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Furianera
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MessaggioInviato: Mer Nov 24, 2010 11:39 pm Rispondi citandoTorna in cima

Astrea rimase in silenzio ad osservare l’edificio in cui erano capitati per ritrovarsi ad inseguire la vampira, faceva dei piccoli giri su se stessa curiosa e intimorita nello stesso momento, quel posto non le piaceva. Le faceva venire i brividi e non vedeva l’ora di scappare via. Tuttavia ignorò deliberatamente le parole di Lao e fece un passo avanti verso la soglia, rimase completamente immobile con lo sguardo fisso davanti a sé, apparentemente incurante delle ombre che le vorticavano sopra la testa.
“Ehi ragazzina, non ho voglia di starti dietro.” L’apostrofò Galdor. Astrea voltò il capo lentamente verso il guerriero, egli ebbe modo di notare le iridi completamente nere e un sorriso beffardo stampato in volto prima che la ladra sparisse via all’interno dell’edificio.
Gli spiriti sembravano vorticare più velocemente, a formare un anello evanescente attorno agli avventurieri."Astrea! Maledizione" sbottò Lao quando la vide sparire nel buio dell'edificio."C'è qualcosa che non va in lei, dobbiamo riprenderla." sibilò Galdor preoccupato."Certo che dobbiamo riprenderla. e se riprendo anche Carnival la ammazzo." Lao si piantò a gambe larghe."Io ci provo, se volete seguitemi." disse scattando verso l'entrata."Fatemi passare!"
"Lao, aspetta!"
Aygarth lo placcò di nuovo. Un'ombra sorse dal terreno laddove Lao avrebbe messo il piede, se il ragazzo non l'avesse fermato in tempo. Ci fu un sibilo acuto che fece venire la pelle d'oca a tutti quanti. "Carnival è entrata senza problemi. Anche Astrea. Ciò potrebbe non valere anche per noi." S'accostò all'orecchio del vecchio sussurrando: "Mettiti in fila, se la vuoi uccidere. C'ero prima io." Dopo quell'istante riprese un tono normale: "Le vedo. Le percepisco. Sono ostili, estremamente ostili. Non posso ferirle con Zadris, ma posso fare in modo che loro non feriscano te. Devi starmi a contatto, capito?"
"C'è Astrea là dentro maledizione."prima che Aygarth potesse accennare una replica Lao gli mise una mano sulla spalla."Un altra cosa: Carnival e Astrea sono entrambe da salvare, non da uccidere. Chiaro?" si voltò dietro di sè con sguardo duro."Chiaro per tutti?" chiese perentorio."Andiamo Aygarth."
"Tirerò fuori Astrea da lì. E anche Carnival. Con le buone o con le cattive. Adesso reggiti: queste ombre sembrano non finire mai e io non reggerò a lungo. Sei pronto?" Afferrò il braccio di Lao con forza e con una spinta penetrarono all'interno, nel coro urlante degli spiriti che li accolsero.


Fra le Ombre che continuavano a girare attorno agli intrusi, una sembrò fermarsi direttamente di fronte ad Aygarth e Lao e prendere per un momento una forma più concreta...un'orrenda figura scheletrica i cui occhi, incongruamente sembravano intatti all'interno delle orbite vuote fissò con odio il vecchio
Voi non appartenete a questo luogo! sibilò prima di sbiadire e mescolarsi nuovamente alle altre. Pochi istanti dopo un'altra ombra, non la stessa di prima ma una altrettanto orrenda con l'aspetto di un uomo sfigurato da qualche orribile malattia si fermò a sua volta di fronte ad Aygarth.
Andatevene, lasciate il Tempio, o morirete!
La scena si ripetè ancora, più e più volte Voi non appartenete a questo luogo! gridavano i non morti Questa sarà la vostra tomba! Altre ombre si limitavano a urlare con voci piene di rabbia e odio, altre minacciavano le morti più atroci. Il fabbro le vedeva rosse come fiamma, il loro odio era una sensazione quasi palpabile.


"Dannazione” pensò Galdor ” che posto di mé£$@”
Appena varcato il portone e mosso il primo passo Aygarth avvertì una pressione sulla sua spalla e in quell’attimo gli spettri si scostarono per far entrare anche Galdor, protetto ora, dal patto della Forgia.
“Si, lo so che cosa avevo detto…” disse prima che a qualcuno potesse venire in mente una battuta che poco si adattava al momento. ”Dannata ragazzina”


Astrea si muoveva indisturbata tra le ombre, camminava spedita a schiena dritta, ruotava la testa di scatto da una parte all’altra, sembrava fiutasse l’aria, lo cercava, lo bramava, voleva averlo, doveva averlo. Camminava tra cumuli di macerie e resti dell’edificio ormai crollato. Entrò in una stanza scura nell’ala destra dell’edificio, emise un ghigno soddisfatto quando finalmente trovò anch’ella l’altare di pietra nera e dietro di esso delle scale che scendevano nel sottosuolo dove era già passata Carnival.
Scese frenetica le scale per ritrovarsi in un lungo cunicolo pieno di affreschi, tutti raffiguranti una specie di apocalisse in cui il mondo viene distrutto da orde di non morti. La ladra non si soffermò molto in quella sala ma proseguì. Infine trovò quello che stava cercando, vide il libro.


"Sono già morto una volta." La voce di Aygarth risuonò carica di sfida all'indirizzo dell'ombra che gli aveva lanciato quel monito. "E in un certo senso sono già condannato. Quindi, che ho da perdere?"
Strinse i pugni espandendo i sensi. L'ombra gli ringhiò riplasmandosi più volte quando il corpo del ragazzo venne percorso dalla Forgia. Aygarth strinse i denti e serrando ancora di più la presa sul braccio di Lao e afferrando il farsetto di Galdor li trascinò con sé.
"Andiamo!"
Quel grido venne accompagnato da un ululato corale. Una nuvola nera s'elevò dal terreno plasmandosi in una dozzina di ombre che sciamarono nella loro direzione. Aygarth rallentò quel tanto che bastava per assorbire l'impatto. Al contrario delle sue aspettative, le ombre non divennero solide per attaccarli, ma passarono attraverso i loro corpi, instillando dolore direttamente all'interno dei loro petti. Il giovane fabbro digrignò i denti mentre cercava di contrastare quell'orribile contatto immateriale con il potere della Forgia. Ogni passaggio delle ombre attraverso i loro corpi era una scarica di dolore che si propagava fino alla punta delle dita, ma il potere del ragazzo si stava rivelando in grado di impedire agli spettri di "toccarli" in maniera sufficiente per ferirli seriamente: dopo ogni assalto, ogni ombra si ritirava, stridendo come fosse ferita anch'essa.
"Andiamo!" ripeté il giovane, strattonando i due guerrieri.
I tre continuarono la loro marcia in quel turbinio di anime dannate. Le loro orecchie vennero assalite continuamente da minacce e urla in maniera addirittura dolorosa."Affrettiamo il passo o non resisterai a lungo." disse Lao allungando il passo e imprimendo lo stesso ritmo al fabbro e a Galdor."Più in fretta, sento Carnival e Astrea, ma non è la loro solita aura. Sta succedendo qualcosa."
Le Ombre urlarono di rabbia e frustrazione nel vedere come il ragazzo risucisse a contrastare i loro assalti, ma ancora non si arresero. Quando il gruppo ebbe raggiunto la stanza dove risiedeva l'altare di pietra nera le creature spettrali tentarono un nuovo attacco.
Una dopo l'altra numerose ombre svanirono nel pavimento della stanza e poco dopo una mano putrescente infranse le lastre di pietra e afferrò la gamba del fabbro.
Pochi istanti dopo numerosi morti rianimati emersero dal terreno e avanzarono barcollando verso il gruppo.

Astrea si avvicinò lentamente alla vampira, si trovavano in una grande sala circolare piuttosto macabra all’interno della quale c’era un enorme monolito nero, tutto il pavimento era ricoperto da uno strato di ossa. La ladra riuscì a trattenere la frenesia di strappare con le unghie il libro dalle mani di Carnival, con una mano estrasse silenziosamente un pugnale che nascose dietro la schiena mentre si accostava alla vampira.

Gli assalti degli spettri erano state scariche atroci di dolore in tutto il corpo, quasi fin dentro l’anima se non fosse stata per la sottile barriera della forgia che le preservava, ma quando gli spettri si impossessarono di corpi tangibili e, conseguentemente, abbattibili, lo spirito di Galdor si riprese dal leggero sconforto in cui stava per entrare vedendosi inutile di fronte a quel genere di attacchi.
Estrasse Elrohir e tutto il braccio sinistro iniziò a brillare vermiglio da sotto gli abiti, fino a quando una scarica di fiamme avvolse la lama.
“Grosso errore ragazzi. Grosso errore” Disse rivolto agli spettri con uno sguardo carico d’ira prima di lanciarsi sui corpi che gli venivano incontro.
"Finalmente si gioca secondo le regole" disse Lao con tono baldanzoso. Uno dei corpi gli si avventò contro con le mani tese. Nonostante fosse composto da carne putrefatta si muoveva velocemente. Lao non aspettò l'attacco ma afferrò le braccia del suo avversario e gli tirò un poderoso calcio al plesso solare. Il morto vivente cadde in terra con il dorso intatto, le spalle avevano ceduto e Lao si ritrovò a stringere le braccia inerti del suo avversario."Ho sopravvalutato la loro resistenza. Sono marci." disse tra sè Lao. La creatura si rialzò piantando le morte orbite contro il vecchio e ripartì alla carica con le sole fauci come arma.
"Astrea!" gridò il ragazzo nella stanza. Non ricevette risposta, a parte un non morto che cercò di affrontarlo. Aygarth scrollò il piede liberandosi della presa dello zombie e tracciò con l'alabarda un semicerchio che tagliò aria e ossa. L'avversario venne letteralmente falciato in due da Zadris e cadde a terra in una pioggia polverosa. "Ve li lascio, questi sono alla vostra portata! Io vado!" urlò in direzione dei compagni, prima di dirigersi verso l'ingresso ove aveva visto scomparire la ragazza. Un paio di altri morti viventi cercarono di ostacolarlo, ma lui continuò a correre e sfondò la loro barriera, oltrepassandola e non ricevendo altro che qualche ammaccatura.
Si ritrovò nel cunicolo e non poté fare a meno di notare ciò che affrescava le pareti: scene di città in fiamme e morti viventi dappertutto. Ah, no, questo no, ne ho abbastanza di negromanti! imprecò tra sé il ragazzo prima di scendere di corsa le scale. Quando giunse al piano inferiore, i suoi piedi affondarono in un tappeto d'ossa che ricopriva l'intera stanza: impossibile capire quante ce ne fossero, ma sembravano innalzare il livello del pavimento di almeno un metro.
Al centro della stanza, un enorme monolite nero capeggiava un altare davanti al quale stava Carnival, il Liber Mortis di fronte a sé. Aygarth scorse Astrea avvicinarsi, un pugnale nella mano; quando vide i suoi occhi, si sentì una morsa al petto, d'autentico terrore. Che sfociò ben presto in rabbia quando il suo sguardo cadde sulla Vampira, la cui figura rosso fuoco era quasi fastidiosa per i sensi della Forgia.
"ASTREA!"
Si mosse automaticamente. Sollevò Zadris avanzando rapido, per quanto glielo permettessero le ossa. Infine la lama calò, impiantandosi nell'altare fra la ragazza e Carnival, quasi a separarle. La figura del giovane si frappose tra le due donne, e quando la Vampira si voltò verso di lui, incontrò occhi rossi pari ai suoi.
E zanne.
"BASTA!" ringhiò il mezzosangue vampiro, la voce che poco aveva di umano.

La vampira fissava il monolito nero, lontana mille miglia dal mondo che la circondava. Una forza terribile sembrava attrarla verso quella massa di roccia scura e verso l'altare che giaceva alla sua base. Senza accorgersi del silenzioso arrivo di Astrea la negromante estrasse il Liber Mortis dalla sacca che portava sempre con sé e lo appoggiò, aperto, sull'altare.
Immediatamente le pagine bianche iniziarono a ricoprirsi di una scrittura arcana, che Carnival riconobbe immediatamente per quello che era: un rito, un'invocazione rivolta a Mortis, la Dea Scarnificata, la personificazione della Morte nel culto dei Negromanti.
Sul suo volto pallido si dipinse un sorriso storto...quello sciocco di Damarios, con tutto il suo potere, non aveva mai voluto portare a compimento i riti, non aveva mai voluto essere fino in fondo un vero Negromante...per lui tutto questo era un esperimento, come gli altri. Lei era diversa. Oh, si molto diversa.
Carnival fu destata dai suoi sogni ad occhi aperti dal fragore dell'alabarda sull'altare e dal grido rabbioso di Aygarth. Voltandosi di scatto la vampira spalancò gli occhi per la sorpresa “Aygarth della Forgia? Cosa ci fai, tu, qui? Che cosa...Astrea.che-ha-promesso? Lei qui?” la vampira si infuriò a sua volta “Siete dei pazzi! Voi non appartenete a questo luogo!” gridò dando inconsapevolmente eco alle urla delle Ombre “Perchè l'hai portata qui, perchè l'hai messa in pericolo?” solo a quel punto Carnival sembrò finalmente vedere gli occhi rossi di Aygarth, i canini che sporgevano dalle sue labbra.
La voce della vampira divenne di ghiaccio “Così, è successo, finalmente. Benvenuto, Zannelunghe Occhirossi! ” disse con scherno, poi spalancò la bocca e ringhiò, mostrando a sua volta le zanne.


"Aygarth!" il richiamo di Lao giunse troppo tardi, il fabbro era già sparito nel cunicolo."Non ti permetterò di farle del male!" sibilò schivando un attacco dei non morti."Galdor stammi vicino. Nessuno tocca le mie allieve." la rabbia del vecchio era tale che quando liberò il suo potere psicocinetico il guerriero sentì le orecchie che gli fischiavano."Toglietevi di mezzo!" fu l'urlo che accompagnò un esplosione telecinetica che sbalzo indietro i non morti, facendoli atterrare svariati metri più in là con le membra disarticolate dal contraccolpo. Senza aspettare oltre Lao si infilò nel cunicolo con Galdor alle calcagna.


“Sei venuto a cercare la morte, Aygarth della Forgia?” disse la vampira in tono velenoso “Se è così, sarò felice di darti ciò che cerchi. Saresti un ottimo sacrificio per la Dea”
"Ho smesso di essere cavia, sacrificio, dono o trofeo per chicchessia, Carnival, da almeno un anno" ribatté il ragazzo, con tono ferreo. Disincagliò Zadris dall'altare e la frappose tra lui e la vampira. I suoi occhi cercavano Astrea: quelle sfere nere che aveva visto nel volto della ragazza erano orribili a vedersi. Non erano i suoi. "Ma tu, per me, non hai mai smesso di essere preda. Non mi interessa perché sei qui. Non mi interessa cosa vuoi fare. Se vuoi servire la morte, ti ho già detto il metodo più facile per venerarla: crepare." Gettò ancora uno sguardo ad Astrea, stringendo i denti colmo d'ira quando la vide in quello stato. S'avvicinò senza dare le spalle a Carnival e le scrollò una spalla. "Astrea" la chiamò. "Astrea, ti prego riprenditi."
La ragazza presa completamente alla sprovvista dall’arrivo di Aygarth perse la presa sul pugnale che le scivolò di mano, rimase interdetta e ferma al proprio posto. Non accennò a una risposta quando l’amico le scosse la spalla, come unica risposta lo fissò a lungo con le sue iridi neri come la pece. Infine mossa da quella che sembrava essere rabbia spinse via il fabbro e si gettò sull’unica cosa che aveva importanza per lei al momento, il Liber Mortis.
"Basta così!" la voce di Lao esplose come un tuono. Il vecchio avanzò nella sala con la furia negli occhi. Aveva spiato la scena quanto bastava per capire che ne aveva abbastanza."Basta così!" ripetè. Carnival Astrea e Aygarth sentirono le membra farsi rigide e pesanti, rendendo molto difficoltosi i movimenti."Me la vedo io, se ti muovi ti impedisco i movimenti spezzandoti le mani."disse ad Aygarth superandolo e poggiando una mano sul liber mortis."Cosa hai da dirmi? Guardati attorno. Guarda lei e vediamo COSA hai da dirmi!" esclamò all'indirizzo di Carnival indicando con lo sguardo Astrea
Carnival si era frapposta fra Astrea e il suo obiettivo, trattenendola prima che potesse arrivare all'altare. “Che stai facendo bloodsister?” ebbe il tempo di esclamare costernata prima che il vecchio intervenisse con i suoi poteri.
“Dico che sei un maledetto sciocco, Maestro” ribattè la vampira che evidentemente non aveva gradito il tono e le parole di Lao “Perchè siete venuti qui? Non è un posto per voi, Cose Viventi. State profanando un Suo Tempio, Lei si infurierà! Oh, stava andando tutto così bene! Perchè siete venuti a rovinare tutto? Vai via di qui, porta via Astrea-che-ha-promesso, prima che sia troppo tardi.”
Carnival sentì la stretta telecinetica stringersi su di sè."Sciocco io? Hai messo in pericolo la tua sorella di sangue. Hai messo in pericolo noi tutti. Gente che rischierebbe la vita per te! Per una dea che ti userà e poi ti distruggerà." il potere mentale abbandonò Aygarth e Astrea."Devi decidere se essere vampira o se essere Carnival. Te l'ho detto molte volte."

Astrea strinse i pugni e aggrottò la fronte, non sopportava che altri interferissero, incominciava ad innervosirsi sul serio, li avrebbe eliminati ad uno ad uno finché non avesse avuto il libro tutto per sé. Sfruttò subito il momento in cui sentì la morsa di Lao attenuarsi, estrasse un altro pugnale dal bracciale dell’avambraccio e si catapultò verso l’altare e afferrò il libro. Arretrò di qualche passo nascondendo il pugnale dietro il libro, pronta a falciare chiunque. Era visibilmente infuriata.

Aygarth.
Zadris, cosa c'è?
Ci osserva. Non so cosa, ma uno sguardo è su di noi. Ostile.
Dannazione.
Il ragazzo digrignò i denti. Le zanne erano improvvisamente sparite. Il mutamento era avvenuto senza che se ne accorgesse, e una parte di sé era orripilata per questo. La sua natura di vampiro cominciava a scavare in profondità... complice anche il luogo ove si trovavano, che amplificava l'energia negromantica e quindi risvegliava in lui la parte del non morto che si portava dentro come una malattia latente.
Lao, attento, c'è qualcosa che ci tiene d'occhio. Qualcosa di ultraterreno, pensò con forza all'indirizzo del vecchio, prima di scorgere con la coda dell'occhio del movimento alla sua destra. Di riflesso, portò l'alabarda da quella parte, ma quando vide Astrea tenere stretto a sé il Liber Mortis, con quello sguardo malsano e gli occhi innaturali, una stretta di autentico timore gli attanagliò il petto. Abbassò l'arma, reggendola in una mano, e si avvicinò, un passo per volta.
"Lascialo, Astrea" la incoraggiò, deciso. "Ti prego. Non voglio farti del male. Non voglio." Accennò con lo sguardo al libro. "Ma quello è diverso. E' malvagio. Userà te, come si sta servendo di Carnival. Ti prego, lascialo."


“Io non ho messo in pericolo nessuno! Sono venuta qui da sola, si, sola proprio per evitare tutto questo” protestò Carnival in tono veemente poi il suo sguardo gelido sembrò sciogliersi un momento mentre guardava il suo maestro “Perchè non capisci?” mormorò in tono dolente “Io sono tutte e due le cose insieme. Io sono un vampiro. Io sono Carnival. Perchè non capisci?”
La vampira sussultò violentemente vedendo Astrea afferrare il Liber Mortis “NO!” urlò con voce letteralmente terrorizzata, qualcosa che nessuno dei presenti aveva mai udito. La Negromante prese a lottare violentemente contro la presa telecinetica di Lao “No, no, no! Fermatela! Il rito non è compiuto! Il Libro, il Libro! Come fate a non sentirlo? Lei è furiosa! Il Libro, ridatemelo, ridatemelo, presto!”
Un tremito diffuso attraversò l'edificio, poi accadde.
Dalle ossa si sollevarono spaventose figure scheletriche. Avevano una vaga forma umana le giunture tentue insieme da resti di tendini, ma le loro braccia terminavano in spuntoni affilati. Canini sproporzionatamente lunghi facevano un'orribile mostra di sé
*mentre luci lontane ardevano nelle orbite vuote degli orridi teschi.
In pochi istanti erano già decine, e continuavano ad aumentare ma quello che era peggio agli occhi di Aygarth era che quegli esseri erano ai suoi sensi totalmente privi di anima.
Galdor si voltò ad osservare i giganteschi scheletri comporsi e quasi non si accorse a cosa stava accadendo alle sue spalle.
“Questo si che è un problema…” disse con aria sconcertata “Andiamo via, di qui!”
Rinsaldò la presa sullo spadone, senza tuttavia riattivare i suoi poteri.
“Stiamo vicini e apriamoci un varco!”

Astrea rimase ferma, sembrava essere nuovamente interdetta da quelle parole e da quel comportamento. Osservava Aygarth senza batter ciglio, la ragazza non riusciva a capire le sue intenzioni, qualsiasi cosa le fosse entrato in corpo aveva completamente annullato qualsiasi facoltà intellettiva. Si avvicinò all’amico più caro che aveva, ma che non che riconosceva al momento. Fece un passo alla volta, lentamente, e si trovò faccia a faccia con il ragazzo. Abbassò il braccio con cui teneva stretto il libro come se stesse per cederlo all’altro, ma servì soltanto per nascondere fino all’ultimo istante il pugnale che usò per trafiggere Aygarth. Astrea rimase impassibile mentre vide la punta del pugnale penetrare nel cuore del ragazzo.

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Lao Tsung
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MessaggioInviato: Lun Nov 29, 2010 12:29 pm Rispondi citandoTorna in cima

Aygarth strabuzzò gli occhi quando l'acciaio penetrò nelle sue carni. Ne avvertì ogni singolo centimetro della lama, un dolore bruciante che si diramò nel suo petto. Non gridò come fece Zadris nella sua mente, che era caduta al suolo nello stesso istante, scivolata dalle sue dita, e solo un gemito trapelò dalle sue labbra serrate. La sua espressione passava dalla sofferenza all'incredulità. Astrea lo fissava impassibile, come se non aspettasse altro che sedare ogni sua protesta con l'indifferenza. Non c'era Astrea in quel volto, non più di quanto non c'era lui nel proprio quando spuntavano le zanne e gli occhi si tingevano del colore del sangue. Sangue che ora sgorgava dal petto, scorrendo lungo la lama, attraverso le dita della mano che aveva portato alla ferita. Sangue che sgorgava a ritmo del battito del suo cuore, trapassato da una punta di metallo.
Non si accorse di cosa stava accadendo alle sue spalle. Non sentì il fragore, l'avvertimento di Carnival, le urla di Galdor. Continuava a guardare Astrea come se fosse la sola cosa importante da fare. Il petto gli lanciò una fitta molto più dolorosa nel vedere quegli occhi privi d'emozioni, completamente neri, nel volto dell'amica che per lui era sempre stata come una sorella. Occhi che voleva tornassero come prima. Lei doveva tornare come prima, e non sapeva come fare. Non sapeva come fare e ora aveva un pugnale nel cuore.
Chiuse la mano insanguinata su quella della ragazza, ancora stretta sull'impugnatura del pugnale. Non strattonò l'arma, non cercò di allontanarla. La guardò soltanto, mentre il dolore si tramutava in stanchezza, stanchezza che già gli annebbiava la vista. Insieme ad altro.
Lacrime.
"Ti prego, Astrea" la supplicò, con un filo di voce. "Torna in te... Sono io, Aygarth. Sono qui. Torna... in te." Lottò per non cedere con le ginocchia: il corpo era contratto a tal punto che gli si vedevano i tendini sul collo. "Ti prego."

Lao afferrò Carnival per le spalle.Volevi evitare tutto questo. Lo volevi evitare? Evitalo adesso vampira!" sibilò furioso."Uniformiamo il campo da gioco per cominciare." si concentrò per un momento espandendo la mente oltre i confini del tempio"Venite qui. Subito!" fu il messaggio pressante che mandò a Honoo, Magistra e Perrin rimasti fuori. Si volse nuovamente verso Carnival."Se non ne usciamo tutti vivi, te la faccio pagare." disse mettendosi in posizione di guardia.
La vampira sentì la presa telecinetica allentarsi e scomparire. "Io non uscirò viva da questo luogo, in nessun caso. Continui a dimenticare quello che sono, maestro. " la vampira fissò i suoi occhi grigi e freddi nel volto di Lao "Se volete uscire vivi da questo posto, dovrete fare ciò che vi dico, oh si, Toglietegli il Libro e datemelo" senza attendere una risposta Carnival si voltò verso l'altare e con un gesto rapido si aprì entrambe le vene lasciando colare il suo sangue corrotto sulla pietra nera dell'altare in quella che sembrava un'orribile parodia dei riti dedicati a Dei meno terribili. I mostruosi scheletri sembrarono fermarsi ed esitare "Il Libro" ripetè la vampira "Presto."

Astrea tremava, sentiva il sangue caldo che scorreva copioso dal petto di Aygarth, lungo la sua mano e giù per il braccio. Circondò il ragazzo con un braccio per sorreggerlo per evitare che cedesse con le ginocchia, mentre l’altro reggeva ancora il pugnale conficcato tra le carni. Cominciava a tremare più vistosamente, il sangue non smetteva di scorrere e la ragazza lo osservava inorridita. Alzò lo sguardo verso l’amico con gli occhi sgranati e pieni di lacrime; non erano scuri, non erano posseduti, erano del solito colore verde smeraldo che l’avevano da sempre caratterizza particolarmente. “Io.. Non…” Le tremavano pure le labbra. “Aygarth..”
Il ragazzo le sorrise debolmente, gli occhi sottili, e fu come se il sollievo gli togliesse le forze. Con la mano tremante, guidò la mano di Astrea dapprima dal pugnale, poi tolse le sue dita dalla presa del Liber Mortis, che cadde a terra. Quando lei fece per togliergli l'arma dal corpo, lui la fermò. "Se lo fai... muoio, Astrea. E'... dentro. L'hai colpito. Lo sento..." Astrea sgranò ancora di più gli occhi di fronte a quella rivelazione e altre lacrime le rigarono le guance. Aygarth prese un respiro, lo trattenne, mentre il mondo ritornava rumoroso. Sentiva ancora la presenza ostile su quell'angolo di mondo, sentiva i mostri che si animavano dalle ossa, anche se non ne percepiva l'anima. E sentiva il lamento di Zadris. Lei era a terra, e il ragazzo ci sarebbe finito da un pezzo, se Astrea non l'avesse tenuto. Resisti. Resisti. Se lo dicevano a vicenda, ormai.
Aygarth gemette. Il dolore s'era impossessato del suo petto. Cadde in ginocchio, accompagnato dalla ragazza. Ma doveva agire. O far agire chi per lui... Lao, chiamò, col pensiero. Lao.
"Aygarth.."
La voce della ragazza lo riportò alla realtà. Con essa, tornarono le sensazioni della Forgia. Flebili, ma presenti. Attraverso i sensi di Zadris, sentiva la presenza oscura, la presenza ostile, gravare su di loro come un sudario. Solo in quel momento, l'avvertì mentre si concentrava in un punto preciso. Avrebbe voluto impugnare l'alabarda, ma non ne aveva le forze. Doveva guarire, ma non sapeva se una ferita del genere potesse essere curata in maniera autonoma.
Honoo... pensò, febbrilmente.
Come risposta ci fu uno scalpiccio nel cunicolo. Come evocato, lo stregone comparve nella sala, seguito da Magistra e Perrin. "Sangue e maledettissime ceneri!" imprecò questi. "Che diamine sta succedendo qua dentro?" Per tutta risposta, Magistra scattò, gli artigli sfoderati. Il suo bersaglio non ebbe modo di evitarli e cadde al suolo, fatto letteralmente a pezzi.
"State perdendo tempo" bofonchiò la vampira "Il libro...datemi il libro..." mormorò mentre si accasciava in parte sull'altare.
Fino a quel punto Honoo aveva seguito il gruppo restando in disparte, profondamente infastidito dalla irrazionalità dimostrata fino a quel punto. Se uno solo di loro si fosse fermato a riflettere avrebbero potuto affrontare la situazione con maggior tranquillità, senza rischiare di farsi ammazzare come stupidi… Nonostante il caos intorno a lui sentiva distintamente il battito cardiaco di Aygarth farsi sempre più debole *Ecco… Appunto…* Tre scheletri erano a pochi passi da lui con gli artigli alzati, pronti a trafiggerlo. Rimasero in quella posizione per un secondo, due secondi, tre secondi, senza muoversi. Nel frattempo Honoo allungò la catena, iniziando a farla roteare sopra la testa, prese la mira e scagliò il peso verso il primo mostro. Dal punto di vista di Galdor e degli altri, per cui il tempo scorreva ancora normalmente, la palla svanì dalle mani di Honoo con un rumore incredibile e l’intero torace del mostro finì letteralmente in briciole. Una frazione di secondo dopo la stessa cosa successe ad altri due giganti d’ossa. *Bene… Il contraccolpo su di me è minimo, viene assorbito dalla catena, proprio come speravo.* La soddisfazione di Honoo si mutò in disappunto quando vide altre ossa andare a costituire altrettanti mostri. “Qui ne avremo per molto… E non so quanto tempo abbiamo. Rowena, Galdor, copriteli per un po’ devo preparare un incantesimo. *Già ma quale? L’onda in questo luogo è troppo sbilanciata a favore delle energie della nonmorte per evocare uno spirito sacro o energie di quel tipo. Un incendio su vasta scala ci cuocerebbe come topi. E hanno già dimostrato di poter sfondare la pietra, cosa che renderebbe superfluo un nuovo pavimento. Guadagneremmo solo pochi secondi.* Dalla connessione con i Soth giunse un segnale, un’idea della loro mente collettiva *No. Spargere il veleno del segugio di Thindaloos come contro la bestia nei sotterranei di Damarios coinvolgerebbe tutti i presenti, tranne me e forse Rowena. Usare le energie oscure contro di loro…* Il mago si spostò appena in tempo per evitare che una lancia d’osso lo trafiggesse “Galdor, potresti metterci più impegno? Questo mi ha quasi colpito…” per tutta il risposta il guerriero, impegnato in un incontro troppo ravvicinato con gli scheletri, iniziò a sciorinare una serie di insulti all’indirizzo dello stregone “…se ne esco vivo giuro che ti rompo quella testaccia che ti ritrovi mago dei miei stivali!” Honoo strabuzzò gli occhi *Vivo… ma certo!* “Ritiro quel che ho detto! Galdor sei un genio!” *Qualunque sia lo spirito che ha il controllo di queste ossa è evidente che può controllarle solo perché sono cadaveri. Se le rendessi vive di nuovo non potrebbe fare nulla per influenzarle! Farà schifo, ma almeno non avrò fame per parecchio tempo…* Lo stregone poggiò le mani sulle ossa sotto i suoi piedi e svegliò il simbionte che come sempre portava con se. Da quando aveva perso l’ultimo nella battaglia con Damarios ne aveva creato uno solo, molto semplice. Con l’unico scopo di moltiplicarsi sopra la materia organica e digerirla. Un modo alternativo di nutrirsi oltre alle sue pietre magiche. In pochi secondi il pavimento intorno a lui era passato dal grigio delle ossa essiccate ad malsano rossiccio del simbionte, che aveva iniziato a divorare le ossa moltiplicandosi ed espandendosi a ritmi sempre più rapidi. Il mago spostò di nuovo lo sguardo sulla battaglia. Andava piuttosto bene, era solo questione di resistere per qualche minuto. Solo non credeva che Aygarth avesse qualche minuto da perdere. “Fra pochi minuti finiranno le ossa, portatemi Aygarth qui, io non posso muovermi.”

