiarato subito concluso, e il cavaliere trasportato d’urgenza in infermeria.
«Mentre lo trasportavano in infermeria, il cavaliere riprese momentaneamente i sensi. “Ahur¼” Bisbigliò appena. “L’ha colpito¼ dove… dov’è il mio cavallo?”
«”Sta bene” rispose James, in preda alle lacrime “Ahur sta bene.”
«I sacerdoti non persero tempo a lanciare incantesimi curativi per lenire le ferite del cavaliere ma per lui, purtroppo, non c’era più nulla da fare. “Le mie vecchie ossa… sono tutte rotte. Lasciatemi morire in pace.”
«”No, ser, non dite così, i sacerdoti la salveranno!” Ma i volti cupi dei sacerdoti non lasciavano presagire nulla di buono. Costoro lo raccolsero come un infante, per poi adagiarlo dolcemente su una branda.
«”Ragazzo” gli disse il cavaliere chiamandolo al suo capezzale “hai ricordato a questo vecchio cuore la gioia di avere un figlio.” Disse improvvisamente questi, con voce molto debole, rivolto a James. “Abbiamo trascorso dei giorni magnifici io e te, ragazzo. Un vecchio, un moccioso e un puledro! Haha… cough, cough! La nostra è stata davvero una storia degna di tal nome…”. Cavaliere e scudiero si strinsero la mano. Un attimo dopo, Messer Ehrune, ultimo cavaliere del Vecchio Codice, chiudeva gli occhi per l’ultima volta.
«All’ombra del padiglione e nel silenzio di ghiaccio della morte, James riuscì a pensare solo a un modo per dare un addio onorevole al suo signore.

Un cavaliere è un valoroso
il suo cuore conosce solo virtù
la sua spada difende gli indifesi
la sua potenza sostiene i deboli
la sua parola dice solo il vero
la sua furia abbatte i malvagi!



***

- «Ma nonnino, perché piangi?» Domandò la bambina asciugando le sue, di lacrime.
- «Queste? Oh, a volte gli occhi malandati del tuo nonnino gli giocano dei gran brutti scherzi¼»
- «Cosa è successo poi a Jamie e al cavallino?»
- «Per fortuna, Ahur non era morto.» A questa notizia la bambina si riprese un po’ dallo sconforto. «La scheggia che aveva ferito il nobile cavallino, però, gli accecò l'occhio sinistro. Come se non bastasse, il puledro aveva subito un’ampia ferita sul petto, prova evidente che la lancia di Messer Widart lo avesse colpito! Sferrare un attacco diretto alla cavalcatura dell’avversario è severamente proibito dal regolamento di qualsiasi giostra. James protestò animosamente con i giudici, ma questi non si curarono minimamente delle lamentele di uno scudiero. In realtà, i giudici erano segretamente soddisfatti della scomparsa di Messer Ehrune, che aveva evitato agli altri cavalieri uno smacco imbarazzante.
«La luna seguente James, in compagnia di Ahur, andò al cimitero per assistere alla sepoltura del suo signore. Il cielo notturno era straordinariamente sgombro di nubi, e nel cielo brillavano un milione di stelle, che approfittavano dell’assenza della luna per passeggiare nel firmamento. Nessuno, ad eccezione del becchino, era presente al funerale. Erano tutti ad assistere al trionfo di Messer Widart, che quel giorno umiliò Messer Qervos aggiudicandosi il titolo di vincitore.
«”Faresti meglio a prenderti quella spada, ragazzo.” Disse il becchino rivolto a James. “Se non vuoi che finisca in cenere con tutto il resto.”
«Dalla riconquista della città da mano dei vampiri[12], il duca aveva stabilito che i cadaveri, indifferentemente dal lignaggio, dovessero essere cremati. A malincuore, lo scudiero slacciò la cintura con la spada al suo amato maestro. Dunque il becchino raccolse il corpo di Messer Ehrune e lo adagiò sulla pira funeraria. Presto, le fiamme appiccate sapientemente dal becchino avvolsero il corpo del cavaliere, languendone le membra ormai fredde. Tutto ciò che rimase qualche minuto dopo, era un mucchio di cenere che James raccattò con cura dai resti carbonizzati della pira. Quindi, versata la cenere in un’urna, James sotterrò i resti del suo maestro nel punto indicato dal becchino, dove una modesta lapide di pietra ne ricordava a malapena il nome e il titolo: “Messer Ehrune dei Varele qui eternamente riposa.” Così Jamie volle aggiungerci, con la sua grafia tremolante, la famosa preghiera del Vecchio Ordine.
«Quando il becchino ebbe gettato l’ultima manciata di terra sull’urna, una brezza di vento improvvisa fece tremare le fronde violacee degli alberi yug. Erano soli adesso, soltanto lui e Ahur, pensò addolorato James. Cosa potevano fare un fanciullo e un cavallo ferito in un mondo talmente vasto e irto di pericoli?
«”Addio ragazzo. E fa’ attenzione con quella spada… Non vorrei rivederti qui prima del tempo.” Disse il becchino, affrettandosi a portare al caldo le sue vecchie ossa.
«Un’altra brezza di vento si scagliò su quelle ultime parole: una spada… lui aveva una spada, la stessa con la quale Messer Ehrune aveva punito uomini ignobili e recato giustizia!
«Il cielo era oscurato da pesanti nuvolacce nere quando James, sguainata la spada, la puntò verso l’alto.
«”Io giuro di essere forte, giusto e generoso! Giuro di essere un cavaliere del Vecchio Codice! Mi avete sentito?? Io lo giuro!!” Gridò Jamie fra lacrime ardenti.
«Quella vecchia spada arrugginita parve scuotersi, allora, quando una spirale di vento ne avvolse la lama facendola sibilare: un cavaliere era nato.»


