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 Tystar alle porte di Athkatla Successivo
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Lorenzo Ferretti
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MessaggioInviato: Dom Dic 25, 2011 11:24 pm Rispondi citandoTorna in cima

Kastakir tossì rumorosamente, coprendo l'ultima frase di Nesrìn. L'avventatezza di quella ragazza era pari solo alla sua pericolosità. Era su quelle piccole stupidaggini che il Crisantemo Rosso si aggrappava...e trovava le sue prede. Avrebbero senza dubbio chiesto di forestieri particolari passati di lì, ed era meglio tenere quanto più segreta la loro destinazione. Sperando ovviamente che non l'avessero già scoperta. Dopo aver lanciato un'occhiata ammonitrice alla metadrago, si girò verso il padrone della locanda.
- Non mi sembra esattamente una stupidaggine, il fatto che l'intera popolazione di un centro abitato sia sparito in una sola notte...-commentò Kastakir.- Direi piuttosto che si tratta di una notizia alquanto sostanziosa...se è vera, s'intende- concluse poi asciutto.
- Io vi racconto solo quello che ho sentito- si difese immediatamente il locandiere.
- E non lo metto in dubbio- asserì Kastakir.- Ma mi chiedo come sia possibile che siano spariti tutti, e che siate riuscito a sentire questa storia. Chi ve la potrebbe aver raccontata se non qualcuno che proviene da lì?
L'oste lo guardò nervoso, senza sapere bene cosa rispondere. Kastakir ridacchiò e bevve un altro sorso di birra.

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yanez73
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MessaggioInviato: Lun Dic 26, 2011 12:37 am Rispondi citandoTorna in cima

Yanez ascoltava assorto, sorseggiando la sua birra; a metà boccale la lasciò sul banco e alzò gli occhi sull'enorme guerriero.
- I guai non mi piacciono. - dichiarò a voce alta - Io dico di cambiare strada. -
Nesrin e Kastakir lo guardarono stupefatti.
- Non è la prima volta che sento questa storia. - continuò Yanez - Ad Athkatla avevo incontrato un mercenario che mi aveva raccontato la stessa cosa. Io dico che un uomo si può sbagliare, due no. Seguiamo la via carovaniera per Belsole, dico io: allungheremo la strada, ma eviteremo di passare per Skandra.
"La via carovaniera non ci porterà da nessuna parte!" pensò il guerriero "Non è lì che vogliamo andare!". Guardò Yanez, pensando che fosse impazzito. Il Veggente gli fece un piccolissimo cenno con la mano, subito sotto il bancone, e Kastakir cominciò a capire.
- La via carovaniera? - intervenne l'oste - C'è una carovana di mercanti che sta per partire in quella direzione.
- Mi sembra un'ottima idea. - Yanez pareva rinfrancato - Attraverseremo le Montagne della Luna in buona compagnia. Che ne dici, Kastakir? Andiamo a prendere accordi con il capo carovana?
Il guerriero finì di vuotare il boccale, riflettando.
- Ottima idea. - disse.
Yanez si avviò con decisione verso l'uscita e i due compagni lo seguirono.
- Sei impazzito? - domandò Nesrin, quando furono fuori dalla locanda - La via carovaniera non ci...
Yanez le fece cenno di tacere e si avviò rapidamente verso la periferia del villaggio, dove aveva visto un assembramento di carri.
- Andremo a Skandra, come avevamo deciso. - disse Yanez - Ma qui non devono saperlo. Il Crisantemo Rosso passerà di qui e interrogherà l'oste. E' bene non fargli sapere le nostre intenzioni.
- Dimentichi l'errabondo. - osservò Nesrin - Anche lui potrebbe non trovarci.
- Non mi preoccuperei troppo per lui. Scommetto che riuscirà a trovarci. - L'indifferenza di Yanez era autentica: lasciare una pista per l'errabondo Curunir non era tra le sue priorità - Io dico di partire con la carovana e di abbandonarla dopo un paio di giorni di viaggio - continuò - Poi devieremo per una scorciatoia che conosco e riprenderemo la pista per Skandra. Il guaio è che l'oste diceva la verità, temo: - aggiunse - Skandra è una città fantasma. Se è così, temo di conoscerne la ragione.
- E quale sarenbbe, di grazia? - domandò il guerriero rudemente.
- Yanez si fermò in mezzo alla strada.
- Non vi piacerà, vi avverto.
- Che cosa fai? Gli indovinelli?
Yanez sorrise, come se avesse detto una battuta.
- Vampiri. - disse - Skandra è piena di vampiri.

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Lorenzo Ferretti
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MessaggioInviato: Gio Dic 29, 2011 2:25 pm Rispondi citandoTorna in cima

- Vampiri!- esclamò Kastakir arricciando il naso.- Avversari tosti. Il problema è che dobbiamo per forza andare a Skandra se vogliamo scoprire qualcosa di utile. Se è vero quello che dici, Veggente, non sarà una passeggiata: quella cittadina contava circa duecento abitanti, un avamposto della civiltà di tutto rispetto, dunque- il grosso guerriero si fermò un attimo a riflettere. I tre ora si trovavano proprio in mezzo alla strada principale di Silk, e si levarono appena in tempo per evitare due carri trainati da buoi che trasportavano un grosso quantitativo di anfore.- Questo spiegherebbe perchè il Baronato non ha voluto riprendersela: ci sono almeno duecento vampiri da quelle parti. Un po' di più forse.
- Perchè un po' di più?- domandò Nesrìn.
- Perchè bisogna considerare che i cittadini sono stati attaccati: e ad iniziare l'attacco sarà stato un gruppo di vampiri preesistente. A meno che questo non sia opera di un solo vampiro- spiegò Kastakir, pensieroso.
- Sarà in ogni caso pericolosissimo entrare in città- asserì Yanez.- Dovremo prestare parecchia attenzione.
- Sono d'accordo- rispose Nesrìn.
- Non arriveremo a Skandra prima di una quindicina di giorni, meglio non preoccuparsi subito di queste faccende. Direi che il nostro solo problema adesso è trovare quella carovana che ha detto l'oste- commetnò Kastakir, guardandosi intorno, mentre giravano l'angolo imboccando una viuzza laterale.

