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 Che cosa sono le fate? Da dove vengono? Successivo
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Nihal_Elf
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MessaggioInviato: Gio Dic 27, 2007 8:34 pm Rispondi citandoTorna in cima

C'era una volta uno. Si alzò, bevve il latte per colazione.
Picchiò la moglie perchè non aveva niente da fare.
Giocò alla playstation con il figlio, andò in bagno e poi dormì. Durante la notte ebbe un infarto e ci restò secco. Nel frattempo, una fata aveva visto tutto.

Fine della storia inventata. ( ma molto verosimile )


^_________^

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"Sono Nihal semielfa e fo quel che mi pare!" - cit.
- Coniglietto Mannaro Supremo di FI

Ultima modifica di Nihal_Elf il Ven Dic 28, 2007 12:30 am, modificato 1 volta in totale
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fiordiluna
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MessaggioInviato: Gio Dic 27, 2007 11:55 pm Rispondi citandoTorna in cima

Nihal, la tua storia è davvero... ehm... come posso definirla? Scratch ... allegra?
E poi... il tuo stile è veramente ricercato, e la trama molto avvincente... insomma non ci manca nulla... tranne forse un piccolo, insignificante dettaglio: non c'è una Fata... Wink

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Nihal_Elf
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MessaggioInviato: Ven Dic 28, 2007 12:31 am Rispondi citandoTorna in cima

Rofl

Ecco qua, ho risolto editando

Mr. Green non potevo resistere
Rofl

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"Sono Nihal semielfa e fo quel che mi pare!" - cit.
- Coniglietto Mannaro Supremo di FI
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Vladias
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MessaggioInviato: Mer Gen 02, 2008 1:19 pm Rispondi citandoTorna in cima

loktar ha scritto:
Ma valgono anche le storie inventate?



Non sarebbe una cattiva idea.

Proviamo. Per me va bene. Sempre rimanendo nell'argomento.
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fiordiluna
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MessaggioInviato: Sab Gen 19, 2008 10:17 pm Rispondi citandoTorna in cima

