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Grifis
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Località: La terra del Sole... Siracusa

MessaggioInviato: Mar Giu 01, 2010 4:04 pm Rispondi citandoTorna in cima

Mentheler intuì subito che non poteva entrare in città in quel modo,sporco del sangue dell'amico e con i bulloni più in vista che mai.
Si avvicinò ad un punto di posta per il cambio dei cavalli e rubò una delle coperte che si usavano per tenere le bestie al caldo d'inverno.
Ammantato in quel modo sembrava un mendicante, ma al momento l'elfo non se ne curava affatto.
Presa la via per la città si incamminò verso le mura. Qualche minuto dopo entrò nella capitale, che lo stupì come al solito per il suo caos pieno di vita, abituato com'era a vivere per boschi.
Provò ad avvicinarsi ad una guardia per chiedere informazioni, ma questa lo scansò con la lunga alabarda, intimandogli di cedere il passo. Allora Mentheler si avvicinò ad una donna che portava un carico di vestiti verso il fiume, e le domandò delle indicazioni per una locanda."Con l'incendio della scorsa notte alla bottega del fabbro la città è tutta un fermento,non ti sarà facile trovare una locanda disponibile per uno come te...". Ma alla parola fabbro Mentheler aveva smesso di ascoltare, e una sfilza di pensieri gli aveva attraversato la mente:"Forse ho qualche speranza con gli strumenti del fabbro, se sono fortunato saranno ancora lì". E con questo pensiero confortante si diresse verso la strada indicatagli dalla donna.
Arrivato in fondo vide i resti della costruzione, ormai quasi del tutto divorata dalle fiamme. Procedette all'interno e iniziò a cercare qualcosa che lo potesse aiutare nell'opera.


"Dici che è sicuro tagliare per di qua?"
Lao era nervoso e Aygarth non poteva dargli torto. Confondersi tra la folla era stato semplice, ma avrebbero potuto ingannare soltanto la vista. Aygarth puzzava di sangue e melma di fogna, e Lao non era messo meglio. Anche dopo aver rubato dei mantelli da una bancarella durante il tragitto, non sarebbero riusciti a mimetizzarsi per molto.
"I confini dei quartieri sono sorvegliati costantemente" ribadì il fabbro. "Allungare il giro sarebbe soltanto controproducente. Ora come ora dobbiamo solo arrivare il più in fretta possibile da Honoo."
"Sempre se riusciamo a trovarlo."
"Già. Ma zitto, ora. Non attirare ulteriore scalogna..."
Il commento ironico di Aygarth si perse nel brusio della folla. Aygarth procedette lentamente, per non dare troppo nell'occhio, ma non era del tutto sicuro che i miliziani avessero smesso di cercare gli assassini del borgomastro. Più volte dei soldati gli erano sfrecciati accanto, senza riconoscerlo, ma sapeva che al naso dei mastini di Athkatla non si sfuggiva a lungo.
Attraversarono metà quartiere e, svoltando un angolo familiare, gettarono lo sguardo verso il termine della strada. La vista che li accolse gelò il sangue nelle vene a tutti e tre.
Aygarth dovette lottare contro se stesso per evitare di lasciarsi andare alla furia più cieca.
"Dèi..." mormorò infine.
La fucina era devastata. Anche da lì si potevano scorgere i muri anneriti, il tetto ridotto a un ammasso di macerie, la struttura in precario equilibrio. Era come se fosse stata mutilata dal morso infuocato di un gigante famelico.
Galdor mise una mano sulla spalla all'amico per confortarlo, ma quando lo guardò in volto, non vi lesse dolore, quanto una fredda collera. "Li troveremo."
Aygarth non rispose. Respirò a fondo una volta, due volte. Poi, senza preavviso, si incamminò da quella parte.
"Ehi!" lo richiamò Lao. "Dove vai?"
Nessuna risposta. Il vecchio lo raggiunse e lo fermò.
"Che vuoi fare?"
"C'è qualcosa nella fucina che voglio salvare" mormorò il ragazzo. "Non la lascio lì."
"Ma sei impazzito? Ti troveranno di sicuro se ti aggiri nei paraggi!"
"L'importante è entrare" rispose Aygarth. "L'incendio è domato, e se conosco il borgomastro, avrà fatto in modo di non lasciare troppi miliziani a controllare i dintorni, proprio per far sì che sembrasse un incidente. E nessuno ha mai sentito i suoi nuovi ordini." Con quelle parole ancora in bocca, si incamminò verso la fucina. Lao gettò un'occhiata a Galdor, che scrollò le spalle perplesso, poi entrambi lo seguirono.


Aygart fece il giro e passò dal retro. Il muro posteriore era a brandelli, e poteva permettergli di entrare. Si guardò intorno per assicurarsi che nessuno lo vedesse, poi si chinò per passare. Fu allora che sentì un rumore strano. Come qualcuno che rovistava. Si bloccò e sbirciò.
Qualche metro più in là, quello che sembrava un barbone stava rovistando tra le sue cose. Aygarth digrignò i denti. Ladro maledetto! Tuttavia, quando lo sconosciuto si mise a controllare i lucchetti di una cassa in metallo, la rabbia di Aygarth, mista a tutta la frustrazione repressa, tracimò.
No! Quella no!
Si gettò nella fucina devastata prima ancora che gli altri due o il vagabondo potessero rendersene conto, e gli saltò addosso sospingendolo a terra.
Mentheler fu preso alla sprovvista, non si aspettava un attacco anche lì. Aspettandosi di vedere una delle creature informi estrasse il pugnale, ma si bloccò quando vide il giovane uomo, la faccia contratta dalla rabbia, corrergli addosso a pugni levati. Prima che potesse reagire fu spinto a terra, senza possibilità di rispondere. In quel momento il cappuccio del mantello gli scivolò dal capo, mostrando il bel volto elfico.
Per un attimo Aygarth fu preso alla sprovvista. Solo per un attimo. Poi alzò il pugno protetto dal guanto borchiato e lo calò sul volto dell'elfo, colpendolo alla mascella. Lao e Galdor si precipitarono dentro sentendo i rumori del combattimento, ma dovettero farsi da parte per evitare di essere travolti quando i due ruzzolarono sul pavimento, presi nella lotta.
I due si rimisero in piedi, fronteggiandosi. "Un elfo sciacallo! Fai davvero onore alla tua gente!" sbottò Aygarth. Quel breve scontro gli aveva risvegliato il dolore alla spalla, e non fece bene al suo già nero umore.
Mentheler si preoccupò per un momento all'ingresso degli altri due uomini, ma si riprese subito. Scagliò il pugnale contro il giovane, e mentre questo era impegnato a schivarlo si portò velocemente dall'altra parte della fucina distrutta, estraendo Lethannon ed incoccando una freccia. All'improvviso si irrigidì sul posto, senza capire cosa fosse successo. Inizialmente temeva che c'entrasse l'armatura,ma poi vide uno dei due uomini all'entrata che lo guardava fisso, senza distogliere lo sguardo.
"Dammi una buona ragione perché non dovrei aprirti il cranio con la tua stessa freccia" ringhiò il vecchio. Anche Galdor si mise in posizione di difesa. Poi, a sorpresa, Aygarth li fermò con un gesto della mano. "Aspettate."
"Cosa dovremmo aspettare?"
Aygarth non rispose, ma espanse i suoi sensi. Osò farlo, sebbene avesse il timore che usare le proprie facoltà mentre era in città fosse dannatamente pericoloso; ma aveva bisogno di sapere chi avesse davanti. Gli occhi divennero a specchio e la Forgia dipinse il suo mondo. Grigio, biancore dei due alleati. L'elfo appariva senza un preciso colore. Né alleato, né amico.
"Dimmi cosa diavolo ci fai qui" mormorò. "E dimmi perché non dovrei permettere al mio amico di fare ciò che ha promesso."
Mentheler, nonostante non lo volesse ammettere, era terrorizzato: era entrato per trovare un piede di porco o qualcosa del genere e si era trovato a dover fronteggiare tre uomini armati di tutto punto, senza potersi neanche muovere. Dopo qualche minuto di esitazione, disse:"Avevo sentito che la bottega di un fabbro era bruciata, e che non avevano ancora sgombrato l'area. Così ho deciso di..."A quel punto si interruppe, non si sentiva pronto a svelare la sua armatura agli uomini. "Cercare un posto dove dormire e trovare qualcosa da mangiare" concluse pateticamente.
"Balle" mormorò Lao. "Nessuno cerca rifiugio e cibo in un luogo devastato da un incendio. Sei un volgare ladro...che vuole il denaro, o cerca ben altro. Vediamo un pò che ti sei nascosto sotto quel mantello." Con un colpo di telecinesi, la cappa volò via.
Per un attimo tutti e tre rimasero interdetti alla vista dell'armatura dell'elfo, così lussuosa, non certo appartenente a un mendicante. Soprattutto, a nessuno dei tre sfuggì il dettaglio dei bulloni conficcati nella carne. Per un attimo si guardarono tra loro, confusi; poi Aygarth tornò con lo sguardo sull'elfo, sempre con la Forgia viva nei suoi occhi.
"Lao, lascialo."
"Sei sicuro...?"
"Per ora non intende ucciderci. Se ci prova è morto, questo è sicuro. E credo lo sappia. Lascialo."
Lao abbandonò la telecinesi. Aygarth squadrò lo sconosciuto con occhi sottili.
"Dimmi chi sei" chiese infine. "E dimmi perché sei venuto qui. Niente bugie."
Mentheler pensò che ormai non aveva più senso continuare a nascondere la verità:"Mi chiamo Mentheler, come potete vedere sono un elfo, e sono entrato qui in cerca di materiali per...per togliermi quest'armatura di dosso" conlcuse laconico l'elfo. Prima che gli altri potessero agire però, avanzò di un passo verso l'uomo più giovane, ignorando gli avvisi degli altri due. Avvicinatosi, sporse il volto come per vedere meglio e disse :"Tu...tu porti qualcosa su di te...Qualcosa connesso alla mia razza, ne sono sicuro... una benedizione" concluse convinto.
Aygarth rimase perplesso. Per un attimo rimase spiazzato dalla rivelazione, poi si ricordò di quando aveva lasciato gli altri nella radura, un anno prima. La benedizione di Faery. Fratello per gli elfi... eppure non avrebbe mai creduto che fosse pregno di una sorta di "marchio" che lo identificasse.
"Mentheler, hai detto?" Dissipò la Forgia dagli occhi e guardò i bulloni impiantati nella carne. "Non per frantumare le tue speranze... ma non credo sia facile togliere una cosa del genere senza strapparti metà dei muscoli. Non con questi attrezzi."
Mentheler lo sapeva. Non che non ci avesse sperato, ma lo sapeva, nessuno poteva aiutarlo, era da solo. Si chiese rapidamente se fidarsi dei tre uomini a tal punto, e decise che avrebbe corso il rischio:"C'è un'altra cosa...da qualche tempo sono inseguito da...dei mostri. Non saprei come meglio definirli, sono grigi ed informi, e dannatamente veloci, troppo. Ero venuto ad Athkatla anche per sfuggir loro."
Galdor si voltò verso Lao scambiandosi uno sguardo complice poi si rivolse all’elfo. “Caschi male orecchie a punta, non c’è scampo in questa città; dal tramonto all’alba la caccia è aperta”
Aygarth si morse il labbro. "Sei stato attaccato qui? Qui nella città?"
Mentheler si rivolse di nuovo al giovane:"No, nella foresta, due attacchi, sono riuscito a scappare nel primo caso, nel secondo ho dovuto ingaggiar battaglia...Voi cosa ne sapete?"domandò curioso ai tre uomini.
Il guerriero guardò il l’elfo e l’armatura ancora una volta indugiando, seppur per brevissimo tempo sui bulloni quindi parlò “Direi che le domande le facciamo noi e che è meglio andarcene via di qui al più presto.”
Si volse verso Aygarth “Fai quello che devi e sloggiamo, veloce”
Aygarth stava per rispondere quando un forte latrato in lontananza catturò l'attenzione del quartetto. "Maledizione!" imprecò. "Rieccoli!"
Si gettò subito sulla cassa presa di mira prima da Mentheler. Lao si avvicinò all'ingresso divelto e spiò fuori mettendosi al riparo il più possibile. "Dannazione! Li vedo, sono in fondo alla strada! Aygarth, sbrigati!"
Il giovane fabbro riuscì finalmente ad aprire i lucchetti e aprì la cassa. Ne tirò fuori un oggetto lungo e sottile, avvolto in un drappo di cotone scuro con un gancio a tracolla, e se lo caricò sulla schiena. Poi rovistò sempre nella cassa e ne trasse fuori un altro sacco, un po' più pesante, che lanciò a Galdor. "Aiutami con questa!" gli disse, saltando una collinetta di detriti per sgusciare nuovamente fuori dallo squarcio del muro nord.
Mentheler decise rapidamente che seguire gli uomini era l'unica, almeno sembravano sapere quello che facevano. Seguì gli altri fuori dalla fucina mentre l'uomo più vecchio rimaneva accanto alla finestra, per poi venirgli dietro.
Galdor raccolse il sacco che Aygarth gli aveva lanciato. “Va bene a questo ci penso io” sorrise “Ora via!” guardò ancora una volta Mentheler con fare scettico e si mise a correre dietro il fabbro.


Lao si affiancò ad Aygarth. E' saggio portarselo dietro? gli mormorò nella mente.
Finora non è una minaccia, rispose il giovane fabbro. Per ora. Se vedrò un minimo cambiamento in peggio, sarò il primo a fargli saltare via la testa. Ne ho abbastanza, di cacciatori.
Svoltarono un angolo, ma videro subito che Mentheler era rimasto indietro. Il vecchio sbirciò oltre l'angolo e vide il guerriero zoppicare cercando di raggiungerli.
"Miseria.. così non farà altro che rallentarci!" imprecò. "Andiamocene!"
Mentheler arrancava, mentre il latrato dei mastini da caccia e le voci dei miliziani si facevano sempre più vicine. All'improvviso incoccò l'arco e si girò. "Andate" disse. "Cercherò di tenerli a bada."
Aygarth si sporse a sua volta. Provò a usare i sensi della Forgia per capire quanto fossero vicini i loro inseguitori. Il mondo iniziò a colorarsi. Vide una sfumatura di rosso oltre le case che avevano oltrepassato, che avanzava rapidamente.
E vide bianco iridescente, ma non accanto a sé. Nella strada. Era Mentheler.
Alleato.
"Dannazione, vieni!" lo chiamò tornando sui suoi passi e afferrandolo per un'ascella. "Sono troppi. Da solo ti ammazzeranno di sicuro. Cerchiamo di seminarli!"
Lo strattonò e ripresero a correre, seguiti a ruota dagli altri. Svoltarono in tutti i vicoli, cercando di percorrere un sentiero quanto più a zig zag possibile, correndo nel mezzo delle pozzanghere che trovavano lungo la strada per dissipare il loro odore e far perdere le tracce. Più di una persona venne sbattuta a terra durante la loro fuga.
Svoltarono un angolo e videro un vecchio magazzino abbandonato. Sfondare la porta non fu difficile per Lao. Entrarono e sprangarono l'uscio, per riprendere fiato.
"Dite che li abbiamo seminati?" chiese il vecchio.
Galdor si strinse tra le spalle alla domanda di Lao. “E’ dura saperlo ma per ora è meglio che stiamo qui, se dovessero arrivare scappate dal tetto mentre tengo la porta, cercano voi dopotutto” sorrise con sguardo di chi la sapeva lunga.
Si voltò quindi l’elfo. “Dannazione amico, ora capisco perché vuoi sbarazzarti di quell’affare che ti porti appresso” per la prima volta gli indirizzò un’espressione se non amichevole almeno distesa quindi passò il sacco ad Aygarth “Che roba è?”
Mentheler si sedette gia' esausto contro la porta, preparandosi al racconto che non aveva mai narrato a nessuno:"Tempo fa, quando avevo non piu' di tredici anni, al villaggio di pescatori dove abitavo arrivarono dei soldati. Non riconoscevo lo stemma, e ormai l'ho dimenticato. Li accompagnava, come loro capo, un vecchio, curvo per gli anni e dalla lunga barba turchese. Il suo volto sporco di cenere è l'ultima cosa che riesco a ricordare. Immediatamente dopo c'è solo il dolore, e questa armatura. Se non c'è nessuno che mi attacca i bulloni mi impediscono i movimenti, come a un vecchio...Invece, per motivi che mi sono ancora oscuri, quando sono in combattimento è come se i bulloni scomparissero. Quanto alla mia abilita' con l'arco è frutto di anni di allenamenti. Lethannon mi accompagna fin da prima dell'armatura."Concluse l'elfo. Poi, rivolgendo lo sguardo agli altri occupanti della stanza aggiunse:"E voi chi siete?"

Aygarth rimase in silenzio mentre Mentheler concludeva il suo racconto. Infine scrollò le spalle. "Aygarth, fabbro." Indicò il guerriero: "Galdor, guerriero." Poi fu la volta di Lao: "Lao, portatore di scalogna" disse ridendo, ottenendo come risposta uno scappellotto che riuscì ad evitare per un pelo. Ridiventò serio mentre sbirciava tra le assi di una persiana per controllare la strada. "Non possiamo andare avanti così" mormorò. "Possiamo anche continuare a seminarli, ma quei dannati cani sentono il nostro odore. E io non voglio portarli da Honoo." Restò un attimo sovrappensiero mentre si portava una mano alla spalla. Gli doleva ancora. Tastando il lino, venne colto da un'idea. Sollevò la maglia ed estraendo il coltello da caccia lo porse a Galdor: "Dammi una mano, taglia le bende!"
Il guerriero ubbidì e in pochi secondi i lembi sporchi di sangue furono a terra. La ferita di Aygarth stava guarendo, ma era ancora brutta a vedersi.
"Deve fare male" commentò.
"Lo fa." Il ragazzo riabbassò la maglia e raccogliendo le bende le appallottolò. Si avvicinò alla porta e sbirciò per qualche secondo prima di mormorare un "Aspettatemi qui" e sgusciare fuori, rapido come uno scoiattolo.
Attraversò la strada e giunse fino alla via principale, gremita di persone. Si schiacciò contro il muro e osservò la situazione. Nel viavai di gente, passavano anche molti carretti merci. Ne individuò uno non particolarmente sorvegliato e attese che passasse. Quando gli fu al fianco, si sporse e vi gettò a bordo l'involto di bende insanguinate, che finirono dritte in una delle casse che venivano trasportate.
"Ecco la vostra preda" mormorò il ragazzo sogghignando. Sperava che l'odore di sangue sulle bende fosse abbastanza forte da depistare i mastini. Tornò indietro rapidamente e richiuse la porta alle sue spalle. "Ho gettato un'esca, vediamo se abboccano" li informò. Poi guardò Mentheler. "Hai parlato di bestie. Hai fatto qualcosa per attirartele addosso? O ti hanno semplicemente seguito e dato la caccia?"
Mentheler si rivolse di nuovo al giovane fabbro, che ora sapeva chiamarsi Aygarth, e rispose:"Ero seduto in una radura nella foresta quando sono uscite dal folto, non le avevo mai viste prima. Ve lo chiedo ancora, voi ne sapete qualcosa?"
“Ne sappiamo abbastanza” rispose il guerriero “e se avrai pazienza ne discuteremo tutti insieme, è inutile perder tempo in chiacchiere ora come ora, abbiamo bisogno di Honoo anche se mi riesce difficile ammetterlo” sorrise ripensando con soddisfazione al pugno che gli aveva rifilato oltre un anno fa. Si rivolse ad Aygarth “Piuttosto, cos’è che ci stiamo portando in questi sacchi della spesa?”
Aygarth accarezzò l'oggetto che si portava a tracolla. "Questo non è per voi, mi spiace" decretò. "E al primo che sbircia o gli mette su le mani gliele mozzo." Accennò al sacco. "Quello contiene una cosa che avevo promesso a Honoo. O almeno, parte di essa." Galdor disfece il sacco e vi trovò metallo grezzo dai riflessi particolari. "Lega del kaar. Sta diventando sempre più rara. Quella scorta mi è costato un mese di lavoro, e gli sciacalli non meritano di metterci le mani addosso. E poi..." Fece un cenno indicando un altro sacco, più piccolo, ivi contenuto. Galdor vi sbirciò e rimase impressionato. Monete d'oro, in grande quantità. "Non sappiamo se e dove dovremo fuggire. Tanto vale essere riforniti di merce di scambio. Senza contare che, se continuiamo a rubare, daremo nell'occhio. Ehi... non sgraffignate, so quante ce ne sono. Se ne trovo una sola di meno vi brucio come foste spiedini" scherzò. "Ora andiamo. Il sole è alto, e non abbiamo la garanzia che Honoo sia all'emporio. Se non lo troviamo entro questa sera, siamo perduti." Guardò Mentheler e rovistando nelle casse trovò una coperta leggera che gli lanciò. "Copriti con questa. Non sarà elegante ma ti tiene lontano dalla vista."
"Lui viene con noi?" fece Lao, accennando l'elfo. Non era una vera domanda. Quasi un'accusa.
Aygarth lo fissò a lungo. Per un attimo Mentheler ebbe la sensazione di essere investito da una corrente d'aria calda, che subito passò. "Lui viene" disse infine. Notando lo sguardo contrariato di Lao, aggiunse a bassa voce: "Alleanza. Lo sento." Sorprendentemente, l'elfo vide Lao calmarsi e fissando il giovane, si rese conto che per un istante le sue iridi erano diventate simili a degli specchi.
"A quanto pare siamo nella stessa barca, Mentheler" esclamò Aygarth, quasi sornione. "Braccati come bestie. Credo che una collaborazione possa essere fruttuosa per tutti. Ma non giocare brutti scherzi, dove stiamo andando il padrone di casa è molto meno clemente di me." Sorrise, anche se per Mentheler in quel sorriso c'era qualcosa di strano. Come anche nello spicchio rosso sangue che gli macchiava l'iride destra, ora normale. E in quei canini appena appena aguzzi che aveva notato solo in quell'istante.

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MessaggioInviato: Ven Giu 04, 2010 8:52 pm Rispondi citandoTorna in cima

[la sera dell'attacco alla fucina]

Quando l'ultimo paziente fu uscito dalla sua bottega Honoo si lasciò cadere su una sedia “Non credevo che potesse essere tanto faticoso star dietro alle ferite di qualche contadino o artigiano...” Magistra Ro stava riordinando il tavolo, mettendo via le giare di medicamenti e riponendo in un cassetto i vari coltelli e aghi usati durante la giornata “Sai Rowena... Credo di essere quasi pronto. In questo anno ho fatto abbastanza esperienza, sia nella magia di guarigione, sia nella medicina mondana per poter intraprendere quel viaggio di cui parlavamo. Ho molti peccati da espiare e non potrò farlo se resterò fermo in questa città.” La donna gli si sedette in braccio “Quando imparerai a essere meno serio? Te la stai cavando bene. Ce la stiamo cavando bene. E stiamo aiutando delle persone invece di combattere contro dei mostri. E' stata una giornata faticosa, ora mangiamo qualcosa e poi...” La frase venne interrotta da un frenetico bussare alla porta “Aiuto! Aiuto! Aiutatemi vi prego! Mio figlio...” Honoo aprì la porta tanto in fretta che l'uomo che la stava tempestando di pugni per poco non finì lungo disteso in terra “Calmati! Che è successo a tuo figlio?” “Non... non lo so. Qualche ora fa è inciampato e ha battuto qui” mentre parlava l'uomo indicava il suo addome “Stava bene e si è rimesso al lavoro, ma poco fa ha iniziato a stare male ed è crollato a terra. Aiutatemi vi prego!” Honoo prese l'uomo per le spalle scrollandolo vigorosamente “Dov'è tuo figlio? Lo hai portato qui?” “No, è alla mia fattoria con mia moglie. Temevo che il viaggio sul carro lo facesse stare peggio.” Honoo annuì “Hai fatto bene, andiamo adesso.” Magistra Ro aveva già preso tutti gli strumenti del mestiere e diversi tipi di unguenti per metterli in una grande borsa di cuoio. Una volta sul carro il contadino spronò i cavalli come un forsennato, rischiando di ribaltarsi più volte lungo la strada per la fattoria.

Una volta arrivati, trovarono una donna ad attenderli sulla porta di casa e Honoo entrò senza troppi convenevoli: il ragazzo era disteso sul letto, con un enorme livido sull'addome. Magistra Ro prese un diapason dalla borsa porgendolo ad Honoo “Fate silenzio adesso. Molto silenzio.” Honoo colpì il bordo del tavolo con il diapason e chiuse gli occhi, concentrandosi sulle onde sonore e sul loro riverbero all'interno del corpo del ragazzo. “L'addome è peno di sangue. Come temevo, dobbiamo svuotarlo e trovare rapidamente la fonte. Portatemi 2 secchi. Uno pieno d'acqua ed l'altro vuoto. Poi aspettate fuori, ma restate vicino alla porta” Mentre i due contadini ubbidivano lui cominciò a mormorare le parole necessarie ai tre incantesimi di cui aveva bisogno. Lanciò il primo sul ragazzo, facendolo addormentare profondamente ed il secondo sul secchio d'acqua, facendolo bollire istantaneamente e buttando al suo interno alcuni strumenti di metallo. Il terzo lo usò per raffreddare gli strumenti. Passò un tubo di bronzo a Magistra Ro “Rowena, incidi qui ed inserisci la canula. Io mi occupo di trovare la ferita...” Dall'incisione cominciò a fuoriuscire molto sangue che venne raccolto nel secchio vuoto. Honoo incise sotto lo stomaco, nella parte centrale del livido e vi concentrò i suoi poteri, deformando lo spazio, separando i due lembi della ferita, riducendo di molto la perdita di sangue. *Dove sei? So che sei qui da qualche parte...* “Ha battuto sul davanti, vero?” Dall'esterno il contadino rispose di si... Iniziò a scorrere le dita lungo la superficie degli organi interni, cercando un indizio. Lo trovò dopo circa un minuto sul bordo del fegato *Eccoti piccola bastarda...* “Rowena, quanto sangue ha perso?” La donna misurò con una stecca graduata la quantità di sangue nel secchio “Siamo a due dita.” Honoo mormorò poche sillabe per l'incantesimo di guarigione e la ferita interna si richiuse subito. Fece lo stesso con l'incisione sulla pelle dopo aver prima ridotto e poi annullato la distorsione spaziale. “Tieni ferma la canula, lo inclino così da far uscire tutto il sangue ancora nell'addome...”
Pochi minuti dopo, dopo essersi lavato e aver condensato il sangue del ragazzo in un cristallo rosso Honoo aprì la porta. “E' vivo... E dovrebbe restarlo. Ho fatto quel che potevo e tutto dipende dalla sua tempra. Dovrebbe svegliarsi domattina poco dopo l'alba. Se lo fa, fategli mangiare molta carne e tenetelo a riposo almeno per dieci giorni.” vide i volti preoccupati dei contadini “So che la carne è costosa, ma andate dal macellaio del quartiere nord, nel vicolo dietro l'erborista. Mi deve un favore, dategli questa lettera e vi farà un buono sconto.” “Grazie, grazie. Vi riporto subito in città.” Honoo si voltò verso il bosco, ascoltando con attenzione. “No, grazie. Faremo una passeggiata. Arrivederci.”

Pochi minuti dopo sul sentiero al limitare del bosco, Honoo e Magistra Ro stavano camminando affiancati “Cosa hai sentito Honoo?” “Non so. Strani rumori. Ritmi di cuori che non avevo mai sentito. Bestie, forse dei mostri. Di certo non esseri umani. E ci seguono da un po'. Rowena, temo sia il caso di rinunciare alla tua maschera...” A quelle parole le unghie di Magistra Ro iniziarono ad allungarsi in lame affilatissime, mentre il mantello che la copriva si trasformava in armatura. Proprio in quell'istante una gigantesca creatura grigia saltò fuori dalla boscaglia, cercando di azzannare Magistra Ro, ma la donna scartò di lato aprendo un grande squarcio sul collo del mostro con i propri artigli. Honoo iniziò una potente invocazione agli elementali dell'aria, ma non riuscì a finirla a causa di altre due creature che puntarono su di lui, con il palese intento di farlo a pezzi. *Idioti...* Una rete di distorsioni si estese immediatamente ad un metro da lui ma le creature la attraversarono senza subirne gli effetti; una lo colpì con una violenta artigliata al volto strappando quasi tutta la carne dal lato sinistro, l'altra azzannò il braccio sinistro, strappandolo di netto. “Honoo!” lo stregone strinse i denti per il dolore e ne cauterizzò la ferita al braccio con un sortilegio. “Sto bene, Rowena!” Altre due artigliate stavano per raggiungerlo all'addome e alla gamba: non poteva permettersi altri danni. Invece di concentrare i suoi poteri su un punto li fece fluire uniformemente rallentando lo scorrere del tempo e con esso tutto il mondo intorno a se. Si spostò fuori dalla traiettoria dei colpi, e guadagnò qualche metro prima di annullare la distorsione. “A quanto pare con voi bisogna cambiare tattica.” Alzò l'unico braccio rimastogli all'altezza del volto “Fatevi sotto...” I mostri non si fecero attendere uno schizzo in avanti bilanciandosi sulla nocche per prendere velocità, Honoo si chinò per toccare il suolo, rispondendo al suo tocco gli elementali della terra aprirono una voragine sotto la creatura, facendola inciampare. La seconda usò la sua compagna come trampolino per non cadere nella stessa trappola e cercò di trafiggere Honoo con gli artigli, il mago si alzò allungando il braccio e deviando con una leggera torsione del polso l'artiglio dalla sua traiettoria, per poi afferrarlo con la mano guantata e bloccarne il gomito con la gamba destra. Il primo calcio sfondò un paio di file di denti nella bocca del mostro e la torsione successiva spezzò l'arto al gomito. “Non muoiono, maledizione! E' la terza volta che gli taglio la giugulare ma non muoiono, la ferita si richiude sempre.” Anche la creatura ferita da Honoo si stava alzando, mentre il suo braccio si ricostruiva emettendo sinistri scricchiolii. *Ok... Vediamo quanto danno puoi sopportare...* Un altro tocco sul terreno e la voragine si richiuse, bloccando una delle gambe della cosa che stava cercando di uscirne, stritolandola. Honoo iniziò a raccogliere dei sassi dalla strada, facendo molta attenzione a non farsi colpire, poi fece rallentare di nuovo il mondo intorno a se amplificando al massimo la distorsione, tanto da far sembrare tutto praticamente immobile e lanciò i sassi addosso alla creatura. Ogni lancio generò una piccola esplosione e ogni sasso lanciato in quello stato raggiungeva velocità altissime, tanto alte da ridurre in poltiglia quello che colpivano. Due colpi raggiunsero il primo mostro alle ginocchia spezzandole entrambe, altri due lo colpirono al torace aprendo dei grandi squarci e l'ultimo lo colpì alla testa spaccandola e spargendo materia cerebrale ovunque. Quel colpo sembrò uccidere la creatura, che smise subito di muoversi. Il secondo mostro approffitò del momento di distrazione di Honoo per afferrarlo e buttarlo a terra, il mago si sentì immediatamente mancare l'aria e il suo cuore iniziò a rallentare *Ma che diavolo?* Guardò verso Magistra Ro impegnata a smembrare attentamente il suo avversario, danzandogli intorno, recidendo tendini, muscoli e nervi. *Mi serve una mano... In fretta...* aprì uno squarcio nella realtà facendo sciamare una ventina di operai Soth dai recessi dell'alveare. Gli insetti, lunghi circa un metro si accanirono contro il mostro smembrandolo rapidamente. Non appena il secondo mostro cadde inerte il terzo smise di attaccare Magistra Ro e cominciò a correre lungo la strada. Honoo riuscì a rimettersi in piedi, seppure molto a fatica “Tutto bene Rowena?” la donna annuì seppure fosse senza fiato per lo scontro *Tu non vai da nessuna parte...* Honoo guardò una albero staccandone con le distorsioni un grosso pezzo appuntito, per poi teletrasportare quello spuntone improvvisato proprio di fronte alla creatura, che non poté evitarlo, finendo trafitta. “Prendiamolo! E aiutami a piantare il palo nel terreno, lo voglio vivo quel bastardo!” In un attimo sia Magistra Ro, sia Honoo furono addosso alla creatura, la prima cercando di recidere nuovamente i tendini delle braccia per rallentarla, il secondo cercando di sbilanciarla.
Un rapido fendente della donna recise i tendini della spalla e del calcagno sinistro constringendo la creatura in ginocchio. Honoo colpì con un calcio dietro il ginocchio l'altra gamba, facendo cadere la creatura sulla schiena; non appena questa fu a terra Honoo colpì con il palmo della mano destra la cima del palo di legno, conficcandolo in terra di pochi centimetri e Magistra Ro spiccò un balzo, atterrando esattamente sulla cima del palo, piantandolo ancor più in profondità. “Madre della vita, fonte di ogni gioia, benedici questo tuo figlio e fallo risorgere a nuova vita!” Honoo toccò il palo da cui iniziarono a spuntare germogli e rametti che si aprirono la strada attraverso le carni della creatura. A causa dell'interferenza del Mietitore, sia magica, sia del suo continuo spezzare i rami che gli spuntavano dal corpo, Honoo dovette ripetere l'incantesimo altre quattro volte prima che la creatura fosse resa inoffensiva. “Datemi un punto d'appoggio e solleverò il mondo... Toglietemelo e non potrò fare più nulla” disse guardando la cratura che scalciava selvaggiamente a circa quattro metri dal suolo “E' la prima volta che vedo bloccare qualcuno con un incantesimo per far crescere le messi...” Honoo guardò Magistra Ro sorridendo, anche se a causa delle ferite il suo era più un ghigno orrendo “Mi vanto della mia creatività.” La donna gli accarezzò la parte sana del viso e gli porse un braccio parzialmente masticato “Hai perso questo signor creativo.” “Grazie. Ora ho una domanda... Come lo portiamo alla bottega per studiarlo?”