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Ultima modifica di Lorenzo Ferretti il Dom Gen 22, 2012 5:58 pm, modificato 1 volta in totale
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Nesrìn
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MessaggioInviato: Mar Gen 10, 2012 5:05 pm Rispondi citandoTorna in cima

Nesrìn sbuffò irritata. Era vero che con i vampiri bisognava sempre essere prudenti, ma era anche vero che la loro forza non veniva dalla loro prestanza fisica, bensì dal numero. E la metadrago sapeva fin troppo bene come affrontare un non-morto: uno schiocco di dita, e del cadavere ambulante non resta altro che cenere. “I vampiri sono noiosi.” Commentò fra sé e sé. Con la sua piromanzia si sarebbe sbarazzata di quelle sottospecie di sanguisughe in un batter d’occhio … “Ma così non c’è gusto. Chiedo solo un po’ di azione, ecco tutto!”

In quel mentre, in cui Nesrìn cercava ancora di comprendere i complicati ragionamenti dei suoi compagni (soprattutto la parte dell’astuto cambio di direzione - una mossa strategica ma, per un tipo impulsivo come lei, del tutto incomprensibile), il passaggio di una carovana traboccante delle più bizzarre chincaglierie, la costrinse a interrompere il cammino.
Il Veggente si staccò dal gruppo.
- Bene. A quanto pare, abbiamo trovato il nostro passaggio. -
Detto questo, si avvicinò al capo carovana (agghindato di tutto punto, come se fosse un giorno di festa) con fare sicuro. Kastakir e Nesrìn lo lasciarono fare, lui era più bravo di loro nell’arte del parlare.
Il mercante era già salito sul suo carro e i cavalli scalpitavano; com’era prevedibile, non fu molto contento di veder interrotta la partenza.

Quando la metadrago ed il guerriero lo videro ritornare, non fecero domande. Gli si leggeva chiaramente in volto che l’accordo era andato a buon fine; anche lo stesso atteggiamento dei mercanti, era ora più affabile. Cosa disse esattamente Yanez a quei tipi, rimase però un mistero.

Senza ulteriori indugi, si sbrigarono a recuperare i cavalli e si misero in viaggio alla volta di Belsole.

--- Intanto, alla locanda di Silk ---

L’oste era ancora intento a pulire il bancone, quando un esile figura dal volto incappucciato entrò nel locale. Il suo arrivo non destò alcuno sguardo sospetto; infatti, l’orario di chiusura era già passato da un pezzo ormai. Con passi rapidi e sicuri si avvicinò all’uomo, come se si trattasse di un vecchio amico, e si accomodò su una delle sedie.
La domanda echeggiò in maniera quasi innaturale nel silenzio della locanda.
- Allora? -
La risposta non si fece attendere.
- Sono diretti a Belsole. -
L’uomo rivolse al complice un’occhiata interrogativa.
- Ebbene? -
- Mentono. Oltre il Passo del Serpente c’è una strada che conduce direttamente a Skandra. -
- La Via dei Lamenti? Furbi. Quella via non è più battuta da anni. È stata perfino cancellata dalle mappe. -
Una risata.
- Le spie non hanno bisogno di mappe. -
Una pausa. Stava andando tutto come previsto, ma le preoccupazioni dell’uomo erano di tutt’altra natura.
- Cosa dice il capo? -
La risposta fu a dir poco sbrigativa.
- Niente. -
La spia lanciò al compagno un’occhiata interdetta.
- Come?! Non dirmi che crede davvero a tutte quelle frottole? Non c’è alcun mostro in quella città che si divertirà a fare il nostro lavoro! Dovremmo approfittarne, invece. Nessun testimone: un giochetto pulito. -
L’incappucciato parve irritarsi a sentire quelle parole.
- Non dipende da noi, ma dal Vermiglio. E noi non vogliamo mettere in discussione gli ordini del nostro cliente, vero? -
All’udire quel nome, il finto oste venne scosso da un tremito. Per l’uomo dalle vesti nere, fu una risposta più che sufficiente.
- Bene. Vedo che ci siamo capiti. Riferisci a Iggsar di tenere pronte le spie. Voglio un resoconto dettagliato su ogni loro spostamento. -
Un breve cenno d’intesa da parte della spia e l’uomo incappucciato si dileguò con la stessa rapidità con la quale era arrivato.

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Curunir
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MessaggioInviato: Lun Gen 16, 2012 5:37 am Rispondi citandoTorna in cima

--- Al calare del giorno, della partenza da Athkatla ---

Una mano si protese verso delle guanciotte desiderose di riempire le interne vacuità con delizie morbide, pastose, al sapore di mirtilli. L'eco del rintocco periodico di un bastone all'ingresso della via deserta si fece sempre più secco e chiaro, mentre Kamùh ingoiava dubbiosa e incuriosita l'ultimo piccolo boccone. Nell'iride maculato e cieco del giovane guercio, che lentamente si alzava da posizione china, la figura dell'errabondo assunse via via un dettagliato profilo. Un volto cupo, giudice, era impresso nello sguardo dell'anziano. La pupilla viva dell'altro occhio colse quell'espressione e un profondo respiro a diaframma stretto sollevò visibilmente l'esile curvatura del torace del giovane...

