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MessaggioInviato: Dom Nov 29, 2009 2:39 pm Rispondi citandoTorna in cima

Raimbaut de Vaqueiras
Domna, tant vos ai preiada,



Domna, tant vos ai preiada,
Si·us plaz, q'amar me voillaz,
Q'eu sui vostr'endomenhaz,
Car es pros et enseignada
E toz bos prez autreiaz!
Per qe·m plai vostr'amistaz.
Car es en toz faiz cortesa,
S'es mos cors en vos fermaz
Plus q'en nulla Genoesa,
Per q'er merces si m'amaz!
E pois serai meilz pagaz
Qe s'era mia·ill ciutaz,
Ab l'aver q'es ajostaz,
Dels Genoes.

Jujar, voi no sei corteso
Qe me chaidejai de zo,
Qe niente no farò.
Ance fossi voi apeso
Vostr'amia non serò.
Certo, ja ve scanerò,
Provenzal malaurao
Tal enojo ve diro:
Sozo, mozo, escalvao
Ni ja voi non amerò,
Q'eu chu bello marì ò
Qe voi no sei, ben lo so.
Andai via, frar, eu temp'ò
Meill aurà

Domna gent'et essernida,
Gai'e pros e conoissenz,
Valla·m vostr'ensegnamenz,
Car jois e jovenz vos gida,
Cortesi'e prez e senz
E toz bos captenemenz!
Per qe·us sui fidels amaire
Senes toz retenemenz,
Francs, humils e merceiaire,
Tant fort me destreing e·m venz
Vostr'amors, qe m'es plasenz!
Per qe sera chausimenz,
S'eu sui vostre benvolenz
E vostr'amics.

Jujar, voi semellai mato,
Qe cotal razon tegnei.
Mal vignai e mal andei
Non avei sen per un gato,
Per qe trop me deschasei,
Qe mala cosa parei!
Ni no volio qesta cosa,
Si fossi fillo de rei.
Credi voi que sia mosa
Mia fe, no m'averei
Si per m'amor ve chevei,
Oguano morrei de frei:
Tropo son de mala lei
Li Provenzal.

Domna, no·m siaz tant fera,
Qe no·s cove ni s'eschai!
Anz taing ben, si a vos plai,
Qe de mo sen vos enqera
E qe·us am ab cor verai,
E vos qe·m gitez d'esmai,
Q'eu vos sui hom e servire,
Car vei e conosc e sai,
Qant vostra beutat remire
Fresca cum rosa en mai,
Q'el mont plus bella no·n sai,
Per qe·us am et amarai,
E si bona fes mi trai,
Sera pechaz.

Jujar, to proenzalesco,
S'eu aja gauzo de mi,
Non prezo un genoi.
No t'entend plui d'un Toesco
O Sardo o Barbari,
Ni non o cura de ti.
Voi t'acaveilar co mego
Si·l savera me'mari,
Mal plait averai con sego.
Bel messer, ver e've di:
No vollo questo lati!
Fraello, zo ve afi.
Proenzal, va, mal vesti,
Largaime star

Domna, en estraing cossire
M'avez mes et en esmai!
Mas enqera·us preiarai
Qe voillaz q'eu vos essai,
Si cum Provenzals o fai,
Qant es pojatz.

Jujar, no sero con tego,
Pos'asi te cal de mi!
Meill vara, per sant Marti,
S'andai a ser Opeti,
Que dar v'a fors'un ronci,
Car sei jujar.


XD XD è fantastica, è il Contrasto bilingue di Raimbaut de Vaqueiras: un colorito e molto divertente scambio di battute tra il poeta che si presenta come un corteggiatore cortese ed una donna borghese genovese che lo rifiuta.

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Il mio orecchio si è innamorato delle tue note
come il mio occhio è rapito dal tuo aspetto...
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Lao Tsung
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MessaggioInviato: Sab Gen 16, 2010 1:30 pm Rispondi citandoTorna in cima


Salvatore Quasimodo - Ed è subito sera


Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.

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Basta una giornata storta per trasformare il migliore degli uomini in un folle. Ecco quanto dista il mondo da me. Una giornata storta.
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MessaggioInviato: Lun Gen 25, 2010 10:30 pm Rispondi citandoTorna in cima

TUTTE LE POESIE DI PABLO NERUDA

- PREPARATEVI Laughing

Giochi ogni giorno...