Ecco a voi un'altra storia: La Rana principessa

Un tempo, in un piccolo regno arroccato sulla cima di un monte vivevano tre giovani principi. Il re, loro padre, avrebbe desiderato che si sposassero, perché ormai stava diventando vecchio, e prima di morire voleva essere sicuro che i suoi figli fossero felici. Purtroppo, però, in tutto il regno non c’era nessuna ragazza che possedesse le doti adatte a governare e a diventare la sposa di uno dei tre giovani. Così un giorno il re li chiamò e disse loro di prendere le loro tre biglie d’oro, andare nel punto più alto della terra e da lì gettarle nella direzione che volevano: seguendo la propria biglia, ognuno dei tre principi avrebbe trovato la propria sposa.
Le tre biglie d’oro rotolarono a lungo, attraversarono boschi e foreste incolte, ampie zone paludose, correndo lungo le vie e ruzzolando lungo erti pendii. Alla fine, quella del figlio maggiore si fermò davanti alla cascina di un contadino, quella del secondogenito davanti alla casa di un fornaio e quella del fratello minore cadde in un fosso.
I due fratelli maggiori entrarono nelle abitazioni e videro che dentro c’erano due splendide ragazze, per cui tutti contenti le portarono al palazzo per presentarle al re.
Il più giovane, Federico, se ne stava in ginocchio davanti alla pozza melmosa per cercare la sua biglia, ma non riusciva né a trovarla, né a vedere lì intorno nessuna donna che potesse diventare sua moglie, l’unico essere vivente che riusciva a scorgere era una rana che sguazzava nel fango.
Alla fine il povero principe capì che la sua futura sposa era proprio la ranocchia, per cui la chiamò, le spiegò ciò che era successo e le chiese se voleva sposarlo. Lei accettò volentieri e Federico se ne tornò demoralizzato al palazzo, dove trovò i fratelli che già si preparavano per le nozze con le loro bellissime fidanzate.
Il giorno seguente, il re chiamò i tre giovani nella sala del trono e disse loro che, ora che ognuno aveva trovato una sposa, bisognava decidere chi sarebbe salito al trono. Siccome lui non poteva scegliere quale fosse il migliore tra i suoi figli perché li amava tutti in ugual misura, aveva deciso di sottoporre le loro ragazze ad una prova: consegnò ai tre principi due libbre di lino per uno, che le loro spose avrebbero dovuto filare. Quella che avrebbe realizzato il filo migliore, sarebbe diventata regina, e suo marito sarebbe stato re.
Federico, arrivato alla pozza, consegnò il lino alla rana e le spiegò cosa doveva fare, ma dentro di sé non nutriva molte speranze: come avrebbe potuto una ranocchia filare del lino? Una settimana dopo, il principe tornò a prendere il filo, e si stupì di quanto fosse fine e perfetto. Infatti, quando il re ebbe esaminato tutti e tre i lavori, sentenziò che quello della rana non aveva paragone.
I fratelli però protestarono: non erano disposti ad accettare il fatto di avere una rana come regina. Il re quindi acconsentì a fare una seconda prova: quella tra le fidanzate che avesse saputo tessere meglio il lino avrebbe governato. Le due ragazze si misero immediatamente al lavoro, notte e giorno, per battersi a vicenda, ma soprattutto per non farsi superare da una rana. Al giorno stabilito, Federico tornò alla pozza e la rana gli consegnò una stoffa leggera e morbidissima, così anche questa volta il re dovette ammettere che la tela portata da Federico era la migliore. Ma i fratelli pretesero una terza prova.
Il re accettò ancora una volta, ma stabilì che questa sarebbe stata l’ultima: chiunque avesse vinto avrebbe regnato, rana o non rana che fosse. Per vincere la prova decisiva le ragazze avrebbero dovuto cucire, con la stoffa che avevano tessuto, l’abito più bello che riuscissero a realizzare.
La contadina e la fornaia si misero subito all’opera, e lavorarono ininterrottamente per sette giorni. Venne finalmente il momento in cui i vestiti dovevano essere esaminati, e quello della rana era talmente bello che il re non ebbe dubbi su chi fosse la vincitrice.
Federico allora corse alla pozza per comunicare alla rana la notizia, ma quando arrivò, al posto della ranocchia, dalla pozza uscì una meravigliosa fanciulla, avvolta da una velo di raggi di sole e con un vestito colore della luna. La ragazza disse di essere una Fata, condannata per invidia ad assumere le sembianze di una rana finché non fosse stata amata da un principe. Federico era incantato dalla bellezza della stupenda giovane che aveva davanti, ed era anche molto sollevato dallo scoprire che la sua sposa non era una rana. Per cui, felicissimo, la portò subito a palazzo, dove le tre coppie di giovani si sposarono con una fastosa cerimonia e vissero poi insieme per molti anni.

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MessaggioInviato: Mar Mag 13, 2008 2:44 pm Rispondi citandoTorna in cima

CIAO FIORDILUNA! lo sai cosa devi fare se ti regalano una fatina!devi metterle tre gocce del tuo profumo,darle un nome con la tua iniziale e in una notte di luna piena devi lasciarla su una finestra, lei raccoglierà l'energie lunari e si trasformerà nella tua fatina madrina!


sai nel mio ex negozio oltre a vendere tante fate e folletti , i più curiosi amavano il libro "le fate"ci sono tanti racconti e tante leggende,tra queste quelle raccontate da vladias! Very Happy



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Dondolin
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MessaggioInviato: Mar Mag 13, 2008 3:57 pm Rispondi citandoTorna in cima

Le fate esistono in due posti:
-sui libri di favole
-nei fotomontaggi fatti male

E ovviamente, le fate più "serie", sui racconti della mitologia nordica Smile

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Il re chiuse gli occhi e parve rilassarsi. -Ucciso da un maiale- borbottò. -Da crepare dalle risate.-