--- Qualche ora prima ---

Un bicchiere mezzo pieno fu posato su una piccola scrivania in mogano adattata alle esigenze di bordo… Fuori, dietro l’elegante uomo seduto di fronte al suo bicchiere, dalla barba ispida ma dal forte odore di pulito, l’olezzo di salsedine esalava nella stanzetta più lussuosa del castello di poppa, mentre a poco più di cinque metri più in basso la spuma del mare irretiva innocuamente l’ancorato veliero della Sirena.
Il lupo di mare che aprì la porta s’avvide che il suo capitano l’aveva già udito giungere e senza dire altre parole fece accomodare l’errabondo. Il sorridente anziano attese comunque l’invito del comandante, che s’espresse in un cenno della mano. La porta si chiuse alle spalle dell’errabondo mentre l’attendente s’allontanava. L’errabondo si sedette dinnanzi poggiando il bastone lontano da fastidiose frapposizioni di visuali “ Comandante Melphoer, il messaggio vi è giunto… ”. Lo sguardo dell’uomo si fece serio senza divenire irrispettoso “ Fermati qua… Questa volta si farà a modo mio… Non ho intenzione di rischiare nuovamente il mio equipaggio con quei saprofagi dei loro scagnozzi assunti qua e là ”. Con un tono di familiarità l’errabondo rispose “ Sia come volete ”. “ A poche ore da che saremo salpati il loro uomo saprà che non siete su questa nave. Vi daremo solo un breve margine di vantaggio, nella speranza che quell’infame dei loro scenda subito con i passeggeri al primo scalo delle Meridie. Non voglio nessun altro della loro schiatta a insudiciare il ponte della Sirena ”. L’errabondo si alzò, riprese il bastone e sorridendo con stima al comandante “ Mi sta bene anche così ”. Il comandante s’alzò più lentamente a sua volta “ Curunir, questa volta hanno occhi e orecchie dappertutto qui ad Athkatla, anche fra i più insospettabili, questo lavoro gli urge più di molti altri. Verranno fuori dalle tane più grigie anche le radici più anziane, pur di portarlo a termine ” il tono di voce fu di un uomo sicuro che il mare avrebbe separato da lui ogni nequizia che il crimine avrebbe diffuso e sicuro che l’anziano di fronte a lui stesse azzardando un gioco più grande di lui. “ Sei sempre stato parco nelle lusinghe, Melphoer ”. Il comandante fece un mezzo sorriso “ Non voglio vi accada nulla prima che il mio debito sia del tutto estinto, tutto qua. ” la mano riprese il bicchiere. “ Non fatevi intimorire da queste nuove comandante, conosco la terra quanto voi conoscete il mare… ” l’errabondo aprì la porta “ … e a differenza di questo, essa è piena di cattivi come di buoni, cunicoli ” e uscì richiudendola.

--- Due giorni dopo l’incontro con l’incappucciato alla locanda di Silk ---

Si passò un tovagliolo al fianco della bocca, assorbendo con esso un rivolo di sangue, e con la volontà, la fatica. Il sole filtrava dalle finestre, mentre un via vai di frequentatori rumoreggiava incessante. Ebbe il tempo in tutta sicurezza di riporlo, qualche istante dopo, l’oste passò di fianco al suo tavolino e si voltò verso di lui “ Dite generoso giovanotto, cosa gradite?… ” mentre con una mano raccoglieva il consistente gruzzolo di monete con l’altra riponeva un piatto di fronte all’accomodato facendo notare un pezzetto di carta, tenuto diligentemente con le dita e poi celato sotto di esso “ … abbiamo un po’ di costata di manzo con del burro di nocciole generosamente offerto dai cadetti di lord Vandleithin, oppure dell’uva fresca raccolta nei colli di Pinatzio… o anche… ”. Lo interruppe il giovane “ Prendo quello che ha preso il signore a quel tavolo… e se possibile, alcune pastelle… ” uscì la voce sottile e gioviale, con un filo di decisione al di là del primo imbarazzo, mentre un sorriso di rara beffardaggine… per nulla avvertito dall’oste si stagliò sotto i bicromatici occhi...
“ Per caso… ne avete qualcuna ai mirtilli? ”
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Lorenzo Ferretti
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MessaggioInviato: Dom Gen 22, 2012 7:34 pm Rispondi citandoTorna in cima

Pioveva. Pioveva a dirotto, tanto per cambiare. Gli ultimi giorni erano passati senza far cadere nemmeno una goccia, benché nell’aria fosse presente una gran quantità d’acqua, a causa dell’evaporazione verificatasi in seguito alla grande burrasca prima della loro partenza. Il fatto che fossero improvvisamente calate le temperature aveva avuto immediatamente effetto sul tempo meteorologico, e infatti poco dopo la partenza del trio da Silk grandi e fitte gocce avevano cominciato a precipitare sulle loro teste, assumendo rapidamente l’aspetto di un vero e proprio temporale.
A quel punto, chiunque avrebbe potuto tranquillamente affermare che nessuno di loro era contento. La metadrago era di pessimo umore a causa della troppa acqua. Il Veggente non si esprimeva, ma si intuiva il suo fastidio dal tono in cui rispondeva al capo carovana quando questi chiedeva loro come stessero. Kastakir era abituato ai temporali, passando molto tempo all’aperto, ma avrebbe di gran lunga preferito non doversi bagnare affatto. L’unica nota positiva in tutto quel mare di fango e grigiore, era che sicuramente le loro tracce erano state cancellate, e che nessuno avrebbe potuto seguire la loro pista. Ma era l’unico aspetto di cui rallegrarsi... i carri sui quali viaggiavano erano coperti da pesanti teli, ma alla lunga anche quelli cominciarono a far penetrare l’acqua che gocciolava senza pietà sulle teste dei tre viaggiatori. Kastakir e la metadrago si erano riparati con dei cappucci improvvisati, mentre il veggente poteva vantare della protezione apparentemente totale del suo cappello.
Erano al loro quarto giorno di viaggio in direzione della città di Belsole, ce ne sarebbero voluti altri nove o dieci per arrivare al punto in cui avrebbero abbandonato la carovana. Da lì avrebbero poi proseguito per uno, massimo due giorni per arrivare a Skandra. Sperando che il maltempo non li rallentasse troppo ovviamente...
La metadrago sibilò irritata fra sé e sé.
Kastakir sbuffò.
Il Veggente canticchiava un motivetto senza senso. C’entrava qualcosa una coppia di lama, ma non si capiva bene che scopo avessero nella canzone.

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Nesrìn
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MessaggioInviato: Mar Mar 06, 2012 10:18 pm Rispondi citandoTorna in cima

Passarono altri cinque giorni prima che il sole si decidesse a spuntare da dietro le nuvole. Cinque giorni d'inferno ... o meglio, di tempesta. Erano fradici e l'umidità gli era arrivata fin dentro le ossa, il calore di quel pallido sole non bastava ad asciugare i loro vestiti zuppi.
Avevano dovuto arrangiarsi a mangiare e a dormire sotto la pioggia, il fango ... e il vento. Dire che Nesrìn era frustrata era dire poco.
"Potevamo passare per le Sabbie Morte, almeno il clima sarebbe stato più caldo. Molto più caldo." Quel piccolo pensiero bastò a farla sentire un pò meglio. Già, le Sabbie Morte, un bel posticino (almeno per coloro a cui piacciono i deserti infestati da Wyrm della sabbia). Peccato si trovasse verso il Confine Esterno.