Giochi ogni giorno con la luce dell'universo.
Sottile visitstrice, giungi nel fiore e nell'acqua.
Sei più di questa bianca testina che stringo
come un grapolo tra le mie mani ogni giorno.

A nessuno rassomigli da che ti amo.
Lasciami stenderti tra le ghirlande gialle.
chi scrive il tuo nome a lettere di fumo tra le stelle del sud?
Ah lascia che ricordi come eri allora, quando ancora non esistevi.


Improvvisamente il vento ulula e sbatte la mia finestra chiusa.
Il cielo è una rete colma di pesci cupi.
Qui vengono a finire i venti, tutti.
La pioggia si denuda.

Passano fuggendo gli uccelli.
Il vento. Il vento.
Io posso lottare solamente contro la forza degli uomini.
Il temporale solleva in turbine foglie oscure
e scioglie tutte le barche che iersera s'ancorarono al cielo.

Tu sei qui. Ah tu non fuggi.
Tu mi risponderai fino all'ulitmo grido.
Raggomitolati al mio fianco come se avessi paura.
Tuttavia qualche volta corse un'ombra strana nei tuoi occhi.


Ora, anche ora, piccola mi rechi caprifogli,
ed hai persino i seni profumati.
Mentre il vento triste galoppa uccidendo farfalle
io ti amo, e la mia gioia morde la tua bocca di susina.

Quanto ti sarà costato abituarti a me,
alla mia anima sola e selvaggia, al mio nome che tutti allontanano.
Abbiamo visto ardere tante volte l'astro baciandoci gli occhi
e sulle nostre teste ergersi i crepuscoli in ventagli giranti.

Le mie parole piovvero su di te accarezzandoti.
Ho amato da tempo il tuo corpo di madreperla soleggiata.
Ti credo persino padrona dell'universo.
Ti porterò dalle montagne fiori allegri,copihues,
nocciole oscure, e ceste silvestri di baci.
Voglio fare con te
ciò che la primavera fa con i ciliegi.



da Venti poesie d'amore e una canzone disperata
Sete di te m'incalza

Sete di te m'incalza nelle notti affamate.
Tremula mano rossa che si leva fino alla tua vita.
Ebbra di sete, pazza di sete, sete di selva riarsa.
Sete di metallo ardente, sete di radici avide.
Verso dove, nelle sere in cui i tuoi occhi non vadano
in viaggio verso i miei occhi, attendendoti allora.


Sei piena di tutte le ombre che mi spiano.
Mi segui come gli astri seguono la notte.
Mia madre mi partorì pieno di domande sottili.
Tu a tutte rispondi. Sei piena di voci.
Ancora bianca che cadi sul mare che attraversiamo.
Solco per il torbido seme del mio nome.
Esista una terra mia che non copra la tua orma.
Senza i tuoi occhi erranti, nella notte, verso dove.


Per questo sei la sete e ciò che deve saziarla.
Come poter non amarti se per questo devo amarti.
Se questo è il legame come poterlo tagliare, come.
Come, se persino le mie ossa hanno sete delle tue ossa.
Sete di te, sete di te, ghirlanda arroce e dolce.
Sete di te, che nelle notti mi morde come un cane.
Gli occhi hanno sete, perchè esistono i tuoi occhi.
La bocca ha sete, perchè esistono i tuoi baci.
L'anima è accesa di queste braccia che ti amano.
Il corpo, incendio vivo che brucerà il tuo corpo.
Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete.
E in essa si distrugge come l'acqua nel fuoco.



da Il Fromboliere Entusiasta
XVII sonetto

Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.


T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.


T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti


che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.

da Cento sonetti d'amore


Mi piaci quando taci

Mi piaci quando taci perché sei come assente,
e mi ascolti da lungi e la mia voce non ti tocca.
Sembra che gli occhi ti sian volati via
e che un bacio ti abbia chiuso la bocca.

Poiché tutte le cose son piene della mia anima
emergi dalle cose, piene dell'anima mia.
Farfalla di sogno, rassomigli alla mia anima,
e rassomigli alla parola malinconia.

Mi piaci quando taci e sei come distante.
E stai come lamentandoti, farfalla turbante.
E mi ascolti da lungi, e la mia voce non ti raggiunge:
lascia che io taccia col tuo silenzio.

Lascia che ti parli pure col tuo silenzio
chiaro come una lampada, semplice come un anello.
Sei come la notte, silenziosa e costellata.
Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.