GRRM's fan: leggete il VERO fantasy

Chi ha orecchie per intedere, intenda.
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MessaggioInviato: Mar Mag 13, 2008 4:35 pm Rispondi citandoTorna in cima

io sono sempre stata attratta più dalle streghe che dalle fate, ma sul mio comodino ho hna fata seduta su di uno spicchio di luna ( tipo quella di Stregafata ) e la tengo lì perchè chi me l'ha regalata ha detto che è la fata dei sogni....in fondo ci credo ed ogni sera mi addormento guardandola....

a parte questo che magari non interessa a nessuno...vado a cercare qualche racconto di fate................. Smile
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STREGAFATA
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MessaggioInviato: Mar Mag 13, 2008 5:29 pm Rispondi citandoTorna in cima

ciao stregapaola!trovo interessante il tuo pensiero sulla fata dei sogni che hai accanto la notte,e un modo anche rilassante di addormentarsi,infatti quando vendevo le fate dei sogni la gente le comprava proprio per questo motivo!c'è chi compra gli acchiappa sogni indiani e chi le fate,ancora più bello se regalata! Very Happy



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fiordiluna
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MessaggioInviato: Mer Mag 14, 2008 8:21 pm Rispondi citandoTorna in cima

Vicino al mio letto ho un'intera mensola piena di Fate (della notte, del fuoco, dell'acqua, dei fiori, del ghiaccio)... sono 33 in tutto... e io le conosco tutte una per una, anche se non ho ancora dato loro un nome. Rolling Eyes
Mi piace tenerle lì vicino a me... la Fata della notte poi è fosforescente per cui posso vederla anche al buio! Very Happy

Ma Stregafata, davvero avevi un negozio che vendeva Fate? Che bello!!! A qualche chilomerto da casa mia c'era un bellissimo negozio di Fate, però poco tempo fa ha chiuso... peccato...
Anche io ho alcuni libri di Fate, è da lì che ho preso le mie storie, e visto che questo topic è stato "rispolverato" ne racconterò ancora... Very Happy

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MessaggioInviato: Ven Mag 16, 2008 10:33 pm Rispondi citandoTorna in cima

Questo topic è affascinante! Laughing Crying or Very sad Laughing

So che è una domanda difficile, ma qualcuno mi saprebbe dire come nasscono le fate? come si riproducono, intendo in riferimento a legende, non a scrittori come Calvino che non mi è mai piaciuto.

Avete idea dove possa scovare qualcosa?
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MessaggioInviato: Sab Mag 17, 2008 5:22 pm Rispondi citandoTorna in cima

Forse posso provare a risponderti io... Very Happy
Anche se in effetti la domanda è complessa, più che altro perchè le leggende al riguardo sono molte e provengono sia dalla mitologia celtica, sia dalle credenze popolari. Con il passare del tempo, poi, si sono fuse alle interpretazioni cristiane, alle favole inventate e persino alla mitologia classica... ed è davvero difficile capirci qualcosa... Confused

- Nella tradizione celtica, le Fate discendono dal popolo dei "Tuatha de Danann" (i figli della dea Danu), composto sia da maschi che da femmine... quindi avere dei bambini non era un problema...
Infatti, in alcune leggende dell'Irlanda o del Galles le Fate hanno dei genitori: ad esempio, in una leggenda gallese, un pescatore deve chiedere la mano della Fata di cui è innamorato al padre di lei, che è il Signore del Lago...

- Secondo alcuni racconti, invece, i bambini delle Fate sono deformi, deboli e malaticci, tanto che spesso le Fate preferiscono rapire bambini umani lasciando al loro posto o un "sostituto" dall'aspetto orribile e dal comportamento bizzarro, oppure un pezzo di legno che appare identico al bambino rapito.
Nel suo libro "le Fate" Brian Froud spiega che le Fate allevano i bambini umani per portare nuovo vigore alla loro stirpe, che ormai si è indebolita.
I racconti popolari elencano poi una lunga serie di "protezioni" per impedire alle Fate di rapire i bambini e di consigli per farsi restituire i figli rapiti.

