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Akhayla
Guardiano
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MessaggioInviato: Sab Apr 05, 2014 1:31 am Rispondi citandoTorna in cima

Il volto del Vampiro, per quanto impossibile a immaginarsi, impallidì ancora di più alle parole di Carnival. Spostò distrattamente gli occhi verso Astrea, come a coglierne l’espressione del viso in un muto cenno di saluto, per poi piantare gli occhi su Carnival. “Come hai detto, Carn..?” Interruppe la sua domanda a metà comprendendo di stare porgendola alla persona sbagliata, e si voltò nuovamente verso il vecchio. “Lao, che cosa intende la tua allieva? Dimmelo!”
Il vecchio ebbe un gesto di stizza. "Tu sai più di tutti quello che hai fatto ad Aygarth. Ultimamente..." lanciò una breve occhiata ad Astrea, "era peggiorato. Aveva qualcosa dentro, qualcosa di oscuro e di marcio." Si sedette su un brandello di muro. "E poi quei bastardi l'hanno preso..."
Il Cronista volse gli occhi verso Zadris, sorda di ogni scintilla. Il silenzio più totale in risposta nella sua mente, bastò a completare quello che Lao non aveva avuto voglia di dire. “Aaaargh!” Ringhiò il Vampiro di disperazione, portandosi le mani al volto. L’urlo riecheggiò in ogni angolo del paese devastato, ma Cronista parve non badarci. “Sono arrivato tardi! Troppo tardi!” Rimase un momento con il volto nascosto tra le mani. Se avesse potuto, se la sua natura glielo avesse permesso, si sarebbe rannicchiato in un qualsiasi angolo buio, tornando all'esatta situazione in cui era stato per mesi fino a quella stessa mattina, lontano da tutto.
“Lao, Ulkos e Magistra lo hanno cercato a lungo, ma non sono riusciti a trovarlo…” intervenne Galdor “ora cercavamo di fare qualcosa di buono del tempo che ci resta da vivere…” si guardò intorno “con molto poco successo per il momento.” accennò col mento al vampiro. “Che bella tunichetta che ti porti dietro, non ricordo fosse esattamente questo il tuo stile, Cronista.”
"Disperarsi è inutile Cronista. Stiamo arrancando nel fango e non ci serve." Lao piantò Zadris nel terreno. Il suo peso era insopportabile, anche se la maggior parte del trasporto lo faceva la telecinesi."Tu eri un buon tattico se non mi ricordo male e adesso..." si bloccò come colpito da un fulmine rimanendo a bocca semiaperta senza finire la frase."...e adesso..." si alzò di scatto, fissando il vampiro. I compagni sentirono la terra tremare per un attimo prima che un colpo telecinetico investisse il vampiro facendolo barcollare. Figlio. Di. P.uttana! la voce di Lao suonò come un ringhio nella testa dei presenti. Un secondo colpo partì con la stessa potenza del primo."Lao, sei impazzito?!" urlò Astrea di riflesso.STA’ ZITTA! Guardagli le mani, guarda la sua mano!
Un rivolo di sangue colò dal lato destro della bocca del Vampiro, coagulandosi immediatamente. Il colpo telecinetico era stato più forte di quanto era sembrato dall’esterno. Il Cronista si pulì il sangue con il pollice della mano sinistra, e l’anello ammiccò alla luce lunare rendendosi visibile, tra i presenti, anche a chi non l’aveva scorto. “Alludi a questo, vecchio ‘saggio’? Non saltare a conclusioni troppo affrettate..”
"E a quali conclusioni dovrei arrivare?" Lao allargò le braccia. La sua telecinesi si abbattè di nuovo su Cronista, caricando un peso immenso sulle sue spalle.Quell'anello è al dito solo dei membri dell'Inquisizione! si avvicinò al vampiro stringendo i pugni."E Galdor ha ragione: quella tunica non è proprio il tuo stile. Sono stato un idiota a non collegare subito quel cappuccio verde ai nostri nemici. In ginocchio sporco nonmorto traditore, o le tue rotule diventeranno polvere se aumento ancora il peso. IN GINOCCHIO!"
Carnival parve realizzare solo in quel momento che Cronista era vestito come un Inquisitore, e come un Inquisitore portava un anello al dito, un anello molto particolare. Strano pensò la vampira in un angolo remoto della sua mente di solito sono io quella che grida e che attacca alla cieca, mentre il vecchio maestro rimane calmo e tranquillo. Ora è lui quello che grida e che attacca fuoriosamente, io invece sono calma, oh, si, così calma. Molto strano. Si. Molto.
“Ora capisco, si." mormorò con voce tanto bassa che Cronista non l'avrebbe potuta sentire se non fosse stato a sua volta un vampiro "capisco tante cose."
La sua mano destra si contrasse con uno scatto, sembrava più un tic nervoso che un movimento coordinato, ma tantò bastò perchè la falce si materializzasse fra le sue dita obbedendo all'impulso della sua mente, silenziosa e letale. Nessun anima, nessuna voce, nessuna sensazione arrivava da quell'arma dalla lama nera, soltanto un grande freddo.
"Tu li hai aiutati a renderli immune, vero?" chiese con voce ingannevolmente gentile "I Mietitori. Con le tue pozioni, si. Sei stato bravo, ma avresti dovuto fare lo stesso, per te." Le labbra di Carnival si contrassero, scoprendo i denti "Ora, Logan, io divorerò la tua anima. O quello che ne resta." disse ancora sempre in tono quieto e gentile.
"FERMA!" Urlò Astrea "Fermati." Non aveva bisogno di parlare con la vampira né di guardarla in faccia per sapere cosa avesse intenzione di fare. "Lascialo parlare, saprà qualcosa su Aygath e sugli inquisitori." Le tremava la voce. Aveva paura di lei, dopo così tanto tempo, dalla prima volta che si erano conosciute Astrea riprovò quella sensazione. "Lao, anche tu."
Il guerriero non sapeva se intervenire o meno in quello che altrimenti avrebbe portato ad una rapida dipartita di Cronista, ma il grido di Astrea lo spinse ad agire a sua volta. Ritenendo inutile ripetere quanto detto dalla ladra, si limitò a frapporsi tra Lao e Cronista.
Il Cronista fremeva in posa semiaccovacciata, il ginocchio sinistro poggiato al suolo, la gamba destra che spingeva per rimetterlo in piedi. Gli occhi rosso sangue scrutavano Lao contribuendo a confermare l’idea che il gruppo si stava facendo: quella di essere davanti ad un membro dell’Inquisizione e non più al loro vecchio compagno. I denti del Vampiro, ben visibili nello sforzo di resistere alla spinta telecinetica verso il basso, si spalancarono in un’amara risata all’accenno di Carnival sulla sua anima “La MIA anima! Magro pasto amica mia! Ahahahah!” Il fiato gli uscì in un unico sbuffo con quel singulto disperato, e crollò in ginocchio. Le sue mani ora artigliavano il suolo, e con il poco fiato che gli avanzava nei polmoni mormorò “Molto obbligato, Astrea. Grazie, Galdor.” Alzò con un ultimo sforzo gli occhi, pieni di gocce di sangue, verso Lao. “Dite alla vostra..cariatide..che l’aria nei polmoni non mi serve per respirare..ma per parlare.”

Chi fosse quel tizio, Ulkos non lo sapeva. Aveva capito che doveva trattarsi di un vecchio amico dei suoi compagni, e il modo in cui gli parlarono dimostrò più che ovviamente che questo pensiero era fondato.
Ma ciò che contava ora, era il fatto che pareva si fosse aggregato agli inquisitori.
Il licantropo digrignò i denti, fissando anche lui il Cronista in modo minaccioso.
Mentre Lao esercitava il suo potere sullo sventurato però, al guerriero venne un dubbio. Cronista non stava nemmeno provando a difendersi.
"Forse dovremmo lasciarlo parlare per qualche minuto..." propose quindi, senza staccare gli occhi di dosso dal vampiro.
Solitamente non avrebbe simpatizzato per un essere simile, ma la situazione lo richiedeva. Ritrovare Aygarth era una priorità, e se quel tipo avrebbe potutto loro far scoprire qualcosa di interessante, bè, sarebbe stato meglio ascoltarlo. Anche se Lao pareva pensarla diversamente.
la pressione sulla schiena di Cronista si allentò appena. "E cosa mi dirai Cronista? Quali giustificazioni potrai addurre?" con un gesto della mano la telecinesi svanì."Ho appena promesso ad Astrea che mai più sarei entrato nella testa di qualcuno. Ma potrei tentare un ultima volta... Parla avanti, ma non tentare di mentire o per cercare la verità ti distruggerò la mente!" estese la mano e Zadris si diresse verso di lui strusciando contro il terreno. "E lo farò con questa." L'alabarda si alzò fluttuando lentamente e rimase sospesa con la lama sopra la fronte del vampiro.
Il guerriero osservò l’alabarda muoversi fino a minacciare la fronte di Cronista, quindi si voltò verso Lao. “Parla…” disse al vampiro senza tuttavia scostare gli occhi da Lao.
Il Vampiro rimase accovacciato al suolo, incamerando aria nei polmoni vuoti. “Forse leggermi nella mente ci renderebbe tutto molto più semplice. O forse no. Sono scappato dall’inferno, per quel che mi riguarda. Ci sono finito quasi un anno fa per proteggere una persona a me cara. Forse cara anche a voi, per quel che vi può interessare.” Scosse il capo lentamente, mantenendo fisso lo sguardo su Lao “Non ho la più pallida idea di cosa sia accaduto in mia assenza. Sto riordinando i pezzi, e ho iniziato questa notte.” Toccò un lembo della sua tunica verde scuro “Quello che indosso è stato il mio lasciapassare per il mondo dei vivi, anello compreso.” Puntò il ginocchio sinistro al suolo iniziando a rialzarsi in piedi “So che non è bastevole quanto vi dico, so che il nostro conciliabolo dovrà essere ancora lungo e amaro. Ma non è tempo ora. Guardatevi attorno! Chi o cosa ha fatto questo? Quanto è vicino a noi in questo momento?” Prima che il vecchio guerriero potesse replicare, sussurrò “Scusate, devo tentare un altro conciliabolo. Almeno un tentativo.” Alzò la mano destra di scatto e afferrò Zadris.
Ghiaccio. La prima sensazione fu di toccare un pezzo di ghiaccio. -No. Questo freddo è più assoluto del ghiaccio..- Cronista rimase paralizzato -E’ come toccare un cadavere immerso da settimane nella neve.. Le sue dita scorsero tremanti lungo il bordo del grande foro al centro dell’arma. Non riuscì a formulare alcun pensiero a parte uno. E’ proprio finita.-
La sua mente fremette al contatto con uno spazio incredibilmente freddo, dannatamente vuoto. Come sempre ricorse a immagini per ricostruire ciò che i normali sensi non potevano permettergli. Il suo volto si infranse su una polla d’acqua gelida, come se d’improvviso si fosse accovacciato davanti ad un pozzo ricolmo e avesse deciso di infilarci la testa dentro. Gli occhi, le orecchie, tutto fu avviluppato da un gelo ovattato che lo fece urlare per il solo desiderio di sentire la propria voce. Quell’abisso nero accolse e custodì tutte le sue urla. Provò ad urlare ancora ed ancora il nome di Zadris, e poi di Aygarth.
Infine, una vibrazione impalpabile fu restituita alle sue orecchie. Un’eco dei suoi stessi desideri, o forse altro.
Gli fu difficile stabilirlo, perché si ritrovò un istante dopo sdraiato al suolo in un’esplosione di dolore, con Lao che ringhiava sopra di lui, Zadris in mano.
Lao mosse la mano e Zadris cadde a terra un metro più in là."Imbecille, stavi per perderti. Pensavi non ci avessi provato anche io?"
La domanda di Lao si perse nell’improvviso, orrido suono che nulla aveva d’umano. Ulkos trasalì. I suoi sensi da lupo gli avevano portato un odore che danzava nel vento, fin troppo caratteristico. Odore di cadavere e terra.
Un leggero rumore di pietra smossa, poi più forte. In crescita. Divenne un raschio sostenuto, come se qualcuno stesse correndo sui detriti piantando gli artigli per aumentare la velocità. D’improvviso un muggito distorto, e un altro suono. Un lamento, che di umano aveva ben poco. Il muggito divenne un’eco unica tra i brandelli d’abitazione. A esso se ne aggiunse un altro. Un altro. E un altro ancora.
Un guizzo d’ombra, o così parve al Cronista, si materializzò sul tetto lì vicino. Quando vi posò lo sguardo, tuttavia, non vide nulla. Solo dopo un attimo vi si stagliò la figura di un Mietitore, che fiutò a più riprese e scoprì i denti penzolanti dalla mandibola deforme. Accanto a esso, tuttavia, c’erano due creature umanoidi. Ognuna di esse era glabra, dalla pelle putrida seminascosta da abiti laceri, e li fissava con una brama quieta, occhi rossi e zanne acuminate quanto gli artigli. Nel vederli, il Cronista sgranò gli occhi. Non erano vampiri… il loro odore era simile, segno della stirpe maledetta, ma non lo erano nel profondo. Erano altro. Qualcosa d’incompiuto, di distorto.
“Ce li abbiamo tutt’intorno!” fu l’improvviso avvertimento di Ulkos.
Non appena finì di parlare, un Mietitore li sorprese alle spalle, sgusciando da una casupola in rovina, e saltò loro addosso.

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Io sono una creatura del Caos. Ma dal Caos nasce la saggezza, e dalla saggezza il potere.

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MessaggioInviato: Gio Apr 10, 2014 12:59 am Rispondi citandoTorna in cima

Astrea non ebbe il tempo nemmeno di pensare, riuscì appena a gettarsi a terra riuscendo ad evitare gli artigli di quella belva raccapricciante per un soffio e a vederla lanciarsi dritta su Carnival.
“Stupidi! Siamo così stupidi da farci circondare.” Avrebbe voluto urlare, erano così vicini a scoprire qualcosa su Aygarth. Non le importava che Cronista fosse o no contro di loro, se fosse responsabile di questo attacco o meno. Voleva solo scoprire qualcosa sull’amico. Se fosse stato veramente coinvolto poteva essere questa la sua occasione per fuggire e magari non lo avrebbero mai più rivisto.
Si rialzò e impugnò la lancia.“Maledetti!” Era furiosa ma il suo impeto durò da lì a poco quando una di quelle repellenti creature che erano apparse insieme ai mietitori puntò verso di lei.

I sentimenti della vampira erano diametralmente opposti. A Carnival non importava nulla dei mietitori, erano solo un fastidio, un ostacolo da a rimuovere. Logan, il Cronista, era lui quello che la vampira voleva avere fra le mani. Non credeva ad una parola di quello che aveva detto.
Il Mietitore avanzò con le fauci bavose spalancate ad una angolatura impossibile, come al solito e Carnival si preparò ad accoglierlo, a modo suo.

Galdor quasi ringhiò dalla rabbia quando si rese conto della trappola nella quale erano caduti. Cronista dietro di se perse rapidamente di importanza alla mente del guerriero che studiò rapidamente la situazione. Notò che Astrea era stata attaccata da una di quelle nuove, orribili, creature ma non sembravano una minaccia eccessiva per la ragazza, che per la prima volta si stava affidando alla lancia ricevuta dal guerriero. Al contempo si accorse che però anche un mietitore aveva puntato lo stesso bersaglio. Con Elrohir già in pugno il guerriero caricò il mietitore e, prima che questi si avvedesse di lui, riuscì a colpirlo con forza con un montante diagonale. “Sono io tuo avversario, bastardo!” gli gridò contro come se potesse effettivamente capirlo.

La ladra interpose la lancia tra il succube e il proprio collo. Lo scontro fu violento e Astrea finì nuovamente con le spalle a terra. Adesso riusciva a vederlo bene, fin troppo. Quegli occhi vermigli inanimati la fissavano, ma non c’era alcuna emozione su quel volto putrido mentre i suoi artigli si chiusero attorno alla lancia che le fu strappata via dalle mani. Dal modo in cui si passò la lingua tra le zanne capì cosa quell’essere avesse intenzione di fare.

Con grande disappunto della vampira, il Mietitore non si stava facendo ammazzare in breve tempo, come aveva sperato. Non che la stesse mettendo in difficoltà, questo no, ormai Carnival aveva fatto il callo all'ammazzare Mietitori e la falce che impugnava l era di aiuto nel mozzare loro la testa con un sol colpo...soltanto che il suo avversario non sembrav aver intenzione di lasciarglielo fare. Ringhiava orribilmente facendo sbattere le mandibole, sbavava, ma non affondava mai l'attacco e al contrario sembrava tirarsi indietro ed essere concentrato sul solo compito di schivare gli attacchi della vampira. Anche così la falce di Carnival aveva colpito più volte la creatura, ma non in modo decisivo e gli ampi squarci aperti dalla lama si rinsaldavano rapidamente.

In risposta alle parole del guerriero non ci furono che rumori sinistri e disumani che durarono il tempo che lo squarcio sul fianco del mietitore si richiudesse rapidamente poi lo scontro ripartì. Il piatto della larga lama di Elrohir bastava il più delle volte a bloccare i morsi del mietitore che incalzava il guerriero senza tregua costringendolo il più delle volte a concedere un po’ di terreno. Quando Galdor ebbe finalmente un attimo per guardarsi intorno si accorse di aver concesso troppo terreno all’avversario che lo aveva costretto piuttosto distante da Astrea, se le fosse successo qualcosa il guerriero non era sicuro di riuscire ad intervenire con tempestività in suo aiuto.

La ragazza afferrò uno dei pugnali che aveva ai bracciali degli avambracci e glielo lanciò contro. Al succube bastò arretrare per evitarlo ma questo le consentì di alzarsi. Cercava disperatamente aiuto con lo sguardo ma quello che trovò erano solo mietitori che la separavano da Galdor e da Carnival, non poteva né raggiungerli né sperare nel loro aiuto. Tutto ciò che poteva fare era scappare.

All'improvviso Carnival sentì una fitta che le fece digrignare i denti. Paura. Ma non sua. Astrea. Astrea che ha promesso!
Emise un ringhio rabbioso. Non poteva continuare a perdere tempo con quel Mietitore, era evidente che stava obbedendo agli ordini dei suoi padroni, stava cercando di dividerla dalla sua sorella di sangue, si, dividerli, disperderli. Non lo avrebbe permesso. Con un gesto rapido,furente la vampira lanciò la falce contro il mietitore e subito dopo scattò a sua volta. La bestia riuscì a evitare la lama nera ma si ritrovò i denti della vampira conficcati nel collo, impegnati a squarciare e lacerare...
Oh si c'è più di un modo per tagliar loro la testa. Si. Si.
Quando ebbe terminato Carnival si alzò in piedi, la bocca lorda del sangue della creatura e corse infallibilmente nella direzione in cui era fuggita Astrea.

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Ci sono tanti modi per risponderti: mai, neanche tra un milione di anni, assolutamente no, scordatelo, toglitelo dalla testa, niente, negativo, mmhm, naa, noo e naturalmente quello che preferisco in assoluto è l'uomo che cade nel burrone NOOOOoooo *puf*
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MessaggioInviato: Ven Apr 11, 2014 1:49 am Rispondi citandoTorna in cima

Il sincronismo con cui i Mietitori attaccarono fu preoccupante.
Molto più preoccupante fu però il fatto che li avessero accerchiati senza che lui ne avvertisse prima il fetore. Inoltre, sembravano esserci nuovi Mietitori stavolta: in relatà sembravano zombie, o comunque morti risvegliati, almeno a giudicare dalla tendenza alla putrefazione della loro pelle e dagli occhi rossi e vuoti.
Sebbene colto alla sprovvista, Ulkos ebbe comunque il tempo di sfoderare lo spadone e mettersi in posizione, giacché aveva potuto avvertire l'arrivo dei nemici qualche secondo prima dell'attacco.
Il primo avversario lo studiò per qualche secondo, prima di aggredirlo. Con un guaito disumano e con le mascelle spalancate quasi a centottanta gradi, gli si lanciò contro, correndo a zig-zag e superando la distanza che li separava in pochissimi secondi.
Con un rapido spostamento laterale e un fendente dal basso verso l'alto, il licantropo tracciò il suo arco mortale verso il nemico, colpendolo in pieno ventre e aprendo nel suo corpo uno squarcio disgustoso. Sfortunatamente, la rigenerazione entrò subito in azione, rimarginando completamente la ferita in pochi secondi.
"Schifosissimo figlio di una lurida p..- sibilò, senza peraltro poter finire, il guerriero.
Un secondo Mietitore lo aggredì alle spalle, cercando di balzargli addosso di peso e farlo crollare pancia in giù, per poterlo facilmente smembrare insieme al compagno.
Riuscì a stento ad anteporre la spada fra le fauci e il suo corpo, bloccando la mascella con l'acciaio temprato, e iriuscendo a malapena a contrastare la spinta dell'avversario. Con uno scatto e un ringhio, il licantropo fece compiere un mezzogiro alla sua arma, imprimendo una forza rotatoria al Mietitore e facendolo atterrare di schiena a qualche metro di distanza.
Sputò.
"Avanti, riprovateci..." mormorò, pronto stavolta a fare ben più danni.

Galdor dal canto suo fu di nuovo riassorbito da una serie di attacchi concatenati e incalzanti del mietitore che stava affrontando, quando riuscì nuovamente a guardarsi intorno Astrea era scomparsa dal campo visivo. “… Dove!” Riportò l’attenzione appena in tempo sul mietitore per schivare un’artigliata al torace che lasciò segni poco piacevoli sul giustacuore di metallo.
Le ondate di assalti del mietitore erano diversi dai soliti, sembravano più studiati, quasi finalizzati ad uno scopo e la scomparsa di Astrea, dopo quella di Aygarth, non poteva essere una coincidenza. Era dunque questo lo scopo dell’agguato fin dal principio? Da quanto li stavano aspettando? Questi pensieri non sarebbero stati così definiti nella mente del guerriero se non al termine dello scontro, ma il solo sospetto accese uno scatto di rabbia.
Gli occhi e il braccio del guerriero brillarono cremisi ed Elrohir fu subito avvolta dalle fiamme, anche se non sortirono effetti sul mietitore, immune a qualsiasi tipo di magia. Questa volta fu Galdor ad incalzare la figura con una serie ripetuta di fendenti che squarciavano la pelle del mietitore ed ogni volta che la lama lo colpiva il potere fiammeggiante della fenice veniva soppresso e poi esplodeva con nuovo vigore ad ogni manovra che il guerriero compiva con lo spadone.

Stavolta i due mietitori non attesero, e lo attaccarono contemporaneamente.
Uno balzò in alto, mentre il secondo caricò Ulkos normalmente.
Erano furbi, lo sapevano che poteva scegliere di colpire solo uno di loro per volta.
Con un ringhio, il guerriero arretrò di due passi veloci, pochi istanti prima che il mietitore in aria atterrasse. Nel frattempo, con una rotazione a destra, il licantropo si era portato di fronte al secondo Mietitore che, dovendo cambiare leggermente direzione per evitare il compagno, si ritrovò a dover piegare in curva.
A quel punto, le posizioni erano perfette: Ulkos poté menare una potente spazzata, tranciando di netto le gambe anteriori del secondo Mietitore che andò a schiantarsi a terra senza poter frenare.
Con lo slancio di poc'anzi, Ulkos poté vibrare un secondo colpo (disegnando una diagonale dall'alto verso il basso) in direzione della testa del primo avversario, che già aveva spalancato le fauci nella sua direzione.
Il colpo arrivò tremendo addosso alla belva, che si ritrovò con i lcranio spaccato a metà e crollando a terra temporaneamente senza utilizzo di facoltà motorie. Senza aspettare, il licantropo staccò di netto la testa al Mietitore, finché era inerme a terra.
Ma un improvviso dolore alla schiena lo scosse d'improvviso.
Il secondo Mietitore si era già rialzato. A quanto pareva la rigenerazione era stata molto più veloce del previsto.
mé£$@! pensò, girandosi di scatto, con la schiena in fiamme dal dolore.
Il mostro però fu più veloce, e riuscì a balzargli addosso, atterrandolo.
Ora si metteva male.

L’atmosfera intorno a Galdor iniziò a farsi luminosa e incandescente e l’erba e i resti delle costruzioni presero fuoco. Con una spazzata all’altezza del ginocchio del mietitore lo mandò a terra e gli piantò lo spadone in pieno petto inchiodandolo al suolo. L’erba intorno al mostro prese fuoco e ben presto le fiamme avvolsero entrambi. L’aria si riempì di un odore acre di carne bruciata e mentre il potere rigenerativo del mietitore era impegnato a guarire le ustioni sempre più gravi, il guerriero disincagliò lo spadone e roteandolo sopra la testa lo lasciò cadere sul collo del mietitore decapitandolo di netto. Le fiamme si spensero d’un tratto meno che su Elrohir.