Mi piaci quando taci perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Allora una parola, un sorriso bastano.
E son felice, felice che non sia così.



da Venti poesie d'amore e una canzone disperata
Qui ti amo...

Qui ti amo.
Negli oscuri pini si districa il vento.
Brilla la luna sulle acque erranti.
Trascorrono giorni uguali che s'inseguono.

La nebbia si scioglie in figure danzanti.
Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte, stelle.

O la croce nera di una nave.
Solo.
A volte albeggio, ed è umida persino la mia anima.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto.
Qui ti amo.

Qui ti amo e invano l'orizzonte ti nasconde.
Ti sto amando anche tra queste fredde cose.
A volte i miei baci vanno su quelle navi gravi,
che corrono per il mare verso dove non giungono.
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.
I moli sono più tristi quando attracca la sera.

La mia vita s'affatica invano affamata.
Amo ciò che non ho. Tu sei così distante.
La mia noia combatte coni lenti crepuscoli.
Ma la notte giunge e incomincia a cantarmi.
La luna fa girare la sua pellicola di sogno.

Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi.
E poiché io ti amo, i pini nel vento
vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie di filo metallico.


da Venti poesie d'amore e una canzone disperata
Perchè tu possa ascoltarmi...

Perchè tu possa ascoltarmi le mie parole
si fanno sottili, a volte,
come impronte di gabbiani sulla spiaggia.

Collana, sonaglio ebbro
per le tue mani dolci come l'uva.

E le vedo ormai lontane le mie parole.
Più che mie sono tue.
Come edera crescono aggrappate al mio dolore antico.

Così si aggrappano alle pareti umide.
E' tua la colpa di questo gioco cruento.

Stanno fuggendo dalla mia buia tana.
Tutto lo riempi tu, tutto lo riempi.

Prima di te hanno popolato la solitudine che occupi,
e più di te sono abituate alla mia tristezza.

Ora voglio che dicano ciò che io voglio dirti
perchè tu le ascolti come voglio essere ascoltato.

Il vento dell'angoscia può ancora travolgerle.
Tempeste di sogni possono talora abbatterle.
Puoi sentire altre voci nella mia voce dolente.
Pianto di antiche bocche, sangue di antiche suppliche.
Amami, compagna. Non mi lasciare. Seguimi.
Seguimi, compagna, su quest'onda di angoscia.

Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole.
Tutto ti prendi tu, tutto.

E io le intreccio tutte in una collana infinita
per le tue mani bianche, dolci come l'uva.


da Venti poesie d'amore e una canzone disperata
Posso scrivere i versi...

Posso scrivere i versi più tristi stanotte.

Scrivere, per esempio. "La notte è stellata,
e tremano, azzurri, gli astri in lontananza".

E il vento della notte gira nel cielo e canta.

Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Io l'ho amata e a volte anche lei mi amava.

In notti come questa l'ho tenuta tra le braccia.
L'ho baciata tante volte sotto il cielo infinito.

Lei mi ha amato e a volte anch'io l'amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.

Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Pensare che non l'ho più. Sentire che l'ho persa.

Sentire la notte immensa, ancor più immensa senza di lei.
E il verso scende sull'anima come la rugiada sul prato.

Poco importa che il mio amore non abbia saputo fermarla.
La notte è stellata e lei non è con me.

Questo è tutto. Lontano, qualcuno canta.
Lontano.
La mia anima non si rassegna d'averla persa.

Come per avvicinarla, il mio sguardo la cerca.
Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.

La stessa notte che sbianca gli stessi alberi.
Noi, quelli d'allora, già non siamo gli stessi.

Io non l'amo più, è vero, ma quanto l'ho amata.
La mia voce cercava il vento per arrivare alle sue orecchie.

D'un altro. Sarà d'un altro. Come prima dei miei baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.

Ormai non l'amo più, è vero, ma forse l'amo ancora.
E' così breve l'amore e così lungo l'oblio.

E siccome in notti come questa l'ho tenuta tra le braccia,
la mia anima non si rassegna d'averla persa.

Benchè questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa,
e questi gli ultimi versi che io le scrivo.


da Venti poesie d'amore e una canzone disperata
Per il mio cuore...

Per il mio cuore basta il tuo petto,
per la tua libertà bastano le mie ali.
Dalla mia bocca arriverà fino in cielo
ciò che stava sopito sulla tua anima.