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MessaggioInviato: Ven Giu 04, 2010 9:01 pm Rispondi citandoTorna in cima

"Vedi qualcuno?"
Aygarth sbirciò appena, gli occhi sottili per vincere il riverbero del sole cocente. Nella strada non udiva più nessuno, e il latrato dei mastini era scomparso da parecchio. Dentro di sè si rallegrò: non credeva davvero che quell'espediente così semplice - buttare le bende insanguinate in un carro in transito - sarebbe bastato a depistarli. Ciò che invece non gli era piaciuto era stato dover aspettare un bel pezzo prima che le guardie smettessero di trafficare per i vicoli. Ormai era metà pomeriggio e il tempo a disposizione si accorciava sempre più.
"Sgombro" mormorò.
"Facci strada."
Il giovane sgusciò fuori, seguito dai due compagni e dall'elfo che si era unito a loro. Proseguirono fino alla fine del viale, poi si affacciarono oltre l'angolo. Una larga piazza si apriva di fronte ai loro occhi, stipata di bancarelle e di persone affaccendate negli acquisti. Passare là in mezzo sarebbe equivalso a trovarsi in un turbine di facce note che avrebbero anche potuto riconoscerlo. Benché non credeva di aver da temere dalla gente della sua città, non era del tutto sicuro che là dentro non ci fosse qualche ufficiale in borghese.
"Dobbiamo deviare" suggerì. "Seguitemi."
Mentre Mentheler seguiva il gruppo la sua mente si affacciava su diversi pensieri: chi era il misterioso uomo (se poi era un uomo) da cui stavano andando? Da cosa, soprattutto, stavano scappando? Su quest'ultimo argomento i suoi compagni sembravano sapere molto più di lui, e cionostante non si decidevano a parlare. Il ragazzo, Aygarth, gli sembrava un tipo a posto, anche se era palese che nascondeva qualcosa in più, qualcosa che non si scorgeva dalle apparenze, iniziando dalla benedizione elfica. Sul vecchio poco poteva dire, se non che emanava un'aura di autorità notevole. Quanto all'altro uomo, Galdor, non lo ispirava più di tanto, ma era ancora presto per esprimere opinioni. Degli strani compagni di viaggio in ogni caso...
Con la mente occupata da questi pensieri si affrettò dietro ai tre uomini.
Aygarth attraversò il vicolo e si infilò in un intricato labirinto di stradine secondarie che evitarono loro di scontrarsi con altre persone. Infine giunse in una strada familiare e si arrestò, controllando che nessuno li stesse seguendo o qualcuno li avesse notati. Nulla.
L'emporio si ergeva in fondo al viale, inaspettatamente deserto. Niente coda, nessuna calca di persone in fila, nessun mormorio concitato o sbuffi d'impazienza. Aygarth corrugò la fronte.
"No..."
Uscì rapidamente allo scoperto, seguito dagli altri, e si incamminò verso l'emporio. Quando giunse all'ingresso, notò subito un cartello appeso all'uscio. 'OGGI CHIUSO.' Persiane e finestre erano sbarrate, nessuna luce a trapelare.
"Non ci voleva..." mormorò Galdor.
Lao affinò l'udito e alzò un dito a voler richiamare l'attenzione. "Aspetta a dirlo. Io sento qualcosa." Una pausa. "Qualcuno c'è."
Aygarth non rispose. Sospinse l'uscio, ma era sprangato. Allora sollevò il braccio e lo calò con violenza: uno, due, tre colpi col piatto del pugno. "Honoo!" chiamò con voce roca. "Apri, per gli Dèi! Aprimi!"
Dall'interno Honoo sentì distintamente le grida di Aygarth, si pulì le mani sporche di sangue con un panno e si avviò alla porta "Eccomi, eccomi." Si udirono alcune parole arcane e la porta sembrò muoversi impercettibilmente, poi si aprì del tutto e, oltre al volto di Honoo, parzialmente squarciato da diverse artigliate, fece la sua comparsa un fortissimo odore di sangue. "Fatemi indovinare... Avete avuto visite..." disse loro lo stregone.
Per un attimo il quartetto rimase interdetto di fronte alla vista del compagno ferito. "Ah..." gemette Aygarth, senza sapere per un attimo che cosa dire. Poi scrollò la testa e, guardandosi freneticamente intorno, fece un cenno allo stregone perché potessero farsi avanti. "Dentro" mormorò ruvidamente. "Parliamone dentro. Qui non è sicuro."
Entrarono nell'anticamera dell'emporio. Aygarth chiuse la porta e vi si appoggiò contro. Era stanco. "Non ho voglia di giocare agli indovinelli..." mormorò rivolgendosi a Honoo, il quale però non lo stava guardando, ma fissava Mentheler. Capendo la domanda intrinseca, si affrettò ad aggiungere: "Alleato. Di me ti fidi, vero?"
"Diciamo di sì." La voce di Magistra Ro li raggiunse dal retro bottega. "Honoo, sbrigati, sta ricominciando a muoversi!" "Parliamone di là, sto lavorando..." Lo spettacolo era surreale come minimo: al centro della stanza c'era la parte superiore di un albero, cresciuto, letteralmente all'interno del torace di una delle bestie che avevano aggredito Aygarth. La creatura stessa era immobilizzata e il suo corpo letteralmente vivisezionato, mentre la sua rigenerazione era impedita da una miriade di piccoli insetti famelici. Sul tavolo vicino al muro erano accatastati diversi arti staccati alla cosa, mentre la mascella era stata resa inoffensiva tagliando i legacci di cuoio. "E' tutta la notte che lo seziono e ho già ottenuto molte informazioni... Chi comincia?" chiese Honoo con uno sguardo tanto serafico quanto inquietante.
Mentheler guardò disgustato la cosa distesa là sul tavolo, e si allontanò un poco dallo stregone. Finalmente decise a prendere la parola, e a farsi spiegare il più possibile da quel gruppo che lo inquietava sempre di più:"Cosa sapete di... quelle cose?" Chiese semplicemente rivolto allo stregone, guardando un punto un poco al di sopra della sua testa.
"So molte cose... Ma altre le ignoro, come il vostro nome messere... Sarebbe bello conoscerlo, ma per ora la parola di Aygarth mi basta. So che sono creature indubbiamente inusuali e che non sono naturali. Sono il risultato di un processo alchemico. So che sono in grado di rigenerarsi a patto che la parte danneggiata sia connessa al cuore e al cervello. Gli arti separati non ricrescono, ma il moncherino cerca di riprodurre un nuovo arto. Un processo lento, molto di più della semplice chiusura di una ferita. I loro organi si riproducono continuamente e credo che potrei utilizzarli come fonte per alcun medicamenti particolari... Ma non ho ancora avuto tempo di fare esperimenti in merito. Sono refrattari alla magia, sia a quella esplicita sia alle sue forme più innate, come le mie distorsioni, o la tua Forgia, Aygarth. Temo lo siano anche alla preveggenza di Cronista. Inoltre oggetti e creature incantate a contatto con la loro pelle tendono a perdere i loro incantamenti..."
Honoo prese un profondo respiro dopo quella frase detta di getto. "La separazione della testa dal corpo o la totale distruzione del cervello sono l'unico modo per ucciderli. Almeno per ora, non ho avuto tempo di essere "creativo"."
Aygarth rimase in silenzio qualche secondo. Ora comprendeva molte cose. "Ecco perché non riuscivo a scalfirli... o anche solo a vederli" mormorò quasi fra sé. Si massaggiò la spalla ferita. "Morte per decapitazione... l'ho scoperto anche io, non prima però che mi lasciassero un bel ricordo addosso." Guardò il corpo vivisezionato e per un attimo sentì il bisogno di stargli lontano. Poi alzò gli occhi verso lo stregone: "Non sono creature a briglia sciolta. Qualcuno li comanda. Qualcuno che li chiama Mietitori. Qualcuno che si fregia dell'egida di 'inquisitori'." Fissò Lao di sbilenco, come a volerlo esortare a rendere più completo il racconto. Per tutta risposta il vecchio si limità a porgergli la lista dei nomi e Aygarth la sbattè sul tavolo; sangue andò a macchiare il foglio, incarnando quasi la metafora dell'elenco di morte che rappresentava. "Stanotte sono venuti da me. Mi hanno attaccato. Mi hanno braccato, fino alla foresta. E anche lui" mormorò indicando Mentheler. "La mia fucina è distrutta, e a quanto ho capito, il borgomastro del quartiere era d'accordo con questa assurdità... Leggi la lista: io sono il numero 16. Tu sei il 19." Fissò il mago. "Non puoi più stare qui. Dobbiamo andarcene. Tutti. Stanotte i Mietitori torneranno alla caccia." Storse il naso guardando le ferite sul viso di Honoo. "Ero venuto ad avvertirti, ma a quanto pare hai avuto a che farci almeno quanto noi..."
Lao non intendeva ripetere la sua storia per il momento. Si avvicinò al tavolo e senza apparente paura passò un dito sopra la testa calva del Mietitore. Il suo indice scorse sulla pelle grigia fermandosi sulla voragine del naso."Che essere meraviglioso." sussurrò come in trance. Gli altri lo osservarono a quel commento."Nessun Ego, pronto al sacrificio, niente rimorsi niente coscienza niente morale. Un Cacciatore perfetto." finalmente il vecchio staccò gli occhi dalla creatura e li rivolse ai presenti."E' un essere puro e ostile. E se conosco gli Inquisitori ne hanno creati a decine, forse a centinaia." il tono di voce si riempì di sconforto."Con loro non incontreranno gli imprevisti che hanno incontrato con me."
"Mi hanno attaccato ieri sera nel bosco. Erano in tre. Questo è l'unico ancora vivo, anche se ho rischiato molto. Per qualche strano motivo il contatto diretto con queste creature blocca le mie funzioni vitali... Credo abbia a che fare con la particolare costituzione del mio corpo. Lo sciame sta lavorando ad un nuovo modello che non abbia questo difetto e magari una maggiore forza e velocità. Attualmente gli sono decisamente inferiore." disse Honoo indicando il corpo che gemeva sul tavolo "I miei figlioli sono diventati piuttosto bravi in questo ma gli ci vorranno settimane per ottenere dei risultati... A voi come è andata?"
Aygarth non rispose, ma si voltò e alzò la maglia quel tanto che bastava per far vedere la schiena. Appena sotto lo spallaccio segnato da una miriade di graffi profondi, era ben visibile uno squarcio da morso che, seppur in via di guarigione, sembrava ancora pulsare come fosse fresco. La pelle e la carne si ricostituiva lentamente, ma era evidente che la ferita originale doveva essere profonda e la bestia doveva avergli strappato un buon lembo di muscolo. "Preso di sorpresa. Zadris non ha sentito nulla, e nemmeno io... com'è logico, ora che so il perché. Sono fuggito a cavallo, per mia fortuna. Sono venuto da te, ma non c'eri, allora ho abbandonato la città. Ma nella foresta ci hanno riprovato... e non solo con me" disse guardando prima Lao e poi l'elfo. Contrasse il volto in una smorfia. "Dèi... senza bende brucia e fa un male dannato. Spero non mi abbiano attaccato la rabbia" scherzò, senza però umore nella voce.
Vedendo lo squarcio Honoo si diresse allo scaffale dei medicamenti e prese una piccola giara "Durante la mia analisi non ho riscontrato nessuno dei sintomi tipici della rabbia. E fra l'altro non credo possano esserne affetti. Non saprei per altri malanni tipicamente portati dagli animali." Honoo pronunciò un breve incantesimo che fece richiudere parzialmente la ferita. "Non sono bravo con la magia di guarigione, ecco perchè ho fatto tanti esperimenti per curare i miei pazienti senza usarla. Metti questa pasta sopra, la proteggerà dalle infezioni e ridurrà il dolore. E per le malattie... Dimmi subito se ti senti strano in qualche modo."
Mentre Aygarth si applicava la pasta dello stregone sulla ferita, Mentheler ripercorse con la mente le sue avventure, e prese a parlarne con gli uomini: "Mi hanno attaccato nella foresta." Disse piano, attirando l'attenzione degli altri uomini."La prima volta intendo. In quel momento sono solo scappato, non avrei potuto fare molto altro. Sono stato recuperato giusto in tempo da una carovana di mercanti, in effetti adesso non saprei dire perchè i Mietitori non li hanno sterminati. Fatto sta che poco dopo siamo stati attaccati da banditi ed è giunto...qualcuno...ad aiutarci. Shrakan, si chiamava... Dopo aver sconfitto i banditi e aver messo al sicuro i mercanti ci siamo avviati insieme verso il folto. Poco dopo siamo stati di nuovo attaccati da quelle creature, i Mietitori, e il mio compagno è morto cercando di difendermi. Poi sono giunto in città, ho chiesto indicazioni per la bottega del fabbro. Il resto lo sapete." concluse l'elfo.
"Certo che lo sappiamo" mormorò Aygarth con fare sornione, poi, come se si fosse ricordato di qualcosa, fece un cenno a Galdor perché aprisse il sacco che trasportava. Metallo grezzo, dai riflessi perlacei, luccicò sotto i loro occhi. "Non ho fatto a tempo a realizzare ciò che mi hai chiesto" disse, rivolto ad Honoo, "ma dalla fucina distrutta sono riuscito a salvare ciò che mi serviva. Ora ciò di cui ho bisogno è un altra forgia, fiamme alte e un buon maglio. E un po' di tempo e tranquillità." Indicò il sacco. "Lega del kaar. Dimmi se è ottimale per ciò che avevi in mente."
"Sai che non sono un esperto di metalli. I miei materiali di lavoro sono ossa, carne, tendini e muscoli. Devi poterla rendere estremamente resistente, soprattutto i due pesi alle estremità della catena. Pensavo di usarla per sprangare bene la bottega, ma con un paio di piccole modifiche può diventare un'arma perfetta contro questi cosi. Hai presente un mazzafrusto? Mi serve una catena lunga almeno dieci metri con due pesi senza spuntoni, uno per estremità. Se uso un'arma simile credo di poter usdare le mie distorsioni temporali senza finire in pezzi per l'impatto con i miei bersagli. La catena dovrebbe assorbire lo shock..."
Mentheler, avendo sentito lo stregone e Aygarth tornare in argomento metalli era subito tornato con la mente al suo problema; Timidamente si fece avanti ed esordì:"Aygarth..."disse esitante, rivolgendosi per la prima volta al ragazzo con il suo nome:"Pensi di essere in grado di fare qualcosa per... l'armatura?". Indicando i bulloni l'elfo aggiunse:"Finora non ho mai provato con strumenti da fabbro,solo con le mie mani, pensi si possa fare?"
Il giovane guardò i bulloni impiantati nella carne e passò lo sguardo da essi a Honoo. "Io... non lo so" mormorò. "I bulloni sono di metallo... tu no. A mani nude o con attrezzi da fabbro, ti farei solo del male. Senza contare che non ho la minima idea di come siano stati innestati nel tuo corpo...senza ucciderti" concluse. Una smorfia passò sul suo volto. "Ammetto che sarebbe una 'sfida' riuscire a farlo...ma non sono abituato a giocare con le vite... degli...WHOA!"
Aygarth chinò il capo e se l'afferrò convulsamente tra le mani. Galdor si avvicinò ma dovette indietreggiare: i tatuaggi del ragazzo si erano fatti di brace e un lieve vento rovente si era alzato dalle sue carni. "Che c'è? Che succede?" chiese allarmato.
Il giovane represse un grido tra i denti e crollò letteralmente su uno sgabello lì vicino. Alzò il volto, lentamente, e i suoi occhi erano due specchi. "Alleanza.... Zadris! ZADRIS!" Sembrava parlare a un'entità lontana, a giudicare da quanto stesse alzando la voce. D'improvviso si alzò di scatto, scostò Lao quasi bruscamente nel tentativo di dirigersi alla porta con lo stesso impeto di un'ariete, ma perse l'equilibrio e finì carponi, sempre una mano alla testa come a voler reprimere mille voci.
Mentheler si avvicinò al ragazzo, lo tirò su, e lo sistemo su una sedia vicino alla porta. Mentre indietreggiava, lasciando il tempo ad Aygarth di riprendersi, pensava a quello che gli aveva saputo dire... evidentemente non c'era altro modo che chiedere spiegazioni al vecchio. Decise che appena avesse potuto sarebbe andato a cercarlo e, volente o nolente, gli avrebbe estorto tutte le informazioni ossibili. Per poi ucciderlo. Questo infatti l'aveva deciso già da tempo, il vecchio non meritava alcuna compassione. Un movimento del ragazzo lo distrasse, e tornò a concentrarsi su di lui, come in attesa di spiegazioni per quello che era successo.
"Devo andare..." gemette. "E' Zadris. Sta chiamando. Devo andare, qualcosa non va... C'è..." Una pausa, poi quasi urlò. "ASTREA! A SINISTRA! Argh!" Si chinò su se stesso di nuovo, e di nuovo si rizzò in piedi, quasi subito, e fece atto di andare verso l'ingresso. L'avrebbe fatto se Magistra e Lao non l'avessero trattenuto. Ill giovane sembrava ignorare quella stretta e anzi, tirava il più possibile per poter avanzare. "Aspetta, aspetta!" esclamò Lao. "Non puoi uscire come niente fosse! Ci danno ancora la caccia, là fuori."
"Lasciami!"
"Aygarth, calmati!"
"LA...SCIA...MI!"
Mentheler fece un passo indietro, sconvolto dalla veemenza del ragazzo. Poi si riprese ed, esitante, domando': "Chi è Zadris?" Dopo aver sentito quel nome per ben due volte voleva vederci chiaro.
Aygarth guadagnò un passo, mentre gli occhi erano sempre più a specchio. Con uno strappo deciso si divincolò e andò contro l'uscio, che però non si mosse di un millimetro, grazie all'intervento della telecinesi di Lao. Aygarth batté il pugno contro la porta, più volte, finché non vi poggiò la fronte contro e rimase così, ansimando. Mentheler girò lo sguardo verso Lao, che semplicemente disse "E' la sua arma."
"Non dovete aver timore di lui, messere" fece Honoo, notando lo sguardo sconvolto dell'elfo. "Non è pericoloso. Non se gli darete motivo di farlo." Si avvicinò al ragazzo e mise una mano sulla spalla sana. "Dov'è Zadris?"
"Honoo... la Forgia..."
"Lo so. Tu devi, e non ti fermerò. Ma il tramonto è prossimo e se è vero ciò che hai detto, non raggiungerai nemmeno le porte della città prima che ti arrivino addosso. Dov'è Zadris?"
"E' da Astrea" mormorò il ragazzo. "Astrea e Carnival. A Sindar. Qualcuno è là. Nemico. Un attacco. E.. AHI!" Si tenne il braccio, dove apparve all'improvviso, come sbucato dal nulla, un graffio sanguinolento. "Maledizione, dobbiamo andare! Subito!"


Mentheler non credeva alle sue orecchie! Finalmente uscivano! Che il nemico fossero i Mietitori o qualcos'altro poco importava, l'importante era che stava succedendo qualcosa.
Per Mentheler il combattimento era quasi una droga, per il semplice fatto che nella mischia non sentiva più il dolore che altrimenti lo perseguitava. E voleva anche far vedere a quegli uomini cosa sapeva fare. Era rimasto piuttosto sbigottito dalla spiegazione del vecchio su Zadris, non capiva come qualcuno potesse comunicare in questo modo con una semplice arma.
Mentheler sentiva il bisogno di esprimere il suo parere, e visto che Aygarth stava riprendendosi aggiunse :"Io sono per l'andare. Non riesco più a rimanere qui ad oziare, e dal poco che ho capito lì c'è qualcuno che ha bisogno d'aiuto. Non so voi, ma io non credo che potremmo ottenere altro dal rimanere in questo posto." concluse convinto.
"Non essere ardente di battaglia, specie se non sai che armi ti prospetta il nemico" replicò Honoo. Guardò il tavolo su cui era adagiato il Mietitore, poi sbuffò. "Immagino che le mie ricerche dovranno aspettare." Fece un cenno a Magistra, che sparì per un attimo nel retrobottega per poi ritornare poco dopo spoglia del grembiule e con indosso un'armatura leggera. Honoo si voltò verso Mentheler assottigliando gli occhi. "Ora, posso avere il piacere di sapere il tuo nome o devo chiamarti 'uomo dei bulloni'?"
"Mi chiamo Mentheler" rispose l'elfo.
"Mentheler. Già meglio. Ora... non possiamo attraversare la città. Hai detto Sindar, Aygarth? Non posso portarvi nell'esatto punto dove si trovano le vostre amiche, perché non so dove siano. Ma possiamo avvicinarci un po'. State vicino a me. E non muovetevi, se non volete rimetterci qualche arto che potrebbe mancarvi."
Si riunirono attorno allo stregone. Per un attimo ci fu immobilità estrema da parte di tutti, eccezion fatta per Aygarth, che stringeva i pugni tremanti come se cercasse di trattenere qualcosa.
Honoo iniziò a concentrarsi e ben presto sottili crepe cominciarono a frantumare lo spazio attorno a loro. Si ispessirono sempre più finché ad un tratto sembrò che la gravità scomparisse. Fu come cadere da un altezza indefinita, quando invece si ritrovarono bocconi...sull'erba. Poco lontano, si udiva il rintocco di una campana.
Voltandosi attorno rapidamente, il gruppo si accorse di essere al di fuori delle mura perimetrali di Athkatla, a metà strada tra la città e la foresta di Sindar.
"Non ho potuto avvicinarmi di più" fece lo stregone. "Questo è l'unico punto di riferimento sicuro che avevo. Andare alla cieca nello spazio non solo è difficile, ma non è nemmeno saggio."
Mentheler si ritrovò disteso sull'erba, senza la più pallida idea di quello che era accaduto. Improvvisamente aveva visto delle crepe apparire tutt'intorno a sè ed era sul punto di allontanarsi, quando si era sentito strattonato verso il centro di quella spaccatura. E un secondo dopo era lì, sull'erba, con la capitale alle spalle. Era stato evidentemente lo stregone, dato che era l'unico in piedi, mentre tutti gli altri erano piu' o meno nella sua situazione. Alzatosi,aspettò che tutti gli altri si riprendessero.
"Questa mossa non mi è piaciuta la prima volta che l'hai fatta" sentenziò Galdor pulendosi i calzoni. "E col tempo, a differenza del buon vino, non migliora."
"Non perdiamo tempo" tagliò corto Lao. "Da che parte, Aygarth?"
Il giovane scrutava la foresta, gli occhi a specchio, i tatuaggi roventi. Fissò un punto in particolare e digrignò i denti.
"Seguitemi." Si sistemò la sacca oblunga a tracolla cercando di non sollecitare troppo la spalla ferita e si mise a correre. Gli altri non si fecero attendere oltre.
"Ma che hai in quella sacca?" gli chiese Galdor, affiancandolo.
"Non è roba per te!" fu la secca risposta di Aygarth, mentre si inoltravano nel folto, seguiti a ruota da un perplesso Mentheler che cercava di star loro dietro, rimuginando su quanto fosse accaduto.

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MessaggioInviato: Ven Giu 04, 2010 11:01 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Circa tre mesi prima]

Kyla trattenne il respiro, osservando il volto terreo del Cronista. Le rivolse un cenno per tranquillizzarla e afferrò la maniglia della porta, preparandosi ad ostentare il suo miglior sorriso, ovviamente senza scoprire i denti. Spalancò la porta inondando di luce del primo pomeriggio la sala da pranzo; sulla soglia, tre uomini attendevano. Indossavano tuniche scure che scendevano fino ai piedi, un abbigliamento particolare che poteva essere collegato a culti religiosi o caste nobiliari. Il più vecchio, sulla sessantina, probabilmente quello che aveva bussato, incontrò per primo lo sguardo del Vampiro. Gli altri due, più giovani, stavano squadrando la casa, ma smisero immediatamente alla vista del proprietario.
“Buon pomeriggio..” disse il Cronista, facendo saettare lo sguardo dal più vecchio ai due più giovani, cercando di stabilire un contatto visivo con tutti e tre. -Un pavido alchimista con una moglie timida e premurosa- ripeté mentalmente prima di continuare a parlare “Cosa posso fare per voi?” Il vecchio sorrise, un sorriso aperto che però non si estese agli occhi, rimasti gelidi. “Siamo interessati al suo talento, caro ragazzo..” rispose con voce sottile, non adatta per l'età che mostrava di avere “forse può procurarci la formula alchemica che fa al caso nostro.” “Accomodatevi dentro, miei signori. Gradite del vino, della birra? Kyla, versa qualcosa per noi..” “Non è necessario, caro ragazzo. Posso sapere il suo nome?” chiese il vecchio, sedendosi tranquillamente al posto del Cronista. I due giovani rimasero in piedi vicino alla porta d'ingresso, chiusa.
Il Vampiro sorrise nuovamente “Andiamo, miei signori. Non ditemi che avete bussato a questa porta senza che nessuno vi abbia fatto il mio nome! Ormai ricevo clienti anche da fuori città, e tutti mi conoscono come Mastro Logan.” “Logan..e basta?” il vecchio si accarezzò il pizzetto di barba candida.
-Maledetto umano bastardo. Osa ancora sfidarmi sotto questo tetto, non vedo l'ora.- si trovò a pensare il Cronista, notando un anello che il suo interlocutore portava all'indice della mano destra; si scolpì nella mente il simbolo sopra raffigurato.
“Logan e basta, mio signore..” chinò leggermente la testa in segno di scusa, e spiegò “Garmya è un paese di gente semplice, ci conosciamo tutti per nome. Ma in che cosa posso rendermi utile, signor..?” L'altro non rispose, e si limitò a schioccare le dita. I due giovani si fecero avanti, posando sul tavolo tre barattoli sigillati ermeticamente. Due di questi erano ripieni di in liquido ambrato, il terzo era rosso scuro. Il Vampiro si avvicinò, suo malgrado. All'interno di uno dei due recipienti color ambra galleggiava un pezzo di qualcosa che poteva assomigliare ad un cervello umano; l'altro conteneva tessuti epidermici, fibre di muscoli, alcuni denti. Prese tra le mani il terzo, quello rosso, e guardò interrogativamente il vecchio che non perdeva di vista un istante il suo volto.
“E' sangue, Mastro Logan.”
“Lo vedo bene..” rispose il Cronista “ed esattamente in che cosa consisterebbe il mio lavoro, signore?”
“Nel rendere compatibili i contenuti di questi tre recipienti. Queste materie organiche non devono rigettarsi a vicenda.” Il Vampiro scosse la testa “Non ho alcuna conoscenza medica, né di anatomia. Il mio campo di studi non è il corpo umano. Sono un alchimista.”
“Ma quello che tiene tra le mani non ha niente di umano, Mastro Logan.” sorrise il vecchio. “Di sicuro saprà che su questa terra non camminano solo esseri umani, ma anche altre tipologie di creature..i Vampiri, per esempio.”
Il Cronista posò delicatamente il recipiente di sangue sul tavolo, assumendo un'espressione totalmente neutra. “Non è un lavoro che mi compete.”
“Mastro Logan, che delusione! Eppure il suo nome è noto in metà di queste terre! Ovviamente pagheremo bene in caso di successo..” esclamò scherzando il vecchio, la cui voce sottile faceva accapponare la pelle a Kyla, rimasta nella stessa posizione, vicino alla finestra della cucina “E pagheremo bene anche per il suo silenzio.” Strizzò l'occhio al Cronista “Non è bene che si parli di certi esperimenti per Garmya.” Il Vampiro stentava a rifiutare, in volto ancora un'espressione neutra, la mente piena di allarme. Aprì la bocca per rispondere, ma si voltò con uno scatto verso Kyla, che lo osservava tesa. Si spostò con due passi rapidi, e la prese per mano, portandola vicina alla porta. La finestra davanti alla quale si trovava la ragazza fino ad un istante prima esplose, facendo atterrare centinaia di schegge di vetro sul pavimento. Alcune di essere arrivarono fino al tavolo di legno, conficcandosi in esso. Un grosso sasso rotolò fino ai piedi del vecchio, che guardava il Vampiro con un'espressione tra lo stupore e la soddisfazione. Il Vampiro spalancò la porta e si affacciò in strada. Vide un uomo allontanarsi a gran velocità dalla casa, e digrignò i denti. Non poteva mettersi al suo inseguimento, doveva chiudere questa questione immediatamente.
“Un vandalo forse..più probabilmente qualche cliente insoddisfatto.” scherzò rientrando “miei signori, credo di dover declinare l'offerta. Come vedete, il mio lavoro è forse un pò sopravvalutato..”
Il vecchio si alzò in piedi e fece cadere sul tavolo una grosso sacchetto. Il suono di monete che ne fuoriuscì non lasciava dubbi sul contenuto. “Non sia sciocco, Mastro Logan. Sono certo che non ci deluderà..dopo averla incontrata di persona, sono pronto a scommetterci.” arricciò le labbra in un ultimo sorriso, e si avviò verso l'uscita. “Tra una settimana torneremo per sentire se avrà cambiato idea riguardo la faccenda che le abbiamo affidato. Buon lavoro, Mastro Logan. Mia signora..” concluse con un cenno rivolto verso Kyla. Un attimo dopo i tre si dileguarono per le vie cittadine.
Il Vampiro vibrò un pugno sul tavolo, che scricchiolò pesantemente. I recipienti tremarono e iniziarono a oscillare sul posto. “Logan, cosa..?” domandò Kyla, che aveva appena tirato un sospiro di sollievo, dopo aver visto andarsene quel vecchio inquietante.
“Mi hanno messo alla prova. Prima il discorso dei Vampiri..e poi questo.” disse, porgendo la mano destra nel vuoto, accanto al tavolo. Un attimo dopo uno dei recipienti concluse la sua oscillazione e rotolando cadde precisamente nella mano del Vampiro. Kyla si voltò verso la finestra infranta, verso le schegge di vetro che si erano conficcate nel pavimento, senza ferirla. Il Cronista l'aveva spostata da lì prima dell'arrivo del sasso, e aveva dato una prova del suo potere a quegli individui inquietanti. Che probabilmente non aspettavano altro.