Perrin rimase interdetto per un attimo davanti a quella scena caotica. Il ragazzo, Aygarth, giaceva tra le braccia di Astrea con un pugnale piantato in petto, mentre una giovane donna, alta e con lunghi e scompigliati capelli castani, da cui emanava un forte odore di morte, stava facendo gocciolare sangue dai propri polsi su di una sorta di altare. Il vecchio era poco distante, e tutti erano attorniati da diversi scheletri giganti con le braccia che terminavano in spuntoni e dei vistosi canini che fuoriuscivano da quella che un tempo era la bocca. Vedendo Magistra scagliarsi sullo scheletro più vicino, e sentendo Honoo chiedere copertura, non esitò a gettarsi nella mischia.
In pochi passi fu vicino ad uno degli scheletri che provo a infilzarlo con uno degli spuntoni, scansando agilmente il colpo spostandosi lateralmente,Perrin vibro un poderoso fendente con la propria arma, l'affilata mezza luna della lama andò a colpire propio il teschio della creatura, staccandolo di netto dal resto del corpo. Mantenendo il controllo dell'ascia ruotò leggermente l'arma portando un nuovo colpo tranciando a metà quel che restava dello scheletro che, a causa del forte impatto, andò del tutto in pezzi, prima ancora che i resti finissero di toccare il suolo si era già gettato con furia su di un'altra di quelle creature. questa volta tranciò prima una delle braccia con un preciso fendente, quindi con un tondo basso passò a tranciare le gambe e, infine, portò uno sgualembro che spacco a metà il cranio.

Lao si scagliò con un calcio a volo su uno di essi riducendolo in schegge."Maledizione. Carnival fai qualcosa oltre a gettare sangue in giro." imprecò quando il messaggio mentale di Aygarth lo raggiunse. Vide il fabbro accasciato su Astrea, perchè la ragazza piangeva? In due rapidi balzi evitò una letale sfalciata di una delle creature e fu accanto ai due. "Lao...io...io..." furono le uniche parole che riuscì a dire Astrea tra le lacrime quando il giovane si accasciò tra le braccia di Lao.
La ragazza restò a guardarsi le mani insanguinate. Che è successo? Come siamo finiti qui? “Per gli Dei, cosa ho fatto?” Cercò Carnival con gli occhi e la vide quasi accasciata sull’altare. Astrea in lacrime raccolse il libro che macchiò con il sangue di Aygarth e scappò via prima che Lao la potesse accusare di un assassinio che non aveva avuto senso di avvenire. Si gettò letteralmente contro Carnival per schivare una di quelle creature e quasi ruzzolò sul mucchio di ossa che ricopriva il pavimento, ma la ragazza non ci fece quasi caso, era vivamente sconvolta. Le diede il libro. “Carnival, ti prego, ti scongiuro. Ferma tutto questo. Non so se Aygarth è ancora vivo” singhiozzò


Aygarth era pallido e non dava alcun segno. Quando Lao lo scrollò appena per farlo riprendere, venne fulminato da un pensiero.
Piano, nonno. Così.. mi fai male.
Dèi...! Ti credevo morto!
Ti piacerebbe, vero? L'eco di una risata. Scusa se.. se uso questo mezzo. Parlare fa male.
Sta' buono, allora...
No, ascolta. L'ho sentita. L'ABBIAMO sentita. Qualcosa interruppe il pensiero. Uno spasmo attraversò il corpo del ragazzo, che divenne caldo per un attimo. Dietro!
Lao non guardò neanche, colpì con la telecinesi. Il mostro che lo stava aggredendo alle spalle finì in briciole quasi istantaneamente. Per meglio prevenire altri attacchi, si circondò di una bolla psicocinetica protettiva. Ebbe un sussulto quando non sentì più il giovane.
Aygarth...!
Sono qui.
Il pensiero era debole, e Lao se ne accorse.
Resisti.
Lo sto facendo. Ma un... un pugnale nel cuore è una rogna per chiunque...
Non riesci a guarire?
Non così. Mi serve aiuto... ma ora... Un altro spasmo. Il monolite, Lao. Colpiscilo. Un bagliore morente sull'alabarda catturò lo sguardo di Lao. Usa lei. E' ancora viva, e vuole... combattere. Al mio posto. Lo sento... E... e...
Non ci provare, Aygarth!
Una pausa, poi la voce del ragazzo tornò a far breccia nella mente del vecchio, un po' più energica.
Porta Astrea via... da qui. Hai capito? Ferma Carnival e porta Astrea lontano da questo posto!
Lo farò. Ma tu adesso sta' buono. Portò una mano alla ferita del giovane, ancora col pugnale conficcato. Ti porto fuori di qui. Honoo ti curerà. Stringi i denti, ti porto fuori, capito?
Dopo. C'è... tempo. Silenzio. Sai... Persino nella mente, il suo pensiero fu come un soffio. L'espressione... "io te l'avevo detto"... non... non rende... giustizia... abbastanza... Sul suo volto comparve l'ombra di un sorriso impertinente, che si spense quando si rilassò nelle braccia del guerriero.
Aygarth, AYGARTH! Il vecchio posò due dita sulla giugulare del ragazzo. Sei vivo, piccolo matto, sei ancora vivo. Lo adagiò delicatamente sul pavimento e si volse verso il monolite con occhi di fuoco. Zadris lampeggiò debolmente nel buio. "No, me la vedo io!" disse al colmo della rabbia. Tese le mani contro il monolite liberando tutto il suo potere. L'enorme massa nera scolpita sembrò rimanere inerte per qualche secondo prima di cominciare a scricchiolare e tremare."Nessuno tocca i miei amici e le mie allieve." urlò alzando le braccia e facendo compiere un'impennata al monolite che sbattè fragorosamente contro il soffitto con un rombo sordo."NESSUNO!" al movimento laterale delle braccia del vecchio il monolite compì un volo verso il centro della stanza, Astrea e Carnival riuscirono a scostarsi solo all'ultimo secondo, sbattendo fragorosamente contro il pavimento."NESSUNO!" la massa di pietra nera salì e riatterrò violentemente una seconda volta, spaccandosi in due tronconi. Lao si accasciò in ginocchio sanguinando abbondantemente dal naso."La mia testa, maledizione." mormorò sentendo il cervello come stretto in una morsa.
La vampira ebbe appena il tempo di afferrare il Liber Mortis prima che Lao scatenasse i suoi poteri contro il monolito nero “Perchè non fanno mai quello che gli dico?” brontolò la vampira mentre mentre rotolava da parte trascinando con sé la ragazza.
Nel momento in cui il gigantesco blocco di pietra nera venne infranto gli scheletri animati che ancora non erano stati distrutti, crollarono a terra, si infransero e divennero polvere.
Al tempo stesso però l'edificio cominciò a tremare violentemente come se l'abbattimento del monolite lo avesse scosso dalle fondamenta e cominciò a crollare.
"Che abbia un tantino esagerato?" si chiese Lao pulendosi il sangue con la destra e osservando le pareti tremare."Dobbiamo uscire, subito!" urlò afferrando Aygarth e sollevandolo quanto delicatamente gli permetteva la fretta."Carnival, Astrea, uscite svelte. Non me ne vado se non uscite prima voi." schivò per un soffio un grosso masso che si staccò da soffitto."Perchè gli dei inferi non costruiscono templi a prova di crollo?"
"Fuori! Fuori!" fu anche l'urlo di Magistra. Afferrò Perrin e Galdor e li sospinse verso il cunicolo, correndo al loro seguito. Carnival guardò Lao per un attimo e poi annuì, avanzando di corsa verso il cunicolo mentre le colonne e il soffitto del Tempio iniziavano a crollare.
Presto l'aria fu piena di polvere e calcinacci tanto da rendere praticamente impossibile vedere a più di pochi palmi di distanza. Ebbero appena il tempo di uscire prima che il Tempio rovinasse su sé stesso.
Solo allora si accorsero che Carnival non era nel gruppo.


"Sangue e maledette ceneri!" imprecò Perrin. "Adesso... qualcuno mi spiega cosa abbiamo affrontato là dentro, esattamente?"
"Dopo." Lao si chinò deponendo Aygarth a terra, il pugnale che ancora svettava dal petto. "Honoo, fa' in fretta. E' al limite, temo."
"Questo ragazzino mi fa sempre tribolare... Ma non poteva ferirsi altrove..." Una frattura nello spazio fece uscire una dozzina di piccoli Soth. Non più grandi di un unghia. Honoo guardò il volto sofferente di Aygarth, cercando di capire quanto fosse ancora cosciente.
Il ragazzo pareva svenuto, inerte. Non così la sua alabarda. Honoo ne studiò la reazione e rimase perplesso: già altre volte, quando Aygarth stava tra la vita e la morte, l'arma ne condivideva sempre la sorte, inibendosi fino a diventare fredda e pesante. Stavolta era l'esatto opposto. Le rune erano incandescenti, la lama stava diventando rossa, e vibrava come un diapason. Come se fosse in preda alla collera, percorsa da una rabbiosa impotenza, che animava la Forgia in maniera incontrollata. Honoo capì solo quando riportò lo sguardo sul ragazzo. Ora aveva gli occhi aperti.
E rossi.
Sangue gli colava dalle labbra, ferite dalle zanne improvvisamente lunghe. Zanne da vampiro. Il corpo fremette nella presa di Honoo, animato da nuova forza. Il ragazzo lo fissò con uno sguardo gelido prima di schiudere la bocca, mostrando i canini.
"Non ho tempo per le tue crisi ormonali." La mano destra di Honoo iniziò a premere sul collo di Aygarth, bloccando il flusso di sangue al cervello. Allo stesso tempo salmodiò le formule necessarie ad un incantesimo di congelamento, abbastanza forte da abbassare di molto la sua temperatura ma senza ucciderlo. In brevissimo tempo il cuore iniziò a rallentare il suo battito.
Aygarth, o quello che stava diventando, ruggì come una fiera mentre Honoo lo tratteneva e l'incantesimo di gelo cominciava a fare effetto, intorpidendo le sue reazioni. Con un ultimo sforzo, liberò il braccio e lo allungò, afferrando Zadris poco distante. L'alabarda s'accese ancor di più e il palmo della mano di Aygarth iniziò a bruciare. Dalla gola del giovane eruppe un ruggito di rabbia e dolore, prima che le zanne s'accorciassero e lui si rilassasse al suolo, gli occhi chiusi, il volto esangue. Solo allora Zadris si placò.
Honoo si rivolse a Lao ed Astrea "Non voglio sentire un gemito da parte vostra o una sola lamentela sui miei metodi. Lo volete vivo? Lasciatemi lavorare. E tu Astrea. Voglio che osservi attentamente cosa hai fatto e cosa dovrò fare per riparare ai danni, chiaro?" Honoo prese una lama dalla sua borsa ed iniziò a tagliare via i vestiti di Aygarth, rimuovendo la stoffa ormai zuppa di sangue, poi iniziò a incidere la carne allargando la ferita di almeno tre volte. Astrea ebbe un fremito "Per chiudere una ferita spesso devi prima allargarla. Il problema sono le costole... In altre condizioni potrei tagliare anche quelle per arrivare al cuore, ma non qui."
Ad un comando mentale del mago i dodici insetti cominciarono a scivolare nella ferita camminando sui muscoli scoperti del giovane fino a raggiungere la lama ancora saldamente infissa fra due costole. Ad uno ad uno si insinuarono fra la lama ed il muscolo allargando in maniera impercettibile anche quella ferita per raggiungere il muscolo cardiaco. Honoo chiuse gli occhi, poteva sentirli mentalmente, poteva vedere la situazione interna attraverso i loro occhi. Contò le vibrazioni del cuore. Una ogni secondo circa. Portò lentamente la mano sul pugnale.
Sollevò la lama di un paio di millimetri appena, bloccando i muscoli per tenerla perfettamente ferma. Gli insetti intanto si impegnavano febbrilmente: sei ad ogni estremità della ferita. Mentre il grosso avvicinava i lembi gli ultimi due strinsero la ferita, usando le mandibole come morsa. Altri due millimetri e altri due insetti si misero in posizione. Altri due millimetri. Altri due ancora. Gli ultimi due insetti invece si affannavano a secernere una specie di resina lungo la ferita, cercando di chiuderla, di saldarla. Honoo restituì il pugnale ancora sporco di sangue nelle mani di Astrea senza una parola. Le uniche parole che pronunciò furono quelle dell'incantesimo che doveva risaldare definitivamente il danno al cuore.
Subito dopo si misse al lavoro sulla ferita alle costole e su quella superficiale, molto più semplici, molto meno gravi. Con un ultimo incantesimo raccolse nelle sue mani tutto il sangue che era fuoriuscito dentro il torace di Aygarth, condensandolo in una piccola gemma rossa. Anche questa finì nelle mani di Astrea "Se si sveglia e se sarà ancora umano fagliela mangiare. Ora ha bisogno di essere scaldato. Lentamente. Il calore di un altro corpo è la cosa più consigliabile in questi casi."
La ragazza sbatté le palpebre un paio di volte e annuì in silenzio. Ripose il pugnale e conservò la gemma rossa in tasca. Il senso di colpa era opprimente, sfiorò una mano del ragazzo e quando la trovò gelida ebbe un brivido, sembrava morto. Si avvicinò lentamente ad Aygarth, lo sollevò con entrambe le braccia e lo circondò con un abbraccio, adagiò la testa del ragazzo sul proprio petto e lo strinse. “Perdonami” Gli sussurrò ad un orecchio.

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MessaggioInviato: Lun Dic 13, 2010 1:02 am Rispondi citandoTorna in cima

Vuoto. Nero. Si sentiva confuso. Sospeso. Era morto? No, era diverso. Perché non ricordava?
Sangue.
Odiava quella voce. Altre volte l'aveva sentita e aveva cercato di dargli retta. Non era estranea, ma non era neanche sua.
Sangue.
No, no, no. Quel monosillabo se lo ripeteva da tempo, anche se non sapeva da quanto. Lottava con se stesso, contro quella parte che celava agli occhi di tutti, tranne ai propri.
No, no, no.
Una leggera pressione alla tempia. Il calore che pian piano gli risvegliava la coscienza. Si sentì avvinghiato in qualcosa... una coperta? No, erano braccia. Trasmettevano un calore che gli mancava da parecchio. Il calore del conforto, della premura, qualcosa che la solitudine gli aveva portato via da molto tempo.
Non riusciva ad aprire gli occhi, ma la coscienza era ormai sveglia, e con essa, tornarono anche gli ultimi ricordi, anche se confusi, annebbiati. Ricordava il tempio, il Libro, e Astrea che gli conficcava il pugnale nel petto. Il sangue. Il suo sangue. Il dolore. E la paura prima, il sollievo dopo. E il lasciarsi andare, come se il suo compito fosse effettivamente finito...
Ma non era finita, no, lo sentiva.
Mosse appena il capo. Aveva freddo, molto freddo, ma pian piano quel calore infuso lo stava rinfrancando. Dalle labbra gli scappò un gemito, mentre si svegliava pian piano tra le braccia di Astrea.


La ragazza ormai si era quasi assopita durante il tempo che aveva tenuto stretto Aygarth tra le braccia, ma non riuscì a riposare, sentiva una fitta al petto, era il rimorso che le smorzava il respiro come se avesse ricevuto ella stessa una pugnalata.
Astrea aprì gli occhi di scatto quando sentì il ragazzo muoversi, era stato per tutto il tempo freddo e immobile, se non avesse visto il suo torace alzarsi e abbassarsi ritmicamente lo avrebbe già dato per defunto. Aprì le braccia e allentò la stretta dell’abbraccio in modo da riuscire a guardare Aygarth negli occhi. “Aygarth, stai bene?” Il tono di voce inquieto.
Il giovane sussultò appena prima di muovere appena la testa. Quando aprì gli occhi, la prima cosa di cui si accorse era che poggiava il volto in corrispondenza del seno della ragazza. Bastò quella consapevolezza a fargli salire il sangue al viso, scaldandoglielo di botto. Tirò un profondo respiro, un altro, come se si fosse ricordato di respirare solo in quel momento. "Dove siamo..."?
Astrea notò il cambiamento del colore del viso del ragazzo e lei ebbe una reazione simile, le si colorano le gote di un rosso acceso. “Ehm, siamo fuori dal tempio... o di quello che ne resta almeno...” Rispose spostando lo sguardo altrove. “Honoo ti ha curato... ma eri freddo come il ghiaccio...” Aggiunse quasi per giustificare la modalità del risveglio. Afferrò la gemma dalla tasca e gliela porse. “Prendi questa, hai perso molto sangue.” Cercò di sorridere, ma il risultato fu solo quello di una smorfia triste. “Scusami... Aygarth, ti prego...” Sussurrò.
Il giovane scrollò la testa come a cercare di svegliarsi da un brutto sogno. Chiuse gli occhi e s'appoggiò di nuovo alla ragazza, sulla spalla stavolta, come in cerca di un contatto per recuperare le energie. La gemma che reggeva tra le dita aveva un odore penetrante, che gli stuzzicò i sensi in maniera quasi fastidiosa. Sangue? Possibile che fosse quello l'odore? Nella nebbia dei ricordi, gli giunsero le parole della ragazza. Il suo tono di voce incrinato gli mosse qualcosa dentro, facendogli appena scuotere il capo. "Hai imparato a usare bene quel pugnale..." sussurrò. Buffo, pensava: quell'arma gliel'aveva donata proprio lui, bilanciata per adeguarsi ai movimenti della sua mano. "Un colpo fantastico, avresti ucciso chiunque. La prossima volta, però... assicurati di usarlo su un obbiettivo più sensato..."
Astrea fece un mezzo sorriso alle sue parole. Come faceva a fare dell’ironia anche sul fatto che avesse rischiato per l’ennesima volta di farsi ammazzare? “E pensare che ti ho chiesto io di venire qui, e sei stato l’unico che ha rischiato più di tutti. Sono stata un’egoista.” Scosse il capo. “Ho paura che la convivenza di Carnival con noi sia solo una forzatura, speravo che le cose potessero aggiustarsi prima o poi…” Fece una pausa. “Lei è una vampira, io no. Non posso starle dietro tutta la vita, volevo soltanto aiutarla prima che le nostre strade si dividessero.” Gli posò una mano sulla fronte come per sincerarsi che stesse del tutto bene. “Come stai? Risenti del fatto che il tuo torace sia stato aperto in due per curarti?” Chiese con una tono macabro.
"Il torace... aperto in...?" Aygarth sgranò gli occhi e fissò Honoo di sottecchi, allibito. Non osò chiedersi i metodi di cura dello stregone e per una volta rimpianse il vampirico fattore rigenerante. Deglutì rumorosamente e fissò la ragazza. "Carnival... dov'è adesso?"
La ragazza scosse la testa. “Non ne ho idea.” Aggrottò la fronte mentre guardava l’amico dritto negli occhi, c’erano delle venature rosse nelle sue iridi evidenti che risaltavano sul grigio. Sgranò per un attimo gli occhi e distolse lo sguardo.
Aygarth aggrottò la fronte, perplesso di fronte a quella reazione. "Astrea, che c'è...?"
Astrea si morse un labbro. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un piccolo specchio che era solita portarsi dietro dai tempi in cui aveva iniziato ad esercitare la professione di ladra e glielo porse.
Il giovane si specchiò per qualche secondo. Rallentò il respiro per un po', poi lasciò andare lo specchio ed emise uno sbuffo rassegnato. "A quanto pare manca poco..." sussurrò. "Mi spiace Astrea, forse la tua convivenza coi vampiri non finirà tanto presto..."
Lei non rispose subito. “Poco a poco, sembra che la trasformazione stia esigendo il suo tributo poco a poco.” Replicò come se stesse parlando a se stessa.
Lui s'esibì in una risatina forzata. "Ah, dannazione... come vorrei che ci fosse Cronista... lui saprebbe cosa fare..." Si rigirò la pietra rossa tra le dita. L'odore era inconfondibile: sangue. Di chi? Non se lo chiese, non lo voleva sapere. L'addentò come avrebbe fatto con un tozzo di pane e ingoiò un boccone dopo l'altro. Il sapore della gemma gli stuzzicava un appetito viscerale a cui aveva paura d'obbedire, tuttavia, ogni morso gli infondeva nuova energia. Quand'ebbe finito si girò verso Astrea. "Senti, voglio che mi prometti una cosa. Se mi trasformo e vado fuori di testa, tu mi stai lontana. Va bene?"
La ragazza alzò le spalle. “Non ci tengo a starti vicina se succede.” Rispose Astrea laconica.
"Bene, una fatica in meno." Il giovane si massaggiò il volto. "E se dovessero porre termine a tutto... a me, non voglio proteste. Li lasci fare e basta."
Astrea schioccò la lingua contro il palato infastidita. “Come se potessi fare qualcosa per evitare che accada. Preferisco vederti morto che diventare qualcos’altro.” Rispose lei brusca.
"Ottimo. Un altro pensiero in meno. Ora..." Guardò le braccia della ragazza che ancora lo sostenevano. "Punto primo, voglio sapere che ti è successo là dentro. Punto secondo... posso alzarmi...?"
Astrea aprì le braccia sciogliendo così l’abbraccio. Si rabbuiò. “Non lo so, non ne sono sicura. Non ricordo nulla, il pugnale conficcato nel tuo petto però è qualcosa che non dimenticherò molto in fretta.”
"Ehi." Aygarth prese il volto di Astrea tra le mani. "Sorellina, guardami. Sono vivo. E non sei stata tu a pugnalarmi, o meglio, non eri te stessa. Eri altro. Ho temuto di perderti, là dentro. Questo è qualcosa che non dimenticherò facilmente."
La giovane guardò il ragazzo dritto negli occhi. “Non è una buona scusa Aygarth, ti ho fatto del male. Non voglio essere un peso, non essere un problema.”
"Non lo sei mai stata." Si guardò il petto, e sfoderò un sorriso sornione. "E sei più letale di quel che pensi, fidati di me. Ti ci vuole solo un po' di controllo." Lanciò un'occhiata a Lao. "Ma credo che tu abbia un buon maestro al tuo fianco."
Lei si sforzò di sorridere. “Speriamo bene di non fare altri danni.”
Aygarth le sorrise, poi rivolse lo sguardo alle rovine del tempio. "Non ti ho mai detto di stare attenta a Carnival per motivi personali, Astrea. Non so dove sia... se tu vorrai cercarla, io ti aiuterò." Una pausa. "Ma non chiedermi di preoccuparmi per lei, non riesco. Perdonami."
La ragazza annuì. “D’accordo, non ti darò il tormento per questo.” Spostò lo sguardo verso il tempio anch’ella per poi tornare a rivolgere la propria attenzione all’amico. “Ce la fai ad alzarti?”
"Sto bene, non avere paura." A riprova delle sue parole, il giovane si rizzò in piedi con uno scatto. Sentì però un fastidio alla mano. Quando se la guardò, notò delle bruciature che, seppur in via di guarigione, sembravano restie a sparire. "Che ho combinato?"
Astrea ancora seduta diede un’occhiata alla mano e si strinse le spalle. “Non ne ho idea.” Rispose quasi mortificata

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MessaggioInviato: Lun Gen 24, 2011 12:10 am Rispondi citandoTorna in cima