- In molte leggende, le Fate sposano un uomo e hanno dei figli da lui... e c'è chi sostiene che solo il legame con un essere umano possa portare alla nascita di un figlio. La natura dei figli nati da una Fata e da un essere umano può variare: a volte sono semplici uomini, altre volte sono esseri umani ma posseggono dei doni o delle capacità straordinarie, altre volte ancora sono creature fatate.

Bene... se hai bisogno di qualche chiarimento chiedi pure! Wink

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Priscilla
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MessaggioInviato: Dom Mag 18, 2008 6:29 pm Rispondi citandoTorna in cima

Leggenda della Fata Morgana



Secondo il mito, Morgana è figlia di Igraine e di Urien, e sorellastra di Artù.
La prima opera letteraria nella quale appare la figura di Morgana è la "Vita Merlini" di Goffredo di Monmouth, 1148, nella quale Morgen è una fata guaritrice, che cura Re Artù, e che vive ad Avalon con nove sacerdotesse.
Un breve accenno alla figura di Morgana era già presente nell'Historia Britannicum, nella quale si narrava che Artù era stato curato ad Avalon.
Attorno al 1170 Morgana riappare in "Erec et Enide", in questo testo è sorella di Artù e fata guaritrice.
Benoit de Saint Marure la cita nel "Roman de Troie", 1160 e in "La Vulgata Lancelot" si dice di lei: "Verità fu che Morgana, la sorella di re Artù, era molto esperta di incantesimi e di sortilegi e più di tutte le donne; e per il grande impegno che ci mise lasciò e abbandonò la comunità della gente e soggiornava giorno e notte in foreste profonde e presso le fonti, cosicchè molte persone, che erano molte nel paese, non dicevano che era una donna, ma la chiamavano Morgana la dea".
Con il passare del tempo la figura di Morgana andrà sempre più assumendo tratti negativi e da guaritrice diventerà traditrice e maga, caratteristica che le rimarrà addosso in tutta la letteratura cortese del XIII secolo.
La peculiarità della figura della fata nei romanzi del XII secolo era di abitare in un altro luogo e di poter curare il re ferito, mentre nel XIII secolo la caratteristica è quella di rapire gli uomini e farne suoi amanti.





LA LEGGENDA SICILIANA


Dalla costa calabra che dà sullo Stretto di Messina si assiste, molto raramente in verità, ad un fenomeno ottico-meteorologico per cui la costa siciliana appare non solo ravvicinata ma anche riflessa al centro dello stesso mare. Il fenomeno deriva da un'irregolare distribuzione dell'indice di rifrazione in alcuni strati dell'aria e si verifica raramente in quanto occorre la combinazione di molti fattori atmosferici ed ambientali.
Quando questo fenomeno si verifica oltre alla costa siciliana riflessa nelle acque si vedono anche le case, le persone e gli alberi.
Il fenomeno è visibile solo dalla costa reggina, quella che fu definita da D'Annunzio "il più bel chilometro d'Italia": un luogo magico, in grado di regalare ai fortunati passanti un vero e proprio incantesimo opera di una fata.
È detto infanti della "Fata Morgana" o "Fata delle Acque" e viene abbinato proprio a Morgana (benchè sia figura celtica), sorellastra e amante di Artù che possedeva il dono dei giochi d'aria e d'acqua.

La leggenda ci tramanda che, dopo aver condotto suo fratello Artù ai piedi dell'Etna, Morgana si trasferisce in Sicilia tra l'Etna e lo stretto di Messina, dove i marinai non si avvicinano a causa delle forti tempeste, e si costruisce un palazzo di cristallo.

Si racconta che un giorno di Settembre, Ruggero il Normanno, stesse passeggiando solitario su una spiaggia della Calabria e guardando la costa peloritana meditava sul modo migliore per poter conquistare la Sicilia, allora occupata dai Saraceni che ne avevano fatto una terra ricca e prosperosa e quindi appetibile.
Qualche tempo prima, alcuni cavalieri messinesi erano riusciti a raggiungerlo a Mileto e gli avevano esposto il desiderio di averlo come liberatore e signore.
Ciò non tanto perché i Saraceni si comportassero da usurpatori o tiranni della povera gente, anzi molto avevano fatto per la Sicilia, per renderla prospera e indipendente, ma perché ultimamente i loro Kaid erano entrati in guerra tra di loro e ciò era causa di stragi, razzie e disordini e a farne le spese erano tutti i Siciliani, ricchi o poveri che fossero.