“Kyla, ti prego. Accetta quel lavoro.”
“Non se ne parla, non andrò a Nehimlein. Voglio rimanere qui con te.” la ragazza si avvicinò al Cronista, mettendogli una mano sulla spalla. Il Vampiro le dava la schiena, rivolto verso la scala che portava al piano superiore. Al tocco della ragazza, non si voltò.
“Quando torneranno, non sarà per il lavoro. Cercano me, e io farò in modo di accontentarli, e di farli pentire per essere entrati in casa nostra.” Le sue mani erano saldamente aggrappate al piccolo corrimano di legno che seguiva la scala per il piano superiore. Questo scricchiolò un pochino quando aggiunse “Vorrei che tu fossi al sicuro, lontano da qui.”
“Io voglio essere al tuo fianco, e non sono una ragazzina. So badare a me stessa.”
Il Vampiro non rispose.
“Forse la questione è un'altra..” mormorò Kyla, lasciando la spalla del Vampiro “Sei tu che non mi vuoi qui. Non è vero?”
Il Cronista si voltò verso la fanciulla, sostenendone lo sguardo: i suoi occhi bastarono per avere la risposta.


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Nether di Middenheim
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MessaggioInviato: Dom Giu 06, 2010 1:14 am Rispondi citandoTorna in cima

Verso Casa

Il vento ululava furioso fuori dal carro e Nether si svegliò per l'ennesima volta a causa dei continui scossoni causati dal terreno sconnesso.
Era stato fortunato ad incappare così presto in una delle grandi carovane di ritorno dal Catai; più che un convoglio di carri era una vera e propria città ambulante sorvegliata da un gran numero di soldati. Del resto tentare una traversata del genere con meno uomini di un piccolo esercito sarebbe stata pura follia.
Dal passo della Fiamma Nera alle Malelande, dalle Malelande alla Terra Del Lupo e da lì ai regni degli ogre...e quella era solo metà strada.
Adesso stavano percorrendo il tragitto inverso, sperando di tornare nelle terre civilizzate dell'Impero senza subire assalti.
Non era stata però una passeggiata per il middenlander...
Costretto ad attraversare i Monti del Lamento senza un riferimento preciso, aveva perso buona parte dell'armatura a causa delle numerose rotture o perchè lui stesso aveva deciso di rimuoverla poiché troppo ingombrante. Anche senza uno specchio a disposizione poteva immaginare il suo aspetto...un grosso barbaro con barba e capelli lunghi, vesti logore e un'armatura arrugginita.
Il peggio era stato però il doversi procacciare il cibo evitando di diventare a sua volta una preda...
Era quasi morto tentando di uccidere un alce gigantesca che per poco non l'aveva infilzato con il proprio enorme palco di corna. Alla fine aveva divorato buona parte del corpo della bestia senza nemmeno cuocere la carne; del resto era difficoltoso accendere un fuoco senza il materiale adatto inoltre c'era sempre il rischio di farsi notare da qualche predatore o peggio ancora da un cacciatore ogre di cattivo umore.
E poi aveva davvero fame.
Alla fine però qualcosa doveva averlo trovato, molto probabilmente a causa dell'odore di sangue che ricopriva la sua armatura e i suoi abiti. Per quattro giorni aveva corso, saltando crepacci, scalando dirupi, attraversato tormente di neve per eludere il suo inseguitore.
Senza però mai incontrarlo; veniva messo sull'avviso dal suo odore o da una più semplice sensazione di imminenza così da riuscire sempre ad evitare uno scontro diretto...si chiese cosa ne avrebbe pensato il suo dio protettore di un comportamento del genere...
Pochi giorni dopo si imbatté per pura fortuna nella carovana che percorreva la Strada Argentea. Questa comprendeva per lo più kisleviti, ma c'erano anche mercenari imperiali e tileani.
Ad ogni modo non fu così semplice unirsi al gruppo. Quando li vide per la prima volta, dopo un breve momento di gioia, si tenne a debita distanza. Se si fosse avvicinato a loro vestito in quella maniera e armato, avrebbero potuto pensare ad un predone del nord, a un mutante, o a un qualsiasi altro pretesto valido per ucciderlo. Inoltre non aveva nulla con sè per nascondere i canini prominenti. Così alla fine si era rassegnato a fare l'unica cosa possibile...li aveva strappati tutti e quattro.
Il solo pensiero fece fremere Nether che ancora provava ondate di dolore al ricordo della scena...
Con quell'espediente era però riuscito ad avvicinarsi e grazie alla presenza dei mercenari imperiali era riuscito a farsi comprendere anche dai kisleviti alla guida della spedizione. Meno facile era stato l’inventarsi una storia credibile e riuscire successivamente a viaggiare insieme a loro come mercenario.
Un altro scossone del carro gli fece drizzare la testa, sbuffando per la frustrazione. L’halfilng che viaggiava insieme a lui all’interno del veicolo si espresse in maniera ben più colorita insultando praticamente ogni cosa, dalla madre del capo carovaniere alla agli progenitori del costruttore del carro.
Avvertendo lo sguardo del middenlander sulla propria schiena non potè far a meno di girarsi “Che sei, sveglio?”.
Nether si limitò a rispondere con una sorta di grugnito di assenso, tornando a fissarsi i piedi, e tanto bastò affinchè il mezz’uomo lo ignorasse stringendosi nuovamente nella sua piccola coperta.
Si trattava del cuoco della carovana, o almeno uno di loro. Sapeva che dovevano esserci almeno tre o quattro carri cucina, quindi era facile pensare ad altrettanti cuochi per tutta la carovana.
Non era sua intenzione apparire così scorbutico, ma meno la gente gli parlava meglio era. Anche perché dopo la prima settimana di viaggio poteva sentire i nuovi che premevano per spuntare di nuovo…cosa che ovviamente avrebbe creato un certo clamore…
Fino a quel momento aveva ovviato al problema avvolgendo attorno al suo volto una spessa sciarpa di lana per coprirsi dal freddo, mangiando il più delle volte lontano dagli altri.
Però quell’halfling lo incuriosiva…
Era raro incontrare uno di quei piccoletti al di fuori della Contrada, e al massimo si potevano trovare alcuni di loro nelle grandi città al servizio della nobiltà imperiale come giullari, cuochi, servi…ma più spesso erano ladruncoli impegnati a sgraffignare quello che potevano per sopravvivere. L’aver accettato l’incarico come cuoco in una delle più pericolose vie carovaniere di tutto il vecchio mondo (e forse oltre) la diceva lunga sul fegato del mezz’uomo *O forse è solo molto ingenuo…*
Sospirò, cercando di sistemarsi meglio all’interno del carro quando uno smottamento più forte degli altri fece perdere l’equilibrio ad entrambi i suoi occupanti, facendo crollare sulle loro teste pentole e padelle dal soffitto tra un’imprecazione e l’altra.
Nether si rimise in piedi e aiutò il piccoletto ad alzarsi che lo ringraziò con un cenno dalla testa “Siamo fermi.” disse “Spero non si sia rotta una delle ruote.”.
“O magari hanno visto qualcosa.” Borbottò il middenlander risistemando alcune delle stoviglie.
“Allora non dovresti andare là fuori?” chiese l’halfling allungandogli un piccolo calderone d’ottone.
“Difficile che qualcuno si muova con questa tormenta, e in ogni caso ci sono le sentinelle kislevite no? Se qualcosa si sta avvicinando lo sapremo di sicuro e in quel caso andrò fuori.”
L’halfling non sembrava troppo convinto, ma non se ne curò più di tanto. Ad ogni modo il middenlander andò verso il retro del carro per aprire la piccola finestrella che dava sul mondo esterno.
La tormenta di prima si era ormai indebolita, riducendosi ad una lieve nevicata che gli permetteva di scorgere attraverso la finestrella i cavalli dell’altro carro al loro seguito.
Aprì il chiavistello della porticina ed uscì all’esterno venendo investito quasi subito dal vento freddo di quelle terre lontane. Senza badare alle voci dei kisleviti che si muovevano lì intorno, aggirò il carro per controllare la ruota, trovandola però fortunatamente al suo posto. Ma allora perché si erano fermati?
Forse le sentinelle avevano effettivamente avvistato qualcosa. C’era solo l’imbarazzo della scelta: goblin cavalcalupi, predoni gnoblar particolarmente temerari, nani del caos…Ogre forse, ma tendeva ad escludere una tale eventualità. Greasus Dente D’oro aveva da tempo imposto una legge che vietava alle altre tribù di ogre di attaccare le carovane di passaggio, a patto che queste pagassero il giusto dazio alla sua tribù. E nonostante tutto la cosa sembrava funzionare piuttosto bene, tanto che erano in molti gli ogre ad offrirsi come mercenari per affrontare la spedizione: oro, cibo e un’alta probabilità di combattimenti in terre lontane erano un’offerta allettante per ognuno di loro.
Come a voler sottolineare la cosa, un rutto fragoroso fece sussultare Nether che strinse istintivamente l’impugnatura del martello. Si voltò ad osservare il volto del responsabile, circa un paio di carri più indietro. Era enorme, alto tre metri o forse più, grosso quasi quanto un cavallo da guerra, con la carnagione pallida segnata da tinture di guerra rosso sangue, vestito con solo un paio di brache lerce, stivali logori, e l’immancabile corazza addominale a protezione dello stomaco. Appoggiata sulla spalla portava un’enorme mazza da guerra, più che altro un pezzo di roccia legato al tronco di un piccolo albero. In parole povere, un ogre.
Non era il solo però, ce n’erano almeno una ventina a guardia della carovana e tutti con un aspetto simile a quello che stava osservando.
Quando questi fece per voltarsi, lui scostò lo sguardo, avvicinandosi al conducente del carro delle vettovaglie su cui si trovava poco prima; non aveva certo bisogno di attaccar briga con un bestione del genere.
“Perché siamo fermi?” chiese all’uomo. Questi, un kislevita con lunghi baffi a punta e il volto affusolato, lo guardò con aria perplessa.
Nether tentò allora di farsi comprendere a gesti e solo dopo alcuni tentativi riuscì a farsi comprendere. Il conducente indicò un punto avanti a sé e il middenlander sgranò gli occhi. Come aveva fatto a non notarle?
Due svettanti picchi sorgevano innanzi a loro, forse a meno di un giorno di distanza. Sebbene non fossero paragonabili Monti del Lamento, la loro dimensione era comunque notevole.
Le Sentinelle, così erano chiamate dai viaggiatori. Si trattava di un “punto di ristoro” sorvegliato da una tribù di ogri di cui non ricordava il nome, ed era l’unico punto sicuro in quella desolazione tra le due cittadelle in mano ai nani del caos e ai seguaci degli dei oscuri posizionate a nord e a sud di esse. Forse era per questo che si erano fermati, per avvisare gli occupanti delle montagne del loro arrivo o perché avevano avvistato qualcosa di pericoloso. Nonostante la sua vista acuta, Nether non riusciva però a scorgere nulla in quella spessa foschia.
Un rumore di zoccoli annunciò l’arrivo di un lanciere alato kislevita. Questi cavalieri, facilmente riconoscibili per le “ali” sul retro del cavallo, avevano ben poco da invidiare ai membri degli ordini cavallereschi imperiali; aveva già combattuto insieme a loro nei pressi di Bohsenfels e ricordava bene tanto il loro coraggio quanto l’abilità a cavallo.
Quello che però non gli piacque era l’espressione dura sul volto del cavaliere mentre gli si avvicinava.
“Tu. Vai a controllare.” Disse in un imperiale stentato indicando uno sperone di roccia a una cinquantina di metri di distanza dalla carovana.
Nether fissò intensamente quel punto per alcuni istanti prima di voltarsi verso il cavaliere che appariva tanto spazientito quanto sospettoso “Volete farmi fare da esca per caso?” chiese stizzito, ma l’ussaro si era già allontanato al galoppo.
Dopo un lungo sospiro, si mi se in marcia verso lo sperone di roccia che gli avevano indicato. Si diede una breve occhiata intorno mentre avanzava spostandosi da un nascondiglio all’altro notando i cavalieri kisleviti raggrupparsi in gruppi di cinque mentre i soldati a bordo dei carri scendevano rapidamente impugnando le loro tipiche asce da boscaioli. Socchiudendo gli occhi riuscì anche a distinguere un paio di archibugieri dei mercenari imperiali, facilmente riconoscibili per via delle lunghe piume bianche sulla cima dei loro cappelli a tesa larga.
Cercava di muoversi rapidamente, tenendo una posizione curva per rendersi poco visibile tra le rocce e i detriti ai lati della strada. Colpa del vento e della neve, nell’aria avvertiva solo il solito odore di cenere misto a zolfo e carbone, trasportato fin lì dalle cittadelle del caos o dai vulcani delle catene montuose limitrofe. Niente di cui gli importasse in verità. Arrivato nel punto designato si mise pancia a terra, strisciando sulla pietra cercando di provocare il minor rumore possibile, cosa non facile visto che la cotta di maglia strideva di continuo a contatto con la selce.
Socchiuse nuovamente gli occhi scrutando l’orizzonte; era uno spettacolo desolante. Il loro mondo circostante era costituito interamente da una serie di basse colline fatte di terra, cenere, sabbia e pietra scura. Se non per qualche sporadico ciuffo d’erba, la vegetazione si poteva definire completamente assente, stessa cosa per gli animali.
Stava per tornare indietro quando un’ombra attirò la sua attenzione. Era stato un attimo fugace, nulla di più, eppure era sicuro di aver visto qualcosa sulla cima della collina davanti a sé.
In quel momento cominciò a sentire i primi latrati lontani, uniti ad un misto di ringhi voci tanto acute quanto distorte; fu in quel momento che i primi goblin cavalcalupi spuntarono sulla cima della collina, indicando la carovana con le loro piccole lance appuntite *O me.* pensò rendendosi conto di trovarsi pericolosamente allo scoperto.
Cominciò a correre verso i carri, alzando una mano per farsi notare dagli altri mentre si avvicinava; l’ultima cosa che voleva era prendersi un colpo d’archibugio in fronte per sbaglio “Cavalcalupi!” urlò ai soldati della carovana. Pochi di loro compresero la parola in imperiale, ma agli altri bastò sentire il baccano provocato dagli assalitori per capire quello che stava arrivando.
Quando arrivò nuovamente vicino alla colonna di carri, vide che soldati e cavalieri alati si erano ricompattati verso il nuovo fronte per contrastare la minaccia mentre i veicoli erano stati fatti avvicinare per cercare di impedire il passaggio dei lupi attraverso gli spazi tra un carro e l’altro. Nether vide il kislevita a cavallo di poco prima chiedere qualcosa in modo concitato al conducente del carro viveri, che rispose con altrettanta rapidità e agitazione indicando il terreno sotto di sé.
Notò solo in quel momento che la strada era effettivamente dissestata, difficile dire se si trattasse di buche naturali o create appositamente per rallentarli; di fatto non potevano far muovere i carri troppo rapidamente o rischiavano di spezzarne gli assi o peggio ancora di azzoppare i cavalli. Probabilmente era questo che i goblin avevano atteso con tanta impazienza.
Furbi, ma era già scappato da una bestia di cui non conosceva nemmeno l’aspetto, l’ultima cosa che avrebbe fatto quel giorno sarebbe stato fuggire dinnanzi a un’orda di piccoletti dalla pelle verde.
I goblin si avvicinavano rapidamente, ma né archibugieri né kisleviti si azzardavano a tirare un solo proiettile; Nether distingueva le loro piccole figure verdognole a fatica, per loro non dovevano essere che un insieme di macchie sghignazzanti alla carica.
Il middenlander osservò la formazione dei goblin dividersi in due ali più piccole che cominciarono ad aggirare i fianchi della carovana nel tentativo di passare dietro di essa. Nether vide un paio di goblin ruzzolare a terra quando i loro lupi inciamparono in mezzo alle rocce provocando ilarità nei loro compagni.
Stava per urlare un avvertimento al lanciere alato quando vide che questi aveva già dato gli ordini del caso; unità più piccole di lancieri ungoli, armate di lancia e arco corto erano state lasciate sul retro della colonna e cominciarono a loro volta ad aggirare la carovana per intercettare i cavalcalupi, cosa che fecero anche piccoli gruppi di lancieri alati.
Nether si scosse da quello spettacolo che gli faceva palpitare il cuore solo grazie allo scoppio dei primi archibugi, seguiti subito dopo da una scarica di frecce dei kisleviti che si affrettarono ad impugnare le asce. La scarica arrestò brevemente la carica di cavalcalupi che tentennarono per qualche secondo; il tempo necessario agli Ogre e ai lancieri alati rimasti per contro caricare i pelleverde.
Mentre questi andavano ad impattare con fragore immane contro i ranghi scompaginati dei goblin, dalle ali giunsero le prime grida di dolore; mentre avanzava insieme agli altri kisleviti potè notare un paio di cavalieri crollare al suolo abbattuti dalle loro piccole frecce.
Davanti a loro i lancieri avevano cominciato ad arretrare ordinatamente menando fendenti con le lunghe sciabole da cavalleria. Gli ogre invece parevano particolarmente divertiti nello schiacciare quei piccoletti mentre tentavano di abbatterli con lance o con le zanne delle loro cavalcature.
A quel punto furono i kisleviti a dare il colpo di grazia. Caricando a testa bassa andarono praticamente a sbattere contro i cavalcalupi che tentavano di inseguire i lancieri in ritirata. Nether vide un kislevita crollare a terra, trafitto alla spalla da una lancia, mentre un altro venne azzannato alla gola dalla cavalcatura del proprietario. L’aria ben presto divenne satura del tanfo del sangue di goblin, interiora, pelliccia sporca e quant’altro.
Nether allungò il martello, colpendo con la parte appuntita uno dei goblin, disarcionandolo, mentre la sua cavalcatura proseguiva nella propria folle corsa. Un altro tentò di colpirlo con la lancia, ma evitò il colpo in tempo, passando direttamente oltre. Un lupo, solo apparentemente morto, scattò da terra azzannandogli la mano rivestita dal guanto di ferro meteorico. Il middenlander diede un violento pugno sul muso della bestia, che stramazzò a terra definitivamente morta un attimo prima dell’arrivo di un altro duo di goblin armati di piccole spade arrugginite e scudi di vimini. Senza troppi complimenti spezzò via il primo con un colpo del martello e spezzò il collo al secondo con un violento calcio dopo che era inciampato nel tentativo di evitare il colpo. Quando alzò lo sguardo in cerca di altri avversari, lo scontro si era già concluso.
Sul terreno innevato erano sparsi i resti di un numero imprecisato di goblin e lupi, forse un centinaio.
I kisleviti arretrarono stancamente verso la carovana lanciando grida di gioia e invettive contro gli avversari in fuga. Non ne erano usciti comunque indenni. Nether notò molti di loro tenevano le mani premute su alcune ferite, soprattutto causate da graffi o morsi, senza contare i morti causati dagli archi dei pelleverde…
Ne erano comunque usciti decisamente meglio del previsto, di questo Nether ne era sicuro. E volente o nolente, la maggior parte del merito andava proprio agli ogre. Si voltò ad osservarli, mentre ridevano a squarciagola nell’indicare i corpi maciullati dei pelleverde. Poi vide uno di loro abbassarsi e fare qualcosa suscitando la curiosità dei compagni. Questi si rialzò tenendo tre teste dei goblin nelle aperture tra un dito e l’altro. Chiuse le dita di colpo e le ruppe, provocando un rumore orrendo mentre sangue e materia cerebrale gli scivolavano sulle dita. Alcuni degli altri ogre ridacchiarono a quel suono, indicando un paio di volte la carovana con un cenno del capo mentre il loro compagno si leccava le dita gustandosi il piccolo spuntino.
Nether distolse lo sguardo disgustato. Le Sentinelle erano a meno di un giorno di marcia, si ripetè.
*E siamo solo a metà strada…*

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MessaggioInviato: Lun Giu 07, 2010 12:46 am Rispondi citandoTorna in cima

Fiamme. Lingue di fuoco avevano già divorato gran parte della foresta. Una cappa di fumo nero, cenere e polvere avvolgevano tutto, le fronde degli alberi erano coperte da quella coltre, l’aria ormai era irrespirabile e afosa. Era giorno o notte? Non capiva più nulla. Astrea si agitò nel sonno. Sentiva quelle bestie, sentiva le loro zampe artigliare il terreno, sentiva il loro fetido alito sul collo…
Astrea aprì gli occhi di scatto e si rizzò a sedere, aveva il fiatone. Si passò una mano sulla fronte per asciugare il sudore. “Chiedere un sonno tranquillo e indisturbato è troppo, eh?” Borbottò nervosa. Si stiracchiò una manciata di secondi per riprendersi dal tragico risveglio e solo allora osservò il cielo. Il sole stava quasi per tramontare e né Aygarth né Lao erano tornati. Allarmata corse immediatamente verso la catapecchia abbandonata dove riposava Carnival, ma si fermò a metà strada, imprecò mentalmente, ritornò sui suoi passi, raccolse Zadris da terra e si bloccò nuovamente con l’alabarda a mezz’aria.
Non sentiva nulla. Proprio nulla. Non era affatto un buon segno, il fabbro non era stato avvertito da Zadris dell’attacco alla sua fucina e Aygarth l’aveva prontamente avvisata quando le aveva lasciata l’alabarda. “Carnival?” Chiamò cominciando nervosamente a guardarsi intorno sfruttando il legame con la vampira per potenziare la propria vista. “CARNIVAL!” Urlò.
Nessuna risposta.
La ragazza imprecò nuovamente a bassa voce fra sè...perchè nessuno le aveva mai spiegato come si sveglia un vampiro dal suo sonno così simile al coma? E perchè a lei non era mai venuto in mente di domandare alla stessa Carnival? Perchè quell'ultimo anno era stato troppo tranquillo, ecco perchè. La vita nella capanna solitaria abitata da Lao era stata relativamente facile e lei aveva abbassato la guardia.
"Sicuramente si sveglierà da sola fra qualche minuto" mormorò la ladra gettando un'occhiata ansiosa alla posizione del Sole. E ora che faccio parlo anche da sola? Astrea, calmati!.
Astrea prese un respiro profondo e cercò di rilassarsi, come Lao le aveva insegnato...più facile a dirsi che a farsi. Il sogno sembrava angosciarla anche da sveglia, sentiva una sensazione assillante di pericolo ma non riusciva a capire da che direzione provenisse.
Al diavolo, ora la sveglio, dovessi scuoterla con l'asta di Zadris, pensò voltandosi per tornare alla capanna.
In quel momento vide qualcosa. Una dozzina di uomini emerse dalla boscaglia, indossavano un’armatura leggera ed erano armati. Quando colui che sembrava essere il capo scorse Astrea, fece un cenno e gli altri si fermarono senza fiatare. Non avevano l’aria di semplici soldati, la ragazza capì che li stavano cercando e, a giudicare dal sorriso sornione che spiccava sul viso del capo, erano arrivati proprio alla fine della loro caccia. Un altro cenno e tutti si mossero all’unisono verso la loro unica preda.
Astrea si morse le labbra. Se fosse rimasta fuori allo scoperto sarebbe stata sopraffatta facilmente e quella gente non sembrava avere tanta voglia di negoziare. Corse verso la capanna e si richiuse la porta alle spalle; Carnival giaceva immobile con gli occhi chiusi e lei nemmeno provò a svegliarla, sarebbe stata soltanto una perdita di tempo. Poggiò la schiena contro il muro impugnando Zadris con entrambe le mani. La ragazza chiuse gli occhi e provò ad ampliare i propri sensi, si concentrò sui rumori dei passi felpati dei soldati che avevano quasi raggiunto il casolare e poi non udii più nulla. Nel frattempo sentì Zadris mutare tra le sue mani e divenire di fuoco.
Gli uomini si erano fermati e probabilmente in silenzio stavano elaborando una strategia per attaccare. Ma Astrea non si perse d’animo. Sempre tenendo gli occhi chiusi provò a concentrasi sul battito del loro cuore e per la prima volta nella sua vita ringraziò la vampira di averla morsa e di avere così acquisito da lei queste abilità.
Con precisione, grazie all’aiuto della stessa Zadris, mulinò l’alabarda in direzione del soldato, che stava irrompendo da una finestra, mozzandogli la mano riuscendo così ad intercettare il primo attacco. Contemporaneamente altri due sfondarono la porta di legno e le furono addosso. Fece a stento in tempo a interporre Zadris tra lei e le loro due spade. Vide l’alabarda brillare con maggiore intensità e questo riuscì ad infondere un po’ di coraggio alla ladra in preda al panico.
Quasi con rabbia evocò un globo infuocato che ustionò le mani dei due uomini. Questi indietreggiarono di un passo e la ragazza non si fece scappare l’occasione conficcare la lama nella spalla ferendone almeno uno dei due. Purtroppo l’avvertimento di Zadris giunse troppo tardi e Astrea non fece in tempo a voltarsi che fu colpita alla schiena, gemette per il colpo subito e rovinò immediatamente al suolo. Con la coda dell’occhio intravide le gambe degli altri due che erano arrivati alle sue spalle.
Astrea rotolò di lato quel che bastava per non essere infilzata da parte a parte, ma non potette far nulla per evitare la lama che aprì uno squarcio sul braccio strappandole un altro grido. Si ritrovò in ginocchio stremata con Zadris ancora tra le sue mani. I cinque uomini si avvicinarono tra di loro per attaccare insieme, persino il soldato privato di una mano brandiva una spada nell’altra rimasta, mentre il capo era rimasto sulla soglia a braccia conserte con lo stesso identico sorriso stampato in volto, evidentemente non riteneva necessaria la sua partecipazione nello scontro.
Le rune di Zadris si fecero più vivide. Astrea sentì l'asta farsi calda e all'improvviso tutta l'arma si mise a vibrare come un diapason. Avvertì uno strattone, come se la testa dell'alabarda volesse protendersi verso il soffitto, senza tuttavia sfuggirle di mano. Il metallo divenne incandescente ma non le ferì i palmi; per un attimo anche gli aggressori indietreggiarono, stupiti dal fenomeno. Anche Astrea rimase allibita per qualche istante, sorpresa e in un certo qual modo spaventata da quella reazione incontrollata e terribile.
Nessuno fra i presenti potè udire il richiamo della Forgia. Solo una persona, non molto lontano, lo avvertì nella propria testa.



Il gruppo correva a perdifiato nella foresta. A guidarli era Aygarth, che ogni tanto si fermava, come se fosse in ascolto e poi ripartiva ad un passo piu' serrato. Ma per quanto corresse a Lao, che lo seguiva da presso nella corsa, sembrava sempre troppo lento. Il vecchio era preoccupato, in una maniera al limite dell'irrazionale, per le sue allieve. Non deve succedere di nuovo, non a loro, pensava in continuazione, mentre ricordi orrendi lo facevano fremere di collera. La foresta si faceva sempre piu' intricata ad ogni metro percorso ma i sei procedevano come una mandria in corsa tanta era la fretta, spezzando o calpestando invece di aggirare rami piante e arbusti posti dalla natura ad ostacolo. Tutto d'un tratto Aygarth si bloccò. Lao, Galdor, Honoo, Magistra e Mentheler sbatterono tra loro come tessere di un domino. Erano sbucati in un tratto di foresta in cui sembrava passato un ciclone. Un sentiero largo due metri di alberi e piante sradicate, terra smossa e animali morti correva perfettamente dritto di fronte a loro."E' la nostra direzione. Raddoppiamo l'andatura."
Aygarth si abbassò a esaminare le tracce. In quel momento, maledisse Nether per non essere lì con loro: avrebbe saputo dire con esattezza quanti fossero e soprattutto, cosa fossero. Tutti gli indizi facevano pensare a una sola cosa, eppure...
"Non sono i Mietitori" mormorò.
"Come fai a dirlo?"
"Zadris ha avuto modo di avvertirmi. Il che significa che la Forgia non è inibita. Li ha sentiti, capite? Ha sentito il nemico che si avvicinava. Se fossero stati Mietitori, le avrebbero prese di sorpresa, come con me l'altra notte. E' altro. Non so se sentirmi sollevato o meno..."