Galdor rimase a fissare ciò che rimaneva dell’oscuro tempio, il polverone provocato dal crollo non si era ancora acquietato ne prometteva di farlo in breve tempo e il guerriero era immerso in un susseguirsi di pensieri . In parte la preoccupazione per la salute dell’amico ma quello che dirigeva i suoi pensieri era la speranza di riuscire a trovare un filo conduttore negli eventi degli ultimi giorni a cui non riusciva a trovare uno scopo.
“Alla deriva… siamo assolutamente alla deriva” si trovò a sussurrare.
Lao gli si affiancò."Solo alla deriva dici?" mormorò incrociando le braccia. Il volto del vecchio era atteggiato a viva preoccupazione."Avrei dovuto capire che Carnival progettava qualcosa. Mi sento responsabile di quello che è successo." volse lo sguardo ad Aygarth ferito."Anche per lui."
"Sta diventando un abitudine farmi ammazzare pur di provarti che ho ragione" ribatté il giovane, alzandosi in piedi. Guardò le macerie con una smorfia indecifrabile sul volto. "Lei non è uscita. Non corri a salvarla, maestro?" La frase era carica di veleno.
Lao si voltò a quelle parole, fulminando con lo sguardo il ragazzo."Se tu non fossi ferito...io..." sibilò trattenendosi a stento prima di distogliere subito lo sguardo."Lei è lì sotto, e non so come fare per salvarla" rispose dopo qualche secondo di silenzio."Non so neanche se vuole essere salvata."
"Non sono ferito Lao, e se vuoi prendermi a pugni, sarò felice di affrontarti. Ciò non toglie che avevo ragione. Ciò non toglie che ti ho detto più volte di tenerla d'occhio. Ma tu hai preferito chiudere i tuoi, di occhi, e illuderti che fosse un essere umano. E' una vampira, Lao, accetta la cosa! Non è convincendoti di un'altra verità che la soppianterai. Fattene una ragione." Dopo quel fiume di parole, Aygarth strinse la mano di Astrea. Non gli piacque il tremore costernato della ragazza, ma non era riuscito a trattenersi. Aveva tentato lui stesso di salvare Carnival, di portarla fuori e interrompere qualsiasi rituale avesse intenzione di compiere, ma non ce l'aveva fatta. "Posso provare a cercare coi miei sensi, ma quel posto pulsa ancora di maligno. E' difficile capire se Carnival sia ancora viva o meno." Una pausa. "La vedrei rossa, come qualsiasi altra ombra che popolava quel posto."
“Che ne dite di finirla ora?” il guerriero si voltò spazientito verso entrambi. “Mi state sembrando dei dannati poppanti! Affrontiamoci, non affrontiamoci, lo volete capire oppure no che se continuiamo così la fine che ha fatto Carnival potremmo farla anche noi uno per uno? Che cosa avete nella testa, segatura? Se vogliamo sopravvivere dobbiamo collaborare, smettetela di far gli stronzi, nessuno ci obbliga a stare insieme.”
Lao annuì con sguardo di pietra."Ti sbagli, siamo obbligati. Perchè se ci dividiamo verrebbero a prenderci uno alla volta e poi..." lo sguardo luciferino che lanciò a Galdor valeva più di mille parole."Aygarth. Tu non vedevi Carnival da un anno, ma se non credi a me, credi ad Astrea. Stava migliorando, e non è mai stata il mostro assassino che tu ti ostini a credere." si avvicinò al cumulo di macerie. "Mi dispiace." la voce ridotta ad un sussurro.
"Stava migliorando..." Il ragazzo sospirò. "Come se il vampirismo fosse una malattia. Tagliami la testa, quando muterò, Lao. Mille volte meglio essere un cadavere a terra che un cadavere che finge di vivere su questa terra." Perforò il vecchio con uno sguardo di fuoco. "Te l'ho già detto, non ho mai condannato il suo essere vampiro. Non ho rancore verso la razza in sé. Ma lei era diversa. Gongolava del suo stato. E non ragionava, dava ascolto alle sue ombre. E al libro. Io ho cercato di dirtelo e per tutta risposta sono stato additato come un persecutore. Non riuscivo a fidarmi, e credimi, ci ho provato. Ma la vedevo sempre rossa, anche quando cercavo di domare l'odio che provavo per lei."
Prima che qualcun altro potesse parlare, fece un cenno con la mano. "Possiamo restare qui in eterno oppure muoverci. Questo trambusto potrebbe aver attirato anche persone che non desideriamo."
“E muoverci per andare dove?” Proferì il guerriero “sarà una settimana che ci muoviamo a caso in questa dannata regione. “ Sospirò “A qualcuno è per caso passato per la testa che potrebbe tornarci utile un piano?” sospirò e dopo una breve pausa aggiunse “Abbiamo notizie degli altri?”
Aygarth scosse la testa. "Non ho notizie né di Nexor, né di Nether, da quasi un anno. Per non parlare di Cronista..." Un lampo d'inquietudine attraversò i suoi occhi. Mai come in quel periodo aveva voluto suo fratello accanto. Mai come in quel momento, mentre il vampirismo cominciava a intaccare la sua umanità, un pezzetto per volta. "Non so nemmeno dove rintracciarli. Voi?"
Un colpo telecinetico fece volare un masso tre metri più in là."Pensavo di avertelo detto fra le righe, Aygarth. Se non si sono fatti vivi finora, o sono stati torturati a morte o hanno messo parecchie leghe di distanza tra loro e questo regno." si voltò verso il gruppo. Parecchi sguardi lo scrutavano malevoli."Scusate il cinismo. E' d'obbligo usarlo se si parla di Inquisitori."
“Non è necessariamente così, Lao.” Galdor cercò un po’ di speranza dove iniziava a scarseggiare “Nexor e Cronista sono amici e sono ottimi combattenti entrambi, non mi stupirebbe se si trovassero in una situazione simile alla nostra insieme a Kyla e agli altri. Come stiamo tirando a sopravvivere noi lo potrebbero fare benissimo anche loro, magari hanno incontrato qualcuno come il nostro gendarme corazzato ad aiutarli.”
Il vecchio sorrise appena."Lo spero per loro, le alternative sono inquietanti." si avvicinò al resto del gruppo."Io non voglio lasciare questo posto senza provare a liberare Carnival. Se volete lasciarmi qui non faccio obiezioni." disse lanciando uno sguardo penetrante al fabbro e ad Astrea.
Aygarth gli lanciò uno sguardo in tralice. "E putacaso che la trovassi, cosa faresti?"
il vecchio si strinse nelle spalle."Sono affari miei. Tra maestro e allieva." rispose reciso.
"No, ti sbagli." Aygarth si frappose tra lui e le macerie. "Non sono più semplici affari tuoi. Carnival è la tua responsabilità, Carnival è la tua allieva, Carnival l'ho addestrata io, lo so! Risparmiami queste risposte ovvie. Ma ormai non è più una faccenda che riguarda solo te. Si è allontanata di sua sponte, e tu la vuoi riportare indietro? Fai pure. Io non te lo impedirò." Sollevò appena Zadris nella propria mano. "Ma quando la vedrò, nessuno mi impedirà di ficcarle questa nelle carni e girare fino a spezzarle ogni singolo osso. Specie dopo quanto è successo."
"Nessuno ti ha chiesto di venire ed aiutarmi!" sbottò Lao ad alta voce avvicinandosi con i pugni serrati."Ho vissuto e addestrato persone per quasi un secolo senza che tu venissi e mi dicessi come fare Aygarth." una mano lo afferrò ad un braccio."Basta così." Astrea lo trattenne."Cerca di calmarti." Lao sorrise a quelle parole."Tu che insegni a me, è uno strano giorno questo." mormorò stringendo le spalle della ladra."Aygarth, mi spiace se ho urlato. Abbiamo tutti bisogno di dormire qualche ora."
Galdor si portò una mano alla fronte e scosse; le sue considerazioni erano state deliberatamente ignorate dall’ennesima scena sempre uguale. “Dormire… già forse è meglio” disse voltandosi e allontanandosi.
"Non qui" mormorò Aygarth. "Allontaniamoci da questo posto. Voglio essere lasciato in pace da quelle ombre. E voglio lasciare in pace i morti." Senza curarsi dell'effetto della sua ultima frase, fece un cenno agli altri perché lo seguissero nel folto.
Il guerriero per tutta risposta si diresse verso un ammasso di rocce e lì vi lanciò il sacco con le proprie cose. Riteneva che questo posto fosse abbastanza oscuro da tener lontani gli inquisitori almeno per qualche ora di sonno.
Lao si sedette a gambe incrociate di fronte al cumulo."Meglio riposare qui. Siamo troppo stanchi per tornare al villaggio diroccato. Io almeno lo sono." disse chiudendo gli occhi e concentrando il suo potere psicocinetico. E Carnival potrebbe uscire. pensò tra sè con un barlume di speranza."I morti sembrano intenzionati a non importunarci dopo la distruzione del monolite."
Aygarth sbatté le braccia sulle cosce. "Fate come vi pare. Farò io la guardia."

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MessaggioInviato: Mer Gen 26, 2011 10:17 am Rispondi citandoTorna in cima

Una discussione interessante, ma in ultima analisi futile. Dai toni, dai gesti e dalle espressioni era evidente che nessuno avrebbe cambiato opinione. Un "vecchio" convinto di essere indubbiamente nel giusto, oltre che di essere davvero vecchio, da un lato e un giovane sanguigno, mai termine fu più appropriato, dall'altra. Honoo si sedette su un masso di fianco ad Aygarth, passandogli una fiasca di pelle "Di solito lo uso per pulire le ferite o stordire i pazienti, ma credo possa andare bene anche in questo caso..." il fabbro annusò il contenuto della fiasca e riconobbe immediatamente il forte odore dell'alcool. Ne buttò giù un sorso. "Sai, anche se da parte mia non è né nobile, né opportuno non posso fare a meno di dirtelo: te lo avevo detto."
Aygarth ingollò un altro sorso restituendo la fiasca a Honoo. "A che ti riferisci?"
Honoo riprese la fiasca, senza bere "Ho già visto la scena di stanotte, solo che gli attori eravamo tu, io e Lucas. E tu eri il difensore..."
Il giovane sfoderò un sorriso sornione, senza guardare lo stregone negli occhi. "Già. Ogni tanto lo penso anche io. Devo esserti sembrato più che odioso. Come hai fatto a non uccidermi?"
"Che domanda stupida. Tu perchè non hai ucciso Lao e Astrea per arrivare a Carnival? Il mio bersaglio non eri tu. Se lo fossi stato non staremmo parlando ora..."
Per tutta risposta, Aygarth s'esibì in una risatina. "E' passato più di un anno, stregone, ma ancora non hai capito quando qualcuno sfodera l'ironia."
"Mai capita l'ironia... Il sarcasmo però mi riesce bene, non trovi?"
"Altroché." Aygarth spostò il peso da una gamba all'altra e sorvegliò gli altri che dormivano. "Grazie per il rattoppo. Me l'ha detto Astrea, anche se non nel dettaglio."
"Vuoi i dettagli?" chiese lo stregone
"Da come ne parli, sembra che mi hai cavato l'anima da corpo, ricucita e rischiaffata dentro..."
"Niente di così drastico. La ferita arrivava fino al cuore, ho dovuto aprirti il torace per raggiungerlo e ricucire il danno. A volte per chiudere una ferita devi prima allargarla..."
Aygarth storse la bocca. Una versione meno semplificata di quella che gli aveva fornito Astrea. "Se mi avesse preso un altro organo, non sarebbe stata una ferita grave. Sarei guarito da solo. Invece col cuore... sembrava tutto fermo. Il fattore rigenerante non funzionava."
"Immagino... A volte succede. Per questo io di solito ho due cuori, non si sa mai..."
Il ragazzo inarcò un sopracciglio. Non riusciva ancora ad abituarsi al fatto che Honoo non fosse umano, anche se vi somigliava. "Tanto per sapere... se Carnival dovesse uscire da là sotto... tu hai intenzione di fermarmi?"
"La cosa non mi riguarda. E' un problema fra te, lei, Astrea e Lao. Quelle che mi preoccupano al momento sono altre cose"
"Ovvero?"
"Ovvero che Grifis ha ragione. Non abbiamo una meta, né un piano. E Lao sembra troppo spaventato per darci informazioni utili sul nostro nemico"
"Meta? Piano? Sappiamo così poco sul nemico e non sappiamo nemmeno se abbiano sfoderato tutto l'arsenale a loro disposizione." Molleggiò l'alabarda nel palmo. "Ripenso di continuo alla lista che ho trovato nella dimora del borgomastro. Dèi e Demoni, per stilare un rapporto del genere... da quanto mi hanno osservato? Senza contare che non ho usato il mio potere per almeno un anno. Non ne ho avuto mai bisogno."
"Io resto dell'idea che i timori di quel giovincello siano esagerati."
Il giovane storse il naso. Sentire parlare di Lao come un "giovincello" gli sembrava assurdo. "Mai sottovalutare l'avversario. E' una massima talmente banale che speravo la conoscessi. Purtroppo non tramonta mai."
"Non li sto sottovalutando. Ciò che ci hanno scatenato contro fin'ora è indubbiamente un arsenale di bestie di prim'ordine, ma che può essere reso innocuo con un paio di piccoli accorgimenti ed attrezzature adeguate."
"Per esempio?"
"Per esempio mi serve un'armatura. E grazie alla tua catena dovrei poter testa da solo a una mezza dozzina di Mietitori senza difficoltà"
"Più che un'armatura, sarebbe comodo un tuo esercito di Soth..." Il giovane si sedette a ridosso del masso, le dita intrecciate dietro la nuca. "Non puoi farlo?"
"Non voglio. Lo sciame è prezioso ed è anche molto delicato. Se ingerissero la carne dei mietitori non so come potrebbero mutare. Se si liberassero dal mio controllo sarebbero un problema ben più grave di qualche stupido umano che gioca a fare il padrone del regno"
Aygarth si zittì. Le parole di Honoo gli aveva fatto tornare in mente Damarios. Un anno, la sua pace era durata solo un anno. E per quell'anno si era illuso che sarebbe tornato tutto come prima. Si guardò le mani e ancora notò la bruciatura al palmo, che non ricordava di essersi procurato. "E' opera tua anche questa?" chiese, con un cenno volto a mostrargliela.
"No. Quella è opera di Zadris. Durante la mia operazione non eri in te e l'alabarda ti stava trattenendo"
Il giovane trasalì. Guardò ancora il palmo e poi Zadris, come a rivolgerle una domanda silenziosa. "Mi sono..." Non completò la frase. "Che è successo? Dimmelo."
Honoo descrisse con doviziona di particolari tutti gli eventi. Sapeva benissimo che effetto avrebbero avuto su Aygarth, ma nasconderli non sarebbe servito a niente. Quando terminò il racconto, Aygarth starnutì e non disse niente per un bel pezzo. "Hai avuto sangue freddo" mormorò infine. "Chiunque, al tuo posto, o mi avrebbe finito del tutto o si sarebbe fatto sorprendere."
"Non so nemmeno se tu possa considerare sangue quel che mi scorre in corpo, ma in questo anno ho imparato a salvare le vite. Cerco di perdere meno pazienti possibile"
"Detto da te sembra quasi strano. Senza offesa."
"Posso sapere perchè?" chiese lo stregone.
"Credo dipenda dalla prima impressione che ebbi di te. Quando ti incontrai per la prima volta, non sapevo se potevo fidarmi di te. Credevo fossi come Damarios. E quando ti ho sfidato per proteggere Lucas, continuavo a ripetermi 'stai per morire, Aygarth, stai per morire, questo ti ammazza sul serio'. Eri freddo e calcolatore. Le uniche volte che ti ho visto in collera è stato nel proteggere Magistra."
"Vero... Si può dire sia il mio unico punto debole. E sono freddo e calcolatore per natura, non lo fossi stato non ti avrei salvato prima, lo hai detto tu stesso."
"Già." Aygarth lasciò perdere lo sguardo nel folto della foresta. "Per questo ho cercato di non averne più. Nessuna persona da proteggere, nessun contatto umano. Nessuna relazione. So bene cosa sono. Cosa sto diventando. E non metto in pericolo nessuno nel semplice atto di lasciarlo al mio fianco."
"C'è un'altra cosa che Rowena fa per me. La sua presenza al mio fianco è l'unica cosa che mi mantiene sano di mente... Ormai credo di esserne certo..."
Aygarth si limitò a sogghignare. "E io che pensavo che le donne dovessero far perdere la testa agli uomini..." Lo fissò e Honoo notò solo allora che le screziature rossastre nelle sue iridi grigio ferro erano molto più fitte. "Una donna è come un'arma. Nelle tue mani può salvarti la vita. Nelle mani degli altri, può anche trafiggerti al cuore."
"Posso farti una sola domanda? Senza nessuno da proteggere, senza un obiettivo che vada oltre la mera sopravvivenza, come pensi di tenere a freno la bestia che ti si agita dentro?"
Il giovane rimase in silenzio. "La ragazza che amo è lontana" sussurrò. "E non credo tornerà. Darei l'occhio sinistro per poter anche solo sapere che stia bene. Tuttavia, non credo vorrà me. Ho cercato di farmene una ragione." Guardò l'alabarda. "E' lei, adesso, la mia compagna. Il mio freno. Il mio scopo."
"Non può bastare. Me lo hai detto tante volte. L'alabarda è parte di te. Sei tu. Due corpi, un'anima sola. Difendere se stessi non basta quando diventi il tuo stesso nemico"
"A quanto pare lei ci ha provato" e Aygarth mise in mostra il palmo bruciato. "Se dovesse accadere di nuovo, lo rifarà. E' la Forgia." Lo fissò con quegli occhi penetranti. "Come credi che sia sopravvissuto finora, Honoo? La verità è che sarei dovuto trasformarmi quella notte, quando Cronista mi morse il collo. Ma la Forgia ha trattenuto la trasformazione. Solo che quando la sfogo, o quando me l'annullano, come accade coi Mietitori, il vampirismo guadagna terreno dentro di me." Distolse lo sguardo. "Quando mi trasformerò del tutto, mi daranno la caccia. Forse anche voi. E' abbastanza basilare come discorso. Fin troppo semplice."
"Detesto il fatalismo... Semplicemente perchè il destino non esiste. Vuoi trasformarti? Continua come stai facendo. Vuoi evitarlo? Allora fai qualcosa per evitarlo."
"Fatalismo? No, Honoo, soltanto ho smesso di preoccuparmi. Di avere paura. Finché sarò umano e avrò un'utilità, continuerò. Se troverò una cura meglio ancora. Fino a quel momento, non mi nutrirò d'illusioni né cadrò nella depressione." Gli scappò uno sbuffo divertito. "Pura e semplice logica, Honoo. Direi che su questo, sei stato il mio maestro."
"La tua non è logica. La tua è rassegnazione. Se fossi logico, cercheresti di capire cos'è il vampirismo, invece lo tratti come una maledizione insondabile. Se fossi logico, cercheresti Cronista, che è il vampiro meno violento che abbia mai visto, per farti insegnare come fa."
"Direi che al momento ci sono questioni un po' urgenti del mio vampirismo, non trovi?"
"Per te? Ne dubito."
Aygarth lo guardò in tralice. "Honoo, te lo ripeto, non è rassegnazione. E Cronista mi ha detto tutto quello che dovevo sapere. Se lui in cento anni non ha trovato un rimedio, forse è perché non c'è."
"Se avessi un anno per ogni volta che qualcuno mi ha detto che era impossibile risolvere un problema sarei molto più vecchio di quanto io non sia"
"E se avessi un anno per ogni volta che qualcuno mi ha detto 'tranquillo andrà tutto bene' sarei già sottoterra."
"Ne dubito, il tuo fattore di guarigione si sarebbe messo di traverso..."
Aygarth rise. "Non mi rende immortale. Sono ancora in parte umano e invecchio come un umano." Toccò i capelli che gli sfioravano le spalle. "Se non fosse per denti e occhi, chiunque mi scambierebbe per un ragazzo comune."
"Ne riparleremo fra 50 anni se vorrai... E allora ti offrirò da bere e ti dirò di nuovo: te lo avevo detto."
Al ragazzo scappò una risata sincera nel vedersi, anziano, al tavolo con lo stregone e brindare con un litro d'idromele. "Allora mi premurerò, quel giorno, di arrivare assetato e con una buona voglia di farmi una sbronza."

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MessaggioInviato: Ven Gen 28, 2011 1:39 am Rispondi citandoTorna in cima

Dita lunghe e affusolate esplorarono lentamente la massa di detriti che ostruiva l'unico ingresso della stanza sotterranea, un gesto che in verità non pretendeva né si aspettava di trovare alcun varco o apertura.
Carnival ritirò la mano e aggrottò le sopracciglia. Era bastato un attimo...ultima del gruppo si era attardata a guardarsi indietro, verso la stanza che era il centro dell'oscuro tempio e tanto era bastato: un crollo l'aveva separata dagli altri e, per non rimanere sepolta sotto le macerie, aveva dovuto tornare verso la sala sotterranea mentre tutto rovinava intorno a lei.
Per qualche istante si era sentita un topo in trappola ma, sorprendentemente, la sala sotterranea aveva retto laddove il resto del tempio era crollato.
Carnival non era certa che fosse un caso.
Ma se era un presagio non era certo un buon presagio...il monolito nero giaceva a terra, l'altare sotto di esso infranto. E spezzato. Il tempio era ingombro dei detriti della battaglia con gli scheletri animati e delle rovine di una parete parzialmente crollata
“Lei sarà furiosa” mormorò.
E come se non bastasse certamente lì fuori gli altri stavano affibbiandole la colpa di tutto quello che era successo nel tempio.
“Stupidi. Perché sono venuti qui? Questo non doveva accadere, hanno rovinato tutto. Non mi hanno ascoltata, e ora diranno che è colpa mia, oh si. Non voglio vederli, non voglio”
Continuando a recriminare e borbottare fra sé la vampira si rannicchiò a terra e appoggiò la testa sulle ginocchia. Dopo un po' il mormorio della sua voce si spense e i suoi occhi grigi rimasero a fissare il buio con aria inespressiva.
Galdor si destò che ancora gli altri dormivano per dare il cambio ad Aygarth ormai rimasto solo dopo che anche Honoo si mise a riposare.
“Ragazzo, stenditi e calma i nervi. Ne hai bisogno”
Aygarth lo fissò negli occhi in un modo tale che il guerriero non seppe decifrare, del resto non sapeva nemmeno cosa si fossero detti con lo stregone, e dopo qualche attimo che sembrò allungarsi in maniera indefinita accennò di si con il capo e si allontanò.
“Notte, notte scura, piena di paura” mormorò la vampira nella sua prigione sotterranea sentendo improvviso l'impulso di levarsi e andare a caccia. Era una sensazione familiare quella, la prendeva sempre quando si gettava all'inseguimento delle sue prede, nell'aria fredda della notte nelle ore buie dopo che anche la luna è tramontata..
Di punto in bianco Carnival balzò in piedi, gli occhi fiammeggianti, le mani che artigliavano l'aria. Aria! L'aveva percepito, ecco cos'era, un lieve cambiamento dell'aria di quella stanza dove l'atmosfera avrebbe dovuto essere ferma e stagnante.
“Aria, dolce aria della notte. Dove? Dove?” la vampira cominciò a frugare con rabbia sollevando macerie più grandi di lei e scagliandole a infrangersi contro i muri.
Infine i suoi occhi si posarono sui resti dell'altare di pietra nera Con cautela, quasi con timore la vampira rimosse le macerie e infine sollevò da parte i detriti dello stesso altare.
Con sua delizia scoprì uno stretto passaggio, un tunnel che si perdeva nel buio. Accucciandosi a gattoni, incurante della ristrettezza del claustrofobico passaggio la vampira si tuffò fiduciosa nell'oscurità.
Il guerriero intanto faceva qualche passo sempre tenendo sott’occhio il gruppo in riposo ma lasciando soffermare lo sguardo su quello che la fioca luce siderale della notte permetteva di scorgere delle rovine quando qualcosa colse la sua attenzione. Una forma, come un parallelepipedo, riluceva maggiormente delle altre, probabilmente a causa della levigatezza del materiale in cui era fatto. Tutto nero, non s’ingannava, somigliava all’altare che avevano visto all’interno. Parecchio indeciso sul da farsi rimase lì ad osservarlo per un po’, senza comunque distogliere per troppo tempo consecutivo lo sguardo dai compagni addormentati.
Dopo qualche istante sotto lo sguardo incredulo di Galdor, il blocco di pietra cominciò a tremare e poi a muoversi lentamente, a scatti. Uno strano rumore infranse il silenzio della notte come di qualcuno che aspirasse con forza l'etere notturno, poi il mormorio di una voce fin troppo familiare arrivò all'orecchio dell'uomo
“Bella tenebra, bella aria della notte, belle stelle che brillano nel cielo, oh si.” Una forma umanoide prese poi a issarsi fuori dal passaggio che la pietra consunta aveva nascosto fino a quel momento.
“Dei e demoni dell’altro mondo” si lasciò scappare il guerriero “Quella non l’ammazza niente”
Un lieve sorriso si delineò sul suo volto ma preferì non far nulla attivamente. Aveva assistito a quanto era successo sulla decisione di cercare o meno la vampira e non voleva riaffrontare l’argomento nel cuore della notte. Preferiva rispettare la scelta della vampira, che sicuramente si sarebbe accorta di lui, per poi, eventualmente avesse preferito scappare, rincuorare Astrea e il vecchio sulla salvezza di Carnival. Rimase quindi in attesa degli eventi.
Un sibilo minaccioso sottolineò il fatto che l'esclamazione stupita di Galdor era stata udita dalla vampira “Sento il tuo odore, si. Puzzi di bruciato” risuonò aspra la voce di Carnival dopo qualche istante di silenzio.
Galdor si voltò a guardare se qualcuno si fosse svegliato e gli sembrò francamente strano che nessuno si era mosso, né Aygarth né, tantomeno, Lao. Mosse così pochi passi in direzione della vampira, speranzoso che lei finisse di colmare lo spazio che li distanziava; non voleva allontanarsi troppo dagli altri che sarebbero rimasti senza nessuno a sorvegliarli.
Al contrario Carnival arretrò, mantenendo inalterata la distanza che li separava
“Non ti avvicinare” disse in tono secco. “Perchè siete venuti?” proseguì in tono di lamentoso rimprovero “Avete rovinato tutto. Tutto! Non doveva andare così, no, non doveva.”
Visto che comportarsi come dei bambini per la vampira era la norma o quasi Galdor rimase fermo a fissarla senza risponderle, non lo avrebbe fatto fino a quando non si sarebbe avvicinata per parlare civilmente senza dover gridare. Incrociò le braccia e attese.
La vampira inclinò la testa, osservò bene l'umano e fece una smorfia infastidita.
Il guerriero dal canto suo non si mosse di un solo passo.
Carnival sbuffò, poi le sue spalle sussultarono mosse da un riso silenzioso “Stai giocando con me, cosa vivente?” chiese in tono divertito muovendo un paio di passi verso l'uomo e allungando una mano artigliata a sfiorargli il viso “Posso giocare anche io? Vediamo se riesci a stare fermo. Starai fermo?” prima che avesse concluso la frase la vampira mosse la mano in un gesto come per cavare un occhio a Galdor, deviandolo però all'ultimo momento in modo che sfociasse in una carezza innocua.
Il guerriero trattenne il respiro fino a quando la mano gelida della vampira si poggiò gentilmente sulla sua guancia.
“Ti sei decisa alla fine. Ora possiamo parlare civilmente” Disse con rinnovata tranquillità.
“Non è stata certo idea mia di seguirti fin qui. Quindi non cercare neanche lontanamente di prendertela con me, se hai qualcosa da ridire aspetta che si sveglino.”
Concluse indicando col capo gli altri membri della compagnia.
Lei seguì con lo sguardo la direzione del cenno di Galdor e digrignò i denti “Non voglio parlare con loro. So già cosa diranno. Non mi interessa. Lui mi odia perchè odia sé stesso odia quello che è e che sarà. Lui vede solo quello che vuole vedere, non ascolta perchè non vuole. Entrambi non capiscono, no. Ma io, io sono Carnival, iocammino per la mia strada, si, la mia, la mia propria. Astrea-che-ha-promesso. Lei stà bene?”
Il guerriero annuì con la testa.
“La ragazzina sta bene ora, e dorme anche se l’ho sentita un po’ irrequieta. Aygarth se l’è vista brutta con quel pugnale ma lo stregone l’ha salvato e il vecchio ti cercava.” Comunicò in maniera minimale gli eventi di rilievo. “Al sorgere del sole ci rimettiamo in viaggio per chi sa dove…” una lieve irritazione sfiorò la sua voce in queste ultime parole, non era affatto d’accordo sul peregrinare senza meta. Così li avrebbero presi per sfinimento ma era qualcosa a cui gli altri non pensavano nemmeno troppo intenti nei loro problemi e nella loro paura dei mietitori e dei loro mandanti.
Carnival aprì e richiuse le mani diverse volte “Dille che mi dispiace di essere andata via senza dirle nulla. Dille che voglio che viva e che sia felice. Non troverà mai la sua strada con una vampira al suo fianco, oh no. Le Cose Viventi la odierebbero perchè odiano me. Non voglio.” un attimo di silenzio poi un sogghigno “Digli di non preoccuparsi, che io non sono lì sotto, non sono ancora un'ombra, no. Altrimenti si preoccuperà” il sorriso si allargò “Oh si e dillo anche all'odioso sciocco umano. Non sarà contento di saperlo.Oh no, per niente contento”.
“Lo farò, hai la mia parola. Tu sta attenta a non farti ammazzare e non ti mettere in mezzo ai casini anche se ho il sentore che non ci libereremo così facilmente di te” Concluse il guerriero con un tono palesemente ironico.
“Liberarsi di me? Io direi una cosa diversa. Io dirò che io non riuscirò a liberarmi del mio vecchio maestro, oh si, lui cercherà ancora la sua allieva, io lo so, tu lo sai. Ma se io non vado, ora, non riuscirò mai a fare quello che deve essere fatto. Hai visto.” scosse la testa con aria di deprecazione “Ha paura che io mi perda. Ha paura che io non ritorni. Ma io sono forte, io sono Carnival.” il suo sguardo si fece remoto “Lei mi stà chiamando ancora” mormorò “Io la sento, io devo andare.. I morti mi porteranno da lei” rialzò la testa e fissò Galdor con quei suoi occhi grigi e freddi “Ma ci saranno altri giorni.”
“Arrivederci allora” disse il guerriero voltandosi per darle le spalle “ora sparisci, fa quel che devi e io tornerò alla mia ronda senza svegliare gli altri” e così fece.

