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Lorenzo Ferretti
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MessaggioInviato: Mer Ott 12, 2011 12:30 am Rispondi citandoTorna in cima

"Qui non è più sicuro ..." Aneurin si grattò la fronte irritato. “Certo, con tutto il casino che avete fatto ora sono nei guai anch'io!" Fece un lungo sospiro, cercando di riprendere un po’ di calma, poi rispose: - Sarebbe meglio non muovere il ferito, ma ammetto che le circostanze sono a dir poco eccezionali...
Senza aggiungere altro, si diresse verso una piccola porticina che dava sul retro. Quando ritornò dal gruppo teneva sulla spalla, a mo' di pappagallo, uno strano piccione: aveva becco e piume come quelli della sua specie, ma c'era uno strano bagliore nei suoi occhi.
- Se non vado errato signor... Lorenz giusto? Avete detto di conoscere qualcuno che potrebbe darci una mano...? Se è così, potrebbe mandare un massaggio... - propose l'alchimista in tono formale.
Lorenz ci rifletté su per un istante. Era una buona idea. Anzi un’ottima idea, e provvidenzialmente capitava nel momento giusto. Avrebbe contattato un collega, sperando che fosse sopravvissuto alla strage, pregandolo di accudire Alex finché non si fosse rimesso.
- Certo- disse,- si può fare. Scrivo la lettera e poi mandiamo il piccione. Spero solo che Lars, il mio contatto, non sia morto. È una persona che sa mantenere i segreti meglio di chiunque altro.
Detto questo, si sedette al tavolo( l’unico in tutta la stanza) e scrisse di proprio pugno alcune righe, che richiedevano al ricevente di recarsi in una casupola abbandonata poco fuori Parigi, dove avrebbe dovuto occuparsi di un ferito.
- Direi che gli lasciamo anche il troll...- disse Lorenz.- Gli dico cosa deve fare per tenerlo buono- e scrisse altre due righe. Infine passò il messaggio ad Aneurin.
L'alchimista ripiegò il messaggio con cura maniacale e lo infilò in un minuscolo contenitore cilindrico attaccato a una zampa del piccione. Si sporse alla finestra, e sussurrando parole in una lingua sconosciuta, liberò il pennuto nel cielo di Parigi.
- Bene. Direi di incominciare ad incamminarci ... - aggiunse solenne.
- Era pure ora! - borbottò Sandor a mezza voce - Ma non la finite mai di parlare?
Senza por tempo in mezzo, uscirono dalla casa dello sventurato alchimista. Sandor e Shane portavano Alexandre, tenendolo per le mani e per i piedi, mentre Aneurin e Lorenz camminavano in testa spediti voltandosi ogni tanto per controllare che gli altri due li seguissero, e scansando a volte degli ostacoli che stavano in mezzo alla strada.
Si diressero spediti lungo una delle vie principali di Parigi per poter uscire di lì il più in fretta possibile. Temevano costantemente di essere riconosciuti dalle guardie che circolavano per le vie, ma solamente una o due volte furono scrutati per più di due secondi.
Arrivati senza troppi intoppi alle porte di Parigi, le varcarono senza indugi. Il cielo era invaso dal fumo ancora, e si intravedevano ogni tanto sporadici stralci d’azzurro. La cosa migliorò quando si inoltrarono nelle campagne parigine, dove il fumo della battaglia non era arrivato.
Camminarono per qualche ora, e alla fine arrivarono ad una casupola in legno. Aveva l’aria piuttosto abbandonata, e si vedeva che era da tempo che nessuno se ne prendeva più cura. Ciononostante, sembrava ancora solida, e pertanto decisero di entrare, dopo aver controllato i dintorni.
Si presentò loro una stanza completamente vuota, ad eccezione di una sedia ridotta in pezzi e i resti di un fuocherello da campo.
- Bene ragazzi, ci siamo, posiamolo qui in terra per ora. Dobbiamo fargli un giaciglio forse- disse Lorenz rivolto agli altri.

Nel suo giaciglio improvvisato Alexandre si dimenava sempre meno: da un paio d'ore il suo sonno era meno agitato e anche il volto sembrava più colorito. Ormai era notte fonda quando riuscì a riaprire gli occhi e guardarsi attorno, gli doleva ovunque. Sentiva la testa esplodergli... e non capiva come facesse ad essere ancora vivo.
Cercò in giro sguardi conosciuti ma non riusciva a mettere bene a fuoco quindi proruppe con un generico -Che succede, chi siete?- che pareva funzionare in ogni occasione.
La sua voce giunse familiare alle orecchie di Shane. Rimase immobile per un istante, nel quale sarebbe riuscito a stento a dire il suo nome se glielo avessero chiesto.
-Visto, cretino? Non hai ucciso Pizzetto, contento? - suggerì Murphy con nonchalance.
Il ragazzo si girò e incrociò lo sguardo del marinaio, ma la sua gioia tramutò presto in qualcos'altro: disagio. Si affrettò subito a guardare altrove, mentre un pensiero gli si piazzò prepotentemente in testa: "che faccio adesso?"
- Chi siete? Shane? Sandor? Lorenz? Siete voi?
- NON SONO STATO IO! - si affrettò a rispondere Shane, istintivamente. Se ne pentì subito. - Cioè... in realtà si... ma è capitato... io giuro che avevo mirato alle guardie, ma la pistola si è girata e... e... -si guardò intorno in cerca di aiuto.
Prima che i dolori lo bloccassero di nuovo Alex fece in tempo a dire solo - Porcaput...- per poi ricadere affaticato... non riusciva a parlare ma cercava di imbastire uno sguardo torvo verso il punto da cui veniva la voce di Shane.
Aneurin si avvicinò al suo paziente e con fare professionale gli intimò di non muoversi.
- Non sei ancora in grado di alzarti, devi riprendere le forze...- poi, rivolto agli altri, aggiunse: - Bene. Immagino che dovremmo approfittare di questo momento per chiarirci un po’ le idee... - fece un attimo di pausa, poi riprese.- Per esempio, vorrei tanto sapere con che gente ho a che fare.- Non siete dei ricercati qualunque, se ho ben capito? –
Aveva già dei sospetti su chi fossero, ma voleva delle conferme.
- Mngghhhh...- rispose per primo Alexandre.
- Bè, immagino tu ci sia arrivato ormai, dico bene?- iniziò Lorenz.- In effetti non siamo nemmeno dei criminali, perlomeno non nel senso che intendi tu. Siamo criminali per alcune persone. Per altre invece siamo dei preziosi alleati. Fondamentalmente lavoriamo per un organo che ha origine nelle sette degli stregoni, o maghi, se preferisci, non fa differenza. Abbiamo il compito di stanare e uccidere tutte le spie che i vari governi europei mandano all’interno delle congreghe cui apparteniamo- spiegò l’uomo.- Io sono
Lorenz von Riegersburg, ma chiamami solo Lorenz, fai prima- continuò tendendo la mano ad Aneurin.
- Io non lo so... - rispose Shane - ... Cioè... ! So chi sono... - si affrettò ad aggiungere - Mi chiamo Shane e vengo da Galway! - si fermò un istante - Ma... non ti saprei dire perché sono qui...
Aneurin strinse la mano di Lorenz con fare soddisfatto: - Così fate parte del CoC? Allora siamo colleghi!- aggiunse ironico, fingendo stupore: il suo intuito non falliva mai.- Piacere di fare la vostra conoscenza- fece una breve pausa.- Ma ora basta con i convenevoli:
qual è il piano? Non quello di rimaner chiusi qui in eterno, spero- concluse con una punta di sarcasmo.