Nonostante le sorti del combattimento fossero ormai segnate la ladra con ostinazione si rialzò. Il peso di Zadris non era indifferente a maggior ragione con un braccio ridotto male, le costò fatica e tanta buona volontà per continuare a brandirla. Indietreggiò di qualche passo mentre l’alabarda parò i primi colpi ma quasi subito per tentare di evitarne uno si sbilanciò eccessivamente all’indietro, Zadris fu così colpita e con molta probabilità scheggiata e fu scagliata lontano da lei, mentre Astrea inciampò su qualcosa e cadde nuovamente. Uno dei soldati la bloccò sferrandole un pugno e da lì in poi fu tutto nero.
Strappata dalle mani snervate della ladra, Zadris finì di traverso sul letto dove Carnival giaceva immota. La lama cadde, di piatto, sulle mani della vampira e tanto bastò a scatenare la Forgia: le mani di Carnival si riempirono di ustioni là dove la lama dell'alabarda era in contatto con la pelle della donna...la negromante spalancò gli occhi di colpo e urlò di dolore e di rabbia, destata di colpo dal suo sonno senza sogni.
“BRUCIA, UCCIDE!” gridò Carnival afferrando spasmodicamente Zadris e gettandola di lato furiosamente mentre un forte stridore di metallo contro artigli e un altrettanto forte odore di carne bruciata riempivano il piccolo ambiente .
“Fa male, fa male! Odiosa Forgia, odioso umano” urlò furibonda la vampira “Sangue..anime! ORA!” prima ancora che avesse finito di parlare la vampira si era già gettata sul soldato affondando famelica le zanne nella sua gola.


Avanzavano nel folto già da tempo, gli altri più spediti e Mentheler indietro, cercando di recuperare il fiato. All'improvviso, Aygarth rallentò, come se fosse in ascolto. Appena riprese a correre, fu come se inciampasse e rotolò a terra. Rialzandosi, represse un gemito roco sul petto, mentre i tatuaggi si facevano più vividi.
"Astrea!" ringhiò letteralmente, e poi ci fu dell'altro. S'alzò lentamente, come in trance, e un'espressione quasi estatica comparve sul suo volto, mentre gli occhi a specchio si sgranavano, in contemplazione di qualcosa di indefinito oltre il limite della visuale.
"Aygarth! Aygarth che c'è?" Magistra lo scosse, ma in quello stesso istante un urlo lacerò la notte, seguito da altre parole che a quella distanza erano incomprensibili e da rumore di battaglia. Quel suono sembrò risvegliare Aygarth, placando al contempo ogni insolito fenomeno che aveva preso piede sul suo corpo. Scrollò la testa e parve riacquistare il controllo di sé, riprendendo a correre. Con il cuore in gola i tre uomini, la donna e l'elfo lo seguirono verso la fonte delle grida.
Sbucarono in una piccola radura, al centro della quale v'era una piccola baracca, al momento presa d'assedio da diversi uomini in turbante.
Mentheler si arrestò all'ombra di un albero, senza entrare nella radura, mentre i suoi compagni si lanciavano all'attacco. Veloce, estrasse Lethannon, incoccò, e scoccò la prima freccia verso gli uomini che uscivano dalla baracca per fronteggiare i nuovi avversari.


Lao osservò la radura e la baracca sgranando gli occhi. I vestiti degli assalitori erano inconfondibili per lui, lui stesso li aveva portati: Esecutori dell'Inquisizione. Con un urlo di rabbia corse verso il gruppo, che era assiepato attorno alla porta della baracca."Non provate a toccarle con un dito. Non osate toccarle!" proferì rabbioso Lao. Adesso percepiva le sue due allieve dentro, la mente di una - era svenuta? - diceva dolore fisico e stanchezza, l'altra rabbia, fame ed estasi. Gli Esecutori si voltarono e con una manovra che dimostrava un addestramento sopraffino metà del gruppo si preparò ad affrontare i nuovi arrivati mettendosi in linea, gli altri continuarono l'assedio alla baracca. "Piangerete vermiglie lacrime per quello che avete fatto." fu l'urlo di battaglia quando si lanciò contro uno degli esecutori, armato di un ascia bipenne. Il vecchio aveva capito che la mente in cui percepiva il dolore era quella di Astrea.


Zadris urlò nella sua mente, testimone involontaria di quanto stava accadendo nella baracca. Aygarth ora la udiva, ne sentiva la presenza: un faro lucente in quel mondo grigio costellato di forme rosso sangue, pulsanti e vivide. L'alabarda chiamava e gli trasmetteva un insieme di parole e sensazioni che nella mente del ragazzo fecero scattare una collera senza precedenti.
Magistra lo affiancò, snudando gli artigli e gettandosi sul primo guerriero che gli capitò di fronte, con Honoo a farle da copertura guardandole le spalle. Galdor fece lo stesso, armandosi di lancia e dando man forte. Aygarth si portò verso sinistra, cercando di aggirare la linea difensiva degli uomini schierati. Due di loro gli si pararono davanti, uno facendo fischiare una catena uncinata, l'altro con una spada bastarda che roteava con grande abilità. Aygarth snudò il pugnale e lo portò di fronte al volto per ripararsi. La catena fischiò nell'aria e dovette abbassarsi di scatto per evitare che gli si avvolgesse attorno al cranio. Quella semplice mossa, tuttavia, aveva permesso al secondo guerriero di gettarsi addosso a lui. Aygarth lo vide all'ultimo momento e non potè scansarsi in tempo, tuttavia il pugnale riuscì a intercettare la lama della spada prima che gli aprisse la faccia in due. L'impeto della carica lo fece franare al suolo e l'avversario ne approfittò per calargli sopra, con tutto il suo peso, cercando di squarciargli la gola con un solo colpo. Ma il contatto fisico era proprio ciò che Aygarth anelava: con un lesto movimento, abbrancò il guerriero e quasi lo attirò a sé come a stringerlo in un abbraccio fraterno. Ben poco di fraterno fu il sorriso che spuntò sulle sue labbra mentre liberava la Forgia. L'uomo urlò sentendo la propria carne andare a fuoco. Aygarth lo trattenne per un bel pezzo, incurante del suo dibattersi, ignorando l'odore di pelle bruciata che emanavano i suoi vestiti; solo quando fu sicuro di averlo reso inoffensivo, lo spintonò di lato per potersi rialzare. Tuttavia, in quel preciso istante qualcosa sibilò nell'aria. Lo intravide con la coda dell'occhio e alzò una mano a ripararsi il viso. Il dolore gli morse il braccio in vari punti: la catena gli si era attorcigliata su e il guerriero strattonava con forza, facendo impiantare gli uncini nelle carni. Aygarth trattenne un grido e afferrò a sua volta la catena, tirando quanto possibile e cercando di vincere il contrasto. Il guerriero tirò più forte e Aygarth si ritrovò col volto nell'erba, il braccio che sanguinava in più punti.
Lurido figlio di...
Tastò il terreno in cerca del pugnale che aveva lasciato cadere e infine lo trovò. Cercando di non concedere un solo metro di più all'avversario, si sollevò su un ginocchio e lo lanciò contro il guerriero. La lama del pugnale mancò il bersaglio principale, ovvero il volto dell'uomo, ma riuscì efficacemente a colpirlo al torace, facendo sì che l'uomo, per il dolore, mollasse la presa sulla catena. Aygarth non aspettava altro. Alzò il braccio e senza badare al male che provava a causa delle cuspidi impiantate nella carne, diede un colpo di frusta, con tutta la sua forza. L'altra estremità schiaffeggiò il volto dell'uomo; sangue sprizzò dagli occhi e dagli zigomi tranciati, e quegli si accasciò senza emettere un gemito.
Aygarth provò a districarsi la catena dal braccio, ma le cuspidi erano penetrate in maniera seria. Ci sarebbe voluto troppo tempo. E non l'aveva. "ASTREA!" gridò di nuovo, e si rialzò, correndo verso la baracca e cercando di sfruttare la copertura di Mentheler e la breccia che era riuscito a creare nella linea difensiva.

La vampira lasciò cadere il cadavere del guerriero che cadde scompostamente sul pavimento della baracca come una bambola di pezza che un bambino capriccioso avesse gettato via. Solo in quel momento Carnival sembrò notare Astrea riversa sul pavimento, priva di sensi. In una diversa occasione una simile vista avrebbe provocato una reazione profonda nella vampira ma non questa volta: Carnival era furiosa, tanto da non avere posto nel suo animo per niente altro che la sete di sangue e la volontà di uccidere. Aveva bisogno di un bersaglio e dato che Astrea non rientrava in quella categoria la donna si limitò a un'occhiata distratta che prendeva atto della sua presenza e nulla più, uno sguardo freddo che si soffermò solo un momento sulla giovane e passò rapidamente oltre verso i guerrieri fermi sulla soglia della baracca, in posizione di guardia.
“Ancora” mormorò la vampira avanzando lentamente verso di essi “ANCORA!” gridò mentre le mani tracciavano figure nell'aria in alcuni rapidi gesti rabbiosi. Un lampo di luce nera sembrò erompere dal nulla e due guerrieri caddero a terra, come marionette a cui fossero stati tagliati i fili. La vampira li calpestò nello scavalcarli, mostrando la stessa indifferenza che avrebbe usato nel camminare su di un prato erboso.

L'ascia bipenne roteò in direzione di Lao, che scartò all'indietro, senza mettersi in posizione di guardia."Il vostro addestramento è peggiorato" osservò mentre un altro guerriero, armato di un maglio, si affiancava a quello armato di ascia. "Vediamo se la vecchia generazione è meglio della nuova." Lao scattò in avanti contemporaneamente ai suoi due avversari. Il maglio calò verso di lui con forza, mentre l'ascia compiva un arco per squarciargli il fianco. Velocemente il vecchio colpì con il taglio della mano destra il gomito dell'uomo armato di maglio. L'arma, sbilanciata e fuori traiettoria colpì alla clavicola non Lao ma il guerriero armato d'ascia, che crollò a terra come un masso. Lao prese la testa del suo avversario tra le mani quasi con dolcezza. In quell'uniforme non ci invecchi dentro, io sono un caso raro. disse prima di spezzargli il collo.
Mentre abbatteva uno degli uomini che seguivano il fabbro, ora impegnato in una corsa verso la casa, Mentheler teneva d'occhio l'interno della baracca. Stava succedendo qualcosa di strano, lo si vedeva da lì. I vetri erano sporchi di sangue, che fluiva dalla porta aperta sulla piccola radura, dove lo scontro ormai infuriava sotto la poca luce del sole calante.
Il ragazzo lo preoccupava, stava puntando dritto verso gli uomini che si accalcavano davanti alla porta, che ormai si erano accorti di lui. Tre di loro si erano girati ad armi levate verso il giovane, che ferito com'era non era in grado di sostenere l'attacco. Mentre il vecchio e la donna correvano verso Aygarth, Mentheler incoccò un'altra freccia, mirò e scoccò il dardo verso il primo degli uomini che si apprestavano ad attaccare il giovane fabbro. La freccia penetrò nella tempia, gettando di lato l'uomo come una marionetta, che finì addosso al compagno. Nel frattempo il vecchio aveva raggiunto il ragazzo e stava iniziando a combattere.
I rumori dall'interno della capanna erano sempre più preoccupanti, gorgoglii di morte a parte. I pochi uomini rimasti erano ormai nel panico, presi nel fuoco incrociato di qualunque cosa fosse all'interno della baracca e gli uomini all'esterno. Quando capì che non c'era più bisogno del suo aiuto, Mentheler ripose l'arco e si avviò verso il centro della radura.

Lao portò la sinistra all'impugnatura dei Kalari Urmini e srotolò le sei lame, facendole roteare sopra la sua testa. Carnival! Astrea! Stò arrivando!" urlò verso la porta mentre due Esecutori si lanciarono contro di lui sguainando le spade. Il vecchio portò la mancina dietro a testa e con un movimento a parabola scagliò le lame verso di loro. Uno dei due fu' abbastanza veloce da schivarlo, l'altro si trovò dilaniato dalle micidiali lame alle braccia e alle gambe.Ci metterai parecchio a morire dissanguato, divertiti.furono le crudeli parole che Lao gli rivolse. Con un balzo entrò di slancio nella baracca. La vista di Carnival che si nutriva lo disgustò non poco, si precipitò verso Astrea per rianimarla.Le ho lasciate sole, che stupido, stupido, stupido. pensò mentre rianimava la ragazza


Qualunque cosa si potesse dire degli Esecutori, non erano certo dei vigliacchi: Il capo del gruppetto di soldati che aveva assalito Astrea, nonostante l'orribile fine dei suoi scagnozzi sguainò la spada e si fece avanti senza esitazioni per affrontare a sua volta la vampira. Gettato di lato lo scudo, l'uomo impugnò la spada a due mani e tentò un poderoso fendente mirato alla testa della sua avversaria.
La spada fendette l'aria con un sibilo ma si fermò fra i palmi delle mani della donna che erano calati su di essa da entrambi i lati imprigionando la lama con la stessa agilità e leggiadria con cui avrebbero potuto imprigionare una farfalla.
La mossa successiva di Carnival però fu tutt'altro che agile e aggraziata...la negromante fece uso della forza bruta per costringere l'uomo a spostare la spada di lato e infine per strappargliela dalle mani. Poi con un nuovo urlo pieno di rabbia si gettò al collo dell'Esecutore imprigionandolo in un mortale abbraccio mentre le sue zanne squartavano e laceravano la gola del malcapitato.
Quando Lao riuscì finalmente ad arrivare alla soglia della capanna davanti i suoi occhi si stagliava una scena da apocalisse: cadaveri dappertutto, Astrea esanime per terra, Carnival impegnata a nutrirsi mentre la sua vittima riusciva ormai soltanto a emettere lievi versi soffocati.


Aygarth si guardò indietro per constatare la situazione. Ciò che vide lo colse impreparato. Honoo era piegato sui corpi di coloro che respiravano ancora. Scorse il movimento delle sue labbra, i suoi gesti e ciò che stava adoperando. Per un attimo gli mancò quasi il respiro.
"Cosa..." Prese fiato e aumentò il volume della voce. "Li stai...curando?!"
Honoo non lo degnò di uno sguardo e si apprestò a sanare il ferito successivo. "Forse per te uccidere o meno non fa differenza" rispose tranquillo. "E' perfettamente comprensibile, vista la situazione. Tuttavia, preferisco non spegnere vite umane, se non estremamente necessario." Guardò un secondo il ragazzo per poi riconcentrarsi sulle cure, aiutato dalla stessa Magistra. "Puoi prendermi per pazzo... ma puoi considerarla come pura pietà, se lo desideri."
Aygarth rimase a dir poco sconcertato a sentire quelle parole e per un attimo ebbe la tentazione di raggiungerlo e scrollarlo per la collottola fino a che non avesse ripreso il senno. Fu la catena al braccio che lo distolse dal proposito: era impossibile muoverlo senza sentire male. Con movimenti quanto più delicati possibili, se la staccò di dosso, stringendo i denti quando gli uncini si liberavano dalla carne di volta in volta. Alla fine dell'operazione, abbandonò la catena al suolo e constatò la gravità delle ferite; se il fattore rigenerante svolgeva bene il suo lavoro, sarebbero guarite in un paio d'ore.
"Astrea!"
Con ancora il nome della ragazza sulle labbra, si gettò dentro il casolare. Per un attimo sentì il proprio cuore fermarsi: la giovane era a terra, con Lao chino su di lei nel tentativo di farle riprendere i sensi. Perdeva sangue dal braccio, ma dopo un'occhiata più attenta il ragazzo si accorse che non presentava ferite gravi. Riacquistò la calma e la lucidità necessaria per accorgersi di Carnival che, poco distante, si nutriva di una delle vittime. La fissò a lungo e, dentro di lui, la voce della Forgia e quella di se stesso formularono pensieri simili a condanne.
Volse lo sguardo verso il letto rudimentale. Zadris giaceva sul pavimento, pulsante. Aygarth si diresse da lei a rapidi passi e la raccolse, stringendola a sé per qualche attimo come se si trattasse davvero di una persona che temeva di aver perso. "Sono qui" mormorò a bassa voce. "Sono qui, Zadris. Mi hai chiamato e ho risposto. Per il sangue della Forgia, ho risposto. Alleanza..."
Un bagliore sulle rune, accompagnato da un calore leggero che permeò le membra del giovane, il quale si girò verso la vampira, che ancora pasceva sul corpo. I suoi occhi divennero a specchio, e la sua espressione, da sollevata, divenne la maschera dell'odio. Un debole gemito lo distrasse: Astrea stava rinvenendo. La giovane tossì e si sollevò a sedere. Aygarth le venne incontro sorpassando Carnival e urtandola apposta mentre lo faceva. "Tutto bene?" chiese ad Astrea, accovacciandosi sui talloni di fronte a lei per sincerarsi delle sue condizioni.
La ragazza lo fulminò con lo sguardo e annuì lentamente, tentò di mettersi a sedere reggendosi il braccio che perdeva sangue mentre fece un sorriso a Lao come a rassicurarlo e a ringraziarlo. Con gli occhi cercò Carnival e lo spettacolo che ebbe di fronte la sorprese e non poco.
Anche Aygarth tornò a concentrarsi sulla vampira. Si alzò in piedi e si avvicinò a lei. La guardò nutrirsi, sempre più avidamente. D'improvviso si portò al suo livello e con uno spintone l'allontanò dal corpo, quasi facendola ruzzolare.
La vampira stava bevendo con tale voluttà il sangue della sua vittima che nemmeno si accorse del fatto che Aygarth l'aveva urtata deliberatamente. Si limitò ad emettere un basso ringhio, come può essere quello di una belva che, venendo disturbata durante il proprio pasto, ammonisca l'incauto a levarsi dai piedi se non vuole entrare a far parte dello stesso.
Il successivo spintone la costrinse ad abbandonare il corpo del soldato per rimanere in equilibrio. Se uno sguardo avesse avuto il potere di uccidere, certamente l'occhiata che Carnival rivolse al fabbro lo avrebbe fatto cadere morto all'istante. La vampira non disse nulla, ma i suoi occhi, fissi con intensità maniacale su Aygarth, sembravano finestre spalancate su di un buio abisso.
"E' facile adirarsi..." disse Lao con voce imperiosa osservando lo sguardo di Carnival."...ma adirarsi al momento giusto è difficile." la vampira e Astrea completarono la frase praticamente all'unisono."Brave, vedo che qualcosina nelle vostre testacce dure l'ho infilata." si complimentò il vecchio, rivolgendo un sorriso incoraggiante alla ladra, ora che aveva appurato che nessuna delle sue ferite era mortale."Aygarth se ti servissero ripetizioni fammi un fischio." Lao si rimise in piedi e osservò con occhi duri Honoo e Magistra fuori che curavano i feriti."Non meritano tanta pietà. Sono Esecutori. Sono il braccio armato dell'Inquisizione. Non meritano niente." la sua voce tremava di indignazione.
"Non venirmi a fare la predica, Lao" mormorò il ragazzo. "Sono stanco di parole. O di false promesse." Lo sguardo gelido non si staccava da Carnival neanche per un secondo. "'Non che ce ne sia bisogno'... vero?" esclamò scimmiottando la voce della Vampira. "Ho visto cosa è successo: Zadris è stata i miei occhi. E' così che intendi proteggere Astrea? Non farmi ridere."
La vampira digrignò i denti “Anche tu non mi fai ridere, Aygarth della Forgia” ribattè seccamente “Hai smesso di farmi ridere da molto tempo. Ho ucciso i suoi nemici, ho bevuto il loro sangue. Loro sono morti, lei vive.” la vampira alzò il mento con aria di sfida “La tua preziosa Zadris mi ha fatto male. Così male” quasi istintivamente Carnival si sfregò le mani le cui ustioni erano ormai guarite quai del tutto “E' questo l'aiuto che tu le hai dato?”
Aygarth assottigliò gli occhi. "Zadris ha protetto. L'ha difesa quando tu non potevi. E mi ha chiamato. Senza di lei, noi non saremmo mai arrivati qui. E senza di lei, Astrea sarebbe morta ancora prima che tu avessi anche solo aperto un occhio. Per quanto credi ancora di non voler ammettere la verità, Carnival? Di giorno non puoi fornire alcuna protezione. Anzi, sei un peso, perché devi essere protetta come una bambina inerme." Si voltò e assicurando l'alabarda sulla schiena parlò ancora, osservandola in tralice da sopra la propria spalla. "E per quanto riguarda il male... Peccato. Davvero. Zadris ci è andata vicina. Molto vicina. Sarebbe bastato solo un po' di tempo in più per bruciarti l'anima e farla finire negli Inferi. Ma pazienza. Avrò altre occasioni di mandarti all'altro mondo. Se non lo faccio adesso, è perché Astrea ti vedrebbe morire... ma presto o tardi capirai cosa vuol dire veramente provare dolore." Strinse i pugni e uscì dalla capanna, laddove Mentheler ormai li aveva raggiunti.
“Dolore” disse la vampira sputando le parole in tono velenoso “Cosa sai tu del dolore? Pensi che quei pochi giorni nelle Sue segrete ti abbiano insegnato tutto quello che c'è da sapere? Sei un illuso, Aygarth della Forgia. E uno stolto.” la vampira stava evidentemente facendo uno sforzo per dominarsi, riuscendoci almeno in parte. Aveva stretto le mani a pugno e i suoi pugni tremavano visibilmente ma non aveva ancora fatto niente di inconsulto, un vero miracolo di autocontrollo per Carnival.
“Ti credi tanto forte?” riprese “Se non fosse per Astrea-che-ha-promesso, se non fosse per lei, tu saresti già morto. Eri debole, svenuto davanti a me, dovevo solo allungare la mano e prendere la tua vita, oh si, come un frutto maturo. Quando succederà, e succederà ancora, potresti non essere tanto fortunato, Astrea potrebbe non essere li a guardare.”
Sorprendentemente, dall'esterno giunse la risata di Aygarth. "Credi forse che io non avrei potuto fare lo stesso? Zadris avrebbe potuto ucciderti mentre dormivi, Forgia o non Forgia. Sarebbe bastato un semplice movimento." Il tono sarcastico si smorzò e divenne freddo. "Ma io non assassino la gente come cani nel sonno... a differenza tua, Carnival. Io non sono una bestia codarda. Quando succederà, saremo faccia a faccia. Io e te. Ad armi pari, se gli Dei lo vorrano."
“Per essere veramente ad armi pari, Aygarth della Forgia, anche tu dovresti avere denti come i miei. Ma stai sereno, perchè accadrà, un giorno, che i tuoi Dei lo vogliano oppure no” fu la caustica risposta della negromante.

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MessaggioInviato: Mer Giu 09, 2010 1:00 am Rispondi citandoTorna in cima

Astrea ascoltò distrattamente la discussione tra il fabbro e la vampira, si limitò ad alzare le spalle, sia perché era ancora intontita per il colpo subito ma soprattutto perché era scocciata della solita storia che si ripeteva tra i due. Uscì dalla capanna e non riuscì a trattenersi dal lanciare un’occhiataccia ad Aygarth, doveva ancora sbollire la paura e la rabbia di essere stata lasciata sola e nel completo panico con Zadris. Quando notò il gruppetto ampliato, tra cui tre volti già noti come Honoo, Magistra e Galdor, ebbe un colpo. “Oddei, mi sembra di tornare a un anno fa…”
Il guerriero aveva conficcato la lancia a terra e stava pulendosi le mani dal sangue che ora le imbrattava, dopo aver spaccato la testa a pugni a quello che era stato il suo diretto avversario, quando una voce familiare gli fece alzare gli occhi.
“Honoo!” chiamò “La ragazzina ha bisogno di te, credo”
Quindi si riappropriò della propria arma e si avvicinò anch’egli ad Astrea.
Astrea strinse i pugni innervosita. “Mi sei sempre stato simpatico quanto un pugno alla bocca dello stomaco, non mi sei mancato.” Ribatté acida, non aveva nulla contro Galdor ma aveva bisogno di calmarsi un po’ e lui gli era capitato a tiro per prima.
“Devo ammettere che il vecchiaccio ha fatto un lavoro coi fiocchi” ammise ironico il guerriero passandole una mano sulla testa a scompigliarle i capelli. “E, come è già stato per Lao e Aygarth, anche io sono felice di vederti” le sprecò un breve sorriso poi fece largo ad Honoo che agì rapidamente sui pochi graffi della ragazza e tornò a guarire i loro assalitori accompagnato da uno sguardo perplesso di Galdor. “Ma quante cose sono successe in un anno?” sussurrò alla ragazza indicando col mento allo stregone.
Il guerriero riuscì a strapparle un sorriso e gli diede un colpo scherzoso alla spalla per allontanare la sua mano dai propri capelli. Ringraziò Honoo per averle curato la ferita e arrestato l’emorragia e, quando lo stregone si allontanò per ritornare al proprio lavoro, rispose stringendosi nelle spalle. “Ti sorprende tanto? Vedi Carnival per esempio, Lao sembra averle messa in riga ed è più tranquilla, almeno meglio di com’era un anno fa.”
Aygarth udì involontariamente le parole di Astrea e una smorfia contrariata si dipinse sul suo volto. Si discostò dal gruppo e si sedette a ridosso del muro esterno della capanna, controllando lo stato delle ferite al braccio. Avrebbe dovuto farsi curare come si deve da Honoo, ma era come se non gliene importasse. In quel momento, in quel preciso momento, provò l'improvviso desiderio
che il sangue che grondava dal suo braccio non fosse suo.
Il guerriero si strinse tra le spalle “Non volevo averci nulla a che fare un anno fa e non intendo cambiare la mia linea diplomatica dopo un anno che non la vedo. Se dovremo combattere a fianco che sia altrimenti niente. Ha attaccato i miei compagni e ha commesso troppi errori in passato che sarebbe impossibile perdonarle. Non parlo per me sia chiaro” Parlò come se la cosa non gliene importasse per nulla e forse era proprio così. Ricordava solamente il dolore sordo di Aygarth alla vista delle due fedi e questo gli bastava per non avere a simpatia la vampira per il resto, lo sapeva, era una mina vagante qualsiasi fosse stato l’esito degli addestramenti di Lao.
“E tu invece come stai? Non mi sembri cambiata minimamente, ragazzina”
Astrea rimase in silenzio alcuni istanti fissandolo dritto negli occhi. Sapeva bene di non poter biasimare né lui né Aygarth e non le importava molto, non aveva voglia di giustificarsi o dare spiegazioni, allo stesso modo non si espresse sul fatto che Honoo curasse delle persone che se avessero potuto li avrebbero uccisi tutti quanti senza battere ciglio.
“Vuoi piantarla di chiamarmi ragazzina una buona volta?!” Sbottò. “Ho imparato ad usare la mente grazie a Lao ma poco il corpo…” Rispose ironica alzando e mostrando il braccio ferito. “E questo è il risultato, dopo cinque minuti già non riuscivo più a reggere il peso Zadris…”
Mentre cercava di mondarsi la ferita dal sangue, Aygarth rimase in ascolto della propria alabarda, le cui parole giunsero alla sua mente non appena Astrea ebbe finito di pronunciare le proprie. Dopo un attimo gli scappò qualcosa che assomigliava a una risata sbilenca. "Non dire così, la offendi" esclamò in direzione della ragazza. "Dice che non è così pesante. Dice che piuttosto non la impugnavi bene."
“Beh, ho fatto del mio meglio finché ho potuto.” Astrea rispose con una smorfia. “Mi offendo anche io, non solo lei, eh.” Incrociò le braccia al petto.
Il guerriero scoppiò a ridere per l’assurda piega presa dalla conversazione “dite che è più tagliente un’alabarda offesa o una ragazzina imbronciata? Aiutatemi perché mi riesce proprio difficile stabilirlo da solo.”
Astrea lo fulminò con lo sguardo. “Chiamami ancora una volta ragazzina e ti mollo un pugno.” Strinse il pugno destro coperto dal guanto borchiato di Aygarth come a voler enfatizzare la minaccia con quel gesto.
Il guerriero smise di ridere e gli pose una mano sul pugno chiuso abbassandoglielo “D’accordo, d’accordo… Astrea” inarcò un sopracciglio “Se non ricordo male”.
La ragazza sospirò “Allora non hai la testa vuota del tutto vuota.” Rispose con un sorrisetto impertinente.
“Cercavo solo di tranquillizzarti dato che all’uscita da quella baracca avevi le orecchie che ti fumavano. Non avrò mai studiato presso magistri ma non per questo sono uno stupido” le rispose con la massima tranquillità “Tornando alle cose serie, vorrà dire che non dovrai più essere lasciata sola, non conviene… quelli con cui abbiamo a che fare ora non sono persone da sottovalutare” l’espressione in volto tornò seria.
“Non sono arrabbiata, non più almeno…” Ammise. “Mi sono spaventata, tutto qui. Mi dispiace essere un peso e avere bisogno di costante protezione.” Fece una smorfia. Rimase qualche istante in silenzio e infine scosse la testa. “Credo che il mio ruolo al momento è quello di non far uccidere Carnival.” Ironizzò
Galdor si strinse tra le spalle. “Inutile che ti sforzi, tanto si farà ammazzare ugualmente presto o tardi” fece una pausa poi riprese “ricordati solo una cosa Astrea, vivi la tua vita e non sprecarla appresso ad un succhia sangue, tu non sei immortale e vivi solo una volta.”
Astrea fece un passo in avanti verso di lui e bisbigliò vicino al suo orecchio. “E chi ti dice che non diventerò anche io una succhia sangue presto o tardi?”
"Ecco perchè ti chiamo ragazzina, ragazzina. Non farti tentare dalla mezza vita, dannarsi l'anima non credo sia nulla a cui anelare" rispose altrettanto piano il guerriero.
Scosse la testa con veemenza. “Non è questa la mia aspirazione, puoi credermi. Ho il veleno della vampira nel mio corpo ma finché non berrò il suo sangue non subirò alcuna trasformazione. Sono umana e tale voglio restare.”
Si strinse tra le spalle “Mi fa piacere sentirtelo dire, ma in fin dei conti non sono fatti miei, ti avrei semplicemente uccisa come farei con chiunque altro al primo, nuovo, errore contro di me e i miei compagni, ne più ne meno.” Le sorrise lasciandole intendere che comunque non gli avrebbe fatto molto piacere doverlo fare.
“Se dovessi essere in punto di morte e se per qualche oscuro motivo fossi tentata di bere il sangue di Carnival, è proprio in quel momento che dovrai uccidermi invece.” Lo guardò negli occhi in silenzio come se gli stesse chiedendo di fare una tacita promessa.
Ricambiò lo sguardo di Astrea aggrottando leggermente le sopracciglia quindi mosse impercettibilmente il capo in segno d’assenso. “Perché proprio io? Sono quello che forse ti conosce meno”
Astrea annuì. “Proprio per questo lo chiedo a te, non lo chiederei mai né a Lao né ad Aygarth… E lo faccio anche per risparmiarti la fatica di venirmi a cercare dopo ovviamente.” Rispose sdrammatizzando con quest’ultima affermazione pur mantenendo il tono di voce serio.
“TSK! Del resto sono un dannato assassino, no? Uno in più o in meno in lista non mi cambia la vita…” disse il guerriero leggermente amareggiato dalla risposta della ragazza ma cercando di mascherare il tutto con un po’ d’ironia.