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MessaggioInviato: Mer Feb 02, 2011 1:13 am Rispondi citandoTorna in cima

Perrin fu il primo a svegliarsi all'alba, escludendo il guerriero che era rimasto di guarda,alzandosi e guardandosi attorno notò che gli altri ancora dormivano quindi, stirandosi, si avvicinò all'uomo in armatura, "certo che non ci si annoia in vostra compagnia eh!", disse ironico con un sorriso,"che accidenti erano quelle cose la sotto?"
"Non so esattamente cosa fossero, ma di sicuro erano ostili, e antiche" mormorò Galdor in risposta.
Gli altri si svegliarono di lì a poco, assaporando i pallidi raggi di sole che riuscivano ad oltrepassare le cime degli alberi. Lao aprì gli occhi, sperando in cuor suo che gli eventi della sera precedente fossero solo un incubo e che Carnival fosse là, di ritorno da una caccia notturna. Si autocommiserò per quel pensiero e andò a svegliare Astrea, addormentata accanto ad Aygarth.
Sorprendentemente, il fabbro si destò prima della ragazza. Qualcosa fece intendere al vecchio che non aveva chiuso occhio per tutta la notte. "Bene" mormorò stiracchiandosi. "Qual è il piano di quest'oggi? Finora non abbiamo elaborato una strategia degna di questo nome e ci siamo limitati a fuggire come volpi braccate dai cani. Qualcuno ha qualche idea intelligente?"
L'uomo si avvicinò al gruppo dicendo "io ho seguito fino a qui le tracce degli esseri che hanno attaccato la mia gente, forse possiamo continuare a seguirle, ma credo dovremmo tornare al villaggio dove ci siamo incontrati per poterlo fare. una volta scoperto da dove partono quei maledetti forse potremo elaborare un piano più preciso credo". finito di parlare incrociò le braccia, passando lo sguardo dall'uno all'altro in attesa di sentire cosa avessero da dire.
Il vecchio scosse la testa."Trovare da dove partono è improbabile. Gli Inquisitori sono troppo bravi nel loro lavoro per farsi scoprire. E anche se lo sapessimo, siamo troppi pochi per tentare una qualche azione." si volse verso gli altri."Abbiamo qualcuno a cui appoggiarci nelle vicinanze?"
"A parte qualche borgo isolato, Athkatla non ha vicini per parecchie miglia" rispose Aygarth, storcendo la bocca. "L'unico posto relativamente sicuro è Garmya, ma è lontana parecchi giorni di marcia. E non abbiamo la certezza che gli Inquisitori non abbiano già colpito anche lì." Lanciò un'occhiata in tralice a Lao. "Senti, ma tu li conoscevi bene. Sapevi dove erano i loro covi. Io mi sono stancato di fuggire braccato come una lepre! Preferisco affrontarli in maniera diretta e risolvere il problema alla radice." Abbassò la voce come per farsi sentire solo da lui. Hai detto che non sai da dove agiscono, eppure tu una volta sapevi... Non puoi condurci lì? In qualche avamposto? Sarebbe già un punto di partenza."
Lao si chiuse in un mutismo ostinato per qualche minuto prima di rispondere."Ero un Inquisitore. Non lo sono più." disse suscitando sguardi dubbiosi."Non so se da quando io ho...preso congedo i loro schemi sono cambiati. Comunque ci sono milioni di posti che possono trasformare in basi attrezzate con discrezione. Diavolo, io una delle mie operazioni più brillanti l'ho condotta con una taverna come Quartier Generale. E in una città grande come Atkhatla, dovremmo controllare ogni casa e ogni villa." si strinse nelle spalle prima di continuare."Un'ipotesi è colpire gli esterni che lavorano per loro. Come il borgomastro di Atkhatla per esempio."
"Per fare ciò però dovremmo essere sicuri del fatto che chi colpiamo sia un loro collaboratore, e non sarà così facile scoprirlo credo,questa Garmya di cui avete parlato, di che genere di insediamento si tratta?"
"E' semplicemente un villaggio." Aygarth scrollò le spalle. "Ci facevo affari, un tempo. Avevo un contatto... ma ora non c'è più." Si rabbuiò, ma solo per un istante. "Per lo più è un ritrovo per le merci di scambio."
"Beh se l'organizzazione di cui parlate non è formata solo da quelle orride creature", continuò Perrin, "avranno bisogno di acquistare merci di vario genere no?"
"Esattamente." rispose il vecchio annuendo."Ma utilizzano canali molto sottili."indicò Aygarth con un mezzo sorriso."Hanno commissionato delle spade anche ad una loro futura vittima..." il viso di Lao si rabbuiò ancora di piu'."Possiamo provare a indagare su chi si fa consegnare grossi quantitativi di merci, anche se credo che la nostra opzione piu' intelligente sia mollare tutto e andarcene da questo regno."
"Le spade..." Aygarth s'immobilizzò. "Un momento. Le spade. Mi ricordo l'araldica sul sigillo che sanciva il contratto. Potremmo risalire a loro cercando quello stemma?" Si piegò a terra e disegnò col pugnale un simbolo particolare: un cerchio su cui si sovrapponevano tre triangoli gemelli, disposti a trifoglio, con alcuni segni all'interno.
Il volto di Lao fu percosso da una profonda emozione quando Aygarth ebbe concluso la sua opera."E' il loro marchio. Uno dei tanti che utilizzano come copertura." disse con voce roca.
"C'è la possibilità che si siano fatti vedere in giro con questo marchio?magari proprio a Garmya?" chiese il guerriero al vecchio mostrando particolare attenzione allo stemma, " io non l'ho mai visto ma se al ragazzo qui hanno commissionato delle spade con quel simbolo può darsi che lo abbiano usato anche altrove."
"Potrebbero averlo usato dovunque" replicò Aygarth. "In fondo noi che possiamo saperne? Sono però sicuro che a Garmya, almeno fino a qualche anno fa, marchi del genere non ne giravano. E' un luogo senza padroni. Inoltre, le persone si dimenticano abbastanza facilmente delle insegne che vedono. Io mi ricordo bene questo simbolo perché non fa parte di alcuna araldica di Athkatla e soprattutto perché ho dovuto inciderlo a mano su parecchie spade, in pochi giorni. Non uno scherzo."
Il guerriero si gratto pensoso la barba," beh messa così in effetti non è di facile soluzione, andare a Garmya potrebbe essere d'aiuto come potrebbe non esserlo; per me lasciare il continente è impensabile, inoltre credo che presto o tardi arriveranno comunque anche su altri continenti, l'uica soluzione che vedo, ora come ora, è provare a seguire ancora per un po' le loro tracce."
"Io propongo di evitare lo scontro." lanciò un occhiata penetrante agli altri."Il piu' possibile. E andare a Garmya. Saranno già lì, ma piu' è piccolo il paese e meno loro agenti ci saranno."
Aygarth si morse il labbro. "Ma più nell'occhio daremo noi. Senza contare che già tempo addietro abbiamo avuto noie, laggiù." Senza volerlo lanciò uno sguardo a Galdor, ma lo distolse subito.
Perrin ci pensò un momento quindi rispose "beh sempre meglio che correre a destra e a manca senza una meta credo, per me va bene cercare di raggiungere Garmya."
"A Garmya allora." disse Lao lanciando uno sguardo alle macerie. Astrea gli si affiancò rimanendo silenziosa."Ci conviene viaggiare soprattutto di notte, ed evitare le strade convenzionali."
"Per me non è un problema vaggiare di notte" disse il guerriero voltandosi per andare a raccogliere le proprie cose, "anzi è quasi meglio." borbottò a mezza voce tra sé e sé.
“Garmya sia” esordì Galdor che era rimasto ad ascoltare il discorso portato avanti dai tre. “Sono curioso di sapere se hanno dato una sistemata alla locanda. All’epoca era per metà carbonizzata” sorrise leggermente all’indirizzo del fabbro.
"Non stiamo dimenticando nessuno?" esclamò Astrea volgendo lo sguardo prima alle macerie e poi ai suoi compagni."Carnival è ancora li sotto!" disse con voce incrinata. Lao le cinse le spalle e annuì."Ha ragione. Dobbiamo almeno fare un tentativo per sapere se è ancora viva." disse maledicendosi quasi subito per quelle parole così indelicate.
"Dimenticatevela" echeggiò poco lontano la voce di Aygarth. Il ragazzo stava sistemando le sue poche cose, e non li guardava. "Le conviene rimanere là sotto. Se non è morta a causa del crollo, ci penserò io. Anche se è difficile pensare che quei massi abbiano ucciso qualcuno che non fosse vivo."
Galdor si schiarì la voce e andando per sistemare il suo bagaglio disse “In realtà Carnival sta bene, si è allontanata nottetempo dalle macerie ed è sparita nel bosco…” concluse tranquillamente.
Lao avvampò di collera alle parole di Aygarth. Ma ancor di più sembrò sconvolgerlo la rivelazione di Galdor. Alla velocità di un fulmine gli si parò davanti, fissandolo con occhi di brace."E quando intendevi dirmelo?" chiese con malcelato nervosismo."l'hai lasciata andare via?" gli urlò quasi in faccia.
Galdor dal canto suo non si scompose minimamente e, alzando gli occhi verso quelli del vecchio gli rispose con voce pacata “Te l’avrei detto più tardi, anche se probabilmente l’avrei prima comunicato alla ragazzina” accennò col mento verso Astrea poi continuò ”Posso assicurarti che nemmeno investita da una diligenza si sarebbe fermata. Ho semplicemente rispettato la sua volontà, del resto di giorno ci rallentava parecchio e i continui attriti con Aygarth non facevano bene al morale di tutti gli altri. Vi manda i suoi saluti e ti rassicura che vi rivedrete.”
Aygarth era rimasto in silenzio per tutto il tempo, dopo la rivelazione del guerriero. Si rizzò in piedi e si voltò lentamente verso Galdor. Nei suoi occhi però non c'era collera. Non c'era furore. In effetti non c'era niente. "La sua volontà" mormorò soltanto. Si avvicinò al guerriero e scostò appena Lao. "Giusto. Hai ragione. Hai fatto qualcosa di veramente altruista, Galdor."
“E’ inutile che fai così, ragazzo, ormai è andata” gli rispose il guerriero guardandolo e finendo di ripiegare la propria coperta.
Qualcosa lo afferrò per la spalla. Una morsa d'acciaio lo costrinse a rizzarsi in piedi. Ebbe solo il lampo fugace della visione degli occhi di Aygarth - occhi rossi - prima che un pugno poderoso lo cogliesse in pieno allo zigomo, facendolo rovinare all'indietro. Prima che qualcuno lo potesse fermare, Aygarth gli si era già avventato contro, risollevandolo quel tanto che bastava per piazzargliene un altro, sul lato opposto. Quando Perrin e Magistra gli si avventarono addosso per fermarlo, se li scrollò di dosso, con una forza inaspettata. In un attimo, sfoderò l'alabarda e sorreggendola con una mano la puntò su Galdor. Lo sperone ondeggiò davanti agli occhi del guerriero, e le rune vibravano di un'inquieta luce rossastra.
"E' andata, dici?" mormorò. "La sua volontà? La sua VOLONTA'? Dèi e Demoni, Galdor! Hai seppellito il cervello nel letame prima di incastrartelo fra le orecchie? Per poco le ombre non ci hanno dilaniato, per poco Astrea non ha dato di matto per ciò che stava compiendo là sotto, per poco non ci ho lasciato io le penne per tirarle fuori entrambe, e tu cosa fai?! Prendi e la lasci andare come niente fosse, 'grazie e arrivederci, ci rivedremo se la sorte lo vorrà'? GALDOR!" Non stava urlando, ma la voce stava prendendo una nota distorta. Il timbro della bestia. "L'unica maniera in cui poteva andarsene era finire a pezzi. Con questa." Ondeggiò appena Zadris di fronte a lui: l'arma emanava un calore indicibile. "Ma grazie a te, ora abbiamo una vampira fuori controllo nel mondo. Pensaci, se troveremo una famiglia sgozzata nel sonno con i segni dei morsi sul collo. Pensaci, e sii orgoglioso della tua intelligenza."
"Come se ti importasse altro che della tua vendetta Aygarth." rispose prontamente Lao dietro di lui."Tu sei solo arrabbiato perchè hai perso la tua occasione. E sfogare le tue frustrazioni giovanili su di noi tirandoci pugni non migliorerà la nostra situazione." si voltò verso la foresta e chiuse gli occhi, concentrandosi. Niente, ormai è troppo lontana. Spero di rivederti ragazza mia. pensò tra sè tristemente.
Galdor scosse la testa e si massaggiò lo zigomo centrato dal primo pugno del fabbro.
“Ammazzami pure con la tua dannata alabarda magica già che ci sei, Aygarth. Avanti, sono sicuro che dopo ti sentirai una persona migliore.” Si batté una mano sul petto per incitarlo maggiormente. “Sta qua, due dita sotto l’ultima costola. Una bella speronata al cuore e poi scopri se mi polverizzo e insieme a me tutti i tuoi fottuti incubi di vampiri e sangue! Carnival portava guai ed era già scappata una volta ma noi le siamo corsi dietro infilandoci in quel postribolo di incubi e spettri che quasi non ci hanno ammazzato tutti e non venirmi a fare la paternale su chi è un rischio per l’umanità. Con tutte le bestie assassine che ci sono in giro dobbiamo tutti ringraziare di essere ancora qui a respirare invece di fare da cibo ai vermi.” Si chinò per riprendere la coperta che gli era caduta a causa del pugno. “Ah… e non riprovarci mai più” gli disse piantando i suoi occhi su quelli del fabbro.
Aygarth gli indirizzò uno sguardo freddo. Fu quello che fece paura ad Astrea: non c'era collera, negli occhi di Aygarth. Non c'era nulla. Ma era il rosso che andava e veniva a impensierirla. Per tutta risposta il giovane alzò l'alabarda e pronunciò delle parole che ebbero il potere di irrigidire tutti: "Non sono io a volerti uccidere. E' lei. Quindi stai lontano da lei, e stai lontano da me. Per colpa di chi ti inseguiva ho perso un amico, un anno fa, e per colpa di quella vampira ne ho perso un altro. Se scoprirò che il tuo gesto avrà causato danni, non mi interessa niente, né degli Inquisitori, né dei Mietitori. Né di nessun altro. Verrò a reclamare la tua testa, Galdor. Quindi se vuoi sentirti al sicuro uccidimi nel sonno e fammi a pezzi, oppure piantami un pugnale nel cuore." Indicò un punto più in alto rispetto a dove aveva indicato Galdor. "Per inciso, qui. Non sotto l'ultima costola, ma sotto la seconda a partire dalla clavicola. E' lì il cuore. Non scordarlo, è un'informazione che ti potrebbe salvare la vita." Pronunciò quelle parole mentre si voltava e raccoglieva le sue cose.
“Elrohir non bada a queste sottigliezze, ragazzino” fu il gelido commento di Galdor.
Aygarth non lo guardò nemmeno. "Elrohir contro Zadris è una battaglia persa. Prega di non doverla mai affrontare."

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MessaggioInviato: Ven Feb 04, 2011 1:33 am Rispondi citandoTorna in cima

Era ormai mezza giornata che avanzavano in direzione Gramya quando si fermarono per rifocillarsi e riposare. Galdor non aveva aperto bocca da quando erano partiti, non che si fosse rinchiuso volontariamente in un silenzio ostinato ma la tensione era palpabile e quasi nessuno, a parte pochi botta e risposta, si era sentito di discorrere. Per quanto riguarda Aygarth aveva persino evitato di guardarlo, si era riservato il posto in fondo al gruppo e lì era rimasto. Aveva accolto con indifferenza la decisione di fermarsi e ora mangiava in un angolo ai confini del cerchio che, in modo più o meno volontario, avevano creato per sedere a riposare.
Nessuno di loro montava la guardia, Honoo aveva liberato alcuni Soth che ora giravano attorno a loro in un raggio di un centinaio di metri. Questa soluzione, semplice e geniale, del mago permise loro di mangiare in pace. Nessuno sembrava in vena di parlare, e il pasto fu consumato in silenzio. Solo dopo che si furono rimessi silenziosamente in marcia Galdor si sentì afferrare per una spalla."Ho una cosa da chiederti, anzi un paio." disse lao mentre il resto del gruppo si allontanava di una decina di metri."Riguarda Carnival. E te." spiegò riprendendo a camminare e liberando Galdor dalla sua stretta
“Carnival e me?” il guerriero rise dapprima “Non farti strane idee vecchio” poi si fece serio, probabilmente intuendo quanto fosse fuori luogo quella battuta “Parla pure”.
Il vecchio gli lanciò un occhiata di fuoco, prima di girarsi nuovamente e incamminarsi a lenti passi."Perchè non l'hai fermata?"
“E perché avrei dovuto?” gli rispose franco. “Era evidente che non voleva stare con noi e in anni di peregrinaggi ho imparato che non c’è cosa peggiore di una compagnia che sta stretta”.
"Potevi svegliarmi." fu la gelida risposta di lao. La sua voce sembrava alterata come il suo umore."Che cosa ti ha detto, le esatte parole."
Rimase a pensare per qualche istante poi cercò di ripete ciò che aveva detto Carnival per sommi capi non ricordando le esatte parole della vampira.
“Ha detto che non voleva parlarvi, che sapeva cosa avreste detto e” una breve pausa “che va via da Astrea perché non può stare con lei perché la odierebbero come odiano lei, che non si libererà mai di te e che continuerai a cercarla.” Sospirò spazientito, qualcosa gli sfuggiva. “Che la sente e che deve andare da lei, non Astrea, non so chi, ma che ci saranno altri giorni. Poi è scappata.”
"E' questo che mi preoccupa, e che mi fa paura." commentò acido Lao scuotendo la testa."Aygarth è un cane da guardia che abbaia allarmato alle ombre. Ma Carnival ha in mente qualcosa, e ho paura che torni...diversa. Se mai dovesse tornare."
Galdor sospirò. “Se tornerà cambiata ci penseremo noi, o forse i mietitori, in ogni caso le hai insegnato quanto potevi, spero si ricorderà delle tue parole quando sarà il momento”.
"Ci penserete voi?" sbottò Lao con rabbia."Mi fate ridere. Finchè vi sta bene e nessuno vi dà fastidio siamo tutti amici e compagni. E' dopo che vi trasformate in giudice giuria e Boia. Molto da inquisitore questo ragionamento." sbuffò teatralmente stringendo i pugni."Voi dove diavolo eravate nell'anno che ha passato con me eh? Che ne sapete di cosa è Carnival."
“TSK! Giudice e boia. Per quanto ne so la fiducia è come la morte. Nessuno ne è dispensato. Sei proprio sicuro di sapere dov’ero? Non credo ti piacerebbe saperlo e sai meglio di me che se Carnival fosse tornata al campo o lei o Aygarth non sarebbero più di questo mondo” una breve pausa “Se puoi ancora sperare per la sua salvezza è solo perché non è qui”
"Gli ha salato la vita in quella maledetta rocca!" esclamò indicando Aygarth poco piu' avanti."Sarebbe morto affogato come un imbecille senza Carnival. Bella riconoscenza." si strinse nelle spalle rabbioso."Lei è la mia allieva. Tengo a lei. E la difenderò finchè la sua istruzione non sarà compiuta."
Il guerriero si strinse tra le spalle. “Un anno ci ha cambiati più di quanto siamo tutti disposti ad accettare. Guarda lo stregone, non ammazza nemmeno chi tenta di fargli la pelle ormai!” si lasciò sfuggire una risata. “Quando Aygarth mi ha mollato quel cazzotto mi sono sentito un po’ come lo stregone qualche tempo prima che ti incontrassimo, quella volta fui io a rifarmi le nocche sulla sua faccia” Si scrocchiò le dita della mano destra “come si invertono i ruoli, eh?”
"Se provassi uno dei miei mangeresti brodino per il resto dei tuoi giorni." sbottò nervoso Lao osservando gli altri."Ho ancora Astrea, e l'inferno mi danni se quando torna Carnival non ci troverà ad accoglierla a braccia aperte."
“Quanto me li segno che sono creditore di un cazzotto sul mento e di un’alabardata nel petto, non vorrei dimenticarli” scosse la testa. “E in definitiva che hai deciso, ho fatto bene o no a lasciar andare Carnival?” chiese ironico.
Lao sembrò prendere sul serio le sue parole. Dopo qualche minuto di riflessione scrollò le spalle."E' una cosa che capiremo solo quando e se tornerà." sospirò come preso da un pensiero negativo."Spero solo che torni”.

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MessaggioInviato: Sab Feb 05, 2011 4:05 pm Rispondi citandoTorna in cima

Qualche tempo prima

Astrea non capiva più se il motivo per cui era rimasta immobile con gli occhi sgranati fosse apprensione per Carnival, sconcerto per quello che aveva appena visto o inquietudine per la reazione di Aygarth. Resistette all’impulso di andare da Galdor per avere particolari sull’incontro con la vampira e si fiondò, invece, verso il fabbro e gli si parò davanti.
“Ma sei diventato matto? Verrò a reclamare la tua testa’?” Ripeté le parole pronunciate dall’amico con lo stesso tono. “Ma che vuol dire? Ti ho sentito dire centinaia di volte che avresti voluto fare a pezzi Carnival ma non l’hai mai fatto, e non dare la colpa a me o a Lao se non hai compiuto l’opera. Cosa ti aspettavi da una vampira come Carnival? Che si accontentasse di stare buona e docile sotto le cure di Lao? Fino a quando? Finché io sarei diventata un cumulo di ossa vecchie in una tomba?”
Aygarth non si scompose minimamente di fronte allo sfogo di Astrea. "A Carnival ho dato non una possibilità, ma molte. Le ha denigrate tutte. L'avrei uccisa la notte stessa in cui Lao mi ha detto dove abitavate." La fissò con intensità. "No, non ti do la colpa, ma tu sei una delle cause determinanti. E Lao è uno dei motivi per il quale non l'ho fatto subito. E tu?" I suoi occhi divennero una fessura. "Cosa credevi? Che me ne sarei stato buono a lasciare tutto correre? Solo per averti messo in pericolo, avrei dovuto staccarle la testa a suon di morsi. Solo per quello che stava provando a fare, avrei dovuto spedirla laddove persino i morti hanno paura di andare. E Zadris la vorrebbe bruciare fino a ogni singolo pezzo del corpo. Ah, non credere che la furia sia solo mia." L'alabarda vibrò sulla schiena del ragazzo. "Ma non ho voluto farlo. Non davanti a te. Non è uno spettacolo che si addice agli occhi di qualcuno a cui tengo."
La ragazza si innervosì maggiormente e fece un lungo sospiro. “Bene. Allora se succederà qualcosa di sconveniente dovute alle nefaste azioni di Carnival, dovrai reclamare più di una testa tra le nostre. Una non sarà sufficiente per quelli che hanno colpa che lei sia ancora in vita.” Proferì con tono più calmo. “Ma prima lascia un po’ di spazio anche a me a staccare la testa a Carnival qualora dovesse infrangere la mia fiducia e quella di Lao; voglio credere e sperare che non succeda, ma se fosse così mi altererei non poco.”
"Astrea..." Il ragazzo scosse la testa, con rassegnazione. "E' diverso. Tu almeno ti prendi la responsabilità delle tue azioni. Senza contare che hai un legame con Carnival, cosa che mi ha frenato dal farle del male per evitare che per qualche assurda ragione si ripercuotesse su di te. Ma Galdor non ha nemmeno tenuto conto di niente. Ha lasciato correre, come se niente fosse. Credi che i suoi sonni si turberanno nel pensare se abbia fatto o meno la scelta giusta? No. Mentre tu rimarrai col tormento di non sapere dov'è, e Lao con l'inquietudine di non sapere se i suoi insegnamenti serviranno a qualcosa. Io preferivo evitare di far nascere questa eventualità. Meglio sapere che qualcuno sia nella tomba anziché non sapere dove sia e temere per l'incolumità degli altri a causa della sua esistenza."
Astrea scosse la testa. “Sarebbe successo prima o poi. Non è fatta per stare tra gli esseri umani, Aygarth, e non potremo starle dietro tutta la vita. Prendila come l’ennesima prova: se fallisce Carnival saprà quale destino la aspetta.”
"E chi pagherà il prezzo di questa ennesima prova? Tu? Io? Gli altri? Persone che non conosciamo?" Aygarth strinse i denti così forte che i canini appena sviluppati stridettero. "Sono stanco di vedere morire la gente a causa della clemenza. "
“E io sono stanca di vedere morire la gente a causa della vendetta.” Rispose lei.
"No, la mia non è vendetta, Astrea" mormorò il giovane. "E' solo equilibrio di parti."
Astrea scosse la testa. “Non lo so, Aygarth. Mi sono ritrovata in situazioni spiacevoli e non del tutto virtuose sia ad Athkatla sia dopo che lasciai tempo fa la città per la prima volta che non mi sono mai presa la briga di saper fare giustizia o essere imparziale nelle cose."
"Io non sto troppo a interrogarmi su queste cose" tagliò corto Aygarth. "So solo che dovunque sia, la troverò. Prima o dopo. E l'ultima cosa che vedrà nella sua non vita sarà la lama di Zadris a un millimetro dal suo volto, prima che gliela schianti addosso."
“Fa quello che ti pare.” Rispose la ragazza. “Fammi sapere solo se ti serve aiuto a Garmya per indagare sul marchio degli inquisitori o su qualcos’altro.”
Aygarth fece spallucce. "Credo che Lao ne sappia molto più di noi, anche se non ne vuole parlare" commentò. "E' già più probabile che finirà con loro a trovare noi prima ancora che riusciamo a trovare qualche indizio utile."
“Beh, almeno avremo tentato.” Concluse lei laconica. “Vado a prendere le mie cose.” Non aveva più molta voglia di continuare la conversazione, era servita soltanto a sbollire la rabbia, ma non a cambiare ormai lo stato delle cose.
Aygarth rimase pensieroso mentre si caricava in spalla il fagotto contenente il misterioso oggetto oblungo. L'alabarda gli trasmise una vibrazione e lui rimase in ascolto, per poi storcere la bocca in una smorfia.
"Lo so, amica mia" mormorò al vento. "Non mi resta molto."

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MessaggioInviato: Lun Feb 07, 2011 1:48 pm Rispondi citandoTorna in cima

Altrove

Carnival alzò la testa dal suo pasto più recente e subito la sua bocca si contorse in una smorfia insoddisfatta.
"Il sangue umano è più buono, più dolce. Sono stanca di quello delle bestie. " si lamentò fra sè mentre si rialzava lasciando sul terreno la carcassa del cervo che aveva inseguito ed abbattuto quella notte.
"E' innaturale. Un vampiro deve bere sangue umano, oh si" brontolò ancora mormorando a bassa voce poi sogghignò. Dopotutto la sua stessa esistenza era innaturale, da un certo punto di vista.

Senza indugio riprese il cammino che l'avrebbe portata al nuovo posto che le Ombre ritenevano adatto al rito che che doveva compiere....contava di raggiungerlo quella notte stessa e questa volta nessuno le avrebbe impedito di fare ciò che desiderava.
"Una testa di legno benintenzionata è pur sempre una testa di legno" mormorò mentre avanzava: stavolta ne era certa, non l'avevano seguita.
Il primo giorno per timore che gli altri la seguissero ancora aveva proseguito senza fermarsi per tutto il giorno e tutta la notte successiva, servendosi del paludamento che Lao e Astrea le avevano regalato per proteggersi dai raggi solari. In seguito, si era sempre tenuta nelle terre selvagge, ben distante da qualsiasi insediamento, muovendosi solo di notte, come la sua natura esigeva.

La vampira si accigliò. La sua sorellina umana le mancava. Da un anno era abituata a parlare con Lao e Astrea ed ora le pareva strano essere nuovamente da sola. D'altro canto, vivere come aveva fatto negli ultimi giorni le era molto più congeniale: non doveva più adattarsi ai ritmi delle cose viventi, non doveva più viaggiare di giorno se non desiderava farlo, ma soprattutto non doveva più sopportare il biasimo di persone che pretendevano che lei fosse qualcosa di diverso da quella che era.
"Io sono Carnival" mormorò fra sè. Una frase che aveva ripetuto fino alla nausea ma della quale i suoi compagni di viaggio non avevano mai compreso il significato più profondo.
Quella sgradevole linea di pensieri fu accantonata di colpo dalla vampira quando davanti a sè cominciarono a delinearsi i contorni della sua meta: una radura brulla, delimitata da alcuni alberi secchi. Al centro della radura si ergeva un cerchio di pietre imponenti ma rozze e irregolari. Su alcune di essere comparivano ancora i resti di antichi simboli incisi nella roccia che il tempo e le intemperie avevano ormai reso illeggibili. Racchiuso al centro del cerchio di pietre, un monolito nero, che avrebbe potuto essere il gemello di quello nel tempio ormai distrutto, proiettava un'ombra più scura della notte stessa.

Fiduciosa, la vampira si avvicinò al monolito: come si era aspettata, sotto di esso c'era un altare di pietra nera e su di esso Carnival appoggiò il Liber Mortis, aprendolo casualmente a metà. Subito le pagine bianche si ricoprirono di scrittura, della descrizione del rito che la vampira si accingeva a compiere; allo stesso tempola tenebra parve addensarsi tutto attorno formando masse informi e minacciose.
Ombre.