Il cavallo emise un nitrito nervoso e Nesrìn ne comprese subito la causa: le Montagne Nere non erano certo famose per la loro bellezza (anzi, quei ripidi pendii frastagliati erano quasi inquietanti), ma erano libere da briganti ... e questo per i mercanti era più che sufficiente per definire "sicura" la via.
- Bene. Inizia la scalata. -
Esclamò la metadrago con ben poco entusiasmo, spronando il cavallo.
Era ansiosa di raggiungere il Passo del Serpente; lanciando il cavallo al galoppo si trovò ben presto alla testa della carovana. Kastakir e il Veggente restarono indietro, interdetti da quello scatto improvviso.

Gran parte della salita fu abbastanza tranquilla.
Ma quello stato di calma apparente aveva un che di sinistro.
Qualcosa li stava osservando.
... E non erano occhi di spie.

Quando si accorsero di essere circondati, era già troppo tardi.
Le belve erano molte, più di quante Nesrìn ne avesse mai viste ... E avevano fame. Una fame tale da spingerle ad attaccare un'intera carovana.

Il capo carovana urlò terrorizzato: - Manticore!!! -

~ ~ ~ *** ~ ~ ~

Le manticore avevano bloccato l'intera via ... non avevano scampo.

Il cavallo cominciò a scalpitare, sapeva di essere in trappola. Con uno strapiombo sulla destra e la nuda parete di roccia sulla sinistra, non c'era alcun modo di scappare.

Diversamente dal suo cavallo, Nesrìn non era affatto nervosa, anzi, era eccitata. Fin troppo eccitata ...
Prese le redini nella destra, mentre nella sinistra formava una sfera di fuoco. Era pronta alla battaglia. Si lasciò sfuggire una risata divertita (anche se in quel contesto suonava quasi inquietante), assaporando quei pochi attimi che precedevano lo scontro: le bestie sbavavano impazienti di assaporare la carne delle loro prede, mostrando quasi orgogliose le tre file di denti acuminati; era evidente che la denutrizione non aveva intaccato la loro aggrassività. Ma ciò che rendeva ancora più singolare quella situazione, era il fatto che le manticore non cacciassero mai in branco ...

Ma alla metadrago questo non importava, come non le importava del sinistro (e innaturale) bagliore rossastro negli occhi di quelle belve.
- Volete del Fuoco? Ne ho da vendere! -
E a quell'esclemazione si gettò nella mischia, pronta ad incenerire chiunque si fosse messo sulla sua strada.
Ma con un cavallo terrorizzato al seguito c'era ben poco da fare. Infatti, appena la povera bestia si rese conto di non dover temere soltanto le manticore, ma anche (e sopratutto) il proprio cavaliere, non ci pensò due volte a disarcionare la metadrago. Purtroppo, la sua corsa verso la salvezza fu molto breve.
Nesrìn non sembrò badare a quel piccolo intoppo e riprese a lanciare fuoco e fiamme contro le belve affamate, per nulla intenzionate a rinunciare al loro pranzo.

Lo scontro fu breve, la piromante era così precisa e devastante negli attacchi da non lasciare ai suoi nemici nemmeno il tempo di respirare.
"Uno spasso, un vero spasso!" pensò Nesrìn mentre si preparava ad affrontare le ultime manticore rimaste. Ormai erano solo due.

Ma a quel punto successe una cosa strana. Il bagliore rosso negli occhi delle belve scomparve improvvisamente, lasciando le creature in uno stato di confusione e smarrimento. L'odore di sangue e di bruciato fu sufficiente a metterle in fuga.

Nesrìn osservò interdetta le sue vittime scappare con la coda fra le gambe.
- Ma come?! Finisce così? -
Esclamò irritata e delusa. "Proprio quando iniziavo a divertirmi."
Soltanto in quel momento la metadrago decise di guardarsi intorno e ammirare lo spettacolo quasi infernale da lei causato.
Un sorriso soddisfatto le increspò le labbra. "Che bel calduccio."

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Lorenzo Ferretti
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MessaggioInviato: Mar Mar 27, 2012 3:31 pm Rispondi citandoTorna in cima

Kastakir scese dal carro, aspettando di trovarsi di fronte una manticora ferocemente affamata ad attenderlo. Invece di fauci spalancate però, trovò solo un mare di terra bruciata nel raggio di una decina di metri intorno alla carovana. Fece una smorfia.
- Certo che avresti anche potuto aspettare che scendessi dal carro!- commentò un po' deluso.- Mi si era incastrato il cinturone in un gancio del carro e ci ho messo un po' per liberarmi...- spiegò poi.
La metadrago sorrise. O perlomeno, Kastakir interpretò così la smorfia del viso della compagna di viaggio.
- Avevo freddo- disse soltanto, come se con quella frase avesse voluto giustificarsi.
Dalla testa della carovana si udì la voce del capo mercante.
- State bene là dietro?- domandò a gran voce.
- Sarà meglio che dia un'occhiata come stanno messi più avanti- disse.- Bello spettacolino, madamigella Nesrìn!- si complimentò poi con la metadrago, lanciandole una veloce occhiata. Dopodichè salì sul carro, passando per la cassetta per raggiungere il davanti. Fece la stessa cosa attraversando tutti i carri della carovana, fino a trovarsi in testa alla stessa, con il capo mercante che sbraitava ordini a destra e a manca.
- Ci sono state perdite?- chiese.
- Quattro uomini, e due cavalli!- affermò l'uomo, imprecando sonoramente.- Quelle dannate bestiacce se li sono mangiati in volo, prima che arrivasse la signorina! Non so proprio come sia possibile che siano scese così tanto a valle, di solito non lo fanno. Deve essere la fame.
Kastakir annuì pensieroso. Se si trattava di semplice fame, poteva darsi che più in alto vi fosse carenza di cibo, ma questo era strano dato che quei monti di solito offrivano una grande varietà di selvaggina.
- Cosa intendete fare?- chiese il guerriero al mercante.
- Proseguiamo, è ovvio,non possiamo rimanere qui!- rispose quello, come se stesse parlando con un perfetto idiota.- Ci metteremo altri tre giorni per attraversare le montagne, e non ho voglia di tardare oltre in questo posto!
Detto questo si voltò per dare l'ordine di ripartire alla carovana. Con schiocchi di frusta e incitazioni degne di scaricatori di porto, si misero in moto, continuando a salire lungo il difficile sentiero.
L'uomo corazzato ritornò sul carro, dove trovò il Veggente seduto compostamente come lo aveva lasciato. Nessuno dei due disse nulla. L'importante, era non trovare altri inconvenienti.