Con le spalle a terra, Ulkos continuava a tenere testa al Mietitore, che inutilmente cercava di tranciargli al testa a morsi. Fortunatamente lo spadone era abbastanza resistente da poter tenere testa a quelle schifose fauci snodate. Con un ringhio, finalmente, Ulkos riuscì a infilare una gamba sotto alla pancia del mostro, riuscendo a fare leva. Una spinta, e il mostro fu scagliato alle spalle del guerriero, atterrando di schiena ma rialzandosi immediatamente, pronto a caricare.
La corsa della bestia andò a vuoto però, perché il licantropo rotolò di latro, schivandolo per un pelo. Rialzatosi velocemente, non diede tempo al Mietitore di voltarsi completamente, infilandogli la spada nel fianco fin quasi a metà e continuando a spingere. La bestia guaì di dolore, cercando di voltarsi per azzannare il guerriero. Questi però non si lasciò impressionare più di tanto, spingendo la lama verso l'alto, infliggendo uno squarcio enorme al mostro, che continuava a dimenarsi.
"Eh, no, pezzo di mé£$@..." Ulkos digrignò i denti.
Con un calcio allontanò da se la bestia, estraendo al contempo la spada e menando un tremendo fendente dall'alto verso il basso, diretto al collo del mostro. Non mancò il bersaglio.
L'essere cadde stecchito in un lago di sangue, il corpo ancora scosso da convulsioni disgustose.
Mentre si girava per guardarsi intorno, vide i suoi amici accanirsi contro gli avversari: Galdor si esibì in uno splendido spettacolo di fuoco e fiamme, incenerendo tutto ciò che gli stava intorno. Ammirevole. Decisamente oltre ogni aspettativa. Magistra, dal canto suo, lottava instancabilmente, utilizzando i suoi tremendi artigli per lacerare carni e sfiancare i nemici. Per quanto avessero potuto bisticciare inizialmente, Ulkos dovette ammettere che ci sapeva fare, la donna-insetto. Niente male.

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MessaggioInviato: Sab Apr 12, 2014 2:56 pm Rispondi citandoTorna in cima

Una delle creature che accompagnavano i Mietitori caricò Lao a testa bassa, le mani artigliate protese in avanti. Il vecchio si concesse un breve attimo per studiare le sue sgraziate proporzioni, il viso a metà tra l'uomo e la belva e per rendersi conto che la loro mente era vuota. Una tabula rasa dove solo gli istinti più primitivi albergavano. Portò il busto in rotazione e colpì la creatura con un calcio rotante, mandandola gambe all'aria. Quella toccò appena terra con la schiena che già era di nuovo in piedi e attaccava Lao. Questi arcuò la schiena all'indietro e afferò le mani artigliate per i polsi. Disgustoso. commentò spiccando un salto e puntando entrambi i piedi sul petto del nemico. Si proiettò all'indietro, carne e ossa che si strappavano accompagnarono il suo movimento mentre braccia e corpo del Succube si dividevano.

Lao gettò via i due moncherini. Come sospettavo. borbottò infastidito vedendo gli arti della creatura ricrescere. Mi stai facendo perdere tempo. Le mie allieve hanno bisogno di me! rimbombò nella mente dei presenti mentre il vecchio concentrava la sua telecinesi. Obbediente Zadris si sollevò e volò con la forza di un ariete contro la creatura, colpendolo al petto con l'asta e inchiodandolo a terra con il suo peso formidabile. Lao non gli concesse nemmeno uno sguardo prima di superarlo in corsa e dirigersi nella direzione in cui fuggiva Astrea sfoderando i Kalari urumi. Superò di slancio una casa e dall'angolo qualcosa emerse investendolo con tutto il suo peso
"BASTAAAAAAARGH!" l'avambraccio sinistro gli esplose di dolore mentre crollava a terra. Un mietitore gli era sopra e affondava le sue corte zanne a piolo nella sua carne. Prese a tempestare di pugni il mostro finchè questi non si staccò da lui scuotendo le fauci insanguinate. Te ne faccio pentire Lao partì all'attacco a sua volta, tempestandolo di calci, facendo arretrare il suo avversario fino a metterlo spalle contro un muro diroccato. Lao caricò il pugno sinistro per il colpo finale ma i Mietitore deviò e gli afferrò il polso con la forza di una pressa e sollevò il vecchio facendolo roteare in aria come un fuscello sopra la sua testa. Lao non ebbe il tempo di pensare, tentò di roteare in aria per accompagnare la caduta. Un tetto di legno e paglia si faceva sempre più vicino e lui non ebbe altra scelta che presentare la schiena all'impatto. Ci riuscì solo in parte. Accompagnato da una cascata di paglia e schegge atterrò in malo modo dentro la casa, mancando per un soffio un grosso braciere di pietra e rotolando sul pavimento. Sono più forti, e sembrano meglio addestrati. si rialzò con ogni centimetro del corpo che doleva mentre il foro sul soffitto incornicia il MIetitore. Bava e sangue colavano dalle sue fauci. Il sangue di Lao. Quella considerazione fece ribollire di rabbia il vecchio. Mi stai facendo perdere tempo gli ringhiò contro appena un attimo prima che la belva gli si gettasse addosso con un ruggito

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MessaggioInviato: Sab Apr 19, 2014 4:41 pm Rispondi citandoTorna in cima

<E’ finita, Shikan.> Noboru Ishikawa, cugino di primo grado del Daimyo e primo generale dell’esercito, con quelle semplici parole gli annunciava due cose: la morte del suo amato maestro, il cui corpo decapitato era riverso al suolo, vicino al futon dal quale si era appena destato al tramonto, e la fine del servizio del Vampiro presso la corte del clan Ishikawa. <Non abbiamo più bisogno di un mostro come te tra le nostre file. Il tuo nome ormai spaventa i nostri nemici più della tua reale presenza sul campo di battaglia.> Il Cronista lo osservava da dietro le sbarre in cui si era ritrovato rinchiuso. Sbarre d’acciaio temprato dentro la stanza di meditazione del suo maestro: l’eresia contenuta in quell’immagine gli ribolliva nelle vene. <E’ finita, Shikan.> Ripeté Noboru, conosciuto all’età in cui a malapena gattonava. <Pensi che il tuo Daimyo non si sia accorto del cambiamento nel suo vecchio maestro ed educatore? Che non si sia domandato come mai, già anziano quando lui era un fanciullo, continuava a stargli accanto e a consigliarlo fedelmente come se gli anni non fossero un peso?>
Il Vampiro si fece un po’ più vicino alle sbarre della sua prigione, sorridendo amaramente <E tu Noboru, non vedevi l’ora di mettere a tacere quei saggi consigli, vero? La vostra sete di potere e terre è quasi grottesca. Fammi vedere il Daimyo.> Noboru rise, una risata stridula e anche un po’ impaurita all’idea di ciò che stava per accadere. <Non è più il tuo Daimyo, Shikan. Dopo aver saputo che hai ucciso senza pietà il suo vecchio maestro, vuole soltanto vedere la tua testa su una picca.> Il Cronista chiuse gli occhi, concentrandosi sulla stanza, sulla spada di Noboru levata sul cadavere del vecchio, sulla cinquantina di yumitori, gli arcieri, che tendevano le proprie frecce verso la finestra e la porta della stanza in cui si trovava, sussurrando tra loro con odio ‘Nendai-ki henja..il traditore’. <Va bene, maestro..farò come mi hai chiesto. Addio.> mormorò all’indirizzo della testa riversa al suolo, gli occhi sbarrati.
Afferrò la cintura di fiale che portava legate alla vita, soppesandola per un momento. Alzò lo sguardo su Noboru, che ancora gli sorrideva beffardo, non sapendo che l’effetto dell’ultima pozione che il suo prigioniero aveva ingerito era scaduto già da qualche minuto. <Addio, Noboru, ultimo del clan Ishikawa.>
Il suo legame con la razionalità si schiantò al suolo in un fracasso di vetro rotto.



“Va bene.” Ringhiò il Cronista, rialzatosi da terra in seguito al colpo di Lao, all’indirizzo della belva umanoide che lo stava caricando a quattro zampe. “Va bene. Fatti sotto, bastarda.” Gli artigli comparvero al posto delle dita. L’imboscata nella quale erano caduti era assolutamente ridicola, dal momento che all’inizio della sua amabile discussione con Lao lo stesso vecchio aveva blaterato di tattiche militari. Si accucciò a quattro zampe, pronto a evitare la bocca irta di zanne di quella mandibola grottesca e a portarsi alle spalle della creatura; si accorse invece, troppo tardi per schivare del tutto il Mietitore, che la bestia ormai a pochi metri da lui era completamente invisibile ai suoi sensi. Non poteva rischiare di finire nella morsa di quelle zanne. Con un gemito di sorpresa, saltò sul lato destro portandosi fuori dallo schiocco vigoroso di quel morso, ma una zampa del mostro artigliò il suo cappuccio verde da novello traditore, sbattendolo al suolo. Sibilando di disgusto, sorpresa e rabbia, rotolò nella polvere fuori dalla portata degli artigli del Mietitore, rimettendosi in piedi con un colpo di braccia. Individuò velocemente le cinghie che chiudevano la mandibola del suo nemico. Pur senza la protezione della sua preveggenza attese un nuovo attacco, saltando alle spalle della belva e menando un fendente al lato del suo morso. Con un guaito di dolore, il Mietitore guadagnò un sorriso verticale, la mandibola pendente dal lato sinistro che sfiorava il terreno.
Il ghigno beffardo comparso sul volto del Cronista scomparve in un attimo osservando il veloce fattore di guarigione che impegnava la zona colpita dai suoi artigli. Non poté osservare molto altro in quanto una bruttissima imitazione di quello che poteva essere un Creato lo attaccò di lato. La sua velocità non era paragonabile a quella della fiera dalla bocca piena di zanne. Il Vampiro scudisciò la faccia di quel fenomeno da baraccone dagli occhi rossi con il braccio sinistro, facendolo crollare al suolo. “Ma cosa diav..” mormorò il Cronista osservando le vesti contadine del Vampiro a terra. –E’ un abitante di questo povero paese..ma Chi può averlo reso così?- pensò impietrito.
La risposta a quel quesito dovette attendere. Una spinta violentissima lo colse alle spalle facendolo impattare con il volto sul muro laterale di una casa.
Il Cronista scomparve all’interno di quel muro divelto, portato con sé dall’assalto del Mietitore alle sue spalle.

***

Si liberò dell’inutile cappuccio di Azariel, ormai ridotto a brandelli. La barba castana era intrisa di sangue secco, là dove il suo volto aveva impattato con il muro della casa. Diede le spalle ai resti del Mietitore, le cui membra erano sparse un po’ dovunque nella stanza.
“Quanto mi manca la mia spada..” sibilò furibondo. Uscì all’aperto attraversando lo squarcio nel muro prodotto dal balzo in cui la bestia l’aveva colto alle spalle. Nella via cittadina altri cadaveri giacevano decapitati. I tendini delle braccia tremarono ancora un po’ prima di fermarsi: strappare la testa a mani nude a quegli abomini era tutt’altro che semplice. Attese accovacciato in mezzo alle macerie, mentre i tagli si rimarginavano.
L’odore di quella creatura, che impregnava tutto il suo corpo, l’aveva messo in allarme sin dal primo attacco del Mietitore. Aveva già avuto a che fare con quegli esseri. Un guizzo fugace della sua memoria gli mostrò tre barattoli pieni di materia organica, poggiati su un tavolo di cucina a Garmya.
-Oh no..-
Decise di tenere per sé per il momento quell’informazione, visto il suo infelice incontro con Lao e i suoi vecchi compagni. Provò a concentrarsi per percepire la loro esatta posizione, ma un brivido gelido lungo la schiena lo paralizzò prima che potesse farlo.
Solamente un brivido, niente di più umano.
La testa gli scattò verso un punto preciso, dietro un alto muro annerito di una casa a due piani. Qualunque cosa lo stesse scrutando da quel nascondiglio, non l’aveva percepita con le sue facoltà. E continuava a non percepirla.
In effetti qualcosa di mosse.
Non ci fu neanche il suono, come se la devastazione avesse ingoiato tutto. Ma si mosse. Scattò verso l’ombra più vicina, al successivo riparo. Ombra lei stessa, qualunque cosa fosse. Il Cronista percepì il movimento successivo solo con la coda dell’occhio e per un attimo gli parve di vedere una figura umanoide sfrecciare nell’arco visivo di una finestra dalle persiane divelte. Ma era quel silenzio a essere innaturale. I Mietitori non avevano quei movimenti felpati: ovunque andassero i loro artigli lasciavano il segno, terra o pietra che fosse. Questo era silenzioso, invece. E veloce.
Un clap clap di mani, a spezzare il silenzio. Poi un guizzo, nel buio.
Stavolta il Cronista lo vide. Tagliò le tenebre sopra di lui, incurante dell’altezza da cui cadde. Atterrò sul tetto alle sue spalle con un tocco a dir poco delicato. Di nuovo il silenzio, di nuovo l’immobilità della notte. E poi ancora. Clap, clap. Lento, scanzonato.
Il Cronista si voltò senza fretta verso l’Ombra alle sue spalle. Dal quel battito di mani era chiaro che non aveva intenzione di attaccarlo subito. Decise di rispondere a quel ritmo lento e beffardo rallentando il battito del cuore, fino a fermarlo del tutto. Il sangue di Vampiro fluì in tutto il suo corpo con l’ultimo pulsare del petto: ora lo vedeva chiaramente, nonostante l’oscurità. Un’ombra alta, con i capelli quasi fino alle spalle, e due occhi rossi che lo scrutavano, pieni di derisione.
“Niente male.”
Era una voce strana, quella dell’ombra. Familiare e aliena al contempo. Scura, rauca eppure ben udibile. Sprizzava sicurezza di sé fino alla nausea.
“Niente male” ripeté la figura. “Ecco qualcuno da cacciare. Ecco qualcuno che valga la pena di farlo, finalmente.”
Il Cronista spostò il peso su entrambi i piedi. Si sentiva completamente nudo senza la sua armatura e la sua spada. Decise di stare al gioco e atteggiò il volto ad un ghigno beffardo, prendendo tempo.
“Cacciare? Sono un osso troppo vecchio dal quale poterci strappare un po’ di carne.” Roteò l’indice della mano destra in un piccolo cerchio, come ad indicare tutto lo spazio circostante. “Immagino sia tu l’artefice di tutto questo casino. Non sei certamente più bello delle bestie che ti sei trascinato dietro.”
“Intendi dire i miei fidi cagnolini? Oppure i miei… succubi?” I rossi occhi della figura ebbero un palpito. La sua voce era tranquilla, come stesse imbastendo la conversazione con un conoscente. “Per ora sono ancora lenti, ma miglioreranno. Cresceranno. E seguiranno la loro fame. Diverranno letali per dare ascolto alla loro Sete. Ma tu dovresti saperlo molto bene. Sai che significa quando la sua voce ti apre il cranio finché non le dai retta.”
Il Cronista annuì impercettibilmente “Lo so bene..già.” Ne studiò i lineamenti, intuendone una qualche familiarità che gli sfuggiva. Si fermò a quegli occhi rossi calmi e terribili, un riflesso delle iridi con cui scrutava il mondo quando era nelle sue fattezze di Creato. “Ma al momento non sono altro che poveri cadaveri a malapena consci della loro non-esistenza. Come Vampiro sei molto arrogante. E direi anche alle prime armi. O forse i cappucci dorati hanno pasticciato con il tuo sangue più del dovuto?”
“Logan…”
Il suo vero nome, detto con quel tono tipico da padre che rimprovera pazientemente il figlio monello, risuonò distorto, snaturato, dalle sue labbra. “Logan, Logan, Logan. Dovresti saperlo tu, non io. Sei tu quello che si gingilla con gli alambicchi, sei tu quello a cui piace giocare con il sangue delle persone. Sei tu che fai esperimenti sulle cavie umane, salvo dimenticarsi delle conseguenze. Tutto in linea con quel bell’anellino che ti porti addosso.” Stavolta giunse il sorriso, appena accennato e comunque paralizzante. “Chissà che avrebbe detto lui, se lo avesse visto. Chissà che avrebbe fatto a saperti dalla parte dei suoi aguzzini.”
Il Vampiro raddrizzò la schiena con uno scatto a quest’ultima frase. Si sfilò l’anello di Azariel dal dito e lo lasciò cadere nella polvere, nella direzione del suo interlocutore. Le dita affusolate abbandonarono le estremità delle mani e al loro posto comparvero gli artigli. Il Cronista rivolse uno sguardo rosso, con iridi di brace, verso la figura che lo irrideva con così tanta confidenza. “Tu non sai di cosa stai parlando.” Le pupille di serpente soppesarono il volto dell’ombra un attimo ancora. “Tu non mi conosci affatto.”
L’ombra non sembrò scalfita neanche davanti alla mutazione del Cronista. Come se non lo turbasse e anzi, non aspettasse altro. “Oh, eccome ti conosco.” D’improvviso si picchiettò la tempia. “Io so chi sei. So cosa hai fatto. L’ho visto, dal momento in cui sono nato. Tu l’hai visto, invece? Scommetto di sì, ma hai preferito voltare la testa dall’altra parte, fingere che nulla sia successo, nel timore di vedere il tuo stesso riflesso, lo specchio di ciò che tu definisci peccato. E lui, quell’ingenuo, quell’Aygarth... ancora ci credeva nel tuo aiuto. Quel povero illuso. Neanche dentro i ceppi smetteva di sperare nell’impossibile.”
L’umanità che era parte del Cronista, con la sua componente viscerale, esplosiva ed irrazionale, urlava scongiurandolo di farla finita e saltare alla gola di quel mostro maledetto, che osava parlare in quel modo di Aygarth. L’antico retaggio da Figlio della Notte, nella sua forma più astuta, lo pregò di concentrarsi un’ultima volta sulla preda che aveva davanti prima di avventarsi su di essa.
Le pupille verticali si mossero valutando lo spazio circostante l’ombra. Le vibrazioni non finivano bruscamente nel niente come nel caso di quegli abomini che Lao aveva chiamato Mietitori, in un banale schermaggio che il Vampiro aveva trovato quasi offensivo, bensì venivano deviate in ogni direzione, come respinte da qualcosa che le perturbava profondamente, e che emetteva altrettante vibrazioni. Il Vampiro aveva osservato un fenomeno simile nella sua piccola cella-laboratorio, nel caso delle onde di luce. Qualunque cosa fosse l’ombra, la realtà circostante si comportava come di fronte ad un catalizzatore: qualcosa che assorbiva le vibrazioni e le riemetteva in un flusso costante. Per questo motivo, imprevedibile.
Sapeva anche che se avesse potuto osservare se stesso riflesso in uno specchio, avrebbe osservato la medesima cosa. Digrignò i denti, lanciando un ringhio gutturale.
“Ma tu, chi diavolo sei?”
“Chi sono...” Per la prima volta l’ombra manifestò un cambiamento, come se avessero raggiunto un argomento fondamentale. E per la prima volta si mosse, con un semplice balzo che lo portò oltre il ciglio del tetto. Atterrò silenziosamente al cospetto del Cronista, rimanendo di spalle. “Non mi riconosci davvero?”
E si girò, stavolta non più nella penombra, stavolta riconoscibile in volto oltre la barriera dei capelli ribelli. La luce della luna finalmente lo colpì. Investì la chioma nera con qualche sparuta ciocca bianca, i lineamenti giovanili, il corpo atletico segnato da tatuaggi sulle braccia nude. Tatuaggi molto simili a rune che il Cronista aveva già visto da un’altra parte. Su un’arma.
Su Zadris.
“Sono ciò che tu hai fatto di me, Logan! Sono ciò che tu hai fatto... di Aygarth.” Gli occhi rossi divennero più brillanti, l’espressione ancora più crudele. “Aygarth…” Le zanne fecero capolino in un sogghigno sottile. “Aygarth è morto, mio caro. Puoi chiamarmi… Ibrido.”
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MessaggioInviato: Sab Apr 19, 2014 6:06 pm Rispondi citandoTorna in cima