Al quarto giorno Alex si era ripreso a sufficienza da riuscire a mangiare senza essere imboccato...Il dolore al polmone era ancora forte ma lì per lì si sforzò di proferire qualcosa. - Cosa... che cazz... potete farmi un riassunto... schietto di quel che... mi son perso?- la voce era affannosa e lì per lì fece un po' sussultare gli altri.
Shane, che gli aveva portato quel poco di zuppa ed ora gli dava le spalle, lasciò cadere l'intera cuccuma, si girò di scatto, fissò come un assatanato il marinaio - che a dover di cronaca si intimorì non poco sul momento- e con voce da prelato ed il dito volto al cielo sentenziò:-La pistola! La pistola di Lorenz! Il demonio se ne è impossessato... Era...era maligna! Fiamme ovunque, il fumo dello sparo era... verde ma quasi invisibile e sfuggiva ovunque!
Alex lo fissò per un attimo... rincuorato e alquanto insospettito...
- Il fumo?
- Il fumo...- bofonchiò l'irlandese: doveva tenere duro se voleva che la recita che si programmava da giorni funzionasse.
- Era verde?
- Si v..verde, verde come le colline di Kilkenny!
- E invisibile?
- S.. si?- disse ormai sul punto di vomitare la verità in faccia al suo compagno. No! non poteva... lo avrebbe fatto secco!
- E sfuggevole?
- Si, giuro!
Il marinaio lo guardò storto ma il dolore lo ritirò sottocoperta... additò gli altri e proferì con voce criptica...
- Ne riparliamo... domani... magari evitando ... confronti col cerebroleso...- e detto ciò si girò su un fianco. Shane aveva schivato una gran pallottola in senso letterale si potrebbe dire. Quanto ancora ci sarebbe riuscito? Sperava di arrivare almeno a domani. Comunque raccattò alla buona il pentolino d’acciaio, si rialzò e vide gli occhi sbigottiti di tutti... fissi su di se...
- Beh? Se si preoccupa non si ripiglia!
Lorenz si colpì la fronte con il palmo della mano, levando poi gli occhi al cielo, ma non disse niente. Si voltò e uscì dal capanno.
- Davvero?- chiese Sandor.- Perché non me l'avevi detto, Shane? Una pistola posseduta, fumo verde...- fece un fischio di ammirazione e aggiunse.- Miseriaccia!
- Puoi giurarci! Verde! Perché dovrei mentire?- disse, con fare sicuro.- E appena rientra Larry, gli dirò di portare quell'aggeggio infernale da un prete!- aggiunse.
Aneurin, assistette a tutta la scena con un'espressione a metà fra il riso e il pianto. Una scusa di quel genere era a dir poco assurda e ... non aveva parole per descriverla. Infantile, forse? Spostò l'attenzione su Sandor e Shane, osservandoli contrariato, mentre mentalmente preparava una delle sue solite battute ironiche.
- Che dire ... Ottima recitazione, signor O'Cuinn.
Detto questo, si sistemò gli occhiali e tornò a leggere il suo fidato libro di alchimia, accomodandosi meglio sulla sedia traballante.
Lorenz rientrò nella casupola. Cercava di non pensare alla scena di poco prima: sennò rischiava di rotolarsi per terra dalle risate.
Decise invece che era giunto il momento di mettere bene a punto il piano che avrebbe permesso loro di trovare quel dannatissimo colonnello Lafitte.
- Molto bene- esordì. Poi sembrò ricordarsi di qualcosa, e andò a prendere della minestra, che si versò in una scodella.- Dicevo, molto bene: che ne direste se mettessimo a punto il piano per andare a fracassare il didietro di quel lercioso di Lafitte?
- Lafitte? E chi è questo, adesso? - Shane osservò Lorenz con aria interrogativa.- Ah, ma tu intendi... quello... Aaaahh!!!
- E' quello il cui zio hai ignobilmente preso in giro, Shane. La lista dei tuoi nemici si va allungando...- suggerì Murphy.
- Ah, Lafitte... Se non mi sbaglio avevo un indirizzo... Ehi, Sandor!- esclamò, sbagliando accenti e pronuncia per l'ennesima volta. - Ti ricordi dove abitava quel Lacoso?
- Lacoso... Lacoso... - rifletté Sandor ad alta voce. - Uhm... sei certo che lo dovrei sapere?
- Certo! Eri con me al cimitero! - Shane non ricordava che Sandor era svenuto mentre lui e il fantasma facevano a botte.- Dai che te lo ricordi...Iniziava per Rue de qualcosa...- disse, come se a Parigi ci fossero solo due, massimo tre Rue de qualcosa.
Lorenz non si fece demoralizzare: si stava abituando al comportamento di quei due.
- Dai Shane, spremiti il cervello!- esortò il giovane.- Non vuoi vendicarti di chi ti ha quasi ammazzato e, oltretutto...offeso il tuo onore?- continuò poi sempre in modo esortativo.
- Offeso cosa...? - Shane iniziava a non capirci più nulla: già non si ricordava che Lacoso avesse provato a ucciderlo, ne tantomeno poteva immaginare come avesse potuto offendere il suo onore, dal momento che non si erano mai incontrati. "Ma che accidenti va blaterando oggi Larry...?" pensò. Lo guardò stupito per qualche istante, poi Murphy gli suggerì.
- Petite Champs, Shane. Petite Champs. Dai che ce la puoi fare!
- Ah, si... Rue des Petit Champs! Ecco dove abitava!- naturalmente, la pronuncia era completamente a caso. - E se non sbaglio, ho pure... - si frugò in tasca.- Eccolo! Un anello di famiglia!
Mostrò colmo d’orgoglio il frutto della notte al cimitero a Lorenz, come un cane che mostra il bastone al padrone.
- Ottimo lavoro Shane!- lo elogiò Lorenz.- Sospettavo che avessi una memoria di ferro!
- Ma tu guarda 'sto gran paraculo...!- Murphy si portò le mani alla fronte per l'esasperazione.- Shane mica sarà stato tanto idiota da credergli?- si girò verso il suo ospite, solo per avere la conferma di quanto fosse realmente idiota: gli aveva creduto in pieno, anzi, se ne vantava addirittura!
- Modestamente, Larry, ho sempre avuto buona memoria, fin da piccolo!

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Lorenzo Ferretti
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MessaggioInviato: Ven Nov 04, 2011 2:48 pm Rispondi citandoTorna in cima

La notte era calata sul capanno, e nulla si muoveva nelle campagne. Giusto una leggera brezza si levava di tanto in tanto a carezzare i campi, e le cicale avevano smesso da tempo di cantare. Il cielo era senza nuvole e le stelle lo ricoprivano come un manto di perle luccicanti. Una magnifica notte di Luglio.

C’era il silenzio quando Lorenz decise di uscire all’aperto per prendere una boccata d’aria. Sapeva cosa stava succedendo, e non era certo il caso che gli altri lo venissero a sapere. Aprì la porta con molta cautela, e cercando di non farsi notare; una volta fuori si diresse dietro la capanna, in modo da riuscire a sentire in tempo se qualcuno fosse uscito. Aveva bisogno di una rinfrescata, dopo tre giorni passati senza mai lavarsi e sudando parecchio. Si guardò un attimo intorno, e alla fine individuò un secchio pieno d’acqua fangosa. Gli si avvicinò, guardandoci dentro. Ciò che vide fu il suo riflesso. Poi, per un attimo il suo volto cambiò in una smorfia che aveva qualcosa di malvagio, qualcosa di spaventoso.
Improvvisamente ebbe un giramento di testa, poi un dolore acuto lo assalì alle tempie. Fu costretto in ginocchio, e dovette fare uno sforzo sovrumano per dominarsi e rimettersi in piedi. Poi, com’era cominciato, tutto cessò d’improvviso. E per un attimo ci fu silenzio.
-Buonasera Lorenz, come andiamo?- una voce leggermente sibilante, e molto simile alla sua. Forse perché era la sua.
- Leon...quanto tempo- rispose sarcastico Lorenz. La voce che udì era uscita davvero dalle sue labbra. Non era come le altre volte, quando parlavano nella sua mente: era tutto reale stavolta. Solo che si sentiva come in uno stato di dormiveglia, come se parte di quello che percepisse non fosse reale al cento percento.- Cosa vuoi?- gli chiese subito.
- Rilassati Lorenz, sono qui solo per chiacchierare un po’- gli rispose Leon ridacchiando in modo sgradevole.- Volevo solo parlarti a proposito di una cosa molto importante per entrambi.
- Di cosa si tratta?- domandò Lorenz guardingo.
- Di una cosa molto semplice: voglio te. E non mi riferisco al tuo corpo, che uso di tanto in tanto come un ospite, ma alla tua testa- gli spiegò con fare annoiato Leon.
- C...che significa che vuoi la mia testa?- chiese confuso Lorenz.
Leon ridacchiò di gusto. Quando si ricompose però, il suo sguardo era serissimo.
- Voi esseri di carne e ossa siete sempre così ingenui! Mi sembra ovvio quello che voglio.
Forse Lorenz stava cominciando a capire. Voleva la sua testa…la testa…ma certo!
Leon lo guardò con sguardo scaltro, e un mezzo sorriso glaciale stampato sul volto.
- Conto molto sulla tua collaborazione in questo senso. Avrai capito, spero, che sarebbe la miglior soluzione per entrambi.
- Migliore perché?- chiese Lorenz nervoso.
- Ma per risolvere tutti i nostri problemi no?- gli rispose in tono di ovvietà Leon.
- Vorresti controllarmi in pratica? Lo sai che non è possibile. Non te lo permetterei!- sibilò Lorenz furioso.
- Immagino di dover prendere la tua risposta come un “no”- sospirò Leon.-D’accordo....
- Si, la dovresti prendere così!
- E allora perché mai dovrei volerti controllare? Quando posso tranquillamente...fare a meno di te?
Lorenz indietreggiò di scatto, allontanandosi dal secchio.
- Non puoi farlo! Tu sei parte di me! Non puoi esistere senza di me!
- E chi te lo assicura questo? Mi basta provare...
- Non te lo permetterò, Leon! Aveva ragione Juno: sei un bambino frignante. E io non ho bisogno di te!
- Bene! Finalmente su qualcosa siamo d’accordo!- esultò Leon.- È da quando hai lasciato che Juno scappasse che ho deciso di non avere più bisogno di te... ti sei rammollito, ti sei fatto fregare da lei ancora una volta! Non posso più permettere che tu continui così. Questa mente ha bisogno di essere riforgiata, e io intendo essere il fabbro! Non saprai mai quando colpirò: dovrai essere sempre vigile... e quando saprò che non ce la farai più...bé, saprai cosa succederà- concluse il discorso con una risata maligna, ma improvvisamente si bloccò: qualcuno li stava fissando a qualche metro di distanza, a bocca aperta.

- E poi qui la birra fa schifo! Voglio tornare in Irlanda, Shaaaane…!- il piccolo folletto continuava a molestare senza alcun ritegno il suo ospite, tirandogli i capelli, dandogli pizzichi sul collo o in altri fantasiosi modi.
- Buono, Murphy… sta fermo… Murphy!- Shane si agitò, tentando di sbilanciare il folletto, che per tutta risposta gli si aggrappò ad una ciocca di capelli strattonandolo tramite questa. - Murphy!- Shane afferrò il folletto ma quest’ultimo, furbescamente, non lasciò la presa, ridacchiandosela di gusto.
- E dai, Murphy… non farmi i dispetti…- Shane era avvilito. - Pensi che a me non manchi Galway, Paddy e gli altri… E dai, lascia!- Murphy mollò la presa e Shane, rapido, lo allontanò dai capelli. Allungò la mano dinanzi a se e la aprì, così da avere il folletto all’altezza degli occhi.- Si può sapere che ti prende stasera?
- Semplice, Shane: tu sei un idiota. Ma non un idiota normale, tu sei un idiota di proporzioni colossali! Da quanto siamo qui? Tre settimane? E quante ne hai già combinate?
- Ehi! Pizzetto sta bene! Si è ripreso!- il folletto scosse la testa nell’udire queste parole.
- No, Shane, non parlo di questo: io parlo di te. Quante volte hai rischiato la pelle? Ti hanno sparato, siamo stati aggrediti da vampiri e guardie…
- Quelle le ho stese!- si giustificò il ragazzo, del tutto dimentico della paura provata mentre lo stavano arrestando.
- Insomma, Shane!- lo richiamò Murphy.- Possibile che tu sia davvero tanto stupido? Hai visto con che gente abbiamo a che fare! Un mannaro che sventra le persone come se fossero capretti il giorno di Pasqua, Pizzetto che fa fuoco e fiamme con i suoi gingilli, il Becchino che fa trucchetti strani… persino quella strana donna era più capace di te, e sospetto che addirittura Stecchetto abbia degli assi nella manica…
Murphy aveva ragione a sospettarlo: in fondo Aneurin era un membro di vecchia data del CoC, qualche capacità doveva pur averla.
- Ehi, non esageriamo adesso!- Shane iniziò ad alzare la voce senza accorgersene.-Cioè: stai dicendo che persino una donna e Stecchetto sono più forti di me?? Murphy, sei impazzito?
- Calma, Shane! Non sto dicendo questo, è solo che… non hai le loro capacità!
- Cooosa? Io sarei inferiore ad una donna e ad un inglese?
Murphy grugnì: perché parlare con Shane era sempre così complicato?
- Adesso sai che faccio? Entro, e lo sfido a fare a botte! Così vediamo chi è più forte!- continuò il ragazzo, alzando ancora il tono della voce: stava quasi urlando. Sarebbe davvero entrato a sfidare Aneurin, ma nel girarsi notò Lorenz.
Nascose in fretta la mano dietro la schiena, come se Lorenz avesse potuto davvero vedere Murphy e lo salutò con fare impettito e aria professionale, in pratica in maniera vistosamente teatrale “Buonasera, Larry”.
- Hahahaha, questa è bella: anche il Becchino parla da solo- se la rise Murphy.