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MessaggioInviato: Lun Lug 12, 2010 10:45 pm Rispondi citandoTorna in cima

[ALTROVE, ALCUNE ORE PRIMA]

Il gruppo percorreva velocemente il corridoio ben illuminato da torce, seguivano in silenzio un uomo che indossava una tunica nera bordata di rosso e che parlava concitatamente. “… come da ordini precedenti noi Osservatori abbiamo perlustrato a fondo la foresta e la città dopo la morte del borgomastro. Il problema sembra essere un altro al momento. L’aberrazione magica che abbiamo scovato ad Atkhatla doveva essere molto più potente di quanto preventivato. Il Mietitore inviato per ucciderlo è stato ritrovato nel suo laboratorio... in condizioni particolari.” I sette uomini che ascoltavano si lanciarono un rapido sguardo scettico. Le tuniche, completamente nere salvo un cappuccio in tessuto dorato, li facevano apparire come sette spettri. “Particolari in che senso?” chiese uno di loro con tono piatto. “Fratelli, forse è meglio che giudichiate con i vostri occhi.” Disse l’Osservatore spalancando due porte e facendo rispettosamente posto al gruppo, che entrò con passo spedito in un enorme locale circolare dove uomini in tunica nera bordata di verde si affaccendava attorno a quelli che sembravano tavoli operatori o facevano la spola tra questi e un enorme bancone pieno di strumenti medici e alambicchi con sostanze alchemiche. Una grossa grata con spesse barre di ferro occupava quasi un terzo del pavimento. Su uno dei tavoli era steso un Mietitore che nonostante fosse legato mani e piedi con robustissime cinghie si dimenava ringhiando selvaggiamente. Al centro del suo petto fioriva un albero, completo di tronco rami e foglie. I sette si avvicinarono osservando la creatura. Uno di essi allungò la mano e la poggiò sulla fronte della bestia, che si ammansì immediatamente. “Lo abbiamo trovato così, delle strane creature, che non siamo riusciti ad identificare stavano mangiandoselo presumibilmente. Le abbiamo sopraffatte e siamo tornati alla base.” Continuò l’Osservatore con un tono di voce esitante, come se dubitasse di essere creduto. “Abbiamo di fronte a noi un avversario degno. Questo mietitore non credo sia riutilizzabile. Sopprimetelo” disse con voce gelida l’incappucciato che stava accarezzando la creatura. Uno degli uomini con il cappuccio dorato si portò vicino agli altri tavoli operatori, su cui erano disposti i resti smembrati di altri tre Mietitori, subito l’Osservatore ricominciò a parlare, come se leggesse nel silenzio dell’Aureo una domanda. “Fanno parte del gruppo che inseguiva il soggetto 16. Li abbiamo trovati in una radura con una capanna semidistrutta nella foresta. Dalle tracce il soggetto ha combattuto assieme ad almeno altre due o tre persone e deve aver sopraffatto il gruppo di Mietitori. Le tracce continuavano nel folto della foresta. Abbiamo inviato due pattuglie di Esecutori al loro inseguimento.” Uno degli uomini in tunica bordata di verde si avvicinò rispettosamente al tavolo compiendo un lieve inchino. “Stavamo per sondare le menti dei Mietitori morti, gli Osservatori hanno riportato le teste forse in tempo per avere qualche immagine utile.” Ad un cenno di uno degli Aurei raccolse una delle teste mozzate dei Mietitori e si diresse verso un trogolo pieno per metà di una sostanza trasparente, che nonostante non avesse nessuna fonte di calore sotto di essa, sembrava ribollire come acqua su di un fuoco. Delicatamente vi immerse la testa e la sostanza divenne immediatamente cangiante. I colori dopo un minuto buono divennero più nitidi e apparvero delle immagini, di una radura immersa nell’oscurità e di figure che lottavano contro i Mietitori. Gli Aurei osservavano quelle immagini attentamente. Uno dei combattenti sembrò destare la loro attenzione. “Finalmente lo abbiamo trovato.” “La nostra pecorella smarrita.” “Il Portatore di Morte, è passato molto tempo dal nostro ultimo incontro” come un sol uomo i sette si voltarono verso l’Osservatore. “Abbiamo tre nuovi nominativi per gli esecutori.” Disse uno di loro in tono perentorio e parlando molto velocemente. “Soggetto 104: razza umana sesso femminile possibile età compresa tra i 20 e i 25 anni professione sconosciuta. Possibile complicità e favoreggiamento di aberrazioni non autorizzate. Forti sospetti che essa stessa sia un aberrazione. Stato attuale: viva e latitante. Decreto: cattura, interrogatorio e uccisione. Soggetto 105: razza nonmorta sesso femminile età possibile non accertata professione sconosciuta. Aberrazione affetta da porfiria vampirica o maledizione del vampirismo. Stato attuale: viva e latitante. Decreto: eliminazione. Soggetto 106: razza umana sesso maschile età oltre il secolo professione sconosciuta. Disertore dell’Ordine inquisitorio e ladro dei suoi segreti. Stato attuale: vivo. Decreto: eliminazione prioritaria.” L’osservatore prese mentalmente nota e annuì a quelle parole. “Fratelli, se gli Esecutori li hanno intercettati a quest’ora potrebbero averli catturati.”
Alle parole dell’Osservatore uno degli Aurei scoppiò in una gelida risata. Voltò le spalle agli Inquisitori e si portò verso la grata sul pavimento osservando l’interno. “Quegli uomini sono già tutti morti, Fratello. Fornitegli le informazioni necessarie, l’ordine di ricerca e distruzione e… liberatelo.” A quelle parole dalla grata proruppe in risposta un fortissimo ruggito e un pesante scalpitio di zoccoli.

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MessaggioInviato: Lun Lug 19, 2010 1:02 pm Rispondi citandoTorna in cima

Lao volse nuovamente lo sguardo verso le allieve. La sua mente lavorava velocemente, Astrea era impreparata al combattimento e lo sapeva, ma che Carnival si fosse lasciata andare alla sua bestialità dopo un anno di semiastinenza lo lasciava perplesso."Dovrò rivedere i miei metodi" commentò tra sè avviandosi a grandi passi verso i prigionieri."Possono parlare?" chiese con voce dura ad Honoo che lo osservò per un attimo e annuì. "Non siamo come loro Lao, non occorre torturarli o ammazzarli per i nostri scopi." il vecchio assottigliò gli occhi fino a farli diventare due fessure scintillanti. "Io lo ero." rispose lapidario osservando le uniformi con attenzione. Prese uno dei superstiti per il bavero e lo costrinse a sollevarsi, stringendogli la mano destra con forza, al polso tre bracciali di bronzo e argento tintinnarono."Un Secondo Inquisitore combattente...avrai parecchie cose da raccontare scommetto." L'interrogato si limitò a guardare il vecchio come fosse spazzatura e sputò per terra."fç@à&%i porco, nessuno di noi parlerà." Lao strinse ancora di più la presa sul bavero e sul polso dell'uomo "Scommettiamo?" disse tirandogli un forte calcio al basso ventre, l'Esecutore strabuzzò gli occhi e si inginocchiò con il fiato mozzo.
Magistra fece un passo verso Lao a quella violenza gratuita. "Non ti sembra di esagerare?" disse stizzita ma la domanda rimase senza risposta. In lontananza si udì un lieve rombo, come di una mandria in corsa. Dapprima sembrò che la foresta fosse in agitazione, da nord una nube di uccelli si alzò in volo schiamazzando, mentre il vento portava il lontano eco di legna che andava in schegge e alberi che cadevano. La terra cominciò a tremare dando sordi rimbombi, sempre più forti e vicini. Il gruppo osservò in un silenzio carico di tensione dalla parte in cui veniva il rumore e vide un essere svellere gli alberi mentre li caricava.
La creatura, alta due metri al garrese e con un palco di corna uncinate largo altrettanto si fermo ansimando e sbuffando, raspando il terreno con gli zoccoli. Il volto senza occhi, la bocca ghignante irta di denti e l'enorme naso a foro non lasciavano dubbi: era un Mietitore. Con un sonoro muggito l'essere abbassò le pesanti corna e partì alla carica con la velocità del fulmine.
Aygarth si alzò rapidamente da terra alla vista di quel bolide su quattro zampe. Nell'arco di un istante calcolò la traiettoria e si accorse che la capanna era l'obiettivo principale. Con un guizzo, saltò via trascinando con sé Astrea e Galdor nell'impeto. Carnival emise un ringhio furibondo mentre la creatura spazzava letteralmente via con una cornata gran parte della capanna, lasciandovi come ricordo un buco sufficientemente grande per farvi passare due cavalli. Il tetto crollò in parte ma la struttura principale cedette. Il gruppo venne investito da una pioggia di schegge, mentre l'animale scrollava il muso e si preparava a una nuova carica.
"Hanno liberato i calibri grossi!" commentò Galdor. "Così tanto disturbo per noi?! Sono quasi lusingato!"
"Io un po' meno." Aygarth strinse l'alabarda e la pose davanti a sé. Gli faceva ancora male il braccio: sanguinava e Honoo non aveva avuto ancora tempo di curarlo, perdendosi invece a dare sollievo ai nemici feriti. Il gigantesco toro-Mietitore raspò con la zampa e ritornò alla carica. Aygarth attese l'ultimo istante per scansarsi e menò un colpo con l'alabarda durante il salto. La lama rimbalzò contro il corno destro, senza procurare alcun danno.
L'arrivo della creatura era stato salutato con un grido di trionfo dagli Esecutori, grido che presto si trasformò in un urlo di angoscia. La bestia sembrava incitare la sua stessa corsa con ruggiti e latrati mentre caricava a testa bassa proprio nella direzione dei prigionieri, incurante del colpo di alabarda. Lao si slanciò di lato afferrando tra le braccia Magistra, appena in tempo, dietro di sè sentì lo spostamento d'aria di quell'enorme massa lanciata a corsa folle mentre atterrava sulla spalla assieme a Magistra. Il mietitore investì gli Esecutori con la potenza di una mandria di bufali, agitando furiosamente le grandi corna e sbattendo gli zoccoli contro carne e terra. L'uomo che Lao stava interrogando fù letteralmente spappolato dall'urto, gli altri fecero una fine anche peggiore, straziati dalle corna o schiacciati dalle zampate del Mietitore. La testa della bestia era ricoperta di sangue, con uno scarto si parò di nuovo davanti gli avventurieri digrignando i denti. La lingua, rossa biforcuta e serpeggiante, uscì dalle fauci e si allungò a leccare il sangue e i brandelli di carne rimasti sulle corna
"I morti non parlano. E adesso tocca a noi" sentenziò stomacata Carnival, persino per la vampira la scena era sembrata ributtante.
Aygarth rimase impietrito dalla scena. "Si uccidono tra loro?" Poi, il commento della Vampira gli fece comprendere quanto l'accaduto fosse oscenamente predeterminato. Quella creatura all'apparenza così ottusa disponeva di una sorta d'intelligenza, se riusciva a individuare i propri bersagli.
Il toro caricò di nuovo. Aygarth se lo vide piovere addosso. Si tuffò di lato, ma anziché continuare la sua corsa scartò al suo pari e per poco non lo investì mentre era a terra. Aygarth rotolò disperatamente di lato, trascinando seco Zadris. Fu veloce, ma non abbastanza perché una zampa del bestione calpestasse il tallone dell'arma, affossandola nel terreno. Non ci fu alcun danno, ma per un solo brevissimo istante il ragazzo ebbe la sensazione che i suoi organi interni fossero divenuti poltiglia. Ansimò, senza fiato, e si risollevò in piedi, tenendosi lo stomaco.
Il Mietitore sembrava non fermarsi mai. Con rauchi ruggiti caricava ora l'uno ora l'altro dei compagni."Dobbiamo rallentarlo." disse Honoo liberando una decina di soth che si avventarono contro la creatura mordendone le carni. Questa sembrò non preoccuparsene minimamente e continuò la sua folle corsa, limitandosi ad attendere che i brandelli di carne a cui erano avvinghiati i soth si staccassero da soli. "Ottima idea, ma mal congegnata." disse Lao estraendo i Kalari Urmini e facendoli volteggiare "Fatti Sotto!" urlò al Mietitore che caricò a testa bassa, mezza tonnellata di furia devastatrice lanciata alla massima velocità. Il vecchio non scartò ma portò indietro la mancina facendogli compiere un arco discendente quando il mietitore era a meno di 5 metri da lui, colpendo preciso la sua zampa anteriore sinistra, trondandola di netto. La bestia cadde in terra rotolando sotto il suo peso e la sua velocità, sbattendo di schiena contro un albero, salutata da una risata di trionfo di Lao. Il mietitore ringhiò furibondò e lanciò un potente ruggito. La zampa, or ora recisa ricrebbe a velocità considerevole. "Maledizione!La sua capacità rigenerativa è superiore a quella dei Mietitori che abbiamo incontrato fino ad ora."
L'avvertimento di Lao giunse mentre il bestione scrollava il muso e si preparava a una nuova carica. Il suo naso fiutò avidamente l'aria; il muso si spostò da una parte all'altra, per poi puntare il giovane fabbro. Ma perché sempre me?! si lamentò lui mentalmente, per poi spostare lo sguardo sul braccio ferito. La ferita, non ancora rimarginata, gocciolava vermiglio. Il sangue! Il bastardo fiuta il sangue!
Neanche il tempo di quella rivelazione, che la bestia si gettò alla carica. Aygarth indietreggiò velocemente, poi cominciò a correre nella direzione opposta alla sua, incurante delle grida degli altri che lo esortavano a schivare. Gettò uno sguardo dietro di sé e vide che il mostro era ormai alle sue calcagna. All'ultimo istante, prima di venire investito da un colpo di corno, si tuffò a terra e si voltò sulla schiena. Le massicce zampe sferzarono il terreno a pochi pollici dalle sue spalle. Aygarth gridò involontariamente, ma non lasciò che la paura lo dominasse. Proiettò l'alabarda verso l'alto e lasciò che la lama squarciasse il ventre del mostro, grazie allo stesso impeto della sua corsa.
Il Mietitore, ferito, perse l'equilibrio e franò di lato dopo averlo superato. Fin da quella distanza, Aygarth riuscì a udire il rumore delle budella e delle carni che si ricostituivano. Sapeva di avere pochissimo tempo. Si rialzò furiosamente proprio nell'istante in cui il Mietitore, ancora prono, cercava di riacquistare l'equilibrio sulle quattro zampe. All'ultimo istante, si portò di lato e saltò dapprima sul ginocchio della bestia, e da lì sulla testa, proprio dietro le corna. Sentendo la presenza sulla groppa, il toro cominciò a imbizzarrirsi, come fosse stato preso al laccio. Con grande fatica,Aygarth mantenne l'equilibrio e alzò Zadris, portando il becco della testa come tagliente. Quando la calò, nella radura esplose un ruggito furibondo. Aveva centrato in pieno il naso del mostro, conficcandosi in profondità. Pazzo di dolore, il Mietitore cominciò a sgroppare pur di togliersi l'intruso di dosso. Aygarth non riuscì a mantenere l'equilibrio e venne sbalzato via, cadendo malamente sulla schiena. Tuttavia, quando si rialzò a sedere, stava sorridendo.
Rigenera questo! gioì malvagiamente. Vide le carni che cercavano di rigenerarsi, ma erano impedite dalla presenza del metallo ivi conficcato. L'alabarda svettava sulla testa del mostro, come un'enorme spina. "Adesso!" gridò a pieni polmoni. "Adesso è come fosse cieco!"
La creatura scrollava la testa a destra e sinistra violentemente, ruggendo rabbiosa. Conscia di essere circondata cominciò a scalciare come impazzita per tenere gli avventurieri a distanza. Con uno scarto improvviso cominciò a correre a zigzag verso la foresta. Colpì con forza tremenda un grosso pino abbattendolo come fosse un semplice arbusto."Vuole togliere l'alabarda! Non è scemo" disse Galdor. A quelle parole Honoo si concentrò e mormorò qualcosa accompagnando le parole con un gesto. Subito un cerchio di fuoco circondò la bestia, senza però ferirla. "La sua capacità di inibizione non mi permette di appiccargli fuoco, questo è il massimo che posso fare" urlò. La bestia impennò lanciando un urlo minaccioso."Più grossi sono..." disse Carnival lanciandosi all'attacco e scavalcando il fuoco con una capriola. Con rapide schivate riuscì ad evitare una scalciata del Mietitore e saltò sulla groppa della creatura, afferrando le possenti corna con le mani, tentando di fermare la testa del mostro.
Zadris! Conficcati! urlò Aygarth nella sua mente. Non ricevette risposta. Zadris. ZADRIS! Un'ondata di panico lo travolse, ma capì all'istante che il potere del Mietitore interferiva con il loro legame mentale. Per un attimo temette che il contatto avrebbe potuto ucciderla, ma capì che finché era vivo lui e il potere della Forgia in lui, non correva questo rischio. "Magistra, mi serve il tuo aiuto. E anche i tuoi artigli. Lao, stai pronto con quei karl...kal-umi... quelli! Proviamo a segargli la testa. Io lo distraggo." Si avvicinò rapidamente al cerchio di fiamme. Magistra si dispose sul lato sinistro, Lao su quello opposto. "Ehi, toro! Qui!" gridò il ragazzo, pestando i piedi a terra. La bestia, accerchiata dal fuoco, desistette dalla carica e sempre cercando di scrollarsi di dosso Carnival sbruffò portandosi nella sua direzione. Menò due falciate con le corna che passarono a poca distanza dal giovane. Il tozzo collo taurino era alla portata dei due guerrieri. "Adesso!" gridò Aygarth, continuando a mantenere l'attenzione del bestione su di sé.
"...più fanno rumore quando cadono." disse Lao completando la frase della vampira. "Attenta alle manine mia allieva." urlò roteando le lame e scagliandole di punta dentro il collo del Mietitore. Contemporaneamente Magistra si slanciò con gli artigli tesi in avanti, iunfilzando il possente collo quasi contemporaneamente a quattro delle sei lame di Lao. La bestia lanciò un urlo mostruoso issandosi sulle zampe posteriori in tutta la sua altezza, trascinando i tre aggressori nel suo slancio, sangue nero e puzzolente sgorgava copioso dalle ferite, sembrava che la testa della creatura si reggesse per un miracolo di equilibrio a quei pochi lembi di carne ancora sani del collo, con una rapida scrollata Carnival fù sbalzata e cadde di schiena tre metri più in là, il Mietitore partì a corsa folle nella foresta con ancora Lao e Magistra avvinghiati a lui, devastando qualunque cosa le sue corna si trovassero davanti.
"Dannazione!" urlò Aygarth. Qualcuno sfrecciò al suo fianco: Mentheler. Aveva già incoccato il suo arco. La freccia si impiantò nella zampa posteriore dell'animale, che ruggì e cambiò direzione, tornando dalla loro parte. Con un urlo, Galdor si fece sotto alla carica. All'ultimo scartò di lato e con la lancia trafisse un tendine dell'animale. Questi emise un verso raccapricciante e scosse la testa traballante disarcionando Magistra; Lao rimase ancora avvinghiato, tirando i Kalari-Urmini per segare la carne quanto possibile.
Honoo mormorò qualcosa e immediatamente un groviglio di arbusti dal fusto spesso comparve sulla traiettoria della bestia, che la prese in pieno. Si sbilanciò e per un attimo si piegò su un fianco. "Vai. Tagliala!" mormorò lo stregone ad Aygarth. "Hai tu la lama più grossa."
"Vedi di curare me, dopo, e non lui, però!" gli fece eco il ragazzo, agitando il braccio ancora sanguinante. Gli si fece sotto in corsa e con lo stesso stratagemma di prima gli si inerpicò sulla groppa. Mentheler gli offrì copertura, crivellando la bestia di frecce. Aygarth raggiunse l'alabarda e impugnandola saldamente la districò dalle carni. Con un balzo si portò sul collo, mirando laddove la carne era già stata maciullata.
"Avrei dovuto fare il macellaio" mormorò a tutti e a nessuno.
Calò l'alabarda con tutta la forza che aveva. La lama penetrò nella carne e intaccò l'osso. La bestia sgroppò a più non posso per farlo sbilanciare, ma Aygarth resistette e sollevando nuovamente l'arma menò un altro fendente. Stavolta l'osso si spaccò quasi in due. "Lao, tira, tira!" gridò, rialzando e riabbassando nuovamente Zadris. Il colpo che mise a segno fu seguito da un crack deciso e da un ruggito d'agonia della creatura.
Il vecchio fece perno sulle ginocchia e levò le braccia dando un forte strattone alle lame, che lacerarono gli ultimi tendini e lembi di carne decapitando la creatura che crollò in terra come un masso scossa da spasmi. Lao si alzò barcollando con la tunica lacerata e il corpo pieno di escoriazioni e lividi che si era procurato quando la creatura lo aveva trascinato tra gli alberi. Si rivolse ansimando ad Aygarth."Si pronuncia... Kalari - Urmini e ...significa...tuono d'acciaio...Ignorante d'un battiferro!" disse d'un fiato prima di svenire.
Aygarth sbuffò e caricandosi l'alabarda a tracolla lo raccolse tra le braccia, trasportandolo vicino alla capanna. "Lao! Lao!" si preoccupò subito Astrea, correndogli incontro. "Sta bene, ha solo gli acciacchi da bravo vecchietto" rispose ironico il ragazzo, leccandosi le labbra per ripulirle dal sangue della bestia che gli era schizzato addosso. Trasalì. Era dolce. Era buono. Era...
Il suo sguardo cadde per qualche istante su Lao. La testa reclinata, i muscoli del collo tesi,il sangue che scorreva dalle ferite... la giugulare che pulsava. Aygarth sgranò gli occhi un istante. Si concentrò sul battito, su quel ritmo regolare. Lo sentiva. Riusciva a...
"Dallo a me, giovanotto" fece Honoo, e Aygarth rialzò lo sguardo di scatto, trovandoselo davanti. "Penserò a curarlo. Dopo, mi occuperò di te. Piuttosto, allontanatevi da quella bestia. Serve un po' di tempo perché, anche dopo morta, la sua aura inibitrice svanisca." Prese Lao dalle braccia di Aygarth e lo distese a fianco della capanna semidistrutta. Aygarth rimase imbambolato per un po', finché voltandosi, non incontrò lo sguardo di Carnival. La Vampira gli rivolse un sorriso storto, mostrando le zanne, poi si allontanò con Astrea, lasciando il ragazzo ansimante, confuso, col braccio sanguinante che gocciolava stille scarlatte sull'erba.


Honoo si chinò sul vecchio svenuto esaminandone le ferite."Non c'è niente di cui preoccuparsi." disse ad Astrea che teneva il capo di Lao posato sulle proprie ginocchia con gli occhi pieni di preoccupazione. Honoo formulò pochi brevi incantesimi e il corpo del vecchio cominciò rapidamente a guarire. Dopo alcuni minuti riaprì gli occhi e li fissò con uno sbuffo sui presenti."Sono vecchio per queste cavolate!" sbottò con un mezzo sorriso dando un buffetto affettuoso alla ladra."Un sapore pieno e rotondo, oh sì, caldo e fragrante. Già lo sentivi sulle labbra vero?" sussurrò Carnival passando accanto ad Aygarth con un sorriso storto prima di avvicinarsi al suo maestro e aiutarlo a rialzarsi. Honoo, che si era avvicinato al ragazzo per curargli il braccio alzò un sopracciglio a quelle parole."Che intendeva?" disse a mezza voce prendendo tra le mani il braccio ferito del fabbro.
Aygarth distolse lo sguardo. "Piace stuzzicare come a suo solito. Peccato che non abbia afferrato Zadris per uccidere il mostro. Ne avrei fatto fuori due al prezzo di uno."
La vampira intanto si era avvicinata a Lao e gli aveva teso la mano teso la mano per aiutarlo a rialzarsi."Forse forse c'è qualcun'altro che avrebbe bisogno dei tuoi insegnamenti, oh sì" disse criptica con un sorrisetto maligno. Il vecchio si limitò a guardarla e ad annuire. Aveva ricordato un episodio nella Rocca su cui spesso si era arrovellato il cervello.

Le ferite sul braccio di Aygarth accelerarono la guarigione. Il ragazzo sospirò e si guardò intorno. Cadaveri calpestati, una colossale carcassa e una capanna che si reggeva in piedi per miracolo. Si avvicinò a Mentheler. "Ottimo lavoro, amico" e quegli rispose con un cenno del capo. Infine il giovane si rivolse agli altri. "Dobbiamo andarcene."
"E dove?" Astrea aveva gli occhi rossi.
"Athkatla non è sicura e nemmeno i dintorni, a quanto pare." Guardò in direzione della città. La sua patria. Volente o nolente, era stato strappato di nuovo da casa sua. Di nuovo. La rabbia ribollì un attimo in lui, e dovette ingoiarla a forza per mantenere un tono di voce pacato. "Andiamo a sud. Ci serve un posto dove riflettere con calma della situazione. Occhi aperti, durante la marcia. " Fissò le tre lune nel cielo. "Dèi... sarà una lunga notte."

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Io sono una creatura del Caos. Ma dal Caos nasce la saggezza, e dalla saggezza il potere.

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MessaggioInviato: Mer Lug 21, 2010 1:05 am Rispondi citandoTorna in cima

Avanzavano stancamente nella notte ormai da un'ora, tutti più o meno provati dallo scontro con gli Esecutori prima e con
il colossale Mietitore poi. Alcuni non dormivano da praticamente un giorno intero e il morale era decisamente basso, soltanto Carnival non aveva l'aria depressa, sebbene come sempre fosse difficile interpretare il comportamento della vampira.
“Sono nemici, sono forti, ma il loro sangue è rosso e dolce” stava dicendo ad Astrea, che dal canto suo ormai stava abituandosi ai discorsi sinistri della negromante “Bel sangue rosso” ripetè leccandosi le labbra “era passato tanto tempo dall'ultima volta, oh si, troppo. Se non altro ora potrò bere a sazietà il sangue dei miei nemici...ce ne sarà in abbondanza, si, per tutti noi."
La vampira gettò una occhiata allusiva in direzione di Aygarth e ridacchiò.
Il ragazzo si accorse dello sguardo della Vampira e distolse il proprio. Aveva ancora nella mente l'immagine della giugulare di Lao, il pompare del sangue, il palpito del cuore. Una visione che lo aveva ipnotizzato, e sapeva in cuor suo di cosa si trattasse, anche se avrebbe venduto l'anima per non ammetterlo. Ora il vecchio lo guardava in modo strano, e non sapeva perché. Le provocazioni di Carnival, inoltre, non facevano altro che renderlo nervoso.
"Sarà meglio che ti dia una calmata" mormorò a mezza bocca. "Se lasciamo una scia di cadaveri, sarà come tracciar loro il percorso. Tantomeno se li ritrovano senza sangue."
La vampira rispose con un sorriso dei suoi “Vuoi togliermi tutto il divertimento Aygarth della Forgia? Proprio adesso che si realizza il sogno di ogni vampiro? Proprio ora che delle vittime vengono a cercare me” concluse mentre la mano destra si muoveva nell'aria in un gesto di affettata deprecazione.
Carnival avanzò fino a portarsi a pochi passi di distanza dal fabbro “Lao insiste nel sostenere che non è....giusto...attaccare le Cose Viventi soltanto per nutrirmi. Che sia. Ma quegli odiosi esseri che voi chiamate Esecutori...Sono solo involucri gonfi di sangue. Hanno minacciato Astrea, hanno minacciato me. Non meritano di vivere. Non ne hanno il diritto. Non risparmierò la loro vita.”
"Posso essere d'accordo su questo" replicò il ragazzo. "Ma ci servono informazioni. Non gettarti come una furia su ogni essere vivente che incontriamo. Quegli Esecutori sapevano di certo qualcosa; abbiam solo avuto la sfortuna di non avere avuto il tempo di interrogarli." La fissò negli occhi e assottigliò i propri. "Per il resto, ovunque andremo... tieni a freno i canini."
La vampira si avvicinò ancora di un passo “Per un anno, ho vissuto col sangue degli animali della foresta. Ora però voi volete andare in una città. In via di principio non ho niente in contrario, ma io dovrò nutrirmi e non ci sono animali a cui io possa dare la caccia, di notte, eccetto quelli a due zampe. “ la vampira sorrise di nuovo “Non è un bel dilemma Aygarth della Forgia? Se ci trovano io potrò nutrirmi ma saremo tutti in pericolo. Se non ci trovano, io non avrò di che nutrirmi e saremo tutti in pericolo.”
"Con una differenza sostanziale, Carnival" la interruppe quasi Aygarth. "Nel secondo caso, se non avrai di che nutrirti, mi assumerò personalmente il compito di fermare la tua Sete prima che metta in pericolo noi." Lo sguardo che le scoccò era significativo. "Possibilmente con le cattive."
“Si? E cosa mi dici della tua Sete, Aygarth della Forgia? Ti ho osservato, prima, hai davvero dei bei dentini, lo sai?” ritorse Carnival palesemente divertita.
Concentrato com'era sul sentiero, Aygarth sentì quelle parole in ritardo, e quando se ne accorse, si voltò verso Carnival con il risentimento stampato sul volto. Non rallentò l'andatura, ma non staccò per un attimo gli occhi dalla Vampira. "Io non sono come te" sibilò.
“Lo diventerai” disse la vampira con una luce sinistra negli occhi “Oh, si. Lo diventerai. Stai già cambiando, ogni giorno che passa."
"Io. Non. Sono. Come. Te" ripetè Aygarth, scandendo le parole. "E non lo diventerò. Perché io non desidero essere un vampiro. Tu te ne delizi, invece. Ecco, la sostanziale differenza tra me e te. Per non parlare di questa." Alzò il braccio solcato dai tatuaggi. "Tu non puoi uccidermi al tocco. Piccola quanto enorme differenza, non trovi?" e per un attimo il suo sguardo si fece duro come il ghiaccio.
La vampira accantonò le parole del fabbro con un gesto “Parli a vanvera di cose che non comprendi, come tutte le Cose Viventi. In ogni caso, non ho bisogno di toccarti per ucciderti.” concluse, senza smettere di sorridere.