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Ultima modifica di Lorenzo Ferretti il Sab Ott 06, 2012 5:26 pm, modificato 2 volte in totale
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MessaggioInviato: Mer Mar 28, 2012 12:15 am Rispondi citandoTorna in cima

- Niente male, ragazza! - disse Yanez. - Sapevo che lo avresti fatto, ma mi sono goduto proprio lo spettacolo!
L'enorme guerriero lo guardò scettico.
- Ah! Lo sapevi, eh? E perchè non ce l'avevi detto?
- Era inutile allarmare la carovana - rispose il Veggente, serio.
Lo guardò, poi il suo sguardo si spostò sul volto strano, ma affascinante, della metadrago. La guardò qualche attimo di troppo, prima di riprendere: - Non mi credete, vero? - Nessuno dei due rispose, ma la loro risposta era evidente dalle loro espressioni.
Yanez scosse la resta. Pareva seccato, ma non troppo. Non era la prima volta che le sue capacità venivano messe in dubbio.
- Sempre così, disse, come parlando a se stesso - Mi tocca sempre dare dimostrazioni.
Prese la fiaschetta di gin e diede una generosa sorsata.
- Meglio se scendete dal carro - disse.
- Come? - chiese Kastakir, credendo di non aver sentito bene.
- Vi consiglio di scendere dal carro... e in fretta! - ripeté Yanez.
Il guerriero stava per ribattere, quando vide qualcosa che lo fece ricredere: Yanez aveva afferrato la sacca con i suoi oggetti personali, aveva calzato il cappello e stava scendendo dal carro.
Lo imitò. Il Veggente si fermò quel tanto che bastava per aiutare la metadrago a fare altrettanto, poi gridò: - Correte! - e si allontanò di corsa.
I due compagni lo imitarono senza capire. Il carro alle loro spalle esplose, seminando ovunque schegge di legno.
- Che cosa sta succedendo? Yanez, che cosa hai visto?
Al posto del carro, adesso, c'era un enorme macigno.
- Ho visto che stavamo per essere assaliti da...
- Un Trooool! - urlò una donna.
Kastakir si voltò. Un Troll Gigante, alto più di cinque metri, incombeva sulla carovana. Aveva appena divelto un secondo macigno dal terreno e si preparava a lanciarlo.

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MessaggioInviato: Mer Mar 28, 2012 3:03 pm Rispondi citandoTorna in cima

Nesrìn si lasciò sfuggire una risata divertita; la seconda di quella giornata. E la ragione era presto detta: finalmente qualche nemico da incenerire! Non poteva sentirsi meglio. Peccato non fosse lo stesso per i suoi compagni...
Sbuffò contrariata.
- E va bene. Che ne dite se io lo distraggo e voi lo attaccate? -
Parlò come se quel gesto fosse una costrizione. Infatti, non pareva molto intenzionata a dividere la preda. Tuttavia, era più che in grado di comprendere che una creatura del genere esigeva un tipo di tattica diverso. La metadrago era impulsiva, non stupida. E da sola non poteva sperare di sbarazzarsi di quel mostro con la stessa facilità con la quale si era liberata delle manticore.

Senza attendere risposta, si lanciò agile e veloce in direzione del troll.
Questi, con un ringhio feroce, gettò con impeto selvaggio il macigno verso la metadrago, che riuscì a scansarlo solo grazie ai suoi riflessi pronti. Infatti, anche se le capacità di Nesrìn erano superiori a quelle di un comune essere umano, la sua vera forza risiedeva nel Fuoco... Un fuoco che in quel momento non le sarebbe bastato per sconfiggere la creatura.

Il masso andò a colpire la parete di roccia, provocando una frana che bloccò l'intera via. "Ottimo." pensò Nesrìn con sarcasmo. "Adesso dovremo cercare un'altra strada." Intanto, il troll si stava già preparando a scagliare un altro macigno. Purtroppo, non fu abbastanza rapido...
Con un balzo, la metadrago gli fu addosso. Le sue mani ardevano avvolte dalle fiamme.
- Questi occhi non mi piacciono! -
Un calore insopportabile, poi per il mostro fu solo buio.

Un urlo acchiacciante, il troll era ormai cieco. Ma la battaglia non era affatto finita.
- Kastakir! A te l'onore! -
Esclamò Nesrìn, atterrando a pochi passi dalla creatura.

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Lorenzo Ferretti
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MessaggioInviato: Mer Mar 28, 2012 7:48 pm Rispondi citandoTorna in cima

- No!- ebbe solo il tempo di gridare Kastakir, quando Nesrìn cavò gli occhi al bestione. Troppo tardi.
- Lo hai fatto solo arrabbiare Nesrìn!- sbuffò irritato il grosso guerriero sguainando lo spadone. Un troll poteva benissimo fare a meno degli occhi, grazie al suo fiuto e al suo udito particolarmente sviluppato.
Un troll poi non è proprio una bestia qualunque, ed è unico nel suo genere come forma di vita: di sembianze umanoidi, pelle squamosa e dal colore verdastro, braccia lunghe e gambe corte e possenti. La loro particolarità era che da ogni parte amputata che fosse più grande di una mano, si rigenerava un troll intero. In pratica gli avrebbero dovuto tagliare la testa e dare fuoco al corpo per evitare che si rigenerasse. Paradossalmente, la rigenerazione non era altrettanto efficace sulle ferite che non causassero l’amputazione di una parte del corpo.
Kastakir avanzò lentamente, contrariamente a quanto fatto dalla metadrago che invece aveva attaccato con più foga e rapidità. La tattica del guerriero non risiedeva nell'agilità, ma nella velocità d'esecuzione e nella potenza. Quando arrivò a circa tre metri dal mostro urlante, il guerriero corazzato si fermò in attesa.
Anche il troll si fermò, anche se solo per un istante: girò la testa a destra e a sinistra per localizzare i rumori provenienti dagli avversari. In quel momento Kastakir batté con la punta dello spadone su di un sasso, e il momento di tregua si spezzò. Il bestione si diresse con rapidità verso l’origine del suono metallico, caricando il guerriero con furia. Fu in quel momento che questi, all’ultimo momento, spiccò un balzo verso l’alto spingendosi via da terra con una forza che ben poco aveva di umano, come se la pesante corazza non gli impedisse affatto i movimenti. Proiettandosi in avanti in una sorta di capriola a mezz’aria, Kastakir brandì lo spadone eseguendo una falciata verso il basso che grazie all’impeto dello slancio raddoppiò la sua efficacia. Il colpo andò a segno, e il troll urlò di dolore. Nel frattempo, Kastakir era atterrato dietro al mostro e, giratosi velocemente, lo caricò a sua volta, mentre questi ancora si riprendeva dallo squarcio apertosi sopra alla spalla destra. Anche stavolta il guerriero in corazza non sbagliò, menando un possente fendente al legamento dietro al ginocchio del troll e tranciandoglielo di netto, causando la caduta su un fianco del bestione.
Ormai inerme, il troll tentò un ultimo fendente con il braccio, mancando di un soffio Kastakir che fece appena in tempo a spostarsi. Balzato con perizia in dietro al collo della bestia, ci mise un attimo a trovare il punto migliore per colpire: un balenio d’acciaio, e la testa spiccò dal resto del corpo. Lo scontro era concluso. Ed era durato giusto qualche minuto. Ma non c’era tempo da perdere, se non si fossero sbrigati, di troll ce ne sarebbero stati presto due, e non sarebbe stata una cosa veloce eliminarli.
- È tutto tuo Nesrìn- disse Kastakir rinfoderando l’arma.- Grazie per avermi lasciato divertire un po'!- aggiunse poi, sorridendo in modo strano e dirigendosi verso il carro distrutto. Avrebbero dovuto cercare un’altra strada, ora che la via era bloccata. Non molto allettante come prospettiva.