In un attimo Leon si ritrasse, lasciando il campo a Lorenz. Quest’ultimo si girò, per vedere la faccia stupita di Shane che lo fissava.
- B...buonasera Shane!- esclamò imbarazzato. Per sua fortuna si riprese subito.- Con chi parlavi?- gli chiese poi impettito almeno quanto il ragazzo irlandese.
- Parlare? Sto parlando?- rispose Shane, che evidentemente non si aspettava la domanda. Avrebbe potuto rispondere “sto parlando con un fantasma” e Lorenz non avrebbe avuto nulla da ridire, ma Shane, l’avrete ormai capito, non è uno di quelli con la scusa pronta: - Non sto parlando affatto! Anzi: Sto parlando da solo!- si fermò un’ istante per cercare una scusa convincente
- Così… mi tengo compagnia!
- Compagnia...? chiese incerto Lorenz. Sapeva oramai che quel ragazzo era un imbranato di prima categoria, e anche molto timido e schivo. Voleva cambiare questa cosa di lui: gli faceva tenerezza, e vedere un ragazzo fondamentalmente ingenuo che andava allo sbaraglio lo disturbava. Decise di giocarsi la carta della sincerità per una volta nella vita...perlomeno, sincerità parziale.- A me puoi dirlo, sta’ tranquillo. So che mi hai sentito, dico bene?- gli chiese poi con un sorriso incerto.
- Sentito…?- accennò Shane, prima che Murphy richiamasse la sua attenzione.
- No. No. No. Shane: NO! Non dire una parola: il becchino è uno stramboide. È fuori di testa. Shane: zitto!
- Sentito… nooooooo…- si corresse il ragazzo, agitando le mani dinanzi a Lorenz, come se così facendo potesse dimostrare univocamente la sua sincerità.-Io non ho sentito nulla… nulla di nulla! Avrei dovuto sentire qualcosa?- chiese, e si rispose immediatamente. - No! Certo che no!- si strinse nelle spalle.
Lorenz si ritrasse incerto su come considerare le parole del ragazzo. Lo guardò inarcando un sopracciglio, come faceva quando valutava qualcosa di bizzarro.
- Sicuro di sentirti bene? No perché ci è sembr... eh, volevo dire MI è sembrato di
sentirti parlare con qualcuno mentre giravi l’angolo...
- Io? No!- si affrettò a rispondere, poi si corresse.- Cioè: si! Parlavo con... da solo! Mica parlavo con... che ne so...? Un folletto verde?- aggiunse, con una risatina nervosa.
In tutto questo continuava a tenere la mano dietro la schiena: un comportamento decisamente innaturale, anche se in linea con il resto.
Dal canto suo Murphy si dannava per la stupidità del suo ospite, raggiungendo l’apice dell’insofferenza alle parole “folletto verde”:
rapidamente si aggrappò alla camicia di Shane e, raggiunta la spalla, gli assestò un violento morso.
- AGH!- esclamò Shane, e si portò immediatamente la mano alla spalla.
- Ma che diavolo...?- chiese sorpreso Lorenz non appena Shane fu morso e sobbalzò lanciando un grido di dolore.- Cosa stai facendo!? Ti ha punto qualcosa?- domandò preoccupato all’irlandese. Quel ragazzo si comportava in modo sempre più strano. Cioè, non per dire che non se lo aspettasse, sia chiaro, ma quella sera sembrava particolarmente strano... che cosa gli stava nascondendo?
- Aspetta fammi controllare da vicino...- aggiunse avvicinandosi al giovane.
- NO!- si affrettò a rispondere quest’ultimo, e indietreggiò di qualche passo.- Cioè... non è niente... qualche animale!- aggiunse, ma era il primo a non crederci.- Piuttosto, Larry… con chi stavi parlando, prima?- proseguì, per allontanare l’attenzione da se.
- Io? Con...- passò qualche istante mentre cercava una scusa plausibile. Leon dal canto suo, in un angolino della sua mente si batté una mano sulla fronte.-Imbecille!- lo schiaffo rintronò nel resto della mente di Lorenz, che si riscosse.- Parlavo con me stesso. Cioè, con un altro me stesso- rispose infine.- Ma non pretendo che tu capisca, è una cosa un po’ complicata- Lorenz rimase serio, in attesa dell’esclamazione di Shane che entro breve sarebbe arrivata. si aspettava come minimo la sua dichiarazione che fosse un pazzoide e che li stava mandando tutti alla rovina. Non che gli importasse a questo punto; si sentiva meglio, come se si fosse tolto un peso dallo stomaco.
- Con... un altro te stesso?- Shane era incredulo, o meglio: non aveva capito cosa intendeva Lorenz.- Che vuol dire... un altro te stesso? Hai un gemello?
- Una specie- ammise Lorenz, sedendosi stancamente su una vecchia cassapanca che stava appoggiata contro il muro della casa. L’unica cosa che evidentemente non era stata ritenuta utile portar via.- E ogni tanto litighiamo un po’. Oggi era una di quelle volte.
- Ah...- disse Shane, con l’aria di chi capiva perfettamente. In realtà, non avendo ne fratelli ne amici coetanei, non capiva affatto. - E… dimmi un po’: questo tuo fratello è qui? È nel... nel... è dei nostri?- intendeva il CoC, ma oltre a non ricordare di preciso cosa fosse, gli suonava terribilmente come una parolaccia inglese, quindi preferì non dirlo.- Non l’ ho mai visto in giro...
Si sedette affianco all’altro sulla vecchia cassapanca.
- Bé, ecco, non è che si faccia vedere spesso- disse Lorenz, sapendo che la conversazione si stava svolgendo su due piani diversi. Ma non faceva niente. L’importante ora sembrava poter parlare.- Vedi, tu non puoi vederlo...nessuno può...è una specie di fantasma, e ogni tanto parla con me- spiegò come se quello che avesse detto bastasse per far capire tutto quello che serviva.
- Un fantasma?- Shane sbiancò.- Stai dicendo che… anche tu parli coi fantasmi?- si interruppe subito: se fosse davvero stato un fantasma lui avrebbe potuto vederlo. Ma allora cosa era? Ed ecco, all’improvviso, l’illuminazione: il fratello di Lorenz era un folletto! Questo spiegava tutto! - Aaaah, Larry, io ti capisco: parlo con questo tipo di fantasmi da un po’ oramai!- aggiunse con il fare amichevole e sornione dell’esperto in materia.
- Davvero?- chiese sorpreso Lorenz voltandosi di scatto verso Shane.- Anche tu parli con un doppio psichico quindi?
-SI! Anche io… aspetta… COSA?- Shane era incredulo.- Un doppio cheee? E che roba è?
- L' avevo detto io che quello non sta bene...!- gracchiò Murphy.
Lorenz si batté una mano sulla fronte. Leon nel suo angolino mentale fece altrettanto.
- Ma allora non stiamo parlando della stessa cosa!- esclamò ridendo Lorenz. Per tutto quel tempo erano stati a parlare di due cose completamente diverse e non se ne erano accorti.- Un doppio psichico è una sorta di tuo fratello gemello che però esiste solo nella tua mente, Shane- spiegò l’uomo in palandrana.- Tu invece credo proprio che ti sia riportato qualche amichetto dall’Irlanda vero? Mi sto ancora chiedendo chi mi abbia lasciato il segno dei suoi dentini dietro al mio ginocchio quando ci siamo scazzottati!- detto questo rise di gusto fra se e se, e intanto ripeteva più a se stesso che a Shane:- Che tipi che siamo, che tipi!
- E io che ne posso sapere!- per un breve istante il volto di Shane mostrò ogni singolo colore dello spettro di luce visibile: come faceva Lorenz a sapere di Murphy?? La cosa lo agitava, e non poco!- Io non ho portato nessuno dall’ Irlanda!! Nessuno! Giuro!- disse in tono di giustifica, anzi, quasi lo urlò.
- Calma, Shane! Stai facendo il suo gioco!- lo redarguì Murphy.- Non ha modo di sapere queste cose!
- Ehi tranquillo, Shane- ridacchiò Lorenz.- Non agitarti, non ne hai motivo. Ti ho solo chiesto di essere sincero con me, tutto qui. Visto che io lo sono stato con te, pensavo che avresti restituito il favore. È come un debito in pratica: mi devi qualcosa. E poi non ci sarebbe niente di male. Tutti hanno qualcuno con cui parlare- l’uomo si appoggiò contro la parete. Era calmissimo. Sapeva che era andato molto vicino a quello che voleva sapere, ma non poteva essere sicuro.
“La fai facile, Larry…” Shane non poté impedirsi di pensare ciò, in fondo ogni volta che aveva svelato qualche segreto gli era andata male: prima gli avevano impedito di entrare nel cimitero, poi lo avevano preso per pazzo, infine lo avevano obbligato a lasciare il paese…insomma, non aveva nessuna voglia di avere altri guai, anche se mentire a Lorenz lo metteva a disagio. Soprattutto se la si metteva in termini di favori da restituire.
Eppure era più forte quella parte di se che temeva di essere allontanato una volta che avesse dichiarato di parlare con un folletto.
- Ehi… non chiedermi cose che non ti posso dire…- lo guardò quasi rattristato, con l’aria di chi sta tenendo per se un enorme segreto d’importanza vitale.- Credimi, vorrei dirtelo… ma non posso! Non posso e basta! Ricambierò il favore in un altro modo appena mi si presenterà l’occasione, promesso, ma questo non puoi chiedermelo…
Lorenz si alzò dalla cassapanca. Non gli era piaciuto far sentire il ragazzo in debito, quindi cercò di rimediare in qualche modo. Il suo sguardo era preoccupato, la bocca serrata, e a Shane sembrò dispiaciuto per qualcosa. Gli passò lentamente accanto dandogli una pacca sulla spalla.
- Tranquillo Shane- gli disse,- tutti hanno i propri segreti. Se rivelarli sta a noi deciderlo- così si allontanò, tornando dentro alla casupola.- Ci vediamo domani mattina ragazzo. Buona notte.