“NO!” Il Cronista arretrò di qualche metro, incespicando nelle vesti da Inquisitore. Portò gli artigli al volto, strappandosi la carne dagli occhi alla mascella. Il sangue coagulò immediatamente, lasciando il volto intatto al di sotto. “NO!” ringhiò di disperazione osservando le rune dei tatuaggi, la chioma scura, ora finalmente conscio di chi aveva davanti.
“No cosa?” Ibrido, così si era fatto chiamare il Vampiro che ormai Aygarth era diventato, fece un passo riguadagnando la distanza. Era come se la situazione lo divertisse. “‘No’ per la sua morte? ‘No’ per le tue colpe? Che poi, direi proprio, più che colpe dovrei dire ‘opere’... Credevi davvero che non sarebbe mai successo niente, fratello?” Inclinò la testa. ”Fratello… una volta ti chiamavo così... LUI ti chiamava così. Ora sarebbe più corretto chiamarti ‘padre’, ma suonerebbe... falso, non ne convieni anche tu?” Il sogghigno si allargò. “Tu mi hai dato della bestia, del mostro, quando invece dentro di te hai una macchia inestinguibile, e non lo sai! Credevi di essere ritornato umano, di aver conquistato ciò che pensavi senza ritorno, non è vero? Con l’illusione che tutto sarebbe andato bene, che il vampirismo in Aygarth sarebbe rimasto latente per sempre, che lui sarebbe rimasto intatto e al sicuro aspettando i tuoi comodi. E te la spassavi, intanto, con la tua fantomatica ‘ritrovata umanità’. Consolandoti con l’idea di avergli salvato la vita.” Una risata cattiva, crudele, come se ogni sua parola fosse soppesata per fare ancora più male, per pugnalare le viscere. “Mentre invece, sai cosa gli hai offerto? Un anno di tormenti in cui temeva il sopravvento della sua seconda natura, un anno in cui nascondeva i canini appena appuntiti e non sorrideva mai apertamente a nessuno, un anno in cui sapeva che prima o poi avrebbe ceduto, e il bello era non sapere quando… Notti insonni, giorni agitati, trattenendo ogni minimo scatto d’ira, senza poter essere più se stessi. Con un rimorso per qualcosa che non si è mai fatto, con una colpa che ti macchia senza aver mosso un dito. E io aspettavo. Quieto e paziente. Morirà prima o dopo, pensavo, anche se non ad alta voce. E lui non mi ha affatto deluso. Alla fine è successo. E che spettacolo! L’hanno sfiancato finché non aveva più neanche le forze per guarire... e poi una pugnalata nel petto, un colpo magistrale! Avresti dovuto sentire lo schiocco del suo sterno quando si è spezzato, il suo cuore che si è spaccato in due quasi alla perfezione!”
Un tonfo seguito dal rumore di calcinacci interruppe la conversazione tra i due non-morti. La casa alla loro destra sembrò vibrare per un attimo prima che il muro portante esplodesse inondandoli di polvere e di calcinacci. Un Mietitore con le gambe tranciate rotolò in strada, ringhiando feroce. Ebbe appena il tempo di ululare di rabbia prima che un masso gli volasse contro spappolandogli il cranio. "E resta giù! c4%%0!" sbraitò Lao uscendo dal foro nella parete, il braccio destro inerte sul fianco per una profonda ferita all'avambraccio. Il vecchio scambiò appena uno sguardo con il Cronista prima di posare gli occhi sul secondo vampiro. Sgranò gli occhi, uno dei quali rosso di sangue, con espressione attonita.
“Oh, eccolo” esordì Ibrido. “Lo stavo giusto accennando, sai, Logan? Ecco, per chi è morto.” Li guardò entrambi. “Le due cause della morte, riunite insieme. Delle DUE morti. E’ divertente.”
Il Cronista, rimasto impietrito alla descrizione della morte di Aygarth e a malapena accortosi dei calcinacci che l’avevano ricoperto con l’irruzione del Mietitore, torno in sé. “Lao, stai molto attento. Chiunque tu creda di avere davanti, sappi non è dalla nostra parte.” Ringhiò di disperazione, rivolgendosi verso l’Ibrido. “Tu non sei neanche l’ombra di Aygarth. Altrimenti sapresti il legame che c’è tra me e quel giovane. Io ho fatto tutto quello che era in mio potere per lui. Tu sei solo un..parassita!” Sguainò gli artigli e mostrò le zanne, portandosi in una posizione accovacciata, pronto a balzare in avanti.
Una risata sommessa da parte di Ibrido. “Hai definizioni migliori, ne sono certo! Mostro, bestia, parassita… un parassita che TU hai provveduto a inoculare al tuo caro fratello acquisito, senza nemmeno l’ombra del dubbio. Così presuntuoso, così sicuro delle certezze che speravi di avere. Certezze che si sono trasformate in frustrazione di fronte all’amara verità.” I suoi occhi rossi divennero due fessure. “Io potrò essere un’ombra, ma qualcosa sono sempre. Tu non sei né l’ombra di un uomo, né l’ombra di un Vampiro. Tu non sei, e basta.” Lo sguardo si posò su Lao. “E tu, Lao? Cosa mi dici? Il maestro della meretrice RubAnima… Sei corso da loro, tutto carezze e pacche sulla spalla dicendo “tranquille il vostro maestro è vivo?” Hai detto loro la verità? Che Aygarth è morto per salvarti la pelle, lasciandoti fuggire?” Indicò il Cronista. “L’hai detto a LUI?”
Lao si portò al fianco di Cronista."Rimettiti dritto. Più tardi discuteremo le implicazioni delle tue azioni anche in questa faccenda." gli intimò gelido senza neanche rivolgergli un occhiata. La sua espressione stava passando dalla sorpresa a qualcos'altro. Rabbia forse? "Aygarth?" azzardò prima di chiudere gli occhi e respirare a fondo. Una specie di vibrazione precorse i tre. "No. L'involucro di Aygarth. Cosa sei? L'ennesima bugia del mio quanto caro amico Qàin?"
“Perché fai domande di cui pensi di avere già le risposte, Lao?” Ibrido inclinò la testa e cominciò a camminare verso destra, come a volerli circoscrivere, senza perderli di vista. “Tu mi hai visto, nei tuoi tanti cammini nella mente di Aygarth. Sai che ero lì. Non sono una bugia. Sono la verità fatta carne. Sono io. Ibrido. Io, e io soltanto.”
Il Vampiro raddrizzò la schiena, come dopo una frustata; il tono gelido di Lao era stato efficace. “Ho contato tre ‘io’ in questa ultima frase. Per essere la verità fatta carne, sembra che tu sia molto preoccupato di affermare la tua esistenza in questo mondo.” Lasciò morire una piccola parte di umanità nel suo cuore, riacquistando il controllo sui suoi nervi. Scacciò l’immagine del volto di Aygarth che danzava davanti ai suoi occhi “Ho commesso numerosi errori di valutazione, di cui certamente dovrò rendere conto ma..” lo indicò con l’indice, le sue mani tornate umane “..non a te. Non rivendicare un diritto di esistenza che non possiedi. E’ un errore che commettono tutti i non-morti, come me del resto. Sei solo un errore. Il Mio errore.”
"Quindi tu sei quel grumo di sterco emorragico e catramoso che stava dentro Aygarth." il volto di Lao si deformò in un sorriso."Com'è l'aria aperta? Il mondo esterno è abbastanza soleggiato, arieggiato il giusto?" fece qualche passo verso l'ibrido." fornito di preda quanto basta?" alzò il braccio ferito, spandendo gocce di sangue sul terreno. "Perchè questo interessa a te vero? Sangue, mangiare, uccidere, dormire e ricominciare." continuò ad avanzare."Anche a costo di fare qualcosa di tanto servile come mettersi al servizio di un uomo come Qàin. Un lacchè di gente che vuole distruggere tutti quelli come te." la voce sembrò calmarsi."Ah visto che lo hai chiesto. Astrea sta bene, ha pianto per quello che ti è successo. Anche Carnival sta bene. Credo che abbia riso per quello che è successo."
Contrariamente alle aspettative, Ibrido piegò la testa all’indietro e scoppiò in una risata che poteva quasi definirsi sincera, spassionata. “Sei sempre stato spassoso, Lao. Proprio come Qain. Anche lui si illude di avermi in pugno, un po’ come fai tu con la tua cara protetta. La vuoi guidare, vuoi farla cessare di uccidere per mangiare, vuoi renderla più umana di quanto le concede la sua natura. Proprio come Qain: il desiderio di controllo, il desiderio di poter fare, di illudersi che tutto possa essere imbrigliato come un cavallo scalpitante.” Non indietreggiò neanche quando Lao accorciò le distanze. “Ti sei forse imposto una penitenza? Pensi davvero che questo potrà mondare i tuoi errori? Io, almeno, seguo semplicemente una natura. Non vado oltre. E’ evoluzione, è semplice decorso degli eventi. Causa e conseguenza. Ogni creatura ha il suo predatore: persino l’uomo.” Il suo sguardo corse a Cronista. “Un errore, dici? Oh, sicuro. Anche Aygarth lo pensava.” Il suo sorriso si fece ancora più sottile, il suo tono più indulgente. “Oh, andiamo! Non dirmi che quando ti mostrava gratitudine pensavi davvero che fosse lui a parlare! Sei proprio sicuro che fossero le sue, di parole? Sue e non quelle dell’Anima della Forgia, che lo costringeva a subire ogni cosa, persino l’orrore e l’umiliazione, per i suoi alleati?”
Il Cronista lo valutò con lo sguardo, soppesando quanto appena ascoltato. Gli occhi castani non si staccarono da quelli rossi dell’Ibrido. Esercitò un’altra volta le sue facoltà e la sua mente si ritrasse quasi disgustata dallo sconvolgimento di informazioni che circondavano l’ombra. La sensazione era quella di prendere a testate la propria immagine allo specchio. “Se tu sei altro rispetto ad Aygarth, cosa diavolo ne sai dell’Anima della Forgia? Come posso prendere in considerazione quanto affermi?”
Per la seconda volta, Ibrido sembrò accogliere con soddisfazione quella domanda.
“Lascia che ti faccia capire, Logan, cosa sia davvero la Forgia!”
Un bagliore infuocò i suoi occhi rossi. Si chinò di colpo, il palmo aperto piantato al suolo. Lao riuscì ad avvertire la vibrazione espandersi da lui, come un’implosione seguita da un’esplosione d’energia pura. Dopo la vibrazione ci fu un’onda d’urto non psichica, ma percettibile quasi a pelle. D’improvviso, alla vibrazione si susseguì un calore fortissimo, che Lao avvertì a partire dai piedi, come se avesse tuffato i calzari in una pozza di lava.
Il vecchio non volle rimanere a scoprire fin dove il calore poteva spingersi e saltò all'indietro con una capriola. "Finalmente bestiaccia! Mostri una parte delle tue carte." falciò l'aria con la destra e un arco di sangue andò a finire contro l'Ibrido."Avanti bestiaccia, vuoi un pezzettino di me? Hai sempre e solo parlato, anche quando eri nella testa di Aygarth."
La spruzzata di sangue venne intercettata dal palmo aperto di Ibrido, che se lo portò alle labbra e se le leccò. “Ma a quanto vedo, le parole fanno più male di qualsiasi lama, non è vero, vecchio? Perché dovrei smettere? E’ divertente. Specie considerando che sto semplicemente dicendo la verità. E la cosa che mi fa sganasciare dalle risate è che dentro di voi la sapevate, ma non avete mai voluto ammetterla.”
Il Cronista seguì l’esplosione di energia con gli occhi da Osservatore che la natura per scherzo gli aveva affidato sin dalla sua nascita umana. Vide numerose spirali percorrere il terreno, investire Lao, e propagarsi lungo le sue gambe, avviluppandolo. Il distacco brusco dalla Forgia che seguì con il salto all’indietro del vecchio si manifestò come una scintilla nelle sue pupille, facendogli strizzare gli occhi.
L’energia della Forgia se ne andò improvvisamente, così come si era manifestata; imprevedibile, come le peggiori scalogne. Ma il calore che aveva avvertito il Vampiro era stato impercettibile. Lanciò un’occhiata a Lao, ora al suo fianco, le labbra contratte in un ghigno. La scarica della Forgia doveva averlo investito in pieno, almeno per un attimo, e se ne leggevano gli effetti sul volto. Che l’abbia lanciata solo verso di lui? Per così pochi metri?.
"Fa caldo qui, o i miei piedi fumano per fatti loro?" chiese Lao lanciando appena uno sguardo a Cronista."Dimmi, ibrido, ti appropri del corpo di un amico, minacci le mie allieve care a me come figlie, ti allei con il mio peggior nemico. Pensi davvero che io non mi fermerei dal seppellirti nel più profondo degli abissi? Io la vedo così: o riesco a strapparti Aygarth da dentro o risolvo la situazione in altro modo. Definitivo." aprì e chiuse i pugni un paio di volte respirando profondamente."Cosa volevi ottenere? Un pò di sano rimorso? Acuire il dolore della perdita? Quello di colpa?" gli occhi del vecchio volarono su un sassolino in mezzo ai suoi piedi. Obbediente alla sua telecinesi cominciò a fluttuare arrivando fino al petto del vecchio."Psicologia spicciola. Che inutile spreco di tempo." il sassolino volò come un fulmine in direzione del naso di Ibrido, che però schivò con pacatezza, come se se lo fosse aspettato. "Un bimbo capriccioso che pensa di potermi mettere alle strette."
“Tante parole di vanagloria, Lao. Sei sempre stato abile coi discorsi, a ingannare gli altri con le tue dolci filosofie da uomo vissuto.” Ibrido inclinò di nuovo la testa come a studiarlo, per niente scalfito dai discorsi del telecineta. “Aygarth non c’è più. E’ morto in catene. Con un pugnale a sfondargli il cuore. Ma tu dovresti averlo sentito… eri con lui, collegato con la mente, quando è successo. Saresti potuto tornare indietro, ma hai continuato a correre. In fondo hai ragione, che cosa può valere la vita di un semplice fabbro messa a confronto della tua?” Sorrise scoprendo le zanne. “Mi delinei come se fossi un invasore di corpi… quando ancora non hai capito un passo fondamentale. Io SONO Aygarth. Sono quello che sarebbe dovuto essere già quattrocento giorni or sono. Sono soltanto in… ritardo sul percorso. Tutto qui. Ero Vampiro già da quel giorno. Aspettavo soltanto il momento giusto.”
“Il momento giusto..” sibilò il Cronista. Pensò a Zadris e al barlume di qualcosa che gli aveva carezzato la mente, quando ci aveva posato lo sguardo sopra. Si chiese quanto della sua essenza era passato in Aygarth e nell’Ibrido, quattrocento giorni prima, quando aveva fatto bere il suo sangue ad Aygarth. Quando aveva morso suo fratello. Allargò le braccia in un gesto di invito, facendo due passi in avanti. “Prova con me adesso..fa capire a me cosa è in realtà la Forgia. PROVA!” Ringhiò, le fauci spalancate.
Ibrido lo guardò, ancora con gli occhi infuocati. Si contrasse, come a prepararsi, ma stavolta la vibrazione non venne. Il Cronista riuscì a cogliere, o così gli parve, un’ombra di perplessità sul volto dell’altro Vampiro, ombra che però scomparve quasi subito, veloce com’era apparsa, lasciando il posto alla sicurezza e all’impertinenza. “Oh no, Logan” disse rialzandosi in piedi. “Per te ho qualcosa di meglio.”
Portò le mani alla schiena, una sopra la spalla e una al fianco. Solo allora Cronista fece caso a cosa vi era allacciato: una strana arma a fodero tubolare. Con uno scatto, il Vampiro aprì le braccia e sguainò al contempo due spade gemelle, incastonate una nell’altra, dalla lama molto simile alla sua vecchia Katana. Lui le contemplò con sincera ammirazione. "Guarda un po', ti piacciono? Queste le aveva forgiate per te. Ah, lui era bravo, davvero, su quello era ineccepibile. Contava di dartele quanto ti avrebbe reincontrato." Ibrido scoccò un’occhiata malevola al Cronista. "Ma io non sono così generoso, né sono così ingenuo come lui. Che ti ha aspettato speranzoso in una... cura? La verità è che l'hai abbandonato, coccolando l'umanità che ti ha donato. E sai che ti dico? Hai fatto bene. Ci poteva essere spazio solo per un vampiro, a fare da ago della bilancia nella sua anima."
"Essere prigioniero di un buco muffito affacciato su un dedalo di gallerie buie non è stato affatto il modo migliore di coccolare questa presunta umanità. Ma non devo certamente scusarmi di questo con Te." Il Cronista si liberò della pesante cappa verde di Azariel lasciandola cadere al suolo, restando in una semplice e lisa camicia di lino nera.
"Tu devi solo essere corretto, cancellato. Rimediato."
L'ombra di perplessità sul volto dell'Ibrido di pochi istanti prima balenò nel cervello del Vampiro, deciso a fargli scoprire quante più carte possibile. Concentrò le sue percezioni sull'ambiente circostante l'avversario, digrignando i denti per mettere a fuoco il caos di vibrazioni che lo avvolgevano. Si portò in una posizione semiaccovacciata e sguainò gli artigli. "Bada bene che sono disarmato, 'Figlio' della Notte. Mostrami da vicino quelle due belle lame. Io non ne sono degno, fammi vedere come può onorarle un cancro come Te." Scattò in avanti in un battito di ciglia.
Ibrido accolse con un sorriso quell’attacco. Come se non attendesse altro. Lasciò che il Cronista si tuffasse su di lui, scansandolo soltanto all’ultimo secondo.
E' da imbecilli attaccare disarmati! la voce di Lao rimbombò come una campana, tanto da far rallentare il Cronista nell'impeto della sua corsa. Un sibilo accompagnò queste parole. Non è difficile sollevare venti quintali di ferro con la telecinesi... il viso stanco di Lao si deformò in un ghigno mentre il sibilo si trasformava in un rombo.
Il difficile è fare in modo che nessuno si accorga che stai usando la telecinesi... il rombo si trasformò in un boato quando qualcosa di grande e pesante cadde dal cielo proprio in mezzo tra l'Ibrido e il vampiro, sollevando una nuvola di polvere e calcinacci. Metà del lavoro alla fine lo fa la gravità. C'è un arma per ognuno di noi adesso. Lao portò le mani ai fianchi e afferrò le impugnature dei Kalari-urumi, srotolandoli con un rapido gesto.
"Non è esattamente quello che avevo in mente, vecchio pazzo.." sibilò il Cronista afferrando l'asta di Zadris. Attraverso la nuvola di polvere che l'imponente arma aveva sollevato nell'impatto inquadrò l'Ibrido, che si era portato con un balzo sul bordo di un tetto vicino. Calcò bene i piedi al suolo, flettè le gambe e disincagliò con un feroce grugnito l'alabarda dal terreno. Appoggiò l'asta sulla spalla destra, le vene del collo grosse come funi. "Se nel frattempo mi aiuti con quei due serpenti che hai srotolato tra le braccia.." Ruotò su se stesso stendendo l'asta davanti a sè lungo tutta la sua lunghezza, compiendo un lento giro sui piedi. Una nuvola di polvere si sollevò in quel movimento. Al primo giro iniziale se ne aggiunsero ulteriori, via via sempre più veloci, mentre l'asta proseguiva nel suo moto rotatorio.
"Si chiamano Kalari-Urumi. E vuol dire Tuono di ferro, perchè nessuno ci arriva!" sbottò Lao compiendo un balzo in avanti roteando le sei lame d'acciaio che, fedeli al loro nome, cominciarono a sprigionare un rumore infernale."La vedi quell'alabarda Ibrido?" scagliò la destra contro la creatura che era Aygarth.
Ibrido non si scompose né all’arrivo di Zadris, né al comparire dei Kalari-Urumi di Lao. Anzi, se possibile sembrò ancora più divertito, come un bambino che vede donato in regalo un nuovo balocco. All’attacco di Lao, con ben largo anticipo, saltò sul posto e con una capriola aggraziata lasciò che la lama sinuosa passasse sotto di lui. “Dovrebbe importarmi qualcosa, vecchio?” lo schernì. “In effetti mi chiedevo dove fosse finito quell’inutile pezzo di ferro. Voglio ancora per me il piacere di spezzarlo in due definitivamente. Grazie per avermela portata!”
Con ancora in bocca quelle parole, Ibrido attaccò Lao. Scattò dapprima sulla sinistra, poi con una finta si proiettò sulla destra e spiccò un salto, orizzontale, verso Lao, a spade sguainate.
Lao scattò con un balzo all'indietro e portò le lame di sinistra a roteare davanti a sè fino a creare un vortice d'acciaio."Sappi che quel pezzo di ferro è tutto! Rappresenta il tuo fallimento più grande!" scatenò la telecinesi contro l'ibrido, nel tentativo di rallentare i suoi movimenti.
Contrariamente alle aspettative, la telecinesi sembrò infrangersi a poca distanza da Ibrido, lo stesso fenomeno che accadeva con i Mietitori. Il Vampiro aggirò il fronte vorticante, infoderò una spada e con l’altra lama andò a intercettare uno dei Kalari. Il contraccolpo sull’acciaio ritardò il movimento abbastanza perché potesse afferrarla con la mano libera, incurante del filo tagliente che andò a ferirgli il palmo.
“Vogliamo davvero parlare di fallimenti, Uomo-Antico?”
Gli occhi di Ibrido divennero lucenti, due fuochi rossi, incandescenti. La Forgia si propagò in un istante sulla lama e corse verso la mano di Lao che la impugnava.
Le dita di Lao vennero morse dal fuoco, senza lasciargli il tempo di stupirsi per il fallimento del suo potere. Il dolore sembrava squagliargli i polpastrelli."mé£$@.." sibilò.
Ibrido sembrò accorgersi del suo dolore. Lo assaporò, leccandosi le zanne, prima che la sa espressione, da divertita, mutasse in una più minacciosa. “VIENI QUI!”
Lo strattone che diede alla lama fu tale che proiettò Lao in avanti, dritto verso la spada che ora il Vampiro teneva di fronte a sé, pronta a impalarlo.
Le braccia tese fino allo spasimo, Cronista non perse di vista l'Ibrido nel suo scontro con Lao, continuando a far roteare Zadris davanti a sè. Gli strattoni dei due quintali di alabarda diventavano ad ogni giro sempre più insopportabili da mantenere in equilibrio con le gambe. Quando vide Lao pericolosamente vicino alla lama del Vampiro capì di non poter aspettare ulteriormente: con un ruggito proiettò l'arma verso l'Ibrido. Zadris saettò verso i due ancor più velocemente di come era arrivata nel mezzo dello scontro. Con un unico, fluido movimento, si lasciò proiettare dallo slancio dell'arma per i primi due metri e continuò a quattro zampe i restanti che lo separavano dal suo obiettivo.
I sensi precognitivi di Ibrido lo avvertirono del pericolo. All’ultimo momento, anziché lasciare continuare lo strattone che avrebbe portato Lao all’impalamento, agguantò meglio la lama e allargò il braccio affinché il vecchio si trovasse come surrogato di una gigantesca palla chiodata. Con una precisione a dir poco disarmante, proiettò Lao contro l’alabarda affinché potesse fargli da scudo. Il piano funzionò, anche se in parte: il vecchio usò la sua telecinesi contro Zadris e riuscì a non farsi colpire, facendo sì che deviasse e andasse a schiantarsi poco più in là. Ibridò lasciò la presa sui Kalari facendo sì che Lao rovinasse al suolo. Tuttavia, non riuscì a evitare che il Cronista gli saltasse addosso.
"Bello scudo, complimenti." ghignò Cronista quando l'Ibrido lasciò cadere Lao al suolo. Penetrò con l'ultimo balzo della sua corsa nella guardia del Vampiro, dalla parte della mano appena lasciata libera dai Kalari. L'Ibrido tentò di vibrare un fendente con la mano destra armata, portando nello stesso movimento la mancina all'indietro, verso la lama rinfoderata. Il Cronista, troppo vicino per essere toccato dalla lama, bloccò con il gomito il polso del Vampiro, circondandolo subito dopo con gli artigli con un unico, rapido movimento del braccio. Il Vampiro calò la seconda lama su Cronista, ma entrambi i piedi dell'alchimista lo centrarono in pieno petto, calciandolo all'indietro con lo slancio rimanente della corsa.
Ibrido volò all’indietro, e con una capriola atterrò non tanto distante dal confratello di sangue. La mano grondante sangue cominciò a rimarginarsi in fretta, e così fece il suo torace dalle costole rotte a causa del calcio inferto dal Cronista, che con schiocchi e scricchiolii si ricompose fino a tornare sano. Fece schioccare il collo e roteò entrambe le lame con un’abilità che il Cronista riconobbe come propria. “Perché hai fermato il cuore, Logan?” lo schernì di nuovo. “Ti vergogni, forse, di quel poco che quel debole di Aygarth ha lasciato in te? Non ti darei torto. E’ vissuto da umano ed è morto da codardo. Non meritava niente di meglio. Sì, avrebbe potuto morire con onore, in battaglia. Ma hai ragione, soccombere a un veleno è fin troppo infamante, quindi questo merito gli è stato strappato, giusto… Ed è morto in un cesso di laboratorio, mentre un altro vigliacco” e fissò Lao, con un ghigno “si salvava a scapito della sua vita, e consapevolmente. E’ stato uno spasso.” Guardò Zadris come una persona avrebbe guardato uno scarafaggio. “Prima che lui diventi troppo moralista, Logan… Chiedigli cosa stava facendo, non molto tempo fa, pur di “epurarmi”. Chiedigli perché Zadris lo attaccò di sua sponte. Era pronto a ucciderlo, il tuo caro fratello, pur di fare di testa sua, pur di riuscire a distruggere me. Non aveva scrupolo alcuno. Lui, la sua presunta saggezza, la sua presunzione assoluta.” Sorrise, con le zanne appuntite. “Se pensi che io stia mentendo, prova a sentire il suo battito, mentre ti dirà che non è vero.”
Lao tentò di rialzarsi ma riuscì solo a mettersi su un ginocchio."Mezze verità!" il vecchio sputò per poi afferrarsi la sinistra, il palmo nero come carta bruciata."E' vero sono fuggito. E’ vero Aygarth è rimasto indietro. Ma per sua scelta, non mia! Voleva che almeno uno di noi tornasse indietro." un sorriso tirato di sofferenza gli si dipinse sul volto."Un eroe, uno stupido eroe."
Ibrido rise. “Sì, uno stupido. Finalmente qualcosa su cui siamo d’accordo!” e una punta di sincero divertimento colorò il suo tono. “Ma dimmi, Uomo-Antico, perché l’hai seguito? Te lo dico io. E’ perché non ti sei mai fidato di lui. Nessuno l’ha mai fatto. Era il giovane, l’inesperto, il focoso. Nessuno lo ha mai ascoltato davvero… a parte me.” Rise di nuovo e fissò il Cronista. “Lui era più potente di voi. Ah, eccome. Poteva uccidere con un solo contatto, se soltanto voleva. E ne aveva una paura maledetta, di questo fantastico dono.” Quasi a confermare il proprio compiacimento, la Forgia infiammò i suoi occhi. “E intanto dentro di lui la furia cresceva. Alimentata dalla disperazione, dalla frustrazione, dall’essere stato abbandonato al suo destino. L’avete lasciato solo, giudicando ogni suo comportamento come se la colpa fosse soltanto sua… ogni rancore, ogni delusione, ogni scatto d’ira alimentava ME. E per ringraziarlo di tutte le volte che ha rischiato per voi, che ha lottato per voi, siete stati sordi alle sue richieste, costringendolo a uno sforzo disperato… che l’ha spinto, nondimeno, a chiedere volontariamente il mio aiuto. Non contenti, l’avete pedinato quando invece la solitudine poteva fare la differenza...” Lo sguardo saettò ancora su Lao. “E l’ha fatta, già! Vuoi sapere una cosa? All’inizio gli Inquisitori volevano ucciderlo subito, oh sì. Sezionarne ogni lembo di carne. L’avevano attirato in trappola, ma poi è successo qualcosa d’interessante. Lui li aveva presi di sorpresa, capisci? Gli Inquisitori si sono trovati impreparati, per la prima volta. E proprio quando lui stava per uscire dalla ziggurat, quando stava per compiere il recupero di quell’inutile pezzo di ferro… sei arrivato tu, con la tua presunzione di essere d’aiuto, di conoscere il tuo nemico al punto da batterlo con uno schiocco di dita, con la tua arroganza di poter controllare ogni cosa. Tu, lui, voi… gli alleati sono sempre stati il suo punto debole, a causa della Forgia. Ti ha sentito in pericolo e allora ha deviato sul percorso. Ho cercato di convincerlo a correre via… ma non mi ha voluto ascoltare. Non questa volta.” Un ghigno di falsa ammirazione. “Ti ha trovato, e loro hanno avuto la fortuna di poterti usare per avere anche lui. E poi alla fine hanno dovuto colpirlo a morte… perché rischiavano di farsi sfuggire te!” Rise, crudele. “Quindi, Uomo-Antico, ti devo ringraziare. Senza di te, Aygarth non sarebbe morto. Senza di te, io non sarei qui! Grazie!” e scoppiò in una risata così simile a quella gioviale di Aygarth che sembrò addirittura che fosse lo spirito del loro amico ad aver ripreso il controllo del corpo. Ipotesi che venne cancellata dal bagliore rossastro delle iridi vampiresche. “Hai sentito, Logan? Sii grato a Lao, ti ha tolto finalmente di dosso un fardello di non poco conto. LUI, con le sue azioni, ha ucciso tuo fratello. Deve essere stato un brivido impagabile.” Le zanne fecero capolino. “Da provare in prima persona!”
Per la prima volta, Ibrido prese l’iniziativa d’attacco. Ignorò Lao per il momento e si avventò direttamente sul Cronista, che si vide arrivare un mulinare di spade quasi invisibile da seguire con lo sguardo.
L'alchimista digrignò i denti, le pupille a serpente fisse sul volto dell'Ibrido. Riconobbe la forma disegnata dalle due spade nell'aria come propria, una delle tante tecniche di combattimento imparate nel lontano Oriente. Disarmato, con i soli artigli sguainati tra il proprio corpo e quel muro di vento e lame, decise di improvvisare nell'unica frazione di secondo concessagli in quell'attacco: portò indietro la gamba destra e calciò con tutta la forza a disposizione un mattone spezzato che giaceva ai suoi piedi. Il frammento saettò in diagonale dal terreno verso il volto dell'Ibrido, superando la traiettoria delle spade. Ibrido scansò il mattone all’ultimo momento, ma il diversivo riuscì comunque a rallentare il suo attacco a sufficienza perché il Cronista potesse schivare l’affondo delle due lame. Dopo quel primo insuccesso, Ibrido saltò su una parete semicrollata a poca distanza e si diede lo slancio necessario per catapultarsi alle spalle dell’alchimista. Una delle spade squarciò l’aria con un sibilo.
Il Cronista si proiettò all'indietro in una nuvola di polvere nell'istante in cui sentì atterrare Ibrido alle sue spalle. Cieco ai suoi colpi, capì di aver fatto una mossa azzardata ma giusta quando vide con la coda dell'occhio destro la lama che fendeva l'aria nel punto dove si trovava un attimo prima. Nel salto portò il braccio sinistro piegato ad angolo retto, reggendosi il pugno con l'altro. Sentì con amara soddisfazione il gomito che impattava con violenza sul volto dell'Ibrido. Rotolò via in modo poco elegante, rimettendosi in piedi ringhiando. "Molto veloce ragazzo..ma non pensare che avere tutte le tecniche qui" si picchiettò la tempia con l'indice "sia la stessa cosa che averle allenate e allenate per anni".
Un rivolo di sangue fece capolino dalla bocca dell'Ibrido, nel punto in cui il gomito sinistro aveva colpito. "Il primo sangue è il mio, comunque." ghignò il Cronista. Dentro di sè capì che il secondo sarebbe sicuramente stato il suo.
Prima ancora che avesse il tempo di rispondere alle parole del Cronista l'Ibrido scartò bruscamente a sinistra, evitando che un sasso gli spaccasse la testa. Invece di proseguire la sua traiettoria il detrito compì una brusca frenata e si fermò fluttuando a mezz'aria prima di cominciare a roteare velocemente attorno al Cronista. Subito se ne aggiunse un secondo, e un terzo e un quarto. Il vampiro sembrava la parodia di un sistema solare."E quanto tempo ci vuole per apprendere come schivare dodici traiettorie diverse? E ventiquattro? Quarantotto?" Lao si affiancò al vampiro, armi alla mano. Anche attorno al corpo del vecchio fluttuavano quattro ciottoli della grandezza di una mano."Combatti normalmente, è come se avessi delle braccia in più, ma ci penserò io, non ti daranno noia." disse in un soffio al Cronista."Ne aggiungerò ancora ma voglio riprendere fiato prima."
Ibrido si voltò verso di lui, sul volto un’espressione quasi annoiata. Che scomparve quando i suoi occhi si fecero brillanti. Il Cronista l’avvertì anche stavolta, l’onda della Forgia che dal suo corpo, lungo il suolo, si propagò verso il vecchio, correndo come un cavallo impazzito. Divorò la distanza tra lui e Lao e colpì con un calore insopportabile, che bruciava carne e anima.
Prima che il calore diventasse insopportabile Lao saltò all'indietro e ad un cenno della sua mano la terra si deformò nel punto in cui si trovava fino a pochi secondi prima formando un solido muro di tre metri."Sei monotono!" sbottò il vecchio incrociando i polsi: i sassi schizzarono contro l'ibrido a velocità folle, seguiti a ruota da quelli che volavano attorno al Cronista. Ma l’Ibrido schivò con largo anticipo, appiattendosi di colpo e lasciando che i sassi andassero ben oltre. Rapido come un felino, si slanciò nuovamente contro il Cronista, ma quello che sembrava un attacco sul fianco si trasformò in una finta; il Vampiro scartò e lo superò gettandosi direttamente contro Lao, che invece di arretrare in difesa si gettò in avanti a sua volta, mulinando le sei fruste d'acciaio e tentando di portare un attacco incrociato. Le otto pietre vibrarono a mezz'aria per un attimo prima di schizzare all'indietro tornando verso l'Ibrido.
Il Vampiro attese fino all’ultimo momento per saltare. Le lame sfiorarono i suoi calzari quando spiccò un salto che lo portò un paio di metri più in alto. In aria, torse il corpo roteando su se stesso manovrando al contempo entrambe le spade con grande abilità. Tutti i sassi, nessuno escluso, incontrarono le sue lame. Lo slancio lo portò praticamente di fronte a Lao. Ibrido atterrò e con le spade falciò con forza.
Lao invertì la presa sull'arma e chiuse le braccia, parando i due colpi simultanei. Tanta era la violenza che sentì gli avambracci tremare. Portò indietro la testa e fece partire una veloce testata. "Cronista, ti spiace?!" ringhiò.
Come se sapesse fin dal principio della mossa di Lao, a Ibrido bastò inarcare il collo all’indietro per evitarlo, per poi scattare in avanti e restituirla con violenza. Subito dopo saltò all’indietro, ridendo come un pazzo, come se gli avessero raccontato la barzelletta più divertente del mondo. “E tu saresti stato un Inquisitore, Uomo-Antico?” lo schernì, per poi accorgersi dello sguardo perplesso del Cronista. ”Ah, non ti aveva ancora svelato la sua piccola e insignificante macchietta del passato! Non ti ha detto quante vite ha stroncato, nel nome della verità di quei fanatici… Non te l’ha detto, non te l’ha detto!”
"Ma non mi dire, anche Lao faceva parte degli orridi incappucciati!" Il Vampiro scattò in avanti alla richiesta di aiuto del vecchio combattente. "Ed eri un cappuccio rosso o verde? O addirittura d'oro?" si portò al suo fianco. "Non mi sorprende comunque, più passano gli anni più si accumulano scheletri nell'armadio." Senza staccare gli occhi di dosso da Ibrido, portò gli artigli delle mani di fronte allo sguardo furente del suo compagno "Senza offesa vecchietto mio, ma al momento ho solo questi per aiutarti. Zadris è troppo indiscreta per un attacco a sorpresa e i pianetini che mi hai fatto gravitare attorno poco fa sono solo d'intralcio. Che facciamo?"
Lao si portò la destra al naso e strappò con forza. Con uno schiocco il suo setto nasale tornò in posizione, scaricandogli nella testa un fulmine di dolore."Ero un primo inquisitore combattente." rispose il vecchio in un ringhio rimettendosi in piedi e ignorando l'aiuto del Cronista."Uno di quelli bravi, e cattivi. Così bravo e cattivo che sono stato scelto per il primo esperimento di potenziamento della storia degli Inquisitori." fissò due occhi di fuoco sull'Ibrido."Siamo il vecchio e il nuovo modello bello mio. Chissà quanto ci metteranno a tradire anche te."
“Tradire?” Il sorriso di Ibrido si allargò. “Tradire implica fiducia. Tradire implica alleanza o subordinazione. Tradire implica troppe cose che né io né gli Inquisitori abbiamo voglia di comprendere. Io mi nutro e guido le loro schiere. E loro me lo lasciano fare. Nessuno intralcia nessuno. Loro vivono, io vivo. Loro cacciano, io pure. Loro hanno le loro cavie, io ho i miei succubi. Tutto lineare, in una maniera che nemmeno la tua mente eletta riuscirebbe a concepire.”
"Niente che possa durare in eterno, insomma." Sbuffò Cronista. "Forse dovremmo limitarci a osservare e aspettare il momento in cui loro ti fagociteranno per la troppa preoccupazione, o quando lo farai tu per volere ancor più libertà." Scrollò le spalle, improvvisamente ispirato. "Sai una cosa? Ridimi ancora in faccia se ti piace, mostro, ma per un'entità nata da un errore mal valutato e cresciuta nascosta nel cuore di un giovane fabbro, ben lontana dall'Inquisizione, dai troppe cose per scontato." Si mise in una posa da combattimento semi accovacciata, le gambe leggermente divaricate. "Soprattutto, sono stanco di stare ad ascoltarti. Adesso prova ad attaccarci, mentre siamo qui entrambi, oppure vai al diavolo e liberaci dalla tua vista."
Ibrido inclinò la testa lateralmente e imitò la sua stessa posa d’attacco. Ma rimaneva fermo senza smettere di sorridere. “Ah, Logan… hai vissuto più di un secolo ma non hai imparato una cosa fondamentale, molto fondamentale.” Silenzio per un attimo. Poi, improvviso, un latrato, non troppo in lontananza. “L’arte di saper aspettare.”
Stavolta i versi si moltiplicarono: ringhi, muggiti, ululati. Lo strepito divenne sempre più forte, in avvicinamento, finché dalle macerie non sbucarono due Mietitori in piena corsa. Un bersaglio ciascuno, si avventarono sui due compagni.
"Vigliacco!" Lao si voltò alla massima velocità ma il Mietitore aveva troppo vantaggio e spiccò un balzo contro di lui prima che potesse attaccare. Il vecchio si gettò di lato ed evitò la bestia per un soffio. Questa rimbalzò con le zampe sul terreno e gli si rivoltò contro, ringhiando selvaggia.
Il muggito con cui il secondo Mietitore gli si avventò addosso strappò un ringhio sofferente al Cronista. "Ma quanti ce ne sono di questi sgraziati fenomeni da baraccone?" Poiché la creatura l'aveva attaccato in piena corsa balzò in aria con una mezza capriola, atterrando con un tuffo sulla schiena della bestia. Una volta sopra fece scattare gli artigli. "Che spreco di carne!" ringhiò, squarciando la schiena del Mietitore alla ricerca della spina dorsale. La creatura tentò di scrollarselo di dosso portando le zampe nodose verso l'alto, ma il Vampiro si tenne ben fuori dalla sua portata.
"Bel lavoro che hanno fatto i tuoi datori di lavoro, vero?" Lao corse contro il Mietitore e mulinò entrambi i Kalari - Urmini. Le sei lame si avvolsero attorno alle braccia della bestia e gliele amputarono di netto."Pulito, rapido, professionale." lasciò andare le armi e afferrò la testa della creatura con entrambe le mani. Uno strattone laterale violento e l'aria si riempì dello schiocco di vertebre cervicali."Da andarci orgogliosi!"
"Ricordati una cosa, Parassita." sibilò il Vampiro strappando la spina dorsale del Mietitore con gli artigli insanguinati. Serrò le gambe attorno alla testa della bestia, che fremeva senza alcun controllo. "Io per te non sono Logan, quindi evita di ripetere il mio nome come per farmi un dispetto. I ricordi che possiedi non ti appartengono!" concluse facendo volare la testa del Mietitore con una secca torsione delle ginocchia.
"Come se non ti desse fastidio." Lao mollò la presa dalla testa del Mietitore e gli tirò un forte calcio al petto, facendolo ruzzolare in terra."Come se non ti colpissero le sue parole, nel profondo." lesto raccolse uno dei Kalari - Urmini e cominciò a frustare con le tre lame la creatura, demolendo ossa e carne e facendo volare brandelli dapertutto."Come se non ti crescesse una rabbia dentro da incenerire una foresta!" solo quando ormai la bestia era ridotta ad un misero troncone gli staccò la testa ucidendola. Rapido raccolse la seconda arma e si voltò verso l'Ibrido."Mi sbaglio?" solo che l'Ibrido non potè rispondergli. Era scomparso. Il vecchio osservò la strada stranito per qualche secondo prima di rivolgersi al vampiro."Te lo sei fatto scappare?"
Il Cronista alzò un sopracciglio "Prego? Se non l'hai ancora capito, vecchio, non posso prevedere i suoi spostamenti come tu non puoi colpirlo con la telecinesi." Squadrò l'ambiente circostante, ringhiando di frustazione. "Brutto figlio di.."
Lao gettò in terra le armi e si portò di fronte al Cronista "Oh scusami tanto, non sapevo che mentre tu cercavi di aiutarli loro modificavano Aygarth in maniera che ti fregasse su tutta la linea." lo guardò rabbioso per qualche secondo prima di distogliere lo sguardo."Dèi datemi la forza...."
"Non stavo certo aiutando loro in questi mesi, mio troppo vecchio e iracondo compagno. Credevo di avertelo già detto questo, quando mi avete aggredito tutti insieme prima che scoppiasse questo putiferio." Si slacciò lo chignon da combattimento ormai scomposto, lasciando ricadere i capelli sporchi sulle spalle. "Cercavo di proteggere qualcuno, non di certo me stesso; altrimenti non mi sarei fatto certo rinchiudere in una cella con il mio consenso." Lao aprì la bocca per replicare, ma il Cronista aggiunse in un soffio "E comunque, su tutta la linea non direi."
"Tutte le scusanti del mondo non mi faranno dimenticare cosa hai fatto." Lao si allontanò dal vampiro."Siamo solo io e te ora Cronista. Hai lavorato per il nostro nemico. Per quanto mi riguarda sei un Inquisitore adesso. E ora come ora non ho nessuna intenzione di cambiare opinione." raccolse le armi e se le avvolse attorno alla vita."Torniamo."
L'intuizione che era balenata nella mente del Cronista, utile forse ai fini del loro prossimo scontro con l'Ibrido, se ne andò com'era venuta alle parole di Lao. Si irrigidì e interruppe i suoi passi. "Stammi bene a sentire, vecchio." Mormorò gelido. "Tutto quello che è uscito dalla bocca dell'Ibrido, sul tuo oscuro passato, lo metto da parte. Non è mio compito giudicare." Lao si voltò all'indietro, e il Cronista gli piantò gli occhi addosso. "Evidentemente hai scambiato le mie prime parole come una richiesta di perdono, una giustificazione. Tutt'altro. Io devo chiedere scusa ad una sola persona, e questa persona è Aygarth. E conto di poterlo fare, prima o poi." Incrociò le braccia sul petto. "Ci conto, io sento che è possibile." Lo indicò con l'indice della mano destra. “Quel che non voglio sentire, da qui a quando accadrà quello in cui auspichiamo tutti, è la tua voce da vecchio padre di famiglia che mi fa la paternale sulle mie azioni di questi ultimi mesi. Pensi di potermi trattare come le tue figliocce acquisite o come un qualunque sbarbatello di primo pelo? Io ho avuto una vita lunga e dolorosa tanto quanto la tua, e ho spedito parecchie anime all'inferno prima che quattro bifolchi incappucciati venissero a casa mia a minacciare me e Kyla." Sferrò un calcio alla carcassa della bestia che giaceva decapitata ai suoi piedi, tradendo un eccesso di rabbia. "Io non so quale cloaca di peccati pensi di dover espiare per il tuo passato, ma se hai intenzione di voler concludere con me questa faccenda e non vedermi scomparire in un lampo, ti prego di tenermi fuori dalle tue pene. Sto cercando di risolvere i miei errori, e ho bisogno di riflettere per poterlo fare. I tuoi moniti da vecchio non mi aiutano, ancor meno le tue minacce."