"Vengo in cerca della Dea" mormorò Carnival rivolgendosi ad esse "Io sono una Figlia della Notte, io posseggo il Libro" come aveva fatto nel tempio la vampira si ferì ai polsi lasciando che il suo sangue contaminato macchiasse l'altare e le Ombre guardiane parvero esitare e poi disposrsi in attesa mentre Carnival disegnava col proprio sangue una serie di simboli, conclusi i quali iniziò una lunga invocazione in una lingua ormai morta.
Improvvisamente, il silenzio crebbe fino a divenire assoluto: persino gli insetti notturni tacquero, come atterriti da quello che stava accadendo nel cerchio di pietrre. Il monolito parve divenire ancora più oscuro, come se assorbisse ogni traccia di luce oppure come se emettesse una sorta di luce nera, l'aria si fece percettibilmente più fredda.

Ad un tratto una figura dall'apparenza umana, sembrò delinearsi sul monolito, come il riflesso di uno specchio; e Carnival inclinò la testa per osservare meglio la cosa, poichè quel riflesso non era certo il suo: aveva davanti a sè l'immagine di una donna, alta quanto lei ma vestita di un lungo abito nero e persino più pallida, tanto che il viso e le mani scoperte spiccavano sull'abito come le ossa su un sudario; i lineamenti del volto erano nobili ma stranamente inespressivi. Più di tutto, erano sconcertanti i suoi occhi: erano bianchi, come quelli di un cieco ma la vampira ebbe la sensazione che fossero fissi su di lei.

Un attimo di incertezza, un battito di palpebre, e la sconosciuta si trovava ora di fronte a lei, in carne e ossa.

Carnival indietreggiò di scatto; quello che era accaduto era al di là delle sue capacità di comprensione. Un attimo prima l'obelisco sembrava riflettere l'immagine di una sconosciuta, un attimo dopo quell'immagine era come uscita dal monolito, trasformandosi da riflesso in forma concreta, il tutto in un unico, silenzioso movimento; per la prima volta da molto tempo la vampira provò paura.

"Tu sei..." disse con un filo di voce "tu sei la Dea?"
La donna non rispose, limitandosi a fissare la vampira in silenzio per qualche istante; poi con passo lento si avvicinò a Carnival e alzata una mano pallida, appoggiò delicatamente l'indice e il medio sulla fronte della vampira.
Una sensazione stranissima si impadronì di Carnival...immagini dei suoi ricordi e del suo passato cominciarono a passarle avanti agli occhi alla rinfusa, ricordi di quando lei era ancora umana, ricordi della sua non vita vampirrica, ricordi vicini e lontani mescolati in maniera apparentemente casuale: confusamente si rese conto che la sconosciuta stava frugando nella sua mente e nei suoi ricordi, un pò come aveva fatto Lao nell'anno in cui le aveva fatto da maestro: ma a differenza di quel caso la vampira seppe con certezza che non avrebbe potuto resistere. Era come se lei stessa fosse un armadio, o uno scaffale ricolmo di oggetti che la sconosciuta prendeva ed esaminava per poi riporli al loro posto. Lei, Carnival, poteva osservare ma in nessun modo interferire.
Dopo un tempo indefinito, il turbinio indistinto di immagini rallentò fino a fermarsi e quando il suo sguardo si schiarì Carnival si trovò nuovamente a fissare gli occhi bianchi della sconosciuta, le dita pallide ancora ferme sulla sua fronte.

?
La vampira sbattè le palpebre, senza capire. Aveva sentito un impulso nella sua mente ma indistinto. Non disse nulla.
?
Medesimo impulso, ma stavolta accompagnato da immagini: Carnival vide sè stessa, da bambina, fare le più svariate domande ai propri genitori, poi sè stessa vampira fare domande ad Astrea. Si accigliò: le era chiaro che le veniva domandato qualcosa ma ancora non capiva.
"Io sono Carnival" disse ad alta voce. La sua risposta a qualsiasi domanda, avrebbe commentato acidamente Lao se fosse stato presente.
La sconosciuta rimase immobile, inumanamente paziente.
?
Il terzo impulso fu accompagnato da immagini più specifiche, più vivide: lei stessa che apostrofava un amico dopo una lite: Ma si può sapere che cosa vuoi da me, maledetto stupido!?
La vampira spalancò gli occhi per lo stupore, infine comprese "Io sono in cerca della Dea." rispose Anche se non pensavo che sarebbe andata così, oh no, non letteralmente
Una nuova serie di nitide immagini mentali e questa volta la vampira non ebbe difficoltà a comprendere cosa le venivqa chiesto
Perchè?
"Io sono Carnival" rispose "Io sono morta, io sono freddo e buio. Le Cose Viventi non mi accetteranno mai, loro hanno paura, loro mi odiano. Gli dei mi hanno rifiutata, tutti quelli come me. Io ho trovato il Libro, io ho studiato il Potere, ma non voglio essere come lo stupido Damarios, Le Ombre mi hanno detto che c'è di più, il Libro mi ha promesso che c'è di più!"
La donna rimase immobile per un poco e nuovamente Carnival la sentì frugare nella propria mente fino a quando un ricordo in particolare sembrò emergere "Si, lui mi ha Cambiata" mormorò con una smorfia..lei odiava quel ricordo, ma la donna era d'altro parere e sembrava che più esaminava la mente della vampira, più facilmente imparava a comunicare con lei...una singola parola prese forma nel suo cervello
Consacrazione
"Oh si...così dicono le Ombre, così dice il Libro"
Accettazione
Carnival sbattè le palpebre quasi incredula, ma era evidente che la donna non aveva finito: nuove immagini comparvero nella sua mente, le immagini di alcuni umani riuniti a concilio, non ne riconosceva i volti ma gli abiti, sia pure molto più ricchi ed elaborati di quelli che aveva veduto coi suoi occhi le erano fin troppo familiari.
"Inquisitori" ringhiò.
Estinzione
"Vuoi...vuoi che gli inquisitori siano annientati? Tutti loro?" Carnival esibì un sorriso sbilenco "Sarà un piacere per me, oh si."
Estinzione
"Ma loro sono molti, e forti. Troppi per me soltanto." Carnival si accigliò ripensando ad Aygarth e Lao. La avrebbero cercata ancora, ne era certa "E altri, potrebbero cercare di fermarmi"
Estinzione
I pensieri che giungevano dalla donna erano inequivocabili.
"Non è così facile" sbottò Carnival.
Un lungo silenzio, seguito da una serie di impulsi interrogativi e da una sopraffacente sensazione di perplessità. Con stupore la vampira si rese conto che veramente, la donna non comprendeva il motivo della sua ripulsa, che l'abisso fra loro era talmente profondo da essere insondabile. Cercò a sua volta di evocare delle immagini, ricordi dei suoi scontri con Aygarth e con gli Inquisitori, ricordi nei quali lei era stata in difficoltà. Questi parvero essere più comprensibili alla sua silenziosa interlocutrice e una nuova parola prese forma nei pensieri della vampira
Potere?
"Si. Oh, si! Potere. Devo essere forte per fare quello che mi chiedi. Potere, più potere!"
Potere
Non più interrogativo questa volta.
Carnival quasi si pentì della sua richiesta, poichè insieme a quel pensiero un tremendo flusso di energia sembrò penetrare in lei: per portare avanti l'analogia era come se la donna stesse riempiendo l'armadio che era Carnival con tutta una serie di nuovi oggetti e soprammobili, senza rendersi conto che lo spazio a disposizione era finito quasi subito e l'armadio si stava riempiendo all'inverosimile, fin quasi a scoppiare. Carnival urlò...si sentiva la testa scoppiare.
Poi il flusso di energia finì.
Potere.
Carnival barcollò. Lo sentiva ardere nelle sue vene.
Angelo
Carnival guardò la donna senza capire, ma questa non aggiunse altre spiegazioni. Invece ribadì le immagini del consiglio degli Inquisitori.
Estinzione
La donna staccò le dita dalla fronte della vampira e si diresse verso il monolito. Una volta davanti ad esso si fermò e, voltatasi verso Carnival indicò l'altare: la vampira vide che su di esso giaceva ora una falce.

Un sorriso sbilenco si dipinse sul volto della vampira: le era stato dato Potere contro gli Inquisitori, e una falce contro le loro bestie. Mentre afferrava l'arma la sentì leggera e maneggevole a dispetto della stazza imponente: sarebbe stata mortifera nelle sue mani. Si voltò di nuovo verso la donna ma questa era già sparita, presumibilmente nello stesso modo in cui era arrivata, e il monolito ora era silente e vuoto: il rito si era concluso.
"Estinzione" mormorò fra sè Carnival ridacchiando, prima di scomparire a sua volta nella notte.

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Se non c'è il fiore non ci sarà neanche il frutto, Se non c'è niente allora non farò niente.

I'm a dwarf and I'm digging a hole
Diggy diggy hole, diggy diggy hole
I'm a dwarf and I'm digging a hole
Diggy diggy hole, digging a hole!
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Lao Tsung
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MessaggioInviato: Ven Feb 25, 2011 1:43 am Rispondi citandoTorna in cima

Astrea si era chiusa in un ostinato silenzio per tutta la durata del viaggio verso Garmya, se ne stava in fondo al gruppo a rimuginare su gli ultimi avvenimenti ed era così assorta nei suoi pensieri da aver rischiato di rimanere indietro un paio di volte. Si decise ad avvicinarsi a Lao quando ormai il sole stava per tramontare dopo un’intera e faticosa giornata di viaggio. Lo affiancò e lo guardò in silenzio. Abbassò lo sguardo e infine si decisr a parlare. “Cosa credi che Carnival tentasse di fare là sotto?”
Il maestro gli cinse le spalle con un braccio in un gesto affettuoso."Non è questa la domanda." le sussurrò meditabondo."La domanda è: sarà sempre lei quando la incontreremo. Se la reincontreremo." Il viso di Lao sembrava essersi congelato in un'espressione preoccupata negli ultimi giorni."Tutta colpa di quel dannato libro. Avrei dovuto capire, e distruggerlo."
La ragazza scosse la testa. “Non prendertela con te stesso.” Rispose “Le hai dato fiducia, come ho fatto anche io con lei. Sapevamo che non sarebbe stato semplice e che tutti non sarebbero stati d’accordo.”
"Fate silenzio." Aygarth sorpassò i due senza degnarli di uno sguardo. Faceva saettare lo sguardo a destra e a sinistra come un falco; l'aria attorno al suo corpo tremolava come se la sua pelle fosse in fiamme. Stava usando i sensi della Forgia e la cosa sembrava quasi contrariarlo. "C'è qualcosa" sibilò infine. "Ho sentito un odore strano, per un attimo. Forse una carcassa d'animale, da qualche parte, ma mi sembrava fin troppo familiare. Però non riesco a percepire niente."
Lao rallentò appena il passo, osservando i dintorni."Hai paura del buio?" chiese con finta ironia. La sua mente vagava nella foresta, acuendo i suoi sensi, ma non riusciva a percepire alcunchè."Sarebbe chiedere troppo avere un pò di tranquillità. Deve esserci un entità superiore che ci odia."
"Ne dubitavi?" disse Galdor con un sogghigno spavaldo "Io ne sono convinto già da un bel po'. Non saprei spiegarmi altrimenti Damarios, Gli Inquisitori, le Ombre e i miei...affari personali, diciamo così" nonostante tutti i guai passati assieme l'umano era ancora riluttante a parlare delle battaglie che aveva sostenuto in solitudine durante quell'ultimo anno ma le sue mani si erano strette a pugno sull'elsa di Elrohir "Tutto sommato non mi stupirebbe che ci sia qualche altro amichetto in cerca delle nostre teste. Quasi mi stupirei del contrario" concluse in tono un po' aspro.
“Non è lei, non la sento vicina.” Disse Astrea guardandosi intorno come se si aspettasse che qualcosa là fuori saltasse loro addosso.
"Oh, lo so che non è lei. L'avrei sentita." Lo sguardo di Aygarth si fece a specchio. "Ma sento odore di sangue avvicinarsi a noi. Perrin..."
"Ha ragione." Il guerriero fiutò l'aria. "Da ovest. Sopravento. Come se non si curasse di essere percepito."
Magistra snudò gli artigli. Mentheler si mise in retroguardia, freccia incoccata. Aygarth portò l'alabarda in difesa. Il fatto di non poter percepire i nemici con la Forgia lo rendeva nervoso. "La traccia si sposta" annunciò. Non si chiese da quando riusciva a fiutare il sangue in maniera così perfetta e fu ben felice che gli altri non avessero ancora posto domande al riguardo. "Da ovest a est. Ci stanno accerchiando!"
"Non hanno nessuna paura di noi." Lao afferrò i Kalari Urumi e li srotolò, senza curarsi del rombo sordo che produssero. "Vediamo di smentirli." Lanciò una breve occhiata ad Astrea."Stammi vicino. Perdere entrambe le mie allieve sarebbe un disonore troppo grande" disse con un mezzo sorriso. Il gruppo si strinse in un cerchio, osservando in tutte le direzioni, la foresta li circondava muta e carica di minaccia
"Capito ragazzina? Resta vicino a paparino e vedi di non fare pasticci" disse Galdor estraendo Elrohir dal fodero. Nel frattempo il rumore di rapidi piedi in avvicinamento era divenuto ormai chiaramente percepibile. "Si direbbero tanti questa volta....Vecchio! Avremo di fronte solo le loro bestiacce o ci sarà anche qualcuno dei tuoi amici biancovestiti, così tanto per cambiare?"
"Non si sporcano mai le mani direttamente. Di solito mandano gente come me."
La ragazza estrasse rapida un paio di pugnali lanciando un’occhiataccia a Galdor. “Tu va' avanti, non ti preoccupare che ci sono io a coprirti le spalle.” Rispose mostrando un sorrisetto anche se teso.
"Bada soltanto di colpire la schiena giusta mi raccomando " ribattè l'umano con un cinismo stemperato da un sorriso
"Volete fare silenzio?!" li rimproverò Aygarth, che non aveva staccato gli occhi dalla selva che li circondava. Il suo sguardo saettava da una parte all'altra, concentrato nel captare ogni minimo movimento anomalo. Stava ricontrollando alla sua destra quando, con la coda dell'occhio, percepì un movimento delle fronde proprio dalla direzione opposta.
Ebbe appena il tempo di portare l'alabarda in posizione di guardia. I cespugli s'aprirono, lasciando spazio allo slancio di un Mietitore in pieno balzo. Vincendo la sorpresa iniziale, Aygarth s'acquattò appena tenendo Zadris puntata come un palo d'assedio. Lo sperone s'impiantò nella carne della spalla della bestia e fu sufficiente uno strattone per scaraventarla dall'altra parte, facendola finire tra le radici di un albero. Il Mietitore si risollevò all'istante, la ferita che si rimarginava con rapidità, e in contemporanea, altri muggiti irosi fecero breccia dalla semioscurità.
"Lao! Honoo!" urlò il ragazzo, che si era già voltato. "Dietro di voi!"
Messo in allarme dall'avvertimento del fabbro Lao vibrò le dieci lame quasi alla cieca davanti a sè, formanto un cono letale e contemporaneamente un ombra saltò fuori dalle tenebre ringhiando selvaggiamente. Atterrò in mezzo alle lame del vecchio con il corpo ricoperto di ferite orrende ma, il gruppo ormai lo sapeva bene, nessuna mortale. Con un ringhio sordo si slanciò all'attacco. Lao schivò trascinando nella sua foga anche Astrea.
La ragazza rotolò per terra, con una mano si diede la spinta per riprendere l’equilibrio, mentre con l’altra teneva ancora saldi i pugnali. Stava ancora su un ginocchio quando la bestia spiccò un balzo scagliandosi verso Lao, Astrea fece appena in tempo a lanciare i pugnali mirando alla gola della creatura. Questa barcollò accusando il colpo, ma ignorò la ferita e stava già per prepararsi per un nuovo balzo, quando Zadris piombò sul suo capo. La testa mozzata rotolò ai piedi di Astrea.
Il giovane non fece a tempo di gioire di quella mossa: il Mietitore che aveva affrontato prima gli si avventò contro. Portò l'alabarda in difesa e le zanne si chiusero sull'asta, lasciando i due a lottare a strattoni, come contro un cane inferocito che non lasciava l'osso. Ben presto, la forza superiore della bestia spinse Aygarth al suolo. Dalle fauci spalancate della belva immonda saliva gocciolò lentamente sul volto del fabbro. Lasciare la presa avrebbe voluto dire perdere Zadris e questo Aygarth non lo poteva permettere. Astrea si lasciò sfuggire un grido, impugnò a due mani il pugnale forgiato per lei da Aygarth e lo conficcò con tutta la forza che aveva nel collo della belva che sovrastava l’amico e glielo rigirò all’interno.
Il Mietitore ululò e si girò di scatto cercando di azzannare la ladra, distratto, se non fermato, dal suo attacco. Essendo i Mietitori quel che erano, Astrea guadagnò solo alcuni istanti che però risultarono sufficienti: un istante dopo una lama nera squarciò con un sibilo l'aria della sera, e la testa della belva che aveva minacciato la ragazza rotolò a terra, quasi contemporaneamente.
Ringhiando, un paio di mietitori si voltarono a fronteggiare la nuova minaccia, una figura incappucciata che reggeva una grande falce intabarrata in unabito che lasciava scoperte solo alcune ciocche di capelli candidi.
Lao con un colpo di reni si rimise in piedi."Ci siamo anche noi, non distraetevi." urlò ai Mietitori roteando le lame. Uno di essi si voltò appena in tempo per ricevere in pieno il colpo, che gli tranciò di netto le braccia. Con un balzò simultaneo le belve si ritirarono nel buio della foresta, riempiendo di grida rabbiose e ruggiti il buio della notte."Vogliono prenderci di sorpresa, occhi aperti." urlò Honoo scrutando l'oscurità. Lao non badò alle parole del mago, stava fissando la figura ammantata arrivata pochi secondi prima.
Anche Aygarth la fissava. Una volta liberatosi del Mietitore, i suoi occhi erano tutti per lei. Così anche i suoi denti, dischiusi appena in un'espressione feroce. Si alzò senza dire una parola e dopo una scrollata di spalle a scaldare i muscoli impugnò l'alabarda e la puntò in posizione di guardia, di fronte ad essa.
Le spalle della figura incappucciata si mossero come scosse da un riso silenzioso ma senza profferire parola alcuna. Per un lungo istante i due si fissarono in silenzio finchè una voce ovattata spezzò il silenzio "Che peccato, oh si...ho sbagliato mira" disse con sarcasmo.
All'unisono Lao e Astrea si lanciarono uno sguardo. I pochi dubbi lasciati dal mantello furono cancellati dal suono di quella voce. Il vecchio mosse un passo verso di lei quando con un urlo corale i tre mietitori rimasti sbucarono dalle fronde, caricandoli da tre diverse direzioni. Uno di essi saltò addosso a Magistra ma trovò ad accoglierlo gli artigli della donna che lo impalarono con il suo stesso slancio. Aveva appena cominciato a dimenarsi che Galdor lo decapitò con un preciso colpo di spada.
"Aygarth, dietro di te!" gridò Perrin, ma il ragazzo non si mosse nemmeno. Puntava la nuova arrivata e non aveva occhi che per lei, ignorando completamente il Mietitore che era sbucato fuori dalla selva e lo stava attaccando alle spalle. Ci volle l'intervento del guerriero, unito alle frecce scoccate da Mentheler, per frenarne la corsa.
La figura incappucciata impugnò più saldamente la falce con la destra, poi la fece roteare sfiorando il petto del ragazzo e aprendo una profonda ferita in quello del Mietitore che stava cercando di colpirla alle spalle, rigettandolo all'indietro. Aygarth poteva quasi vedere il sorriso storto dietro i veli che gli nascondevano la vista di quel volto tanto odiato e sentire la sua voce irridente dirgli qualcosa come "Allora Aygarth della Forgia, mi odi così tanto da voler farti ammazzare da un Mietitore pur di non voltarmi le spalle?"
Aygarth non reagì, né si curò del mondo che lo circondava. A nulla valsero i tentativi di richiamo di Galdor e di Perrin, quando il Mietitore si riebbe dal colpo inferto dalla falce. Per un attimo, persino Astrea credette che non l'avrebbe evitato, quando la bestia saltò addosso al giovane. A sorpresa, tuttavia, Aygarth roteò su se stesso esibendo l'alabarda in una falciata orizzontale che colse in pieno il Mietitore. La testa della bestia volò lontano, perdendosi tra le felci, mentre il corpo franava al suolo. Aygarth completò il movimento rotatorio e si riportò nella stessa posizione di prima, gli occhi a specchio sfavillanti nell'oscurità.
I mietitori ulularono rabbiosi e fuggirono, sparendo nella notte veloci come erano venuti, come spettri del buio. Lao respirò profondamente e riarrotolò con un gesto le lame. Dietro di sè tutti gli sguardi erano puntati sulla figura incappucciata. Lao le si avvicinò portando le mani ai fianchi e gli si parò davanti. Il viso non tradiva nessuna emozione."Cosa hai da dirmi?" chiese pacato.
Una mano della figura salì a levare il cappuccio gettandolo indietro sulle spalle: a parte i capelli candidi come la neve Carnival non sembrava cambiata affatto rispetto al loro ultimo incontro "Ho fatto ciò che andava fatto, ho parlato con la Dea" disse la vampira in tono altrettanto pacato "Lei mi ha accettato per quello che sono, Maestro. Dovresti farlo anche tu."
Lao annuì, prendendo con la sinistra una ciocca dei capelli della vampira."E tu, hai accettatto quello che sei?" chiese lanciandole uno sguardo penetrante. Carnival ebbe la strana sensazione di essere tornata ai tempi in cui si allenava con Lao, e l'uomo entrava nella sua testa a suo piacimento."Avresti potuto avvertire che non eri sotto le macerie invece di andartene come un ladro nella notte. Io e Astrea eravamo preoccupati."
"Io no."
Ciò che Lao avvertì fu solo uno spostamento d'aria. Carnival piantò lo sguardo su qualcosa alle sue spalle e alzò la falce, orizzontalmente. Ci fu un clangore sordo e la vampira assorbì il colpo arretrando di un passo. Lao si rese conto solo dopo un istante che ciò che lo aveva sfiorato, passando a un millimetro dal suo corpo, era stata Zadris.
Aygarth guadagnò terreno. I suoi occhi non mollavano la Vampira. Non c'era furore, non c'era rabbia, non c'era risentimento. A dire il vero, i suoi occhi erano vuoti, colmi di una freddezza di cui, fino a quel momento, solo Honoo poteva vantarsi. "Io no" ripeté. "E non accetto ciò che sei."
L'alabarda scattò di nuovo, stavolta di sperone. Carnival schivò portandosi di lato e Aygarth la incalzò con un tondo roverso che lei deviò con l'asta della falce.
Astrea si gettò avanti per dividerli ma una mano d'acciaio le afferrò il braccio e la trattenne."Aygarth che diavolo ti prende." sbottò Lao trattenendo la ladra."Ti ha salvato due volte la vita in questo scontro, fermati immediatamente." sbottò con voce rabbiosa portando una mano alla cintura."Lasciami, li voglio fermare." gemette Astrea nella sua stretta."No, il ragazzino è fuori controllo, potresti finire in mezzo. Faccio io."
"Sei così noioso, Aygarth della Forgia. Dici sempre le stesse cose" ribattè Carnival parando un nuovo colpo di Zadris. L'alabarda del fabbro ardeva di un vivido colore rosso, laddove la falce di Carnival era nera quanto la notte stessa. La vampira roteò la falce costringendo il ragazzo a indietreggiare e poi sferrò un colpo con la punta dall'alto in basso che avrebbe tagliato in due metà il fabbro se Zadris non fosse stata interposta. Mentre le due lame stridevano l'una contro l'altra la vampira parlò ancora: "Non capisci proprio, vero? Non finisce mai, Aygarth della Forgia, oh no, non finisce mai. Anche se dovessi vincere, anche se tu, oggi, dovessi distruggermi, non otterrai nulla. Tutto deve finire, eppure niente finisce mai per davvero. Io lo so. Oh si. Lo so."
"A me basti tu." L'alabarda stridette a contatto con la falce e il potere della Forgia si propagò attraverso l'asta, costringendo Carnival a mollare la presa. "Il resto non conta." Una traccia di rosso sporcò le sue iridi prima di sparire. Sferrò un nuovo attacco, stavolta in diagonale; Carnival parò ancora facendo slittare la lama sulla propria e si ripose in guardia. Il ragazzo fece lo stesso, il volto concentrato, i muscoli tesi per preparare il nuovo assalto.
I due avversari scagliarono il colpo successivo all'unisono, quando videro Lao pararsi in mezzo a loro. Vennero investiti da un'onda psicocinetica per lo spazio di un secondo, facendo rallentare i colpi. La destra si chiuse a taglio, colpendo il filo di Zadris e fermandone la corsa. La sinistra si chiuse a pugno, l'indice e il medio aperti come una forbice che si chiuse sulla lama della falce.
"Basta!" sbottò il vecchio lanciando uno sguardo di fuoco ai due. il suo sguardo cadde per un attimo sulle sue mani e respirò di sollievo. Erano anni che non bloccavo un'arma in questo modo, non mi sono arrugginito, pensò osservando Zadris, il suo colpo era stato ben dosato anche se la lama aveva penetrato la sua mano aprendo una piccola ferita. "Basta!" ripetè. "Non ne posso più di ripeterlo. Non ci sono nemici tra noi. Dobbiamo fare in modo di collaborare finchè questa maledetta situazione non sia passata! Smettetela sembrate due ragazzini!" lanciò uno sguardo di fuoco a Honoo e agli altri."Ma prego non divideteli, godetevi lo spettacolo."
"Perchè non dovrebbero? E' un bello spettacolo, è un bel gioco" disse la vampira col suo inquietante sorriso a zanne scoperte. Astrea dal canto suo guardava attonita la sua amica...solitamente in una situazione come questa la ragazza veniva travolta dalle sensazioni furiose della vampira, ora invece sentiva soltanto una pigra soddisafazione, come di un gatto che stia giocando con il suo gomitolo preferito.
Per tutta risposta, Honoo rimase impassibile. "La questione appartiene a loro due" lo sentì mormorare qualcuno, anche se il mago sembrava pronto a intervenire nel caso le cose fossero degenerate. Dal suo canto, Aygarth non cessava di fissare Carnival negli occhi e solo dopo qualche secondo spostò lo sguardo su Lao, come se si fosse accorto solo in quell'istante della sua presenza. "Lasciami" sibilò appena. "Non ti immischiare. Ti avevo già avvertito. Ora vattene." L'ordine venne accompagnato da una vampata di calore e da un'altra voce, che Lao percepì dritta in testa e riconobbe subito. LASCIAMI.
Il vecchio deglutì, scuotendo la testa."Ti odierò per tutta la vita per quello che mi stai facendo dire Aygarth." borbottò irritato."Carnival è la mia allieva. Lei e Astrea sono la cosa più vicina ad una famiglia che abbia mai avuto. In un anno le ho addestrate e protette, e voglio bene a entrambe." Lao evitò di incrociare lo sguardo della vampira e della ladra. "Mi dovrai accoppare per arrivare a lei." concluse con rassegnazione."E vedi di riuscire al primo colpo, perchè un secondo non te lo concedo."
Aygarth fissò il vecchio con uno sguardo impassibile. A lungo. Poi inalò a fondo come se radunasse le forze. L'espressione del suo volto s'irrigidì e Zadris lanciò un grido furente nella mente di Lao prima che una morsa incandescente lo stringesse dall'interno. Era come se gli avessero iniettato piombo fuso nelle vene, ottenebrandogli la coscienza.
"Ti odierò per tutta la vita per quello che mi stai facendo fare, Lao."
La Forgia. Lao lo capì subito. Tuttavia non disse nulla e lasciò che il potere si sfogasse in lui, mentre il palmo che reggeva la lama dell'alabarda s'anneriva sempre più e un puzzo di carne bruciata s'elevava nell'aria. Astrea cacciò un grido, mentre gli altri osservavano costernati la scena. Dal suo canto, Aygarth non dava segno di voler mollare e Lao sapeva che non lo avrebbe fatto. Il potere gridava nemico, la Forgia compiva il suo lavoro. E lui bruciava.
Il vecchio chiuse gli occhi, affidandosi completamente alla meditazione. La sua mente travalicò i suoi limiti fisici e assunse un controllo completo sul corpo. "Lo so. Contavo proprio su questo per fermarti." rispose cinicamente. Lao rimase fermo come una statua per interminabili secondi mentre la sua mano diventava una massa ustionata. Con un grugnito che era più rabbia che dolore infine lasciò la presa sulle due armi, cadendo in ginocchio."Maledizione. Carnival almeno tu fermati, ascoltami." mormorò tentando di non darla vinta al dolore.
Aygarth lo contemplò con freddezza, mentre Astrea raggiungeva il suo maestro per constatarne le condizioni e puntava su di lui gli occhi colmi di lacrime. Dentro di sé qualcosa si spezzò, ma lo mise a tacere. Zadris ringhiava nella sua mente e lui le dava ascolto. Era la sua priorità, la sua anima. "Lascialo alle cure di Honoo" sussurrò alla ragazza prima di riportare l'attenzione sulla Vampira.
"Io ti sento Maestro, io ti sento" disse la vampira, gli occhi fissi sul fabbro, la falce pronta a colpire "Io non ho ucciso in questi giorni. Sono stata brava." continuando a mormorare Carnival iniziò a muoversi lentamente in tondo mentre Aygarth faceva lo stesso. Era evidente che il prossimo scontro sarebbe stato quello mortale. La tensione venne spezzata da Astrea. La ragazza, dopo aver stretto forte la mano di Lao prese il suo posto in mezzo ai due contendenti, gli occhi pieni di lacrime ma l'espressione risoluta "Aygarth,ti prego, basta! Che ti sta succedendo? Hai ferito Lao, lo hai ferito gravemente" la ladra si asciugò le lacrime con la mano "Non ti riconosco più" si voltò verso la vampira "Carnival" disse nel tono più serio che le avessero mai sentito uscire dalle sue labbra "Se ora ucciderai Aygarth io e te non saremo mai più amiche. Mi capisci? Mai più. Mai più"
Sul volto della vampira si disegnò un'espressione costernata "No" mormorò arretrando di un passo "Non puoi dire sul serio bloodsister. Tu, hai promesso. Sei la mia sorella, si lo sei. Non devi odiarmi, non devi" Astrea le restituiì uno sguardo triste, ma fermo "Si, Carnival. Se tu gli farai del male, io ti odierò. Ti odierò per sempre". La vampira sgranò gli occhi ed arretrò, prima di un passo, e poi di un altro, un'espressione sconvolta sul volto pallido.
Quando la Vampira perse terreno, Aygarth lo riguadagnò. Astrea tese la mano e il petto del ragazzo si scontrò con il palmo di lei. "Astrea" mormorò il ragazzo. "Ti prego, vattene via."
"Vuoi bruciare anche me?" Una lacrima scese sul volto della ladra. "Vuoi bruciare anche me come hai fatto con Lao?"
Aygarth digrignò i denti. L'alabarda che reggeva in una mano rendeva l'aria incandescente. "Ti scongiuro, Astrea, fatti da parte. Le ho risparmiato la vita più volte, ma lei non si è dimostrata degna di fiducia. Perché la difendi?"
"Perchè è mia amica. Perchè avrebbe potuto ucciderti mille volte ma non l'ha fatto e questo solo perchè io le ho chiesto di non farlo. Perchè lei ha fiducia in me. Si è una vampira. Si, non sarà mai come me e te. Ma non posso abbandonarla. Non capisci? Non posso" di nuovo i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Aygarth sbuffò come una fiera, come se qualcosa dentro di sé stesse tracimando. Astrea poteva sentire il calore accrescersi dal corpo del ragazzo e rimase immobile, aspettandosi da un momento all'altro di ritrovarsi con la mano bruciata. C'era furore stavolta nei suoi occhi, e una sorta di delusione. Ma c'era anche altro. Benché fosse ferito, Lao poté percepire l'onda psichica che intercorreva tra il ragazzo, la sua alabarda e il potere che condividevano. Qualcosa si agitò nel petto di Aygarth e subito il giovane indietreggiò di un passo per interrompere il contatto con la ragazza, scuotendo la testa e strizzando gli occhi. "No, no, lei no!" mormorò tra sé. Prese a sbuffare come a contenere una rabbia indicibile, e Lao capì che stava lottando con se stesso. Ne ebbe la prova quando digrignò i denti per lo sforzo e, anziché canini, vide zanne. "No!" urlò di nuovo il ragazzo, portandosi una mano al volto. Stavolta, oltre alla rabbia, era pervaso dalla paura. "Honoo!" gridò alla fine. "Honoo, fermami! Fermami!"
Come evocato, lo stregone alzò una mano. Una forte spira psichica avvolse i due contendenti, che si ritrovarono imprigionati in una sorta di campo di forza che li divise all'istante. Aygarth finì in ginocchio, vinto nei tentativi di dominarsi. L'erba attorno a lui s'annerì a causa del calore.
"Così va meglio" sentenziò Honoo. "E ora vediamo di risolvere questa dannata situazione. Permettetemi di esporre le mie idee. In questo momento voi siete un pericolo per tutti noi. I vostri continui litigi, i vostri continui scatti d’ira da un lato e il vostro sarcasmo dall’altro, creano continue distrazioni che possono costarci la vita. Questo vi rende un pericolo per me e per gli altri.” Honoo si guardò intorno con aria attenta, qualcosa era al limitare delle sue percezioni, qualcosa che non riusciva a mettere a fuoco “Se noi fossimo un singolo organismo, voi sareste un arto in cancrena che, come medico, mi sentirei propenso ad amputare. Ma si da il caso che questa massa necrotica abbia un cervello, anzi due e che quindi, forse sarà possibile evitare l’amputazione. Abbiamo tre opzioni fra cui scegliere” disse lo stregone, cominciando a camminare fra le due gabbie di energia “La prima: io tolgo la barriera che vi divide, e voi risolvete una volta per tutte le vostre divergenze. Uno di voi due schiatta e l’altro resta nella nostra allegra compagine. La seconda: genero una dozzina di distorsioni spaziali nelle vostre gabbie e vi trasformo entrambi in mangime per pesci. E la terza: entrambi tirate fuori tutto il veleno che avete in corpo, e cercate di arrivare ad un… compromesso. O quantomeno a tollerare la presenza dell’altro. A voi la scelta…”
Aygarth boccheggiava. Gli era sempre più difficile reprimere il Vampirismo, figurarsi ora che doveva soffocare anche la Forgia. La sua voce si mischiava alla sete di sangue, di vendetta, e la furia di Zadris, per la prima volta, non aiutava. Quando riuscì a contenersi abbastanza per parlare, ancora carponi e col viso coperto dai capelli, la sua voce fu un mormorio roco. "Finalmente posso capirti, Honoo... posso capire quanto mi hai odiato quando ti ho frenato contro Lucas.."
"Mi fa piacere che tu capisca... E ora fai capire me. Toglimi una curiosità: perchè la odi così tanto? Nel mio caso, Lucas ci aveva traditi, platealmente. Nel tuo, cosa alimenta il tuo odio?"
“Tu non c'eri quando ho scoperto...” mormorò lui. “Lei ha ucciso il mio migliore amico e sua moglie. Se ne è vantata. Irvhan era l'unico legame che avevo ancora con Athkatla, l'unica persona che avrei potuto riabbracciare dopo mesi di lontananza. Siamo cresciuti insieme, abbiamo condiviso tutto. Ora è morto a causa sua e mi è stato anche negato il diritto di vendicarlo...” La voce di Aygarth era sempre roca, ma i suoi occhi erano freddi come il ghiaccio. “Poi vedo ciò che accade ad Astrea. Lei che la tratta come una bambola, ma che non si fa scrupoli ad abbandonare quando meglio le fa comodo. Cosa voleva fare col libro? Chi è la Dea che ama tanto nominare? Io sto diventando vampiro e non ve l'ho tenuto nascosto, e vi ho anche detto che quando accadrà, sarò il primo a chiedervi di uccidermi. Ma lei? Che giustificazione ha? Sparisce, poi ritorna come se niente fosse, e pretende che accettiamo la cosa senza colpo ferire, dopo quanto è successo nel tempio? Ho visto gli occhi di Astrea e, Dèi e Demoni, non voglio mai più vedere degli occhi così.” Guardò la vampira con astio. “Lei è nemica. Per me, per Zadris. E la Forgia non può fermarsi a comando, Honoo. Tu lo sai. Quindi, o ci lasci combattere, o stringi queste dannate gabbie e facci fuori entrambi. Almeno Irvhan sarà vendicato.”
"Non è una scelta che spetta a me. E non ho ancora sentito cosa ha da dire l'altra persona coinvolta in questa questione."
Carnival dal canto suo non aveva cercato di liberarsi dalla gabbia creata dallo stregone nè aveva reagito in alcun modo al suo intrappolamento. Aveva continuato a guardare Astrea finchè la ragazza non aveva distolto lo sguardo, piagnucolando qualcosa fra sè sottovoce. Era quasi incredibile constatare come le più terribili minacce di morte scivolassero su di lei senza fare alcun effetto, mentre le parole di Astrea l'avevano così profondamente turbata. Eppure all'atto pratico la ladra le aveva soltanto minacciata di non essere più sua amica...
Quando infine si decise a parlare, Carnival sembrò ignorare totalmente il fabbro e lo stregone, e fu ad Astrea che si rivolse.
"Sei arrabbiata con me" mormorò piano, contorcendo le mani l'una sull'altra in un gesto che tradiva tutto il suo nervosismo "Sei arrabbiata con me, si. Mi dispiace, sorellina, mi dispiace tanto. Tu non dovevi essere al Tempio, no, non dovevi. Nessuno di voi doveva venire lì, per questo sono andata da sola. Lei mi chiamava, io la sento. Le Ombre...loro non fanno distinzioni. Le Cose Viventi non devono profanare i Suoi Tempi. " un gesto vago con la destra "A lei non importa. Ma a loro, si. E il Libro li attira." si voltò verso Aygarth, per il tempo di dargli un'occhiataccia "Nessuno vi ha chiesto di venire. Voi l'avete portata al Tempio, voi l'avete messa in pericolo!" disse in tono aspro ma la sua rabbia parve spegnersi rapidamente come era sorta "Non doveva andare così. Non dovevo più incontrarvi. L'ho detto all'altra cosa vivente, a Galdor. Io devo seguire la mia strada, si. Io voglio bene alla mia sorellina, io voglio stare insieme a lei. Ma io sono morta. Cosa penserebbero le altre Cose Viventi, cosa penserebbero gli altri come lui" altra occhiata velenosa verso il fabbro "La odierebbero, si, la odierebbero perchè odiano me. Le farebbero del male perchè non possono farlo a me. E io, io come potrei stare insieme a loro? Io non ho ucciso nessuno in questi giorni, si, sono stata brava non ho ucciso. Ma le città sono fredde e spoglie, piene di Cose Viventi, sangue ed anime, e io ho sete, tanta sete." la vampira rannicchiò la testa fra le spalle "Io voglio che la mia sorellina sia felice. Non può essere felice se io proietto su di lei la mia ombra. Loro non mi avrebbero lasciata andare, non si fidano di me. Hai visto, mi hanno seguito, ti hanno messo in pericolo, perchè non volevano farmi andare via, da sola. Per questo sono scappata. La Dea mi chiamava, la Dea mi ha accettato. A lei non importa se io sono fredda e morta. Lei è arrabbiata con gli Inquisitori. Lei mi ha detto di ucciderli e io sono andata a cercarli. Ho trovato loro e ho trovato voi. Non mi interessa quello che pensa Aygarth della Forgia, non mi interessa quello che dice o che fa. Lui non sa niente. Ma tu, tu non essere arrabbiata con me sorella mia. Hai promesso. Non mi devi odiare, non devi avere paura di me. Hai promesso. Hai promesso!"
Astrea guardava Carnival dritto negli occhi. Era il discorso più sensato che avesse mai sentito pronunciare dalla vampira, non erano le ricorrenti frasi enigmatiche o in apparenza prive di senso che era solita proferire, era molto di più. E ancora riusciva a stupirla, ciò che ella temeva di più era la perdita della loro amicizia nata dal quel legame di sangue che la ladra era stata costretta a fare per salvarsi la vita. “Hai promesso anche tu.” Rispose con semplicità. “Hai l’amicizia, la fiducia e anche l’affetto mio e di Lao.” Sorrise ripensando alla precedente ammissione del loro maestro. “Non posso starti dietro tutta la mia vita, lo so. Vorrei soltanto che tu possa convivere con la tua natura senza trasformarti in una bestia assassina. So che non lo sei o non avresti convissuto con me e Lao, non saresti legata a me. ono legami e sentimenti umani, te ne rendi conto, Carnival?” Si voltò verso Aygarth, stava male a vederlo in quelle condizioni ma si rivolse a lui con tono quasi aspro. “Credi che uccidere Carnival ti riporterà indietro le persone che hai perduto, credi che la vendetta possa placare il tuo animo?”
Lao tentò di muovere la mano annerita dall'ustione, riuscendo solo a ricevere una fitta lancinante di dolore."Cosa vuoi fare adesso quindi? Te ne starai nascosta in disparte e ogni volta che Astrea sarà in pericolo apparirai e distribuirai morte?" alzò la destra annerita."Maledizione. Non mi ricordavo facesse così male."
Il giovane fabbro sostenne lo sguardo di Astrea. Si sentiva morire dentro nel vedere l'astio di Astrea, ma lo sopportò. Sapeva che avrebbe dovuto e nessuna di quelle emozioni trasparì dal suo volto. "Non placherà il mio animo, né le riporterà indietro" replicò con voce lapidaria. "Ma darò pace ai loro spiriti. Io non posso fare altrimenti, Astrea. Non posso." Fu quel 'non posso' - anziché 'non voglio' - a far inarcare un sopracciglio sia a Honoo che a Lao. "Se mi liberi, io le darò la caccia. Altrimenti Honoo mi ucciderà in questo campo di forza. Lascerò scegliere a te, e ogni cosa che deciderai, per me andrà bene."
Carnival non rispose subito a Lao e ad Astrea, per qualche istante rimase in silenzio poi socchiuse gli occhi e iniziò a cantare piano
Sangue e Ossa, mostratemi la strada!
Io devo qualcosa a questa gente,
si, io li devo portare...
All'inferno con me!
All'inferno con me!