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MessaggioInviato: Lun Dic 26, 2011 5:40 pm Rispondi citandoTorna in cima

Sandor entrò come un treno in una delle stanze del capanno e fu sorpreso di trovarvi Alex, il marinaio, coricato in una branda. Il ferito stava per addormentarsi, ma aprì gli occhi mentre l'ungherese sbatacchiava la porta con disinvoltura.
- Chessuccede? - farfugliò.
Sandor prese una sedia e la trascinò accanto al letto. Inutile dire che non fece economia sul rumore.
- Stai dormendo? - chiese.
-Hmmmf... Sì... starei dormendo...- Rispose il marinaio. -O meglio, stavo..-
Gemendo per il dolore lo fissò biecamente, per quanto bieco possa essere lo sguardo di un ferito assonnato.
- Che cosa c'è Belluso?-
Sandor mise lo schienale della sedia rivolto verso il letto e si sedette al contrario, mettendosi di fronte al marinaio. - Ci si annoia. - disse - Che ne diresti di raccontarmi la tua vita avventurosa, ehm... marinaio? –
Quando Sandor era entrato nella stanza, Aneurin aveva abbandonato la lettura stizzito. Nemmeno quello era più un luogo tranquillo. Osservò irritato mentre il licantropo afferrava poco garbatamente una sedia e si accomodava davanti al letto del malato, ignorandolo completamente. "...Tanto meglio." Pensò fra sè e sè, rimettendosi a leggere. Ma la domanda che Sandor rivolse poco dopo al marinaio, destò la sua curiosità. Così, con fare pacato, appoggiò il libro d'alchimia sul tavolo e iniziò ad ascoltare.
-Che ti frega della mia vita? Non credo ci sia nulla di interessante... o desideri qualche balla da marinaio? Se vuoi posso raccontarti della nera con quattro braccia con cui andai a letto a Capo di Buona speranza… o del Lindorn albino che vedemmo nelle coste del Brasile. Ma non sei troppo cresciuto e un po' troppo sobrio per crederci? Allora, Ungherese... che cosa vuoi sapere?-
Sandor lo guardò interdetto.
- Certo che sono sobrio. – replicò – Ma, scusa, che cosa c’entra? –
Si rivolse ad Aneurin:
- E tu, hai mai visto un Lindorn albino? – chiese.
Quella domanda lo colse alla sprovvista; non era solito parlare delle sue (dis)avventure da apprendista alchimista. Decise comunque di rispondere, in fondo, aveva voglia di chiacchierare un pò ... anche solo per sfogarsi. Si schiarì la voce.
- Veramente ho avuto i miei problemi con una Viverna ... che è molto peggio. -
Gli sfuggì un sospiro sconsolato.
- Ero ancora inesperto a quei tempi. Ma questo non impedì al mio mentore di spedirmi fra le grinfie di una Viverna! "Il suo veleno è indispensabile per la creazione di molti impiastri!" ... ecco cosa mi disse. Intanto, io ho rischiato la pelle! -
Sandor non fece commenti, ma modificò la sua posizione per ascoltare meglio la storia.
L'alchimista tamburellava le dita sul tavolo, con fare nervoso.
- Quando vidi il nido pensai che un cucciolo di Viverna fosse più facile da gestire rispetto ad uno adulto. Impacciati e inesperti, non sono ancora in grado di fare buon uso della loro coda irta di aculei velenosi. Così, con le dovute precauzioni, decisi a prenderne uno ... ma la sua mamma non fu molto contenta. -
Si schiarì la voce, cercando di nascondere l'imbarazzo.
- E che cosa poteva fare un ragazzetto di diciotto anni che fino ad allora aveva visto Viverne solo nei libri, se non scappare a gambe levate? -
Si sfilò gli occhiali e si mise a pulirli con un lembo del vestito, più per non guardare l’espressione dei suoi compagni che per altro.
- Ma quella bestiaccia aveva le ali! Come potevo sperare di riuscire a seminarla? -
- Le ali, caspita! Non sapevo che le Viverne avessero le ali. – commentò Sandor.
Non si fermò a riflettere che non aveva la più pallida idea di come fosse fatta una Viverna: la sua attenzione era concentrata sul racconto.
Una breve pausa, mentre Aneurin cercava di mettere ordine nella sua mente.
- Ricordo soltanto di essermi svegliato in quello che, a prima vista, sembrava un edificio abbandonato: una chiesa, forse … Lo stile era chiaramente gotico, con due grossi gargoyle a guardia di un enorme portone di legno che, nonostante l’età, pareva ancora molto solido. Dagli affreschi e gli stralci di stoffa che adornavano i muri, quasi a voler dare a quell’atmosfera cupa e piena di grigi un minimo di colore e vivacità, si capiva che il luogo era abitato; abitato da coloro che mi avevano salvato la vita.
Quelle persone sapevano fare il loro lavoro, non si sopravvive facilmente alla puntura di una Viverna.
Così, cercando di non badare al dolore pulsante sotto le bende, decisi di esplorare meglio quel posto … anche soltanto per poter dare i dovuti ringraziamenti agli inaspettati benefattori. Tuttavia, compresi subito che quella chiesa era ben più di ciò che appariva: scaffali ricolmi di libri d’alchimia (volumi sconosciuti perfino al sottoscritto!), fiale e ampolle di ogni genere e forma, erbe rare, sostanze ignote e vapori pestilenziali.
Un vero e proprio laboratorio.
Mi trattarono con sospetto all’inizio, ma quando capirono che avevano di fronte un aspirante alchimista i loro modi si fecero più affabili. A prima vista, non parevano affatto degli studiosi; non erano dei nobili, come mi aspettavo. Provenivano dai ceti sociali più bassi, ma non fu questo a stupirmi: erano quasi tutte donne.
Il mio stupore si trasformò ben presto in curiosità, quando realizzai che le loro conoscenze andavano ben oltre la più fervida immaginazione. Come potevano possedere un tale sapere? Mi chiesi. E la risposta non tardò ad arrivare.
Quegli uomini e quelle donne, praticavano l’Alchimia delle Scaglie: il lato nascosto dell’alchimia.
Giovane ed inesperto quale ero, scappai sconvolto dalla portata di quelle rivelazioni.
Non consegnai mai il veleno di Viverna al mio mentore e, nonostante la lavata di capo che mi beccai, non rimpiango affatto quell’incontro. -
Terminato il racconto, Aneurin alzò lo sguardo, pensieroso. “Se non fosse stato per loro, non sarei mai arrivato fino a questo punto.” Strinse i pugni irritato. “Ma sono ancora lontano da una cura!”
Scrollò il capo, non era il caso di lasciarsi andare alla rabbia.
- Nonostante il primo incontro fosse stato un pò burrascoso, andai a trovarli piuttosto spesso quando la mia mente non fu più tanto ingenua. -
Sorrise soddisfatto.
- Ma ditemi, anche voi avrete qualche storia da raccontare. Io mi sono dilungato già troppo! -
Concluse, sistemandosi gli occhiali e spostando lo sguardo verso i compagni.
- Beh, io una volta ho visto delle ninfe dei boschi. – rievocò Sandor – Stavano facendo un bagno nel lago, sotto la luna. – Si azzittì e si appoggiò allo schienale della sedia, pensieroso.
- E allora? - chiese Aneurin, non aveva mai visto delle ninfe e non poteva nascondere di essere un po’ curioso. Sapeva che potevano essere delle creature molto maligne; ma se era notte e c’era la luna, Sandor non era certo indifeso. Infatti, Sandor era un Mannaro, quando era successo; ma era un particolare che preferì lasciare nell’ombra.
Un sorriso compiaciuto sbocciò lentamente sulle sue labbra. Le ninfe l’avevano riconosciuto subito per quello che era: un ficaccio. Un lupo mannaro bellissimo e terribile.
- Volevano che giocassi con loro. -
“Tipico delle ninfe …” Pensò Aneurin, mentre cercava di nascondere un sorrisetto malizioso.
- Ti sarai divertito molto, presumo. - Disse l’alchimista, lanciando a Sandor uno sguardo d’intesa. Il sorriso si spense sulla faccia dell’ungherese.
- Divertito? – chiese indignato – Per niente. Come ti è venuto in mente che potevo divertirmi? – aggiunse, aggressivo.
Aneurin riuscì a restare serio. Sandor non brillava per senso dell’umorismo: meglio evitare incidenti. Alexandre arrivò in suo aiuto.
- Anche io ho la mia storia, se volete. – disse.
Sandor distolse lo sguardo astioso da Aneurin. “Quelle maledette ninfe dei boschi! Possibile che le femmine abbiano in testa una cosa sola?”
Alex si sistemò sui cuscini.
- La cosa più stramba che mi sia capitata – cominciò a narrare - è successa una decina di anni fa, verso Capo di Buona Speranza. Avete mai udito parlare dei Mojo? –
- La magia africana? – chiese Aneurin, gli occhi brillanti d’interesse dietro gli occhiali. Alex annuì.
- Cose ben strane: piccole bambole simili ai feticci che vengono utilizzate per compiere qualunque nefandezza.
All'epoca non lavoravo ancora presso i gentili signori che liberano gli schiavi di ogni razza. E dato che il lavoro scarseggiava, ero ancora giovane e avevo da poco scoperto le mie doti... mi è capitato di fare un paio di lavori per schiavisti, colonizzatori e assassini vari. –
Sandor e Aneurin accolsero la confessione senza fare commenti. Sandor pensava ancora alle ninfe licenziose e ascoltava il racconto di Alex distrattamente.