Il gruppo continuò in silenzio la marcia per un'altra ora, quando si fermarono in una grotta naturale in mezzo ad un gruppo di pini giganteschi e dai rami così fitti che gli avventurieri non riuscivano a vedere le stelle. Così riparati si arrischiarono ad accendere un fuoco e a riposare qualche ora. Accanto al falò Lao era seduto a gambe incrociate osservando le fiamme senza vederle per davvero. La sua mente turbinava di pensieri, molti dei quali spiacevoli. Scavava nella mente alla ricerca di ogni immagine e ricordo del suo passato da Esecutore, cercando di scacciare l'immagine persistente dell'uomo che più odiava al mondo e che ora era a portata del suo acciaio. Qaìn...Troppi anni... era il suo pensiero fisso. Scostò lo sguardo verso i suoi compagni, alcuni di loro dormivano profondamente, altri, due in particolare simulavano molto bene. Una parte considerevole del suo cervello era occupato a soppesare quello che era successo durante lo scontro, e le sue conclusioni erano tetre. Una mano gli toccò la spalla e il vecchio si voltò stancamente.
"Non dovresti dormire un po'?" gli sussurrò Astrea con un sorriso. Il vecchio si limitò ad annuire e tornò a fissare il fuoco per un minuto buono prima di parlare di nuovo."Sono preoccupato per le mie allieve. Una in particolare." disse in un soffio con un sorriso stanco."Pensavo di aver fatto un lavoro migliore con Carnival, sono arrivato ad essere affezionato a voi due, e non vorrei che tutto il lavoro fatto si disfacesse in una bolla di sapone. E forse lei non sarà l'unica ad andare verso la deriva della bestialità..." commentò a se stesso più che ad Astrea.
Ignara dei commenti di Lao la vampira si era seduta in disparte, ai margini del fuoco. Non sentiva la necessità di cacciare ancora, non per quella sera almeno, e sembrava contenta del semplice fatto di riposare tranquilla per un po'. Come sempre la vampira mormorava piano fra sé, persa in uno dei suoi incessanti monologhi. Le ombre vicino alla negromante guizzavano in maniera strana, dando quasi l'impressione di essere dotate di vita propria.
"Capito cosa intendo?" disse a mezza bocca Lao ad Astrea guardando Carnival che borbottava fra sè. La ragazza si strinse vicino al fuoco e non rispose nulla. Lao si rialzò lentamente e posò gli occhi su Carnival. A quelle ombre che sembravano muoversi da sole dietro di lei sentì che c'era un altra presenza nella grotta, guardinga e che osservava e ascoltava la vampira.
Aygarth non stava dormendo. Fissava la parete della grotta, con occhi socchiusi. Pensava, anche se non riusciva a focalizzare un singolo pensiero per un solo secondo. Guardava, anche se non metteva a fuoco. E si odiava per questo.
Si passò la lingua sui denti. I canini erano appena sporgenti, come nell'ultimo anno. Eppure... il desiderio che aveva provato...
Si strinse la tempia con una mano e infine si alzò dal giaciglio, andando accanto al fuoco. Non degnò di uno sguardo né Astrea né Lao; teneva Zadris in grembo e la stringeva spasmodicamente. Alzò un attimo gli occhi all'aperto e per un attimo le iridi si fecero a specchio, per poi tornare normali. "Non sento nessuno" mormorò. "Ma vista la situazione, non posso più fidarmi delle mie percezioni."
Astrea aprì bocca come per parlare ma il vecchio gli mise una mano sul braccio." Devi dormire anche tu ragazza." gli disse in tono fermo prima di puntare i suoi occhi su Aygarth. La ragazza storse la bocca ma annuì e si stese poco lontano. Conosci la storia dello scorpione e della rana, ragazzo? rimbombò nella testa di Aygarth quando la ladra se ne fu andata.Uno scorpione chiese alla rana di fargli attraversare un fiume. La rana accettò a patto che lo scorpione non lo pungesse, o entrambi sarebbero morti. Arrivati a metà traversata la rana si sentì pungere."Cosa fai? Morremo tutti e due così" disse la rana. Lo scorpione si limitò a rispondere."E' la mia natura pungere." le parole di Lao attraversarono la mente del ragazzo come un fulmine.
Aygarth sgranò gli occhi per un istante, poi puntò i suoi occhi grigi sul vecchio. Non giocare con la mia mente e risparmiami gli indovinelli. Che cosa vuoi dirmi?
"Che è difficile dover resistere a se stessi, Aygarth. Dimmi: sono in compagnia di uno scorpione che mi pungerà, o di un ragazzo con un'alabarda che riesce a contare fino a dieci prima di cedere a se stesso? Lao voltò la testa e punto lo sguardo verso Carnival, sospirando rumorosamente.
Carnival alzò la testa e sorrise “Non sono meravigliose?” mormorò, rivolta a nessuno in particolare. Lentamente tese una mano verso la tenebra al di là del fuoco, come se ci fosse qualcosa in attesa oltre al buio e all'aria fresca della notte che la circondava. Un lieve bisbiglio arrivò come in risposta come portato dalle ali di una lieve brezza. Figure vaghe e indistinte sembravano danzare tutto attorno al fuoco, appena al di là della portata della luce.
“Vi stavo aspettando” mormorò ancora Carnival .
"Carnival basta. Lascia in pace i morti. Mi basti tu per il momento." disse Lao alzandosi lentamente. i suoi occhi osservavano le ombre meditabondi."Se guardi l'oscurità, l'oscurità ricambia lo sguardo" sorrise sardonico.
Anche Aygarth aveva osservato il fenomeno e storcendo la bocca si era alzato a sua volta. "Forse hai sbagliato scorpione" mormorò in direzione di Lao, e uscì all'aperto. Si accovacciò contro la parete esterna, non senza prima aver rivolto a Carnival uno sguardo tagliente che l'ammonì a cessare qualsiasi cosa stesse facendo.
La negromante fece una smorfia “Cosa vi importa? Loro mi dicono molte cose. Loro sono gentili con me. Loro mi ubbidiscono. Io sono Carnival”
"Si vede che solo dai morti meriti rispetto" sibilò Aygarth a mezza bocca, senza staccare gli occhi dalle tenebre che lo circondavano.
La vampira si strinse nelle spalle "Non mi interessa quello che pensano in proposito le Cose Viventi. Avete il vostro mondo. Io ho il mio."
"Allora vacci, in mezzo ai morti, se è quello il tuo mondo" ringhiò il ragazzo, e la lama di Zadris tremò impercettibilmente. "E se ti mancasse il fegato, non preoccuparti, puoi contare su di me per mandarti tra le braccia delle tue ombre."
Carnival si alzò lentamente in piedi e fissò il fabbro dritto negli occhi "Non ho scelto di essere quello che sono" disse in tono gelido "Puoi dire lo stesso, tu?" concluse con disprezzo.
Aygarth sostenne quello sguardo. "No" mormorò. "Cronista ha fatto ciò che ha fatto per salvarmi la vita. Io non ho scelto di essere morso. Ma ho scelto di non farmi dominare. Tu invece usi il tuo vampirismo come una scusa meschina per giustificare le tue azioni." Sul suo volto si dipinse una smorfia sardonica. "Per questo non saremo mai uguali, Carnival. Tu godi a essere vampiro. Posso solo sperare che un giorno tu beva sangue avvelenato, prima che mi scappi la tentazione di liberare la Forgia e ucciderti. Anche qui, adesso, attraverso il suolo; mi basterebbe solo concentrarmi" e distolse lo sguardo. "Così poco. Peccato non poterlo fare. Peccato che ci sia Astrea a frenarmi. Ed è questo che ci differenzia: tu giustifichi la tua brama di uccidere per nutrirti. Io invece ho il coraggio di ammettere che ti vorrei morta. Tu sei una codarda, Carnival, né più né meno. Odi gli umani, e ti nascondi dietro il tuo vampirismo per avere la scusa di ammazzarli come cani."
Le labbra di Carnival si incurvarono di scatto in una parodia di sorriso, forse più simile a un tic nervoso che altro.
“Odio? Si. Si! Io ti odio Aygarth della Forgia, odio tutti voi Cose Viventi. Vi odio con tutta la mia anima! Rinchiusi nella vostra torre d'avorio, vivete la vostra squallida, inutile vita, alla luce del Sole, senza rendervi conto nemmeno per un secondo di quello che avete e che io non conoscerò mai e che lei ha perso per sempre. Hai mai provato la Sete, Aygarth della Forgia?” il tono della vampira era velenoso “Hai mai provato a passare giorni interi consumato da essa? Hai mai provato cosa si prova a lacerare la gola di un umano, un tuo simile, e a bere il sangue che ne sgorga? A sentire la sua vita abbandonare il suo corpo? Come puoi fare una cosa tanto orribile? Come puoi vivere con la consapevolezza di aver ucciso, di aver macellato una creatura vivente con le unghie e i denti? Come puoi fare cose tanto orribili a persone verso le quali non provi odio?”
Il silenzio si prolungò per diversi minuti dopo che la vampira ebbe finito la sua tirata. “E così, io vi ho odiato.” mormorò Carnival in un sussurro appena udibile, poi voltò le spalle e si incamminò fuori, nel buio.

Lao aveva ascoltato la discussione tra i due in un silenzio carico di tensione, pronto ad intervenire in caso i due fossero passati ai fatti. Osservò Carnival allontanarsi e posò una mano sulla spalla di Aygarth."Guardala ragazzo. Un predatore perfetto che non ha mai avuto bisogno di evolversi, come gli squali. Eppure c'è ancora moralità nella bestia. Tu come sarai...come lei, peggiore, migliore?" gli disse seguendo la vampira nel buio. Quando si furono allontanati Lao affrettò il passo. "Carnival!" urlò avvicinandosi a lei.
La vampira si voltò, la sua figura era ormai quasi totalmente avvolta dalle tenebre ma gli occhi, grigi e freddi, riflettevano la luce del fuoco.
Lao non rallentò il passo quando si avvicinò alla donna. Quando era a meno di un metro da lei alzò la destra e le tirò un ceffone, guardandola con occhi induriti. Il colpo non era stato forte nè violento ma Lao era sicuro che la vampira avrebbe ricordato per sempre quello schiaffo."Cresci! Sei un mostro, ma la tua morale esiste ancora. Smetti di fare la bambina e smetti di scegliere la via più semplice tra essere Carnival ed essere un vampiro."
La vampira arretrò sorpresa, poi scoprì i denti in un ringhio "Io sono Carnival"affermò, pestando un piede in terra, con stizza. "Io sono Carnival!" ripetè. Era evidente che quella era l'unica risposta che aveva, o che avrebbe dato.
"Vuoi un altro ceffone?" chiese Lao osservando la reazione della vampira. Gli ricordava un bambino che non veniva accontentato e che perciò faceva i capricci. Gli giro le spalle e tornò verso la grotta."Carnival, ti chiedo perdono se sono riuscito solo in parte nel mio intento...ma avevo un solo anno a mia disposizione. Ti chiedo in cambio di non deludermi più come hai fatto stanotte" disse mentre ripercorreva la strada percorsa a grandi passi.
"La Morte è la ricompensa di sè stessa" disse criptica la vampira, prima di sparire nella notte.

Aygarth seguì il ritorno di Lao di sottecchi, senza fissarlo. Quando fece per rientrare nella grotta, mormorò solamente: "Sprechi il tuo tempo."
Il vecchio si voltò verso il ragazzo con uno sguardo gelido."Meriteresti uno schiaffo anche tu Aygarth della Forgia. Ricorda le tue parole...perchè un giorno, quando il tuo bisogno sarà impellente, potrei decidere che aiutarti sia uno spreco di tempo." sbottò nervoso il vecchio. Fece un profondo respiro prima di riaprire bocca."Io ho bisogno di credere che possa cambiare. Motivi personali." disse più calmo.
"Le speranze portano soltanto delusioni, Lao. Mi stupisce che nel tuo lungo peregrinare, tu non l'abbia capito." Si alzò in piedi. "Se quel giorno verrà, preferisco un ferro nel cuore che la comprensione o il patetico tentativo di tenermi sulla retta via. Perché se e quando accadrà, vorrà dire che avrò già ceduto, rinunciato per sempre alla mia umanità." Sospirò. "Vuoi sapere un segreto, Lao? Dopo il morso di Cronista, e prima dello scontro nella Rocca, io e Nether cademmo in un'imboscata. Nether venne ferito a morte. Io ho cercato di proteggerlo ma diciamocela tutta, non ero in grado di resistere. Stavo morendo anche io." Una pausa. "Allora la Forgia eruppe. Annullò la mia volontà e, con essa, anche il controllo. Mi ricordo a sprazzi, ma la mia coscienza si risvegliò mentre ero in mezzo a un nugolo di cadaveri, mentre stavo bevendo sangue dal petto del Fuso." Lo fissò ancora una volta. "So cosa vuol dire diventare una bestia, e per questo, quando avverrà, se davvero vorrai aiutarmi, prendi quei Kalari - Urmini o come diavolo si chiamano, e staccami la testa. E fallo anche con Carnival, se sfuggirà al controllo." Cominciò a incamminarsi. "Vado a dormire sotto un albero. Mi spiace, ma non riuscirò mai a dormire sotto lo stesso tetto dove riposerà lei."

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Se non c'è il fiore non ci sarà neanche il frutto, Se non c'è niente allora non farò niente.

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Lao Tsung
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MessaggioInviato: Mer Lug 21, 2010 2:39 pm Rispondi citandoTorna in cima

Lao si risedette accanto al fuoco ravvivandone le braci. I suoi pensieri erano rivolti a Carnival ed Astrea. Non lo avrebbe mai ammesso neanche sotto tortura ma quell'anno trascorso in compagnia delle due ragazze per lui era stata come una parentesi familiare. Ammetteva a se stesso che provava un affetto paterno per quella ragazza solare e piena di vita e per quella vampira mezza matta che lui aveva accolto e addestrato. Quell'anno sembrava essere stato cancellato come neve al sole dagli ultimi avvenimenti. L'Inquisizione...gli Aurei...Qaìn a quel pensiero la mano si contrasse in maniera automatica. Distolse lo sguardo e osservò l'albero su cui si era ritirato a dormire Aygarth. Ma non vedeva il giovane fabbro appollaiato su un ramo come una gruccia, vedeva un altro uomo, un giovane sui trent'anni con gli stessi capelli neri, solo che erano raccolti in una treccia, e attorno al fuoco gli sembrava ancora di sentire gli schiamazzi della sua unità di Esecutori, tutti più giovani di lui, che bevevano e mangiavano alla salute del loro capo. Alla sua salute.Lao, primo inquisitore combattente dell'Inquisizione. Quanto era rimasto di quel giovane pieno di sé e con i paraocchi non sapeva dire.
"Lao" mormorò a un tratto il giovane, a voce bassa per non svegliare gli altri ma sufficiente per essere udito dal vecchio. "Se c'è una cosa che non sopporto è la gente che mi fissa. Che vuoi?" Il suo volto rimase in ombra.
"Non ti stavo fissando..." disse Lao distogliendo lo sguardo, le parole del fabbro lo avevano risvegliato come da una trance. "Questo posto ha risvegliato alcuni ricordi..." mormorò tra sè prima di alzarsi e di avvicinarsi all'albero, lentamente si sedette con la schiena sul tronco accanto all'alabarda di Aygarth."Non credi che sia un po' scomodo dormire come una scimmietta su di un albero?" chiese con fare quasi scherzoso.
"Solitamente i pericoli vengono dal basso. Ora come ora, non posso sentirli e prepararmi. Una cosa frustrante" fu la risposta del fabbro. Si raddrizzò meglio con la schiena contro il tronco. "Ricordi? Che ricordi?"
"Un bel ricordo, visto in prospettiva." rispose alzando la destra con il palmo aperto verso l'altro. Tre sassolini volteggiavano roteando sopra il suo palmo spinti dalla telecinesi di Lao."Io e l'unità al mio comando che festeggiavamo dopo una vittoria. Io ero appollaiato sopra un albero e guardavo quegli uomini e quelle donne che bevevano e mangiavano brindando alla salute del Portatore di Morte." con un gesto di stizza il vecchio lanciò lontano le pietre "Ero un giovane strafottente allora."
"Sei strafottente anche adesso, non ti preoccupare" mormorò il ragazzo, con una scrollata di spalle, e rimase pensieroso per un attimo. "Ti hanno plagiato?" chiese dopo un po'. "Ti hanno convinto a lottare per loro? O l'hai fatto di tua sponte?"
Per tutta risposta Lao scoppiò a ridere. Riso amaro."Sarebbe un alibi perfetto vero? Sono stato plagiato, mi hanno sconvolto la mente eccetera...Nooo amico mio. Mi sono arruolato volontario." alzò due occhi scintillanti come quelli di un gatto verso Aygarth."Tutto quello che ho fatto è stato per mia scelta e per mia volontà. Ricevevo gli ordini, eseguivo la mia missione e avevo successo. A volte facevo di testa mia e avevo successo comunque.""E cosa ti ha fatto mollare?" chiese Aygarth, a bruciapelo."Vuoi vederlo? Vuoi vedere uno scroscio della mia bella carriera e perchè ho mollato tutto?" disse Lao con uno sguardo obliquo poggiando una mano sull'elsa di Zadris.
Il ragazzo annuì, semplicemente. Per tutta risposta Lao afferrò con la destra Zadris chiudendo gli occhi. La mente di Aygarth fu attraversata da immagini continui di massacri e violenza divenendo d'un tratto nitide
La taverna, una solida costruzione di legno e mattoni, era stata posta su una collinetta. Scelta felice visto che era praticamente a mezza strada di tre villaggi e una strada commerciale gli passava accanto. Dall’alto poteva sembrare un tranquillo scorcio di paesaggio di campagna, se non fosse che alcune case dei villaggi all’intorno erano state ridotte in cenere e nel locale ogni tanto arrivava il lontano eco di ordini urlati con rabbia e grida di paura e dolore. Un uomo correva a perdifiato verso la taverna, indossava una tunica nera bordata di rosso e oro, tagliata in maniera da fornire la massima mobilità e non impedire i movimenti. Arrivato alla porta del locale si fermò, respirò profondamente tre volte e si aggiustò la divisa. Entrato si diresse all’unico tavolo occupato e vi poggiò sopra un foglio di carta, rimanendo in attesa sull’attenti. I due occupanti del tavolo sembravano molto differenti tra loro: l’uno aveva lunghi capelli neri legati in una treccia con un fisico asciutto ed alta statura, portava un armatura leggera di cuoio cotto e sedeva compostamente sbucciando una mela. L’altro era più basso e con un fisico tozzo e muscoloso, portava corti capelli biondi e indossava una poderosa armatura d’acciaio. Entrambi portavano una tunica nera bordata di rosso e oro sotto l’armatura. L’uomo in armatura d’acciaio tolse i piedi dal tavolo, poggiò il boccale da cui stava bevendo avidamente e lesse il foglio con attenzione. “centoquarantasette in tre villaggi. Sopra i dodici o sopra i sei, tu che dici?” chiese annoiato all’altro piegando il foglio e tamburellando con le dita sul tavolo. L’altro tagliò uno spicchio di mela e lo masticò lentamente. “Sei.” Disse semplicemente. Il biondo annuì e si rivolse all’uomo che attendeva vicino al tavolo “Tutti i bambini sotto i sei anni sono arruolati, per gli altri processi volanti. Le condanne sono discrezionali.” Questi annuì e uscì correndo. I due restarono soli e silenziosi. “Stiamo lavorando più velocemente del previsto, il consiglio sarà felice. E tu dovresti essere soddisfatto Lao, la nostra quota di condanne stà superando le tre cifre.” Disse il biondo posando di nuovo i piedi sul tavolo. “Che diamine Qàìn… stò pranzando. Non tediarmi con le scartoffie.” Rispose l’altro ingoiando l’ultimo spicchio di mela e sedendosi più comodamente. “Mi stò stancando a rastrellare villaggi, non abbiamo sfide. Siamo i migliori Esecutori dell’ordine, non siamo mai stati sconfitti e abbiamo sempre portato a termine le missioni. Voglio una sfida vera Qàìn.” Il biondo si limitò ad alzare le spalle. “Lao sono gli ordini, che ci vuoi fare. Almeno queste missioni sono di tutto riposo e sono divertenti. Verrà il nostro momento.” La locandiera, una ragazza molto giovane si era avvicinata mentre i due parlavano e il vassoio che aveva tra le mani tremava. Tutto accadde molto rapidamente, quando i due girarono lo sguardo verso di lei la ragazza estrasse un coltello e si lanciò contro Lao urlando. L’uomo si mosse a velocità fulminea, con la destra strinse la mano che impugnava la lama e la torse e con la sinistra gli sfilò la lama dalle dita. La ragazza si trovò con la mano sul tavolo stretta nella presa di Lao e rivolse all’uomo uno sguardo pieno di odio. Per tutta risposta l’Esecutore usò il coltello per infilzare la mano che la ragazza poggiava al tavolo. “C’E’ MIO PADRE IN PAESE MALEDETTO BASTARDO.” Urlò la ragazza tra le lacrime di rabbia e dolore mentre tentava di staccare il coltello che le bucava la mano e l’ancorava al tavolo. “Ti annoiavi eh? Eccoti accontentato, anche se una contadinotta di neanche venti anni non è una sfida.” Disse Qàìn alzandosi, afferrò con indice e pollice l’impugnatura del coltello e lo scosse un paio di volte, come a controllare che fosse ben fissato al tavolo. Quel semplice movimento fece crollare in ginocchio la ragazza, che ora piangeva di dolore. “E’ carina però, ci prendiamo una pausa?” buttò lì Qàìn. “Prima il dovere e poi il piacere, esci e raggiungi il primo gruppo. Io pago il conto.” Disse Lao avvicinandosi al bancone. Qàìn strinse le spalle ed uscì. “Tu sei giovane e stupida, per questo ora ti trovi con una mano bucata. Ah tanto perchè non ti faccia illusioni: ti ucciderò. Chi tocca un Inquisitore, uomo donna o bambino che sia deve morire.” Prese a parlare l’uomo cercando in giro per il locale. Da sotto il bancone sollevò due grossi barilotti di alcool, un forte liquore di campagna sicuramente, e li aprì spargendo il contenuto in giro per il locale. Dopodiché entrò nella cucina e ne uscì dopo qualche minuto con un ciocco incandescente tra le mani, sicuramente preso dai fornelli o dalla stufa. Si sedette sul tavolo e guardò la ragazza quasi con fare paterno, lei ricambiò con due occhi di brace e gli sputò in faccia. “Sei un porco, un giorno voi Inquisitori soffrirete quello che soffriamo noi povera gente per colpa vostra.” Disse tra i singhiozzi. Lao si passò un dito sulla guancia per pulirsi e avvicinò il volto al suo. “Io ti perdono, perché se sapessi chi sono non saresti in questa situazione.” Le sussurrò dolcemente. “Sappi che il mio nome completo è Lao Primo Esecutore combattente degli Inquisitori, ma voi villani mi conoscete come il Portatore di Morte.” Gli occhi della ragazza divennero vitrei a quella rivelazione e cominciò a strattonare la mano bloccata dal coltello, guaendo di dolore. “Ti mando tuo padre nel pomeriggio.” Disse l’uomo avviandosi all’uscita. Sull’uscio lanciò dietro di sé il ciocco infuocato e la locanda fu’ immediatamente preda delle fiamme e delle urla della ragazza.

L'immagine cambiò, divenendo più confusa,finchè non vide distintamente un Lao più giovane ma già con i capelli ingrigiti che incatenato osservava una scena d'inferno: una enorme stanza piena di arnesi di tortura con donne e uomini che urlavano tutto il loro dolore mentre venivano lentissimamente uccisi. Così come era arrivata la visione sparì. Lao lasciò andare l'alabarda e congiunse le mani. "Quelli erano i miei uomini. Quando mi resi conto di quello che avevo fatto e stavo facendo cominciai a remare contro diciamo così. E quando per l'inquisizione non ero più completamente fedele loro mi hanno messo davanti ad una scelta. Hanno torturato i miei fedelissimi, a metà del lavoro mi hanno detto che se li avessi uccisi avrei dimostrato pietà e non li avrei fatti più soffrire. Non l'ho fatto, perchè sapevo che dopo sarebbe toccato a me." Gli occhi di Lao si chiusero come a voler scacciare il dolore di quelle parole."Durò tre giorni e tre notti, mi hanno obbligato a guardare."
"Hai voluto vivere" commentò semplicemente Aygarth. Ansimava, per la potenza della visione. "Non posso biasimarti per questo. Tu almeno ti sei reso conto... hai capito per chi stavi vendendo vita e anima." Calò un lungo silenzio tra loro. "E' così che fai quindi, Lao? Tiri avanti cercando di dimenticare, di pagare continuamente lo scotto? Di riscattare le vite che hai stroncato da Inquisitore combattente cercando di salvarne altre?" Chinò il capo, il volto nascosto nell'oscurità. "Un'eterna punizione?"
"Un comandante non dovrebbe sopravvivere al suo esercito. Erano tutti giovani, pieni di vita si fidavano ciecamente di me, e io li ho fatti crepare in maniera miserabile. E chi avevo ucciso era anche più giovane di loro in alcune occasioni." disse reciso Lao."E per quanto la mia vita sarà molto più lunga di quella di un essere umano non riuscirò mai a redimermi completamente, non ho questa speranza." Si alzò di scatto e con un agile salto si aggrappò al ramo accanto a quello di Aygarth. "Ma spero di aggiungere qualche contrappeso alla bilancia." lo fissò con un sorriso ironico."c'è un peso con il nome di Carnival...ce ne sarà uno anche con il tuo?"
Aygarth lo fissò. "C'è una cosa che non vuoi capire, Lao" mormorò guardando infine l'oscurità. "Ci sono persone che non possono essere salvate."
"Lo capisco benissimo invece...e ci sono sette persone sedute da qualche parte con una tunica dorata che io non considero salvabili." lo sguardo di Lao si fece truce d'un tratto, tanto da sembrare una persona diversa."Con Carnival è differente. Ha ucciso tante persone, forse troppe secondo il tuo giudizio. Ma non puoi condannare un lupo perchè mangia un coniglio."
"Ha ucciso il mio migliore amico" sibilò il ragazzo, e quando strinse il pugno, un ramoscello crepitò e andò in frantumi sotto la sua presa. Schegge volarono al suolo. "Non la odio per il suo essere vampiro, la odio perché ha ucciso una delle poche persone al mondo che ancora mi restavano. Eravamo nati nella stessa luna io e Irvhan, sai? Abbiamo trascorso infanzia e giovinezza insieme, condividendo tutto. Era più di un fratello per me... e quando..." Le nocche crocchiarono. "E quando ho capito di aver protetto la donna che lo ha ucciso, di averle salvato la vita, forse il vero odio che ho provato innanzitutto è stato nei confronti di me stesso. Non posso dimenticare, Lao. E non posso perdonare. Quindi, non ti azzardare nemmeno di ordinarmi di farlo. Ucciderò Carnival, presto o tardi. Verrà il momento."
Gli occhi del vecchio si assottigliarono fino a diventare due fessure."Ne ho visti troppi di censori in vita mia, Aygarth." distolse lo sguardo e per la prima volta Aygarth sentì Lao parlargli con durezza."Sono stato paziente con voi due...ma adesso basta. Se tocchi Carnival, io e te incroceremo le armi."
Aygarth emise un verso simile a una risata soffocata. Si voltò e slacciò dalla cintura il pugnale da caccia. Con un abile gioco di dita, lo ribaltò e lo porse a Lao, dalla parte dell'impugnatura. "Allora fermami adesso. Perché io non lo farò." Glielo cacciò in mano e lo puntò al proprio cuore. "Se vuoi proteggere Carnival, fallo. Non hai scelta. O mi uccidi adesso, o lotterai per la sua e la tua vita dopo." La mano di Aygarth stringeva quella di Lao, chiusa sul pugnale. "Tu non sei mio nemico, Lao. Io non voglio ucciderti, tu non c'entri. E' una questione tra me e lei; non ti impicciare." Gli occhi divennero a specchio.
Con un movimento così rapido che gli occhi solo in parte riuscirono a seguire Lao afferrò il pugnale e Aygarth si trovo il volto del vecchio a meno di un centimetro dalla sua faccia, con la lama puntata alla sua gola che premeva sulla giugulare."Vuoi morire Aygarth? Vuoi finire sotto terra prima che ti arrenda a te stesso? Sei solo un ragazzino ignorante."disse allontanando il suo volto ma lasciando il pugnale lì dov'era."Lasciatelo dire da uno che se ne intende. Crepare fa schifo."
Senza togliersi la lama dalla gola, Aygarth piegò indietro la testa e scoppiò a ridere, una risata amara ma di gusto. "Tu sei mai morto davvero, Lao? Hai mai emesso l'ultimo respiro? Hai mai percepito il tuo cuore cessare di battere, e sprofondare nell'oblio? E vedere, per davvero, cosa ti aspetta al di là?" Si alzò la maglia e Lao notò una cicatrice che gli attraversava il petto. Era scura, malsana, come fosse una sutura mal trattata. "Furono gli artigli di Cronista, in un momento di pazzia collettiva. Sulla lama, Zadris ha lo stesso segno, se non l'hai mai notato, laddove venne riforgiata per permettermi di tornare a vivere. Ma ho già compiuto il passo. Sono morto, Lao, morto, defunto! E sì, la morte fa schifo. L'essere morti è tremendo. E io ho visto. Ho visto cosa mi aspetta, dopo. Una condanna che nessun'azione in questo mondo potrà mai evitarmi. Solo per..." Guardò Zadris e strinse i denti, coprendo poi la cicatrice con la maglia. "A dire il vero sono morto più di una volta. Morii nella foresta di Garmya, la notte in cui un segugio mi avvelenò con un morso e in cui Cronista mi morse per permettermi di sopravvivere. Sono morto nella Rocca." Un sorriso storto gli piegò la bocca. "Non voglio morire, Lao, ma la verità è che sto solo rimandando; il tempo che mi è stato concesso è dovuto a una maledizione che mi porto dentro e che la Forgia trattiene, ogni secondo, ogni istante, per evitare che prenda il sopravvento. Ma tu l'hai visto, e lo vedi tutt'ora, quanto anche questa sia soltanto una questione di tempo." In effetti era impossibile non fare caso allo spicchio scarlatto che colorava l'iride di Aygarth e i canini leggermente appuntiti che gli graffiavano quelli sottostanti. "Quindi non venirmi a dire cosa devo fare, nel tempo che mi rimane da umano. Non lascerò una sola cosa in sospeso, in questa vita, non una sola. E Carnival è una di queste." Fissò il pugnale ed espose la gola. "Ti sto offrendo solo la via più facile: per te, non per me. Se rinunci, non ci sarà nulla che mi fermerà, quando verrà il momento. Nemmeno tu."
"Quando sarà il momento, e se lo riterrò opportuno, tu morirai Aygarth." disse Lao ritraendo l'arma."Intanto vedi di non gettare la tua vita come un ragazzino imbecille."
Aygarth alzò un sopracciglio e stava per replicare, quando trasalì e si voltò di scatto alle sue spalle. Lao poté percepire la vampata di calore che Zadris emanò quando vibrò come un diapason. "LAO! GIU'!" gridò il ragazzo e si tuffò su di lui, mentre una pioggia sibilante andò a sferzare rami e foglie. Il peso del ragazzo lo trascinò giù dal ramo e Lao cadde prono nella polvere, con Aygarth sopra. Si liberò e si accorse, nel farlo, di come fosse rigido. Dalla schiena del giovane spuntavano degli aghi, a livello delle scapole. "Azioni... imbecilli... come... questa?" ansimò Aygarth, artigliando la polvere.
"Dannazione." Il vecchio si rialzò di scatto e strappò uno degli aghi."Veleno...non mortale. Volevano paralizzarci. Stai giù ragazzino" si parò davanti al ragazzo con le gambe larghe ed estrasse i Kalari - Urmini. Le lame si srotolarono fragorosamente."SVEGLIA, siamo attaccati. SVEGLIA SVEGLIA!" Urlò Lao osservando il nero della foresta pronto alla battaglia.