"Aygarth non puoi davvero pensare di voler crepare di tua stessa scelta." Lao si rimise in piedi."Non era meglio non scappare dalla tua fucina quando sono arrivati i Mietitori? Per una questione di orgoglio poi."lanciò uno sguardo ad Astrea."Ti stai perdendo ragazzo. Il tuo basso istinto di vendetta ti sta manipolando come un burattino."
La ragazza si rabbuiò rapidamente. “Non puoi? Aygarth?” Scosse la testa incredula. “Preferiresti morire piuttosto?” Fece un passo in avanti verso di lui, quel poco che il campo di forza le consentiva di avvicinarsi.
Lui appoggiò una mano contro la barriera invisibile. Il suo volto era stanco, provato. Attese che la ragazza si avvicinasse e parlò in un sussurro fioco, in modo che solo lei potesse sentire: "Tu non puoi capire, Astrea" mormorò. "Io sto morendo. Sto già morendo... Il vampirismo avanza. Non lo fermo più, ormai. E la Forgia..." Liberò un pesante sospiro. "Voglio morire lottando. E se non posso avere questo onore, che possa morire tenendo fede alle mie promesse. Ai miei principi."
Astrea si inginocchiò. Guardò l’amico negli occhi. Percepiva a pelle la sua sofferenza e gli rispose con voce tremula. “Allora ti auguro di poter trovare la morte con Zadris in pugno mentre combatti contro gli Inquisitori nella speranza di creare un mondo migliore, piuttosto che perdere la vita come un boia per soddisfare la tua sete di vendetta.”
"E' buffo" mormorò Carnival "E' così buffo" ripetè quando gli sguardi degli altri si appuntarono su di lei "che le Cose Viventi pensino così tanto a combattere e uccidere. Così strano e bizzarro. Alla fine, servono tutti la Dea, si, anche se non se ne rendono conto. Crepuscolo, notte, arrivano in fretta, senza bisogno di darsi da fare per farli arrivare prima."
"Io non servo nessuna Dea!" urlò il ragazzo, e quando gridò, fu come se la sua voce si mischiasse a quella di Zadris, o almeno così parve a chiunque l'avesse sentita nella propria mente.
"Tu combatti e uccidi" disse Carnival in tono pacato "Tu servi la Dea"
"La situazione è senza uscita. Propongo una soluzione alternativa." disse Lao ponendosi faccia a faccia con Carnival."Abbiamo obbiettivi comuni: sopravvivere e sconfiggere questo flagello degli Inquisitori." disse tutto d'un fiato."Ma niente se non amicizia e rispetto ci impongono di stare uniti. Ora che questi elementi sembrano mancare." sollevò la mano ustionata e la guardò per un attimo come ipnotizzato."Possiamo anche andare ognuno per la nostra strada. Carnival può venire con me. Astrea può unirsi a noi o seguire Aygarth." si voltò verso il fabbro con occhi duri."A patto che giuri di difenderla fino alla morte. Obiezioni?"
"Tante." Lo sguardo sofferente di Aygarth passava di continuo dal volto del vecchio alla sua mano ustionata. "Ma se a quanto ho capito, Astrea non intende abbandonare Carnival... e neanche tu... non farò in modo che lei rischi di esporsi agli Inquisitori. La voglio al sicuro nel gruppo. L'ultima cosa che voglio è una scissione, e..." Chiuse gli occhi come se cercasse di domare qualcosa; persino attraverso il campo di forza, Astrea poté sentire il calore della Forgia propagarsi dal corpo del giovane. "Ho un'altra proposta" esordì questo infine, con voce affaticata. "Finiamo questo dannato guazzabuglio di Inquisitori, Mietitori e quant'altro. Non nuocerò a Carnival in una sola azione nel frattempo. Ma quando tutto sarà finito, nessuno si dovrà interporre tra me e lei. Nessuno." Aprì gli occhi e Astrea vide un rosso carminio dominare le sue iridi, prima che, al successivo battito di ciglia, venisse sostituito dal bagliore a specchio. "La vostra risposta."
"Non è a me che devi chiederlo, ma alle mie allieve. Sono abbastanza adulte da prendere una decisione."rispose prontamente Lao stringendosi nelle spalle, prima di lanciare un occhiata penetrante alla vampire."E abbastanza sagge."
La ragazza fece un lungo sospiro. “La priorità in questo momento è la nostra sopravvivenza e la coesione del gruppo. Per quello che accadrà dopo, se non saremo già morti, non sarà più affar mio. Ve la dovrete vedere voi due.”
“Quello che ti pare, Aygarth” aggiunse Galdor “Non muoverò un solo dito per dividervi o per salvare uno dei due. Sarete liberi di scannarvi come due animali.”
*La vampira fissò a lungo il fabbro "Non mi interessa più il tuo destino, Aygarth della Forgia." disse con voce stanca "Io cammino per la mia propria strada. La Dea ha altri progetti per me. Fa quello che credi, ricadrà sulla tua testa."
Honoo osservò per un lungo momento i due contendenti."Visto che vi siete decisi." disse infine, eseguendo un rapido gesto della mano. I due sentirono il campo di forza allargarsi e sparire lentamente, lasciandoli finalmente liberi."Più che una decisione è un rattoppo." mormorò Lao in modo che solo Carnival potesse sentirlo. Quando finlemnte il campo fu scomparso del tutto posò una mano sulla spalla della vampira."La prossima volta avvisa. Così evito di preoccuparmi e correrti dietro." disse con un sorriso solo a metà sarcastico.

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MessaggioInviato: Ven Mar 18, 2011 12:42 am Rispondi citandoTorna in cima

Il meriggio era freddo e umido e Aygarth rimpianse il mantello da viaggio. Quella misera maglia di stoffa era un bel magro riparo. S'assestò meglio il fagotto sulla schiena; portava Zadris a braccia e l'impugnatura era viscida di rugiada. Conduceva la fila, non perché intendesse guidare il gruppo, ma soltanto perché così evitava di incrociare lo sguardo con Carnival. Non era del tutto sicuro che avrebbe mantenuto il controllo, patto di non belligeranza o meno.
S'arrestò sul limitare di un tratto battuto, che s'allungava perdendosi nel folto. "Un sentiero" declamò. "Anche se non molto frequentato."
Se Aygarth era rigidamente controllato, Carnival sembrava al contrario indifferente, persino apatica. Ogni suo passo era accompagnato al tonfo sordo prodotto dal manico della falce sul terreno umido. Non che la vampira avsse bisogno di appoggiarvisi, pareva più che altro una posa, come se l'arma per lei fosse né più né meno di un normale bastone da passeggio. Quando il fabbro si arrestò, Carnival mosse la testa da un lato all'altro del sentiero, guardandosi in giro con aria infastidita “Un sentiero” ripetè “per dove?”
Mentheler nel frattempo era rimasto in disparte dal gruppo. Si sentiva a disagio ultimamente, forse per la litigata della sera prima tra il fabbro e la vampira, durante la quale si era sentito più che mai fuori posto. Cosa ci faceva lì, dopotutto? Puro istinto di sopravvivenza, si rispose. Mentre il resto del gruppo discuteva sul da farsi, l'elfo decise di andare in perlustrazione, costeggiando il sentiero sulla destra, nascondendosi nel folto. Era più che altro una scusa per stare un po' da solo, lo sapeva benissimo. In ogni caso, si addentrò nel bosco, camminando piano, senza smuovere una foglia, sempre più pensieroso ad ogni passo. Dopo poco tempo scorse, oltre le fronde, i tetti di un villaggio, in lontananza. Rincuorato, si girò e tornò dai compagni, per riferire la notizia.
"Un villaggio?" Aygarth si morse il labbro e guardò il cielo. Ancora qualche ora al tramonto, ma in tutta sincerità cominciava a sentire i postumi delle continue nottate all'addiaccio. Avrebbe dato chissà che per un tetto e un pasto caldo. Tutti i suoi desideri si smontarono nello scoccare uno sguardo alla vampira, e subito il suo volto s'incupì. Il pensiero di portare Carnival vicino ad altri esseri umani non era la migliore delle prospettive. "Possiamo fermarci" mormorò infine. "Ma sarà meglio non abbassare la guardia. Ho del denaro, se vogliamo comprarci cibo e un letto."
"Sarebbe un piacevole diversivo avere un tetto sulla testa dopo tante notti a vedere solo stelle." Lao incrociò le braccia e si concentrò."Datemi solo un momento." disse con voce più profonda del solito. Rimase immobile per più di un minuto prima di riaprire gli occhi, il volto rugoso si aprì in un sorriso."Sento le emozioni della gente. Tutte positive. La tempesta non li ha neanche sfiorati... forse per stanotte abbiamo trovato un rifugio tranquillo." Si avvicinò a Carnival ed Astrea, lanciando uno sguardo penetrante alla vampira."Ti comporterai bene?" chiese senza particolari inflessioni nella voce.
La vampira inclinò la testa da un lato e Lao immaginò senza difficoltà il sorriso sbilenco dietro il velo che le nascondeva il volto "Anche questa notte?" chiese in tono divertito "Sono curiosa" aggiunse "Che emozioni proveranno quando vedranno me? E quando vedranno questa?" Al di là del tono irriverente, era abbastanza ovvio che la vampira, interamente coperta dall'abito che la proteggeva dai raggi del sole e con in mano una falce alta quanto lei, certamente non era di quelle figure che non danno nell'occhio.
"Per quanto mi riguarda", aggiunse Mentheler "va benissimo, tant'è che ho veramente bisogno di riposarmi qualche ora". Era una menzogna, e lo sapeva. Avrebbe avuto bisogno di ben più che "qualche ora". L'armatura probabilmente non gli aveva mai fatto cosi male, i bulloni stringevano più che mai, ogni spostamento del braccio e del bacino era un dolore insopportabile. Ma si sarebbe fatto bastare quella breve pausa. Come aveva sempre fatto. E come, probabilmente, avrebbe continuato a fare fino alla sua morte. L'idea di un futuro felice, con altre persone, Mentheler l'aveva accantonata da tempo.
"Allora è deciso. Cerchiamo di mantenere un basso profilo." Aygarth si caricò l'alabarda a tracolla. "Niente colpi di testa, niente comportamenti assurdi. E niente passeggiate notturne." L'ultimo commento era fin troppo palese a chi fosse rivolto. "Honoo, Magistra, andate avanti voi per primi. Direi che avete l'aspetto migliore per farvi fare gli onori di casa."


Quel villaggio assomigliava a una versione miniaturizzata di Garmya: stessa disposizione dei locali e delle case, stessa dislocazione delle botteghe e delle caverne. Il gruppo avanzò tra le stradine, ricevendo le occhiate incuriosite delle persone indaffarate nei propri affari. Qualche bambino arrivò finanche a pochi passi dalla tunica di Honoo e un'altro sfiorò per gioco l'armatura di Mentheler, prima che le madri si premurassero di allontanarli da loro.
"Niente ostilità, ma nemmeno apertura verso gli stranieri" commentò Galdor.
"Dovremo farcela bastare." Aygarth s'era scompigliato i capelli in modo che la particolarità dei suoi occhi non fosse così visibile. Avrebbe dovuto comprarsi una cappa e non sapeva se in quel villaggio poteva avvalersi di un sarto o un mercante.
Lao osservava i villici con occhio critico."Ci credo che non gli piacciono gli stranieri. Sono tagliati fuori dal mondo in questa foresta." esibì un sorriso sbilenco."Beati loro."Alzò la destra ed indicò una robusta costruzione a tre piani, lunica del villaggio."Là, quella sembra un osteria. Speriamo abbia anche dei letti."
La vampira guardò a sua volta la costruzione "Io preferirei che in quella osteria ci fosse..da bere. Oh si." disse con una risatina.
"Acqua, di sicuro." Aygarth le scoccò un'occhiata da fiera. "E vino, se davvero vuoi avere dei vizi. Accontentati, perché sarà l'unica bevanda rossa che avrai a disposizione."
"A lei piaceva il vino" ribattè Carnival in tono riflessivo "A me però non dice nulla. Io ho sete, ti piaccia oppure no. Hai detto che vuoi aspettare che questa storia sia finita...se rimarremo qui per più di qualche giorno, e se non vorrai farmi uscire la notte, non ci sarà bisogno di aspettare tanto."
"Buoni, tutti e due. Cominciate a stancarmi con i vostri battibecchi continui." sibilò Lao aprendo la porta dell'osteria."Non diamo spettacolo per i villici."
Mentheler entrò nell'osteria con i compagni, sempre più stanco dei loro battibecchi. Sembravano bambini, senza il lavoro di mediazione del vecchio si sarebbero già uccisi a vicenda. Mentre, alzando gli occhi al cielo, si chiedeva se avesse fatto la scelta giusta, unendosi a quel variegato gruppo di sconosciuti, si diresse verso il bancone, dietro il quale un uomo dal volto gioviale li aspettava con un sorriso stampato sul faccione rotondo.
Perrin lo affiancò. "Salve, buon uomo" salutò all'indirizzo dell'oste. "Gradiremmo un tavolo imbandito e delle stanze per questa notte."
L'uomo osservò il nutrito gruppo di persone. "Quanto intendete fermarvi?"
"Il tempo di un pasto e una dormita" fece eco Galdor.
"Allora vi costerà sette monete d'oro a letto, più una per ogni pasto" puntualizzò l'oste. "Purtroppo, per alcuni casi disdicevoli accaduti in passato, il pagamento deve avvenire in antic..."
Una manciata di monete piovve sul bancone. L'oste fissò Aygarth, che rimise a posto il gruzzolo tenendo d'occhio al contempo gli altri avventori. "Beh... benvenuti, signori. Sono a vostra disposizione."
Sarà, ma ad Athkatla avrei speso molto meno, rifletté Aygarth, gettando un'occhiata al salone comune. Individuò un tavolo abbastanza grande da ospitarli tutti e vi si sedette, liberandosi del peso dell'alabarda e poggiandola contro il bordo del tavolo.
"Quei soldi potevi investirli in malta per ricostruire la fucina." disse Lao sedendoglisi di fronte."Quanto ci metteranno i Mietitori a scoprire dove siamo secondo te?" chiese a bassa voce osservando gli altri che prendevano posto."Siamo in troppi per passare inosservati."
Seduto al tavolo, al caldo per la prima volta dopo giorni, Mentheler iniziò a rilassarsi, al punto che era addirittura disponibile a parlare, cosa rara. Decise di rivolgersi ad Aygarth, perchè era quello che conosceva meglio. Suo padre, prima di morire, gli aveva sempre detto che si conosce davvero un uomo solo dopo che ci si ha fatto a pugni. "Quindi... quanto pensi che potremo fermarci prima di dover ripartire?". Poi aggiunse, a voce più bassa, in modo che lo udisse solo l'uomo: " Non penso di poter tirare avanti ancora per molto, un combattimento a questo punto sarebbe una benedizione".
Furono parecchi gli avventori a voltarsi nel vedere la figura incappucciata entrare nella sala comune e dirigersi, senza una parola , al tavolo scelto dal fabbro, sedendosi peraltro ad una certa distanza da lui. Quando arrivò da bere, Aygarth non aspettò nessuno, né si curò del fatto che Carnival non avesse portato alle labbra il proprio boccale: scolò mezza pinta in un fiato, asciugandosi i baffi di spuma. "Non temere Mentheler, ce ne andremo quanto prima" lo rassicurò. "Ci sono già troppi sguardi qui dentro." Una pausa, prima di scoccare un'occhiata obliqua a uno dei tavoli in fondo alla stanza. "Compreso quel tizio là in fondo."