- Quella volta c'era da raccattare un paio di carichi di schiavi da una tribù amichevole che usava scambiare con noi bianchi i nemici sconfitti e diamanti puri come una verginella. – riprese il marinaio - Un tipo sveglio il capoccia: non voleva ninnoli, ma piuttosto fucili, armi e schiavi nani da mettere a scavar diamanti...
A farla breve, mi ero imbarcato sulla nave di un olandese di nome Van De Meister, un bel tocco di tre alberi che faceva spola tra New Orleans e il capo... rotta transatlantica: eravamo pochi i pazzi a farlo e si guadagnava bene.
- Alla partenza per New Orleans la nave contava 40 membri di equipaggio generico, altrettanti addetti alla sicurezza (tra cui me), una mezza dozzina di ufficiali e qualcosa come 60 schiavi, tutti giovanotti muscolosi che andavano tenuti a bada per i primi giorni: se qualcuno fosse riuscito a liberarsi sarebbero stati guai seri... Dopo una settimana di viaggio ovviamente erano già più calmi. Depressi dalla clausura, dalle catene, dal rancio schifoso e scarso e dalle morti frequenti, erano già ridotti a meno di 50... Insomma, il più era fatto, si erano sedati al punto da sembrare morti che camminavano (almeno per quel poco che le catene permettevano), e a noi della sicurezza non restava che sostituire di tanto in tanto gli altri marinai e gustarci quella vita che c'eravamo scelti e continuavamo a maledire.
- Maledire! Puoi dirlo forte! – commentò Sandor, furioso - Più dicevo loro di darsi una calmata e più quelle insistevano. Quelle ninfomani!
Aneurin e Alex lo guardarono sorpresi. Poi il marinaio decise di ignorare l’interruzione e riprese il racconto.
- Un giorno, con la brezza che sfiorava le onde spargendo acqua salmastra, capii che stava per accadere qualcosa: quando il ponte si allaga in un giorno senza vento e senza nuvole si può star certi che qualcosa sta per avvenire. Infatti, dopo pranzo fummo chiamati tutti per andare a controllare gli schiavi: erano parecchio inquieti. La causa apparente era la morte di una donna... come se fosse stata la prima... insomma, qualcosa non quadrava; ma dato che nessuno di noi a parte Van De Meister capivano un'acca di quel che dicevano pensammo che fosse solo quella che si scopavano di più...
Buttammo il cadavere in mare senza troppe cerimonie, come voleva la santa consuetudine di noi bastardi...
Quella notte, fra la bruma fredda che a grossi banchi danzava intorno alla nave, arrampicandosi fino al ponte per elargire brividi e malumore a quelli che dovevano stare di turno, accadde il primo fatto strano. Joach il guercio (detto così perché nonostante avesse entrambi gli occhi beveva tanto da non vedere a più di sei spanne) lanciò un urlo secco e breve. Tutti accorsero in un battibaleno... cioè, quelli che erano svegli. Io ero a riposo e non andai: svegliarmi così era il metodo migliore per farsi chiamare tazzina (nomignolo per quelli con un'orecchio solo)... era già capitato in altri frangenti a un'Italiano, due Inglesi a poche ore uno dall'altro, e un creolo linguacciuto.
- Tagliargli un’orecchio! Buona idea! – commentò Sandor – Gli dovevo tagliare un’orecchio a quelle là! Così imparavono a non ascoltarmi!
Aneurin nascose una risata dietro un finto sbadiglio e Alex riprese imperterrito:
- Ad ogni modo Joach fu trovato stecchito. Senza ferite se non quelle autoprocuratesi a grattar via pizzichi di zanzare e prurito di pulci. La superstizione prese il sopravvento. Era un segno cattivo... si proferirono le peggiori ipotesi: spiriti del male, vendetta divina, magia nera et cetera... Non so quanto sarebbe durata la cosa; forse saremmo morti tutti se non fosse stato che la notte successiva c'ero anch'io di vedetta.
- Di nuovo qualcuno urlò e morì, mi pare fosse stato Harold il cornuto... senza nemmeno pensarci aguzzai la vista oltre l'inverosimile. Nessuno sapeva che la mia vista da diavolo era un dono magico: vidi ogni singola fibra delle assi umide del legno, tutte le gocce microscopiche che vorticavano sospese nell'aria, le bestiacce che pascolavano sui crani dei miei compagni. Scomposi i materiali di quel piccolo mondo come fossero blocchi giganti e li analizzai in un attimo. Fu così che la vidi, nella penombra, piccola come un tappo di sughero, una bambolina incisa nel legno che se la filava per il ponte... Reagire mi fu impossibile e la cosetta sparì in meno di un lampo. Magia africana, ne avevo già sentito parlare... Ed il conto era già di due morti misteriose; aggiungendo due morti di febbre faceva un quadretto funereo...
- Da giovane baldanzoso qual ero, pensai di avere la chiave per risolvere la cosa: quelle bamboline probabilmente erano avvelenate e si muovevano di propria sponte, ma non potevano agire se separate dal proprio stregone. Ne dedussi che lo stregone era a bordo. Sarebbe bastato andare a vedere e appena scoperto di chi era quella bambolina gettarlo in mare lui e il feticcio. Facile come scolarsi una pinta ad agosto. Scesi dabbasso, aguzzai gli occhi e la vidi subito: si nascondeva, appena percettibile anche così, nei capelli lerci ed arruffati di una donna... chi l'avrebbe mai cercata lì? La megera era furba: ma qui finiva. Feci per acchiapparla e... non so perché lo notai, forse l'intuito mi fece mantenere la mia magia, forse fu solo fortuna... ad ogni modo almeno una quarantina di minuscoli occhietti erano puntati su di me. Da una ventina di punti diversi e nascosti...
- Una ventina? – era di nuovo Sandor, a parlare, assorto nei suoi pensieri - No, sei, otto al massimo; ma di mani ne avevano almeno trenta. Come si può avere tante mani, dico io?
- Quello che pensai mi varrà almeno 200 anni d'inferno. – continuò Alex - Ad ogni modo c'era poco da fare... abbassai lo sguardo umilmente e me la filai alla chetichella. Ci pensai tutto il giorno... venti bamboline assassine... almeno venti. Quante potevo colpirne? Una? Due? Quattro? – scosse la testa – No, nessuno poteva farcela; e in uno scontro diretto 80 di noi sarebbero stati avvelenati in meno di 5 minuti... Seppure avessimo avuto modo di vincere si rischiava di rimanere in pochi, troppo pochi per governare la nave. Inoltre chi diavolo m'avrebbe mai creduto? C'era solo una cosa da fare: verso la mezzanotte misi alcune delle mie cose in un baule di legno cerato, rubai qualche pezzo d'oro e una mezza bottiglia di rum e mi tuffai in acqua, sapendo che a meno di 50 miglia c'era un'isoletta inglese: con la mia vista del diavolo si vedeva anche dalla nave. Nuotai lentamente per risparmiare le forze e mi aiutai con un minimo dei miei poteri (giocherello anche con la telecinesi... non che sia un maestro, beninsteso...). In dua giorni approdai, affamato, fradicio e mezzo morto dal freddo, cotto dal sole subequatoriale e con l'umore di una pezza da piedi.
Ero vivo però...
- Vivo. – borbottò Sandor – Sono fortunato a essere ancora vivo. Quelle ninfomani!
Questa volta né Aneurin né Alex gli badarono.
- Venni recuperato disteso sulla sabbia da un paio di guardie inglesi. – riprese il marinaio - Mi fecero riposare, mi diedero da mangiare e poi mi sorbii un lunghissimo interrogatorio... almeno sei giorni di gabbio a rispondere alle loro domande. Ero sospettato di essere una spia francese... Che diavolo doveva mai fare lì una spia francese? Su un'isoletta al largo delle coste africane? Alla fine riuscii a farmi credere e mi spedirono in Portogallo, su una brigantino. Salutai con gioia quella fottuta isola di Sant'Elena... vai a capire cosa fregava agli inglesi di quel sasso... Nei mesi seguenti mi rimisi al lavoro e ogni tanto chiedevo informazioni su Van De Meister e la sua nave. Spariti: lui, la nave, il carico e i marinai... Come da santa consuetudine.
- La verità su quei feticci la seppi anni dopo, da un malese che lavorava per uno che commerciava con quella tribù che vi ho detto... Questo malese aveva sentito nominare un tale chiamato "l’uomo a metà", un epiteto che mi fece riconoscere Van De Meister: era alto poco più di un metro e sessanta e aveva tutto l'aspetto del borghese senza doti, se non per gli affari. Il capo tribù furbastro si vantava di avergli venduto 36 prigionieri di guerra e 21 apprendisti fattuchieri catturati in giro di cui voleva sbarazzarsi: 21 esecuzioni trasformate in 20 fucili americani, 4 casse di munizioni, 2 di liquore e 2 schiavi nani. Mi feci una risata e versai ancora da bere al mio nuovo amico malese...
- Ironico come un selvaggio con tutù di scimmia e ninnoli di piume nei capelli potesse fregare così un asso del commercio di schiavi...
- Schiavi? – Sandor lo guardò come se lo vedesse per la prima volta. - Hai una storia sugli schiavi? Dai, marinaio, raccontala! Sono tutto orecchi!