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Piccolo angelo bellerrimo crudele sanguinario...

Io sono una creatura del Caos. Ma dal Caos nasce la saggezza, e dalla saggezza il potere.



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MessaggioInviato: Sab Apr 19, 2014 6:12 pm Rispondi citandoTorna in cima

Astrea correva. Non aveva avuto il coraggio di voltarsi indietro nemmeno una volta. Si stava inoltrando nella foresta dalla quale erano venuti, l’idea era quella di trovare il rifugio che avevano usato la scorsa notte nella speranza che i compagni l’avrebbero cercata lì appena avrebbero notata la sua assenza. Ma la verità è che si era persa.
Non aveva mai smesso di correre, se si fosse fermata sarebbe stata la fine ma adesso era allo stremo, il viso rosso e il fiato corto, le gambe tremavano.
Bastò mettere un piede in fallo tra la radice seminascosta di una quercia per fermarla. Nemmeno ci provò ad attutire la caduta, cadde a peso morto in avanti senza un lamento e restò così a terra, nascosta tra l’erba, in ascolto.
Attorno a lei la foresta era silenziosa. Del ringhiare dei Mietitori, delle loro tremende urla prima dell’attacco e della loro furia omicida non era rimasto nulla e, se ancora la battaglia imperversava, era lontano, forse confinata tra le rovine di Sandras. Tuttavia, con la faccia nel terreno, le parve di captare un suono ritmico, cadenzato. Passi.
La ragazza trattenne il fiato. Non vedeva nulla. Alzò poco la testa e inclinò il collo in quella direzione provocando un leggero fruscio dell’erba e si morse la lingua per quel rumore. Ma ripensandoci a che serviva? L’avrebbero trovata comunque. Doveva alzarsi e continuare a correre. Doveva farlo e invece restò ferma lì, immobile, con le gambe che non avevano mai smesso un attimo di tremare.
I passi s’arrestarono. Per un po’ lei non sentì nulla, se non il frusciare dell’erba. Si stava muovendo? Era fermo? Chiunque fosse non capiva cosa stesse facendo. Finché, d’improvviso, una voce flebile non spezzò il silenzio. “A…aiuto...”
Silenzio. Astrea era disorientata. Ci mise una manciata di secondi per decidersi ad alzarsi sui gomiti e sulla ginocchia per vedere cosa stava succedendo e colui che vide era l’ultima persona che si aspettava di vedere.
“… Aygarth?” Era già in piedi. “Aygarth!” Aveva già le lacrime agli occhi, incominciò a piangere a singhiozzi per l’amico che credeva morto, per il sollievo di non essere più sola, per essere ancora viva, per i compagni rimasti indietro. Si coprì il volto con le mani, si sentì così insicura e fragile.
“Astrea…”
La sagoma di Aygarth vacillò e si appoggiò a un albero. I suoi abiti erano sozzi di sangue, i capelli gli nascondevano il viso. Ansimava come se avesse corso a perdifiato. Alzò appena la testa, gli occhi sofferenti sotto la zazzera unta di sporco e polvere. “Astrea… sei tu...”
Astrea asciugò il viso con il braccio e gli andò incontro. “Sei ferito…” disse con la voce rotta dal pianto guardando inquieta i suoi abiti. “Ma sei vivo. Io non credevo più…” Finì di coprire la breve distanza che li separava aprendo la braccia e le richiuse attorno al suo collo. “Scusa se ho dubitato.” Strinse ancora di più la stretta. “Mi sei mancato. Ci sei mancato.”
Aygarth la strinse tra le braccia con più forza di quanto il suo stato pietoso potesse far immaginare. “Anche tu… Dov’è Lao…? Lao mi ha… mi ha…” Si arrestò come in preda a un brivido. “Lao mi ha... lasciato laggiù… in mano loro...”
“Cosa?” Astrea sussultò, si staccò da lui e adesso lo guardava dritto negli occhi. Il sorriso che aveva fino ad un attimo primo era scomparso, al suo posto solo una faccia incredula. “Lao? No.” Scosse la testa angosciata e gli poggiò le mani sulle spalle. “è venuto a cercarti…” Fece per scostargli i capelli che gli ricadevano sul viso con una mano. “Che ti hanno fatto?”
Per tutta risposta Aygarth si lasciò cadere sulla sua spalla. “Non è vero… Lao mi ha…” Fece crocchiare un pugno. “Lao mi ha… fatto catturare… mi ha abbandonato... per salvarsi…” Il peso sulla spalla di Astrea aumentò, al punto che entrambi finirono in ginocchio. Aygarth la trattenne tra le braccia, respirando a fatica. “Cosa vi ha… detto? Cosa vi ha raccontato? Voglio… saperlo...”
Astrea cercò di prendergli il viso tra le mani. “Non è possibile, no.” Era certa che si sbagliava eppure cominciò a dubitare del proprio maestro. “Ti è venuto dietro, ti ha seguito quando sei scappato… è stato l’unico in grado di seguirti… Ma non è riuscito, aveva solo la tua…” Si bloccò. “…solo Zadris.” Strinse i denti con rabbia. “Come è andata? Dimmelo.”
“Lui mi ha…” Aygarth sembrò allo stremo delle forze. “Mi ha… usato! Per scoprire la ziggurat. Ha seguito la mia scia. Io ce l’avevo fatta a… a... recuperare Zadris… poi è arrivato lui… e ha rovinato… rovinato tutto!” La voce del giovane si fece più rauca. “E quando le cose si… si sono messe male… è fuggito… con… con la mia Zadris! Me l’ha… rubata! Non potevo… difendermi senza di lei… e così… mi ha… lasciato alla loro mercé… alla mercé degli Inquisitori…!”
Astrea restò in silenzio. Non riuscì nemmeno a pensare in quel momento. Gli afferrò un braccio per farlo rialzare. “Andiamo via da qui. A Sandras ci sono solo macerie e morte. Ti stavano inseguendo?”
“No, sono… fuggito… di nascosto…” Quando Astrea lo strattonò, lui oppose resistenza. “No, ti prego, Astrea… per favore... aspetta...” In effetti non sembrava avere neanche la forza di rizzarsi in piedi. Il suo corpo era stranamente caldo, forse troppo, e quasi non lo si percepiva respirare. “Ti prego… sono… sono stanco… aspetta solo un… un momento… ti supplico, non… non ti allontanare...”
Astrea si fermò incerta sul da farsi. “Calmati, sono qui, non ti lascio da solo. Troviamo un posto dove puoi riposarti… Ti sei affaticato e…” Gli sfiorò la fronte con le dita “scotti.” Si morse un labbro. Non sapeva cosa fare. Si guardò intorno. Se qualcuno l’avesse seguita o se fosse arrivato Lao, che avrebbe fatto da sola? Andò nel panico. “Andiamo via, ti aiuto io.”
“No, voglio solo… ti prego… solo un istante…” la supplicò Aygarth, stringendola ancora di più. “Ti scongiuro, Astrea… resta qui…”
Astrea era sconcertata. “Che ti è successo, Aygarth? Non… non ti ho mai visto così... Che ti hanno fatto gli inquisitori? E come hai fatto a scappare? Dimmelo.”
Aygarth tacque, ma non mollò la presa. “Sono solo… solo… stanco…” mormorò appoggiando la guancia alla sua spalla. “Ho solo...” S’interruppe, sfiorando il suo collo col viso e lì indugiando.
‘Fame’, era la parola che voleva dire.
Ma non disse niente. Gli occhi, che aveva tenuto socchiusi fino a quel momento, si spalancarono come gemme vermiglie. Uno scintillio nelle iridi, e un attimo dopo, non visto, l’espressione contrita e affaticata si plasmò lentamente in un sorriso compiaciuto. E l’abbraccio pieno di trasporto divenne soltanto il modo per rimanere vicini… vicini…
Con la giugulare lì, a due centimetri dalle sue labbra
Aygarth dischiuse la bocca, rivelando le zanne da Vampiro che si avvicinarono rapidamente al collo della giovane. Strinse, strinse ancora, e allargò la bocca, finché la punta dei canini non sfiorò la pelle di Astrea.
Immergerli in lei fu come scivolare in un olio squisito.
Astrea urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Cominciò a contorcersi per sfuggire alla stretta mortale in cui lui l’aveva intrappolata. Solo allora si accorse dei suoi occhi. In quel solo istante capì che non c’era più alcuna speranza né per Aygarth oramai né per lei.
Ma Aygarth non c’era più. C’era soltanto Ibrido, che beveva, insaziabile. Quel sangue così dolce, così nutriente, colmo di vita… Era un peccato contaminarlo col veleno del Vampiro… Così succhiò con forza, rubando anche le minime gocce che sfuggivano dai fori gemelli. Non ne sprecò neanche una stilla, neanche un’ombra vermiglia macchiò l’erba o i suoi vestiti. La strinse ancora di più come se volesse ingoiarla con le braccia e la trascinò al suolo, incontrando sempre meno resistenza man mano che, nutrendosi, le rubava le energie.
“Lao ha abbandonato Aygarth” mormorò appena. “E lo ha ucciso. Dalla sua morte sono nato io. E ora io ucciderò te. E’ divertente, oh sì. Un cerchio che si chiude.”

La vampira stava combattendo con uno di quegli strani esseri repellenti, una espressione accigliata sul volto pallido. Una parte di lei pensava che avrebbe dovuto provare orrore di fronte a quella Cosa ma in realtà le provava....niente. Non provava niente.
"Perchè non sento niente?" chise alla creatura mentre questa si faceva avanti per un altro attacco, che schivò con facilità. Oh certo quegli esseri potevano anche avere qualcuna delle caratteristiche dei vampiri e senz'altro potevano far strage di esseri umani normali, ma di fronte a lei erano deboli e goffi.
Alla fine Carnival si mosse all'attacco, una finta a velocità vampiresca,un attacco con la falce, schivata del succube che si sbilanciava e diveniva così vulnerabile al vero attacco...e dopo un istante era tutto finito.
Carnival guardò la carcassa del succube, in maniera quasi malinconica.
Non provava niente.
Un tempo, quando era stata Valeria, la sola idea dell'omicidio l'aveva profondamente turbata. Oh certo, era dura definire persone quelle cose, e quindi anche la loro distruzione forse non era parificabile all'omicidio...eppure avrebbe ben dovuto provare qualcosa.
Era stato così anche nel villaggio quando avevano salvato la donna e sua figlia dal rogo. Anche quella volta aveva ucciso, senza alcun pensiero nè esitazione. Anche questa volta avrebbe avuto dei dubbi, a combattimento finito?
No, non credeva che questa volta Astrea avrebbe avuto dei dubbi sulle sue azioni. Però qualcosa le diceva che questi dubbi avrebbero dovuto esserci comunque.
"Io sono Una" mormorò fra sè. Accettare, doveva accettare ogni cosa. Lei era Valeria, ma anche Carnival. Era entrambe, era Una. Era difficile però. Accettare tutto. Difficile, si.

Ad un tratto, una sensazione estranea le invase la mente facendole rizzare la testa di scatto. Sensazioni forti. Sollievo, prima, poi angoscia e poi...
Carnival scoprì i denti e ringhiò. Conosceva quella sensazione, fin troppo bene. Un morso. [Il] morso. Un vampiro stava assalendo la sua Sorella di Sangue, la sua Protetta.
La Senzamorte dimenticò immediatamente la battaglia e ogni preoccupazione per la sorte degli altri e corse, rapida come solo un vampiro infuriato può essere, fino alla radura dove Astrea stava venendo lentamente dissanguata.
E poi eccola, Astrea, stretta nella presa di Aygarth. Non che Carnival lo riconoscesse. Quello che vide fu solo Astrea nella stretta del nemico e fu contro quel nemico che si diresse.