E' in te l'illusione di ogni giorno.
Giungi come la rugiada sulle corolle.
Scavi l'orizzonte con la tua assenza.
Eternamente in fuga come l'onda.

Ho detto che cantavi nel vento
come i pini e come gli alberi maestri delle navi.
Come quelli sei alta e taciturna.
E di colpo ti rattristi, come un viaggio.

Accogliente come una vecchia strada.
Ti popolano echi e voci nostalgiche.
Io mi sono svegliato e a volte migrano e fuggono
gli uccelli che dormivano nella tua anima.


da Venti poesie d'amore e una canzone disperata
Abbiamo perso...

Abbiamo perso anche questo crepuscolo.
Nessuno ci ha visto stasera mano nella mano
mentre la notte azzurra cadeva sul mondo.

Ho visto dalla mia finestra
la festa del tramonto sui monti lontani.

A volte, come una moneta
mi si accendeva un pezzo di sole tra le mani.

Io ti ricordavo con l'anima oppressa
da quella tristezza che tu mi conosci.

Dove eri allora?
Tra quali genti?
Dicendo quali parole?
Perchè mi investirà tutto l'amore di colpo
quando mi sento triste e ti sento lontana?

E' caduto il libro che sempre si prende al crepuscolo
e come cane ferito il mantello mi si è accucciato tra i piedi.

Sempre, sempre ti allontani la sera
e vai dove il crepuscolo corre cancellando statue.


da Venti poesie d'amore e una canzone disperata
Corpo di donna...

Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono.
Il mio corpo di rude contadino ti scava
e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.

Fui solo come un tunnel. Da me fuggivano gli uccelli
e in me irrompeva la notte con la sua potente invasione.
Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un'arma,
come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda.

Ma viene l'ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d'assenza!
Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste!

Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia.
Mia sete, mia ansia senza limite, mio cammino incerto!
Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane,
e la fatica rimane, e il dolore infinito.


da Venti poesie d'amore e una canzone disperata
XLIV sonetto

Saprai che non t'amo e che t'amo
perché la vita è in due maniere,
la parola è un'ala del silenzio,
il fuoco ha una metà di freddo.

Io t'amo per cominciare ad amarti,
per ricominciare l'infinito,
per non cessare d'amarti mai:
per questo non t'amo ancora.

T'amo e non t'amo come se avessi
nelle mie mani le chiavi della gioia
e un incerto destino sventurato.

Il mio amore ha due vite per amarti.
Per questo t'amo quando non t'amo
e per questo t'amo quando t'amo.


da Cento sonetti d'amore
XLVIII sonetto

Due amanti felici fanno un solo pane,
una sola goccia di luna nell'erba,
lascian camminando due ombre che s'unisco,
lasciano un solo sole vuoto in un letto.

Di tutte le verità scelsero il giorno:
non s'uccisero con fili, ma con un aroma
e non spezzarono la pace né le parole.
E' la felicità una torre trasparente.

L'aria, il vino vanno coi due amanti,
gli regala la notte i suoi petali felici,
hanno diritto a tutti i garofani.

Due amanti felici non hanno fine né morte,
nascono e muoiono più volte vivendo,
hanno l'eternità della natura.


da Cento sonetti d'amore
Sei tutta spume...

Sete di te m'incalza nelle notti affamate.
Sei tutta spume agili e leggere
e i baci ti percorrono e t'irrigano i giorni.
Il mio gesto, la mia ansietà, pendono dal tuo sguardo.
Vaso di risonanze e di stelle prigioniere.
Son stanco, tutte le foglie cadono, muoiono.
Cadono, muoiono gli uccelli. Cadono, muoiono le vite.
Stanco, son stanco. Vieni, desiderami, fammi vibrare.
Oh, mia povera illusione, mia accesa ghirlanda!
L'ansia cade, muore. Cade, muore il desiderio.
Cadono, muoiono le fiamme nella notte infinita.

Fiammata di luci, colomba di crete bionde,
liberami da questa notte che incalza e distrugge.

Sommergimi nel tuo nido di vertigine e di carezza.
Desiderami, trattienimi.
L'ebbrezza all'ombra fiorita dei tuoi occhi,
le cadute, i trionfi, gli sbalzi della febbre.
Amami, amami, amami.
In piedi ti grido! Amami.
Infrango la mia voce gridandoti e faccio ore di fuoco
nella notte pregna di stelle e di levrieri.
Infrango la mia voce e grido. Donna, amami, desiderami.
La mia voce arde nei venti, la mia voce che cade e muore.