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Lorenzo Ferretti
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MessaggioInviato: Dom Set 16, 2012 5:05 pm Rispondi citandoTorna in cima

- E’ quella – disse Lorenz.
La sua mano destra, inguantata di capretto beige, catturò per un attimo la luce fioca di un lampione lontano, e i quattro membri del CoC videro il cancello serrato di una villa a pochi passi da loro.
- Sembra che non ci sia nessuno – osservò Sandor.
- Lafitte è lì – lo contraddisse Lorenz. – L’ho visto entrare poco prima del tramonto; e non ci sono porte sul retro.
Erano alcuni giorni che i cinque membri del CoC sorvegliavano il colonnello. Ora che Parigi era sotto il controllo dei ribelli, la città era relativamente tranquilla. Il grosso dell’esercito se ne era andato; ma Lafitte non aveva abbandonato la sua residenza.
- Che si fa? – chiese Shane.
Sandor lo guardò interdetto; era chiaro che la domanda gli pareva molto stupida.
- Entriamo sparando – rispose.
Con un fruscio sbucarono da dietro l'angolo anche Aneurin e Alex, portando con loro un pesante baule.
-Ecco l'attrezzatura gentaglia, ci ho messo un po' dei miei giocattoli preferiti. Il resto son tutti trucchetti del nostro amico alchimista.
Sandor guardò la scena compiaciuto “Che il mio compleanno sia arrivato prima quest'anno?” pensò fra se e se mentre tiravano giù il carico.
-Bon- riprese Alex.-Ognuno prenda quello che preferisce.
Tutti si avvicinarono e mentre il baule veniva aperto concluse: - Shane! Ti proibisco di armarti di qualunque attrezzo spari, esploda, scatti, ustioni, fulmini, espella acido o veleni, emetta pura energia magica ed in definitiva tutto ciò che può uccidere un uomo a più di 120cm di distanza!
Dal canto suo Shane non aveva capito quasi per nulla cosa si trovasse nel baule: la maggior parte del suo contenuto infatti risultava completamente ignota al giovane, che si limitava ad osservare sperando che qualcuno gli spiegasse cosa fossero quegli strani arnesi. Poi le parole di Alex gli fecero capire che si trattava di armi, anche se un’arma in grado di fare tutte le diavolerie sopra elencate, o anche solo una, gli risultava un concetto decisamente assurdo.
-Non ti preoccupare!- rispose spavaldo, non avendo afferrato il sarcasmo (o forse sarebbe più corretto dire “preoccupazione”) celato dietro le parole di Alex.- I miei pugni basteranno! Non ho bisogno di quelle cose strane: il vero valore di un uomo risiede qui!- e si batté il pugno nel palmo della mano, del tutto ignaro che i pugni non possono battere i moschetti.
Aneurin si massaggiò la schiena dolorante. Non si era mai distinto per la sua forza fisica e portare quel grosso baule pieno di cianfrusaglie (utilissime cianfrusaglie) lo aveva sfiancato. Si sistemò gli occhiali, cercando di non dare a vedere la stanchezza, anche se passeggera. - Bene. Presumo vogliate sapere la ragione di tutte queste fiale? - esclamò, rivolto a tutti e a nessuno.- Per farla breve, le fiale con il liquido verde contengono acido, quelle rosse esplodono e quelle bianche ... - Fece una breve pausa. - Be' ... speriamo di non doverle usare. - Detto questo ne prese qualcuna per uso personale, mentre le altre le distribuì equamente al resto del gruppo (fatta eccezione di Shane).
Lorenz osservò la sua fiala per un lungo secondo. Fece spallucce e poi se la infilò alla cintura. Diede un'ultima controllata agli stocchi poi portò la sua attenzione ai compagni. Finalmente sembravano essere arrivati ad un punto di svolta di quella dannata faccenda.
- Pronti ad entrare?- chiese. Lui si sentiva pronto, e sperava che anche gli altri lo fossero. Anche se non vi erano molti dubbi sul fatto che tutti erano decisi a far fuori Lafitte.
Sandor si strofinò le mani allegramente. Per lui si era aspettato anche troppo. Scelse un fucile e si riempì di pallottole le tasche del panciotto. Poi, senza preoccuparsi minimamente di essere seguito si arrampicò alla cancellata, la superò con un volteggio e si lanciò di corsa lungo il viale d’accesso.
“Finalmente si passa all’azione!” pensò Shane, e si sgranchì le braccia e i pugni.
- Cretino! Non lo vedi che ti trattano come un idiota?- Gli suggerì Murphy, ed il ragazzo gli rispose infastidito (e sottovoce): - Lo so che non mi ha dato quelle porcherie perché è inglese, ma io non ne ho bisogno. Non ho mai avuto bisogno di arnesi strani e indemoniati per farmi valere a Galway, e non ne avrò bisogno adesso: sta’ un po’ a vedere!- e scrollò le spalle, costringendo il folletto a scendere, poi si avviò dietro Sandor.
- Maledetto Testa Rossa rincretinito… - sbuffò Murphy, mentre si arrampicava rapidamente nel baule di Aneurin- Fatti pure prendere per scemo! Ma non esiste che io non abbia una di queste diavolerie…!
osservò le varie fialette per qualche istante, prima di sceglierne una.
- Come hai detto, Stecchetto? Quelle bianche speri di non doverle usare?- e arraffò rapido una delle suddette fialette bianche.
La maggior parte del gruppo ormai era in posizione.
Rimanevano solo Alexandre ed Aneurin indietro. Il primo aveva richiuso il baule e lo sollevava con un po' (un bel po' ad onor del vero) di fatica. Il secondo passava in rassegna la sa attrezzatura.
- Dottor Aneurin è pronto?
- Pronto - esclamò l'alchimista con un filo di voce.
- Bene, io ora vado in posizione. Portare questo coso con me- continuò Alex indicando col mento il baule - mi costerà un certo sforzo. Ergo dammi dieci minuti per tirare il fiato e poi apri le danze, in modo che tutti i nostri compagni capiscano.
Detto ciò sparì alla vista con tutto il barile lasciando Aneurin da solo nelle fredde vie di Parigi.
In posizione, su un tetto vicino, ci mise poco a individuare le posizioni degli altri e le possibili zone da cui potessero provenire minacce.
Respirò profondamente un paio di volte, prese due cartucce e le infilo nella sua carabina preferita. Attese altri cinque minuti, quindi allineò gli occhi al mirino.
- Sta’ attento! Zoppetto! Mi stavi chiudendo dentro! E che accidenti!- Murphy inveì contro Alex mentre quest’ultimo chiudeva il baule. Riuscì ad uscire appena in tempo per non finire spiattellato, stringendo la fialetta bianca trafugata poc’anzi e si avviò dietro gli altri, imprecando in maniera vivace, colorita e decisamente fantasiosa.
- Nononononono!- sibilò a denti stretti Lorenz, scavalcando il cancello.- Fermi!- continuò con lo stesso tono. I due non accennarono a fermarsi: se ci fosse stata qualche guardia ben addestrata lungo il vialetto che portava alla porta di casa Lafitte, li avrebbe fatti secchi quasi sicuramente. Perlomeno Shane...Sandor di sicuro non si sarebbe fatto fermare dal piombo...
- Fermatevi, dannazione!- li chiamò ancora senza risultato."E va bene, come volete..." pensò, protendendo poi le mani in avanti. Corrugò lievemente la fronte, cercando di concentrarsi. Shane e Sandor intanto erano quasi alla porta.
Improvvisamente si fermarono, come trattenuti da una fune...e caddero indietro, atterrando di schiena sul lastricato. E il tutto a pochi metri dalla porta: li aveva fermati appena in tempo!
“E che dannazione…!” Shane conosceva la spiacevole sensazione di finire intrappolato in un incantesimo di telecinesi.
- Che dannazione, Larry, mollami!- urlò all’indirizzo di Lorenz.
- Scusate l'interruzione ragazzi...- disse Lorenz sarcasticamente e a bassa voce.- Ma avrei un'idea che ci farà entrare lì dentro senza far troppo chiasso, e scoprendo anche quante guardie ci sono. Dopo facciamo tutto il casino che volete. Che ne dite?
Aneurin si sistemò gli occhiali, lasciandosi sfuggire un profondo sospiro di sollievo. Quando aveva visto Shane e Sandor partire decisi verso la villa, gli era venuto quasi un colpo. Per poco non aveva urlato loro di fermarsi, ma per fortuna il tempestivo intervento di Lorenz bloccò le sue parole sul nascere."Se ci scoprono siamo morti"
- Sono d'accordo, la discrezione prima di tutto. Cosa avete in mente?
- Cosa ho in mente? Che domande sono? Entriamo, troviamo Lefiitte e poi…- Shane non ricordava bene cosa fare dopo, ne il nome della persona in questione-… e poi… insomma, dobbiamo mettere in chiaro le cose, no? Beh, mi avete capito!
- Non è Lafitte che voglio- ruggì Sandor- E’ il maledetto traditore! Quello che ha parlato di noi a Lafitte. Quindi, prima di tutto lo facciamo parlare poi…- e si passò la mano di taglio sulla gola.
Poi con un movimento fluido trasse di tasca un filo di ferro e prese ad armeggiare con la serratura della porta d’ingresso. Avrebbe preferito sfondarla; ma quell’idiota di un telecinete aveva deciso di mettersi in mezzo. Sandor disse a se stesso che la prossima volta non gliela avrebbe fatto passare liscia.
In quel momento la serratura scattò: la via era libera.
Almeno, in teoria. Perché il grido lanciato incautamente da Sandor l’avevano sentito tutti i signori che si trovavano nei paraggi, comprese le guardie che si trovavano nella casa di Lafitte.
Quello che il gruppetto vide dall’esterno dell’edificio fu un ingresso modestamente arredato, e sullo sfondo si intravedeva una scala che saliva ai piani superiori della casa. Non fecero caso a molto altro, dato che stavano correndo loro incontro cinque guardie armate di archibugi, che si fermarono, ancora all’interno della casa, per mettersi in posizione. Avrebbero preso la mira(i proiettili erano già in canna, sicuramente) e avrebbero premuto il grilletto, scaricando i proiettili mortali su di loro. Ma nulla accadde di tutto ciò. I fucili si dimenarono come impazziti all’improvviso, sfuggendo loro dalle mani e cadendo inerti a qualche metro di distanza da loro.
- Sandor, Shane…divertitevi- disse Lorenz ai due uomini smaniosi di battersi. Poi avanzò anche lui, seguendo i due che si fiondarono in casa senza troppe cerimonie.
- E questa sarebbe la tua idea di discrezione, Larry?- lo rimbeccò Shane. In ogni caso, la priorità era stendere quei gendarmi prima che recuperassero i fucili. Fu subito addosso a quello più vicino, che sembrava ancora sbalordito dalla piroetta eseguita dalla propria arma, e lo colpì al naso.
- No, questa è la dimostrazione che non mi date retta nemmeno se è per il vostro bene Shane..e nel caso ti interessasse, ti ho appena salvato la vita!- disse Lorenz, osservando temporaneamente l’azione.
Aneurin si sistemò meglio gli occhiali, un gesto che tendeva a fare spesso quando era nervoso. Sguainò la spada dal bastone da passeggio e la tenne ben stretta fra le mani, quasi a sfogare la tensione.
- Cosa deve fare un pover’uomo per avere un po’ di discrezione? I salti mortali?!
Il piano messo a punto negli ultimi giorni stava rischiando di andare in fumo per colpa di ... Scosse la testa.
“Meglio non pensarci". Decise di restare nelle retrovie, l'idea di trovarsi in prima linea non lo attirava affatto, anche perché non era lui quello che possedeva capacità straordinarie. Meglio mandare avanti gli altri e limitarsi a guardar loro le spalle.
Lorenz entrò in casa. Non si preoccupò di quel che stava facendo Sandor, né di quello che stava facendo Shane. Avanzò nell’ingresso, mentre due guardie correvano loro incontro con le spade alla mano, uscendo da una porta lungo il corridoio. Con gesto fluido, il telecinete estrasse una delle sue spade dalla palandrana, mettendosi elegantemente in guardia.
- En garde, signori!- esclamò con un sorriso quasi maniacale stampato sul volto, parando una sciabolata diretta alla sua testa. Con velocità e precisione fece scorrere la propria lama lungo il filo della sciabola avversaria, infilzando poi il braccio armato della guardia, che lasciò cadere a terra la lama, urlando per il dolore. La seconda guardia lo aggredì una frazione di secondo dopo, ma Lorenz la fece cadere sulla schiena abbassandosi e tagliandogli un piede. Con un ultimo colpo si voltò, finendo la prima guardia che aveva ferito.
La seconda cadde sulla schiena senza perdere le spada e tentò una stoccata dal basso, ma non riuscì a completare il movimento: una palla di fucile la centrò in mezzo alla fronte. Sandor aveva impugnato l’arma da fuoco e sparava allegramente nel mucchio concedendosi una pausa solo per ricaricare.
Quando una delle guardie si gettò su di lui, cercando di disarmarlo, impugnò l’arma per la canna e colpì sulla testa il malcapitato. I colpi risuonarono per tutta la casa con un frastuono indescrivibile.