Ibrido sentì l’arrivo di Carnival prima ancora che comparisse nel campo visivo. Una macchia rossa nei suoi sensi di Forgia, un prurito alla nuca retaggio della preveggenza del Cronista che gli fece capire addirittura in che punto del terreno avrebbe calcato il passo. Staccò i denti dal collo di Astrea, abbandonandola al suolo, e con un salto aggraziato si proiettò su un ramo basso, accovacciandosi nella posa da predatore che era solito assumere. “RubAnima!” salutò, gli occhi che grondavano sangue come lacrime e le zanne imbrattate di rosso. “Ne vuoi un po’ anche tu?”
Per un lungo istante Carnival fissò il vampiro senza riconoscerlo, il ringhio ferino ancora congelato sul viso. Poi guardò Astrea. Vita, vita, i suoi sensi di negromante gli dicevano che c'era ancora vita, ma indebolita, come ci si poteva aspettare dopo un morso.
Riportò lo sguardo su Aygarth e, infine lo riconobbe. Annuì.
"Zannelunghe Occhirossi" disse, a mo’ di saluto.
“Oh, andiamo!” Il Vampiro di fronte a lei la contraddisse quasi con una risata. “E’ così limitata la tua visione?” Si leccò le labbra. “Dovrebbe esserne rimasto un pochino. E non dirmi che non ti fa gola.”
"Lei è mia" ringhiò nuovamente "Vorrei dirti che morirai per quello che hai fatto, si, ma qualcuno mi ha preceduto."
“Oh sì, direi di sì. Indovina chi, RubAnima. Indovina.” Ibrido si mise a ridere. “Il tuo amato maestro. Oh sì, lui è responsabile. Ti ha tolto tutto il divertimento. Ti ha frenato sempre, per poi essere l’artefice della distruzione di Aygarth. Voleva lo spasso tutto per sé.”
"E così ora sei diventato lo strumento di quelli? Quei mietitori, si, e quelle altre cose, quegli sgorbi...seguivano te? Sei uno sciocco. Più ancora di prima."
Ibrido scosse la testa, la soddisfazione negli occhi rossi. “Non sono lo strumento di nessuno. Io sono io, e nessun altro. Esisto e faccio ciò per cui sono nato.” Scrollò le spalle. “Abbiamo soltanto… interessi convergenti, io e quelle tonache incartapecorite.”
Un sorriso sbilenco incurvò le labbra della vampira "Divertente. E cosa succederà quando loro scopriranno che i tuoi interessi sono altri? Tu non mi inganni, no. Sai benissimo che succederà. Oh si. Succederà. E' solo questione di tempo. E' l'unica cosa che a noi non manca, il tempo."
“Tu dici?” Ibrido non si scompose. “Loro vogliono voi. Vivi, morti, non fa differenza. Purché innocui. Inoffensivi.” Scoccò un’occhiata di disprezzo ad Astrea. “Più inoffensivi di così… si muore, già!”
"Io sono morta. Credi che sia inoffensiva?"
“Certo che lo sei, RubAnima. Sei inoffensiva. E inutile. Persino per lei” e fece un cenno alla ragazza riversa al suolo.
Carnival sbuffò "Se così fosse, non saresti qui".
“Ma io non sono qui per te.” Ibrido le rivolse uno sguardo colmo di derisione. “Te l’avevo detto, no? Te l’avevo detto che sarei venuto a bere il suo nettare… Sa quasi di fragole! Te l’avevo detto… mentre eri nella mia testa. Credevi scherzassi, non mi hai preso sul serio. Ecco chi paga per la tua leggerezza, per il tuo errore. La tua dolce sorellina, dolce come il suo sangue. Era parecchio che non bevevo sangue così buono!”
Carnival scoprì i denti "Goditi la tua vittoria, allora, finchè puoi. Io avrò la tua anima...o quel che ne rimane."
Ibrido si limitò ad allargare le braccia. “Provaci, RubAnima. Prova pure.”
Carnival non se lo fece ripetere due volte. Un rapido gesto della mano e la falce le vibrò nel palmo, fredda e ineluttabile. La vampira attaccò con un colpo violento, volto a staccare di netto la testa dal busto.
Ibrido si lasciò semplicemente cadere dal ramo, atterrando silenzioso sull’erba. Indietreggiò di qualche passo, come se stesse danzando, e con una mano la incitò ad attaccare di nuovo.
Carnival si accigliò. Poteva anche essere furiosa, ma quel colpo era stato comunque schivato con troppa facilità[/i] E' troppo sicuro, si. Troppo[/i]. Decise di tentare nuovamente, questa volta con una serie di attachi multipli, volti a straziare e mutilare. Aveva una gran voglia di cancellargli quel sorriso dal volto.
Ibrido continuò a indietreggiare. Ogni sua mossa era talmente fluida, talmente studiata che sembrava stesse improvvisando un ballo piuttosto che cimentarsi in un combattimento. All’ultima falciata spiccò un salto catapultandosi oltre Carnival e atterrando tra lei e Astrea. Si voltò e fece un inchino che non aveva nulla di cortese. “Come danza è parecchio noiosa” la schernì. “Tu non sei come Cronista. Lui ha il vero sangue della razza, mentre tu… sei soltanto un rompicapo mal assemblato, che puzza di morto più delle sue vittime” e si mise a ridere. “Tu non sei una Vampira. Sei un esperimento mal riuscito, con una pallida e squallida imitazione di coscienza o intelligenza. Ecco perché Damarios ti ha tenuta segregata lì sotto. Gli faceva schifo anche solo guardarti.”
Gli occhi di Carnival si restrinsero fino a diventare due fessure, ma la vampira non si mosse.
"Cronista" disse in tono velenoso "Ho bevuto il suo sangue, si e ricordo, ricordo cosa provava per Aygarth, si. Mi domando cosa penserebbe di te, Zannelunghe Occhirossi. Mi domando proprio, chi lui riterrebbe un abominio, fra noi due.
Parli di Damarios. Oh si, lui mi ha imprigionata, nella sua Rocca. Ma la sua Rocca è distrutta, si, e lui è morto e la sua anima, io l'ho divorata. IO."
“E allora cosa aspetti?” la stuzzicò Ibrido. “Perché non riesci a divorare la mia? Quel rammollito di Lao ti ha tolto quel poco di spina dorsale che avevi, forse?”
"C'è più di un modo di raggiungere uno scopo." disse Carnival, lo sguardo fisso sul suo avversario, mentre faceva ricordo ai suoi poteri di negromante.
Tuttt'attorno ai due le tenebre parvero addensarsi e prendere forma, man mano che le Ombre che Carnival aveva evocato assumevano concretezza e passavano all'attacco.
Ibrido neanche si mosse. Ombre e tenebre provarono a serrarsi attorno a lui, ma a poca distanza dal suo corpo sembrarono dissolversi, come se il potere negromantico si disintegrasse senza motivo alcuno. Ibrido le guardò sparire una ad una, con il sorriso zannuto che si allargava sempre più. “Oh-oh…” la derise di nuovo. “Sembra davvero che le tue tanto famigerate doti non servano a niente contro di me…” Quasi a convalidare la sua affermazione, agitò un braccio in aria e l’ombra che s’infranse sulla sua pelle svanì come se non fosse mai esistita. “E’ questo il meglio che sai fare? E’ così che intendi raggiungere lo scopo? Il tuo scopo...” Ibrido la fissò negli occhi con un’espressione più dura. “Tu rubi le anime, meretrice delle paludi… Io le BRUCIO!”
Dal corpo di Ibrido si dipartì un’enorme ondata di calore. Carnival poté sentirla propagarsi nel terreno, come una lingua di fuoco, che correva verso di lei come un serpente avido di prede.
Questa volta Carnival non riuscì a nascondere la propria sorpresa...non era solo un vampiro, quello che aveva davanti. Soltanto i Mietitori avevano attorno a sè un'aura di annullamento della magia.
E ora, quello che sentiva venir lanciato verso di sè....lo aveva già provato sulla sua pelle, una volta, e non aveva intenzione di provarlo nuovamente. Fece un rapido balzo all'indietro, per guadagnare qualche prezioso istante, poi fu il suo turno di saltare sopra un ramo basso e da li al ramo di un albero vicino. Ormai sapeva fin troppo bene come funzionava la Forgia e il modo migliore di difendersene era quello di evitare di esserne colpita.
"E sarei io l'esperimento?" sbottò rabbiosamente. Gli Inquisitori. Dovevano avergli fatto qualcosa per dargli le stesse capacità dei Mietitori mantenendo quelle che erano di Aygarth. Non aveva mai temuto Aygarth ed era ancora convinta che lei sarebbe riuscito ad ucciderlo, Forgia o non Forgia. Ma ora troppi pesi erano stati messi dall'altro piatto della bilancia.
“Certo!” rispose l’Ibrido, senza scomporsi. “Perché io ho VOLUTO questa capacità, mentre tu hai subito come una cavia da laboratorio, senza avere potere su quanto ti accadeva.” Osservò la sua breve ritirata, mentre con un respiro richiamava la Forgia a sé. I suoi occhi rossi divennero più brillanti, come il sole al tramonto. “Dove credi di andare, bastardella? La notte è giovane e abbiamo appena cominciato.” Guardò Astrea riversa a terra e di nuovo la lingua infuocata ondeggiò al comando del giovane. “La guardiamo bruciare?”
"NO!" urlò la vampira "Non puoi farlo! Non devi! Lei è mia. Lei ha promesso, Io ho promesso. Lei deve vivere!"
La vampira fissò il suo nemico con rabbia impotente. Lo odiava, ma odiava ancora di più gli Inquisitori che lo avevano creato. Una parte di lei gemeva, rannicchiata in un angolo mentre la sua mente vacillava. Luride, odiose Cose Viventi. Li avrebbe uccisi per questo, se solo ne avesse avuto l'occasione. No. Non uccisi. Li avrebbe guardati soffrire.
“Aaaaaaaah” Ibrido sembrò soppesare le parole della Vampira, annuendo vigorosamente. “Non posso farlo. Non devo. Già.” Le sorrise, calmo, pacato. “Peccato che non consideri una sola cosa. Io voglio. E ciò che voglio, ottengo.” La Forgia serpeggiò verso Astrea, fermandosi a un solo centimetro dalla sua pelle.
Carnival digrignò i denti, cercando disperatamente di dominare la sua rabbia, di rimanere razionale. Tutti i suoi istinti le gridavano di attaccare, ma se avesse attaccato, non sarebbe riuscita a fare niente. Peggio ancora, Astrea sarebbe morta. Non poteva difenderla, non questa volta."Cosa vuoi per lasciarla vivere?" mormorò infine a voce bassissima.
A sorpresa, Ibrido scoppiò a ridere, non sguaiato, ma fu comunque una risata sincera, piena di gusto. “Scusami, RubAnima, devo aver capito male. Puoi ripetere più forte?”
La vampira imprecò, senza curarsi di tenere bassa la voce. "Hai capito benissimo, si, hai capito.Non prenderti gioco di me. Cosa vuoi? Cosa vuoi per lasciarla vivere?" il tono di Carnival stava assumendo una tonalità isterica.
Ibrido inclinò la testa da una parte, poi dall’altra, con aria assorta, come se nella sua mente le idee stessero facendo a gara a prevalere.“Uccidili, Carnival. Tutti. A cominciare dal tuo presuntuoso maestro.”
Di nuovo, la voce della vampira calò fino a divenire un sussurro "Non posso. No, posso. Potrei. Sono forte. Posso farlo. Ma se lo faccio, Astrea-che-ha-promesso mi odierà per sempre. L'avrò perduta. Non puoi chiedermi questo. La perderò, la perderò in tutti i casi. Era questo quello che volevi, si? L'hai avuto. Lasciami qualcosa. Te lo chiedo, lasciami qualcosa. Non era questo quello che volevi?"
Ibrido sogghignò. “Io voglio molte cose. E ho appena iniziato a soddisfarle.” Si avvicinò ad Astrea, priva di sensi, e le leccò il collo insanguinato assaporando il gusto del nettare vermiglio. La Forgia s’animò, la lambì, ma non la toccò, rimanendo latente come un’aura attorno a lui. “A me piace cacciare, non uccidere. Quando la preda è così inerme, non c’è gusto, non c’è niente. Ed è questo che farò. Continuerò a cacciare… voi. Lei. Soprattutto lei. Giorno e notte, non fa differenza… l’hai detto tu, ho tutto il tempo del mondo.” La fissò di sottecchi. “Tornerò ogni volta ad assaggiarla... ancora. E ancora. Non ci sarà luogo in cui potrai nasconderla, nulla potrà schermarla da me… attraverserò ogni vostra difesa magica, ogni vostro potere con la stessa facilità con cui cammino in un prato erboso.” Si rialzò leccandosi le labbra e con un balzo giunse da Carnival, fronteggiandola. La Forgia si mosse con lui, lasciando intendere che avrebbe colpito Astrea alla prima mossa falsa della Vampira. “E tornerò anche per te. Oh, abbiamo appena cominciato. Tu dicevi che ci saremmo scontrati alla pari, nella mia veste di Zannelunghe Occhirossi. Ma non saremo mai alla pari, Carnival. Lo scoprirai, notte dopo notte. Capirai cosa significa essere la preda e non il predatore, a non poter più fidarti delle tenebre, a sentirti impotente come…” si avvicinò al suo volto “come un’umana.”
"Sei un bastardo" ringhiò la vampira "ma prima o poi il tuo giorno verrà. Ricorda le mie parole. Il tuo giorno verrà."
Ibrido si avvicinò ancora di più. “Sapevo che avremmo fatto scintille, noi due...” la schernì. “Ti lascio ben più di Astrea, RubAnima. Ti lascio tre cose.” Era vicinissimo. “La prima è un messaggio per i tuoi… “amici”, o cosiddetti tali. Riferisci loro: il prossimo sarà solo per colpa vostra. Stampatelo in mente. La seconda è solo per Astrea: io non ho mentito. La terza...” e sogghignò, prima di protendersi con uno scatto e schioccare un bacio tanto passionale quanto rovente di Forgia sulle labbra della Vampira. Subito balzò indietro ridendo come un pazzo, come un monello che aveva appena fatto lo scherzo più esilarante del mondo. “Tornerò, Carnival. Un Vampiro ha sempre Sete, oh sì, quanto avevi ragione. E’ divertente. Molto divertente.” Scattò sul ramo alle sue spalle e da lì si perse nelle ombre.


Rimasta sola la vampira tornò accanto ad Astrea. Con mano esitante sfiorò le nuove ferite che la ragazza aveva sul collo, là dove l'ibrido l'aveva morsa e digrignò i denti per la rabbia. Viva, si, era ancora viva, lo sentiva, ma debole. Non credeva fosse in pericolo di vita, era arrivata in tempo dopotutto, ma sarebbe rimasta priva di conoscenza ancora per un pò.
Carnival si alzò in piedi e strinse i pugni. Non si era mai sentita così impotente da....da quella notte, molti anni prima. Quando era morta.
Senza preavviso, gettò indietro la testa e urlò, un grido carico di rabbia, della voglia primordiale di assalire un nemico e straziare la sua carne e guardarlo morire. Fece qualche passo verso la foresta, poi tornò indietro e sferrò un pugno all'albero più vicino, con tutta la forza che aveva facendo volare frantumi di legno in ogni direzione. Le dita della destra si fratturarono, ma Carnival non lo sentì neppure, e si limitò a sbattere la mano contro un fianco, mentre le ossa si rinsaldavano.
L'unica cosa a cui riusciva a pensare era che Astrea era stata morsa e che lei non aveva potuto difenderla.

Lao volse la testa con tanta forza da sentire le ossa del collo scricchiolare. Qualcosa... pensò strizzando gli occhi per la concentrazione, i sensi appannati dalla stanchezza. L'aveva solo sentito o era uno scherzo della sua immaginazione?
Respirò a fondo per calmarsi e espanse la sua mente al massimo. La foresta attorno a lui vibrava come un essere in travaglio, ferita nell'intimo dal passaggio dei Mietitori, e non era semplice riuscire a individuare qualcosa. Come mosso da un burattino deviò dal percorso originale e si voltò verso destra, aumentando via via l'andatura.

Astrea aprì gli occhi, era rimasta lì distesa senza forza dove era stata lasciata. Sbattè le palpebre e le richiuse, aveva la vista appannata. Si agitò ma non riusciva a muoversi come voleva, si sentiva estremamente debole, una strana sensazione che le fece ricordare quando da piccola cadde da un albero ad un metro e mezzo di altezza da terra. Stessa cosa, non riusciva a muoversi come allora, soltanto che non ricordava di essere caduta questa volta.
Carnival si voltò di scatto nel sentire Astrea agitarsi. Subito le si avvicinò, si sedette a terra accanto a lei, la trasse a sè e l'abbracciò, il tutto senza dire una sola parola.
La ragazza non sembrò nemmeno accorgersi di Carnival. Sentiva tutto il corpo formicolare, eccetto un punto che invece bruciava e pulsava in modo fastidioso. Allungò una mano per tastarlo e fu in quel momento, con la mano stretta intorno al collo, che si rese conto di quello che era accaduto. Non disse niente, restò immobile affondando quasi le unghie sulla propria pelle. Faceva troppo male.
Lao affrettò il passo e si ritrovò a correre. Appena qualche secondo prima un picco aveva turbato i suoi sensi. Ora lo sentiva, chiaro e cristallino, il sapore acre della sofferenza. Invase la sua mente con il suo retrogusto acido e solo con un grande sforzo si accorse che qualcosa in quella sensazione era familiare. Con un balzo afferrò un ramo basso e ci si arrampicò, saltando di ramo in ramo per coprire più spazio in meno tempo. Fu solo dopo tre minuti di scatto incessante che atterrò di nuovo con il fiato grosso. Ad appena una ventina di metri da lui vedeva due figura che gli davano la schiena. Una delle due stringeva l'altra, che sembrava un fagotto. Si avvicinò silenziosamente e con una stretta allo stomaco riconobbe la ragazza che gli dava la schiena. "Carnival..." mormorò con un filo di voce.
La schiena della vampira si irrigidì. Con gesti lenti e deliberati depose Astrea sul terreno, il più comodamente che le fu possibile, poi si alzò voltandosi verso Lao. Per un buon minuto Carnival si limitò a fissare freddamente il vecchio senza dire niente, poi spalancò la bocca ed emise un sibilo rabbioso.
La stretta allo stomaco di Lao divenne un torcersi doloroso. Carnival sembrava aver combattuto contro qualcuno. E dietro di lei...
NO!
Astrea, pallida come un cencio. Senza neanche rendersi conto si avvicinò alla vampira e allungò una mano, posandogliela sulla guancia. "Chi?" chiese soltanto mentre qualcosa di fredda e desideroso di sangue cominciava a crescergli dentro.
"Io lo avevo detto" ringhiò Carnival "Io lo avevo detto, si. Vi avevo avvertito. E' morto e se è morto è Zannelunghe Occhirossi. Un nemico. IO LO AVEVO DETTO! E ora lui si è alleato agli inquisitori, oh si, e l'ha morsa." Carnival indicò Astrea, con un gesto carico di rabbia e frustrazione "Guarda: L'ha morsa! L'ha morsa, perchè io ho fallito. Perchè tu hai fallito! E' colpa tua se è successo! E' tutta colpa tua!". La sua voce era salita fino a diventare un urlo.
"L'ha morsa?" Quella rivelazione fece esplodere la rabbia nel petto del vecchio. Il volto gli si deformò in una maschera di rabbia. "L'ha morsa!" ripetè in un ringhio. La sua telecinesi per un secondo sfuggì al suo controllo e fece vibrare gli alberi attorno a loro. Superò Carnival e si chinò su Astrea, sollevandola appena."Quando è accaduto?"
"Dove è andato?" Chiese Astrea con voce roca. Provò a tirarsi su ma la testa sembrò pesante quanto un macigno e la lasciò cadere indietro. "Maledizione..." Imprecò a denti stretti.
"Ssssh..." la voce di Lao si era d'un tratto addolcita. Le sostenne la testa e le fece un cuscino di fortuna con il suo mantello."Cerca solo di restare sveglia, va bene?" le sussurrò prima di rialzarsi e volgere lo sguardo verso Carnival. L'espressione del vecchio era tornata normale, eppure un leggero tremolio alle mani e una vena gonfia e pulsante sulla tempia testimoniavano che la sua rabbia era ben lungi dall'essersi acquietata."Cosa ha fatto a te?" chiese studiando la vampira."E a voce normale, per favore."
Lo sguardo della vampira continuava ad essere freddo e ostile.
"Vuoi sapere che ha fatto? E perchè non cos'ha detto, si? Ha lasciato un messaggio, un messaggio per te, per voi. Sarà solo colpa vostra, ha detto. Il prossimo. Solo colpa vostra."
"Solo colpa nostra?" Lao lanciò uno sguardo febbrile ad Astrea."Bene, vedo che le sue parole vanno più a fondo dei suoi colpi. Gliele faremo ingoiare di nuovo tutte." finalmente riuscì a distogliere lo sguardo dalla giovane e riportarlo su Carnival."E' stata morsa. Diventerà..." domandò a voce così bassa che solo la vampira potè udirla.
Carnival si voltò verso Astrea e parlò velocemente, di getto, sempre fissando la ragazza. In realtà non sembrava che stesse rispondendo a Lao, piuttosto che stesse parlando con sè stessa. "No, non può succedere, no, non succederà. Io l'ho morsa prima, molto prima, il suo sangue è già impuro, contaminato. Non può succedere. Lei è mia. Lei è mia. Non diverrà una di quelle cose. No. Anche se lui l'haviolata. Non succederà. Devo domandarlo al Libro, si. No, non succederà."

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Basta una giornata storta per trasformare il migliore degli uomini in un folle. Ecco quanto dista il mondo da me. Una giornata storta.

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[Mezz'ora dopo]

A parte un Mietitore, Ibrido era solo. Gli altri erano stati un buon diversivo. Sacrificabili, efficienti, per dargli tutto il tempo di cui aveva bisogno. Non voleva chiamarne altri. Loro non avrebbero approvato.
Dall’albero su cui si era appostato, fece volare lo sguardo oltre l’altura, inquadrando la solitaria cittadina che si ergeva nella pianura sottostante. Distante solo un paio d’ore da Sandras, eppure molto più grande, più popolata. Una vera bellezza rurale. Espanse i suoi sensi e percepì quasi quattromila anime là sotto. Un piccolo ma nutrito nucleo cittadino.
Sì, stava in fondo seguendo le disposizioni, ma quell’obbiettivo era previsto per la notte successiva. Roccariva… le istruzioni erano “sterminio”, perché i soggetti “dotati” erano molto forti. E avevano agganci stabili, economicamente e politicamente parlando, sia nella popolazione locale che all’esterno. Quindi non bisognava neanche lasciare testimoni. Solo che gli Inquisitori non avevano specificato come dovessero sparire. Su quello avevano lasciato carta bianca. Da sozzare di sangue.
Inspirò a fondo l’aria di cui non aveva più bisogno per sopravvivere e fece schioccare il collo da un lato all’altro. L’ultimo scontro lo aveva eccitato non poco. Aveva potuto esaminare i suoi avversari da vicino… non che ce ne fosse bisogno per capire tutte le loro facoltà: aveva viaggiato abbastanza a lungo al loro fianco per carpirne punti di forza e debolezza. Lao aveva ancora qualche asso nella manica, però poteva prevederlo.
Ma l’Altro…
Ibrido serrò le zanne. Pensò all’onda della Forgia, alla precisa sensazione che aveva provato nello scatenarla e la frustrazione nel constatare che con l’altro Vampiro non aveva effetto. Lo stesso si poteva dire per la sua preveggenza. Era come se si annullassero a vicenda. Il senso di frustrazione passò subito, ma non la rabbia. E la curiosità. Perché resisteva? Forse gli Aurei l’avrebbero capito, ma non voleva fare rapporto. Voleva arrivarci da solo. E rimediare a suo modo, prima che magari quei signori degli alambicchi trovassero un rimpiazzo più comodo per il loro cacciatore di prima linea o volessero eliminare il problema alla radice privandolo del brivido della caccia. Era davvero un avversario che valeva la pena affrontare. E uccidere.
Ma non ora, non ora. C’era tempo per tutto. Spazzò il pensiero dalla mente e si concentrò sulla città.
Niente testimoni, questi erano gli ordini. Niente di più semplice. Sapeva benissimo come fare. C’era una soluzione elegante... e una soluzione appagante. Pensò alle ultime parole dette alla Vampira e non ebbe dubbi su quale scegliere.
Il Mietitore emise un lungo e lugubre muggito. Sembrò il segnale per muoversi. Ibrido si leccò le labbra, percependo ancora il sublime sapore del sangue di Astrea. Ben più vivido nella sua testa era il ricordo della frustrazione dell’impotente Carnival. Era così facile ricattarla, così facile prenderla per il collo. Un giocattolo perfetto. Avrebbe avuto modo di baloccarsi ancora un po’ con lei. Ma tutto a suo tempo.
Ora era tempo di caccia. Senza sangue.
Inspirò di nuovo, forte dell’abbondante bevuta delle ultime ore. Un’energia inesauribile gli gonfiava i muscoli, rendendo indistruttibile il suo corpo da non morto.
Sarebbe servita tutta, per ciò che aveva in mente.
Con un solo salto aggraziato, tornò a terra, accanto al Mietitore. La bestia lo guardò, in attesa. Lui scosse la testa. Avrebbe fatto da solo.
Con passi lenti, si avviò attraverso la boscaglia. Ci mise una ventina di minuti per giungere al confine. Il silenzio era immane. Una piccola murata di cinta, fagocitata dall’edera; un portone chiuso, guardie all’esterno.
Come se fosse un problema.
Aggirò il fronte, lasciandosi il Mietitore alle spalle. Una volta immerso nelle tenebre, prese la rincorsa e il balzo che compì lo portò ben oltre il ciglio delle mura, facendolo atterrare nella polvere del vicolo sterrato. Non produsse un solo rumore, nessuno parve notarlo. Silenzioso, percorse le stradine fino a giungere al centro della cittadina, dove una piccola statua, raffigurante una dama che reggeva un’anfora sulla spalla, ne decorava il centro.
Si fermò sotto la scultura, osservandone i tratti scolpiti nella pietra. Il silenzio della notte era sublime. La bellezza dell’opera non gli instillò alcuna ammirazione. Era fredda. Era ben altro che dava emozione. Il pulsare del sangue, l’eccitazione della caccia, l’annichilimento della preda. Quell’altro, quell’Aygarth, la vedeva diversamente. Per lui ogni arma doveva essere perfetta, un’opera d’arte. Così attento ai particolari, così meticoloso, così esperto.
Su una cosa erano quantomeno d’accordo. La perfezione era la cosa più importante. Con la differenza che per lui non era il fine: era il mezzo.
Si accovacciò come in preghiera, posando entrambe le palme delle mani a terra. Inspirò di nuovo a fondo; un gesto inutile ma che, nel suo retaggio umano, compiva sempre prima di uno sforzo estenuante. Ma non si poteva parlare di sforzo, non più.
Solo di divertimento.
La Forgia si contrasse dentro il suo sangue, si alimentò con le sue energie, e invase i suoi occhi mentre si guardava intorno, senza guardare veramente. Sentiva le presenze, una per una. Uomini, donne, vecchi, giovani. E bambini. Tanti bambini, piccoli nuclei sgargianti dall’anima incontaminata. Presenze grigie ai suoi occhi…
Prede.
… che divennero rosse in un lampo.
Sterminio.
Ibrido sorrise e sciolse il laccio.
Quasi si trovò impreparato alla foga con cui la Forgia si propagò all’esterno. Serpeggiò nelle vie, s’infilò sotto le porte, invase le case e ogni angolo di quel piccolo mondo, che si credeva al sicuro. Addosso a quel piccolo popolo dormiente e sognante.
Un popolo che, come una sola voce, iniziò a urlare mentre bruciava.
Ibrido si lasciò percuotere i timpani, la testa all’indietro, l’espressione estatica. Anche l’olfatto lo sopraffece, quando le sue narici si riempirono dell’odore di bruciato. La Forgia non s’indebolì mai, si allargò a macchia d’olio, come una rovente pestilenza. Non risparmiò nessuno e nessuno ebbe modo di nascondersi.
Eccola, la perfezione. La morte senza tocco, la fine senza scampo. L’uccisione dell’anima, l’oblio ultimo. Non sarebbe rimasto nulla nemmeno per i Cieli. E quelle urla, quella disperazione, quel dolore atroce che accompagnava ogni persona al trapasso non fecero breccia in lui se non in una forma di soddisfazione estrema.
Io ve l’avevo detto, pensò, come a voler parlare a orecchie lontane. Il prossimo sarà per colpa vostra.
E rise.