Stanco. Son stanco. Fuggi. Allontanati. Estinguiti.
Non imprigionare la mia sterile testa tra le tue mani.
Mi segnino la fronte le fruste del gelo.
La mia inquietudine si sferzi con i venti dell'Atlantico.
Fuggi. Allontanati. Estinguiti. La mia anima deve star sola.
Deve crocifiggersi, sbriciolarsi, rotolare,
versarsi, contaminarsi sola,
aperta alla marea dei pianti,
ardendo nel ciclone delle furie,
eretta tra i monti e tra gli uccelli,
distruggersi, sterminarsi sola,
abbandonata e unica come un faro di spavento.

A voi piace Pablo Neruda?

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Il paradiso lo preferisco per il clima, l'inferno per la compagnia.

L'universo è un posto molto grande e, qualsiasi cosa accada, nessuno sentirà la tua mancanza...

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MessaggioInviato: Dom Gen 31, 2010 11:52 am Rispondi citandoTorna in cima

The Cherge of the Light Brigade - William Howard Russell

Half a league, half a league,
  Half a league onward,
All in the valley of Death
  Rode the six hundred.
'Forward, the Light Brigade!
Charge for the guns' he said:
Into the valley of Death
  Rode the six hundred.

'Forward, the Light Brigade!'
Was there a man dismay'd?
Not tho' the soldiers knew
  Some one had blunder'd:
Their's not to make reply,
Their's not to reason why,
Their's but to do and die:
Into the valley of Death
  Rode the six hundred.

Cannon to right of them,
Cannon to left of them,
Cannon in front of them
  Volley'd and thunder'd;
Storm'd at with shot and shell,
Boldly they rode and well,
Into the jaws of Death,
Into the mouth of Hell
  Rode the six hundred.

Flash'd all their sabres bare,
Flash'd as they turned in air
Sabring the gunners there,
Charging an army while
  All the world wonder'd:
Plunged in the battery-smoke
Right thro' the line they broke;
Cossack and Russian
Reel'd from the sabre-stroke
Shatter'd and sunder'd.
Then they rode back, but not
Not the six hundred.

Cannon to right of them,
Cannon to left of them,
Cannon behind them
  Volley'd and thunder'd;
Storm'd at with shot and shell,
While horse and hero fell,
They that had fought so well
Came thro' the jaws of Death,
Back from the mouth of Hell,
All that was left of them,
  Left of six hundred.

When can their glory fade?
O the wild charge they made!
  All the world wonder'd.
Honour the charge they made!
Honour the Light Brigade,
  Noble six hundred!


Balaclava 25 Ottobre 1854

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MessaggioInviato: Sab Feb 13, 2010 5:03 am Rispondi citandoTorna in cima

Piccolo OT: il titolo del topic è abbastanza chiaro, postate una poesia al giorno, non dieci tutte insieme.. Wink Fine OT

Tratto da "Castelli di Rabbia"
(Alessandro Baricco)

"Semplicemente, senza che un solo angolo del suo volto si muovesse,
e assolutamente in silenzio, iniziò a piangere,
in quel modo che è un modo bellissimo, un segreto di pochi,
piangono solo con gli occhi,
come bicchieri pieni fino all'orlo di tristezza,
e impassibili mentre quella goccia di troppo alla fine li vince
e scivola giù dai bordi, seguita poi da mille altre,
e immobili se ne stanno lì mentre gli cola addosso la loro minuta disfatta."

_________________
Anche la più piccola disattenzione presenta il suo conto, sempre.

Moderatrice LotGD

Shana, l'indomita Eldar dalla furiosa lama. [Cit.Lordi]
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MessaggioInviato: Ven Apr 02, 2010 3:19 pm Rispondi citandoTorna in cima

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Pietro Metastasio (1698-1782)
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Ti prego, grazioso mortale, canta ancora.
Il mio orecchio si è innamorato delle tue note
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MessaggioInviato: Sab Apr 03, 2010 9:57 pm Rispondi citandoTorna in cima

Se proprio devi odiarmi
fallo ora,
ora che il mondo è intento
a contrastare ciò che faccio,
unisciti all'ostilità della fortuna,
piegami
non essere l'ultimo colpo
che arriva all'improvviso
Ah quando il mio cuore
avrà superato questa tristezza.
Non essere la retroguardia di un dolore ormai vinto
non far seguire ad una notte ventosa
un piovoso mattino
non far indugiare un rigetto già deciso.
Se vuoi lasciarmi
non lasciarmi per ultimo
quando altri dolori meschini
avran fatto il loro danno
ma vieni per primo
così che io assaggi fin dall'inizio
il peggio della forza del destino
e le altri dolenti note
che ora sembrano dolenti
smetteranno di esserlo
di fronte la tua perdita."