- Ci attireremo addosso tutta la polizia di Parigi!- gli fece notare Lorenz.
- Perché prendere un fucile se poi non possiamo sparare?- replicò Sandor, dando mostra di un inaspettato buon senso.
Quella villa ospitava più guardie di quante Aneurin se ne sarebbe aspettate. I suoi compagni non avrebbero avuto problemi, ne era certo, ma lui invece...non poteva competere con loro."Sono in troppi!" pensò irritato, mentre dava fondo a tutta la sua agilità per evitare di essere ridotto come un puntaspilli. Arrivavano a ondate, e soltanto alla terza guardia caduta l'alchimista si decise a usare mezzi più drastici. Con un rapido gesto, lanciò una minuscola fialetta dal liquido bluastro versò le guardie; queste, per nulla intimorite, non si mossero... mai sottovalutare un alchimista. Appena la fiala toccò terra, infatti, una spessa coltre di fumo grigio-bluastro si sparse per tutto l'ingresso, rendendo impossibile la visuale. Un ottimo diversivo, che permise al gruppo di avanzare indisturbato.
- Ma che stregoneria è mai questa??- Shane agitò la mano cercando di dissipare il fumo.
- Fate attenzione, hanno delle magie strane!- urlò ai compagni.
- Shane, idiota, sono le sbobbe paranormali di Stecchetto!- suggerì Murphy, risalendo sulle spalle del ragazzo.- Non farti prendere per scemo, se già non ci sei riuscito...
Shane guardò (per quello che poteva) il folletto, che si strinse nelle spalle e gli intimò:
[i] - Beh? che aspetti? Segui gli altri! Forza!-
“Non vedo l'ora di vedere cosa c'è in questa piccola fialetta..." ghignò il folletto tra se e se.
Sandor sbuffò irritato. Quell’accidenti di alche… alci… insomma, quello con le fialette di tutti i colori non faceva che pasticci. Quando si combatte, si combatte. E se una cosa si fa, la si fa bene. Siete tutti d’accordo? E come si fa a combattere in mezzo a un fumo così spesso? Agitò la mano davanti al viso e, quando si rese conto che non c’era niente da fare prese la decisione più sensata: andarsene da quel fumo. Così imboccò la scala e si lanciò alla caccia del colonnello al grido di:- Lafitte preparati: arriviamo!
Il gruppo, parzialmente avvolto dalla nebbia, si cominciava a rendere conto che irrompere senza sapere bene nemmeno come fosse fatta la villa era stata una mossa avventata.
Esageratamente avventata...
Purtroppo non c'era tempo per brancolare nel buio, bisognava correre, magari non come quel pazzo di un ungherese…In rapidi passi attraversarono dunque la nebbia percependo appena le guardie che li cercavano all'interno di essa.
Ma non durò molto, una salva fragorosa esplose da fuori e sette sibili fischiarono nell'aria, e si udirono i brevi urli di alcune guardie.
E quando uscirono dalla nebbia, un paio di cadaveri, la strada aperta.
L'alchimista seguì i suoi compagni di disavventure con un certo rammarico: si poteva dire che era ufficialmente in esecuzione il piano B. Ovvero: spacchiamo tutto e diamocela a gambe. Ma per quanto avesse desiderato un piano perfetto, non si sarebbe lasciato sopraffare da tutto quel caos. Raggiunse il secondo piano in fretta e furia, cercando di evitare le esplosioni; la tensione cominciava a farsi sentire...e la nebbia a diradarsi.
Fu proprio in quel momento che vide Sandor lanciarsi nella mischia alla cieca."Ma che fa? Non sappiamo nemmeno dove si nasconde!" Aneurin non intendeva lasciare che anche il piano B andasse in fumo.
- Dove vai ?! E' da questa parte! - Urlò irritato, indicando nella direzione opposta a quella che aveva preso il licantropo."Meno male che mi sono studiato le mappe..." Pensò sconsolato.
Il richiamo del demoralizzato alchimista giunse all’orecchio di Lorenz, che si voltò prima di seguire Sandor.
- Dobbiamo dividerci!- esclamò in direzione di Aneurin.- Da che parte dobbiamo andare?- chiese poi allo stesso. Il giovane gli indicò una porta dietro alle sue spalle.
- Andiamo!- incitò il telecinete.- Sandor!- ruggì poi,- Per di qua, testone!- e in men che non si dica, attraversò la porta, con Aneurin al seguito.
Sandor li lasciò andare senza degnarli di un’occhiata. Aneurin aveva studiato le mappe; Lorenz si comportava in modo razionale. Ma il Mannaro agiva con la più potente delle bussole: quella del suo istinto di uomo-lupo. Mentre l’alchimista e il telecinete entravano nella stanza da letto di Lafitte, Sandor si lanciò nel corridoio, lo percorse al galoppo e spalancò l’ultima porta alla sua sinistra.
Un altro corridoio, una scala che portava al piano superiore, un appartamento pieno di tappeti arrotolati e mobili imballati, e uno studio con una scrivania monumentale. Lafitte stava frugando nel cassetto, alla ricerca della pistola caricata con proiettili d’argento: sapeva con chi aveva a che fare.
L’ungherese gli fu addosso un attimo prima che riuscisse a prendere la mira. Lafitte sparò e lo mancò di stretta misura. Sandor gli strappò via l’arma.
- Cane!- gli gridò, scaraventandolo a sedere sulla sedia imbottita.- Adesso risponderai a qualche domanda!
Un lampo feroce attraversò gli occhi del nano, mentre un riflesso maligno fece scintillare la sua testa lucida.
- Cane? A me?? Cane lo dirai a quel povero lustrascarpe di tuo padre, o a quella gran suona pifferi di tua sorella!- rispose con voce stridula.- O credi forse di poterti permettere di offendermi solo perché sei un bel ragazzo?- continuò, mortalmente offeso...o almeno così sembrava. Nel pronunciare le ultime parole infatti estrasse silenziosamente un piccolo pugnale, era pronto per passare al contrattacco.
Il colpo fu rapido e preciso. O almeno, sarebbe stato preciso se fosse andato a segno nel punto giusto. Il piccolo colonnello balzò in avanti protendendo il braccio armato verso l’avversario che gli era sopra, sperando di colpirlo a morte. Ma la reazione del lupo mannaro fu più svelta: afferrato il polso di Lafitte, Sandor glie lo torse dietro alla schiena, buttandolo poi di nuovo sulla poltrona.
Nello stesso momento in cui ciò accadeva, entrò trafelato nella stanza Lorenz, seguito a ruota da un altrettanto affannato Aneurin.
- Vedo che avete già cominciato...- commentò guardando Lafitte con uno sguardo che avrebbe incenerito un fiammifero a dieci passi. Dopotutto quell’uomo, anzi, quel nano, era la ragione di tutti i suoi guai...
- Maledetto topo di fogna!- esclamò Sandor, spettinato e furibondo.- Non permetterti mai più di…- cominciò, ma si interruppe bruscamente.- Hai detto “bello”?- chiese.
Lorenz si poggiò una mano sul volto...e questa sarebbe dovuta essere una squadra di professionisti?
- Si Sandor, ha detto “bello”...continua a minacciarlo, tranquillo- disse poi al licantropo bloccato con il braccio a mezz’aria come un idiota.
Sandor guardò con aria di rimprovero il nano.
- Mi hai fatto perdere il filo!- lo rimproverò.
- Uhuhuh! Suonapifferi! Dove l'ha imparata questa??-Murphy sghignazzò.- Suonapifferi! No, dico: SUONAPIFFERI! Hai capito, Shane? Suonapifferi!
Lafitte guardò inacidito la schiera di uomini di fronte a lui. Non capiva che intenzioni avessero ma avrebbe venduto cara la pelle. - Si.. "Bello".. avvicinati che ce la spassiamo! - Sorrise sadico facendo l'occhiolino a Sandor e mimando un bacetto.
- Ehi, sei impazzito? Così me lo rovini!- protestò Sandor, guardando con aria di rimprovero l’irlandese.
- Luccichino il Pelatino ha perso il suo dentino! – lo canzonò Murphy
Shane fissava il nulla. Non sembrava del tutto convinto del colpo sferrato, anche se la riuscita era decisamente buona.
-Scusa… è che…
-Non dargli retta, cretino! Hai fatto bene a stendere Luccichino, chissà che altro avrebbe tirato fuori…! Forza ora! Non rovinare l’unica cosa buona che hai fatto da che sei arrivato qui!
- È che… dobbiamo fare in fretta… Lucc… Lafett deve parlare, prima che arrivi qualcun altro.
Fissò Sandor poco convinto di ciò che aveva detto, anzi, ripetuto.
Aneurin assistette alla scena con fare spazientito. Erano in una villa infestata da soldati e questi pensavano a scazzottarsi? Si sistemò gli occhiali e si mosse in direzione di Lafitte, non aveva intenzione di perdere tempo, voleva le informazioni e subito ... anche non voleva affatto rischiare di vedersela con un furioso Sandor.
- I soldati ti hanno abbandonato. Sei rimasto solo. Ti conviene parlare e dirci dov’è il traditore.
Mosse lo sguardo occhialuto verso Shane.
- ... o forse vuoi un altro cazzotto?- incrociò le braccia, in attesa di risposta.
Lafitte sputò con discreta mira il sangue e il dente rotto in faccia ad Aneurin rigandogli una lente degli occhiali. Non si sentiva solo né tantomeno minacciato dalla situazione. Lui, oramai, era diventato la persona più illustre di Parigi e presto la più importante...
- La finestra - disse. - Solo... io? No.. – Rise.- Ho..."pagato" per arrivare dove sono.. Ero solo un uomo con un grande sogno, di gloria e prestigio, di potere.. - iniziò a parlare mentre metà del gruppo guardava pietrificato l'avvicinarsi dei nemici... Solo in pochi erano rimasti ad ascoltarlo.
Aneurin si sfilò gli occhiali interdetto, guardando la crepa con fare offeso e anche un po’ disgustato a dire il vero. Poi la sua attenzione si rivolse alla finestra...e sbiancò. Portò la sinistra alla cintura, in cerca di una delle sue fiale esplosive.
- Lo sapevo- commentò sconsolato.
- E poi mi avvicinò quel tipo...La Fayette...Riusciva a leggermi nella mente...- Lafitte rabbrividì pensando a quella viscida persona.- Mi propose un accordo che non potevo rifiutare, mi avrebbe dato ciò che più volevo al mondo ed in cambio...in cambio mi chiese di firmare l'ordine per la vostra eliminazione...Pochi giorni dopo portammo quel duca d'Orlean... stolto fino alla fine con i suoi patetici ideali di lealtà alla corona...Ci disfammo di lui, ci pensò La Fayette...Come sempre...Trovammo il sosia perfetto e con un po' di fortuna riuscimmo ad ingannare tutti...Ma è un sacrificio che sarei disposto a ripetere...La Francia si risolleverà grazie a me, ma non sarei mai arrivato a questo punto senza La Fayette...quell'uomo voleva distruggere il CoC e tutti coloro che praticano le arti oscure...E presto o tardi anche voi farete la fine che meritate...Il mondo sta cambiando e non ha più bisogno di voi...
Shane aveva mollato il nano ed era corso alla finestra.
- Oh porc...- sbiancò osservando il cortile.- Luccichino ha ragione...!- si girò verso gli altri.- Ci sono un sacco di...tizi qui fuori...
- Levati di qui, c......e! Sei sotto tiro! – gli urlò Murphy. Shane si scostò giusto in tempo: un paio di pallottole fischiarono a pochi centimetri da dove si trovava fino a qualche istante prima.
- Dannazione, ma allora fanno sul serio?- farfugliò il ragazzo.
- No, razza di demente: sono qui per disputare la più grande partita di mosca cieca che il mondo ricordi... e togliti dalla finestra, maledizione!
Shane si spostò nuovamente, stavolta premurandosi di uscire dalla linea di fuoco.
- ... Che facciamo, adesso?
Lorenz era stato ad ascoltare Lafitte per tutto il tempo, e non si era spostato subito verso le finestre per vedere cosa ci fosse là fuori. Sentì il commento di Shane, ma non vi si concentrò a lungo.
- Ti entrava nella mente? Un sosia del duca? Che diavoleria avete preparato??- chiese preoccupato.- E chi è La Fayette, dove lo troviamo?
- Il capo della guardia nazionale...La Fayette.. lui.. - indicò un palazzo alle sue spalle per quanto il collo gli permettesse di girarsi, legato e basso com'era. Era una palazzina di due piani molto simile alla residenza di Lafitte, vicino ad una torre ad orologio.
Aneurin osservò Lafitte con aria da sufficienza. La Fayette...un nome che non gli diceva nulla, come gli intrighi politici. Sfilò la boccetta rossa dalla cintola e si incamminò verso la finestra.
- State indietro, ci sarà un bel botto- avrebbe liberato la strada, in un modo o nell'altro.
- Maledetti Suonapifferi...- Murphy balzò dalla spalla di Shane al davanzale, non visto al lato di Aneurin.- Fate pure gli splendidi con i vostri giocattolini, ora vedrete cosa vi tira giù Stecchetto... e cosa vi tiro giù io!-
Si sporse e sputò nel mucchio. Un soldato si portò la mano in testa e guardò in alto: ricevette un secondo sputo dritto nell'occhio.- Ahahahah, deficienti! Sparatemi questo!- urlò, mostrando il dito medio.