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MessaggioInviato: Ven Mag 09, 2014 1:19 am Rispondi citandoTorna in cima

Carnival osservava con attenzione Astrea, dimentica di chi le stava attorno, contando i secondi a bassa voce e mormorando fra sè. L'indice ed il pollice della mano destra erano premuti sul polso della ragazza. Durante il precedente combattimento aveva assaggiato il sangue di quelle creature, di quei Succubi e aveva appreso che la trasformazione era stata rapida, molto rapida. Doveva essere certa, certa che ad Astrea non sarebbe accaduta la stessa cosa.
"Uno, due, tre....nessun segno, nessun segno. Bene, si. Sette, otto, nove...il cuore batte...tredici, quattordici..nessun segno. Troppo tempo, troppo tempo. Non si trasformerà, no, no.”
Lao si inginocchiò accanto ad Astrea."Ne sei sicura?" le dita del vecchio sfiorarono il collo della ragazza."Aygarth non è un vampiro nel senso stretto, forse con lui le regole normali non valgono." un tremito di rabbia gli scosse le membra."Aygarth, o qualsiasi cosa quei bastardi lo hano fatto diventare."
"Si sarebbe già trasformata. Ma io l'ho morsa, si, un anno fa. Il suo sangue non è più lo stesso, no" un attimo di silenzio seguito da un nuovo sibilo ostile "Non sarebbe successo se tu mi avessi ascoltato. Ma no tu non ascolti, vecchio! Non ascolti mai."
Astrea restò in silenzio. Si limitò ad ascoltarli come se la cosa non le importasse. In realtà non riusciva a togliere dalla mente l’immagine dell’essere che l’aveva inseguita, il pensiero di essere stata appena condannata a diventare una marionetta la fece ancora più impallidire, sempre se fosse possibile sbiancare ancora di più nelle sue condizioni.
“Spero che tu abbia ragione” Disse con un filo di voce. “Avete già altri amici da cui guardarvi al momento.”
"Ha ragione!" affermò Lao deciso all'indirizzo di Astrea per poi rivolgersi alla vampira."E che dovevo fare? Forza Carnival vediamo che ti dice la tua bella testa. Ho provato ad insegnarti a ragionare. Ragiona! Cosa avrei dovuto fare?"
"Sai benissimo cosa avresti dovuto fare" disse freddamente la vampira "quanto alle cose che mi hai insegnato...si, ricordo tutto il tuo parlare delle vite degli innocenti. Quanti ne ucciderà lui mi domando? Il loro sangue ricadrà sulla tua testa."
"Dillo, avanti. O quella parola ti dà fastidio? Dillo, avrei dovuto...?"
Carnival esibì un sorriso sbilenco "Credo che tu ti confonda su chi prova fastidio, e per cosa. Tu sapevi benissimo che una volta morto sarebbe diventato Zannelunghe Occhirossi. Oh, si lo sapevi, certo che lo sapevi. Hai lasciato che si sacrificasse per farti fuggire, vero? Sapevi benissimo che non c'era altro da fare arrivati a quel punto. e invece hai lasciato che diventasse un vampiro, un vampiro nelle mani degli inquisitori perchè ci giocassero, si. Dopo tutti i discorsi che ti ha fatto su quanto odiasse l'idea di diventare un vampiro, di fare del male ai suoi amici. Non sei migliore di quell'idiota dietro di te che ha passato tutto il suo tempo a forgiare nuove armi per gli Inquisitori. Ma no, no, lui l'ha fatto per proteggere qualcuno, vero? E osate parlare a me di quanto è preziosa la vita, osate parlare a me di innocenti. Siete solamente degli sciocchi, si, e dei pazzi."
"Come avrei dovuto fare con te?" Lao lanciò un occhiata gelida alla vampira."Avrei dovuto distruggerlo, e avrei dovuto distruggere te, su suggerimento di Aygarth! Magari potevo dargli ascolto. E' un mostro, un vampiro, ha ucciso gente innocente e il loro sangue merita vendetta!" Lao si alza allontanandosi sia da Carnival che da Astrea."Ma non l'ho fatto. In nessuno dei due casi l'ho fatto. Nè intendo farlo."
"Ah ma lui invece intende distruggere te, tutti noi. Ricordati di questo, quando lo incontrerai di nuovo."
Astrea provò al alzarsi da terra puntando prima un ginocchio per terra, poi l’altro, ed infine a sollevarsi. Le si appannò la vista per qualche istante ma riuscì comunque a reggersi sulle proprie gambe.
“Non hanno senso, questi discorsi adesso non hanno proprio senso.” Carnival aveva appena detto che Aygarth si era sacrificato per Lao, la stessa cosa che le aveva detto lui. Guardò la vampira, voleva sapere che cosa era successo tra lei e lui ma non era il momento quello di chiederlo. “Cerchiamo gli altri?”
Carnival si fece avanti immediatamente per sorreggere la ragazza infilando delicatamente ma con fermezza un braccio dietro la schiena della ladra. "Non devi sforzarti piccola sorella, hai perso molto sangue, si" disse prima di aggiungere, a voce più bassa in modo che solo la ladra potesse udirla "Ha detto una cosa per te, si. Ha detto che lui non mente, no."


Galdor, Ulkos e Magistra avevano raggiunto il gruppo solo dopo un po’ e nessuno aveva dato segno di essersi accorto della sua presenza anche se, il guerriero ne era certo, non era passata inosservata. Nonostante la preoccupazione per le condizioni della compagna erano rimasti in disparte, solo il guerriero si era avvicinato leggermente per ascoltare quanto i presenti, Lao, Carnival e Cronista, avessero da dire. Aveva appreso della presenza di Aygarth, o di quello che un tempo lo era stato, dietro all’agguato che avevano subito e quello che era successo ad Astrea confermava i sospetti che gli erano sorti durante il combattimento. All’accenno della ladra a voler cercare il resto dei suoi compagni, il guerriero fece un ulteriore passo avanti.
“Siamo tutti qui, resta giù…” le disse brevemente; poi, guardando il resto dei suoi compagni, aggiunse. “Forse è tempo di dire le cose come stanno e di fare le scelte necessarie. Sopravvivere non è un piano e se Aygarth ha fatto tutto questo… non possiamo permetterci di continuare così.”
Lao si voltò verso Galdor."Anche tu vuoi uccidere Aygarth? Lo faresti?"
Il guerriero soppesò lo sguardo di Lao. “Perché tu ti faresti ammazzare trovandotelo davanti? Una delle ultime cose che mi disse Aygarth è che mi avrebbe piantato Zadris dritto nel petto se gliene avessi dato un motivo, beh, la cosa è abbastanza reciproca e i motivi non mancano. Se non te ne fossi accorto, siamo in guerra e c’è poco da andare per il sottile in tempi come questi…”
"Con tutte le volte che ti ha salvato la vita con Damarios. Quante volte ti poteva lasciare indietro?" si discostò dal gruppo e osservò il folto della selva."Sono l'unico rimasto tra di noi che quando pensa alla salvezza pensa alla salvezza di tutti? Quando pensa alla sopravvivenza pensa alla sopravvivenza di tutti?" Lao si voltò contro Galdor."Se toccasse a me? Mi ammazzeresti? Se toccasse ad Astrea?"
Il guerriero non si scompose alle provocazioni di Lao. “Io ricordo benissimo tutto nel bene e nel male, Lao, Aygarth era forse la persona migliore che abbia mai conosciuto e sono fiero di aver combattuto al suo fianco, quel ragazzo si è sempre sacrificato per il bene di tutti, credi davvero che QUESTO sia ancora lui? Credi davvero che se qualcosa di lui sia ancora dentro questa bestia non preferirebbe morire sapendo di cosa si è reso e si continuerà a rendere partecipe e protagonista?” il guerriero indicò involontariamente in direzione dei resti fumanti del villaggio alle sue spalle. “Credi davvero che se anche ci fosse possibilità di salvarlo lui vorrebbe essere salvato?”
“Lao.” Intervenne Astrea. “Se pensi che esista ancora una possibilità a questo mondo, anche minima, di poterlo salvare come tu dici, io farò di tutto, lo sai. Ma non possiamo ignorare che quando tornerà, e lo farà, non solo tu ma tutti noi dovremo fare una scelta. O lui o qualcuno di noi.” Alzò le spalle. “Sono dalla tua parte, non smetterai mai di sperare di poterlo aiutare… Solo che la prossima volta non so se riuscirò a cavarmela come oggi, tutti qui.”
Carnival indirizzò alla ladra uno sguardo malinconico "Astrea-che-ha-promesso non si arrende mai, mmmh? Lei fa tante cose sciocche, oh si, come quando ha aperto una buia cella senza sapere chi era imprigionato in essa. O come quando è entrata nel profondo dell'anima di una Senzamorte per cercare di aiutare un'amica. E ora la mia piccola sorella si è messa in testa di salvare uno Zannelunghe Occhirossi, uno che è stato distorto e mutato con metodi che non può immaginare. Tante cose, tante cose sciocche."
“No, Carnival.” Dopo un lungo silenzio, il Cronista, che era rimasto meditabondo in disparte come se l’intera faccenda non lo riguardasse, interruppe i loro ragionamenti. “Non è un vampiro come lo sono io, o tu. Non è un Nato. Non è un Creato. Lui si autodefinisce Ibrido e in effetti non so come classificarlo. Ha conservato i poteri della Forgia, ma allo stesso tempo riesce a neutralizzare i nostri come fanno i Mietitori, e sto cercando di capire come sia possibile. Che l’abbiano potenziato è fuor di dubbio, ma bisogna sapere fin quanto. Senza contare che la Forgia, appunto, di per sé è un’arma letale che forse non ha neanche sfogato del tutto.” Sembrò voler aggiungere qualcosa, ma si trattenne e continuò solo dopo qualche istante. “Giocava con noi. Avrebbe potuto eliminarci facilmente, eppure continua a pedinarci, a stuzzicarci. Il guaio è che Aygarth, o Ibrido come si fa chiamare, conosce alla perfezione tutti i nostri poteri. E i nostri punti deboli. Sa dove colpire, e lo farà.”
"Sciocca? Io direi che è la più saggia di noi." Lao lancia uno sguardo affettuoso ad Astrea prima di rivolgersi al Cronista."Se so appena come ragionano Qaìn e gli Aurei, si sono lasciati una scappatoia per controllare ed eliminare Aygarth se diventasse troppo... indipendente. Come hanno fatto con me." Lao si stringe nelle spalle."L'ibrido è forte, lo erano anche i Fusi. Ma non può essere più forte di tutti noi messi insieme."
“Se lo elimineranno come hanno fatto con te, non ci sarà un domani per questa terra…” intervenne tagliente Galdor all’indirizzo di Lao. Poi continuò. “Se quello che Cronista dice è vero, Aygarth ha già dimostrato di essere più forte di tutti noi messi insieme. Se da solo ‘giocava’ con te e Cronista con una manciata di Mietitori al seguito può tenere testa a tutti noi. Il punto è approfittare di questa sua sicurezza che lo porterà a fare qualcosa di avventato ed è allora che dovremo agire, ma nel frattempo dobbiamo avvertire quanta più gente possiamo. I villaggi e le città devono essere preparate a quando i Mietitori si abbatteranno su di loro. Non c’è da sconfiggere nessuno stregone, no, questa volta si tratta di difendere una terra e tutti dovranno contribuire a farlo.”

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MessaggioInviato: Ven Giu 06, 2014 1:09 am Rispondi citandoTorna in cima

"Dubito che avremo il tempo di aspettare qualcosa di avventato da parte sua" interloquì Cronista. "Di Aygarth conserva i ricordi e a malapena l'aspetto, ma poco altro. Soprattutto, l'Ibrido che alberga in lui è abituato ad aspettare. E' paziente. E' riuscito a mettere nel sacco sia me che Lao - capiamoci, non intendo solo come capacità nel combattimento, ma proprio tatticamente - e non siamo proprio due soldati alla loro prima battaglia." allargò le braccia verso il resto del gruppo. "Desolato di non poter essere di alcun aiuto nel capire da che parte iniziare a cercare lui e i suoi cani da compagnia. Credo che potremo affidarci solo al..naso."
Lao parve riflettere a lungo. Infine si sedette a gambe incrociate e chiuse gli occhi."Sì, Aygarth, o l'Ibrido se vogliamo essere corretti, non è avversario da prendere alla leggera. Ma è uno strumento, un arma. Nè più nè meno dei Mietitori. Però a questo punto avrei una proposta da avanzare. Stacca la testa al serpente e anche il resto del corpo morirà. Gli Aurei, lo hanno scatenato loro." scrollò le spalle."E' scambiare una battaglia quasi persa in partenza con un’altra, ma questo ci permetterebbe di liberare alcuni di noi dal fardello di voler uccidere un buon amico invece di tentare di salvarlo."
Il guerriero annuì alle parole di Lao. “… E potremmo sperare di recuperare anche informazioni utili su come fermare l’Ibrido e i mietitori.” Fece una breve pausa. “ Scagliarci contro gli Aurei ci darebbe una pista migliore o dovremmo comunque andare a… naso?” chiese poi al vecchio.
"E voi pensate che nel frattempo quella...cosa...se ne starà tranquilla da parte, senza fare nulla?" la vampira digrignò i denti "Ha detto che verrà ogni notte a mordere Astrea-che-ha-promesso. Ogni notte"
"E allora dormiremo di giorno, e faremo muro contro di lei, ci nasconderemo, scompariremo. E se ci trova combatteremo." rispose Lao con voce piatta."Vi siete accorti che la sua tattica basilare è forse la più antica di tutte? Dividi e comanda. Ha portato me, Cronista, Astrea, persino te Carnival lontano dagli altri. A parole, con metodi spicci e usando i Mietitori. Secondo me vuol dire qualcosa anche questo: sa che presi uno alla volta non abbiamo scampo. Tutti insieme potremmo avere una possibilità." Lao sorrise, ad occhi chiusi, e fu un sorriso gelido."Prendi uno dei nemici, fagli del male. Fai in modo che urli, che pianga, che imprechi e che bestemmi. Di giorno e di notte. Fa’ in modo che i suoi compagni si preoccupino per lui, falli sfiancare nel tentativo di aiutarlo. E quando sono ormai esauriti... distruggili." smise di sorridere."Qàin e io eravamo bravissimi in questo. Più lui in verità." aprì gli occhi e volse lo sguardo verso Galdor."A naso? Sarà come cercare una pianta particolare in una foresta. Quando si nascondono si nascondono per bene. Però abbiamo un vantaggio: lui." Lao indicò il Cronista.
Il Vampiro alzò un sopracciglio. "Prego? Non ti ho già detto che l'Ibrido è completamente invisibile ai miei sensi? Lo sono anche le sue mucche da combattimento."
"No ma sei stato assieme agli Aurei e la loro cricca di bastardi per parecchio." Lao richiuse gli occhi e parve concentrarsi."Non hai sentito mai niente di interessante, due guardie che chiacchieravano, un brandello di rapporto mentre passeggiavi in un corridoio? Non hai visto mai niente di interessante?" la terra attorno al vecchio tremolò leggermente."Ti sai nascondere bene grosso come sei..." borbottò a se stesso riaprendo gli occhi."Non hai proprio nullla da dirci Cronista?"
La bocca del Vampiro s'incurvò in una piega fredda. "Parecchie cose. Potrei stare ore a raccontarvi il loro narcisismo per un certo tipo di scienza e l'assoluta indifferenza per la vita dei loro simili. Ma se pensi che sia stato informato riguardo le tattiche dei tuoi ex-compagni, ti sbagli di grosso. Ero in isolamento totale." Portò le mani sui fianchi. "Hanno fatto il nome di Aygarth durante un rapporto giornaliero a quello che credo fosse Qàin, e per pura sfortunata coincidenza ero presente. Hanno nominato l'Anchsar..sono fuggito perché credevo in pericolo mio fratello. Non pensavo di trovarlo..perduto. Scomparso. Io non ero presente, e mai me lo perdonerò. Tu eri presente, invece..che mi puoi dire al riguardo?" concluse, gli occhi gelidi.
"Insomma, in poche parole non ci servi a nulla, no. Come al solito" disse Carnival in tono sprezzante.
"Non ho visto niente, se non Aygarth che veniva torturato da un pazzo che per anni ho considerato il mio migliore amico e mio fratello." Lao lanciò un occhiata di puro gelo al Cronista."Torturato per colpa mia, contento?"
“Cercate di finirla adesso!” sbottò Galdor. “Che vi salta in testa? Non è additandoci o facendo le vittime che risolveremo la faccenda!” Il guerriero guardò Lao e Cronista e poi anche Carnival. “E’ davvero questo il massimo contributo che riuscite a dare quando ce n’è maggiormente bisogno?! Tsk! I grandi strateghi…”
“Calmi” Si intromise Astrea che se ne era stata in silenzio per tutto il tempo. “Se Cronista ha qualcosa da dirci lo farà, non ho motivo di credere che abbia qualcosa da nasconderci…” Spostò lo sguardo su Lao e lo guardò fisso per una manciata di secondi. “L’unica cosa che vi chiedo è che siate del tutto onesti.” Fece una pausa. “C’è qualcosa che ancora non sappiamo? Avete qualcosa da dire? Fatelo adesso per favore, non sono solo io a rischiare, Carnival, ma tutti.”
"Tu non hai motivo di credere che lui ci nasconda qualcosa, Io si, oh si" ribattè la vampira con un'altra occhiata gelida a Cronista "E del rischio delle Cose Viventi, degli abitanti dei villaggi, degli innocenti " la vampira sputò quella parola come fosse un insulto "Non me ne importa nulla, come non importa a nessuno qui. A me importa di te, e basta."
"Certo calmissimo, così Galdor avrà il silenzio necessario per architettare il modo giusto per ammazzare Aygarth." Lao si alza stiracchiandosi. Lanciò una muta occhiata a Carnival."Cronista, dovremmo fare una lunga chiacchierata. Voglio sapere tutte le novità sui miei ex commilitoni. Hai parlato di scienza deviata, bene vediamo quanto ha deviato da qualche decennio fa."
Galdor serrò la mascella all’ennesima provocazione di Lao e distolse lo sguardo appellandosi a tutta la sua pazienza nella speranza che una risposta coerente di Cronista l’avrebbe distratto.
Il Vampiro replicò con un'unica alzata di spalle. "Per quello non c'è alcun problema. Spero di non risultare troppo pedante nel descrivere quanto ho visto, d'altronde sono fuori all'aria aperta per la prima volta da mesi..e di gingilli strani ne ho visti parecchi." Scoccò un'occhiata a Carnival "Figlia della Notte, segui l'esempio della tua sorella di sangue..conta molti meno anni di te, ma molta più saggezza. Nascondo alcune cose, vero, e dovrò renderne conto a tempo debito, ma altre potranno tornare utili..in primo luogo a te.
La vampira si avvicinò al Cronista fino ad essere ad un solo passo di distanza, una luce ostile nei suoi freddi occhi grigi "Vedremo, si. Ma non dimenticare una cosa, Logan" disse sapendo benissimo che al vampiro non piaceva essere chiamato per nome da lei "forse i miei poteri non servono a nulla su quello spregevole Ibrido, ma tu non godi della stessa immunità, oh no. Attento ai tuoi passi, Creato".

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MessaggioInviato: Ven Giu 27, 2014 11:16 pm Rispondi citandoTorna in cima