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Ruggero, in Sicilia, era stato un'altra volta, dal 1038 al 1040, con Giorgio Maniace, generale bizantino che Michele IV, imperatore di Bisanzio, aveva inviato nell'isola con il compito di cacciare gli Arabi e di riportarla sotto la sua sovranità. Allora quel tentativo, pur se inframmezzato da piccoli successi era fallito, anche perché i Normanni, insoddisfatti di come procedeva la spartizione del bottino di guerra, si erano dissociati dall'impresa e se n'erano tornati nell'Italia meridionale e in Calabria.
Ora Ruggero, pregato dai Messinesi e dal kaid di Catania (che era entrato in contrasto con altri kaid della Sicilia) pensava di ritentare la conquista dell'isola, cacciando i musulmani che la detenevano da quasi duecento anni e di ricristianizzarla in senso latino.

L'impresa che Ruggero meditava si presentava difficile e rischiosa anche perché poteva contare solo su uno sparuto gruppo di cavalieri e fanti.
Narra la leggenda che mentre era intento a meditare su queste cose e a respirare l'intenso odore di zagara che proveniva dagli aranceti in fiore, gli parve udire una musica di guerra, intramezzata da lamenti e sospiri di schiavi, e musica felice.
Ruggero si fermò incuriosito e poiché abitava lì nei pressi un vecchio e saggio eremita,( gli eremiti sono sempre stati facilmente raggiungibili) Ruggero vi si diresse e, dopo averlo cortesemente salutato, gli domandò notizie su quel fatto così misterioso ed insolito. L'eremita allungò il braccio e con un dito gli indicò la costa siciliana.

"Lì gli aranci sono in fiore... - gli disse - Lì c'è musica ma anche pianti... Lì ballano i saraceni e piangono i cristiani! Dicono che sei potente e cristiano... Perché non combatti e muori per la tua fede?".

Ruggero non seppe che rispondere, continuò a passeggiare pensieroso.
D'un tratto, davanti a lui, il mare prese a ribollire e dalla spuma apparve la testa di una bellissima donna: era Morgana, la fata, sorella carnale di re Artù.

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Ella ha nel mondo varie regge ma qui, proprio in mezzo allo Stretto, ha il suo più bello e antico palazzo, meta di tutte le fate e maghe del Mediterraneo.
Ella, a poco a poco, emerse e Ruggero la vide salire su un cocchio bianco-azzurro tirato da sette cavalli bianchi con la criniera azzurra.
Morgana stava per muoversi verso sud, quando vide Ruggero passeggiare sulla spiaggia a passi lenti.

"Che pensi, o Ruggero? - gli gridò Morgana dirigendosi verso di lui - Se è come immagino, salta sul mio cocchio e subito ti porterò in Sicilia, assieme ad un possente esercito...".

Ruggero sorrise e salutò Morgana poi, gentilmente ma con fermezza rispose:

"Io ti ringrazio, o Morgana, ma non posso accettare il tuo aiuto. Ma se la Madonna che amo e i santi che mi proteggono mi daranno la loro benedizione, io andrò alla guerra sul mio cavallo e trasporterò l'esercito con le mie navi e vincerò per valore e non per gli incantesimi di una fata".

Allora Morgana agitò tre volte in aria la sua bacchetta magica e lanciò in acqua tre sassi bianchi.

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"Guarda, o Ruggero, la mia potenza!"


E in quel punto apparvero sull'acqua case e palazzi, strade e ville, e tutta la costa siciliana apparve così vicina da poter essere raggiunta solo con un solo salto.

"Eccoti la Sicilia! Salta su di essa, raggiungi Messina ed io farò in modo che in essa troverai il più forte e il più numeroso esercito che tu abbia mai avuto in battaglia".