Shakespeare
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MessaggioInviato: Dom Apr 04, 2010 12:56 am Rispondi citandoTorna in cima

Non sapevo che Shakespeare avesse composto poesie in italiano. O il non aver riportato il nome del traduttore/traduttrice è solo una banale dimenticanza?

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MessaggioInviato: Mar Apr 06, 2010 10:36 pm Rispondi citandoTorna in cima

Chi sono, toc toc,
sono l'amore
a sei te che bussavi?
esatto

che posto occupo nella tua vita?
vengo prima del tuo lavoro
vengo prima dei tuoi amici
vengo prima del tuo tempo libero?
Cosa?

PErché venerdì avrei un impegno...

Se parli da dietro alla porta non si capisce niente
Toc toc

Sei sempre l'amore?
esatto

Dimmi due parole sentimentale
I tuoi seni come due mele rotonde e fresche pronte per l'uso
i tuoi occhi anche quelli: mele!

Due letti paralleli non si incontrano mai
e se si inscontrano non si salutano

Brunello Robertetti

_________________

Responsabile LotGD


Il moderatore è uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo!

- Dio non gioca a dadi con l'universo
- No, gioca solo a nascondino!
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MessaggioInviato: Mar Apr 06, 2010 11:02 pm Rispondi citandoTorna in cima

X ha scritto:
Non sapevo che Shakespeare avesse composto poesie in italiano. O il non aver riportato il nome del traduttore/traduttrice è solo una banale dimenticanza?


No, non c'era proprio scritto, che ne posso sapere io? C'era scritto alla fine della poesia "Shakespeare" nè il nome del traduttore nè la data!.

Sono i libri della scuola che fanno ste baggianate! Sorry! Rolling Eyes

Comunque riporto questo pezzo del nostro grande Ugo Foscolo (Ave Foscolo, Ave! Laughing )
A Zacinto

Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque

cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.


Parafrasi:

Io non verrò mai più sulle tue rive sacre dove io vissi da bambino, o Zacinto che ti specchi nel mar Greco da cui è nata secondo la mitologia la dea Venere, e rese quelle isole feconde con il suo primo sorriso.
Motivo per cui cantò il verso inclito di Omero che cantò le acque fatali e giunse poi a baciarle la sua Itaca piena di pietre.
Tu, mia Zacinto non avrai altro che il mio canto, a me il destino ha voluto una sepoltura illacrimata.
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MessaggioInviato: Mer Apr 07, 2010 4:04 pm Rispondi citandoTorna in cima

Ho notato che I Fiori del Male va per la maggiore.
Ultimamente sono incappata casualmente in un frammento dell'inno seguente e sono andata a rileggerlo.


Charles Baudelaire, Les fleurs du mal, Spleen et idéal, XXI, Hymne à la beauté

Viens-tu du ciel profond ou sors-tu de l'abîme,
O Beauté! ton regard, infernal et divin,
Verse confusément le bienfait et le crime,
Et l'on peut pour cela te comparer au vin.

Tu contiens dans ton oeil le couchant et l'aurore;
Tu répands des parfums comme un soir orageux;
Tes baisers sont un philtre et ta bouche une amphore
Qui font le héros lâche et l'enfant courageux.

Sors-tu du gouffre noir ou descends-tu des astres?
Le Destin charmé suit tes jupons comme un chien;
Tu sèmes au hasard la joie et les désastres,
Et tu gouvernes tout et ne réponds de rien.

Tu marches sur des morts, Beauté, dont tu te moques;
De tes bijoux l'Horreur n'est pas le moins charmant,
Et le Meurtre, parmi tes plus chères breloques,
Sur ton ventre orgueilleux danse amoureusement.

L'éphémère ébloui vole vers toi, chandelle,
Crépite, flambe et dit: Bénissons ce flambeau!
L'amoureux pantelant incliné sur sa belle
A l'air d'un moribond caressant son tombeau.