La marcia sembrava infinita e il silenzio aleggiava sul gruppo per buona parte del tempo; il che era comunque meglio rispetto alle accuse e alle minacce che avevano caratterizzato gli ultimi scambi di battute.
L’umore era nero, chi per un motivo, chi per un altro e Galdor non faceva differenza. Avanzava in fondo al gruppo con volto contratto e inespressivo immerso in chissà quali pensieri. Calciò casualmente una pietra e si riscosse leggermente. Spese un’occhiata su tutto il gruppo e si soffermò su Astrea che, nonostante tutto, arrancava con coraggio. Quella ragazza era sorprendente. Accanto a lei, fedele, Carnival vegliava sulla sorella come una sorta di angelo custode. Il guerriero allungò il passo e si avvicinò alla bionda vampira.
Il suo volto non cercava minimamente di nascondere il sospetto e la rabbia, entrambe amplificate da un generalizzato senso di insofferenza verso la situazione. Rimuginava mormorando a bassa voce pensieri e propositi.
“Carnival?” la interruppe il guerriero “A cosa pensi?” concluse con sufficiente banalità.
La vampira si voltò di scatto verso Galdor, i canini snudati in una smorfia poco piacevole, poi sbatté le palpebre una, due volte, come se stesse mettendo a fuoco il suo interlocutore solo in quel momento e sembrò calmarsi, ma soltanto un poco.
"Hanno mentito" ringhiò fra i denti "Si, entrambi mi hanno mentito, per tutto il tempo. Non gli è mai importato, no, mai importato di niente, di nessuno. Come osano giudicare me? Quelli che ho ucciso, io li ho resi miei, li ho resi parte di me. E dopo aver bevuto il loro sangue io ho preso qualcosa da loro, non come trofeo, oh no, ma per ricordarli perché è grazie a loro che io continuo ad esistere. Ed ho divorato la loro anima, perché sapessero, si, sapessero che la loro morte non è stata vana e che io, io ricordo, ricordo tutti loro."
Alla prima reazione della vampira, il guerriero si ritrasse leggermente ma poi ascoltò con attenzione le parole di Carnival. Galdor non aveva ben chiaro in mente cosa cambiasse tra vampiri e vampiri; aveva sentito Carnival e Cronista fare riferimento a una qualche sorta di genealogia vampiresca, ma non si era mai interessato più di tanto e, a quanto sembrava dalle parole della vampira, anche per le loro vittime doveva esserci differenza di fato. Del resto Galdor e Astrea avevano visto nella testa della vampira e vi avevano scorto una moltitudine di ombre e ricordi confusi, ma non era questo un argomento che il guerriero reputava interessante al momento. “Hanno bisogno di sentirsi migliori di noi altri, è tutto quello che gli resta per non ammettere la loro sconfitta.” suggerì il guerriero. “Cerchiamo di farci forza e non pensarci… Dobbiamo rimanere concentrati e uniti se vogliamo sperare di sopravvivere a questo macello.”
"Mi hanno mentito" ripeté Carnival, in tono amaro "tutto quello che hanno detto, è falso. Sono degli ipocriti. Logan...quanti ha ucciso lui, aiutando gli Inquisitori? Il prode alchimista... E quanti...quanti innocenti ha ucciso il vecchio uomo? Lui era un Inquisitore, lo è stato finché non ha litigato col suo amico, oh si. Io ho ucciso perché dovevo. Non ho mai preso trofei, no." la vampira si strinse le braccia attorno alle spalle, come se sentisse freddo "Io non ho mai preso trofei, solo ricordi. Io li ricordo, li ricordo tutti. Avrei preso un ricordo, anche da Astrea-che-ha-promesso, si, lo avrei fatto. Non l'ho ingannata, no, mai. Lei ha scelto, ha scelto di farsi mordere da me, si. Mi disse che voleva essere mia amica, e che voleva aiutarmi e io le dissi che avevo sete. Non le ho mentito, non l'ho ingannata. Avrei preso anche lei e lei lo sapeva, ma ha avuto fiducia in me e io non l'ho uccisa, no, perché lei ha avuto fiducia in me. Non ho mai mentito, non ho mai preteso di essere qualcosa che non sono."
Era uno di quei rari momenti in cui Carnival dava spiegazione di quello che le passava per la testa, ma il suo punto di vista era piuttosto estraniante per il guerriero anche se, di per sé, affascinante. Galdor cercò allora di riportare l’argomento a qualcosa di più pratico, cercando di sfruttare quel momento di apertura della vampira. Sapeva di dover procedere con cautela.
“A proposito di Astrea-che-ha-promesso” iniziò il guerriero. “non si trasformerà in… in una di quelle cose, non è vero?”
La vampira gettò una strana occhiata a Galdor "Avrebbe dovuto. Ma, lo vedi da te, non è successo. Non so dire perché, no, o forse si." gli occhi di Carnival vagarono da Galdor ad Astrea che arrancava poco lontano "Lei è mia" borbottò "Io sono arrivata per prima."
Galdor soprassedé all’occhiata di Carnival. “Cosa intendi?” le chiese “è perché tu l’hai morsa? Per il… legame che avete?”
Carnival tornò a focalizzarsi su Galdor, ma non gli rispose subito, limitandosi a fissarlo per qualche istante in silenzio. "Stavo morendo si sete, in quella cella. Non potevo uscire, no, la sua magia me lo impediva. Tu non sai cosa significa. Tu non sai cosa è la Sete. L'avrei uccisa, dopo che ha aperto la cella. Avevo sete. Lei aveva paura di me."
“Eppure ti mostrò anche qualcos’altro, oltre che la paura…” continuò il guerriero sulla base di quanto aveva detto poc’anzi Carnival.
"Te l'ho già detto" borbottò la vampira, di malavoglia.
“Dobbiamo trovare un modo per proteggerla, non dobbiamo permettere all’Ibrido di concretizzare le sue minacce!” Disse il guerriero cambiando parzialmente argomento. “Cosa ti ha detto esattamente? c’è stato un momento in cui siete rimasti soli a quanto ho capito.”
"Ha detto molte cose, nessuna che ti piacerebbe sentire" Carnival digrignò nuovamente i denti, inquieta "Io non lo permetterò. Non deve morderla ancora. Lei è mia. Mia. Non possiamo difenderla, è troppo facile separarci. Lei deve diventare più forte, si ,deve. Almeno quanto basta a sconfiggere le bestie e gli sgorbi. Ma non so come."
Il guerriero guardò la vampira “Se anche volessi insegnarle ad usare la lancia che le ho dato non ne ho il tempo e il modo in queste condizioni, siamo sempre in viaggio, sempre braccati…” Sbuffò “Non possiamo continuare di questo passo…”
La vampira scosse la testa con veemenza "No, no. Deve essere forte. Io non sono normale, tu non sei normale. Noi possiamo batterli, si. Anche senza negromanzia anche senza fuoco. Ma lei, lei è troppo normale." spiegò in tono dolente "Dobbiamo trovare un modo di renderla forte"
La vampira assunse un'espressione pensosa "Il sangue, il sangue è la chiave..."
Il guerriero osservò Carnival con un’espressione di curiosità e preoccupazione. “A cosa stai pensando?” le chiese.
Lo sguardo della vampira era perso nel vuoto "Il Sangue è Vita" disse con tono cantilenante "il Sangue è Potere. Lei avrebbe dovuto trasformarsi, l'ho visto in quegli sgorbi, l'ho visto, lui li ha morsi, loro sono cambiati subito subito" Carnival mise a fuoco Galdor "Lei non si è trasformata" disse in tono improvvisamente secco "Perché?"
Il guerriero rispose alla domanda che gli era stata posta con cautela, non sicuro di dove Carnival volesse andare a parare. “Perché l’avevi già morsa, è questo che hai detto…” Le frasi usate dalla vampira risuonarono spaventosamente familiari nella testa del guerriero che mal sopportava tutto quanto fosse inerente al potere del sangue.
Carnival esibì il suo solito sorriso sbilenco "Si" alitò a voce appena udibile "Si" ripeté a voce più alta "il suo sangue non è puro, no, il mio veleno è in lei, da più di un anno ormai. Ma io non sono una Creata, sono una Senzamorte, il mio veleno non è quello degli altri vampiri, non trasforma subito, oh no, non senza una goccia di sangue, ma io non le ho mai dato il mio sangue e ora...ora qualcosa è cambiato."
A Galdor non piacque la piega che il discorso stava prendendo. Si girò a guardare la vampira “Cosa hai intenzione di farle?” le chiese abbassando il tono della voce.
Carnival indirizzò un'occhiataccia a Galdor "Niente" rispose in tono offeso "Io non sono Damarios, io non faccio esperimenti sulla mia piccola sorella. Ma se il suo sangue l'ha resa resistente allora forse col sangue è possibile renderla forte. Il Libro, devo leggere il Libro" borbottò.
Galdor riusciva ad offendere la vampira quasi ogni volta che si parlavano, tuttavia non era lei che lo induceva al sospetto, non che in passato non fosse stato così, ma la smisurata fiducia di Astrea nei suoi confronti aveva iniziato ad influenzarlo. Dopo quanto avevano passato, al guerriero era chiaro che Carnival non avrebbe mai fatto del male alla ragazza, ma certe volte semplicemente non riusciva a trattenere il dubbio e il sospetto che gli argomenti che ruotavano intorno alla vampira, recavano con se nella sua mente.
“D’accordo, guarda il libro se pensi che possa aiutarci a proteggere Astrea…” concluse con voce più rilassata.
Fu il turno di Carnival di guardare Galdor con un'ombra di sospetto nello sguardo. Troppe volte i suoi compagni di avventura, e specialmente Lao e Aygarth, le avevano rinfacciato l'intrinseca malvagità del Liber Mortis e messo in dubbio il suo utilizzo in certe situazioni "Sei sicuro?" chiese scrutando l'uomo con attenzione.
“Non so più di cosa essere sicuro ultimamente…” rispose il guerriero mostrando per un attimo l’enorme stanchezza mentale e fisica che nell’ultimo periodo si era accumulata.
"Hai ascoltato troppo spesso le ciance del vecchio e del suo odioso amico umano" sbuffò la vampira "La morte non è malvagia. La Dea non è malvagia. Soltanto indifferente. Il suo potere può essere usato per il bene o per il male. Allo stesso modo, anche il Libro è indifferente, si. Invero, la stessa tenebra è indifferente. Il male, Galdor-che-non-dispera si nasconde nella tenebra come si nasconde nelle strade di una cittadina illuminata dal sole. Ma non sono mai le strade ad essere cattive."
Il guerriero guardò ancora una volta la vampira e quanto detto non gli sembrò così sbagliato. Lui stesso aveva detto che nessuno è esente dalla morte e dalla fiducia, quindi perché non concederla a Carnival. Annuì leggermente. “Consulta il libro e fammi sapere cosa ne tiri fuori…”
La vampira inclinò la testa da un lato e sorrise. Un bel sorriso questa volta. Sfiorò Galdor sulla spalla con la mano destra "Io non so se il Libro mi dirà quel che voglio sapere o se ci sarà un prezzo da pagare, no. Ma non farò niente, se lei non lo vorrà, no. Lei ha promesso, io ho promesso."
Astrea cominciava già a sentire la stanchezza dopo nemmeno poco tempo che avevano ripreso a camminare. Si fermò con la scusa di cercare l’otre per bere dell’acqua nello zaino e si concesse una pausa per prendere fiato. Pensò a quando si trovava alla locanda con Carnival e Galdor dove erano stati qualche giorno fa, quando sperava ancora che Lao riuscisse a trovare Aygarth…
Scosse la testa e si rimise lo zaino sulle spalle, cercò con lo sguardo Carnival e la vide in compagnia di Galdor. Affrettò il passo per raggiungerli e riuscì a sentire solo l’ultimo scambio di battute.
“Non si parla degli assenti, sapete?” Disse abbozzando un sorriso.
Il guerriero le sorrise di rimando. “Pensavamo ad un modo per proteggerti…” mentì, anche se quello sarebbe stato il prossimo argomento che avrebbe voluto trattare con la vampira.
La ragazza si passò la mano sulla gola nei punti arrossati e gonfi dove era stata appena morsa. “E’ evidente che non potete sempre farlo. Non dovrete prendervela con voi stessi se doveste riuscirci.”
Carnival indirizzò un'occhiataccia ad Astrea, era evidente che non le piaceva affatto quella piega del discorso né era disposta, per parte sua, ad arrendersi tanto facilmente. "Non parlare in questo modo" disse in tono severo.
Astrea rispose alla vampira con una smorfia. “Sono solo realista e tu sei testarda, potremmo parlare per ore e non riuscire a risolvere nulla.” Il tono era ironico. "Ti chiedo solo di non sentirti in colpa per quello che mi è accaduto o potrebbe accadermi."
Fu Carnival ora a contrarre il volto in una smorfia "Il tuo realismo va e viene piccola sorella, va e viene. Se veramente tu fossi realista, allora avresti fatto quello che hai fatto. Ma io, io so che esiste un modo, e se esiste io lo troverò."
La ragazza aggrottò la fronte e lanciò uno sguardo a Galdor pensando che si stesse riferendo a qualcosa di cui avevano parlato prima loro due. "Di che parli, Carnival? Un modo per cosa?"
“Tu mi hai fatto un dono, più di uno in verità, oh si. Perché non posso fare un dono alla mia piccola sorella? Io so quello che provi, si, ti senti debole, un peso e tu lo odi, si. Non posso proteggerti sempre, io lo farei, si ma non posso non posso. Forse però posso fare qualcos'altro per te, forse posso farti un dono."
Astrea sorrise. Era stata ingannata due volte da un amico, era stremata ed impaurita, eppure Carnival riusciva a farle passare tutto anche se per poco con quel modo di fare che forse solo lei riusciva a capire, e anche Galdor dopo l'esperienza diretta che avevano condiviso.

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MessaggioInviato: Sab Giu 28, 2014 12:58 am Rispondi citandoTorna in cima

Lao portò una mano a far da visiera per gli occhi. Niente la foresta sembrava un mare di inchiostro dalla sua posizione. Muta e immobile. Si sporse ancor di più dalla cima dell'albero e guardò in basso. I suoi compagni, le sue allieve che marciavano a livello del suolo. I miei amici? Posso ancora dirlo dopo quello che è successo e quanto ci siamo detti? si domandò per la centesima volta cominciando la discesa. Non era solo per far da vedetta che era salito così in alto. Sentiva il bisogno di allontanarsi da loro, anche solo per pochi secondi, di estraniarsi."Siamo fortunati." disse a bassa voce arrivando al suolo."Non si muove niente nella foresta. A parte noi." Detestava non poter sentire i Mietitori con l'occhio della mente, lo faceva sentire indifeso.
Il buio avvolgeva la foresta, dando alla vegetazione forme inusuali e ingannevoli. Ad una persona normale sarebbe risultato facilissimo vedere bestie in ombre rachitiche, e sentire voci laddove il vento fendeva le fronde.
Ma questo importava ben poco ad Ulkos, che alla vista e all'udito in quel momento si affidava poco.
Il suo naso canino si spostava a destra e a sinistra, aspirando l'aria con fare predatorio: conosceva l'odore di cui avevano bisogno per iniziare la caccia come dovevano e sperava di trovarlo al più presto.
Dopo che Lao ebbe parlato, fece una breve pausa.
- Confermo, per ora i Mietitori sembrano lontani. Non avverto odori, nè suoni sospetti...per ora però...- disse, preoccupato.
Ritornò quindi a fiutare, distaccandosi solo di qualche metro dal gruppo per evitare di mischiare anche i loro odori e rendere più facili le sue ricerche.
Galdor era stato silenzioso fino ad ora, ascoltò attentamente le parole di Lao e la conferma del licantropo, ribadì quindi la sua idea. “L’ultima volta che tutto era quieto, abbiamo trovato una città distrutta, perché ora dovrebbe essere un bene?” chiese all’indirizzo del vecchio.
"E' una buona domanda. Ma per ora non ci sono strani mostri cadaverici o amici a cui è stato fatto il lavaggio del cervello che ci attaccano. Non vedo fumo di incendi, non sento urla strazianti nè clangore di armi." Lao si strinse nelle spalle."Per ora mi basta. Di quell'odore ne ho abbastanza."
Carnival indirizzò un'occhiata obliqua a Lao "Strano che tu dica così, si. Dovresti averci fatto l'abitudine". Astrea che procedeva a fatica al fianco della vampira, non disse nulla. Si era ripresa a malapena quel tanto che bastava a camminare e per quanto avesse notato mille piccoli segni che denotavano un inquietante cambiamento di Carnival dopo il suo incontro con l'Ibrido, era semplicemente troppo stanca per preoccuparsene al momento.
Poco più avanti, Ulkos era per metà concentrato su un'eventuale pista da seguire e per metà su ciò che dicevano i suoi compagni di disavventura.
La tensione era palpabile nell'aria. Tutta questa negatività avrebbe danneggiato il branco prima o poi. E quella era una cosa che non potevano permettersi proprio in quel momento.
Smise per un attimo di fiutare l'aria, voltandosi verso gli altri.
- Sentite, l'aria comincia a puzzare di testosterone- ringhiò leggermente, drizzando il pelo sul collo.- Dobbiamo trovare Aygarth, non possiamo perdere tempo così!
Sbuffò, alzandosi sulle zampe posteriori e fissando alternativamente Lao e Carnival.
- Il branco ha bisogno che restiate uniti: rimandate a dopo le vostre scaramucce magari, e forse usciremo vivi da questa faccenda...- ritornò con il naso per aria, continuando a fiutare.
Il guerriero annuì alle parole concilianti del licantropo. “Ulkos ha ragione, procediamo se non c’è segno di minacce nei paraggi…” Sistemò lo zaino in spalla e mosse qualche passo in direzione di Astrea per sincerarsi della sua condizione prima di riprendere la marcia. La giovane ladra era parecchio affaticata e di un pallore spettrale, ma rivolse comunque un tenue sorriso all’indirizzo di Galdor. “Spero di riuscire a continuare… Ci vorrà ancora tanto?” gli chiese. La domanda colse impreparato il guerriero che non aveva fatto caso alla direzione imboccata dal gruppo per il nervosismo che aveva addosso. Si rivolse quindi ai compagni. “Dov’è che siamo diretti?”
"Ovunque ci sia civiltà. Dove potremo fare anche una bella chiacchierata." aggiunse lanciando un occhiata al Cronista e poi ad Astrea e Carnival, tentando di mascherare la sua preoccupazione.
Sembrava che avrebbero girato all'infinito in quella selva. Il licantropo stava quasi perdere le speranze nel ritrovamento di una traccia quando i lsuo naso balzò verso destra: una traccia! Finalmente!
Ma non era un odore vivo, no...era qualcosa di diverso, inconfondibile. Era fuoco, e rabbia e metallo. Tutto insieme, indicava ai suoi sensi solo una cosa: Aygarth era vicino.
Con un verso simile ad un guaito, il grosso mezzo lupo si sollevò in piedi.
- Che cosa c'è in quella direzione?- domandò a nessuno in particolare.- C'è qualche città, che voi sappiate?
"Non lo so." Lao si affiancò ad Ulkos. Sentiva la mente del mannaro agitata, impaurita. Paura che veniva dalla sua parte animale, dal suo istinto."Che c'è? Che senti?" domandò scrutando le tenebre. Espanse al massimo la mente e sondò la foresta avanti a loro. Nel brusio della selva addormentata riuscì a sentire qualcosa. O meglio non sentì. Più avanti un vuoto totale, un nulla silenzioso, li attendeva.
Carnival stava guardando di fronte a sè, con aria intenta, la testa inclinata come se ascoltasse qualcosa che solo lei poteva udire "E' inutile che tu gli chieda cosa sente. Non può sentire niente, perchè non c'è niente. Niente di vivo. Un buco, c'è un buco là davanti."
“Maledizione, non di nuovo…” si lasciò sfuggire il guerriero. Gli ultimi giorni erano stati a dir poco massacranti e dopo l’ultimo loro incontro con l’Ibrido sperava di non doverlo incontrare nuovamente così presto. “Torniamo indietro o cambiamo direzione, non siamo in condizione di incontrarlo di nuovo… questa volta potrebbe avere più mostri con se.” propose.
La vampira ridacchiò. "Io sono già morta. Lo dimentichi sempre."
"Mai del tutto. Ed è quel tutto che mi preoccupa sempre." Lao osservò gli altri."Ci dividiamo in due gruppi. Io, Carnival, Cronista, Galdor, Ulkos andiamo verso il pericolo, facciamo da diversivo. E proviamo a non farci ammazzare. Astrea e Magistra fanno un largo giro e ci aspettano lo stretto necessario, nascosti. Pareri?"
Astrea prese Carnival per mano. “Non è necessario che vi esponiate tutti per me, posso correre il rischio. Non sono così… così stanca.” disse con la dolcezza e lo spirito di sacrificio che aveva sempre dimostrato.
Galdor si limitò ad ignorare l’opposizione della ladra. “Non so quanto convenga dividerci, forse possiamo fare tutti un largo giro… o, al più, conviene maggiormente che sia Carnival a restare con Astrea; lei non soffre la fatica e si muove rapidamente, se ce ne fosse bisogno potrebbe portarla lontano da qualsiasi pericolo…” si pronunciò anche se pure lui avrebbe preferito non dover incontrare l’Ibrido.
La vampira guardò Astrea, poi guardò Lao, poi di nuovo Astrea "L'ultima volta che ci siamo divisi, le cose non sono andate bene" disse in tono basso e aspro "e lui ha già usato una volta un diversivo"
"Non nutro grandi speranze che un gruppo così numeroso possa aggirare qualsiasi cosa ci sia lì davanti. I Mietitori ci fiutano, e anche l'Ibrido." Lao si torse le mani."A questo punto accetto suggerimenti tattici. Di qualsiasi genere.”
“Fuggire, aggirare fronti…” La voce di Cronista fendette il silenzio teso che si venne a creare. “Volenti o nolenti, siamo prede, no? Gli Inquisitori non ci ignoreranno mai. Quindi preferisco trovare Ibrido piuttosto che farmi trovare da lui.” Fissò Astrea. “Abbiamo visto cosa succede se gli lasciamo la possibilità di avvicinarsi quando abbassiamo la guardia.”
Ulkos appoggiò l’osservazione di Cronista. “Un vero branco deve stare unito, divisi siamo prede facili, ma insieme possiamo proteggere Astrea e riuscire ad avere la meglio sui nostri nemici…” disse fiducioso “E soprattutto non ho intenzione di diventare preda, non più di quanto sia già successo!” concluse.
Galdor a questo punto si strinse nelle spalle. “Procediamo allora…”



Astrea sentì l’odore di bruciato ancora prima di vedere il muro di cinta di Roccariva.
“Secondo voi hanno allestito anche qui patiboli e roghi?” Chiese a Galdor e Carvinal. Ripensò a quello a cui avevano assistito, alla veggente e al bambino. Scosse la testa “Avete detto che non riuscite ad avvertire alcuna presenza, ci sarebbero delle persone e inquisitori.” Alzò lo sguardo al cielo ma non vide del fumo, non c’era nulla. Non riusciva a capire.
Le mura della città erano basse, nessuna guardia perlustrava il perimetro su di esse, nessuna guardia davanti il portone. Nessuna anima viva, niente fumo, niente fuoco, solo quell’odore nauseante di bruciato che man mano che si erano avvicinati era diventato insopportabile. Astrea si era già pentita di non essere rimasta con Magistra ma non disse nulla.
Carnival si guardò intorno con aria sorprendentemente piatta e indifferente. L'odore di bruciato non sembrava infastidirla. "No, non ci sono patiboli qui, o inquisitori. Soltanto un buco"
"Niente." Lao chiuse gli occhi e ispirò a fondo. "Lo confermo. Davanti a noi è nero come la pece. Suggerisco prudenza, non entriamo dalla porta principale. Il muro è basso e possiamo scavalcarlo. Basta trovare un punto cieco dall'interno. Aspettatemi qui per un attimo." disse prima di incamminarsi furtivo verso il muro di cinta. Contemporaneamente alzò le mani e incanalò il suo potere: la terra alla base del muro prese a sollevarsi lentamente formando una soffice rampa, che permise al vecchio di arrivare a mezz'altezza del bastionato. Con una breve rincorsa e un agile balzo afferro il bordo del muro e sporse oltre la testa per pochi secondi. Si lasciò cadere sulla rampa e fece dei rapidi gesti ai compagni perchè si affrettassero a raggiungerlo.
Galdor osservò quanto fatto dal vecchio. “Questo per non dare nell’occhio, suppongo…” si lamentò a bassa voce, poi lo raggiunse con gli altri ai piedi del muro. Il fetore di bruciato era nauseante, ma non una sola colonna di fumo si levava dalla città che sembrava quasi sospesa nel tempo per quanto spesso e impenetrabile fosse il silenzio che vi aleggiava.
"Non c'è un’anima in giro, amica o nemica, e non ci sono incendi all'interno, non mi spiego questo odore appestante." Lao prese a spiegare velocemente."Usate la rampa per scavalcare, il muro non ha camminamento quindi fate presto a passare dall'altro lato. Occhio che il primo gradino è bello alto. A tre metri a destra c'è una casa piuttosto vicina al muro, senza porta posteriore. Nascondetevi lì e attendete gli altri."
La vampira guardò Lao in maniera strana "Avrei potuto cercare la porta e aprirla dall'interno" osservò stringendosi nelle spalle poi senza preavviso afferrò Astrea senza tanti complimenti, come era solita fare, e si limitò a saltare il muro come un'altra persona avrebbe fatto con un semplice ostacolo "Avresti potuto inciampare e farti male" disse all'attonita ragazza quando furono all'interno della cittadina.
Astrea era sul punto di replicare ma lasciò perdere. Piuttosto si guardò intorno, le strade erano completamente deserte, regnava un pacifico e tranquillo silenzio. Indicò a Carnival la prima casa che era sulla strada come aveva detto Lao. "Riesci a vedere qualcosa dalla finestra?" Bisbigliò
"E' chiusa. Ma a questo si può rimediare, oh si"" replicò Carnival avvicinandosi alla finestra e allungando la destra. La finestra si aprì con uno rumore secco e la vampira fu libera di osservare l'interno.Non una visione piacevole... Cadaveri bruciati, ridotti a brace affumicata. Però i vestiti e le lenzuola in cui giacciono erano immacolati. Due di loro, i più piccoli, erano morti tra le coltri, gli altri due sembravano essere caduti dal letto e aver cercato di raggiungere strisciando la porta della stanza. Ma tutti sembravano essersi dimenati e forse persino urlato fino a farsi scoppiare la gola, vista la mandibola distorta in un urlo muto e la posa scomposta.Carnival non diede alcun segno di turbamento, a meno di interpretare come tale un rapido battere delle palpebre. Ma con la sinistra tenne ferma la ragazza impedendole di accostarsi a sua volta alla finestra e guardare dentro "Meglio che tu non guardi. No." disse semplicemente.
Lao si calò con la massima agilità dal muro e raggiunse le sue allieve. Aveva udito le parole di Carnival e quasi temeva quello che si celava oltre gli scuri. Una breve occhiata gli fece salire bile acida alla gola. "Non muovetevi." sibilò con voce roca prima di avvicinarsi all'abitazione accanto e forzare con il minimo rumore una delle imposte.
Solo due cadaveri questa volta, stretti nell'ultimo abbraccio tra le coperte. Eppure anche su loro due un calore innaturale aveva provocato uno scempio orrendo. Si riunì agli altri."Sappiamo il motivo dell'odore. E' la Forgia, ci scommetto la vita. Ma Aygarth non l'avrebbe mai spinta fino a quel punto, e mai contro gente innocente."

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MessaggioInviato: Sab Lug 05, 2014 2:06 pm Rispondi citandoTorna in cima

Il bambino si arrestò bruscamente dinanzi alle basse mura, accortosi d’improvviso del silenzio. Lasciò cadere dalle spalle il bastone con i due otri; parte dell’acqua si rovesciò al suolo. Un piccolo angolo della sua mente si contorse al pensiero di cosa avrebbe detto suo padre. La doccia del mattino per la sua famiglia era compromessa. Gli occhi sbirciarono intimiditi il piccolo camminamento deserto, per poi soffermarsi al grande portone di legno che costituiva l’accesso alla cittadella fortificata. Nessuno.
Come sempre quando era nervoso, un forte fischio gli riempì le orecchie e la testa iniziò a pulsare dolorosamente. Una forza invisibile portò i suoi piccoli piedi verso l’ingresso, dimentico dell’acqua lasciata sull’erba ingiallita.
Varcò la soglia entrando nel cuore del clan Ishikawa. Senza accorgersene si trovò a camminare sul sangue, a malapena assorbito dal terreno sabbioso. I cadaveri dei figli della dinastia più potente di tutto l’Oriente erano sparpagliati nella piazza principale: chi smembrato dai propri arti, chi impalato, chi decapitato. Chi letteralmente sbranato. Il bambino si piegò in avanti e vomitò la colazione in un unico gesto, le mani sulle ginocchia.
“Tokiro-kun, scappa.” Una voce fredda frustò il suo collo facendogli rizzare i peli sulle braccia. Qualcuno era appena uscito dalla dimora del daimyo, e gli stava parlando. Guardò dritto davanti a sé e lo vide: l’armatura ben oliata scintillava alle prime luci del mattino, così come il fodero della spada. Sotto le placche intonse, il volto, gli arti e il busto erano completamente lordi di sangue. Gli occhi grigi lo soppesarono, mentre le mani agganciavano l’elsa della spada alla cintola. “Tokiro-kun, dimentica il tuo cognome. Scappa. Non tornare più qui.”
Il bambino riuscì ad arretrare di un paio di passi, prima di inciampare su un cadavere rovinando a terra. “Shikan..cosa..” balbettò terrorizzato.
Il Vampiro balzò sul suo cavallo, l’unica cosa vivente in quel posto oltre al ragazzino. Si portò al passo all’altezza del bambino, che ora piangeva silenziosamente. Con l’ultima scintilla di coraggio rimastogli il fanciullo alzò la testa quando l’assassino oscurò la luce dell’alba portandosi davanti a lui. Ne vide i lunghi capelli, sciolti dallo chignon, intrisi di sangue secco, le mani che stringevano alcune fiale appese alla cintola. “Scappa Tokiro-kun, non lo ripeterò un’altra volta. Non c’è niente per te qui. E non cercare protezione dalle truppe del daimyo che pattugliano i confini.” Staccò gli occhi dal volto del bambino e guardò l’orizzonte “Ho ancora molto lavoro da fare.”
Partì al galoppo, lasciando una nuvola di polvere e odore di sangue.