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MessaggioInviato: Ven Lug 23, 2010 11:39 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Nel frattempo]
La vampira avanzava nel buio, sicura come se stesse camminando in piena luce, come solo lei poteva essere. Non si curava di dove stesse andando: non c'era nessun posto dove andare, una strada valeva l'altra. Ora che si era allontanata dalla grotta e dalla luce emessa dal falò le Ombre che aveva evocato le si accalcavano intorno.
Una direzione è stata tracciata per te. Tu sei colei che sancirà il trionfo della Dea Scarnificata
"Io sono Carnival" mormorò la vampira senza fermarsi.
Tu sei una di noi. Tu sei freddo e oscurità.
"Io sono Carnival"
La Dea è nel suo tempio, il suo nome invocherai
"Io sono Carnival"
Il tuo destino ti attende, lo hai accettato quando hai accettato il Libro.
"Io sono Carnival"
A sud, a sud, ti attende a sud. Cerca il Sepolcro, cerca il suo tempio. Tu sei la prescelta della Dea, sei stata consacrata a lei. Sappiamo quello che è accaduto quel giorno. Ti abbiamo aspettato per migliaia di anni, abbiamo servito innumerevoli mortali, abbiamo stabilito un Patto, ma eri tu che aspettavamo, tu, tu, tu"
"Io sono Carnival" ripetè la vampira ma il suo sguardo esprimeva dubbio, per la prima volta "Quel giorno..." mormorò confusa, senza concludere la frase.
Quel giorno sei stata Consacrata. La benedizione della Dea è scesa su di te. Hai superato la Prova, hai attraversato il Rito, hai il suo potere, e la sua fame.
Come era accaduto prima che Lao la interrompesse la vampira si fermò e tese una mano verso le forme vaghe e nebulose delle Ombre. Sembrava affascinata.
Subito una delle ombre si avvolse intorno alla sua mano come un serpente si avvolge in spire attorno a un ramo.
Una strada è stata tracciata per te. Figlia dell'Uomo, Figlia della Morte, tu che porti in te la Sua scintilla, tu che possiedi il Libro, Divoratrice di Vita, questo è il tuo destino.

Carnival si immobilizzò e il suo sguardo si perse nel vuoto e divenne vacuo. Eppure la vampira sorrideva, come se davanti ai suoi occhi si stesse dipanando una visione celestiale.

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Se non c'è il fiore non ci sarà neanche il frutto, Se non c'è niente allora non farò niente.

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Diggy diggy hole, diggy diggy hole
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Akhayla
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MessaggioInviato: Mer Lug 28, 2010 5:46 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Attacco nella foresta - parte 1]

Un lampo squarciò le nubi illuminando di luce spettrale gli alberi della foresta. Pochi secondi dopo un tuono sembrò scuotere gli alberi alle radici con la sua violenza. Una tempesta era in arrivo. Ai tuoni del cielo rispose il rombare dei Kalari - Urmini di Lao. Il vecchio srotolò le dodici lame e osservò la nera immensità della foresta di notte. Dietro di lui Aygarth era immobile come una statua, paralizzato dal veleno degli aghi che ancora gli spuntavano dalla schiena. "Vi sento, sento la vostra puzza bastarda, fatevi vedere, fatevi vedere, fatevi vedere!" mormorava Lao mentre i suoi compagni si levavano dal sonno in fretta e furia e si affiancavano a lui, pronti a dar battaglia. Come se aspettassero proprio quel momento gli ignoti assalitori fecero partire una nuova salva di aghi dall'oscurità, che sibilarono verso di loro in maniera sinistra. Lao allargò entrambe le braccia, i dardi rallentarono fino a fermarsi immobili in aria a pochi centimetri dal loro bersaglio. basta trucchi bastardi, mostratevi. disse lasciando la presa telecinetica sugli aghi che caddero in terra inoffensivi. A quelle parole risate folli e isteriche partirono dal folto della foresta, solo risate, ma ebbero il potere di accapponare la pelle del gruppo di combattenti.
Astrea aveva preso sonno subito dopo che Lao l'aveva esortata a coricarsi ma il suo riposo era stato inquieto, agitato da incubi. Vedeva sé stessa in mezzo a una desolata pianura, sotto un cielo nero. Tutto attorno a lei stavano rovine e non si vedeva anima viva. All'improvviso il silenzio venne squarciato da un lungo verso animalesco, un richiamo e Astrea seppe, nel modo in cui si sanno le cose nei sogni, che la creatura che aveva urlato quel richiamo cercava lei. Spaventata corse, corse e corse...per risvegliarsi al momento in cui iniziò l'attacco.
Ancora intorpidita, la ladra accennò ad alzarsi ma si lasciò ricadere immediatamente quando un ago le sibilò vicino all'orecchio evitandola per un soffio.
Galdor era rimasto in quello stato di sonno vigile al cui si era dovuto, suo malgrado, abituare dopo un anno di viaggio senza compagnia e quando le urla di Lao arrivarono alle sue orecchie il guerriero si mosse velocemente, forse per primo, afferrando il fagotto ma mollandolo subito dopo con un sonoro sbuffo e afferrando dunque con la mancina la lancia mentre accorreva accanto al vecchio all’entrata della caverna.
Le risate lo raggiunsero mentre correva ma non per questo gli fecero meno impressione. “Che succede, vecchio?!” gli chiese mettendosi in guardia e correndo con lo sguardo per la boscaglia scura lasciandosi pervadere dai sensi amplificati della fenice.
Le nubi cominciarono a scaricare il loro carico di pioggia lampi, tuoni e fulmini. Come erano iniziate le risate cessarono, lasciando il posto ad un profondo silenzio. "Chi vuoi che siano, è l'Inquisizione."un sorriso storto si dipinse sulle labbra di Lao "Il fatto che abbiano voluto soltanto paralizzarci ci lascia una speranza però. Probabilmente non ci ammazzeranno, ci cattureranno soltanto...per torturarci a morte. Allegra prospettiva no?" disse compiendo un passo in avanti verso la macchia di alberi da cui erano partiti gli aghi. La sua mente sondava la foresta in profondità ma non riusciva a percepire i nemici chiaramente, sapeva che c'erano ma nient'altro. Non sembrano essere Mietitori, la sensazione sarebbe differente. Cosa allora? rimuginò tra sè scrutando le fronde."Honoo, bruciamo la foresta...li convinceremo ad uscire allo scoperto."
"Aspetta..." Aygarth cercò di girare la testa. "Non c'è bisogno... del fuoco... per stanarli." Faticava a parlare; per qualche secondo non era nemmeno riuscito a respirare. Come se quella dose di aghi non fosse destinata a lui, ma a qualcuno di stazza maggiore. "Io... li vedo. La Forgia... mi permette di farlo. So dove sono."
Lao si girò per un secondo verso il ragazzo a quell'affermazione."Non sei in condizione di..." cominciò a dire prima che qualcosa uscisse dal folto della foresta e lo avviluppò come le spire di un serpente."DANNAZIONE!" urlò mentre veniva trascinato verso gli alberi. Il vecchio si puntellò con i piedi e riuscì a resistere a stento. Qualcuno gli aveva lanciato addosso una rete con grande destrezza. Da tutti i lati le risate scoppiarono di nuovo isteriche e trionfanti mentre sei uomini uscivano dal folto caricando il gruppo. Le loro divise sembravano essere rappezzate con striscie di tessuto di decine di abiti diversi e ognuno di loro portava sul volto una maschera di creta che riproduceva un volto urlante.
Alla vista degli uomini Galdor li caricò a sua volta lancia bassa per impalarne uno nella foga “Venite a prendervi la vostra dose di legnate, stronzi!” ma non appena quello che si ritrovò di fronte stava per entrare in portata spiccò un balzo acrobatico piroettando oltre il guerriero il cui affondo risultò totalmente inutile e che dovette fermarsi bruscamente e voltarsi ora diviso dal gruppo dalla schiera dei caricanti.
Dalla foresta arrivò correndo un altro avversario, che si slanciò con entrambi i piedi colpendo Lao in pieno petto, stendendolo a terra. Quando ricevette il colpo il vecchio ebbe la strana sensazione di sentirsi svuotare, come se la sua mente si chiudesse. Bloccato dalla rete potè opporre ben poca resistenza all'Inquisitore che rideva istericamente mentre gli stringeva le mani al collo. Cos'era quella sensazione di gelo e di vuoto a quel contatto? Quel sentirsi prosciugato. Lao lottava contro quelle due mani d'acciaio quando sentì un tonfo sordo e l'inquisitore smise di ridere, accasciandosi di lato con un refolo di sangue che usciva dalla maschera, rivelando Astrea con uno dei pugnali tra le mani macchiato di sangue, aveva trafitto il nemico alla nuca. "Anche i pagliacci abbiamo contro" disse ripoendo l'arma e aiutando il vecchio a liberarsi dalla rete.
Appena l'uomo mascherato smise di toccarlo Lao sentì di nuovo la familiare sensazione di consapevolezza ed il potere della telecinesi, come se qualcuno avesse tolto il suo cervello da un barattolo di spirito.
"Non...Non lasciatevi toccare." ansimò mentre recuperava fiato. Non fatevi toccare da loro. rimbombò nella mente di tutti. Con un sorriso di gratitudine per la ladra Lao si lanciò nella mischia, i Kalari Urumi erano rimasti impigliati nella rete e non c'era tempo per recuperarli, il vecchio doveva basarsi solo sulle proprie tecniche marziali.


Aygarth chiuse gli occhi e si rilassò. Più si agitava e più il veleno circolava nel suo sangue. Allora cercò in tutti i modi di rallentare il battito cardiaco, per permettere al fattore rigenerante di poter intervenire in maniera più incisiva. In pochi secondi cominciò a muovere le dita, poi la mano riprese a obbedire ai suoi comandi. Attese pazientemente un mezzo minuto, infine contrasse i muscoli con tutta la forza che aveva. Riuscì finalmente a muovere il corpo, benché avesse le membra rigide come fossero pezzi di legno e la loro mobilità non fosse completa. Tuttavia, quella guarigione così rapida non gli tornava. Non era mai guarito in così poco tempo.
No. Dèi, no.
Honoo gli si avvicinò e lo aiutà a rimettersi in piedi. "Stai bene?"
"Sei uomini davanti! Li sento" disse immediatamente il ragazzo. "E altri... ce ne sono..." Si voltò verso la collina che ospitava la grotta. "Tra due fuochi! Maledizione, al riparo!" Diede un forte strattone sia allo stregone che a Mentheler, mettendoli fuori portata. Altri aghi saettarono impiantandosi nel terreno a pochi passi da loro. Dopo quell'assalto, Magistra aggirò la collinetta per reagire all'assalto, mentre Mentheler si sporse incoccando l'arco. Altri aghi tagliarono l'aria, ma si infransero sulla sua armatura. La freccia venne scoccata e un urlo seguì quel lancio: uno degli uomini, il cranio perforato dal dardo, cadde in avanti franando proprio all'ingresso della grotta. Qualche secondo dopo, lo raggiunse un secondo, il corpo percorso da decine di artigliate, segno dei colpi di Magistra.
"ZADRIS!"
L'alabarda giaceva ancora appoggiata all'albero, in mezzo al fuoco nemico. Aygarth si voltò, ma prima ancora di poter anche solo avvicinarsi o stendere la mano per richiamarla a sé, un guerriero gli si parò davanti. Si muoveva come un giullare, muovendo braccia e gambe in una sorta di danza che però minacciava di fargli la pelle: in ogni mano l'uomo mascherato brandiva un coltellaccio ricurvo. La sua risata rasentava la follia. Aygarth indietreggiò di un passo, sfoderando l'unica arma che possedeva: il pugnale da caccia. L'asta che portava a tracolla, protetta dal vello di seta, sbatacchiò sulla sua schiena. Per un attimo pensò di usarla, ma si rese conto che sarebbe stato ancora più impacciato.
Il guerriero gli saltò letteralmente addosso. Memore dell'avvertimento di Lao, il ragazzo si scansò di lato abbassandosi per evitare il fendente dei due pugnali. Al contempo mirò al fianco, cogliendolo di striscio. L'uomo si tastò la ferita e in risposta si mise a ridere ancora più forte. Era impazzito.
Aygarth non ebbe tempo di capire cosa realmente fosse: l'uomo balzò su di lui, stavolta menando i colpi in differita. Il giovane scartò a sinistra, evitò per un soffio il secondo fendente e menò un calcio col pesante stivale che disarmò la mancina dell'avversario. Poi si fece sotto penetrando nella guardia. Il coltellaccio del guerriero mancò di pochi millimetri il suo volto, ma il suo non ebbe altrettanta sfortuna. La lama penetrò nell'addome del nemico. Agli occhi di Aygarth, la macchia rossa con forma umanoide cominciò a smorzare il suo bagliore, per infine spegnersi mentre crollava a terra. Si voltò per controllare la situazione, quando a un tratto una morsa indicibilmente dolorosa gli artigliò il petto. Annaspò e fu come se l'aria non arrivasse ai polmoni. Cadde prono; nell'ultimo bagliore di vista, prima che si appannasse, scorse qualcuno vicino all'albero. Sentì il tocco, la presenza estranea, e la voce di Zadris affievolirsi nella sua testa. Capì e cercò di reagire, ma si sentiva soffocare, con le forze sempre più esigue.


Galdor in ben poco tempo si ritrovò accerchiato da umanoidi mascherati e ghignanti, le risate gli impedivano di concentrarsi e di mettere a fuoco la situazione e troppo tardi si rese conto che l’unica cosa che stava riuscendo a fare era arretrare tenendoli a distanza con la lancia ma dietro di lui nessuno degli alleati era pronto a dargli man forte perché il folto della boscaglia lo accoglieva allontanandolo dalla luce del falò e dalle grida del combattimento, perfino Magistra, che pure li aveva aggirati, era distante dalla sua posizione e in direzione opposta a quella in cui si stava inoltrando.
I sensi della fenice lo aiutavano a schivare, deviare e parare i fendenti sempre più veloci e incalzanti, sempre più vicini a lui tanto che qualche volta andarono a cozzare contro gli spallacci o lacerando le vesti.
In un attimo di lucidità il guerriero affondò la punta della lancia nella coscia di uno degli attaccanti ma questo gli fece perdere il tempo delle schivate che ormai erano insostenibilmente concatenate e uno dei coltellacci stava per colpirlo quando un fulmine rosso, accompagnato dal canto di quella che poteva apparire a primo impatto la voce di una bambina, si portò via l’aggressore quasi strappandogli il braccio dal torace. Atterrata dal balzo come una fiera Carnival ghignò alle maschere che, così parve a Galdor, persero un secondo nel crescendo delle risa.

La vampira aveva la testa rivolta verso il cielo, gli occhi chiusi. La pioggia incessante le accarezzava il volto, scivolava lungo le guance e infine precipitava per terra sotto forma di grosse gocce dal mento oppure le scorreva sul collo inzuppandole gli abiti. Non che Carnival sembrasse accorgersi o darsi pena della cosa. Le piaceva la pioggia notturna. Le piacevano i temporali. La rilassavano, per quanto questo potesse sembrare strano.
Le ombre continuavano a turbinarle attorno, la loro presenza talvolta rivelata dalla luce dei lampi, ma ora erano silenti, in attesa.
La negromante sarebbe probabilmente rimasta immobile in quella posizione ancora per molto tempo se non fosse stata disturbata dal rumore del combattimento fra Galdor e gli aggressori dalle risate folli.
Carnival aprì gli occhi e si voltò nella direzione da cui provenivano i rumori della battaglia. Sentiva un odore familiare, quello dell'uomo che era stato legato alla fenice, e l'odore di altri, sconosciuti, prede forse. Un sorriso sbilenco le si dipinse sul volto “Essi ridono. Devono fare qualcosa di molto divertente, oh si. Ho voglia di divertirmi anche io.”
Rapida e silenziosa la vampira iniziò a correre nella direzione di Galdor e dei suoi avversari, canticchiando piano fra sé, giusto in tempo per mozzare un braccio all'uomo che stava assalendo Galdor.
“Stai giocando senza di me” disse poi all'umano a mò di saluto “Non è gentile. Avresti dovuto presentarmi ai tuoi amichetti”. Senza attendere una risposta la vampira si lanciò all'attacco, combinando la tecnica della gru appresa da Lao alla sua forza disumana per annientare chi osava affrontarla.


Astrea e Lao erano schiena contro schiena fronteggiando due Inquisitori. Le risate sembravano rispondersi a vicenda in un crescendo di follia. All'unisono i due ridevano e all'unisono si slanciarono all'attacco. Astrea schivò a destra il coltellaccio del suo avversario deviandolo con uno dei suoi coltelli, con un balzo all'indietro si portò fuori portata e scattò in avanti portando un rapido affondo acui l'inquisitore rispose bloccando il pugnale con il suo coltellaccio e dandole uno spintone che la fece crollare a terra. Senza perdersi d'animo la ragazza scagliò da terra un calcio al basso ventre dell'uomo che ebbe il potere di smorzarne la risata. Con uno scatto si alzò e colpì al petto l'uomo con il pugnale che crollò a terra senza un grido. Lao e il suo avversario si stavano ancora studiando quando l'uomo in maschera rinfoderò le armi e si mise in guardia. Inaspettatamente Lao sorrise e chiuse le mani facendo scrocchiare le dita."La cosa diventa divertente." i due si slanciarono l'uno contro l'altro, l'inquisitore colpì con un pugno Lao al volto ma il vecchio non sembrò sentirne gli effetti, se non la sensazione di vuoto di prima, schivò il secondo colpo e deviò il terzo con il gomito aprendo la guardia dell'avversario. Subito gli mise le mani dietro la nuca e usando lo slancio del suo corpo e di quello del suo avversario colpi allo sterno l'inquisitore con una tremenda ginocchiata, che indietreggiò barcollando. Lao gli afferrò la testa e gliela torse spezzandogli il collo. Il suo sguardo abbracciò il campo di battaglia e vide Aygarth che sembrava in grave difficoltà. Gli bastò osservare uno dei mascherati che stringeva ridendo Zadris per comprendere il perchè.


L’aiuto della vampira giunse inaspettato ma provvidenziale. Con quella predatrice al proprio fianco gli attacchi di Galdor iniziarono a superare in numero le schivate e le parate con i ghignanti che ora dovevano vedersela contro due degni avversari.
“T’ho anche portato la cena, di che ti lagni?!”
In breve il divario numerico fu azzerato e i due più resistenti rimasero a fronteggiare Galdor e Carnival.
Quello che era toccato al guerriero era un osso duro, nonostante fosse armato solo di pugnali aveva deviato o schivato tutti i colpi di lancia con cui Galdor l’aveva minacciato. Dopo l’ennesima schivata l’attaccante mascherato si portò a brevissima distanza e il guerriero fu costretto a colpire col manico dell’arma, colpo piuttosto deludente a causa della mancanza di spazio tra i due combattenti. Un'offensiva dei pugnali costrinse Galdor a mollare la presa sulla lancia per non perdere una delle mani o, alla meno peggio, la funzionalità di qualche dito.
Disarmato gli rimaneva ben poco da fare.
Avambraccio contro avambraccio iniziò a parare i colpi che gli scattavano contro a grande velocità ma in breve capì le ultime parole che aveva udito dire a Lao "Non fatevi toccare".
C’era bisogno di sbloccare la situazione così questa volta il guerriero bloccò il colpo con la mano e, portatosi il braccio sotto l’ascella glielo ruppe all’altezza del gomito, ma il freddo stava iniziando ad attanagliargli il cuore e il cervello, prima che fosse troppo tardi una ginocchiata sotto la cintura fece piegare il combattente che aveva già smesso di ridere zittendolo del tutto; quindi una gomitata nella schiena lo fece cadere a terra. Ripetuti calci alle costole o alla testa completarono il lavoro.

Astrea seguì lo sguardo del maestro e anche lei vide l’alabarda in mano ad uno di quegli uomini. “Tu pensa a Zadris, io mi arrangerò in qualche modo”. Senza nemmeno aspettare una possibile replica, si diresse verso il fabbro, corse a perdifiato ignorando quasi gli aghi ricoperti di veleno che sibilavano alle sue spalle. Altri due umanoidi mascherati presero il posto di quello appena eliminato dal ragazzo: uno diretto verso di lui riverso al suolo, l’altro verso la ragazza impedendole di avvicinarsi a lui. Astrea suo malgrado non poteva far nulla per aggirare il suo avversario, fece un paio di passi indietro mentre l’umanoide caricava verso di lei armato di un coltellaccio.
Lei usò il proprio pugnale per fronteggiare gli attacchi dell’umanoide, riusciva a difendersi, ma non era in grado di attaccare a sua volta, non con le armi almeno. Quando il nemico attaccò nuovamente aspettò l’ultimo istante per parare, la maschera del nemico fu ad un soffio dal suo viso e Astrea si lasciò sfuggire un gemito, ma non si lasciò intimidire. Lo respinse via con un globo infuocato e finalmente ebbe l’occasione per attaccare e l’unica cosa che ottenne fu uno squarcio all’avambraccio. La ragazza provò ad attaccare nuovamente con lo stesso metodo prima utilizzato, ma questa volta la sua mossa fu anticipata. L’umanoide le saltò addosso afferrandole il braccio con cui stava evocando il globo, Astrea urlò mentre osservava sgomenta il proprio incantesimo che a poco a poco svaniva fino a sparire.
Aygarth avvertì movimento a pochi passi. Vedeva poco, respirava ancora meno. Zadris stava svanendo nella sua mente, e la parte della sua anima che era legata ad essa lo stava trascinando con lei. Nel nulla. Tuttavia, riuscì a scorgere Astrea a poca distanza, l'uomo mascherato che le immobilizzava il braccio. "As...trea!" gridò, ma ne uscì solo un verso roco. Con uno sforzo dettato solo dalla disperazione e non dal vigore fisico, si proiettò in avanti, il coltello in pugno. Perse l'equilibrio dopo appena un passo, ma il debole slancio che si era dato fu sufficiente per travolgere l'uomo con il suo peso. Finirono entrambi a terra: il contatto con l'umanoide sembrò strappare ad Aygarth metà del cervello, mente compresa. Il pugnale incontrò resistenza, poi penetrò nelle carni dell'avversario, che gorgogliò, abbandonando le membra nell'erba. Aygarth rotolò via, abbandonando il pugnale nel corpo del cadavere. Lo sguardo al cielo, annaspava, lo sguardo sempre più spento, vacuo.

Lao si slanciò verso l'inquisitore che ancora stringeva Zadris tra le mani ridendo follemente. Si abbassò un attimo e raccolse un pugno di fango continuando la sua corsa."EHI, mascherina, ho un regalo per te." l'uomo in maschera si girò di scatto verso il vecchio ricevendo una palla di fango negli occhi. Lao lo afferrò dietro il collo e alla mano sinistra, che ancora stringeva l'alabarda. Il vecchio cominciò a sbattere la faccia dell'Inquisitore contro il tronco dell'albero dove aveva parlato fino a pochi minuti prima con Aygarth, una, due, tre, quattro volte."NON si toccano le cose degli altri." disse lasciandolo crollare a terra e recuperando Zadris. La faccia e la maschera dell'Inquisitore era ridotta a gelatina. Lao stava per voltarsi e gettarsi di nuovo nella mischia quando una potentissimo ruggito in lontananza lo fece voltare verso la foresta."Muoviamoci, stiamo per avere compagnia!" urlò alle sue spalle. I Mietitori stavano arrivando.
Astrea si scrollò le spalle per riprendersi dopo quella stretta, una sensazione simile ad un bagno in acque ghiacciate. Strappò il pugnale di Aygarth dal petto dell’umanoide e si chinò sul ragazzo. Con una mano gli afferrò il braccio e se lo mise sulle spalle, con l’altra lo tenne per il fianco mentre l’urlo dell’avvertimento di Lao la spinse ad affrettarsi e a raggiungere gli altri trascinandosi dietro l’amico.

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MessaggioInviato: Mer Lug 28, 2010 7:35 pm Rispondi citandoTorna in cima

[Attacco nella foresta - parte 2]

La vampira fece una smorfia schifata “Questi non sono buoni nemmeno come cibo” rispose a Galdor schivando l'attacco di un umanoide sghignazzante e costringendolo ad allontanarsi con un calcio diretto alla orribile maschera che indossava. Anche lei aveva udito le parole di Lao. Da brava allieva si dedicò allora a mettere in pratica, a modo suo, le istruzioni del suo maestro. Evitò una seconda volta la lama dell'assalitore con un balzo all'indietro poi trasmise un ordine al suo seguito di ombre e quando l'umanoide mascherato tentò di farsi avanti per un nuovo attacco scoprì di essere impedito alle gambe e alle braccia dalle creature non morte al servizio della negromante. La successiva risata dell'inquisitore suonò stridula e venne spezzata un istante dopo quando Carnival gli spezzò il collo con un calcio alto ben assestato che ebbe peraltro l'effetto collaterale di far volare via la maschera dell'uomo.
Le labbra della vampira si contrassero nuovamente in una smorfia di disgusto “Bleah!” esclamò “Ora potete lasciarlo andare” aggiunse e subito le ombre lasciarono che il cadavere si accasciasse al suolo.

Sangue.

Lo sente pulsare, in un corpo altrui.

Sangue.

Sete.

San...


Fu come un flash. Pian piano, Aygarth cominciò a riprendersi, a respirare. Era cianotico. La sensazione che aveva provato era stata quella di avere l'anima colta in una morsa di ghiaccio. Zadris... Finalmente la trovò, sentì la sua presenza. Accostò la mente alla sua e la trovò debilitata alla pari.

Stavo morendo...

Anch'io.

Mangiano il potere. Se ne nutrono.

Allora lasciamoli a digiuno...


"Lao..." chiamò con voce incerta. Allungò un braccio e il vecchio gli porse l'alabarda. Quando la strinse, si sentì meglio. "Ce la faccio, Astrea" mormorò e, per convincerla, si staccò dal suo sostegno. Barcollò ma non perse l'equilibrio. "Non morirò. Non stanotte."
Proiettò i suoi sensi speciali verso la foresta e non avvertì niente. Tuttavia, l'udito portava ben altre prove. "Mietitori" annunciò. "Non riesco a percepirli."
"Sangue dei diavoli. Ma non finisce mai..." disse il vecchio sentendo i ruggiti dei Mietitori sempre più vicini, sembrava che la foresta ne fosse piena. Uno degli uomini mascherati emise un fischio lungo e modulato e quersti fermarono il loro attacco ritirandosi, senza smettere mai di ridere."Il loro compito era trovarci e tenerci occupati in attesa dei Mietitori. State all'erta." disse Honoo osservando preoccupato la foresta. L'inquisitore mascherato che Aygarth aveva abbattuto alzò il braccio e afferrò il polso di Astrea, prima ancora che la ragazza potesse muoversi Lao torse la mano che la stringeva e si chinò per finire l'aggressore. Si bloccò con il pugno a mezz'aria, assottigliando gli occhi. Invece di colpirlo, tolse la maschera all'inquisitore, il volto era orribilmente sfigurato e le ferite erano state richiuse in maniera grossolana con dei punti di sutura, Lao si chino vicino a quella maschera orribile e sembrò ascoltare con attenzione il borbottio del morente. Solo quando questi esalò l'ultiimo respiro Lao alzò lo sguardo."Ha chiesto perdono. Ha detto che non sapeva cosa stava facendo. Che erano stati gli Inquisitori a fargli questo" disse il vecchio terreo in volto."E' così che finiremo noi se veniamo catturati."
Astrea rimase perplessa mentre perdeva colore in viso. “Non sono altro che burattini, si faranno massacrare tutti fin quando non saranno loro ad ammazzare noi.” Affermò con voce tremula. “Ma perché?” Spostò lo sguardo tra Aygarth e Lao. “Perché cercano proprio noi?” La ragazza era ancora del tutto ignara alla causa di tutta quella serie di eventi.
"Perchè loro ci odiano, siamo Aberrazioni, scherzi di natura. Si sono arrogati il diritto di essere giudice, giuria e boia di tutte le cose viventi." rispose in un soffio Lao.
"Intanto si servono di aberrazioni per farci fuori. Coerenza massima" replicò Aygarth, con astio, appoggiandosi all'alabarda per avere un po' di sostegno e recuperare le forze. Si sentiva strano.

Sangue.

No.