Que tu viennes du ciel ou de l'enfer, qu'importe,
O Beauté! monstre énorme, effrayant, ingénu!
Si ton oeil, ton souris, ton pied, m'ouvrent la porte
D'un Infini que j'aime et n'ai jamais connu?

De Satan ou de Dieu, qu'importe? Ange ou Sirène,
Qu'importe, si tu rends, - fée aux yeux de velours,
Rythme, parfum, lueur, ô mon unique reine! -
L'univers moins hideux et les instants moins lourds?


Charles Baudelaire, I Fiori del male, Spleen e ideale, XXI, Inno alla Bellezza
(Traduzione di Davide Rondoni)


Vieni dal cielo profondo o sorgi dall'abisso
o Bellezza? il tuo sguardo, infernale e divino,
versa confusi beneficio e delitto,
somigliando così alla natura del vino.

Tieni nel tuo sguardo e il tramonto e l'aurora;
spandi profumi come una sera di bufera;
i tuoi baci sono una magia e la tua bocca è bevanda
che rendono debole l'eroe e audace il fanciullo.

Sorgi dal nero abisso o discendi dagli astri?
il Destino incantato segue le tue gonne come un cane;
tu semini a caso la gioia e i disastri,
tu, sei tu che governi tutto e di nulla rispondi.

Marci sui cadaveri, bellezza, e te ne fai beffe;
tra i tuoi gioielli l'orrore non è il meno splendido,
e l'Assassinio, fra i tuoi più cari monili,
gingilla che è un amore sul tuo ventre orgoglioso.

La farfalla abbagliata vola a te, fiamma di candela,
crepita, brucia e dice: Benedetto questo fuoco!
L'innamorato palpitante chinato sulla sua bella
ha l'aria di un morente che carezza la sua tomba.

Che tu venga dal cielo o dagli inferi, che importa,
o Bellezza! - mostro grandioso, terribile e ingenuo! -,
se il tuo occhio, il sorriso il piede mi apron la porta
di un Infinito che amo e che m'è ignoto?

Da Satana o da Dio, che importa? Angelo o Sirena,
che importa, se tu rendi - fata dagli occhi vellutati ,
ritmo, profumo, colore, mia unica regina! -
l'universo meno orrendo e l'istante meno grave?

_________________
Ti prego, grazioso mortale, canta ancora.
Il mio orecchio si è innamorato delle tue note
come il mio occhio è rapito dal tuo aspetto...
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MessaggioInviato: Lun Set 13, 2010 1:56 pm Rispondi citandoTorna in cima

Il mio paaese è l'Italia - Salvatore Quasimodo

Più i giorni s'allontanano dispersi
e più ritornano nel cuore dei poeti.
Là i campi di Polonia, la piana dì Kutno
con le colline di cadaveri che bruciano
in nuvole di nafta, là i reticolati
per la quarantena d'Israele,
il sangue tra i rifiuti, l'esantema torrido,
le catene di poveri già morti da gran tempo
e fulminati sulle fosse aperte dalle loro mani,
là Buchenwald, la mite selva di faggi,
i suoi forni maledetti; là Stalingrado,
e Minsk sugli acquitrini e la neve putrefatta.
I poeti non dimenticano. Oh la folla dei vili,
dei vinti, dei perdonati dalla misericordia!
Tutto si travolge, ma i morti non si vendono.


Il mio paese è l'Italia, o nemico più straniero,
e io canto il suo popolo, e anche il pianto
coperto dal rumore del suo mare,
il limpido lutto delle madri, canto la sua vita.

_________________
Maestro Assoluto di Cazzatologia asd2
Maestro della Menata alla Paesana asd2

In Mod we trust asd2

Basta una giornata storta per trasformare il migliore degli uomini in un folle. Ecco quanto dista il mondo da me. Una giornata storta.
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MessaggioInviato: Mar Mar 01, 2011 12:44 am Rispondi citandoTorna in cima

Stephen W. Hawking tratto dal libro Grimpow:

Viviamo in un mondo che ci disorienta con la
sua complessità. Vogliamo comprendere ciò che
vediamo attorno a noi e chiederci: Qual è la natura
dell'universo? Qual è il nostro posto in esso?
Da che cosa ha avuto origine l'universo e
da dove veniamo noi? Perché l'universo è così
come lo vediamo?


Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo


_________________
...And he opened his heart to darkness...
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