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Curunir
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MessaggioInviato: Mer Apr 11, 2012 7:35 am Rispondi citandoTorna in cima

"Sarò indiscreto, ma tanto ormai… Data la tua età non dev'essere da molto che lavori per noi come informatore... Ah, prima che dimentichi, quando ci avvicineremo al sentiero verso le pendici di quelle montagne, assicurati che quella scimmia abbia smesso di fiatare o farai degli incontri vivaci... Ma dicevo, da quanto lavori per noi?". Per tutto il galoppante viaggio la guida era rimasta silenziosa, poi Kamùh lo incuriosì e infastidì a sufficienza da fargli rompere il ghiaccio. Il giovane guercio era rimasto schivo, e le poche risposte che diede furono alquanto sintetiche. Il viaggio seppur breve sembrava averlo stancato molto, tossiva, ma la guida scambiò tale stato per un qualche malessere stagionale associato ad una disabitudine nel galoppare a lungo. Intabarrato il giovane, evitò che la guida si accorgesse che la tosse era accompagnata da qualche emottisi. Se l’avesse visto, la guida l’avrebbe sicuramente scambiata per una rischiosa forma tubercolotica e nel timore di esserne infettato, l’avrebbe lasciato da solo tornandosene da dove era venuto.

“Da Athkatla, è il mio secondo incarico.” rispose il giovane. La guida riprese “Mmh… beh. Se avessi ancora qualche remore nei nostri riguardi, vorrei dirti che oltre ad essere molto persuasivi noi del Crisantemo Rosso, siamo riconoscenti... Un buon servizio, diventa paga… Molti buoni servizi, diventano una promozione… Eccellenti servizi, diventano fama… Dalla fama nasce il rispetto. Se all’inizio del tuo percorso hai già fregato quella vecchia volpe farai un’ottima strada. E alla fine di essa ti ricorderai di Torhanik, e di quello che ti disse in questo giorno.”

Conosceva la strada… ma era meglio che fosse una delle loro stesse spie a guidarlo. Il modo migliore per seguire i suoi compagni e al contempo vagliare le informazioni in possesso al Crisantemo Rosso, per l’errabondo anziano, era stare in mezzo a loro. Il giovane guercio ad Athkatla era stato forse obbligato a tradire, a fare da orecchie per il Crisantemo Rosso. Forse in cuor suo teneva ancora al suo mentore, ma ormai non aveva importanza. Kamùh era più fedele all’anziano che non al giovanotto, e la fedeltà di una scimmia il Crisantemo Rosso, non l’aveva messa in conto. Togliere di mezzo il giovane e prenderne il posto trasformando le rugose trame della pelle in quelle del guercio non era difficile, ma il tempo in cui tali sembianze potevano durare… era agli sgoccioli. Erano anni che l’errabondo non si spingeva a tanto, e nella tarda età che or gli si palesava, ogni magia era sempre più indebolita. Un tempo avrebbe assunto le sembianze di una giovane dama anche per sei giorni filati senza il minimo cenno di tosse. Stavolta le sembianze le aveva assunte e dismesse con alternanza eppure ora rischiava di vomitare ben più che qualche emottisi, e non aveva mutato nemmeno il genere del suo essere.
Il gruppo seguiva una carovana… era certamente più lento di loro due che s’avvantaggiavano ad ogni nuova alba. Le spie di Iggsar erano alle calcagna degli altri tre. L’errabondo ora aveva informazioni su di loro, ma ciò non era preoccupante. Il tarlo di Curunir era un altro… L’incappucciato che aveva parlato con l’oste aveva fatto un nome che un novizio come il guercio non poteva osare chiedere in pubblico… chi era il cliente? Bisognava fare la domanda giusta al momento giusto… fare appello alla bonarietà del soggetto… evitare il sospetto, e poi creare l’occasione per neutralizzare colui che or gli dava le spalle con il minimo contraccolpo possibile e riunirsi agli altri, prima di essere consumato dai suoi stessi poteri. Era teso e indebolito, l’errabondo. Quasi assonnato.