-Che cosa ci faccio ancora qui?- si era chiesto Cronista per tutto il tragitto nella boscaglia. Il vecchio aveva espresso a più riprese l’intenzione di fare “una bella chiacchierata” con lui, e non era sicuro di riuscire a subire il suo terzo grado di fronte al resto del gruppo senza provare a difendersi. –Quella cosa che si autoproclama Ibrido ha detto che la morte di Aygarth è stata tutta colpa di Lao. Che l’ha tradito. Quanto posso credere a queste parole? Non è nella mia posizione esprimere giudizi sulla sua effettiva colpa, visto cosa ho fatto io a mio fratello, ma..non posso permettermi di essere rallentato da un processo in questo momento. Non con una giuria completamente amorale come Carnival e un boia dalla coscienza così monda come Lao-.
Sospirò, cercando di pensare il meno possibile ai Mietitori e al suo ruolo nella loro creazione. Per quanto Lao avesse ribadito che non avrebbe più letto nella mente delle persone, non poteva fidarsi. Non quando era guardato così in cagnesco da metà del gruppo. Sentiva le sue mosse costantemente osservate.
Scrutò avanti a sé, portando lo sguardo sulle due donne che lo precedevano nel cammino. Astrea e la sua “sorella di sangue”. –Carnival ostenta l’odio nei miei confronti con orgoglio. Perché provare ad aiutarla? Perché è unica nel nostro genere? Ma che genere è poi, il nostro? Non dovremmo neanche camminare su questa terra.-

***

“Fuggire, aggirare fronti…” Sentì la sua voce rompere il silenzio del gruppo. “Volenti o nolenti, siamo prede, no? Gli Inquisitori non ci ignoreranno mai. Quindi preferisco trovare Ibrido piuttosto che farmi trovare da lui.” Fissò Astrea. “Abbiamo visto cosa succede se gli lasciamo la possibilità di avvicinarsi quando abbassiamo la guardia.”
Ulkos annuì e questo sembrò bastare a far continuare la marcia. –Sono..stanco.- trovò quasi vergognoso il pensiero di una cella confortevole in cui rinchiudersi a fare esperimenti, lontano da tutto e da tutti. La sensazione di voler fuggire via dall’orrore che l’aveva accolto al suo ritorno nel mondo reale lo colmò in un attimo. Il retaggio umano che scorreva nelle sue vene in parte vi contribuiva.

***

Le basse mura silenziose non ingannavano i suoi occhi. Un’esplosione gigantesca di energia sembrava essere avvenuta poche ore prima. Ne distingueva i segni dappertutto: le onde continuavano a infrangersi sulle mura e a defluire dall’altra parte. La sua mente fu come accecata da tale manifestazione di potere. Non aprì bocca con gli altri perché aldilà di quella marea che lentamente stava defluendo, non percepì alcun battito aldilà di quelle mura. Né alcun movimento. Con movimenti meccanici salì sulla scala improvvisata da Lao per raggiungere l’altro lato. In altre circostanze, sarebbe balzato aldilà delle mura dopo un’alzata sprezzante di sopracciglio.
Le vibrazioni lo circondarono lambendo i contorni del suo corpo quando fu in cima alle mura. Chiuse i polmoni d’istinto e smise di respirare, come se questo avesse potuto in qualche modo schermarlo dal caos che vedeva intorno a sé. Raggiunse stordito Lao e le due donne.
I cadaveri trovati da Carnival e Astrea emanavano una vibrazione latente che conosceva bene. Altre vibrazioni lo raggiunsero dalle finestre accanto a quella su cui erano affacciati. Le seguì come ipnotizzato, facendosi condurre fino alla fontana centrale della piazza. Una volta arrivato, sfiorò con l’indice destro un punto preciso. La bocca si contorse in una smorfia di dolorosa consapevolezza. “Già, è la Forgia.” Scandì a voce alta, facendo voltare gli altri. “E’ partita da qui, con un unico tocco e un’unica propagazione. Questo è lo speciale benvenuto di Ibrido. Arriveremo sempre tardi.”
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MessaggioInviato: Mar Lug 08, 2014 1:41 am Rispondi citandoTorna in cima

Carnival indirizzò un'occhiata sprezzante a Lao e al Cronista "E' la Forgia, è la Forgia" ripetevano in coro come tanti pecoroni. Certo che è la Forgia. Cosa'altro poteva essere? Glielo aveva pur detto che davanti a loro c'era un maledettissimo buco no?
Non si pose la questione del fatto che le sue parole non erano affatto chiare, come sempre. Ai suoi occhi, per le sue facoltà, non c'era nulla di vivo nel raggio dell'esplosione di Forgia creata dall'Ibrido, era bruciato tutto, uomini, animali, persino insetti. Un buco. Solo col tempo si sarebbe riempito di nuovo.

Non si curò nemmeno di intervenire nella conversazione, lasciandoli ai loro discorsi, fin troppo spesso ripetuti. Era piuttosto ovvio che quello era uno spettacolo messo su a loro uso e consumo, col solo intento di riempirli di orrore e mortificarli.
Beh, missione compiuta pensò fra sè guardando i volti dei suoi compagni di viaggio. Quanto a lei....niente.
Non provava niente per gli abitanti del villaggio, che pure erano stati più che semplicemente uccisi, la loro stessa anima era stata bruciata, ridotta a niente. Del resto, riflettè, lei stessa era niente, niente più che un ombra di morte resa carne. Molte volte era stata minacciata, da Aygarth, dallo Stregone, da Damarios, da altri ancora. Nessuno di loro aveva mai capito niente. Io non temo niente pensò Carnival.

Eppure qualcosa lo avrebbe dovuto sentire riflettè ancora, non per la prima volta, con un vago senso di perdita. Ricordava di aver provato qualcosa, una volta, era questo l'ultimo dono che le aveva fatto la sua piccola sorella, Astrea-che-ha-promesso.
Forse il suo dono è giunto troppo tardi concluse, malinconicamente. Aveva visto troppe cose e ne aveva fatte troppe di altre perchè la sorte di un piccolo villaggio le provocasse orrore. Aveva visto troppe cose, e ne aveva fatte troppe di altre, per mantenere la visione ingenua del mondo che aveva avuto durante la sua vita precedente. Questo mondo, il mondo reale, il MIO mondo, non è il mondo di Valeria, è il mondo di Carnival. Anche se sono Intera, anche se sono Una...

Ma se tutto questo era vero, per quale motivo continuava in quella strana sorta di battaglia contro i mulini a vento? In fondo a lei degli Inquisitori non importava nulla. Li avrebbe uccisi a vista, certo, la Dea glielo aveva chiesto, ma di loro e dei loro piani, non le importava proprio niente.
E quindi, perchè? La risposta le giunse facilmente. Astrea-che-ha-promesso, che in qualche modo non fa caso a quello che sono, e Galdor-che-non-dispera che si comporta in modo gentile. Senza di loro si sarebbe sentita terribilmente sola.

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MessaggioInviato: Sab Ago 09, 2014 12:57 am Rispondi citandoTorna in cima

Lao si allontanò dalle case e si fermò solo quando fu nella piazza del villaggio. Era un bersaglio perfetto per un eventuale agguato ma si accorse senza troppo stupore che non gliene importava più nulla. Da quando i Mietitori avevano seguito Aygarth fino alla sua capanna, al vecchio sembravano passati decenni da quell'episodio, non avevano fatto altro che essere bersagli. Prede da inseguire e braccare. E ne era stufo. Persino vedere i suoi compagni, chi stanco chi ferito chi demoralizzato, gli montava dentro la rabbia. Un vecchio pozzo era l'unica costruzione nella piazza, vi si appoggiò e guardò all'interno. Dieci metri più in basso un altro cadavere carbonizzato dalla Forgia galleggiava nell'acqua."Tu guarda che infame, così dovremmo anche tenerci la sete." mormorò tra sè prima di girarsi verso gli altri."A questa gente le loro case e i loro averi non servono più. Troviamo quello che può essere utile e prendiamolo per noi. E se trovate un letto dove non ci sia un cadavere bruciato fate dormire Astrea per qualche ora."

Raramente in vita sua Ulkos aveva visto un massacro perpetrato in modo simile. Aveva partecipato a battaglie e incursioni, ma si era sempre trattato di veder morire avversari in grado di opporre resistenza.
Quello non era un caso del genere.
Le persone di quel villaggio non avevano avuto alcuna possibiilità di difesa...non contro Aygarth e i Mietitori.
La puzza di bruciato formava una cappa densa che rendeva quasi faticoso il respiro e molto più complesso l'utilizzo dell'olfatto.
Dopo che Lao ebbe parlato, il licantropo annuì impercettibilmente, iniziando ad avanzare circospetto in direzione della prima abitazione su cui posò gli occhi.
Equipaggiamento e un posto per dormire. Chissà se avrebbero trovato l'una e l'altra cosa, in quel caos straziante.
"Meglio andarcene da questo buco" disse la vampira con glaciale indifferenza "non c'è niente qui, solamente il palcoscenico che il vostro amico ha preparato per noi. Molto deprimente e molto inutile" la vampira scosse la testa "Che spreco" borbottò fra sè.
"Tanto cibo sprecato per te vero?" ringhiò Lao prima di bloccarsi. Forse era stato sincero, ma fin troppo brutale con Carnival. "Abbiamo bisogno di stare fermi per qualche ora. Guardatevi per un attimo." Lao tornò a studiare il cadavere nel pozzo."Stiamo crollando, tutti quanti. Ibrido è un bastardo, un bastardo molto furbo. E non possiamo esaurirci nel tentativo di sfuggirgli. Dici che è un palcoscenico? No, questa era solo una prova generale. La prima la farà con noi quando si sentirà pronto, o quando si sarà stancato di punzecchiarci e giocare con noi."
"Oh si. Sangue ed Anime. Avrei potuto farne un uso migliore. Molto migliore" ribattè Carnival apparentemente senza far troppo caso nè alle sue parole nè al suo tono "Oh lo so che tu avresti voluto salvarli, si tu vuoi sempre salvare tutti, adesso. Ma se questi uomini dovevano morire allora sarebbe stato meglio essere uccisi da me. La loro morte non sarebbe stata inutile e io mi sarei ricordata di tutti loro, per sempre."
La vampira emise un verso sprezzante "La sua prova generale l'ha già fatta qualche tempo fa, ed è riuscita molto bene, oh si. Questo è solo un gioco, una rappresentazione, un modo per farvi del male, niente di più."
Il guerriero-lupo scrollò le spalle pelose mentre l'udito gli portava il battibecco fra Lao e Carnival. Anche se dovette concordare con l'anziano telecineta, per quanto riguardava il riposo: non potevano continuare a viaggiare in quelle condizioni. Stanchi, affamati e malconci non sarebbero arrivati lontani, e in ogni caso mai in forze per affrontare l'ibrido.
Per quanto lo riguardava, sentiva il bisogno di tornare in forma umana. Non poteva rimanere una specie di bestione per l'eternità; inoltre gli mancava il contatto con la sua parte umana, che aveva utilizzato assai poco negli ultimi tempi.
Entrato in casa studiò l'ambiente: sembrava tutto tranquillo, non fosse stato per l'odore di morte che aleggiava ovunque.
Iniziò a girare per le stanze, sperando di trovare qualcosa. Accasciato sotto una delle finestre, il cadavere di un uomo.
Ulkos arricciò il naso, entrando nella camera da letto. Oltre al giaciglio, solo un piccolo armadio e un tavolino con una bacinella completavano il tutto.
-Vediamo che c'è qui..- pensò.

Pochi istanti dopo, usciva dall'abitazione in forma umana, vestito con un paio di semplici brache scure, stivali e una sorta di farsetto.
"Ho trovato un letto per Astrea, se vi può servire. Oltre a questo ancora, non ho ancora trovato nulla di interessante però...mi servirebbero delle armi..." disse tornando verso il gruppo.
"Se sai trasformare una zappa o un forcone in un arma mortale qui ne troverai a decine credo." finalmente Lao si staccò dal pozzo e andò verso Astrea."Vieni, è ora che dormi un pò in un vero letto." le disse prima di rivolgersi agli altri."Non accendete fuochi e non fate casino, dovremo rinunciare anche a seppellire questi morti. Questo villaggio deve rimanere un luogo morto per qualsiasi osservatore. E se ci riuscite, reprimete ogni vostro potere."
Nel sentire quelle parole, Carnival si affiancò alla ladra con un pallido sorriso sulle labbra "Come nella vecchia capanna. Ricordi piccola sorella? Un lettone per le bimbe. E' quasi l'alba, si, lo sento. Anche per me è tempo di dormire..."

Il Cronista si accovacciò sui talloni vicino al pozzo, dando la schiena alla costruzione e a Lao. Chiuse gli occhi inspirando profondamente ed incrociando le braccia: la tunica lisa scricchiolò in maniera preoccupante. Il caos di sensazioni che l’aveva accolto all’ingresso della città stava via via scemando, lasciandolo stordito ai limiti dell’indifferenza. -Dovrei decisamente trovare qualcosa di pulito da mettermi addosso- deglutì al pensiero di dover rovistare tra gli abiti di gente carbonizzata a causa loro. A causa sua. –Sono..stanco.-.
Lao lanciò appena un occhiata al Cronista prima di staccarsi dal pozzo e dirigersi verso una delle poche case munite di un primo piano."Io e te nella stessa casa, dobbiamo ancora fare quella chiacchierata." gli disse in tono neutro. avrebbe voluto ordinarlo, imporlo ma sarebbe risultato sgradevole. E sentiva che gli argomenti che avrebbero trattato di lì a poco sarebbero stati molto sgradevoli.
Alla risposta ricevuta da Lao in merito alle armi, Ulkos dovette ammettere che in effetti non avrebbe trovato granché da quelle parti, se non qualche attrezzo da contadino.
Certo, si sarebbe potuto accontentare di una falce o anche di una vanga all'occorrenza.
-Certo, come no- pensò.
Quando l'aria fra Lao e il Cronista iniziò a farsi tesa, il guerriero arricciò il naso come se avesse sentito un odore sgradevole e scrollò con le spalle. Meglio tenersi alla larga. Sebbene il telepata avesse parlato con un tono di voce piatto, sentiva che quei due avrebbero discusso in modo tutt'altro che pacifico.
"Bè, se non vi dispiace andrò a cercare qualcosa di utile da usare in caso di attacco...e vedete di non far saltare per aria qualche casa, vorremmo tutti dormire un po' senza qualche Mietitore alle calcagna" disse voltandosi e dirigendosi cautamente verso i lcentro dell'abitato. Prima o poi avrebbe dovuto pur imbattersi in qualcosa di utile.

La porta si chiuse con decisione alle spalle del Cronista. Un miracolo che quella stanza fosse sgombra di cadaveri. Le mani appoggiate sui fianchi, un sopracciglio alzato, il Vampiro sbuffò leggermente prima di rivolgersi alla schiena di Lao “Sentiamo.”
Il vecchio per tutta risposta sbuffò e rialzò una sedia che giaceva in terra lì vicino."stai cominciando male, Cronista." si sedette con un grugnito di soddisfazione."Potrei pensare che sei così ostile perchè hai qualcosa da nascondere."
“Ma fammi il favore.” Il Vampiro artigliò lo schienale di un’altra sedia, rimanendo tuttavia in piedi di fronte al vecchio. “Sei un telepate, e scaltro oltremisura: se pensassi che ho qualcosa da nascondere avresti già spiato nella mia testa.”
"Un telepate che ha promesso di non entrare mai più nella testa delle persone." corresse Lao prima di piantare gli occhi in quelli di Cronista."Cercare singole informazioni utili nella mente altrui non è facile come sembra. E come una villa con, diciamo, un milione e mezzo di stanze. Altrettante chiavi e porte, quante ne devi aprire per trovare la stanza giusta? E' più intelligente e sbrigativo chiedere a volte, oltre che educato." inspirò a fondo."Sei rimasto mesi prigioniero degli Inquisitori, ne avresti di cose da raccontare. Invece sei stato parco di informazioni in merito."
Il Vampiro digrignò i denti “risparmiami la lezione, vecchio ‘maestro’. Ne avrei in effetti di cose da raccontare, ma nessuno mi ha fatto domande. Solo accuse. Ed ero troppo impegnato a sputare l’aria dai polmoni in ginocchio durante il tuo ultimo interrogatorio.” Gli piantò gli occhi addosso “Ma la cosa più frustrante è che durante i miei mesi di prigionia mi sono perso tutti i bei pianti di coscienza che devi aver fatto ai tuoi compagni per convincerli a lasciarti fare il patriarca nell’affrontare questo bel casino: non osare giudicare il mio operato, non tu almeno, te l’ho già detto una volta. Adesso dimmi: cosa vuoi sapere?”
"Tutto." fu la lapidaria risposta di Lao. Il vecchio sembrava aver ignorato completamente il resto del discorso di Cronista, soffermandosi solo sulle ultime tre parole."Tutto quello che hai visto, fatto e che ti è stato fatto."

Nei freddi minuti che precedono l'alba, la casa in cui Lao e Cronista parlavano era piena di oscurità e di ombre. Per un osservatore attento alcune sarebbero sembrate più fitte di altre. Dietro la povera mobilia, nel cono d'ombra proiettato dalla porta, nell'angolo più lontano della stanza, il gioco delle ombre mostrava accenni di movimento che non erano movimento, accenni di figure indistinte prive di qualsiasi concretezza. Ma se l'osservatore inquieto fosse andato a verificare l'origine dei suoi timori, non avrebbe trovato nulla di concreto che suffragasse le sue paure.
Soltanto la danza delle ombre.

“Attento a ciò che chiedi vecchio, esigerò la medesima cosa.” Il Vampiro parve per un momento cedere, spostandosi per sedere di fronte a Lao. Si arrestò a metà strada, tornando in piedi, rigido sul posto. “E credo che ti si seccherà la lingua quando avrai finito.” Lanciò un’occhiata verso un angolo della stanza, poi iniziò a sibilare “Sono venuti la prima volta a casa mia e di Kyla, a Garmya. Mesi fa, credo: ho perso la cognizione del tempo, ed è preoccupante per qualcuno che si fa chiamare come me. Due cappucci verdi e Azariel, non so se hai avuto il piacere. Probabilmente aveva ancora i brufoli e puliva le latrine, quando eri il boss a metà insieme a Qàin. Mi hanno minacciato sotto il mio stesso tetto. Ho lasciato che Kyla se ne andasse, le ho facilitato la cosa il più possibile” la voce si appiattì, divenendo da rabbiosa a monocorde “mi hanno convinto che non sarebbe mai stata al sicuro finché non avessi lavorato per loro. Sanno essere molto convincenti. Avevo, come si suol dire in questi casi, le mani legate.”
"Non lo sarebbe mai stata, hai ragione. Non lo è neanche adesso se vuoi saperlo. Lunga memoria e lunghi artigli hanno gli Inquisitori. E se posso dirlo io..." fece un cenno per dare modo a Cronista di continuare."Una sola precisazione, io non ero capo a metà con nessuno. Io e Qàin siamo stati cavie volontariie perchè eravamo i migliori, ma al vertice c'erano altre persone. Qàin ha poi fatto carriera e io no."
Una smorfia di amarezza e preoccupazione contorse il volto del Vampiro al ricordo di chi aveva lasciato andare. La plasmò in un sorriso asciutto “Vedi? Mi sono perso tutte le tue cronache dei bei tempi andati in questi mesi, di te e Qàin l’avrei certamente saputo a quest’ora. Ma bastava immaginarlo: anche tu e quel pezzo di sasso sarete stati giovani un tempo.” La sua voce tornò incolore “Ho passato mesi chiuso in una cella senza vedere altri che Azariel. Mi mettevano a disposizione buona parte della tecnologia di cui dispongono attualmente. Ma ogni problema che mi veniva presentato, era incompleto: non ho mai avuto modo di mettere le mani su un singolo esperimento dall’inizio alla fine del processo.”
"E su cosa hai lavorato? Quali pezzi? I Mietitori per esempio?"L'interesse di Lao cresceva sempre di più ma prima che Cronista potesse riprendere a parlare alzo la mano e scrutò tutta la stanza."Strano... eppure per un secondo ero sicuro..." borbottò tra sè osservando ogni angolo."devo aver preso un abbaglio, continua pure."
“Non credo tu lo abbia preso.” Replicò il Vampiro ai borbottii del vecchio, poi continuò “Ho lavorato sia su materiale organico che inorganico. Sangue, pelle, frammenti di ossa..roccia.” Prima che Lao potesse aprir bocca, continuò “Ho visto il nucleo centrale della loro ziggurat. Oh, ovviamente non mi ci hanno fatto avvicinare ma..credo di aver capito come funziona. E a loro non basta ciò che hanno: vogliono diventare ancora più potenti. Onnipotenti. Ancora più pericolosi.” Lanciò ancora un’occhiata verso il solito angolo della stanza, poi mormorò. “Che altro? Fanno cavie, torturano persone, a giudicare dalle urla che echeggiavano nelle gallerie.” Non riuscì a resistere e aggiunse in un soffio “Uccidono. Ma questo lo sai già, ovviamente” lo guardò gelido.
"Credo sia più adatto dire: sterminano." corresse Lao."E tu sei stato abbastanza mordace da far intendere tra le righe che io stesso abbia preso parte a qualche sterminio ai miei tempi. Sì Cronista, a più di uno. Tanti, tantissimi morti, da non poterne tenere il conto. Portatore di morte era il modo in cui mi chiamavano i miei stessi compagni." il vecchio parve infervorarsi ma fu solo un attimo fugace. Si calmò quasi subito."hai contribuito a creare i Mietitori? Cosa in loro porta la tua firma, il loro olfatto, la bocca deforme, la rigenerazione?"
Il Vampiro socchiuse gli occhi “Temo di dover passare per cinico..ma a me interessa una sola morte in particolare. Recente. Quanto della sua morte hai sulla coscienza?”
"Ho fatto io per primo una domanda Cronista, qualcuno malpensante..." gli occhi di Lao rotearono nella stanza."Potrebbe dire che vuoi sviare il discorso e non rispondere. Quanto c'è di te nei Mietitori torno a chiederti. Conosci il tuo nemico, è una delle massime di guerra più antiche."
“La conosco molto bene” ringhiò il Vampiro in replica. “Eccoti la risposta: “Non-ne-ho-idea. Ho lavorato solo su frammenti organici torno a ripeterti, e ho visto quei mostri solo poche ore fa per la prima volta. Se il naso non mi inganna, lo stile di quei bestioni non è il mio. Da alchimista non ho comunque mai dato la vita ad alcunché.” Si fermò un attimo, squadrando il vecchio per nulla convinto. “Ma..visto che non sei per niente soddisfatto e si vede, ti rivelerò i miei timori: credo di aver creato..il collante che rende compatibile tutto il marciume di cui sono composti.”
Inaspettatamente Lao scoppiò a ridere. Una risata genuina eppure priva di allegria."Fammi capire bene: i Mietitori camminano, uccidono, il loro corpo non si autodistrugge da solo grazie ai tuoi alambicchi e alle tue misture?" Lao smise di ridere e si alzò lentamente in piedi."Ma questo è fantastico, meraviglioso. La tua opera d'arte, il capolavoro alchemico di Cronista." gli dette le spalle e inspirò alcune volte a fondo, nel tentativo di calmarsi."E’ stato stupido da parte tua. Potevi tentare di rallentare i lavori, creare un punto debole nelle creature non so." Lao tornò a sedersi."Mi hai chiesto di Aygarth. Qàin lo ha torturato a morte davanti ai miei occhi, voleva sapere dove erano gli altri. Le vecchie abitudini non muoiono mai sembra. Aygarth mi ha dato la possibilità di fuggire, con la promessa che sarei tornato a prenderlo con i rinforzi." Lao fissò gli occhi di Cronista."Io ho lasciato in pasto Aygarth agli Inquisitori per salvare me stesso e gli altri, e quando ho visto crollare la ziggurat dove era imprigionato ho perso la speranza. Contento?"
La sedia che stringeva Cronista volò a fracassarsi in un soffio all’angolo buio della stanza. Le ombre che vi albergavano si scomposero un attimo, poi l’oscurità inglobò i frammenti di legno. Il Vampiro sibilò furente “Déi, perché l’ho lasciato con te? Devo essere stato completamente pazzo per ritirarmi a Garmya pensando di poter voltare pagina.” Piantò gli occhi in faccia al vecchio “L’Ibrido non a caso ha buttato lì quelle cose, per farci arrivare a questo..” Provò a respirare, imitando il movimento del petto di Lao “Ti ho già detto che ho lavorato su pezzi di pelle e altre schifezze: per individuare punti deboli in una creatura prima devo aver modo di incontrarla..devo aver modo di sapere a cosa sto lavorando. E lì dentro sono stato reso cieco.” Si picchiettò la tempia “Cieco a tutto ciò che si trovava fuori dalla mia cella. Ma ora che li ho visti, non è detto che non riesca a disfare quello che è stato fatto.”
Arrischiò a voltarsi verso una delle finestre che davano verso la piazza “Ho fatto altre cose per aiutare la nostra causa. Non sono stato completamente idiota. Ma altre temo possano ritorcersi contro di noi.”
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