"Dov'è Galdor?" s'animò, guardandosi intorno. Honoo e Magistra fecero lo stesso. All'improvviso. Mentheler indicò un punto nella vegetazione, laddove sorsero, come sbucati dal nulla, il guerriero e la vampira.
"Arrivano!" gridò Magistra. "Li ho visti. Là in alto."
Come un branco di scimmie demoniache i Mietitori saltarono di albero in albero e con un ultimo balzo attaccarono dall'alto la radura. Lao allargò le gambe puntellandosi e portò indietro il pugno sinistro, facendolo scattare in avanti e colpendo il Mietitore in pieno petto quando stava per cadergli addosso. Continuò a colpire il volto senza occhi della bestia con i pugni facendolo indietreggiare finchè non arrivò nei pressi della rete che lo aveva imprigionato. Con uno scarto raccolse i Kalari - Urumi e fronteggiò il Mietitore."Adesso sono pronto."
Mentheler incoccò l'arco, con Magistra che gli faceva copertura. Una freccia ben mirata andò a impiantarsi nel cranio di un Mietitore, senza però arrestarlo. Ormai troppo vicino per un attacco a distanza, la donna si parò davanti a scudo, sfoderando gli artigli. Un movimento del braccio e la bestia si ritrovò senza più mascella. Si portò inutilmente le zampe sul muso, guaendo di dolore, un attimo prima che Magistra lo finisse conficcando gli artigli nella sua nuca fino a strappargli la testa.
Astrea si portò lateralmente e scagliò uno dei suoi pugnali. Il Mietitore l'anticipò balzando su un altro ramo e facendo sì che l'arma si perdesse oltre gli arbusti. Con un salto, piombò a terra e stava per avventarsi sulla ragazza, quando Aygarth si frappose, alabarda in resta. Lo slancio del Mietitore lo fece impalare da solo: la cuspide di Zadris gli penetrò dritta in gola, trapassandogli il cranio da parte a parte. Con uno strappo, Aygarth lo spedì al suolo e alzò nuovamente l'arma prima che la bestia potesse alzarsi. La scure decapitò il Mietitore con un solo colpo, preciso e violento.
Lao fece lentamente un passo indietro portandosi in posizione di guardia. Il mietitore si raggomitolò come un leone balzando all'attacco con un ruggito. Il vecchio smorzò lo slancio della creatura con l'Ururmi destro colpendolo al ventre e scartò di lato alzando la sinistra, quando il mietitore atterrò malamente le sei lame rombarono insieme mentre Lao le calava e tagliarono la testa della bestia in tre pezzi.
Aygarth udì del movimento alla sua destra. Un Mietitore era balzato da un albero. Si voltò da quella parte per fronteggiarlo, quando all'ultimo istante la bestia saltò nuovamente tra le fronde, fuori dalla sua portata. Il giovane fabbro capì che quell'apparizione era un diversivo quando udì il ruggito dalla parte opposta e, voltandosi di scatto, si vide sommerso da fauci, muscoli e bava. L'impatto fu considerevole, e Zadris gli sfuggì di mano, crollando nell'erba. Rotolarono per qualche metro; Aygarth si ritrovò supino e prima ancora di alzarsi si ritrovò soverchiato dal Mietitore. Una zampa gli bloccò il braccio sinistro; allungò il destro e riuscì a intercettare la grossa mascella prima che gli staccasse la faccia dal cranio. Gemette per lo sforzo: il vigore dell'avversario e la sua mole gli impediva di farlo ruzzolare via.

"La..."

San.

L'enorme mandibola schioccava a un palmo dal suo volto. Scalciò, ma il peso della bestia era superiore.

"..scia..."

Bava colò sul suo volto, quasi soffocandolo. Digrignò i denti, con la furia che cresceva.

gue.

"...MI!"

Con una mossa disperata, di cui nemmeno poteva indovinarne l'efficacia, torse il collo quando poté e morse con forza la zampa del bestione. Sentì i denti affondare nei muscoli, come fosse una sostanza marcia, e un sapore nauseante gli invase la bocca. C'era da vomitare dal disgusto, ma un'altra sensazione lo stava distraendo dallo schifo che provava. Una sensazione... piacevole.
Zanne nella carne.
Il Mietitore ululò elevando il viso al cielo.
Morse con forza. Ancora. Ancora. Ancora.
Aygarth si sentì strappare quella carne nauseabonda a viva forza dalla bocca. Quando aprì gli occhi vide che dal torso del mietitore uscivano dodici spuntoni grondanti sangue. Lao aveva steso le lame in tutta la sua lunghezza infilzando la bestia, con una torsione del busto del vecchio il Mietitore venne proiettato all'indietro e rimase immobile steso sulla schiena. La si avvicinò cautamente alla creatura, che mugolava come fosse addormentata."Che diavolo..." disse tra sè guardando ora il fabbro ora il Mietitore.
"Bello spiedo, Lao" commentò Aygarth, rialzandosi in piedi. Subito li richiamò la voce di Honoo. "Qui in mezzo agli alberi sono troppo pericolosi! Attiriamoli in una radura. Presto!"
Immediatamente si misero a correre, abbandonando tre cadaveri alle loro spalle. I tre Mietitori li seguirono, e quasi subito, s'udì dalla parte opposta un altro verso rauco, segno che tra non molto li avrebbero presi tra due fuochi. Purtroppo Mentheler non riusciva a stare al passo con gli altri e più volte rischiò di essere aggredito; tuttavia, Galdor e Aygarth in retroguardia riuscirono a deviarne gli attacchi. Alla fine sbucarono in un piccolo spiazzo, sufficientemente ampio per permettere al ragazzo di manovrare l'alabarda senza problemi e a tutti loro di avere buona visuale per attaccare.
"Eccoli" ringhiò Aygarth, l'alabarda stretta nei pugni. "Vediamo chi tra noi mozza più teste. Ci state?"
"Hai già perso." sbottò Lao appoggiando la schiena contro un albero e cominciando a roteare i Kalari - Urumi con tale velocità da renderli invisibili con il buio e la pioggia. Due mietitori passarono attraverso quelle lame turbinanti venendo fatti a pezzi."Sono a due, e adesso..." disse il vecchio prima che qualcosa attirasse il suo sguardo sopra di sè. Un Mietitore era sopra l'albero su cui era appoggiato ringhiando selvaggiamente."...e adesso sono nella mé£$@." soffiò Lao slanciandosi in avanti ed evitando per un soffio che la creatura gli balzasse addosso. La tunica dietro la schiena del vecchio era a strisce, l'artigliata della bestia aveva mancato la pelle di pochi millimetri.
Aygarth si parò a difesa di Lao proprio nell'istante in cui tutti i Mietitori uscirono allo scoperto, ingaggiando combattimento con il resto del gruppo. Si mise in mezzo, tra il Mietitore e il vecchio, puntando l'alabarda come fosse un rostro. "Salta, bastardo" lo incitò; il suo sogghigno, con la bocca sporca del sangue del Mietitore di poco prima, sembrò sbilenco, animalesco. "Salta, ti aspetto."
Il Mietitore per tutta risposta lanciò un urlo spaventoso e caricò il ragazzo, infilzandosi da solo nell'arma. Con stupore di Aygarth afferrò le braccia del fabbro e spinse ancora di più la lama nella ferita, finchè l'intera testa di Zadris non uscì dalla sua schiena, lo squarcio nel petto del mostro si richiuse velocemente bloccando l'asta dell'arma. Aygarth si trovò la faccia del Mietitore a pochi centimetri dalla sua, la bocca irta di denti che ringhiava rabbiosa in segno di sfida. "Mollala Aygarth, la recuperiamo dopo." disse Lao mentre si slanciava contro il Mietitore. La sua cors fu bloccata da un altra belva che uscì dagli alberi alle sue spalle e gli saltò sulla schiena facendolo volare in terra. Con un forte colpo di reni Lao roteò su se stesso e si rialzò mettendosi in posizione di guardia. Il Mietitore ringhiò maligno e compì un nuovo balzo contro il vecchio il quale roteò su se stesso e colpì la bestia dritta in faccia smorzandone lo slancio. Incrociò le braccia e le lame avvilupparono la belva, smembrandola quando Lao le allargò di nuovo."Tre..." sussurò osservando il campo di battaglia. Honoo Galdor Carnival e Astrea erano in vantaggio sui Mietitori, ma Mentheler e Magistra erano schiena contro schiena e sembravano avere delle difficoltà, nonostante fronteggiassero un solo mietitore. Con uno scatto si portò a portata della creatura e gli avviluppò le gambe nelle lame con un veloce movimento del braccio. "Magistra adesso." la donna non se lo fece ripetere e artigliò il collo della creatura, staccandogli la testa.
Aygarth smise di strattonare. Anzi, con una spinta cercò di far sbilanciare la bestia, che si ritrovò proiettata all'indietro. La cuspide di Zadris si impiantò nel terreno, lasciando il Mietitore a sgambettare l'aria. Aygarth non gli diede il tempo di strapparsi l'arma di dosso e gli si avventò contro. Alzò una mano chiusa a pugno, e il guanto di cuoio con le nocche rinforzate in ferro gemette nella sua presa. Colpì, con forza; il naso del Mietitore si ruppe. Ancora un cazzotto, che colpì laddove dovevano esserci gli occhi, e una profonda escoriazione s'aprì nel cranio, spillando sangue. Il Mietitore ululò e cercò di morderlo; per tutta risposta Aygarth gli mollò un calcio che gli spezzò i legacci della mandibola, lasciandogliela penzoloni.
Non si fermò.
Ancora un pugno, un calcio; li diede con una tale velocità e una tale rabbia che per un istante si stupì. Sotto le sue nocche di metallo, la carne si scheggiava come fosse fatta di legno, e le ferite si allargavano sempre più. Il Mietitore gli allungò un artigliata che lo colse al volto, disegnandogli tre profondi solchi sulla guancia; ma il ragazzo quasi non vi badò. Si accanì con maggior foga, finché, a furia di calci e pugni, non ridusse la testa del Mietitore a un ammasso di ossa rotte e carni sanguinolente. L'ultimo calcio staccò di netto il cranio ormai maciullato dalla spina dorsale. Solo allora si fermò, le mani grondanti la poltiglia immonda che era il sangue del mostro. Si tastò la guancia per controllare la ferita. Si bloccò: trovò solo pelle liscia.
No.
I Mietitori rimasti ringhiarono come lupi indietreggiando. Fedeli alla loro natura si ritirarono quando non avevano più il vantaggio numerico, sparendo tra gli alberi con un ultimo ruggito di minaccia. La pioggia battente cadeva ancora sulla radura, Galdor si voltò verso gli altri."Rimettiamoci subito in marcia. Dobbiamo arrivare in città il prima possibile." disse riprendendo fiato. Gli altri annuirono a malincuore, erano stanchi per la battaglia ed una marcia sotto la pioggia non era un pensiero allettante. Rapidamente tornarono alla grotta per raccogliere le loro poche cose e riprendere il cammino.

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Basta una giornata storta per trasformare il migliore degli uomini in un folle. Ecco quanto dista il mondo da me. Una giornata storta.
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MessaggioInviato: Gio Lug 29, 2010 12:34 am Rispondi citandoTorna in cima

La pioggia si era trasformata in grandine e sferzava senza pietà fronde e arbusti. Protetti dal manto della foresta, il gruppo procedette per un bel pezzo, tutti i sensi all'erta. Tuttavia, nessuna presenza, a parte la loro, disturbò la quiete della boscaglia.
Alla prima sosta che fecero, dopo un'ora di cammino e quando ebbero la certezza che nessuno fosse sulle loro tracce, Aygarth si sedette a ridosso di un masso, un po' distante dagli altri. Abbandonò il capo sulla roccia e chiuse gli occhi.
Sangue.
Si passò una mano sul volto. Puzzava di icore di Mietitore, ma era come se i suoi sensi... ne percepissero soltanto una parte. Solo... solo il lato buono.
Sangue.
No, non voleva dare ascolto a quella voce. Non voleva farlo.
Sangue.
Perché? Aveva sconfitto l'ira della bestia che covava in lui. Era riuscito a domare la follia della Forgia.
Sangue.
No... non era la Forgia.
Sangue.
Basta!
Digrignò i denti. Era sfinito, a dirla tutta. Cercò Zadris con la mente, e la trovò inquieta, seppur immobile coi pensieri.
Che mi accade?
Nessuna risposta.
Zadris, parlami. Ti prego. Che mi succede?
Non lo so. La voce laconica di Zadris lo mise quasi in allarme.
Ci sono momenti in cui... è come se...
Una pausa interminabile.
Come se tu non ci fossi.
Il gruppo si fermò e si sitemò alla bene e meglio sotto la grandine che trasformava la foresta in un mare di fango e faceva odorare qualsiasi cosa di muschio. Carnival aveva guardato di sottecchi, non visto, Aygarth per tutta la marcia e ora si avvicinò a Lao sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Il vecchio, seduto nel fango a gambe incrociate incurante della pioggia, aprì un occhio, uno soltanto, e fissò la vampira."Lo so" disse semplicemente, richiudendosi nel suo mutismo e restando immobile come una statua.

Silenzio. Storme che si muovono nel vento. Il verde del fogliame sospinto dalla brezza. Il lieve chiacchiericcio degli uccelli. Il suolo ricoperto di muschio, di fiori, di cadaveri.
Cadaveri.
Gole squarciate, sangue a nutrire la terra. Sono persone. E lui è lì in mezzo. Beve.
Il sangue è buono. Il sangue sazia.
Lo desidera così tanto...
Alza il volto e sotto i capelli neri s'apre un sorriso. Zanne. Un ringhio.
E un urlo.

Un urlo. Nella sua testa.
Lao aprì gli occhi come se gli avessero tirato uno schiaffo. Da quanto tempo stava meditando? Da quanto la marcia era ferma? I suoi compagni vinti dalla stanchezza si erano riaddormentati e la grandine aveva lasciato il posto ad una pioggerella leggera. La tempesta continuava la sua corsa e li precedeva ad Atkhatla. Volse lo sguardo verso la fonte di quella visione e si alzò avvicinandosi. Aygarth dormiva un sonno agitato e inquieto, le sue mani avevano raspato il terreno scavando dei solchi nel fango, a tratti un sorriso diabolico mostrava che le zanne avevano preso il posto dei denti."Stai per diventare uno squalo anche tu." disse sardonico sedendosi a gambe incrociate accanto al ragazzo."Vediamo..." sussurrò tra sè immergendosi di nuovo nella meditazione e venendo catturato di nuovo dagli incubi dell'amico. Mostrati Bestia disse la voce di Lao, vibrando le pareti di quell'incubo. Una parte di Aygarth era mostruosa, come una parte di Carnival era umana ed era buona e gentile. Bisognava solo sapere cosa cercare, cosa imbrigliare e cosa liberare. Ma in questo Lao era abbastanza esperto.
Nessuna presenza si rivelò, nell'incubo. La presenza sanguinaria era sparita. Non per questo il paesaggio sembrava meno cupo. Era come se ciò che abitasse quel brutto sogno fosse in attesa. Come se non avesse ancora voce in capitolo in quella mente.
Ma aspettava. Lao poteva sentirlo, come una bestia dai muscoli e i tendini tesi come corde. Sentì nella sua testa, come se ce l'avesse sulle mani, l'odore del sangue, il sapore del rame vivido come se l'avesse bevuto a sua volta. Erano desideri repressi da più di un anno, risultato di un processo di repressione che, purtroppo, non poteva impedire che quella parte di sé vivesse e si sviluppasse, giorno dopo giorno. La bestia. La maledizione.
In quella radura, all'improvviso, risuonò un urlo. Che squarciò anche la realtà e strappò Lao dalla meditazione e Aygarth dal suo sonno. Il ragazzo ansimava, come fosse stato in apnea per minuti. Niente zanne nella sua bocca, niente rosso nei suoi occhi. Ma era chiaro quanto fosse sconvolto.
"Interessante."Lao aprì gli occhi e fissò Aygarth squadrandolo da capo a piedi. "Qualsiasi cosa tu abbia dentro, è furba. E si mostra solo quando è in vantaggio." dissa Lao al ragazzo come se continuasse un discorso già avviato da tempo.
Aygarth lo fissò, spaesato. E dalla sorpresa passò alla rabbia. "Cosa... che mi hai fatto?" Lo afferrò per il bavero e portò il suo viso a livello del proprio. "Che stai facendo alla mia testa?"
Lao assottigliò gli occhi puntandoli verso il giovane."Non ho fatto niente, per ora. E toglimi le mani di dosso se vuoi ancora brandire un martello in vita tua. Io non ti sono nemico Aygarth della Forgia, non farmelo diventare." disse Lao in un soffio. Il ragazzo sentiva quegli occhi trapanargli il cervello, ma non sembrava un intrusione violenta od ostile.
Aygarth strinse per poi mollare la presa di colpo. "Scusa." Si rilassò sul masso, o almeno ci provò. "Questa situazione non è delle migliori. Siamo tutti un po' nervosi."
"Nooo Aygarth. Tu non sei nervoso. Tu stai semplicemente cedendo a te stesso. C'è differenza." si sedette a sua volta."La prima volta che sono entrato nella testa di Carnival la sensazione è stata la stessa di ora. Tanto dolore, e la sensazione di essere in una foresta di notte, e un lupo affamato gira intorno a te negli alberi pronto a ghermirti."
La vampira si era avvicinata ai due, di sottecchi, senza farsi notare. Adesso era seduta a non più di un paio di metri di distanza da Aygarth, la testa in parte nascosta dalle ginocchia e dalle braccia che le cingevano. Gli occhi grigi della donna scintillavano nel buio come quelli di un gatto ed erano fissi sulla figura del fabbro.
“L'odore, digli del suo odore” disse all'improvviso rivolta a Lao. Nel tono di Carnival si poteva sentire un misto di tetro divertimento e insieme di fastidio “Non vuole ascoltarmi, non ascolterebbe se glielo dicessi io, ma tu, si, ti ascolterà. Io aspetto Aygarth della Forgia, io sono paziente, ho tuuuuuuuutto il tempo che voglio. E sono curiosa, si. Che farai? Me lo domando.”
"Avvicinati Carnival." disse Lao dietro di sè."Aygarth, Carnival, io intendo uscire da questa situazione vivo e senza amici sulla coscienza. Quindi prima di continuare questa simpatica conversazione ho bisogno che voi facciate una cosa." si volta verso la vampira."Prendilo come un consiglio del tuo maestro. O come un ordine. Come diavolo ti pare." torna a guardare Aygarth."Voglio che vi stringiate la mano e vi giuriate non belligeranza finchè non avremo sconfitto gli inquisitori." sorride alle sue parole pensando alla scena."Aygarth, Carnival percorre le vie dei senza luce da molto tempo, e tu potresti affacciarti a quelle vie in maniera inconsapevole o addirittura consapevole. Io ti posso aiutare, e lei anche, che ti piaccia o no."
Aygarth rimase un attimo interdetto. Mosse le labbra come a voler articolare delle parole, poi scosse la testa. "Lao, possibile che tu non comprenda? La ucciderei solo al tocco. E non credere, lo vorrei. Lo desidero." Una pausa. "La Forgia non è qualcosa che si comanda, come un cagnolino. Non posso fingere dei sentimenti. E' il mio sangue che detiene il suo potere, e il sangue è l'anima. Non posso."
“Il tuo sangue è contaminato e così la tua anima. Il perchè sia stato fatto, non fa alcuna differenza. Il primo stadio è Zannelunghe Occhirossi. Cosa ne sarà della tua Forgia? Cosa ne sarà di te? Attaccherai Lao? Attaccherai Astrea? Sono curiosa, Aygarth della Forgia. Ti ho fatto una promessa, la ricordi? Io ricordo. La manterrò.” chinò la testa e tacque per qualche istante “Preferirei di no. Non per te.” aggiunse subito “Anzi. Due anime al posto di una. Ma farai piangere Astrea.”
"Quel giorno morirò" sottolineò Aygarth. "Non ci saranno 'se' e 'ma'. Quel giorno porrò fine alla mia vita. O alla mia non-vita."
"Una situazione senza uscita quindi." Borbottò tra sè Lao prima di rivolgere a Carnival uno sguardo."Con lei ho avuto qualche buon risultato, potrei provare anche con te. Tu non sei ancora completamente vampiro, e Zadris potrebbe anche darmi una mano chissà."
Aygarth chinò la testa, scuotendola lentamente. "E' la Forgia di Zadris che mi tiene a freno" mormorò. "Per questo non ho ancora ceduto. Lei tiene a bada quella parte di me che vuole emergere. Che vuole mutarmi. Che vuole... me." Strinse la mano a pugno. "Te l'ho detto Lao: ho solo ritardato ciò che un anno fa doveva solo accadere. Solo che un fiume arginato, una volta libero, ha una furia molto più devastante..."
"Io non sto parlando di arginare quello che hai dentro." disse il vecchio con un sorriso."Parlo di veicolarla. Modestamente a manipolare le menti sono bravino. Vorrei poterti aiutare. Sei un alleato prezioso e sarebbe un peccato piangere il tuo suicidio."
"O il mio omicidio." Il giovane sospirò. "Fai quello che ti pare. Ma evita di sbirciare troppo a fondo."
"Ci proverò ma la tentazione sai com'è..."scherzò il vecchio prima di chiudere gli occhi."Carnival, se dovessi vedere che le cose vanno male svegliami dalla trance a viva forza se necessario."Lao concentrò la sua mente su Aygarth e fissò la sua immagine nel suo cervello. Gli parve di immergersi in un lago oscuro, una buia stanza con molte porte chiuse.Bisogna sempre sapere cosa cercare. O fare in modo che cerchi te.  La vampira sorrise del suo solito sorriso irridente “Lo farò volentieri, Maestro” disse in tono ironico “In verità, ho una discreta quantità di schiaffi da restituirti, oh si, e l'occasione è troppo bella per farsela sfuggire.”

C'era buio e c'era freddo. Caldo. Freddo. Un altalena di percezioni contrastanti. Come se la stessa mente fosse in disaccordo. Lao percepì una sensazione chiarissima: la mente di Aygarth, il potere della Forgia, che lo incanalava nella coscienza, facilitandone l'ingresso. Là dentro, sembrava che la Forgia fosse qualcosa di immenso. Sentiva il palpito che collegava quella mente a un'altra anima: Zadris. Una mente doppia e ambivalente, un'anima divisa a metà, due parti indipendenti. Quel calore era rassicurante. Confortevole.
Minaccioso, all'improvviso.
Era difficile descrivere quella sensazione. Era dentro Aygarth, ma non era completamente Aygarth. Era parte di lui, e non lo era allo stesso tempo. Lo stesso contatto era deleterio. Bruciava. Una parte di lui lo accoglieva, un'altra lo feriva. Due parti in lotta, l'una con l'altra. In quel buio avvertì l'eco di un urlo, che sapeva fosse anche nel reale. Poi sentì un dolore improvviso percuotere i sensi del ragazzo. La Forgia vibrò, tumultuosa. Tutto era un messaggio fin troppo chiaro: FUORI DI QUI.
Nella realtà, sangue colava dalla spalla del ragazzo. Lo sperone di Zadris conficcato nella carne.
"Non sono qui come nemico, non sono qui per fare male. proruppe Lao in quel turbine di sensazioni. La sua mente si concretizzò in un immagine opalescente al centro di quel turbinare infuocato, poggiando i piedi su un pavimento invisibile. E non me ne vado finchè il mio scopo non è raggiunto. Parlo alla parte più oscura di questo luogo che è la mente di Aygarth disse incrociando le braccia e inclinando la testa, come se osservasse un semplice palazzo o un cielo stellato. "Mostrati a me o verrò io a cercarti, la mente di un essere umano è un enorme universo, ma da me non puoi nasconderti.
Nessuno rispose a quel richiamo. Come se ignorasse quell'avvertimento o non potesse dar voce alla propria risposta. Tuttavia, la realtà metafisica attorno a Lao palpitò. Il calore iniziava a diventare insopportabile.
Vattene. E' stato un errore. La voce di Aygarth.
"Bisogna fare il male per poter fare del bene" Lao aprì le braccia e Aygarth sentì per la prima volta un'intrusione dentro la sua testa. Il turbine infuocato si ritirava attorno a Lao, fino a diventare una sfera infuocata e pulsante che il vecchio guidò nella sua mano. Un piccolo sole risplendeva nel palmo dell'uomo.Perdona ma non ho inibito la Forgia, le ho dato solo una nuova dimensione. Ho bisogno di vedere. Carnival vide il volto del maestro contratto per lo sforzo. Lao sentiva come se avesse bloccato una cascata con la sola forza delle braccia.
Aygarth gemette. Nella mente e nella realtà. Carnival vide Zadris vibrare per un istante. Le mani del ragazzo si contrassero a pugno, al massimo. Come artigli.
No. NO! Lao, no. Ti prego.
Sangue.
Ti prego. Ti prego, vai via.
Cibo..
Ti prego! LAO!
Anima!
Attorno al vecchio era buio pesto, a parte la flebile luce della sfera che conteneva la Forgia.MOSTRATI.ADESSO! e l'immagine cambiò. Lao si trovava in una foresta illuminata da un irreale cielo coperto di nuvole rosso sangue, e rosse erano le foglie degli alberi e il prato su cui giacevano cadaveri di segugi. Lao inaspettatamente sorrise.Finalmente ti vedo. Avevi forse paura di un povero vecchio? disse come se la visione potesse comprenderlo.
Nessuna voce gli rispose, ma il vento che stormiva nelle fronde si fece più insistente. Sangue scorreva dai cadaveri dei segugi. Sangue misto a veleno.
Nella realtà, sangue scorreva dalla ferita di Aygarth. Un movimento da parte di Zadris, e la cuspide penetrò ancora di qualche millimetro. Le rune erano di fuoco.
La mente di Lao fu attraversata da una scarica di dolore quando il vento aumentò.C'è qualcosa che non và.alzò la mano che conteneva la Forgia.Questo luogo bruci e non ne rimanga niente. La Forgia è parte di Aygarth. La forgia aiuti Aygarth ad estirpare questa maledizione e non più a contenerla. disse liberando nuovamente la sfera. Sperando che qui ci sia abbastanza del battiferro per capirmi.
Il vento non cessò. Anzi aumentò. La sfera rimase dov'era.
Sangue.
Il luogo lo esigeva.
Anima!
Il palpito della Forgia sembrava impotente di fronte a quello scenario di morte.
Un gemito. Infine un debole grido. Lao sentì il sapore del sangue sulle labbra, come se lo avesse assaggiato. Improvvisamente il bagliore tra le sue mani diminuì. Divenne grande come una biglia.
Un urlo. Poi, calore. Dolore. Sofferenza fisica.
Carnival vide Zadris pugnalare letteralmente Aygarth. Si scaldò come una fornace, le rune vivide come fari nella notte. Il paesaggio che pareva contrarsi attorno a Lao come una tagliola, si ritrasse improvvisamente. Fu di nuovo solo il buio.


La vampira assisteva immobile alla scena. Non che ci fosse molto da vedere, dal suo punto di vista...il volto di Lao era atteggiato a una smorfia quasi di sofferenza mentre la sua fronte si era imperlata di sudore.
Poi aveva visto Zadris muoversi da sola e conficcarsi nella spalla del fabbro e per diversi istanti era rimasta come ipnotizzata a guardare il sangue che ne sgorgava, rosso e sgargiante, una visione che non mancava mai di avere su di lei l'effetto che la visione di una oasi ha su un viandante assetato. Per diversi istanti la vampira lottò contro la tentazione di gettari sulla ferita, di allargarla con le zanne e di suggere la linfa vitale direttamente alla sua fonte. Cosa ci sarebbe stato di male? Era la sua natura, dopotutto.
Fu sottratta ai suoi pensieri dal gemito che Aygarth emise nel suo stato di incoscienza: Carnival non era esperta del funzionamento del potere della mente ma quello le parve strano, così come il fatto che il ragazzo stesse stringendo i pugni, mentre Zadris vibrava come se avesse vita propria e sembrava conficcarsi sempre più profondamente nella spalla del fabbro.
“Qualcosa non va, oh no, non va proprio.” mormorò fra sé muovendosi per destare Lao dalla trance. Non si fece il problema di tentare una via gentile, come ad esempio scuotere il vecchio per le spalle, invece mise in atto direttamente la sua minaccia e gli assestò una serie di vigorosi ceffoni.
Il vecchio fu strappato a quella visione in maniera molto violenta. Sentì come se il suo corpo venisse strizzato mentre usciva dalla mente di Aygarth. Quando Carnival stava per tirargli un altro schiaffo lui aprì gli occhi e le bloccò la mano in una presa d'acciaio. Stava per fargli un cicchetto da record per quella maniera troppo letterale di ubbidirgli quando vide Zadris infilzata nella spalla di Aygarth."Con te faccio i conti dopo." disse soccorrendo il ragazzo e strappandogli l'alabarda dalla spalla.
"Temevi potessi rovinare la tua brutta faccia? Ce ne vorrebbero di ceffoni" sogghignò la vampira, in tono divertito. "E poi, sono ancora in credito" aggiunse con un sorriso storto.
Aygarth tossì e si chinò in avanti. Premette l'altra mano sulla spalla ferita che sgorgava sangue. Con l'altra, cercò a tentoni l'alabarda, ora a terra, e l'afferrò. La strinse con forza. "Sono qui" gli sentì mormorare Lao. "Sono qui, sta' tranquilla." Passò qualche istante, ansimando, indebolito dalla perdita di sangue. Poi alzò il volto. Era madido di sudore, pallido, gli occhi cerchiati. "Non farlo mai più."
"Strano...mi ero quasi divertito tu no?" disse con evidente humor nero."Avanti ragazzo, vediamo di tapparti questo nuovo buco. E comunque non è stata un esperienza infruttuosa. Ora so molto di più. E troverò il modo di imbrigliarla e fermarla."
Il ragazzo scosse la testa. "No. Non la puoi imbrigliare." Accennò Zadris. "Saresti morto, là dentro. Non scherzo. Devi ringraziare Zadris: è stata lei a fermarmi. Prima ero io a tenerla a freno , ora è lei a domarmi..." Sul suo volto comparve un sorriso sbieco. "Sono diverso da Carnival, Lao. Non puoi pretendere di poter curare tutti come fossimo dei malati. Te l'ho già detto: certe persone semplicemente NON possono essere salvate."
"Sono troppo cocciuto per dare retta a questa frase." disse facendo stendere il ragazzo e andando a svegliare Honoo.
"No" lo fermò il giovane. "Lascialo stare. Guarirà da sola. Sono bravo in questo..." abbozzò un sorriso storto. Poi ridiventò serio. "Non voglio che veda questo. Non dirlo agli altri. Ti prego."
Il vecchio si bloccò e annuì.
“Sei timido, Aygarth della Forgia?” disse Carnival, sarcastica come al suo solito “Non dovresti. Come hai detto prima, quando accadrà, tu morirai...e poi sarai qualcun altro, una persona completamente diversa.” Carnival si avvicinò accostando il volto a quello del ragazzo, i suoi occhi lampeggiavano di divertita malizia “E non ci saranno ripensamenti, non ci saranno cure miracolose, non ci saranno salvataggi dell'ultimo minuto” all'improvviso, con uno dei cambiamenti repentini di umore a cui era soggetta la vampira si accigliò e il suo sguardo sembrò quasi rattristato “Il tuo amico non ti ha fatto un gran favore, lo sai? Se fossi morto allora, oh si, avresti sofferto molto meno.”
La vampira si rialzò di scatto e si allontanò canticchiando a bassa voce un motivetto le cui parole furono portate all'orecchio del ragazzo dalla brezza della sera.

Scorre la sabbia nella clessidra, mentre si avvicina il momento,
E quando l'ora scocca, che cosa diventerai? Io lo so, tu lo sai.

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Se non c'è il fiore non ci sarà neanche il frutto, Se non c'è niente allora non farò niente.

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Diggy diggy hole, diggy diggy hole
I'm a dwarf and I'm digging a hole
Diggy diggy hole, digging a hole!
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