***

Il vecchio sospirò. Era stata dura raccontare quella storia, ma alla fine c’era riuscito. La piccola mostrava i primi segni di cedimento… presto si sarebbe addormentata. Bufera o non bufera, neppure il ruggito di un dragone sarebbe riuscito a svegliarla quando aveva sonno. “O forse sì”, si affrettò a ritrattare il vecchio.
- «Ti è piaciuta la favola?»
- «Molto!» Rispose la bambina stiracchiandosi le braccia. «Però non hai finito la storia¼ Jamie è diventato un cavaliere? E il cavallino è diventato grosso e spaventoso? (Anche se io non mi sarei spaventata!).»
Il nonno raccolse la bimba fra le braccia e soffiò gentilmente sulla candela. La fiammella tremolò e si spense, e il buio invase la casa.
- «Cerca nel tuo cuore, Lewyn… cosa ti dice?» Le disse posandola sul letto.
La bambina abbracciò l’orsacchiotto e, dopo un lungo sospiro, chiuse gli occhi. A quanto pareva, alla fine il sonno l’aveva spuntata. Il vecchio guardò la nipotina con tenerezza e poi, mentre usciva dalla stanza¼
- «Dimmi nonnino, cosa provavi quando correvi con Ahur?»
Una lacrima scivolò dalla guancia rugosa del vecchio, una lacrima che veniva direttamente dal cuore.
- «Una gioia… una gioia immensa…»

Note:

[1] L’albero nero di Yug, fu creato artificialmente da un grande inventore sapiente all’avvento della Notte Eterna. In grado di sopravvivere e anzi prosperare nella totale assenza di luce solare, lo Yug si presenta in due varianti: una fornisce ottima legna da ardere, l’altra è altamente richiesta dai carpentieri perché liscio e privo di noduli.
[2] Dio del fato, talvolta confuso con Krea, dea dell’aldilà
[3] Il bararumm è un erbivoro di grossa stazza originario delle Terre Nascoste, la vasta regione sotterranea ai continenti di Neir e Larass’hra. La dieta dei bararumm include numerose specie vegetali, ma le creature nutrono una forte predilezione per il muschio di kuss, un lichene che cresce ad altezze che possono sfiorare il metro e dal quale i popoli di Neir traggono una farina molto nutriente da cui si ricava un ottimo pane.
[4] L’equivalente di “non è tutto oro quel che luccica.”
[5] Lo Xanesh è una vasta regione rinomata per l’abilità dei suoi maestri d’arme, che vengono spesso ingaggiati come mercenari.
[6] Il ‘ducale’ è la valuta ufficiale del Ducato di Öuin. Il conio si presenta, in ordine di valore decimale, in rame, argento, oro e platino.
[7] A Neir, a causa della totale assenza della luce solare, il termine ‘giorno’ è stato sostituito da ‘luna’. Le ore lavorative si svolgono perlopiù durante la fase in cui la luna è visibile. Quindi, ‘buona luna’ sostituisce l’antica espressione ‘buon giorno’ e così via.
[8] 26-68 era della Notte Eterna
[9] Originari delle Terre Nascoste, i voranox sono felini carnivori di grossa taglia generalmente classificati come bestie magiche.
[10] Con tale epiteto è generalmente menzionata Halthea, dea del coraggio e del cavalierato.
[11] Insieme a Fato, è l’appellativo con il quale i fedeli solitamente si riferiscono a Doomkhan
[12] Anno 26, N.E.

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