Ruggero, anche se meravigliato da tanto incantesimo, rifiutò ancora l'offerta.

"Morgana! Tu sei una gran fata, degna della stirpe da cui discendi. Ma non sarà con l'incantesimo che io libererò la Sicilia dal paganesimo. Essa mi sarà data da Cristo nostro signore e da sua madre, la Vergine Maria che io ho già scelto e adottato come madre mia divina. Ma grazie, per il pensiero...".

Morgana non attese di più, agitò nuovamente la sua bacchetta magica e i castelli, le strade e le ville sparirono di colpo, il suo cocchio si mosse veloce trainato dai sette cavalli verso le spiagge dell'Etna.
Ruggero, come sappiamo, sbarcò poi in Messina nella primavera del 1061 e in circa 30 anni di guerra, spesso condotta con accanimento e ferocia, senza esclusioni di colpi, riuscì a strappare la Sicilia, una delle terre più ricche e più progredite di quel tempo, ai musulmani.

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Ma si narra anche una seconda leggenda, sempre ambientata nello stretto di Messina, nata anch’essa dallo stesso fenomeno.

Racconta una leggenda che al tempo della discesa dei barbari verso il sud ed il sole, un'orda di questi conquistatori, dopo aver attraversato tutta la penisola giunse sulle rive dello stretto di Messina.
Un giorno dell'anno 1060, Ruggero II°, il Normanno, passeggiava solitario su una spiaggia della Calabria e meditava sul modo migliore di conquistare l'isola a quel tempo occupata dagli Arabi. Ma non possedeva neanche una barca per poter attraversare il mare e perciò si disperava. Lo udì una fata che, spinta da compassione, decise di venire in suo aiuto.
Era un pomeriggio di settembre, il cielo e il mare erano senza un filo di vento ed una nebbiolina sottile velava l'orizzonte.

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La fata disse al re di guardare ai suoi piedi e questi vide nell'acqua, nitidamente, come se potesse toccarli con mano, i monti dell'Isola coperti di uliveti, le spiagge verdi di arance e limoni, il porto di Messina e persino i marinai che caricavano le merci. Con un grido di gioia balzò giù da cavallo, si tuffò nell'acqua, l'incanto si ruppe e, trascinato giù dal peso della sua armatura, quel re affogò miseramente.

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Statua ispirata alla leggenda della Fata Morgana costruita con un materiale che cambia colore con la luce solare (Lungomare di Reggio Calabria)

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MessaggioInviato: Gio Mag 22, 2008 3:16 pm Rispondi citandoTorna in cima

Davvero interessante la leggenda della Fata Morgana, non avevo mai sentito queste storie!!! Very Happy
Grazie Priscilla! Wink

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MessaggioInviato: Mar Lug 29, 2008 3:40 pm Rispondi citandoTorna in cima

In attesa di altre storie e leggende, ecco una poesia sulle fate:

Ninfa Plebea

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Ninfa plebea
dai capelli capricciosi
quanti ghirigori hanno fatto
le tue mani sul mio corpo
Quel volto etereo
di seta e rose
misto ad un sorriso di sirena
Ninfa plebea
dai sandali schiavi
chi ti offrirà stasera la sua sedia?
In quanti faranno a gara per averti?
E tu rondine selvatica
ammiccherai alle loro voglie
Eppure eri la dea dei sogni miei
quel sole senza era
che dilettava le mie ore
con modestia e semplicità
Ninfa plebea
chissà se chi ti rende serva del suo amore
conosce il canto lieve del passato
che il tuo perfetto corpo preserva
Quella casa e quei ricordi
dove tutto era più puro
son tuttora lì
mentre la luna si specchia
nel tormento del tuo fuoco
Ninfa plebea
stanotte un’altra anima si stregherà di te
e perversa
ancora
offrirà alla tua carne
la sua scellerata passione
Ninfa plebea
bensì la vita
non è come l’agogniamo
puoi evadere dall’inquietudine di una vita inetta
che ti ha consuma
su un letto stanco
che gelido non ti riscalda.



Domenico Rea

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