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Lorenzo Ferretti
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MessaggioInviato: Dom Ott 07, 2012 1:54 pm Rispondi citandoTorna in cima

Lorenz digrignò i denti e si accucciò non appena i primi proiettili perforarono le finestre. Imprecò sonoramente, avvicinandosi poi ad Aneurin, che stava attendendo il momento buono per lanciare quella sua fialetta.
- Dobbiamo andare via di qui!- disse, mentre altre pallottole gli fischiavano pericolosamente vicino.- Il nanetto dice che LaFayette si trova a pochi isolati da qui, dobbiamo andare a prenderlo!
Non aveva in mente un vero e proprio piano, si trattava più che altro del pensiero di dover fuggire il più in fretta possibile da quella casa. Le fialette di Aneurin potevano anche essere efficaci, ma là fuori c'erano comunque almeno duecento soldati...tanti anche per loro.
Intanto cominciarono a risuonare i primi colpi di fucile di Alexandre, e alcuni soldati caddero riversi al suolo con petti e teste perforate con impressionante precisione. Sandor non attese oltre e si unì alla festa, sorridendo in modo pericoloso.
Con rabbia, Lorenz sguainò una delle sue lame, alzandosi poi in piedi e rimanendo contro il muro accanto alla finestra. Poi, velocemente, proprio mentre la maggior parte dei soldati si mise a ricaricare, si affacciò, lanciando lo stocco come se fosse stato un giavellotto.
Uno dei soldati in prima linea si portò le mani al petto, guardando stupito l'affilatissima lama d'acciaio che ne spuntava fuori per un quarto...poi, con uno strattone improvviso, gli fu tirata fuori da una forza invisibile, e tornò dalla finestra da cui era stata lanciata. Senza nemmeno un grido, il milite cadde a terra, soffocando nel suo stesso sangue.

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MessaggioInviato: Gio Ott 11, 2012 10:06 pm Rispondi citandoTorna in cima

- Wooooow! Bel colpo, Becchino! Sgraziato al punto giusto! - Murphy sputò in testa ad un altro paio di gendarmi, poi salì sulla spalla di Lorenz, arrampicandosi agilmente sulla manica.
- Avanti, Becchino! Spara un'altra spada! Spara un'altra spada! - Fece finta di estrarre una spada e mimò il gesto del lancio.
- Hai visto che roba, Shane? -
Shane alzò gli occhi verso il folletto.
- Maledizione, stai giù! - gli urlò, e si affrettò ad aggiungere - ... Larry! -
- Ooooh, non essere noioso! E attento a non farti sgamare! Forza Becchino, all'attacco! - Poi saltò addosso ad Aneurin - Anche tu, Stecchetto! Vai con le tue patacche alchemiche! Che accidenti aspetti? - Zampettò da una spalla all'altra, divertendosi a scompigliagli i capelli e con un balzo fu di nuovo sul davanzale. Da lì rivolse una parodia di saluto militare ad Alex - Signor Pizzetto, ammainate le vele e fuoco alle polveri! - Diede un'occhiata veloce quanto sdegnosa a Sandor, poi tornò sul davanzale a fare boccacce ai gendarmi.
Shane si alzò di scatto e lo afferrò senza alcun riguardo.
- Smettila di fare l' idiota e togliti da mezzo ai proiettili! ... Larry! - Aggiunse di nuovo.

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03/11/11: il giorno in cui si scoprì che la stupidità di Shane è contagiosa asd2

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Nesrìn
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MessaggioInviato: Dom Ott 28, 2012 9:25 pm Rispondi citandoTorna in cima

Quella situazione stava dando sui nervi all'alchimista, non solo il loro raffinato piano per scovare il traditore era andato in fumo appena avevano messo piede nella villa - per colpa dell'avventatezza di qualcuno di cui non voleva nemmeno pronbunciare il nome, ma oltretutto avevano perfino scoperto che il tanto ricercato Lafitte era soltanto un pesce piccolo che prendeva ordini dal cattivone di turno ... un certo La Fayette, nasconsto pure lui chissà dove ad elaborare complessi piani conquista, come un buon pazzo assetato di potere che si rispetti. Sospirò sconsolato, ecco perchè detestava la politica: troppi intrigi e tradimenti per i suoi gusti, mai un'attimo di tranquillità; ne aveva piene le tasche, la situazione spinosa in cui versavano andava risolta velocemente se non volevano finire ridottti a dei colabrodo. Approfittando di un attimo di calma dove nessun intervento alleato l'avrebbe intralciato nei movimenti oppure oscurato la sua visuale, lanciò finalmente la fiala intimando al contempo ai suoi compagni: - State giù!
La boccetta passò pressochè inosservata (e ignorata) fra la folla di soldati impegnati nel combattimento, più intenti sulla battaglia che a prestare attenzione ad un misero flacone che passava sopra le loro teste; appena questa toccò terra un lampo accecante invase l'improvvisato campo di battaglia, seguito subito dopo da un boato ed una potente onda d'urto che spazzò via le allibite guardie nel raggio di dieci metri; tutt'altro che intenzionato nel vedere protrarsi ulteriormente quello scontro, Aneurin suggerì agli altri la ritirata.
- Andiamocene, prima che ne arrivino altri!

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