Un rumore attirò entrambi e l’errabondo destatosi dal principio di torpore vide il baluginio di fiamme sul sentiero montano ben al di sopra delle loro teste. Torhanik sorrise “Eccola lassù, la carovana… a quanto pare devono aver disturbato quel povero troll. Poveri loro, adesso”. Kamùh fece capolino, sulla testa dell’errabondo ancora per poco, non anziano. Curunir azzardò “Chi è quel pazzo che ha sprecato tutte queste risorse per vedersi mandare in fumo i piani da un troll?”. Torhanik rispose colto da orgoglio e da un eccesso di sicurezza “Fatti sentir chiamare pazzo il Vermiglio da qualcuno dei nostri superiori, e sarà più breve di quel che ti aspettavi, la tua carriera. E prendilo come un consiglio… novizio”. L’errabondo sorrise, mentre Torhanik gli dava le spalle, poi rispose “Consiglio afferrato”.
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Nesrìn
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MessaggioInviato: Mer Apr 11, 2012 4:00 pm Rispondi citandoTorna in cima

Nesrìn schioccò le dita, e in quel medesimo istante il corpo del troll (che aveva già iniziato a rigenerarsi) prese fuoco; pochi istanti dopo, non ne rimase che un mucchietto di cenere, che poi venne spazzata via alla prima folata di vento.
- Mi sono proprio divertita! Il mio spirito arde dalla gioia! -
Sorrise, gli occhi color dell'ambra che le brillavano. Ma la metadrago non era ancora soddisfatta, sentiva il bisogno quasi fisiologico di dare fuoco a qualche altro mostro. Alzò lo sguardo al cielo. " Il sole si è fatto più caldo."
Infatti, le grigie nuvole di pioggia che li avevano accompagnati per tutto il tragitto si erano finalmente diradate. Il cielo era diventato di un azzurro intenso e il sole splendeva con più vigore. Il Fuoco della metadrago bruciava ora con più energia. Pulsava nelle sue vene, impaziente di incenerire altri nemici.

L'odore di bruciato e di sangue opprimeva ancora l'aria, ma Nesrìn non parve dargli troppo peso. Prese un profondo respiro, poi parlò di nuovo.
- Voi restate qui. Vado a cercare un altro sentiero. -
Kastakir e il Veggente ebbero appena il tempo di annuire. Tutto ciò che videro dopo infatti, fu soltanto la chioma rossa della metadrago che si lanciava disinvolta giù dal dirupo con una agilità impressionante.

~~~ Intanto, alla Giumenta Ubriaca, ad Athkatla. ~~~

Due uomini incappucciati e vestiti di nero erano seduti al bancone; da tempo avevano ordinato della birra, ma entrambi i boccali erano ancora pieni ... la schiuma che straboccava.
L'oste se ne stava in disparte, evidentemente intimorito. Continuò a servire i clienti, senza la minima intenzione di immischiarsi in faccende che non lo riguardavano. Sopratutto se c'era il rischio che quei due individui fossero membri del Crisantemo Rosso.

L'uomo più nerboruto parlava con voce decisa, quasi seccata, battendo ogni tanto i pugni sul bancone. L'altro più scarno, invece, subiva passivamente quello che era a tutti gli effetti un rimprovero.
- Manticore!? Vi siete fatti sbranare da delle semplici manticore?! -
- C'erano decine di quelle bestiacce! -
Quella risposta innervosì Iggsar oltre ogni limite.
- Impossibile! - Urlò. - Mi hai preso forse per un fesso? Le manticore non cacciano mai in branco! -
La spia, decisamente spaventata, si affrettò a rispondere. Sapeva quanto il suo superiore ci tenesse a svolgere un lavoro perfetto. Ed era nota a tutti la sua pessima abitudine di tagliare la gola a chi falliva il proprio incarico.
- Erano come impazzite! I loro occhi erano rossi come il sangue! -

A quell'esclamazione, Iggsar parve calmarsi. Prese il boccale colmo di birra e se lo portò alle labbra, martoriate da una profonda cicatrice.
Bevve un lungo sorso.
- La corruzione è già arrivata fino alle Montagne Nere? -
Fece una breve pausa. " Allora il Vermiglio non si sbagliava. Il Capo ha fatto bene ad ascoltarlo."
- Suppongo che a questo punto i nostri servigi non siano più sufficienti. -
La spia, sebbene fosse grata di essere ancora viva, squadrò il superiore con fare confuso.
- Che significa? -
Iggsar sorrise.
- È ora di far entrare in scena i Cacciatori. -

~~~

Nesrìn tornò dalla perlustrazione un'ora dopo, ma con brutte notizie ... almeno per i mercanti.
- C'è un tunnel scavato nella roccia che conduce direttamente al Passo del Serpente. -
Esclamò soddisfatta la metadrago, evitando accuratamente di menzionare che quello stretto cunicolo di roccia e fango le fosse comparso davanti agli occhi neanche fosse frutto di un incantesimo.
In una persona normale un simile evento avrebbe destato non pochi sospetti, ma Nesrìn era decisa a lasciarsi alle spalle quelle montagne, quale che fossero i pericoli da affrontare. Anzi, più pericoli c'erano, meglio era. "Se per giungere al cospetto del Signore dei Corvi devo farmi strada fra orde di Vampiri, ebbene sia."
- Però c'è un problema ... -
La metadrago indicò la carovana (o meglio, ciò che ne rimaneva).
- Non penso che loro potranno passarci. -

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MessaggioInviato: Dom Apr 29, 2012 12:59 pm Rispondi citandoTorna in cima

Kastakir, all'ultima affermazione di Nesrìn, guardò in direzione dei mercanti sopravvissuti. Alcuni erano feriti, altri semplicemente terrorizzati, e altri ancora stavano in silenzio e fissavano i tre viaggiatori.
Il grosso guerriero prese in disparte la metadrago, voltando la schiena ai mercanti.
- Non credo nemmeno che avrebbero la voglia di attraversare una strada che non conoscono...questa carovaniera la conoscono come le loro tasche, e guarda cosa è successo! Non ci seguiranno mai, se questo è quello che vorresti. Proporrei giusto di aiutarli a recuperare quello che si è salvato, e di farli proseguire per la loro strada.
La metadrago sibilò irritata.
- Infatti non ho la minima intenzione di trascinarmeli dietro!- disse con un ghigno difficile da definire.
Nel frattempo, anche il Veggente si era avvicinato a loro, ascoltando lo scambio di battute. Rimase però in silenzio, e i due compagni lo interpretarono come un silenzio assenso.
- Com'è quella galleria? Sei riuscita a vedere com'è all'interno?- chiese Kastakir alla metadrago.
- Un po' stretto a onor del vero- ammise,- e fangoso, almeno la parte iniziale; per il resto è solo roccia.
Passarono circa trenta secondi prima che l'altro rispondesse nuovamente.
- Dici che ci conviene? Il bivio per Skandra non dista più di due giorni, potremmo proseguire come da piano...
- Dico che conviene eccome!- esclamò Nesrìn.- Metti caso che qualcuno ci stia seguendo, nonostante le nostre tracce siano state cancellate dalla pioggia...sarebbe una deviazione alquanto imprevedibile non trovi?
Il guerriero corazzato dovette ammettere che come piano non era niente male...ovviamente se erano ancora seguiti. Ma di questo non poteva essere sicuro: il Crisantemo Rosso era famoso per le sue ottime spie, e avrebbe potuto effettivamente essere in grado di trovare le loro tracce sulla carovaniera.
- Va bene, sono d'accordo sulla deviazione... ma dovremo assicurarci di non lasciare alcuna traccia, altrimenti se qualcuno ci stesse seguendo, troverebbe ugualmente la pista giusta.
La metadrago e il Veggente annuirono: il discorso filava, il piano era buono e non avevano un minuto da perdere. In men che non si dica raccolsero le loro bisacce, e comunicarono ai mercanti che li avrebbero aiutati a raccogliere le loro cose e che poi se ne sarebbero andati. I mercanti non ebbero molto da ridire, anche perchè non si può dissentire con dei tizi che facevano fuori troll e manticore per hobby.
Fu così che in capo ad un' ora più o meno, i tre furono d nuovo pronti a partire. Avanzarono fra le rocce e gli alberi, inerpicandosi sul fianco della montagna, alla volta della fantomatica galleria trovata da Nesrìn...ed ebbe così inizio un'altra tappa del loro viaggio.