[Continua]

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MessaggioInviato: Mar Mar 22, 2011 1:49 am Rispondi citandoTorna in cima

La strana combriccola sembrava uscita da un circo. Un circo malmesso a dirla tutta. A prima vista sembravano innocui, ma un certo odore pungente diceva al tizio seduto al tavolo in fondo che quegli individui nascondevano qualcosa. Per un attimo l'uomo annusò l'aria circostante. non c'era pericolo per il momento: altrimenti se ne sarebbe subito accorto. rimase quindi ad osservare il giovane che si avvicinava al bancone.
Aygarth si era accorto di quello sguardo e mentre andava al banco per farsi dare un'altra pinta in attesa delle pietanze non smetteva di tenerlo d'occhio. Quando si accorse che nemmeno lo straniero intendeva distogliere lo sguardo, liberò un briciolo del suo potere, lasciando che i sensi della Forgia gli rivelassero chi fosse. La sagoma dell'uomo appariva come una patina grigia. Neutralità. Allora perché quell'interesse?
Tornò al tavolo sorreggendo la pinta schiumante. "Ci sta tenendo d'occhio" mormorò al resto della compagnia. "Ma non è un nemico. Almeno, non lo percepisco come tale."
Lao annuì, meditabondo."Non ti agitare allora. Devi ammettere che siamo un gruppetto di individui...particolari." il vecchio tolse il boccale dalle mani del giovane e prese una lunga sorsata. Quando lo posò sul tavolo era vuoto per metà."Vai lì e chiedigli cosa ha da guardare. Ho visto tante risse da bar cominciare così."
Galdor allora si mise in piedi e si avviò verso il tavolo del tale indicato da Aygarth, l’uomo lo guardò avvicinarsi. Quando il guerriero fu in prossimità del tavolo estrasse fulmineo il coltello e lo piantò nel legno della mobilia. “Qualche problema...?”
"Stavo per chiederti io la stessa cosa" disse lo strano individuo quasi in un sussurro, estraendo il coltello e porgendolo al ragazzo
Galdor riprese il coltello. “Non sono io quello che squadra le persone però”
"Però non è ancora un crimine se non sbaglio" disse l'individuo con lo stesso tono di voce calmo di poco prima. "Sono solo curioso." continuò. "Non volevo mica essere inopportuno."
“Il senso comune è molto sopravvalutato, sai?” rispose Galdor “Lo sei stato invece e se qualcuno guarda me o i miei amici in un modo che non mi piace di solito tendo a farglielo presente, ma te ne sarai accorto.”
In quel momento Carnival, che aveva seguito con un certo divertimento il dipanarsi del siparietto fra Galdor e lo sconosciuto al vicino tavolo, si alzò e si avvicinò ai due. Chinato il capo, aspirò ostentatamente l'aria dalle narici e mormorò "Puzzi di lupo, Cosa Vivente"
L'uomo seduto sembrò contrariato da quella affermazione, e fissò la donna vestita con quello strano mantello. - E tu invece odori di cadavere donna- le disse infine con una lieve nota di avvertimento nella voce. "Non lo sai che non bisognerebbe avere pregiudizi?" detto questo la fissò intensamente. "Comunque non mi pare il caso di mettersi a litigare in un posto del genere, signori" continuò poi, rivolto a Galdor: "Ho solo notato che sembrate essere male in arnese, tutto qui."
“E chi ha detto di voler… litigare” concluse il guerriero sinceramente stranito dal vocabolo usato. “Sono sicuro che potremo discuterne con più calma al tavolo. Con gli altri.” sottolineò l’ultima frase e attese che l’uomo si mettesse in piedi per seguirlo.
"Io non ho pregiudizi cosa vivente, oh no, davvero. Il tuo sangue è rosso, come quello degli altri" disse la vampira sempre a bassa voce in modo che gli altri avventori non sentissero, poi ridacchiò come se avesse pronunciato una battuta divertente e si fece da parte.
Quando lo straniero venne accompagnato al tavolo, Aygarth non gli staccò gli occhi di dosso. La Forgia non lo siglava come una minaccia, ma dopo aver avuto a che fare coi Mietitori non si fidava più neanche dei suoi sensi. Tentava di celare i propri occhi dietro ai capelli e aveva quasi timore a parlare, per evitare che gli vedesse i canini appena sviluppati oltre la norma. "E' un tuo amico, Galdor?" chiese al compagno, mentre esaminava l'aspetto del nuovo arrivato: vestiva una palandrana di pelle nera, calzoni e maglia scuri, e stivali di cuoio nero. Era alto, con corti capelli castani e arruffati che incorniciavano due occhi marroni adornati da strani tatuaggi. Dal fisico sembrava che non fosse nuovo alle battaglie o, quantomeno, al duro lavoro.
“Per chi mi hai preso?” esclamò ironico il guerriero “Non vado in giro con certa gente” Rise di gusto e si mise a sedere.
Perrin si girò verso l'individuo e un'espressione di sorpresa gli distese il volto. "Sangue e maledettissime ceneri!" imprecò, poi abbassò la voce e mormorò: "Che mi venga un colpo se quello non è il simbolo del clan dei Greyhound! Fratello, da dove vieni?"
A quelle parole, tutti i presenti si voltarono dapprima dalla sua parte, poi in direzione dello straniero.
"L'avevo detto che puzzava di lupo" disse Carnival sempre nello stesso tono divertito.
"Diamine!" esclamò il nuovo arrivato. "Avevo sentito un odore di casa quando siete entrati, ma non credevo fosse veramente entrato un altro lupacchiotto!" esclamò di rimando lo straniero. "Comunque, vengo dalle Lande del Nord, dal clan Greyhound, come hai già capito" iniziò l'uomo. "Sto girando da parecchio tempo per queste regioni, e devo dire che mi pare veramente uno schifo. Sembra di essere in guerra!"
"A quanto pare", rispose Perrin, "ma dimmi cosa ci fai da queste parti fratellino, e qual è il tuo nome? io sono Perrin del clan Blackbear" aggiunse porgendo la mano allo straniero.
"Mi chiamo Ulkos Fenrirsson, ed è per me un onore, e anche un piacere vedere finalmente un mio confratello" rispose l'uomo. "Non se ne vedono molti in giro ultimamente, devo dire. Cosa c'è, una pestilenza?"
"Magari fosse una pestilenza." borbottò Lao allungando la schiena sulla sedia."Cosa porta...mmmm...uno come voi da queste parti?" chiese il vecchio guardandolo fisso.
Il volto di Ulkos sembrò per un attimo rabbuiarsi, mentre percepiva qualcosa di strisciante nella mente: non sapeva cosa fosse però e quindi lasciò correre per il momento."Niente di importante, a dir la verità" rispose." A dirla tutta cercavo un lavoro, ma pare che nessuno abbia più bisogno di due spalle buone di questi tempi. E invece, cosa porta voi, da queste parti?" domandò subito dopo." Non sembrate esattamente in gita di piacere, mi sembra"
"Siamo in gita di piacere" alitò Carnival all'orecchio di Ulkos, scoppiando poi in un'aspra risata. La vampira si era portata silenziosamente alle spalle del guerriero e ora faceva sfoggio delle sue solite maniere sarcastiche.
Lao distolse un attimo lo sguardo dal nuovo arrivato e piantò due occhi di fuoco su Carnival."Siamo in viaggio, ma non di piacere. Garmya è il nostro obbiettivo." rispose con voce pacata dopo un'occhiata d'insieme agli altri.
" Hmm..." riflettè Ulkos grattandosi il mento." Interessante. cercate qualcuno?" chiese poi. Vedendo che alcuni dei nuovi arrivati lo guardarono con un pizzico di diffidenza, si affrettò a proseguire. "Naturalmente la mia è solo curiosità, non ho secondi fini" ridacchiò nervosamente.
"Naturalmente." Aygarth non gli aveva tolto gli occhi di dosso. Neutrale, per ora. Neutrale. Non sapeva se la situazione gli piacesse o meno. Scoccò un'occhiata significativa a Carnival prima di continuare: "Per il momento, trovare un posto dove stabilirci. Com'è invece la situazione al Nord, Ulkos? Cosa ti spinge da queste parti?"
" Bè diciamo che è molto tempo che non vedo le mie terre" rispose Ulkos." Ma a quanto ne so non dovrebbe essere molto diversa da qui, la situazione" spiegò poi. "Voi che mi dite?"
“Noi, ci facciamo un giro alla larga dalla capitale… sperando che basti questo” commentò Galdor. “La situazione si fa sempre più calda per… tutti noi” accompagnò le ultime parole con un gesto includendo lo stesso Ulkos.
“E quindi sarà meglio che tieni gli occhi aperti.” Aggiunse Astrea, che era rimasta sino a quel momento in silenzio, mostrando un sorrisetto.
" Ne avete di cavalli, per il viaggio?" domandò Ulkos." la strada è lunga fino a Garmya. Se volete, sono riuscito ad entrare in buoni rapporti con lo stalliere locale, e posso prendere qualche bestia che ci faciliti il viaggio" propose poi.
"Finora ci siamo mossi a piedi." ammise Lao incrociando le braccia."E la strada per Garmya si snoda nella foresta, le bestie dovrebbero procedere al passo." il vecchio lanciò uno sguardo penetrante ad Ulkos."Come mai questo interesse per i nostri spostamenti?"
"Ah, nulla di particolare" rispose Ulkos sulla difensiva."Volevo solo offrirvi il mio aiuto, e poi penso che potrebbero essere d'aiuto contro certe...cose" l'ultima parte della frase, Ulkos la disse con una lieve incertezza, che tradiva una certa preoccupazione.
"Cavalli?" ripetè la vampira contraendo le mani con aria bramosa"Potrebbero servire, oh si. Non nel modo che pensi tu però. Nessun cavallo accetterebbe me, oh no, non accadrà. Io sono Carnival. Non temo alcuna....cosa." concluse facendo il verso ad Ulkos.
"E fai male" mormorò Aygarth fra sé in direzione della vampira, prima di rivolgere l'attenzione sul nuovo arrivato. "Spiegati meglio. A cosa ti riferisci?"
" Intendo dire che ultimamente le vostre foreste avrebbero bisogno di una piccola disinfestazione" rispose Ulkos." per cominciare, che diavolo sono quei cosi che sembrano scimmie ma non sono scimmie?" sono aggressivi puzzolenti e non muoiono...che sapete voi?
Alla ragazza andò di traverso la birra che stava bevendo, tossì e inarcò un sopracciglio. “Hai incontrato una di quelle belve e se ancora qui per raccontarlo? Devi avere la pelle bella dura… o una protezione divina non indifferente.” Poggiò il boccale sul tavolo.
"Se sei sopravvissuto potrebbe essere uno svantaggio." il tono di voce di Lao era sardonico."Vuol dire che hai fatto arrabbiare qualcuno di veramente importante."un asciutto sorriso gli si dipinse sul volto."Come noi del resto."
"Veramente non ho idea di quello che potrei aver fatto" riflettè Ulkos." Ma questo non ha importanza, visto che oramai la caccia è aperta"
"Lo sai che quando arriveranno qui di questo posto non ne rimarrà nulla, vero?" Galdor fece una breve pausa "Se hai una coscienza conviene che te ne vai da queste quattro case messe in croce"
"Ci avevo già pensato, in effetti" fu la risposta." Però cercavo qualcuno che mi guardasse le spalle, non è divertente girare per i boschi con alle calcagna quegli allegroni festaioli"
Di nuovo lo sguardo di Lao si fissò su Ulkos, gli occhi che scavavano dentro la sua anima."Sei sincero." affermò dopo un attento esame. "Lo sei stato per tutta la conversazione ed è per questo che hai parlato fin'ora." volse lo sguardo sugli altri."Siamo già troppi per non destare attenzione, uno in più non cambia. Pareri?"
Carnival si strinse nelle spalle, senza dire nulla. La donna sembrava avere tutt'altro per la testa, e poco o punto interessata alla cosa.
Galdor si limitò ad un gesto accompagnato con un cenno del capo per dare il suo consenso, non c’era molto da dire, anche perché la capacità di leggere i pensieri di Lao era sufficientemente affidabile per quanto ne sapeva.
Astrea annuì con il capo. “Non ti aspettare pasti caldi e giacigli comodi ogni sera. Benvenuto dunque, sempre se hai voglia di unirti a noi.” Rispose affabile la ragazza
Aygarth finì di scolarsi anche la seconda pinta. Ulkos non poteva vedere oltre il ciuffo nero che gli nascondeva gli occhi, ma avrebbe potuto giurare che fossero strani. Troppo penetranti. "Nulla da dire, se la compagnia intende accettarlo. Per quanto mi riguarda..." Si bloccò per un istante, posando lentamente il boccale sul pianale. Rimase come in ascolto, lo sguardo che puntava il tavolo. L'alabarda emise una sola vibrazione.
"Che c'è, Aygarth?" chiese Magistra.
"Andiamo di sopra" li incitò il ragazzo. "Ora. Tutti. E non discutete."
"Ma che bello, entro in famiglia e iniziano i guai, vero ragazzo?" chiese poi Ulkos sarcastico in direzione di Aygarth.
"Dagli ascolto e arriverai alla mia età...forse." disse Lao alzandosi lentamente, affettando una certa disinvoltura."Belli tranquilli non mettiamo in allarme nessuno." sussurrò Honoo imitandolo.
" E chi mette in allarme nessuno?" commentò ancora sarcastico Ulkos." Siamo solo dieci tizi che vanno in giro armati come una legione. Davvero chi potrebbe mai notarci?"
Lo sguardo velato della vampira fissò Aygarth per un pò, intensamente, come se lei volesse penetrare la sua mente con la stessa facilità con cui il suo sguardo penetrava il buio. Dopo qualche istante, per la seconda volta, la vampira si strinse nelle spalle senza dire nulla.
"Bando alle chiacchiere. Sbrigatevi" li incitò Aygarth, raccattando Zadris. Dopo essersi fatto indicare le camere dall'oste, li precedette nella propria, che condivideva con altri quattro posti letto. Una volta al piano superiore, lasciò che tutti entrassero prima di chiudere la porta a chiave e accostarsi alla finestra. Dopo qualche istante, indicò qualcosa oltre il vetro con un cenno del mento. "Eccoli."
Un gruppo di guerrieri emerse dal folto. Avanzò con passo deciso attraverso il viottolo del villaggio, in direzione della locanda. Quando vi entrarono, al piano sottostante fioccarono risate varie e ordini gridati senza alcun garbo.
"Sono umani. Riesco a percepirli." disse Lao schioccando le dita."Credi cerchino noi?" chiese ad Aygarth posando l'orecchio alla porta.
"Al cento per cento. Li ho sentiti a distanza" sibilò il ragazzo. "Forse sono cacciatori di taglie. Hai visto l'armamento? E' gente esperta.. Se chiedono qualcosa all'oste ce li ritroviamo qui in un baleno."
"Peggio per loro." fu la recisa risposta di Lao, il vecchio lanciò un eloquente sguardo alla vampira.
"Le loro anime, per la DEa. Il loro sangue, per Carnival" disse la vampira sbattendo il manico della falce sul pavimento della stanza, una, due, tre volte.
"Non credo che siate interessati ad una manovra evasiva vero? chiese Ulkos." Vado a preparare un'eventuale ritirata con i cavalli... anche se dubito ce ne sia bisogno" concluse poi guardando Carnival in modo più che significativo.
"Non fasciamoci la testa prima che sia rotta" li ammonì Aygarth. "Possono sempre passare senza dare problemi. In ogni caso..." Lo sguardo del giovane si posò su Carnival. "Lascia la tua Dea a digiuno. E anche tu..." Contrasse le labbra in una smorfia mettendo per un attimo in mostra i canini appena accennati. "Niente colpi di testa. Ti ho già detto che dovrai accontentarti del vino. Dobbiamo darci alla macchia, non inscenare una carneficina."
La vampira fissò di nuovo il suo sguardo freddo su Aygarth "Se loro ci scoprono, se loro ci attaccano, la loro vita non varrà una moneta bucata, Aygarth della Forgia."
" Ho capito, vado a prendere i cavalli" sospirò Ulkos.
"No, resta qui!" Aygarth rimase in ascolto. Sotto di loro, i rumori erano confusi. "Sono fermi, per ora" mormorò. "E stanno parlando tra loro. Sono al nostro stesso tavolo. Non scendere, Ulkos. Sono nemici, ma non so se solo per noi o anche per te."
"Silenzio." ordinò recisamente Lao con un gesto della mano."Sembra che gli animi si scaldino di sotto. Il locandiere alza la voce."
E nella stanza calò il silenzio. Rimasero tutti in attesa, mentre cercavano di carpire il senso delle parole pronunciate dagli uomini al piano di sotto. Nessuno pensò per un solo istante di fiatare o di muoversi, nè tantomeno di uscire dalla camera. Soltanto la voce di Carnival rompeva il silenzio, quando la vampira si metteva a mormorare fra sè, in tono appena udibile. La maggior parte del suo monologo era inintelligibile ma quà e là si percepivano accenni alla sua beneamata Dea, alla Sete e soprattutto al Sangue. Le mani dellaa donna non riuscivano a stare ferme ma afferravano e rilasciavano più volte il manico della falce, o in alternativa le sue dita tamburellavano su di esso, impazienti.

[Continua]

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Se non c'è il fiore non ci sarà neanche il frutto, Se non c'è niente allora non farò niente.

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Diggy diggy hole, digging a hole!
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Honoo
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MessaggioInviato: Mer Mar 23, 2011 1:28 am Rispondi citandoTorna in cima

Una... Due... Tre dozzine di cuori... Honoo li stava contando uno per uno, sforzandosi di escludere il continuo chiacchericcio dei suoi compagni dalle sue orecchie. Si stava delineando il caso peggiore... Per colpa del loro desiderio di un letto comodo questo villaggio rischiava di sparire. Avrebbe dovuto parlare anche lui, mettersi di traverso a quella che riteneva un'idea sciocca, ma era stato troppo preso dallo Sciame, stava diventando sempre più bravo a creare nuove creature, a portare avanti gli esperimenti da solo, ma ogni tanto aveva ancora bisogno di un suggerimento o due. Doveva cercare di porre rimedio a quella pessima situazione. Uccidere i cacciatori avrebbe condannato il villaggio, doveva tentare altro. "Avrei un'idea..." disse poi agli altri "Con il vostro permesso scenderò a consigliare a quei signori di sparire e di dimenticarsi di questo posto"
"Beh se non vogliamo rischiare che questo villaggio sia raso al suolo e tu hai una buona idea non vedo perchè non debba provare" disse Perrin. Mentra parlava osservò attentamente i presenti, cercando di cogliere le loro intenzioni, la vampira era agitata e continuava a tamburellare con le dita sul manico dell'enorme falce, Honoo nonostante tutto pareva moltro tranquillo, gli altri, infine, parevano più o meno agitati, in fondo avevano a che fare comunque con semplici esseri umani questa volta, il suo sguardo si soffermò per la prima volta su Ulkos notando finalmente i tatuaggi che aveva sugli zigomi. Stringendo gli occhi si fece più guardingo, si trattava infatti dei tatuaggi che i Greyhound utilizzavano per marchiare i traditori che venivano cacciati dal clan.
Ulkos sentì lo sguardo penetrante di Perrin, posarsi su di lui e si sentì a disagio. Contraendo gli occhi, come se fosse abbagliato dal sole, ricambiò lo sguardo. " Che c'è?" gli chiese poi, con una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
"nulla fratellino" ,rispose Perrin,-per ora è meglio che non ne faccia parola, è meglio uscire dal villaggio prima e non creare ulteriore confusione- pensò il guerriero. " soltanto prima non ho avuto modo di guardarti a dovere per capire se mi fosse già capitato di vederti in precedenza".
La ragazza annuì con il capo alle parole di Honoo. “Meno casini facciamo in questo posto meglio è. Mal che vada non riesca l’approccio diplomatico, taglieremo la corda subito.” Guardò Carnival un attimo ma lei per la terza volta alzò le spalle e non fece il minimo commento. Era certo che si fosse sparso del sangue, questo non sarebbe stato sprecato.
"E' già un colpo di fortuna che non siano piombati qui direttamente i mietitori. Con loro altro che parlare." si rivolse a Honoo."Che intendi dirgli?"
"Intendo fargli comprendere che si trovano di fronte ad un incarico che è al di là delle loro possibilità. Metterli fuori combattimento tutti da solo mi pare un buon sistema. Dopo gli farò presente che è bene che spariscano se ci tengono alla loro pelle, e assicurarmi che non parlino di questo villaggio in maniera diversa da "non abbiamo trovato niente li, non ci sono nemmeno passati. Dubbi? Obiezioni? Perplessità?"
"Bel sistema mago" commentò Ulkos.
"Vai pure a questo punto...ma occhi aperti." disse Lao appoggiandosi al muro.
"Scusate la domanda, ma i mietitori non sentiranno comunque il nostro odore in questo villaggio?Ho notato che hanno un bel naso funzionale allo scopo" chiese Ulkos perplesso.
"Sentono la magia" mormorò Aygarth. Non gli serviva auscultare il pavimento per capire la situazione: i sensi della Forgia gli dipingevano il quadro come se potesse vedere attraverso il pavimento. "Ma agiscono solo di notte. Vai pure, Honoo."
"Cercherò di portarli nella strada qui sotto, magari gradite lo spettacolo..." disse il mago prima di rivolgersi a Magistra Ro "Mi perdoni se non ti propongo di ballare con me?" Magistra Ro annuì "Solo questa volta..." Honoo sorrise e le diede un bacio prima di dirigersi al piano di sotto.

Lao vide uscire Honoo e si posizionò accanto alla finestra."Sarà anche indistruttibile quell'uomo ma ha delle idee piuttosto audaci. O stupide." borbottò tra sè. Magistra gli si affiancò, osservando la strada."Stupide? No Lao. Ha ponderato su quello che vuole fare almeno cinque volte prima di esporcelo. Le sue non sono idee avventate." Lao alzò gli occhi al cielo, scettico."Damarios allora che idea era?"
"Damarios era solo un folle." Aygarth accompagnò quella frase con un'occhiata gelida. "Un folle che reputava i suoi studi più importanti della vita umana. Ti apriva in due come una noce di cocco se scopriva che un brandello di carne dentro di te potesse essere interessante."
Astrea non si interessò della conversazione dei suoi compagni dopo l’uscita di Honoo. Si avvicinò invece ad un letto e vi si sedette approfittando di quella breve ma necessaria pausa. Sentiva di non riuscire più a tenere quel ritmo, non riusciva a star loro dietro, aveva meno resistenza e si stancava più facilmente. Si stropicciò gli occhi con i pugni per lottare contro la stanchezza e il sonno.
"Tutto bene?" le chiese Ulkos, vedendo la ragazza accasciarsi sul letto con aria stanca.
La ragazza alzò lo sguardo verso il licantropo, osservò i suoi occhi castani per un istante e fece una smorfia. “Speravo solo di passare una notte più tranquilla delle altre” Rispose ironica.
Ulkos si voltò verso Aygarth." Pensi che ci sarà bisogno di fuggire?"
Il fabbro scosse la testa. "Non ho paura degli uomini. Basta uno di noi per tenerli a bada. E non sto esagerando. L'unica cosa a cui tengo, adesso, è conservare questa dannata camera, per il quale ho sborsato un capitale per potermela godere. Dobbiamo riposare, tutti."
"Bè, speriamo che il vostro amico, sia un buon diplomatico, altrimenti mi sa che avrai speso i tuoi soldi inutilmente" commentò Ulkos pensieroso. Erano in una pessima situazione: mille cose potevano andare storte, mille incognite si paravano innanzi alla sua mente. D'accordo, il mago era sceso ad affrontare quel gruppo di mercenari assassini armato di retorica, e forse anche di maniere forti, ma... quante cose potevano andare storto? Questo si stava chiedendo Ulkos mentre osservava quel gruppo eterogeneo di persone. "Speriamo bene" pensò. "Altrimenti mi sa che mi tocca andare a prendere i cavalli."
"Non mi preoccuperei molto. Tecnicamente Honoo non è mai solo." Lao si sedette accanto ad Astrea e le lanciò uno sguardo."Puoi dormire sulla mia spalla mentre aspettiamo."
La ragazza fece un sospiro. “Non ti preoccupare, non sono così stanca, Lao.” Ricambiò lo sguardo per poi spostarlo. “Ho una tremenda nostalgia di casa mia, della mia famiglia, ora più che mai dato che non so se e quando riuscirò a ritrovarla dopo tutti questi anni.” Fece un mezzo sorriso. “Non mi sarei mai immaginata che sarebbe andata a finire così, braccati e costretti sempre a scappare e nasconderci. Non ce la faccio fisicamente, Lao.” Ammise a bassa voce in modo che soltanto lui potesse sentirla.
Il vecchio le mise un braccio attorno alle spalle e la strinse affettuosamente."A me manca il tuo stufato di coniglio. E come mantenevi pulita la mia casa. Recupereremo tutto questo Astrea." gli sussurrò con un sorriso prima di voltarsi verso Aygarth e Magistra."Che combina?"
Aygarth era ancora concentrato. "Sono ancora fermi nell'androne principale" li informò. "Sento quanto voi, quindi non so esattamente che stia succedendo."
"A me sembra che qualcuno si stia innervosendo" disse Ulkos concentrato ad annusare l'aria." la stanza di sotto comincia a puzzare mi sembra..."


Honoo discese le scale. Il clima nell'androne comune sembrava tranquillo così come l'avevano lasciato, almeno in apparenza: l'oste era sempre dietro il bancone e le cameriere s'affaccendavano ai tavoli. Notò subito che laddove erano seduti loro poco prima ora s'erano appartati sette uomini, che in quel momento stavano facendo cozzare i boccali in un brindisi, sporcandosi di schiuma di birra. Tutti loro erano armati di archi e due, a giudicare dagli indumenti, dovevano essere degli apripiste o dei segugi di tracce; gli altri aveano più le fattezze del guerriero da battaglia campale. Tutti loro recavano archie frecce; due erano armati di spadone, mentre gli altri disponevano di una coppia di spade corte.
Si diresse senza indugiare al tavolo "Buonasera messeri. Mi è giunta voce che state cercando qualcuno, credo di potervi aiutare" e aspettò la loro reazione, certo che non si sarebbe fatta attendere.
Uno degli uomini lo fissò da sopra il bordo del boccale. Non appena lo riconobbe, strinse con forza il braccio al suo vicino. Ben presto l'attenzione dei cacciatori di taglie fu tutta per lo stregone. Al contrario delle aspettative di Honoo, comunque, nessuno di loro mise mano alle armi.
"E' la prima volta che una preda viene di sua sponte a parlamentare" mormorò uno di loro, forse il capo. "Sentiamo che hai da dire."
Honoo sorrise, sperava in cuor suo di non dover cominciare a lottare in quella taverna. Troppo rischioso per gli altri avventori "Vi propongo un'accordo vantaggioso per entrambe le parti. Voi ripartite, dimenticate di avermi visto in questo villaggio e in cambio nessuno di voi avrà bisogno di un medico. Che ne pensate?"
"Ne ho una più allettante" esordì il capo. "Voi vi arrendete. Da vivi valete più che da morti. Non è nulla di personale, amico, non ce l'abbiamo con voi. Ma dobbiamo sopravvivere."
"A piacer vostro... Possiamo parlarne fuori se preferite, sono certo che non vi vada di disturbare i pacifici abitanti di questo villaggio" Honoo diede subito le spalle al gruppo, invitandoli a seguirlo "Chissà, se riuscite a ferirmi potrei anche dirvi dove sono gli altri..."
I sette uomini si guardarono tra loro. Poi il capo liberò un sogghigno. "Perché uscire? Noi siamo qua a bere. Nemmeno noi vogliamo scatenare il putiferio, e credo che nemmeno la gente del villaggio lo vorrebbe, non è vero, oste?" Puntò lo sguardo verso l'uomo dietro il bancone, che annuì, quasi rattrappendosi tra le bottiglie. "Quindi, perché invece non ti siedi con noi e cominci a chiacchierare, visto che hai così tante informazioni da dare?"
Honoo spostò di peso uno dei cacciatori di taglie, sedendosi al suo posto. L'uomo gli si sedette immediatamente di fianco, bloccandogli la fuga. "State commettendo un grosso errore. Lo spazio qui è ristretto e rende le loro..." disse indicando due degli energumeni "...spade praticamente inutili. Per non parlare degli archi che vi ingombrano la schiena..." Honoo portò le mani davanti alla bocca, giungendole "Quindi, vi do altri 5 secondi per alzarvi e dimenticarvi di questo posto, poi dovrò farvi male..." Attese giusto un istante prima di mettersi a contare "Uno..."
"Non è detto che serva spazio." Quello accanto a Honoo fece frusciare qualcosa sotto il mantello. Lo stregone avvertì una punta solleticargli il fianco. Poi un movimento repentino, e quella che doveva essere la lama di una misericordia gli penetrò vesti e carne per un centimetro prima che venisse ritratta.
"Continua a contare" lo incitò il capo. "Lo stiamo facendo anche noi." Fece un cenno al compagno. "Veleno. Uccide in quindici secondi. Come vedi, aborriamo la violenza... non sei d'accordo anche tu?"
"Veleno..." Honoo si guardò il fianco ferito con aria di stupore. "No, seriamente... Veleno? Contro di me? Poveri cari... Vi hanno mandato allo sbaraglio... Ma continuiamo a contare, però arriviamo a venti, va bene?" Honoo proseguì il suo conto con calma e un largo sorriso inquietante stampato in volto "Tredici... Quattordici... Quindici" i mercenari che si aspettavano di vederlo crollare sul tavolo iniziarono a scambiarsi sguardi preoccupati "Sedici... Diciassette..."
Quello che aveva attentato alla sua vita col veleno s'alzò dalla panca, costernato. Indietreggiò di un passo, come a voler prendere distanza. Un'occhiata tesa del capo gli trasmise un ordine implicito. Con una velocità ragguardevole per un uomo, estrasse le due spade in un lampo e menò un doppio colpo, mirato a decapitare lo stregone.
"E venti." Il movimento di quell'uomo non aveva colto il mago di sorpresa. Nel momento stesso in cui i due polsi del mercenario furono allineati uno sull'altro il mago li colpì dal basso con il dorso della mano sinistra, mandando le lame completamente fuori bersaglio. Contemporaneamente menò un manrovescio con la destra alla gola dell'altro avversario seduto alla sua destra. Abbastanza forte da spezzargli il fiato senza ucciderlo, la mano scivolò lungo il collo afferrandolo per la nuca e sbattendogli la faccia sul tavolo con violenza, spezzando il setto nasale e causandogli una mezza commozione cerebrale.


Nello stesso istante in cui cominciò la rissa nell'androne, Ulkos alzò gli occhi di scatto guardando rispettivamente Lao e Aygarth. " Ve lo dicevo che qualcuno si stava innervosendo. Vado di sotto a dargli una mano se non vi spiace!" E detto questo si avviò verso la porta della camera, con il chiaro intento di scendere nell'androne ad aiutare Honoo.
Lao scattò ponendosi davando alla porta."No. Se Honoo fosse davvero in pericolo sentiremmo le urla e arriverebbero gli schizzi di sangue fin sotto la porta. Io dico di aspettare ancora."
"Honoo non è tipo da aver bisogno di aiuto. Semmai, c'è da controllare che i nostri 'amici' non fuggano. Uno ci sta provando." Aygarth spalancò la finestra. Uno degli uomini stava abbandonando l'osteria, incoccando un arco, come a volersi sincerare di poter attaccare a distanza. Il giovane fabbro indietreggiò di un paio di passi, afferrò Zadris come un giavellotto e la scagliò oltre l'apertura. La forza impressa non era stata troppo dirompente, ma fu come se l'alabarda sfrecciasse come un dardo. S'impiantò ai piedi del cacciatore di taglie, che dalla sorpresa lasciò partire la freccia, facendola finire al suolo.
"Voi tenete d'occhio le scale, io penso alla porta." Senza dire un'altra parola, il ragazzo salì sul davanzale e si lasciò cadere giù. La caduta era di quattro metri e atterrò in due tempi. Senza il vampirismo ad avvelenare il mio sangue, non l'avrei potuto fare senza farmi male, constatò, alzandosi per fronteggiare l'uomo.
Astrea scatto in piedi ed estrasse il proprio pugnale mentre in un istante Carnival la raggiunse. “Non uccidere nessuno o siamo nei guai.” L’ammonì la ragazza. La vampira mormorò qualcosa dispiaciuta di non poter placare la sua sete nemmeno con il sangue dei loro nemici.
"E va bene. Cauti. Non scopriamo subito la nostra posizione. Se la situazione volge al peggio, scendiamo come furie." disse Lao alzandosi e aprendo cautamente la porta. Si inoltrò nel corridoio silenzioso come un gatto e sbirciò la sala attraverso la scala.


Il guerriero con due spade tentò un altro affondo. Ma Honoo riusciva a leggere benissimo i suoi movimenti: dopotutto i percorsi di attacco di un uomo erano limitati, dai suoi muscoli, dalle sue articolazioni. Ed era talmente facile renderle inefficaci. Il mago afferrò il malcapitato per il polso facendo ruotare il braccio e portandoglielo dietro la schiena. Una rapida torsione e la spalla uscì dalla sua sede con un schiocco netto. Un calcio al tavolo lo rovesciò interrompendo il volo di due coltelli diretti verso lo stregone. *Due fuori gioco... Tre, contando quello fuori* Uno dei due armati di spadone cercò di alzarlo per colpire, ma Honoo gli si strinse addosso, portandosi troppo vicino perchè quell'arma fosse efficace. Gli afferrò la schiena in una morsa e con un colpo di reni lo fece cadere in terra. Con un passo ed un'altra torsione del busto la gamba dell'uomo, che Honoo aveva saldamente in mano, produsse un primo schiocco. “Ginocchio...” E un secondo “E caviglia. Avanti il prossimo...”

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MessaggioInviato: Ven Apr 01, 2011 12:32 am Rispondi citandoTorna in cima

“Siete crudeli a dirmi di non bere” disse la vampira in tono di rimprovero, rivolta a Lao e ad Astrea “Ho sete, si, tanta sete. E queste cose, questi uomini, non meritano di vivere.” si lamentò ancora la vampira mentre il gruppetto scendeva le scale. Nella sala intanto lo stregone sembrava perfettamente in grado di cavarsela senza troppe difficoltà “Non è giusto” borbottò ancora la vampira “Si diverte soltanto lui.....”
"Si diverte solo lui ma almeno non ci facciamo notare." mormorò Lao."Non ho nessuna voglia di scappare da gente armata di torce e forconi."
"Ma io ho sete!" insistette Carnival col tono di una bambina imbronciata.
Astrea guardò di traverso la vampira. “Un po’ di pazienza, Carnival. Non vorrei più scappare per almeno una sera. Vai avanti che ti sto dietro.” La ragazza strizzò l'occhio alla vampira.
Da sotto il tavolo rovesciato riemerse il lanciatore di coltelli, tentando un nuovo attacco. Honoo lasciò andare la gamba disarticolata che aveva in mano e afferrò al volo un boccale dal tavolo vicino, ponendolo sulla traiettoria del pugnale. La lama si conficcò nel legno. Il mago accorciò le distanze afferrando il polso del lanciatore. La torsione stavolta non produsse schiocchi ma costrinse il mercenario ad accasciarsi in ginocchio in preda al dolore. Dolore che aumentò esponenzialmente quando la spalla dell'uomo scivolò fuori dalla sua abituale collocazione. "E cinque..."
Ulkos seguì a ruota lao e gli altri giù dalle scale: non si sarebbe perso quel combattimento per nulla al mondo. Quando arrivarono nell'androne, vide che il "diplomatico" mago aveva già fatto parecchio danno. L'oste si era rintanato dietro al bancone, e gli avventori erano tutti fuggiti: bene, non ci sarebbero stati impedimenti di alcun genere.
Ulkos estrasse due lame a forma di falcetto da sotto alla palandrana nera, e dopo aver atteso che anche gli altri si fossero buttati nella mischia, si mise in posizione d'attacco.


All'esterno, l'alabarda svettava tra Aygarth e il cacciatore di taglie. L'uomo si mosse come a volerla afferrare, ma un guizzo sulle rune e il calore che sprigionò l'arma lo fece desistere dall'intento. Quando il fabbro stese il braccio, Zadris si districò dal terreno e gli volò nella mano. Quello sfoderò la spada, sebbene sembrasse consapevole che la differenza di gittata tra le due armi fosse determinante.
"Mollala" lo incoraggiò Aygarth.
Per tutta risposta, il cacciatore lo affrontò. Scartò di lato, poi fintò un fendente per poi partire con uno sgualembro. Aygarth compì un lieve balzo all'indietro e portò l'alabarda dietro di sé, lasciando il fianco vistosamente scoperto. Il cacciatore abboccò e quando si fece sotto per colpire il lato sguarnito, con una falciata orizzontale lo colpì di piatto alla spalla, facendolo franare a terra. Subito lo sperone dell'alabarda gli minacciò la gola.
"Chi ti manda?" mormorò il giovane, disarmandolo con un calcio.
Quello gli mostrò i denti. Per tutta risposta, Aygarth mostrò i suoi, e l'uomo s'irrigidì.
"Chi ti manda?" ripeté. "Posso ucciderti senza nemmeno sfiorarti, ma non ho voglia di morti, quest'oggi. Chi-ti-manda?"
S'accorse troppo tardi della contromossa dell'avversario. Il cacciatore gli lanciò un pugno di terra negli occhi. Aygarth scrollò il capo per liberarsene e perse il tempo necessario perché l'uomo slacciasse un corno dalla cintura e soffiasse con forza. Il richiamo risuonò come una cannonata in tutta la foresta.
Aygarth imprecò tra i denti per quella disattenzione. Non appena la sua vista ridivenne chiara, scattò addosso all'avversario, tramortendolo con un pugno.
A poca distanza, un altro corno diede risposta. Qualcosa percosse il terreno e dopo qualche secondo, dall'altra parte del villaggio sbucò una decina di mercenari a cavallo, frecce e spade pronte all'assalto.
"Oh, accidenti" mormorò Aygarth, costernato. La sorpresa passò subito. Si piantò con l'alabarda, stendendola come un palo d'assedio, pronto a intercettare la carica.

Il gruppo irruppe nella sala con la forza di una marea. Lo scontro era appena iniziato quando risuonò da fuori il sordo richiamo di un corno. Lao si bloccò indietreggiando e chiudendo gli occhi. La sferzata mentale che si espanse nella stanza fu così repentina che tutti la sentirono."Ce ne sono altri. Con me." sbottò riaprendo gli occhi e scattando verso la porta. Subito Magistra e Astrea si gettarono dietro di lui, evitando i colpi di spada che sibilavano verso di loro. Il vecchio non trovò modo più veloce di passare che buttare giu la porta. Appena si trovò fuori vide Aygarth in posizione con Zadris e gli corse al fianco."Sempre nei casini voi giovani."
La ragazza dopo un attimo di smarrimento alla vista dei rinforzi fuori dalla locanda si affiancò a Lao, evocò un globo infuocato sul palmo della mano pronto a scagliarlo non appena qualcuno di loro sarebbe stato a tiro. "Qualche piano? O loro uccidono noi o noi uccidiamo loro, sono troppi da tenere buoni "
Ulkos intanto, aveva riposto le due lame a falcetto a favore di una balestra da caccia. in testa portava una sorta di ridicola cuffia, con una lente che gli scendeva sull'occhio destro. "Scommetto una birra con chiunque di voi, che riesco a colpire il cavallo di punta e a disarcionare il cavaliere".
La vampira non rispose alla domanda della ladra, poichè il primo destriero lanciato al galoppo era già quasi su di loro. Le labbra di Carnival si contorsero in un sogghigno ed ella corse incontro al cavaliere, piantò il manico della falce a terra a mò di asta e inflisse un doppio calcio al guerriero disarcionandolo.
"Io odio essere interrotto mentre sto cenando." Lao concentrò una scarica telecinetica nelle mani, facendo crepitare l'aria attorno a sè. sbattè i pugnii in terra liberando il suo potere. Crepe si aprirono nel terreno e si diressero verso i cavalieri. I destrieri si imbizzarrirono, disarcionandone due."Lo odio!" sbottò lanciandosi alla carica.
Honoo si vide superare da tutta l'allegra brigata... "Lo sapevo... Lo sapevo che sarebbe successo... Ma perchè non fanno mai quello che gli si dice?" Gli ultimi due avversari lo osservavano molto preoccupati, fra loro c'era anche il capo, o quello che si era presentato e comportato come tale "Avrei da fare fuori... Ma suppongo vogliate anche voi la vostra giusta razione di slogature..." Tutto il mondo intorno a lui iniziò a rallentare, mentre continuava a camminare verso i due che restavano quasi immobili. LI afferrò gentilmente per il bavero della giacca e il tempo riprese a scorrere normalmente "Spiacente, le ho finite." E sbattè i due uomini con violenza l'uno contro l'altro: una, due, tre volte. Quando fu certo che fossero svenuti li lasciò cadere, uscendo anche lui dalla locanda "Non facciamoci notare, eh?" il mago era furioso "Restiamo in incognito eh?" Si portò di fronte a Ulkos "Scommettiamo che non lo fai? E scommettiamo che per la vostra monumentale idiozia avete condannato questo villaggio?"
Ulkos non replicò all'aspro rimprovero di Honoo, anche se sapeva che non era rivolto a lui in particolare, ma a tutti. Prese la mira, e tirò il suo dardo...mancando il bersaglio. "M***a!" esclamò saltando agilmente di lato per evitare la carica, ed estraendo contemporaneamente le dua spade a falcetto. Senza esitare, corse verso quest'ultimo, e, compiendo un possente balzo atterrò con entrambe i piedi sulla sua schiena, disarcionandolo. Quando si riprese dalla caduta, il mercenario estrasse la spada. "Pessima scelta, vecchio mio" ringhiò Ulkos, attaccando. Fendente, fendente, spazzata, finta a destra, affondo. Non lasciò spazio a ll'avversario di contrattaccare, e in pochi secondi lo ferì gravemente alla gamba facendolo piombare a terra fra urla di dolore.
la vampira nemmeno aveva sentito le parole del mago: dopo il colpo con cui aveva disarcionato il primo cavaliere altri due avevano spronato i loro destrieri verso di lei con l'intento di travolgerla: la vampira piroettò sopra la testa del primo evitando il cavallo lanciato in folle corsa, ma quando anche il secondo puntò dritto su di lei, parve essersi stancata di quel giocoe piantati i piedi saldamente per terra attese la carica, decapitando poi il destriero con un solo violento colpo della sua falce. Inondata lettralmente dal sangue del cavallo Carnival sogghignò come un demone.
Aygarth attese la carica. Due di loro lo avevano puntato. Immaginava fossero abbastanza furbi da non caricarlo in pieno; infatti si disposero per prenderlo al fianco. Uno di loro tendeva una balestra a una mano, l'altro agitava una lunga spada ricurva. Aygarth usò una frazione di secondo per decidere quale dei due disarcionare e, non appena ebbe scelto, scartò di lato proprio quando era a pochissimi metri da lui. Il conducente del destriero tirò le redini, mentre l'altro cavaliare armato di spada deviò la traiettoria. Aygarth puntò l'alabarda e lo sperone colse in pieno il cavallo, facendolo letteralmente ruzzolare al suolo. Il dardo partì dalla balestra e gli fischiò accanto all'orecchio. Mentre cavallo e cavaliere franavano sul terreno, si spostò rapidamente per cercare di evitare il colpo di spada inferto dal secondo avversario. La lama gli tranciò una ciocca della zazzera che gli ricadeva sul collo. Aygarth si girò all'istante, mentre il cavaliere ricostituiva la linea di carica.
"Condannato noi, il villaggio? Questi bastardi erano già qui. A spargere la voce suppongo... Quindi..." La sua voce s'abbassò fino a diventare un sussurro, "...vediamo di eliminare quanti più testimoni possibili..."


Uno degli uomini armato con una balestra puntò la ragazza e caricò verso di lei. Astrea non esitò a lanciare il globo di fuoco contro di lui. Il suo attacco riuscì soltanto a deviare il dardo ma non rallentò l’avanzata del cavaliere. Dopo che egli fece un mezzo giro per lasciare una distanza preventiva riprese l’attacco. Riprovò ad attaccare lanciando un nuovo dardo, Astrea si gettò a terra per evitare il colpo. “Maledizione” Imprecò, non poteva fare granché a quella distanza, non sarebbe riuscita a colpirlo né con i pugnali né con altri sistemi. Sentì un dardo fischiare a pochi centimetri dalla propria testa e in quel momento Astrea chiuse gli occhi e si coprì il capo con le mani.
Lao si rialzò con uno scatto. Estrasse i Kalari Urumi li roteò."Mi sono stancato di fuggire." Le dodici lame rombarono come tuoni quando vennero scagliate. Le mancine colpirono precise il cavallo dell'assalitore di Astrea, le destre si avvilupparono attorno ad uno degli uomini che erano stati disarcionati dalla sua telecinesi."Mi sono stancato."
“Non è intelligente chiudere gli occhi, piccola sorella, oh no, per niente intelligente. Non si vede più cosa può arrivare, ecco.” il tono della vampira era quello di una normale conversazione, ma quando Astrea abbassò le mani per guardare vide la punta insanguinata di una freccia a pochi centimetri dal suo volto.
Carnival allontanò con un gesto infastidito la mano trafitta dal dardo, strappandolo via con un gesto secco e gratificando poi la ladra di uno sguardo gelido “Per me è facile, si, facile. Per te, no. Devi stare attenta, più attenta.” mentre parlava un altro cavaliere armato di balestra stava prendendo la mira verso le due donne...Carnival emise un ringhio rabbioso e gli scagliò addosso la sua falce mancando il bersaglio ma facendo scartare la bestia , terrorizzata dal vedersi arrivare contro un simile affare appuntito.
“Ora io vado a bere” annunciò la negromante “Torno presto”.
Tutto sommato sembrava che si stesse divertendo un mondo.

"Si è stancato lui..." commentò Honoo con aria scocciata mentre schivava un affondo; afferrò il polso dell'attaccante con la mano destra e gli girò la testa con la mano sinistra. Il petto del mago contro la spalla del soldato. Uno schiocco e l'uomo era a terra urlando dal dolore, il mago gli tolse l'elmo e gli diede un violento calcio al volto, facendogli perdere i sensi... *Quanti ne mancano ancora di questi incapaci?* Uno, due, tre... Una mezza dozzina. L'elmo che aveva in mano volò dritto fra le gambe di un'altro soldato, facendolo ruzzolare a terra.
Aygarth s'affiancò al mago. "Honoo" mormorò. "Posso bruciarli tutti. A un tuo ordine. Ma sarebbe come accendere un falò in una prateria buia..." Prima ancora di finire la frase, il cavaliere che l'aveva puntato ricostituì la linea di carica. Il cavallo galoppò verso di lui e Aygarth si tenne pronto in posizione di falciata. Quando però fu a portata e sferrò il tondo orizzontale, l'avversario fece impennare il cavallo facendogli evitare la falciata e il giovane per poco non venne colpito dall'impeto degli zoccoli quando ricaddero. Dovette spostarsi lateralmente per evitare anche la spada del mercenario, che fece di nuovo allontanare il destriero per prendere la rincorsa.
Astrea per un attimo pensò a quel dardo piantato nella propria testa e fece una smorfia. Affiancò Lao e si mise un paio di passi dietro di lui estraendo un paio di pugnali. Aveva i riflessi più rallentati e la vista era leggermente annebbiata, ma non disse nulla. Non era proprio nel massimo delle forze ma per lo meno avrebbe evitato di farsi ammazzare stupidamente come poco prima.
Lao tirò a sè il Kalari Urumi di destra, strascinando ai suoi piedi l'uomo intrappolato tra le lame."Astrea, se fa qualcosa che ti risulta antipatica moncagli un orecchio ti spiace?" disse porgendo l'impugnatura dell'arma alla ragazza.
Carnival si era tuffata in avanti, bramosa di trovare, finalmente, una vittima con la quale soddisfare la propria sete...erano passati due giorni dall'ultima volta che si era nutrita, e molti di più da quando aveva saziato la sua brama con sangue umano. Quando finalmente balzò sulla schiena di uno dei suoi nemici conficcandogli le zanne della gola, la vampira provò quasi un brivido.
“Più divertente della solita caccia, si.” mormorò fra sé lasciandosi dietro un cadavere dissanguato “Molto di più.”
Aygarth era ruzzolato a terra ed Honoo gli era rimasto vicino, più per caso, che per intenzione. Sapeva che il fabbro non aveva bidogno di aiuto solitamente, ma cercare di combattere da umano privo di poteri non era facile. "Da quando fai quel che ti si dice,eh Aygarth?" lo punzecchiò il mago prima di dargli un piccolo aiuto. Alcune sillabe arcane, a malapena udibili e il cavallo che due volte lo aveva quasi travolto si imbizzarrì, costringendo il suo cavaliere a dimenticare gli attacchi in favore, di un più salutare restare in sella... Poi vide Carnival nutrirsi di uno dei cacciatori di taglie e provò l'impulso di incenerirla sul posto. Lo ricacciò indietro, troppi testimoni, e già stavano dando troppo spettacolo. Si limitò a camminare verso la vampira "Quale parte di "non uccidiamoli" non hai capito?" un breve istante di pausa "E prova a rispondermi "Io sono Carnival" e giuro su tutti gli dei esterni che ti strappo quei dentini aguzzi..."
La vampira si limitò a rivolgergli un sogghigno "Perchè dovrei? L'hai già detto tu da solo, si, anche se non sai cosa significa"
"Significa che ti decapiterò quanto prima e quando meno te l'aspetti, mietitrice dei miei stivali" ringhiò Aygarth. Si era rimesso in piedi imbracciando Zadris. "Da quando?" rispose a Honoo. "Da quando ho cominciato a inculcarmi da solo un po' di buon senso... Ero venuto qui per una birra, un pasto e un letto, dannazione... e guarda che macello... Ah, Dèi, odio chi non capisce che deve lasciarmi in pace!"
L'ultima frase era rivolta al cavaliere che gli aveva dato del filo da torcere. Stavolta non lo affrontò frontalmente, ma di lato. Con un rapido scatto, aggirò il cavallo portandosi sulla sinistra e manovrò l'alabarda con maestria, tagliando l'aria in orizzontale. Il mercenario s'abbassò sulla sella per schivare il colpo, ma Aygarth aveva già mandato un segnale a Zadris, nella sua mente. Destra! Ora! Ubbidiente al comando, l'alabarda arrestò la traiettoria e, guidata dalle mani del giovane, tornò indietro con una violenza inaudita. Lo colpì di piatto alla schiena e l'impeto della mossa fu tale da scaraventarlo giù dalla groppa, facendolo finire al suolo in maniera scomposta. Aygarth gli si avventò addosso e con un calcio alla mandibola gliela spaccò, mettendolo fuori combattimento. "Uno in meno, e uno in più vivo per te, Honoo" mormorò, rimettendosi in guardia. "Spero siano intonati a cantare, quando ci vorrai parlare."


La ladra annuì impugnando l’arma con la destra mentre nella sinistra reggeva i due pugnali. Piegò la testa da un lato per osservare il soldato intrappolato e provò quasi un sadico piacere nel vedergli il panico negli occhi. Spostò l’attenzione verso la locanda, notò l’oste che se ne stava sulla soglia parzialmente nascosto e altri avventori dalla locanda che sbirciavano dalle finestre delle loro stanze, i bambini incuriositi e i più grandi visibilmente terrorizzati. Astrea scosse la testa con rammarico. Sembravano appestati che dovevano stare alla larga da qualsiasi altra forma di vita. Distraendosi stava quasi per farsi colpire dall’uomo che era riuscito a sfoderare un piccolo coltello da uno stivale, Astrea gli lanciò un pugnale a un soffio da un orecchio, sguardo truce ed esasperato allo stesso tempo.
Ulkos aveva appena terminato di atterrare il suo primo avversario, che ne arrivò un secondo, sempre a galoppo del suo destriero. Erano rimasti in pochi ormai. Non avendo spazio per compiere un salto che avrebbe potuto atterrare il cavaliere, il licantropo decise per il gioco-forza: sbilanciò il cavallo con una spallata, dopo essersi spostato di lato con un’agile piroetta che, grazie allo slancio acquisito, terminò appunto con il colpo di spalla. L’effetto fu quello desiderato, infatti il cavallo rallentò la sua corsa, inciampando nelle proprie zampe e ruzzolando a terra insieme al cavaliere, che rimase per terra svenuto. *Risultato discreto* pensò, *ma posso migliorare.* “ Diamine, è così tutti i giorni o soltanto durante i fine settimana?” esclamò rivolto a Lao che aveva appena finito di atterrare uno di quei tizi.“ Ho l’impressione che non siete simpatici a qualcuno o sbaglio? Quasi quasi ci ripenso e vado per la mia strada...”
Carnival sbuffò “Continua pure a sognare Aygarth della Forgia” e poi in tono sprezzante “Siete degli sciocchi, si. Ci hanno visti...che importa se li uccidiamo o no? Quando diranno che noi siamo stati qui, loro uccideranno tutti in questo posto. Almeno così servirà a qualcosa. Comunque, se vi fa così tanto piacere avere degli animaletti vivi...” la vampira esibì un sorriso storto e poi evocò i suoi poteri negromantici per risucchiare energia vitale dai cavalieri ancora in piedi, lasciando la presa soltanto un momento prima di ucciderli.
Honoo si battè una mano sul volto, facendola scivolare lentamente verso il mento... "Giro con un branco di minorati mentali... Non è possibile..." si ricompose mentre gli altri accumulavano i tizi svenuti in centro alla strada. Honoo chiuse il mantello "Disarmateli, già che ci siete" le mani del mago si muovevano sotto la stoffa. Quando le riportò in vista aveva in mano una specie di piatto pieno di sferette arancioni. "Cortesemente, fatene ingoiare una a ognuno di loro. Ingoiare. Non masticare. Non succhiare. Non aspirare sul per le nari. Ingoiare. E' un concetto semplice..."
Aygarth si ributtò l'alabarda sulla schiena e prese alcune delle sfere di Honoo. Si avvicinò agli uomini che aveva abbattuto e li sollevò in ginocchio. Strizzandogli con forza il naso, li costrinse ad aprire la bocca e vi cacciò una sfera per ciascuno, facendo sì che li ingurgitassero in un sol colpo. Per tutto il tempo non smise di sorvegliare Carnival, lanciandogli l'avvertimento muto dato dal digrignare dei suoi denti da mezzo vampiro.
La vampira dal canto suo restò in disparte, con la sua solita aria svagata, rivolgendo un sorriso sbilenco al fabbro ogni volta che i loro sguardi si incrociavano. Ora che aveva placato la propria sete, la vampira sembrava più che altro interessata ad esaminarsi le mani..la ferita da freccia era svanita completamente dalla destra, come se non fosse mai esistita.
"Bene, ora cerchiamo di parlare un minimo da persone civili" Honoo si era chinato in modo da essere faccia a faccia con quello che qualche minuto prima era il capo dei caccaitori di taglie. "Prima non mi avete dato retta e ho dovuto farvi male, ma siete fortunati... Sono un medico e credo di potervi rimettere in sesto tutti quanti, ma prima parliamo. Tranquilli, non voglio farvi domande sul vostro datore di lavoro, anche perchè dubito sapreste dirmi qualcosa di utile. Piuttosto vorrei portare la vostra attenzione a questo piccolo uovo." Honoo mise il suo palmo aperto davanti agli occhi del mercenario. La piccola sfera arancione cominciò ad agitarsi prima di aprirsi liberando un piccolo insetto dalle mandibole affilatissime sulla sua mano. "Quelle uova che avete mangiato si insedieranno nelle vostre budella. Il termine tecnico sarebbe intestino, ma dubito vi interessi. E basta un mio comando mentale per farle schiudere. Se a questo villaggio dovesse succedere qualcosa, qualsiasi cosa, non mi importerà se sarà stato perchè voi avete fatto rapporto. Io farò schiudere le uova nelle vostre pancie e verrete divorati dall'interno dai miei insetti. E' chiaro questo concetto?" Il mercenario non mosse un muscolo, ma dal suo pallore Honoo suppose che l'idea gli fosse ben chiara. "Voi non ci avete mai visto, né qui né altrove. Non avete visto nulla di anomalo in questo villaggio ed è scoppiata una rissa fra di voi per questioni di paga... O qualunque altra balla vogliate inventarvi per giustificare i vostri morti. Morti, che avrei gradito non ci fossero" aggiunse il mago, con uno sguardo gelido nei confronti di Carnival "Ora lasciatemi rimontare le vostre articolazioni, sarà un lavoro rapido..."
La vampira nemmeno si accorse dell'occhiataccia di Honoo..."Sei pallida, sorellina" stava dicendo ad Astrea "hai l'aria stanca, si, hai bisogno di riposo. " "Non smetti mai di fare la chioccia con me vero?" ribattè la ragazza tentando una debole resistenza ma Carnival fu inflessibile "Ora tu vai letto a dormire, si. Quando ti sveglierai, io ci sarò."
"Forse" fece eco Aygarth alle ultime parole di Carnival. Si era avvicinato a uno dei guerrieri afferrandogli il braccio e, con uno strappo secco, mettendogli a posto la spalla slogata in occasione della caduta da cavallo. Si teneva impegnato per non guardare il sangue versato da Carnival. Quando la vampira aveva affondato i denti nella gola dell'avversario, aveva provato un brivido anche lui. Una pulsione identica. La ingoiò.

[continua]

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Piccolo angelo bellerrimo crudele sanguinario...

Io sono una creatura del Caos. Ma dal Caos nasce la saggezza, e dalla saggezza il potere.

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