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MessaggioInviato: Gio Ott 04, 2012 2:19 pm Rispondi citandoTorna in cima

Vagavano ormai in quel labirinto intricato di tunnel per quella che a Nesrìn parve un'eternità. Un inconsueto fetore dall'origine ignota - mischiato all'umidità del luogo, lasciava addosso ai compagni di viaggio un fastidioso senso di nausea e le pareti di roccia scura, quasi nera, trasudavano uno strano liquido biancastro, che la rossa evitò accuratamente di toccare - non sapeva cos'era e non intendeva scoprirlo; il suolo, poi, ad ogni loro passo produceva dei sinistri scricchiolii, come se stessero calpestando milioni di scarafaggi. La metadrago non ebbe il coraggio di puntare la sfera di fuoco - che faceva da torcia improvvisata nell'oscurità di quelle gallerie, verso il basso ... tutt'altro che intenzionata a sapere cosa si muovesse sotto di loro. Come se non bastasse, la rossa aveva cominciato a nutrire il sospetto che si fossero persi, visto che ad ogni "nuovo" percorso intrapreso era sempre presente la sensazione di stare girando in tondo - e i muri di pietra tutti uguali non facevano altro che aumentare questo presentimento.

- Per la Fiamma! Dov'è l'uscita?
Esclamò improvvisamente la metadrago, mostrando tutta la sua frustrazione, dall'espressione del suo viso era evidente che stesse morendo dalla voglia di andarsene da quel posto; dopotutto, la rossa era una creatura del fuoco e quel'atmosfera fredda e umida la rendeva nervosa - preferiva di gran luga i climi caldi e secchi ... e i vulcani, oh sì! I vulcani! Niente di cui stupirsi, il drago che le aveva donato i suoi poteri era un Drago della Forgia ... e il nome dice tutto.

Comunque, l'insofferenza crebbe velocemente nei cuori dei tre eroi, che da un lato covavano sì la speranza di trovare la via per la superfice, ma dall'altro un'opprimente inquietudine diceva loro che non avrebbero lasciato i cunicoli tanto presto. Infatti, misteriosi eventi - divenuti più ricorrenti da quando la metadrago aveva esternato la sua preoccupazione, stavano iniziando a turbare i loro animi. Le correnti d'aria che passavano fra una fessura di roccia e l'altra, erano paurosamente simili al respiro di un essere vivente: gorgoglii soffocati, da gelare il sangue nelle vene. Poi c'erano quelle bizzarre incisioni in rilievo, così realistiche da sembrar fatte di carne e ossa, poste sulla sommità di ogni entrata di galleria: probabilmente erano state scavate dall'acqua, ma erano così terribilmente simili a delle vene da fare dubitare a Nesrìn della propria sanità mentale.

Fu al milionesimo tunnel imboccato, che la faccenda si fece davvero spaventosa. Qualcosa bloccava loro la strada, qualcosa di vivo, di grosso ... e somigliante ad un verme in modo disgustoso.
Aprì la bocca tubolare facendo mostra delle cinque file di zanne acuminate, pronto a gustarsi la cena.

*** Selva Oscura, ingresso della caverna ***

Le figure di due uomini, uno nerboruto e con indosso un'armatura di cuoio - il volto ricoperto da tatuaggi di arcano significato, l'altro più snello e dagli indumenti più pratici, adatti a mimetizzarsi nel sottobosco - una cicatrice a teturpargli l'occhio destro completamente cieco, fissavano l'entrata delle galleria con fare sospettoso, indecisi sul da farsi, come se sapessero cosa li attendesse una volta varcata la soglia. Lo sfregiato parlò per primo, esternando i suoi dubbi.

- Cosa facciamo? Non possiamo certo seguirli là dentro!
Il tatuato sorrise beffardo.
- Mai entrare nella tana di un verme, soprattutto di un verme affetto dalla corruzzione!
Lo smilzo parve irritato dalla battuta del compagno.
- Il Vermiglio li vuole vivi! Soltanto quando troveranno il portale ...
- So cosa dobbiamo fare, non c'è bisogno che mi rinfreschi la memoria!
Lo fermò il compagno, la voce roca divenuta improvvisamente ostile. Dopodichè, senza aggiungere un altra parola, si mise in marcia.
- Seguimi, conosco una scorciatoia.
Il complice lo seguì senza fiatare.

Poche ore dopo arrivarono ad uno spiazzo: terra bruciata e alberi morti tutt'intorno a loro, in lontananza si poteva scorgere Skandra, che aveva tutto l'aspetto di una città fantasma - una misteriosa nebbia la circondava.

- E adesso?
Visto il silenzio del compagno lo sfregiato aveva deciso di aprir bocca, giusto per venire a conoscenza di maggiori dettagli sul loro compito.
- Aspettiamo.
Rispose il nerboruto lapidario, lo smilzo non si scompose.
- Credi che sopravviveranno ai Ngha'rek?
A quel commento, il tatuato parve indispettirsi.
- Lo spero! Altrimenti il lavoro sporco spetterà a noi!

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